domenica 12 gennaio 2014

Mons. Andrea Gemma e l'esorcismo -



Nel processo di scristianizzazione in atto in Occidente, cioè di perdita di senso religioso della vita, a farne le spese sono stati anche gli angeli, nel senso che non se ne parla più né di quelli buoni né di quelli maligni. 

Questo, però, diciamo noi teologi, è un’estensione impropria. 
È vero che nella Bibbia ogni tanto si dice “l’angelo del Signore” per indicare un intervento di Dio. Però questo non significa che non si debba riconoscere che esistano nella creazione anche gli spiriti angelici. Basterebbe ricordare la vicenda di Tobia, cioè l’apparizione dell’angelo Raffaele. 
Basterebbe ricordare, venendo al Nuovo Testamento, l’annuncio a Maria da parte dell’angelo Gabriele. E via dicendo. 

Resta il fatto che questa preoccupazione di non esagerare nell’intervento angelico ha portato a una quasi cancellazione della loro missione, del loro intervento, della loro realtà. Se, invece, scorriamo la agiografia, cioè la vita dei santi, vediamo che l’intervento angelico è frequentissimo. 

Io sono devotissimo d’una santa abbastanza moderna, santa Gemma Galgani, la quale vedeva abitualmente il suo angelo custode. 
Tanto è vero che, spesso, il demonio che la voleva ingannare prendeva addirittura le forme del suo angelo custode. Sennonché, per una di quelle stupidità dello spirito maligno, esso si faceva facilmente riconoscere. 
Tempo fà un posseduto gridava e mi diceva: “Tu hai una grande forza, perché hai suscitato una generale ripresa del discorso sul demonio, mentre noi stavamo tanto bene quando questo discorso era velato”. 
Ecco, adesso sembrerebbe quasi colpa di noi esorcisti... Parlo al plurale. 
Io non mi metto in prima fila.
Comunque, l’aver taciuto sul demonio è stata una sua parziale vittoria. 

Il posseduto di cui ho parlato diceva: “Noi stavamo tanto bene, tranquilli. Mentre, invece, questo lungo discorso che voi state facendo ci sta provocando molto male”. 
Non dobbiamo dimenticare, e anche questa domanda l’ho fatta parecchie volte ai posseduti, che gli spiriti ribelli sono innumerevoli. 
Basterebbe ricordare l’episodio evangelico del demonio che si professa legione, dicendo “siamo in tanti”. 
La stessa cosa hanno confessato al sottoscritto parecchi dei posseduti che sono venuti sotto le mie mani. Proprio qui sorge un’ulteriore domanda. Papa Leone XIII ebbe quel famoso sogno sull’influenza del demonio nella società moderna, che lo portò a istituire l’Esorcismo breve che si recitava dopo la Messa, poi cancellato dalle riforme liturgiche. 
Papa Paolo VI parlò del “fumo di Satana” che era penetrato perfino nel tempio di Dio. Se c’è una coscienza di questa presenza maligna, perché non c’è una coscienza altrettanto forte del bisogno di contrastarla?

Questa è una grave deficienza della pastorale della nostra Chiesa. E io lo dico senza timore di essere smentito. 
Molti vescovi, devo dirlo sinceramente, non sentono questa necessità. Io ho domandato ad un posseduto che mi rimproverava, appunto, l’essere io un po’ fuori dal comune: “Perché molti dei miei confratelli non fanno la stessa cosa?” Sapete qual è stata la risposta del posseduto? “Perché molti dei tuoi confratelli hanno paura”. 
Non eseguono quello che hanno promesso, quello che sta nel loro potere. 
Se non interviene il vescovo, se non si interessa il vescovo, chi lo deve fare? Se è vero, come è vero, che l’ufficio di esorcista è stato affidato dall’autorità ecclesiastica ai vescovi. Il vescovo è, di natura sua, un esorcista. Quindi, sarebbe molto bello che tutti i vescovi, almeno saltuariamente, esercitassero questo ministero. 
Il demonio mi ha detto: se tutti i vescovi facessero come te, noi saremmo sconfitti.

Il guaio è che non tutti i vescovi fanno questo. Perché non lo fanno? 

Hanno molto da fare? Può darsi. Ma io penso che in questo caso lo spirito della menzogna abbia detto il vero. Non mantengono fede alle promesse che hanno fatto perché hanno paura, una paura misteriosa. Quasi come se trattare di questa materia significasse entrare in qualcosa di tenebroso, di misterioso, di esoterico. 

Invece no. Io esco dagli esorcismi, a parte un po’ di stanchezza fisica, ma esco sereno, tranquillo, contento. 
Padre Amorth suole dire: "io non ho paura del demonio, è lui che ha paura di me!"


(Mons Andrea Gemma)


Può il diavolo portare sfortuna?


