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venerdì 2 febbraio 2024

Cristo, oggi sono in cerca di pane - don Primo Mazzolari

Cristo, oggi sono in cerca di pane,
il mio pane quotidiano,
quello che serve per la fame di oggi,
per passare di là oggi,
per avere forza di remare sotto la tempesta di oggi.
Il pane che non ha profumo se non di sudore,
il pane che non ha gusto, se non di vita,
il pane che fa stare in piedi,
che serve a camminare,
a remare, a vangare,
a combattere con la fede,
a morire in pace.
Oggi non so come leggo il Vangelo,
se in ginocchio o in piedi,
se adorando o imprecando,
se con disperazione o con fede…
Il Vangelo sta contro di me, contro tutti.
Poiché “in principio era la Parola”
e la parola è il pane quotidiano
per ogni uomo che viene al mondo.     

(Don Primo Mazzolari - Impegno con Cristo)



Levatevi, non temere. Una fedeltà intelligente, delicata e senza compromessi all’integrità del messaggio evangelico, una perfetta purezza di cuore e un assoluto distacco dalle grandezze carnali: ecco il nostro viatico. Con questo animo il cristiano può consentire a perdersi e a tutto perdere, sicuro di guadagnare tutto.

Don Primo Mazzolari- da Il Samaritano



Preghiera per la notte

In quest’ora, o Signore, in cui il giorno ha termine e la notte incomincia, a te eleviamo un inno di grazie implorando il tuo aiuto. 
Salga esso profondo dal cuore, ove l’amor nostro purificato ti cerchi e la nostra mente disciplinata ti adori.
Il giorno è tuo, la notte è tua, Signore!
Come male abbiamo usato di questo tuo dono anche oggi! 
Con le ombre che tornano, tornano i ricordi amari, 
e le nostre colpe ci stanno dinanzi.
Non raccolti in te, abbiamo lavorato senza sentire la nobiltà cristiana del nostro lavoro, abbiamo lasciato andare il nostro spirito nella dissipazione, nell’insincerità, nella mormorazione.
Così la giornata ci è passata in poco amore verso di te 
e in poca carità verso il prossimo.
Perdona, o Signore, ancora una volta, perdona, 
e raccoglici tutti nella tua misericordia!
La tua benedizione, che discende con le ombre della sera, 
trovi i nostri cuori ben disposti, confermi le nostre disposizioni, 
ci renda più fedeli alle promesse del battesimo, 
e ci restituisca domani più buoni alla famiglia, 
al lavoro, alla vita nostra di ogni giorno e di ogni ora.
Vergine Santa, madre nostra Maria, 
alla tua intercessione noi ci raccomandiamo. 
Valga essa, congiunta a quella dei nostri Santi protettori 
e dei Santi tutti di cui tu sei Regina, 
valga a meritarci le benedizioni di Dio e il riposo all’ombra delle sue ali.
Scenda abbondante la celeste benedizione su noi, 
sulle nostre case, sulla nostra parrocchia, su tutti gli uomini.
Scenda dolce e serena agli infermi, luce agli erranti, 
pace per coloro che soffrono, giustizia per i poveri e per gli oppressi.
Scenda in modo speciale ai nostri morti. 
Siano essi nella tua pace, o Dio. 
Le loro preghiere ci aiutino a santificare nell’amore e nel lavoro i nostri giorni, 
e il loro ricordo, coltivato con pietà, 
ci richiami sempre al pensiero che la terra è un luogo d’esilio, 
che la nostra vera patria è nel cielo dove ci aspetti 
e dove regni con Cristo e con lo Spirito Santo per tutti i secoli. Amen. 

