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sabato 20 dicembre 2014

Il flauto del pastore -

C'era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo.
"Egli verrà!" disse.
"Quando verrà?" chiese il suo nipotino.
"Presto!".
Gli altri pastori risero.
"Presto!", lo schernirono. "Lo dici da tanti anni!".
Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se lui fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa.
"Porterà una corona d'oro?". La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. "Sì!".
"E una spada d'argento?". "Sì!".
"E un mantello purpureo?". "Sì! Sì!".
Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui.
"Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?", chiese il vecchio.
"No!", disse il nipote.
Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l'avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l'avrebbero invidiato.
Il vecchio pastore era triste. Ahimé, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall'eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino?
Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c'era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: "Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!".
Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l'avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso?
No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui.
Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l'immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla.
Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia.
Eccolo là, per la seconda volta.
Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo?
Non c'era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l'ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise.
Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l'oro e l'argento del mondo.




Dal Magistero di Giovanni Paolo II:

“Il Figlio di Dio, 
della stessa sostanza del Padre, 
Dio da Dio e Luce da Luce, 
ha preso corpo dalla Vergine 
ed ha assunto la nostra natura umana...

Il suo regno nulla ha però di terreno, 
proteso com’è nell’infinità dell’eterno”.



dipinto: Natività del Murillo



Provo sfiducia nei confronti di un immaginario un po’ troppo caloroso, romantico, “zuccherato”.
Natale non è una bella storia, un bel sogno. A Natale, vedo venirmi incontro un neonato che, già, è il mio maestro.
Un bambino che sta per darmi da mangiare come si dà da mangiare ad un neonato. Un bambino che sta per insegnarmi verità elementari già tanto essenziali.

Sta per insegnarmi che da un lato ci sono strategie, calcoli, forza, potenza, gelosia, denaro. E che, all’opposto, ci sono attenzione all’altro, dimenticanza di sé, apertura, bontà, dono. 
A Natale giunge un bambino che ci renderà la vita impossibile, ma senza quest'impossibile, non c’è assolutamente niente .

(Christian Bobin)

dipinto di Arthur Hughes (1832-1915)



"Il Natale è assolutamente inadatto al mondo moderno. 
Presuppone la possibilità che le famiglie siano unite, o si riuniscano, e persino che gli uomini e le donne che si sono scelti si parlino. 
Così, migliaia di spiriti giovani e avventurosi, pronti ad affrontare i fatti della vita umana e a incontrare la vasta varietà di uomini e donne come sono realmente, altrettanto pronti a volare fino ai confini della terra e a tollerare ogni qualità stravagante o accidentale dei cannibali o degli adoratori del demonio, sono crudelmente obbligati ad affrontare un’ora – no: talvolta persino due ore! – in compagnia di uno zio Giorgio o di qualche zia di Cheltenham che non trovano particolarmente simpatici. 
Non si possono, in tempi come i nostri, sopportare tali abominevoli torture. Una fraternità più ampia, una sensibilità più vera, ha già insegnato a ogni donna giovane e ardente – con sufficiente ricchezza e tempo libero a disposizione – a sentirsi elettrizzata al solo pensiero di fare colazione con un malvivente, di pranzare con uno sceicco o cenare con un Apache a Parigi. 
È quindi intollerabile che tale sensibilità possa patire il trauma della comparsa inaspettata della propria madre, se non addirittura quella del proprio figlio. 
Nessuno ha mai neanche ipotizzato che i «Genitori» fossero inclusi in quella bellissima astrazione democratica chiamata «Popolo». 
Né che il concetto di fratellanza potesse estendersi ai propri fratelli."

- Gilbert Keith  Chesterton - 
Da " Il Natale deve andarsene" 



Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 10 dicembre 2014

Leggenda di Natale a Cresburg -

Cresburg è l'unico paese del mondo cristiano in cui le campane suonano la gloria della nascita del Redentore cinque minuti dopo la mezzanotte.
Viveva a Cresburg una vecchina di oltre cent'anni: si chiamava Gret.
Una sera, era la sera del ventiquattro dicembre, nella piccola casa entrò improvvisamente la Morte: era passata dalla porta chiusa, silenziosamente.
Gret, che stava sferruzzando lestamente, alzò gli occhi su lei:
- E' ora? - chiese ansiosa.
- E' ora - rispose la Morte.
- Aspetta ancora un poco, te ne prego - supplicò la vecchina - Devo finire questa maglia di lana.
- Quanto tempo occorre?
Gret diede un rapido sguardo al lavoro, fece un breve conto e rispose: - Due ore. Due ore mi bastano.
- E' troppo.
- Ma io devo assolutamente finire la maglia. Tutti gli anni ne faccio una per il Bambino che nasce. E se non riesco a finirla, il Bambino avrà freddo. Non senti che gelo?
- Due ore di ritardo nell'ubbidire alle leggi di Dio - rispose gravemente la Morte - significano duecento anni di pene da scontarsi prima di raggiungere la pace divina.
La vecchina ebbe un moto di sgomento.
Ma poi scosse il capo: - Non importa - rispose - Il Bambino, senza maglia, soffrirebbe. Duecento anni? Pazienza.
E continuò a sferruzzare veloce, mentre la Morte, in un angolo, attendeva.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, allorché Gret alzò il capo: Sono pronta, disse alla Morte.
Uscirono insieme e s'incamminarono vicine sotto il cielo coperto di stelle.
Troc, troc, faceva la falce, picchiando sulle scapole nude della Morte.
Sulla grande strada alberata dovettero fermarsi.
Circondato da un alone di luce bianchissima, avanzava il Bambino che si recava a Betlemme.
La vecchina si inginocchiò, e, quando Egli le fu vicino, gli porse umilmente la maglia.
Gesù si fermò, guardò la Morte che attendeva, poco discosto e chiese: - Dove andate?
- A scontar duecento anni di pene per raggiungere la felicità eterna - rispose la vecchina.
Il Bambino la fece alzare e si rivolse alla Morte: - Vattene - le disse - L'accompagno io.
La prese per mano e ritornò indietro sulla via percorsa, fino in Paradiso.
Poi riprese il cammino per andare a Betlemme: quando vi giunse era la mezzanotte e cinque minuti.

Di cosa ha bisogno il Dio Bambino?
Di nulla, se non del calore dell'amore di chi si mette in gioco per lui, come lui si è messo in gioco per salvare i suoi fratelli!



"In un momento storico 
nel quale il regno del mondo 
si sfascia dalle fondamenta,
è di suprema importanza 
volgere gli occhi al vero, unico ed eterno Re,
nel quale soltanto
è riposta la speranza del mondo". 

(Servo di Dio don Dolindo Ruotolo)




"Colui che ha una grande ricchezza in se stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre..."

- Arthur Schopenhauer - 


La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. 
Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. 
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. 
È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. 
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. 
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. 
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

- Gilbert Keith Chesterton -




Buona giornata a tutti. :-)












domenica 9 novembre 2014

Azione di grazie - Gregorio di Nissa (IV secolo) -

Tu sei in verità, Signore, una sorgente pura e inesauribile di bontà.
Ci hai rigettati e di nuovo ci hai accolti con misericordia.
Ci hai odiato e ti sei riconciliato, ci hai maledetti e ci hai benedetti.
Ci hai cacciato dal paradiso e ci hai ricondotti;
ci hai tolto gli abiti di foglie per rivestirci di un mantello regale.
Hai aperto le porte della prigione, per liberare i condannati.
Con un’acqua pura ci aspergi, per purificarci delle nostre lordure.
Adamo ormai non dovrà più arrossire, quando tu lo chiamerai,
mai più la sua coscienza lo tradirà,
non dovrà più nascondersi sotto l’albero del giardino.
La spada di fuoco non chiuderà la porta del paradiso,
e non impedirà più di entrare a coloro che si avvicinano.
Tutto è cambiato per noi, che avevamo ereditato il peccato, in gioia splendente, e noi vediamo aprirsi il paradiso, fino al cielo.
Il creato, terra e cielo, la cui unità fu allora spezzata, ritorna all’antica amicizia;
gli uomini si uniscono agli angeli nella lode di Dio.
Per questo vogliamo intonare a Dio il cantico dell’allegrezza,
che una voce, sotto l’azione dello Spirito, ha una volta cantato profeticamente:
La mia anima è rapita di gioia nel Signore,
perché mi ha ricoperto con le vesti della salvezza,
mi ha ornata col mantello della letizia;
come al fidanzato, pose sulla mia testa il diadema, come la fidanzata, mi ornò di gioielli!
Colui che adorna la fidanzata è necessariamente il Cristo che è stato e sarà benedetto ora e nell’eternità. Amen.