Questa è una delle domande più frequenti che la gente fa ai sacerdoti perché pensano che soffrono di qualsiasi tipo di malattia. 
La prima cosa da rispondere è che, visto dalla prospettiva cristiana, parlare di fortuna o sfortuna, è un modo molto superficiale di vedere la cose.
Ho detto superficiale, anche se bisogna dire che parlando normalmente si potrebbe accettare, ma parlando teologicamente, no.

Tutto ciò che esternamente appare come sfortuna deve essere considerato come una prova; e tutto ciò che esternamente appare come fortuna deve essere considerato come una benedizione. 

In effetti Dio permette il male ed anche tutto ciò che è come il male, incluso il diavolo.
Ma come si può sapere se il diavolo è infiltrato in mezzo a tutti i mali che ci accadono?

Non si può sapere, visto che pur essendo reale è invisibile. 
Solamente quando i fatti sono completamente inspiegabili, sia per il modo in cui sono successi, sia per l'impossibile concatenazione fra di essi, allora si potrebbe pensare che c'è un qualsiasi tipo di causa diabolica.

Quindi il sacerdote deve rispondere che non si può sapere se questi avvenimenti sono prodotti dal diavolo o no. Ma se c'è un influsso maligno, l'unico modo di fermarlo è con la preghiera.
La preghiera, bisognerà rispondere, è ciò che attrae la benedizione divina e allontanerà il demonio. Sicuramente le persone chiederanno quante preghiere bisogna fare e quali.

La mia risposta è sempre questa: Quanto più si preghi tanto più attirerà la benedizione di Dio su di lei e sui suoi.La gente cerca modi complicati e quasi magici per trovare la pace, bisogna spiegargli che Dio è un Dio semplice. 

- Mons. Andrea Gemma - 



Il Crocifisso resti! 

Dieci anni sono stati necessari
per fare sì che il crocifisso santo
restasse esposto fra i simboli più cari
nei luoghi pubblici. Così pertanto 
ufficialmente si è risposto ai vari
indegni oltraggiatori il cui sol vanto
è d’esserne inflessibili avversari
d’ogni riferimento a Dio. In pianto
raccogliamo le voci d’espiazione
verso te, Signore, in riparazione
della pubblica offesa. Noi ti amiamo
o Martire divino, e ti adoriamo
perché con il tuo sangue ci hai redenti.
Abbi pietà di tutti i delinquenti.


Buona giornata a tutti :-)






sabato 11 gennaio 2014

La pietra azzurra - don Bruno Ferrero -

Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. 
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina.
I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno di quegli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. 
"E' per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?". 
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: "Quanti soldi hai?". 
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò.
Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. 
"Bastano?" disse con orgoglio. "Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c'è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa.
Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi". 
L'uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l'astuccio. 
"Prendilo" disse alla bambina. "Portalo con attenzione". 
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. 
Un'ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: 
"Questa collana è stata comprata qui?". 
"Si, signorina". 
"E quanto è costata?" 
"I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me". 
"Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!". 
Il gioielliere prese l'astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. 
"Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva".



(don Bruno Ferrero)
Dal libro “La vita è tutto quello che abbiamo” di Bruno Ferrero




Una vera amicizia e un amore autentico non ti fanno più dire "Io" ma "Noi", perché sentimenti e vita si intrecciano in una comunione di affetti, di pensieri, di scelte, di ideali. Ed è per questo che quando l'altro muore, tu senti "una grande pena", come afferma Davide, perché è stata amputata una parte di te stesso. 


- Cardinale Gianfranco Ravasi -


Diffida di ogni gioia che non derivi dalla gratitudine.

- Theodor Haecker -


Dobbiamo sempre ricordare che non è il nostro fare più o meno esasperato che compie il miracolo della fede, bensì il consentire attraverso di noi il fare del Signore, il non ostacolarlo e anzi favorire la sua attrattività. 
Lui fa nascere figli di Abramo dalle pietre (cfr Lc 3,8), Lui dobbiamo collocare sempre più al cuore della nostra attività e delle nostre relazioni, Lui riconoscere come il senso vero di ogni iniziativa catechetica e di ogni sforzo per rinnovarla, Lui soprattutto la Presenza palpitante di una liturgia meno pragmatica e sciattamente didascalica, perché meglio capace di far incontrare il Signore, non noi. 
È nella cura ai sacramenti, a partire da quelli dell’iniziazione cristiana, che parrocchie e diocesi mettono in gioco il permanere della loro cattolicità. 
Non abbiamo un prodotto da imporre – come ci avvertiva il Messaggio finale del Sinodo – ma una Persona, una presenza, un’amicizia che cambia la vita. 