                                                   - don Primo Mazzolari  -



Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 8 gennaio 2024

I fanciulli – don Primo Mazzolari

 Nel descrivere l'ingresso di Cristo in Gerusalemme, nessuno dei quattro evangelisti fa posto ai fanciulli. Parlano soltanto dei "di­scepoli", del "popolo", della "moltitudine". Invece, la liturgia, nei canti processionali e nelle preghiere, li mette davanti. I fanciulli danno "decoro" e "voce" ai canti dell'accoglienza: distendono sulle strade, per dove passa il Signore, i loro manti: portano in ma­no rami d'ulivo. L'anima, e forse anche l'iniziativa, dello sponta­neo e confidenziale trionfo, che fa da prologo alla grande settima­na del Signore, la dobbiamo a loro.

La gente seria, se non è comandata o in rivolta, non dà dimostra­zioni di giubilo disinteressato e pericoloso. Ha una sua compo­stezza, un suo decoro, da tutelare.
Vedete che neanche in chiesa si accomuna al canto e alla preghiera.
Lo spirito liturgico urta con­tro questa ostentazione di superiorità, che, per paura d'impegnar­si, diventa subito assenza.

Ci vuole sempre un fanciullo che incominci, o qualcuno che lo è diventato per grazia.
La Maddalena, in casa di Simone il leb­broso, ha fatto una cosa buona, tanto buona che dovunque sarà predicato il Vangelo sarà raccontato anche ciò ch'ella ha fatto quel giorno.
Anche i fanciulli ebrei hanno fatto una cosa buona: anche se hanno danneggiato qualche ulivo o sciupato qualche mantello.
Ci hanno messo tanta spontanea bontà, che perfino Gesù, così schivo di popolarità, finisce per accogliere, sorridendo, l'omaggio. "Se non diventerete come uno di questi piccoli - aveva detto un giorno - non entrerete nel Regno dei Cieli".
Come ama i fanciulli il Signore!
Perché non calcolano, perché non hanno false paure, perché non prendono misura sulle nostre umane prudenze. Il lo­ro osanna è veramente pio, la loro devozione è veramente uno slancio acceso del cuore capace di tutti gli impegni. Il bieco fari­seo e il grasso sadduceo avranno guardato con torvo disprezzo l'insignificante rivoluzione, fatta con rami d'ulivo e canti di fan­ciulli: ma il cuore del Signore ne trema ancora di commozione e di consolazione.

- don Primo Mazzolari -

Foto by Pierpaolo Lo Monaco - Indonesia 2010

  La verità ha le sue ore, le conosce e sa attendere: a differenza di qualche suo impaziente paladino.

 (Don  Primo Mazzolari- Mazzolari: se tu resti con noi : pensieri, moniti, orientamenti per l'oggi e per il tempo che verrà, a cura di Arturo Chiodi, Paoline, 2000)


In cerca di pane

Cristo, oggi sono in cerca di pane,
 il mio pane quotidiano,
quello che serve per la fame di oggi,
per passare di là oggi,
per avere la forza di remare
sotto la tempesta di oggi.

Il pane che non ha profumo se non di sudore,
il pane che non ha gusto, se non di vita,
il pane che fa stare in piedi,
che serve a camminare,
a remare, a vangare,
a combattere con fede, a morire in pace.
..."in principio era la Parola"
e la parola è il pane quotidiano
per ogni uomo che viene al mondo.

- don Primo Mazzolari - 


Buona giornata a tutti :-)


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martedì 19 dicembre 2023

Hanno sloggiato Gesù - Chiara Lubich

S'avvicina Natale e le vie della città s'ammantano di luci.

