Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce.
Santissimo e reverendissimo padre in Cristo
Gesù. Io Catarina, indegna e miserabile vostra
figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel
preziososangue suo; con desiderio di vedervi pastore buono; considerando me,
babbo mio dolce, che il lupo ne porta le pecorelle vostre, e non si trova chi
le rimedisca.
Ricorro dunque a voi padre e pastore nostro, pregandovi da parte
di Cristo crocifisso, che voi impariate da lui, il quale con tanto fuoco
d'amore si diè all'obbrobriosa morte della santissima croce per trarre la
pecorella smarrita dell'umana generazione delle mani delle dimonia; perocché,
per la rebellione che l'uomo fece a Dio, la possedevano per sua possessione.
Viene dunque la infinita bontà di Dio, e vede
'l male e la dannazione e la ruina di questa pecorella; e vede che con ira e
con guerra non ne la può trarre.
Onde, non istante che sia ingiuriato da essa
(perocché, per la rebellione che fece l'uomo disobbediente a Dio, meritava pena
infinita).
La somma ed eterna Sapienza non vuole fare così; ma trova uno modo
piacevole, e più dolce e amoroso che trovare possa; perocché vede, che per
neuno modo si traie tanto il cuore dell'uomo, quanto per amore; però ch'egli è
fatto per amore. E questa pare la cagione che tanto ama, perché non è fatto
d'altro che d'amore, secondo l'anima e secondo il corpo. perocché per amore Dio
il creò alla immagine e similitudine sua; e per amore il padre e la madre gli
diè della sua sustanzia concependo e generando 'l figliuolo.
E però vedendo Dio
che egli è tanto atto ad amare, drittamente gli gitta l'amo dell'amore,
donandoci il Verbo dell'unigenito Figliuolo, prendendo la nostra umanità, per
fare una grande pace. Ma la giustiza vuole che si faccia vendetta della
ingiuria che è stata fatta a Dio: viene dunque la divina misericordia e
ineffabile carità, per satisfare alla giustiziae alla misericordia, condanna il
figliuolo suo alla morte, avendolo vestito della nostra umanità, cioè della
massa d'Adam, che offese.
Sicché per la morte sua è placata l'ira del Padre,
avendo fatta giustizia sopra la persona del figliuolo: e così ha satisfatto
alla giustizia, ha satisfatto alla misericordia, traendo dalle mani delle
dimonia l'umana generazione.
Ha giuocato questo dolce Verbo alla braccia in sul
legno della santissima croce, facendo uno torniello la morte con la vita e la
vita con la morte: sicché per la morte sua distrusse la morte nostra, e per
darci la vita consumò la vita del corpo suo. Sicché dunque con l'amore ci ha
tratti, e con la sua benignità ha vinta la nostra malizia; in tanto che ogni
cuore dovrebbe essere tratto; perocché maggiore amore non poteva mostrare (e
così disse egli) che dare la vita per l'amico suo.
E se egli commenda l'amore
che dà la vita per l'amico, che dunque diremo dell'ardentissimo e consumato
amore che diè la vita per lo nemico suo? Perocché per lo peccato eravamo fatti
nemici di Dio. Oh dolce e amoroso Verbo, che con l'amore hai ritrovata la
pecorella, e con l'amore gli hai data la vita, ed ha la rimessa nell'ovile,
rendendole la Grazia, la quale aveva perduta!
Oh santissimo babbo mio dolce, io non ci vedo
altro né altro rimedio a riavere le vostre pecorelle, le quali con ribelle si
sono partite dall'ovile della santa Chiesa, non obbedienti, né subietti a voi
padre.
Onde io vi prego da parte di Cristo crocifisso, e voglio che mi facciate
questa misericordia, cioè con la vostra benignità vinciate la loro malizia. Vostri
siamo, o Padre. E io cognosco e so che a tutti in comune lor pare aver male
fatto; e poniamoché scusa non abbino nel male adoperare, nondimeno, per le
molte pene e cose ingiuste e inique che sostenevano per cagione de' mali
pastori e governatori, lor pareva non potere fare altro.
Perocché sentendo il
puzzo della vita di molti rettori, e' quali sapete che sono demoni incarnati,
vennero in tanto pessimo timore, che fecero come Pilato, il quale per non
perdere la signoria, uccise Cristo: e così fecero essi, che per non perdere lo
stato, vi hanno perseguitato. Misericordia adunque, padre, v'addimando per
loro. E non ragguardate all'ignoranzia e superbia de' vostri figliuoli; ma con
l'esca dell'amore e della vostra benignità, dando quelle dolcedisciplina e benigna
reprensione che piacerà alla Santità vostra, rendete pace a noi miseri
figliuoli che abbiamo offeso. Io vi dico, dolce Cristo in terra, da parte di
Cristo ìn cielo, che facendo così, cioè senza briga e tempesta, essi verranno
tutti con dolore dall'offesa fatta, e metterannovi il capo in grembo. Allora
goderete, e noi goderemo; prché con amore averete rimessa la pecorella smarrita
nell'ovile della santa Chiesa. E allora, babbo mio dolce, adempirete il santo
desiderio vostro e la volontà di Dio, cioè di fare il santo passaggio; al quale
io v'invito per parte sua a tosto farlo, e senza negligenzia. Ed essi si
disporranno con grande affetto; e disposti sono a dare la vita per Cristo.