Gregorio di Nissa (IV secolo)



«Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come di aquila, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» 
(Isaia 40, 31)

«Con tutta l’intensità con la quale si può essere superbi di una religione radicata nell’umiltà, mi sento molto orgoglioso della mia religione: e mi danno un senso di particolare orgoglio quelle parti della mia religione, che quasi tutti chiamano superstizione.

Mi glorio d’essere incatenato da dogmi antiquati e di essere lo schiavo di credi morti (come i miei amici dediti al giornalismo ripetono con tanta ostinazione), perché so molto bene che morti sono i credi eretici e che solamente il dogma ragionevole ha una vita così lunga da poter essere chiamato antiquato.

Mi glorio di ciò che la gente chiama il mestiere, le arti del prete, perché proprio questo termine insultante, di seconda mano, esprime la verità medioevale che un prete, come ogni altro uomo, dovrebbe essere un artigiano.

Mi glorio di ciò che la gente chiama Mariolatria: fu essa che diede alla religione, nelle età più oscure, quell’elemento di cavalleria che ora trova la sua espressione nella forma ammuffita ed ammaliziata del femminismo.

Mi glorio di essere ortodosso in ciò che riguarda i misteri della Trinità e della Messa; mi glorio di credere nel confessionale; mi glorio di credere nel Papato».


- Gilbert Keith Chesterton -
“Come essere un pazzo”, in “Autobiografia”


Il nostro Dio è un Dio che veglia e non che sorveglia. 
Si sorveglia infatti in nome della legge, mentre si veglia in nome della tenerezza.

- Jacques Leclerc -

Come segno sul tuo cuore



Buona giornata a tutti :-)









mercoledì 22 ottobre 2014

Elkana ed Anna: veramente sposi - don Oreste Benzi -

Nella Bibbia c'è la storia di Elkana e Anna. 
Anna era sterile e chiedeva a Dio con tutta la sua fede, un figlio. 
La sterilità era sentita come una grande umiliazione. Elkana consola Anna con parole che riversano su di lei un amore perfetto: «Anna perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io migliore di dieci figli?» (l Sam 1,8). 
Che cosa occorre per essere un buon papà? È necessario essere un buon marito. E per essere un buon marito che cosa occorre? 
Avere nel proprio cuore solo la propria moglie. Neanche una scappatella? Neanche una! Elkana è proprio uno di questi mariti. 
E per essere una buona mamma che cosa occorre? Bisogna essere una buona moglie. E per essere una buona moglie è necessario curare il proprio marito! 
I figli non hanno bisogno dell'amore del papà verso di loro, non hanno bisogno dell'amore della mamma verso di loro, ma hanno bisogno dell'amore del papà verso la mamma e della mamma verso il papà! 
L'amore tra papà e mamma è la miglior medicina che previene ogni male psichico e cura anche i mali fisici dei figli.
Elkana e Anna avevano una fede semplice e profonda in Dio! 
Per Anna, Dio era un Padre, con il quale si sfogava in tutti i modi, ed era un rapporto basato sulla certezza assoluta che Dio li amava. 
La preghiera fatta insieme tra marito e moglie ha sempre un effetto equilibrante nello sviluppo dei figli. 
Ai vostri figli date il senso ultimo, definitivo della vita, non cresceteli in maniera atea!


- don Oreste Benzi -



La cosiddetta subordinazione e persino arrendevolezza della donna, in realtà, sono sostanzialmente la subordinazione e l'arrendevolezza di una medicina universale; ella cambia come cambiano le medicine, a seconda della malattia.
Deve essere ottimista con il marito che non sta bene, deve fare mostra di salutare pessimismo davanti a un uomo troppo spensierato; deve impedire che don Chisciotte subisca prepotenze, ma deve altresì impedire che il bullo sia prepotente con gli altri. 
Il re di Francia scrisse: «Sempre la donna cambia, è davvero sciocco chi si fida di lei.»
In realtà è proprio perché la donna cambia sempre che ci fidiamo di lei. Correggere ogni avventura o stravaganza con l'antidoto del buon senso non significa (come i moderni paiono credere) essere nella posizione di una spia o di una schiava. Vuoi dire, piuttosto, trovarsi nella posizione di Aristotele, o (come minimo) di Herbert Spencer: essere una morale universale, un completo sistema di pensiero. Lo schiavo si vanta; il perfetto moralista rimprovera.
In altre parole, la donna è un trimmer nel vero e onorevole senso di questo termine, che per una ragione o per l'altra è sempre usato in un senso diametralmente opposto al suo. Infatti, a quanto pare, si ritiene che trimmer si riferisca a una persona codarda che si schiera sempre dalla parte del più forte. In realtà, indica una persona profondamente cavalleresca, che si schiera costantemente dalla parte dei più deboli, come uno che mantiene in equilibrio (trims) una barca sedendosi dal lato in cui vi sono poche persone. La donna è una bilanciatrice: il suo è un lavoro generoso, pericoloso e romantico.