Una fila interminabile di negozi, una ricchezza senza fine, ma esorbitante. A sinistra della nostra macchina ecco una serie di vetrine che si fanno notare. Al di là del vetro nevica graziosamente: illusione ottica. Poi bambini e bambine su slitte trainate da renne e animaletti waltdisneyani. E ancora slitte e babbo-Natale e cerbiatti, porcellini, lepri, rane burattine e nani rossi. Tutto si muove con garbo.
Ah! Ecco gli angioletti... Macché! Sono fatine, inventate di recente, quali addobbi al paesaggio bianco.
Un bambino coi genitori si leva sulle punte dei piedini e osserva, ammaliato.
Ma nel mio cuore l'incredulità e poi quasi la ribellione: questo mondo ricco si è "accalappiato" il Natale e tutto il suo contorno, e ha sloggiato Gesù!
Ama del Natale la poesia, l'ambiente, l'amicizia che suscita, i regali che suggerisce, le luci, le stelle, i canti.
Punta sul Natale per il guadagno migliore dell'anno.
Ma a Gesù non pensa.
"Venne fra i suoi e non lo ricevettero..."
"Non c'era posto per lui nell'albergo"... nemmeno a Natale.

Stanotte non ho dormito. Questo pensiero mi ha tenuta sveglia.
Se rinascessi farei tante cose. Se non avessi fondato l'Opera di Maria, ne fonderei una che serve i Natali degli uomini sulla terra. Stamperei le più belle cartoline del mondo. Sfornerei statue e statuette coll'arte più pregiata. Inciderei poesie, canzoni passate e presenti, illustrerei libri per piccoli e adulti su questo "mistero d'amore", stenderei canovacci per rappresentazioni e film.
Non so quel che farei...
Oggi ringrazio la Chiesa che ha salvato le immagini.
Quando sono stata, venticinque anni fa, in una terra in cui dominava l'ateismo, un sacerdote scolpiva statue d'angeli per ricordare il Cielo alla gente. Oggi lo capisco di più. Lo esige l'ateismo pratico che ora invade il mondo dappertutto.
Certo che questo tenersi il Natale e bandire invece il Neonato è qualche cosa che addolora.
Che almeno in tutte le nostre case si gridi Chi è nato, facendoGli festa come non mai.

- Chiara Lubich -  

Olio su tela, 228x160 cm
Basilica di San Marco (sagrestia dei Canonici)

 La strada del presepio

Se il mondo vorrà avere ancora uomini liberi,
se vorrà avere uomini giusti,
se vorrà avere uomini che sentono la fraternità,
bisogna che noi non dimentichiamo la strada del presepio!
Esso infatti è la scuola dove l'alunno anche più superficiale
può imparare i grandi insegnamenti del Natale:
il gusto delle cose semplici e pulite, il silenzio, la pace, l'amore.
Il presepio: un punto luminoso dove tutto converge, dove c'è il Bambino,
capace solo lui di lavare la faccia della terra e farla girare dalla parte giusta!

- Primo Mazzolari -

La nevicata“ è un dipinto autografo di Francisco Goya realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1786, misura 275 x 293 cm. ed è custodito a a Madrid nel Museo del Prado

Qualcosa non funziona nell'albero di Natale

Ti abbiamo preparato un albergo,
per abitare la terra.
Ti abbiamo preparato un tempio
e Tu vuoi le strade,
le nostre strade,
per incontrare l'uomo.
Ti abbiamo preparato un altare
e Tu preferisci il cuore,
il nostro cuore
per essere intimo a noi.
Avevamo pensato ad un calice d'oro
e Tu cercavi un bicchiere,
quelli della nostra cucina,
per festeggiare l'incontro.
Oro, luci, regali, palchi, palazzi, chiese,
allegria, musica, champagne,
vestiti firmati, pellicce…
per festeggiare il tuo arrivo!
E tu eri a frugare nel cassonetto,
e tu eri riverso per strada…
Abbiamo mancato l'appuntamento con Te,
venuto ad incontrare noi.

- Giuseppe Impastato S.I. -

Julio Reyes "Dal focolare tranquillo" (Am Stillen Herd) 1894 di Maximilian Schaefer
(1851-1916) pittore tedesco.