- Cardinale Angelo  Bagnasco -


"Chi non crede nei miracoli, non è realista"


- Audrey Hepburn -



Buona giornata a tutti :-)







venerdì 10 gennaio 2014

Voglio una coppa piena sino all’orlo - John Keats -

Voglio una coppa piena sino all’orlo
E dentro annegarci l’anima:
Riempitela d’una droga capace
...Di bandire la Donna dalla mente.
E non voglio dell’acqua poetica, che scaldi
I sensi al desiderio lussurioso,
Ma una sorsata profonda
Tracannata dalle onde del Lete,
Per liberare con un incanto il mio
Petto disperato dall’immagine
Più bella che gli occhi miei festanti
Videro, intossicandone la mente.
È inutile – mi perseguita struggente
La dolcezza di quel viso.
Lo sfavillio del suo sguardo splendente -
E quel seno, terrestre paradiso.
Mai più felice sarà la vista mia,
Ché ha perso il visibile ogni sapore:
Perduto è il piacere della poesia,
L’ammirazione per il classico nitore.
Sapesse lei come batte il mio cuore,
Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
E sollevato ne sentirei la dolcezza,
La gioia, mescolata col dolore.
Come un toscano perduto in Lapponia,
Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
Così sarà lei per me in eterno
L’aura della mia memoria.

(John Keats)



Quante volte ci siamo incontrati
come accade a stranieri per la via:
figli della fortuna ignari, entrati
dalla porta del cielo per magia.

Sara Teasdale



Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci.

◈ Gabriel Garcia Marquez



Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d’estate
 - tre giorni così, con te, -
sarebbero più colmi di delizie di quante
ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria.

- John Keats - 




"La cosa più assurda ch'io possa fare è turbarmi perché sono debole, distratto, cieco e commetto continui errori. Cosa mi aspetto? Mi ama forse di meno perché non riesco a diventare santo con le mie sole forze e come vorrei?"

- Padre Thomas Merton -

Buona giornata :-)





giovedì 9 gennaio 2014

Due - Valore di Erri de Luca


Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo
diventerà diverso.

(Erri de Luca)



Il tempo che trascorri con le persone giuste, annulla l’amaro lasciato da quelle sbagliate.


C. Nateri



Proverai la tremenda ansia di non essere abbastanza. L’amore ci rende fragili.


- Gabriel Garcia Marquez -




L’uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell’altro.

- Karen Blixen - 


Valore  - Erri de Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, 
riparare un paio di scarpe, 
tacere in tempo, accorrere a un grido, 
chiedere permesso prima di sedersi, 
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, 
qual' è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, 
la clausura della monaca, 
la pazienza del condannato, qualunque  colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

(Erri de Luca)



“Da coriandolo di neve a valanga, da elemosina a scrigno,
da acino a mosto, da gradino a precipizio,
da cellula a organismo, da candela a rogo
dall’infimo succede il gigantesco, così pur’io
che uso il verbo amare.
In bocca ho una stanza di baci rinchiusi
che fanno il rumore di un alveare.
Poi il corpo si precipita alle labbra
come alla porta della città per applaudire.” 

- Erri De Luca – 

Buona giornata a tutti J



mercoledì 8 gennaio 2014

Il gioco degli dei - Paulo Coelho -

Gli dei lanciano i dadi, ma non domandano se vogliamo partecipare al gioco. 
Non vogliono sapere se hai lasciato un uomo, una casa, un lavoro, una carriera, un sogno. 
Gli dei non badano al fatto che tu vuoi avere una vita in cui ogni cosa sia al proprio posto, in cui ogni desiderio si possa esaudire con il lavoro e la pertinacia. 
Gli dei non tengono conto dei nostri piani e delle nostre speranze. 
In qualche luogo dell'universo, loro lanciano i dadi e, casualmente, vieni scelto tu. 
Da quel momento in poi, vincere o perdere è solo questione di opportunità. 
Gli dei lanciano i dadi e liberano l'amore dalla sua gabbia. 
Questa forza può creare o distruggere, a seconda della direzione in cui soffiava il vento nel momento in cui si è liberata dalla prigione. 

L'amore può condurci all'inferno o in paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. 
É necessario accettarlo, perchè esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. 
Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell'albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli. 
É necessario ricercare l'amore la dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e di tristezza. 

Perchè nel momento in cui partiamo in cerca dell'amore, anche l'amore muove per venirci incontro. E ci salva. E nell'amore non esistono regole. 
Possiamo tentare di seguire dei manuali, di controllare il cuore, di avere una strategia di comportamento. 
Ma sono tutte cose insignificanti. Decide il cuore. 
E quando decide è ciò che conta.

(Paulo Coelho)




Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi.
Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole.
Probabilmente l'incominciare a condividere qualcosa in più, a parlare un pò di sè, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene.
O forse accade perchè doveva accadere.
Perchè le anime son destinate a trovarsi, prima o poi.