- Gilbert Keith Chesterson -
da"Ciò che non va nel mondo"



Lei rise. E lui pensò che non c’era lavoro più importante e più gratificante del riuscire a farla ridere ancora.
Forse allora questo è l’amore: avere qualcuno che ti faccia ridere e sorridere, una nuvola di leggerezza al tuo fianco, per sempre.

- Helen Simonson - 


Il matrimonio non è un cammino liscio, senza conflitti; no, non sarebbe umano. 
E' simbolo della vita, della vita reale, non è una fiction, è un sacramento dell'amore di Cristo e della Chiesa, che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia.

- Papa Francesco - 


Dipinto di Amy Judd

Amami per ciò che vedi ad occhi chiusi
o per quello che senti quando resto in silenzio.
Lo stesso farò io camminandoti accanto.
E se sarai con me,
ti insegnerò a volare
e tu mi insegnerai a restare.

- Preghiera Indiana -


Buona giornata a tutti :-)









lunedì 15 settembre 2014

Una sedia ben fatta - Charles Peguy

Lo si creda o no, noi siamo stati allevati nel seno di un popolo allegro. 
Un cantiere era allora un luogo della terra dove gli uomini erano felici. 
Oggi un cantiere è un luogo della terra dove gli uomini recriminano, si odiano, si battono; si uccidono.
Ai miei tempi tutti cantavano. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro si cantava; oggi vi si sbuffa. Direi quasi che allora non si guadagnava praticamente nulla. Non si ha l’idea di quanto i salari fossero bassi. Nondimeno tutti mangiavano. Anche nelle case più umili c’era una sorta di agiatezza di cui si è perduto il ricordo. 
Conti, non se ne facevano. Perché c’era poco da contare. Ma i figli potevano essere allevati. E se ne tiravano su. Era sconosciuta questa odiosa forma di strangolamento che oggi ci torce ogni anno di più. Non si guadagnava; non si spendeva; e tutti vivevano.(...)
Abbiamo conosciuto un onore del lavoro identico a quello che nel Medio Evo governava le braccia e i cuori. Proprio lo stesso, conservato intatto nell’intimo. 
Abbiamo conosciuto l’accuratezza spinta sino alla perfezione, compatta nell’insieme, compatta nel più minuto dettaglio. 
Abbiamo conosciuto questo culto del lavoro ben fatto perseguito e coltivato sino allo scrupolo estremo. Ho veduto, durante la mia infanzia, impagliare seggiole con lo stesso identico spirito, e col medesimo cuore, con i quali quel popolo aveva scolpito le proprie cattedrali.
Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. 
Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. 
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. 
Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io – io ormai così imbastardito – a farla adesso tanto lunga. 
Per loro, in loro non c’era allora neppure l’ombra di una riflessione. Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.

Charles Peguy

da "Il denaro",1913




"Tutti siamo responsabili della parola di Dio a noi affidata. Non basta che essa venga scritta nei libri, che venga ripetuta in modo estremamente espressivo. Essa deve vivere in noi e portare frutto nella vita quotidiana."

- Stefan Wyszynski -




"Semina un po', semina molto, il grano della speranza. Semina il tuo sorriso, la tua energia, il tuo coraggio, il tuo entusiasmo. Semina tutto quello che c'è di bello in te, le più piccole cose, i nonnulla: ogni granellino arricchirà un piccolo angolo della terra."

Alessandra Martini






"Il mezzo migliore per farsi amare è di amare; ed essere amati è il mezzo per veder seguiti i propri esempi, ascoltate le proprie parole, efficaci i propri consigli, credute le proprie affermazioni, adottate le proprie credenze."

- Charles de Foucauld - 




Fidarci di te 

Dio mio,
alle volte devo fare
un pezzo di strada con qualcuno,
ascoltare, incoraggiare,
aprirgli gli occhi
sul tuo mondo meraviglioso.