Buona giornata a tutti :-)





lunedì 18 dicembre 2023

Martin, il calzolaio che aspettava Gesù - Comunità missionaria Villaregia

Martin, avvicinandosi il Natale desiderava preparare qualcosa per Gesù. 
Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri.
Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: "Al ladro, al ladro...". Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martin, si addolorò e pensò: "Adesso, se arriva la polizia o lo prende, come passerà il Natale?". Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù e li diede alla donna, pregandola di lasciar andare il bambino.
Nuovamente incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. "Chi sarà?", si domandò. 
E uscì a cercare il proprietario di quei piedi. Era un giovane: "Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco", gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede. Si disse felice: "Per Gesù mi rimane ancora la torta". 
Già il sole tramontava e vide un anziano che camminava curvo sulla strada. "Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno". 
Lo invitò ad entrare nella sua casa, non gli restava che la torta, pazienza, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, accoglierò Gesù un'altra volta. 
Dopo che anche l'anziano se ne andò, il povero Martin, si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza!
Durante la notte fece un sogno: nel sogno gli si presentò Gesù e gli disse: "Martin, mi stavi aspettando?".
"Sì, ti ho atteso tutto il giorno..."
"Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte. Grazie dei tuoi regali!"
E Martin vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era venuto a visitarlo.

- Comunità missionaria Villaregia -



"E Maria diede alla luce il suo figliuolo e lo fasciò e lo pose a giacere in una greppia".
La stalla fu la prima chiesa e la greppia il primo tabernacolo, dopo il seno purissimo di Maria. Ogni cosa può diventare un ostensorio del suo amore. Anzi, le più umili, le più spregiate ne rispettano meglio il mistero, lasciandone trasparire e conservandone il divino incanto.

don Primo Mazzolari
da: Il Vangelo del reduce, 1945




(...) Il cristianesimo è l’inquietudine più grande, la più intensa. Esso inquieta l’esistenza comune nel suo fondamento. Dove deve nascere un cristiano, vi deve essere un’inquietudine: ove un cristiano è nato, c’è dell’inquietudine. 
San Paolo parla del gemito di ogni creatura. Dunque, io sono uno che sta male, non perché credo, ma nella mia stessa qualità di credente, poiché, credendo, non aderisco all’evidenza, ma al mistero. 
Anche se San Tommaso afferma che l’atto di fede si differenzia da tutti gli altri atti del pensiero per questa specie di “cogitazione”, che fa che lo spirito non sia in riposo nella fede. L’avventura cristiana continua in chi crede. 
Non c’è bisogno di rinunciare ad entrare in porto perché la ricerca continui. 
La Fede non è un approdo, ma un sicuro orientamento di Grazia verso l’approdo. 
La traversata continua e travagliosamente. 
Chi non ha la grazia di credere è tentato dall’incertezza e dal timore del niente, di nessuno. Chi ha la grazia di credere è travagliato dalla luce stessa che gli fu comunicata.(...)

- don Primo Mazzolari -
Da: L’inquietudine del cristiano


Buona giornata a tutti. :-)



martedì 5 dicembre 2023

Viene per chi sta dietro la porta chiusa – don Primo Mazzolari

 "Ecco sto alla porta e busso..."
Egli non viene né per onorare il suo nome
né per salvare la sua dignità:
viene per chi sta dietro la porta chiusa.
E chi ci sta dietro la porta chiusa?
Io ci sto: in tanti ci stanno; ci sta il mondo.
Il quale mi sembra ancor più sprangato
in questo Natale...
Da secoli, non da decenni, Egli attende...
Ma anche se tardasse un po'..., aspettatelo:
Egli verrà e lo vedrete tutti e ne godrà il vostro cuore
poiché Egli viene a portare la pace al suo popolo
e a restituirgli la vita.

- don Primo Mazzolari -


Come se il problema centrale della vita religiosa fosse affollare le chiese. Siamo ancora ammalati di clientelismo: la prima prova della fede è il coraggio della verità e della giustizia.

- Primo Mazzolari - 
da: "Il coraggio di credere"


Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è la mancanza dell'uomo. Non dell'uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell'uomo reale, con il suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali.