oimé, Dio, amore dolce! Rizzate, babbo, tosto il gonfalone della santissima
croce, e vederete li lupi diventare agnelli. Pace, pace, pace! acciocché non
abbi la guerra a prolongare questo dolce tempo.
Ma se volete fare vendetta e
giustizia, pigliatela sopra di me misera miserabile, e datemi ogni pena e
tormento che piace a voi, infino alla morte. Credo che per la puzza delle mie
iniquità siano venuti molti difetti e molti inconvenienti e discordie.
Dunque sopra me misera vostra figliuola
prendete ogni vendetta che volete. oimé, padre, io muoio di dolore, e non posso
morire.
Venite, venite, e non fate più resistenzia alla volontà di Dio che vi
chiama; e le affamate pecorelle v'aspettano che veniate a tenere e possedere il
luogo del vostro antecessore e campione, apostolo Pietro.
Perocché voi, come
vicario di Cristo, dovete riposarvi nel luogo vostro proprio. Venite dunque,
venite, e non più indugiate; e confortatevi, e non temete d'alcuna cosa che
avvenire potesse, perocché Dio sarà con voi.
Dimandovi umilmente la vostra
benedizione e per me, e per tutti li miei figliuoli; e pregovi che perdoniate
alla mia presunzione.
Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione
di Dio. Gesù dolce, Gesù Amore.
O potente Caterina,
presidio
della Cristianità,
a Te ricorriamo in questi tempi oscuri
affinchè ci ottenga
dall'Altissimo
continua illuminazione dell'intelletto,
vera libertà di
pensiero,
cuore coraggioso e parola franca,
perchè, animati dal Tuo
incrollabile esempio,
possiamo difendere i diritti di Dio e la Verità di Cristo
contro i nemici della Chiesa,
vieppiù quando i sagri Pastori,
immemori dei
mandati del Divin Salvatore
e complici delle mode del secolo,
si trasformassero
anch'essi in avversari di Nostro Signore,
portando le anime loro commesse alla
perdizione.
Ora pro
nobis!
Io busso alla porta della tua verità, cerco e grido al cospetto della tua maestà e domando all’orecchio della tua clemenza: misericordia per tutto il mondo e in particolare per la santa Chiesa, perché nella dottrina del Verbo ho conosciuto che tu vuoi che io mi nutra di continuo di questo cibo; e poiché tu vuoi così, amore mio, non mi lasciare morire di fame.
O anima mia, che cosa fai? Non sai tu che continuamente sei guardata da Dio? Sappi che ai suoi occhi non ti puoi mai nascondere, perché nessuna cosa gli è nascosta; qualche volta ti puoi nascondere agli occhi della creatura, ma a quelli del Creatore mai. Poni dunque fine e termine alle tue iniquità, e sveglia te stessa.
- santa Caterina da Siena -
Alla Madonna
O Maria, Maria,
tempio della Trinità!
O Maria, portatrice del fuoco!
Maria, porgitrice di misericordia,
Maria germinatrice del frutto,
Maria ricomperatrice dell'umana generazione,
perché sostenendo la carne tua
nel Verbo fu ricomprato il mondo:
Cristo lo ricomprò con la sua passione
e tu col dolore del corpo e della mente.
Maria mare pacifico,
Maria donatrice di pace,
Maria terra fruttifera.
Tu, Maria, sei quella pianta novella
della quale abbiamo il fiore odorifero
del Verbo unigenito Figliuolo di Dio,
perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo
Verbo.
Tu sei la terra e sei la pianta di fuoco,
tu portasti il fuoco nascosto
e velato sotto la cenere della tua umanità.
Immagine: Francesco
Messina Monumento Santa Caterina da Siena, 1961 Giardini di Castel Sant'Angelo,
RM, particolare
Caterina da Siena, nata Caterina
Benincasa (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380), mistica italiana.
Canonizzata dal papa senese Pio II nel 1461; il 4 ottobre 1970 è
stata dichiarata dottore della Chiesa da Papa Paolo VI; è patrona d'Italia per
nomina di papa Pio XII nel 1939 (assieme a San Francesco d’Assisi) e compatrona
d' Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1999. Fu sepolta a
Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva. Il corpo è ancora conservato
nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Buona giornata a tutti, :)