Egli, talvolta,
non ne percepisce neppure il fascino,
per qualcosa che tristemente ha perduto
o sogna qualcosa di impossibile.

Signore,
aiutaci a fidarci di te,
della tua provvidenza.
Guardandoci, fa' che ci sentiamo privilegiati,
appagati e pieni di gratitudine.

Nel tuo amore c'è tutto ciò
di cui abbiamo bisogno.

- Elke Fischer - 







Buona giornata a tutti :-)

lunedì 21 luglio 2014

Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete - Madre Anna Maria Cànopi -

Che io sappia
di essere piccolo come Zaccheo,
Signore Gesù,
- piccolo di statura morale -
ma dammi un po' di fantasia
per trovare il modo
di alzarmi un poco da terra
spinto dal desiderio di vederti passare,
di conoscerti e di sapere chi sei tu per me.

Signore Gesù,
fa' che io mi riconosca
nel primo dei pubblicani, dei peccatori,
quanto al disonesto accumulare
tante cose di mio gusto,
tante false sicurezze;
fa' che io mi riconosca fra i pubblicani,
ma mettimi in cuore una sana inquietudine,
almeno un po' di curiosità
per cercare te!

Signore Gesù,
so che devi passare dalle mie parti,
dove sono io,
tu devi passare di qui: sei venuto apposta!
Ti prego, fammi trovare un albero,
fammi trovare qualcuno
che io ritenga più alto,
migliore di me,
per valermi della sua statura
e cercare di vedere te,
soprattutto per farmi vedere da te,
e sentirmi da te chiamare per nome.

Che stupore!
Come mi conosci? Chi ti ha parlato di me?
Signore Gesù, ti prego, dimmi che oggi
ti vuoi fermare da me in casa mia,
come ospite, come amico che non parte più.

Vieni, Signore Gesù,
a riempire di gioia la mia vita
liberandomi dal peso ingombrante
di ciò che sono
e di ciò che possiedo da solo.
Sì, soprattutto liberandomi
dal peso ingombrante
di ciò che sono - o che ritengo di essere -
e di ciò che egoisticamente possiedo.

Vieni a darmi l'entusiasmo di essere povero
nel cuore e ricco soltanto di te.
Io sono sicuro che mi ascolti,
perché sei già venuto a cercarmi,
e mi hai trovato come tesoro che era perduto;
mi hai riacquistato a prezzo di te stesso...
Tu per me hai fatto questo,
per me che nemmeno ti conoscevo.
Sono piccolo, meschino.

Signore Gesù, pastore grande, pastore buono,
sollevami sulle tue spalle per farmi vedere
anche il volto del Padre.
Che io sappia innalzarmi
soltanto facendomi sollevare da te
che per questo sei venuto:
per i piccoli che ti desiderano
e che ti protendono le braccia
per farsi sollevare da te
fino al cuore dell'eterno Padre
da cui sei venuto a rivelare l'infinito amore.

Allora ogni giorno vivrò con gioia
Il mio incontro con te
- la mia Pasqua - e sarò un continuo grazie,
un "amen-alleluia" senza fine.

(Madre Anna Maria Cànopi)
da: Oggi vengo a casa tua, Sergio Stevan, Milano, Paoline, 2000, pagg.8-10



























La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini. Nella filosofia moderna avviene il contrario: la cinta esterna è innegabilmente artistica ed emancipata: la sua disperazione sta dentro.


- Gilbert Keith Chesterton -








La carità pastorale, essendo tesa al vero bene degli uomini, è lotta senza tregua contro ogni forma di errore, di perversione, di ingiustizia, di opposizione al progetto del Padre.

- Cardinale Giacomo Biffi - 



Santa Maria Mediatrice 

O Maria, nostra Mediatrice,
in te il genere umano
ripone tutta la sua gioia.
Da te attende protezione.
In te solo trova il suo rifugio.

Ed ecco, anch’io
vengo a te con tutto il mio fervore,
perchè non ho coraggio
di avvicinarmi a tuo Figlio:
pertanto imploro la tua intercessione
per ottenere salvezza.

O tu che sei compassionevole,
o tu che sei la Madre
del Dio di misericordia,
abbi pietà di me.

- S. Efrem Siro, IV sec. - 




Buona giornata a tutti. :-)

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