 - Don Primo Mazzolari - 



Vivere insieme

O Gesù, vincitore del male e della morte,
liberaci dalla tentazione
di cercarti soltanto nel cielo.
Donaci la capacità di vederti in ogni essere,
presente e vivo come il seme
che attende la germinazione nel sole.
Fa' che il nostro vivere insieme
sia come la vita delle prime
comunità cristiane.
Insieme nella preghiera e nel lavoro,
insieme nel silenzio contemplativo
e nella frazione del pane.
Insieme nel dividere
i frutti del nostro sudore,
insieme nel comunicarci
i doni del tuo Spirito.
Insieme nell'attesa del tuo ritorno,
insieme nel pacifico lavoro
che rende possibile la tua venuta.

- Padre Giovanni Vannucci - 


Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 10 aprile 2023

Lunedì di Pasqua - don Primo Mazzolari

TEMPO DI CREDERE, Credere con chi crede

LUNEDÌ DI PASQUA

A testimoniare la predilezione di don Primo Mazzolari per i due discepoli di Emmaus, riportiamo, per cortese concessione, una sua "predica" del Lunedì di Pasqua del 1957: una "predica" del parroco di Bozzolo, colta dalla sua viva voce, pronunciata con la fervida improvvisazione del pastore d'anime, senza la preoccupazione dello scritto (ma quando mai, in don Primo, c'è divario tra la parola e lo scritto?).
Le prediche dei giorni pasquali del 1957 sono state pubblicate a cura di Benigno Zaccagnini e di monsignor Guido Astori nel quinto anniversario della scomparsa.
«Sono le parole - scrive Benigno Zaccagnini – che don Mazzolari ha pronunciato per la sua gente in una di quelle Settimane Sante in cui liturgia e devozione rendevano suggestiva, in Bozzolo, la cerimonia pasquale.  

Era la voce di un "povero prete di campagna" - come amava definirsi don Primo - ma noi sentivamo in essa un immenso patrimonio di fede, di ansia, di sofferenze, un impegno senza limiti per la libertà e la giustizia.  

La sua parola ... passava attraverso il vaglio di un'esperienza vissuta in una trincea avanzata; era una parola che entrava in ogni cuore e per ognuno - dal ricco al povero, dal politico al letterato, dal poeta all'operaio e al contadino aveva un tono e un calore che inducevano a meditare, ad animare ... ».

Commenta mons. Astori, che di don Mazzolari fu amico devoto dall'adolescenza al tramonto:

«Bisognava aver vissuto una Pasqua nella Parrocchia di don Primo per rivivere la commozione grande che egli sapeva trasfondere al suo popolo ... In lui la liturgia dei giorni più sacri aveva un'efficacia profonda e singolare.  La chiesa era preparata con grande sobrietà, ma con cura amorevole. I bambini, che egli sapeva davvero educare ad un senso di pietà squisita, diventavano suoi validi cooperatori nello svolgimento delle funzioni.  Tutto il popolo subiva il fascino dell'ambiente sacro e sentiva la potenza del Sacerdote che parlava con tanto ardore».
Ed ecco I'"Emmaus" del 1957.  

"Tempo di sperare" lo intitoleremmo, dopo il "Tempo di credere" del 1940.  

Una speranza interamente affidata alla libertà dell'uomo, alla sua inesausta capacità di rinnovarsi.  Questo tema trova espressione in una prosa straordinariamente scarna e trasparente : «Non poteva la Provvidenza fare sì che tutto l'anno fosse primavera ... che le foglie rimanessero sempre sugli alberi ... ?». «Voi sapete cos'è il Paradiso?... ».Parole che sembrano intrise di gioia, tanta è la forza con cui don Primo vedeva la Presenza divina nel mondo.
Miei cari fratelli, in questa seconda festività di Pasqua voglio farvi riflettere - e rifletto io con voi - su alcuni particolari del mistero della passione, della morte e della resurrezione del Signore.
Nel Vangelo che avete sentito cantare (in latino, purtroppo!) si parla di due discepoli che, usciti dal Cenacolo, si avviarono verso Emmaus, un borgo non molto lontano da Gerusalemme.  Camminando, parlavano dei grandi avvenimenti di quei giorni.  Erano delle persone accorate.  Avevano la tristezza di quanto era accaduto e, soprattutto, avevano l'immensa tristezza di aver perduto il Maestro.
Lungo la strada sono raggiunti da un misterioso personaggio che era poi il Cristo, il quale raccoglie la loro pena, ed un po' alla volta mette nel loro animo la speranza che avevano perduta ... Gesù, costretto a fare animo ai suoi figlioli che avevano perduto la fiducia in Lui.
Ecco un particolare che mi fa pensare alla misteriosa maniera con cui il Signore si comporta con noi, e che noi, nella nostra poca intelligenza, tante volte deprechiamo.  Per esempio: perché non è andato a Bethania prima che Lazzaro morisse?  Vi è andato quando Lazzaro era ormai morto da quattro giorni.  Perché non è fuggito da Gerusalemme, quando sapeva che attorno a Lui si stringevano le mene dei suoi avversari?  Perché non è disceso dalla croce quando i suoi avversari, passando sotto di essa, si rivolgevano a Lui in tono beffardo? «Ha salvato gli altri - dicevano e non è capace di salvare se stesso!  Se veramente è il Figlio di Dio, discenda dalla croce» !
Il Signore Gesù ha un suo metodo, un modo d'agire e di comportarsi che non va d'accordo con la nostra logica.  La nostra maniera di ragionare ci sembra molto più intelligente, molto più efficace e più utile della sua ed esige minor dispendio e minore sforzo.
Volete un altro esempio tratto dalla natura?  

C'era proprio bisogno che d'autunno cadessero tutte le foglie e la natura si abbandonasse al lungo sonno invernale per darci il gusto della primavera? 

La primavera che viene dopo l'inverno non vi pare una cosa mal organizzata?  Non poteva la Provvidenza fare sì che tutto l'anno fosse primavera e non si alternassero stagioni così disuguali; che le foglie rimanessero sempre sugli alberi, che la vegetazione fosse continua?
Noi, che siamo gente molto ragionevole, avremmo messo insieme un mondo fatto a questa maniera, ma avremmo tolto la bellezza alle cose, perché la bellezza di ogni creatura è nella sua capacità di rinnovarsi.
Se Gesù fosse venuto a Bethania quando Lazzaro era ammalato, gli altri non avrebbero visto il miracolo della resurrezione e non avrebbero creduto in Lui.  Se si fosse sottratto alla morte, noi avremmo detto: guarda, non è un uomo, non ha accettato il nostro destino.  Ed egli non avrebbe potuto mettere nella fragilità della nostra natura, quella immensa speranza che ci viene soltanto dalla sua resurrezione.  Se i due discepoli non l'avessero incontrato lungo la strada che va da Gerusalemme ad Emmaus, se Egli non si fosse fermato nella loro casa e non si fosse manifestato nello spezzar del pane, essi non avrebbero trovato la freschezza ed il rinnovamento della loro fede.  

Miei cari fratelli, la religione nostra è una religione di novità.  Non c'è niente di vecchio anche se voi, qualche volta, avete l'impressione che tutto qui, nella Chiesa, si ripeta secondo una tradizione secolare che non ha più nulla che vi possa incuriosire.
Guardate come si è comportato il Signore anche nei riguardi della nostra anima.  Egli non ci ha mai impedito di fare il male.  Ma non sarebbe stato molto più bello se il Signore ci avesse conformato in maniera tale da non cadere più nelle solite e penosissime mancanze?  Se Egli ci aiutasse in una maniera più efficace e, contro la nostra stessa libertà, ci costringesse a resistere al male, noi Gli saremmo più grati.
Io non so se questo sarebbe una gioia per l'uomo.  Dio non ci impedisce di fare il male, ma fa una cosa più grande: viene accanto a noi, sulla strada del nostro peccato, pronto a tollerarci, a sopportarci, a dimenticare, a volerci bene nonostante le nostre indegnità, a perdonarci nonostante il ripetersi continuo dei nostri allontanamenti e dei nostri tradimenti.
Io trovo che questo metodo del Signore è molto bello e mi fa sentire ancora di più la sua infinita potenza e la sua infinita bontà.  Non è soltanto un modo conforme alla nostra natura umana, ma è proprio il più bel modo, il più rispettoso dei modi, il più paterno, dei modi.  Perché noi vogliamo tanto bene ai nostri genitori? Certo, essi ci ammoniscono, ci rimproverano, ci indicano la strada buona.  Ma quando noi sbagliamo e veniamo meno ai nostri doveri, i primi a capirci e a perdonarci sono loro, i nostri genitori.  Donde questo affetto particolare verso nostro padre e nostra madre, se non da questa capacità che è tutta loro, di saper compatire, aiutare e perdonare?  Non è che non vedano i nostri difetti, che non capiscano i nostri torti, che non ne misurino la gravità.  Ma no: lo sanno, li vedono e ne soffrono.  Eppure, nel gran bene che ci vogliono, compatiscono e perdonano.
E così fa il Signore!  Non ci costringe ad essere buoni.  Ci ha indicato la strada dandoci la sua legge, che è stata scritta nei nostri cuori prima ancora di essere rivelata attraverso Mosè.  Poi, è venuto Lui stesso a segnare la strada con il suo esempio e ci ha detto: «Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua».  Egli è sempre davanti, come un pastore.  C'è una sola differenza: i pastori di questo mondo portano il bastone, mentre Cristo non ha mai portato il bastone, Cristo ha portato anche Lui un legno: ma è il legno della croce, che ha tutt'altro significato.  Esso è il compimento ed il simbolo reale della sua offerta piena.  Egli ci ha dato l'esempio ma non ci costringe a seguirlo.  

Chi vuol seguirlo lo segue e chi non vuol seguirlo non lo segue.  C'è la pecora che vuol perdersi e si perde e c'è la pecora che rimane accanto a Lui.  Egli andrà alla ricerca della pecorella smarrita, ma non imporrà agli altri di rimanere nell'ovile.
Ecco il senso di libertà che noi vediamo consacrato dal mistero della passione, della morte e della resurrezione di Gesù.  Voi mi direte: ma allora saremo sempre da capo e ci saranno sempre delle miserie nel mondo, perché ci saran sempre delle teste che non ragionano, delle pecore che andranno fuori strada, dei cristiani che rinnegheranno il Cristo, della gente che non troverà mai la strada buona.  Certo ! ... Vorreste voi mettere nel mondo una legge diversa da quella del Cristo?  Se il Signore ci sopporta come siamo, il Signore rispetta la nostra libertà, le nostre ribellioni, le nostre resistenze.  Vorreste voi obbligare la gente a camminare quando non ha voglia di camminare?  Cosa ne fareste di una religione da galeotti, di una Chiesa prigione?  Che cosa ne fareste di un mondo in cui tutti fossero costretti a seguire una stessa regola, a camminare allo stesso modo, a vestirsi alla stessa maniera, a cantare dietro ordine, a camminare dietro ordine ? ...
Ci sono purtroppo di quelli che vorrebbero rifare il mondo e trovare la salvezza a questa maniera. Essi dimenticano che Dio è il custode della libertà umana.  Egli è garante della libertà, contro l'uniformità degli uomini, contro il desiderio di fare del mondo una caserma per poter far stare tutti bene.
Il Signore ha accettato l'insuccesso; ha accettato di essere dichiarato impotente: e davanti agli uomini che qualche volta l'irridono, ha rinnegato persino la sua onnipotenza per rispettare la nostra libertà.  Il Signore permette l'inverno, ma poi fa la primavera; permette che noi ci rompiamo la testa, ma poi ce l'accomoda; permette che noi facciamo il peccato, ma poi ci perdona.  Il Signore permette che noi deviamo dalla strada buona, ma poi, quando la strada diventa un baratro, eccolo con le sue braccia aperte come la croce, ad indicarci il nostro sbaglio, a riprenderci amorevolmente per riportarci sul giusto sentiero.  Questo è il metodo del Signore.
Non vi piace ? Non siete contenti di essere trattati con tanta bontà, con tanta larghezza e con tanta libertà?  Non siete contenti di non essere costretti a fare il bene, a fare il galantuomo?  Voi siete liberi!  Potete spergiurare, potete dire menzogne; potete commettere tutto quello che volete!... Il Signore è in croce proprio per questo: muore in croce perché noi non siamo buoni.  Egli non è indifferente, come non è indifferente vostra madre se non vi prende per il collo e non vi costringe a stare in casa quando voi volete andare a perdervi.
Ecco quello che io vorrei che voi capiste come una delle lezioni più grandi della misericordia di Dio.  Noi dobbiamo ringraziarlo per questa libertà che ci ha dato.  La professione cristiana non è qualcosa di obbligato e di forzato, ma è una semplice, spontanea, cordialissima adesione da parte nostra.  Dobbiamo ringraziarlo perché Egli è il solo che ci rispetta.  Nessuno ci ha obbligato ad inginocchiarci nella Pasqua; nessuno ci ha portati qui alla balaustra; nessuno ci ha portati in chiesa; nessuno ci obbliga ad essere buoni.
C'è soltanto un invito: l'invito divino che ha la capacità di rifare, di rimettere a posto, di ricostruire.  La primavera è bella perché essa è la ricostruzione, da parte dell'onnipotenza di Dio, della natura che nell'inverno è venuta meno.  E così, vedete, la Pasqua è bella non perché il Signore si sia sottratto alla morte, ma perché ha vinto la morte; non perché ha impedito agli Ebrei di essere dei deicidi, ma perché ha perdonato ai deicidi.  La Pasqua è bella perché è il segno della misericordia di Dio che ha impresso, sul volto di ogni uomo, i segni della Redenzione.
Noi possiamo diventare cattivi, ma Cristo rimane infinitamente buono e infinitamente aperto alle nostre miserie.  Vale di più saper ricostruire che distruggere.  E questo è il segno più bello della bontà onnipotente ed inesausta di colui che è venuto ad aprire il Paradiso su questa terra.
Voi sapete cos'è il Paradiso ? Il paradiso è sentire che c'è un cuore divino che non si stancherà mai di battere per l'uomo, anche se l'uomo lo rinnega; che c'è qualcuno che non si stancherà mai di spalancare le sue braccia, anche se noi andiamo lontano.  Qualcuno che è disposto a lasciarsi spaccare il cuore per dare un porto a questo povero mondo.

- Primo Mazzolari - 

Emmaus - Sant'Apollinare Nuovo - Ravenna (Italy)

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione.
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto S. Giuseppe, Suo castissimo Sposo.

Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi.



Silenzio

Splende nella maestà del tuo martirio
d'una perfetta dedizion la luce;
rassegnazione - libertà assoluta -,
con «La tua volontà. sia fatta!» veste
d'uno splendente velo il tuo patire.
Silenzio, nudità, riposo, notte
T'avvolgono, Gesù, come vegliando
la morte tua; nudo si tace Iddio
e muto nella tenebra. Il fedele
silenzio solo s'ode del tuo Padre:
s'ode il richiamo dell'amor che invita
con un sussurro al dolce nostro nido,
nido ch'è fatto delle braccia tue
distese sulle tenebre, ove il sole
sorge ad illuminar la nostra vita! 


- Miguel de Unamuno -
da: Il Cristo di Velazquez, p. 68




Buon lunedì dell'Angelo!