- Paulo Coelho -





«Di tutte le cose umane, l'amore è la sola che non voglia spiegazioni. Gli amanti che "si spiegano" sono quelli che stanno per lasciarsi». 

-  Andrè Frossard - 


Essere come il fiume che scorre
silenzioso nella notte,
senza temere le tenebre.
Se ci sono stelle nel cielo, rifletterle.
E se i cieli si riempiono di nubi,
così come il fiume, le nubi sono d'acqua;
riflettere anch'esse, senza timore,
nelle tranquille profondità.

- Paulo Coelho -



Buona giornata a tutti.

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martedì 7 gennaio 2014

Tertulliano, De praescriptione haereticorum – cap. IX, X, XI

“Gesù Cristo ha stabilito una dottrina unica e certa, che tutte le nazioni devono credere; essa va cercata e creduta una volta che s’è trovata. Ma la ricerca di una dottrina unica e certa non può estendersi all’infinito; essa è necessaria finchè non si trova, ma quando s’è trovata deve essere creduta. Dopo non c’è altro da fare, tranne il saper custodire la fede. Se dunque tu sostieni che non c’è altro da credere ne consegue che non c’è altro da cercare….. 
La dottrina stabilita da Cristo è l’oggetto di ogni ricerca quando e finchè non si trova. Ma se tu credi, vuol dire che già l’hai trovata; infatti non ci avresti creduto se non l’avessi già trovata, e desideravi trovarla. 
Lo scopo della ricerca è il trovare  e lo scopo del trovare è il credere.
Col fatto di credere tu hai messo un termine ad ogni prolungamento di ricerca; il risultato della ricerca ti ha determinato questo limite, limite che fu già stabilito da Colui che non tollera che tu creda diversamente dalla regola che Egli stesso fissò, e quindi non vuole neppure che tu stia ancora a cercare… … se io ho creduto a quel che dovevo credere e ritengo d’altra parte che c’è qualche cos’altra da cercare, significa che ho ancora la speranza di trovare; come infatti potrei sperare di trovare ancora se non perché io che apparivo un credente in realtà non credevo, se pure non mi ero già allontanato dalla fede? … 
Lo dico una volta per sempre: cerca soltanto chi non ha o ha perduto qualche cosa (Luca 15, 8-9; 5, 9; 18, 3)… Chi cerca sempre perché non trova stia attento chè forse cerca dove non troverà mai; e chi picchia sempre perché non gli si apre stia attento chè forse picchia dove non c’è nessuno in casa, e chi chiede sempre perché non viene mai esaudito stia attento chè forse chiede ad un sordo”.


Tu sei la porta del diavolo, tu sei la profanatrice dell'albero della vita, tu sei stata la prima a violare la legge divina, tu sei colei che persuase Adamo, colui che il diavolo invece non riuscì a tentare. Tu che hai infranto l'immagine di Dio, l'uomo, con tanta facilità. Per causa tua esiste la morte, anche il Figlio di Dio ha dovuto morire. E tu hai in mente di adornarti con altro che non siano le tuniche che coprono la tua pelle?

Tu es diaboli janua, tu es arboris illius resignatrix, te es divinae legis deserti, tu es quae cum perusasisti, quem diabolus aggredi non valuit. Tu immagine Dei, nomine, tam facile elisisti: propter tuum meritum, id est mortem, etiam Filius Dei mori habuit; et adornari tibi in mente est super pelliceas tuas tunicas?



Uno su dieci ringrazia per ciò che Dio ci dà.
Ed è per questo motivo di ingratitudine verso Dio che siamo lebbrosi dentro .
Chiediamo oggi al Signore di Guarirci dalla Malattia dell'ingratitudine.


L'individualismo – l'abbiamo visto anche troppo – è soltanto un rifugio provvisorio; noi non siamo soli; non possiamo astrarci gli uni dagli altri, e, ben prima della suprema uguaglianza della morte, ci trasporta il medesimo destino. Dipende da noi soli il rendere questo comune destino favorevole o nefasto. Se non viviamo insieme, come gli organi di uno stesso corpo, appassiremo e imputridiremo insieme, come quelle foglie senza linfa, così indipendenti le une dalle altre, così individualiste, ma che il medesimo vento d'autunno strappa e rivoltola a suo piacere. 

- Gustave Thibon - 



Sii un perseguitato, ma non un persecutore. Sii un crocifisso, ma non un crocifissore. Sii un oltraggiato, ma non un offensore. Sii un calunniato, ma non un calunniatore. Come non può essere fermata una fonte ricca d’acqua con un pugno di polvere, così non può essere vinta la misericordia del Creatore dal male delle creature. 

- Isacco di Ninive - 



Preghiera della sera

Signore, le Tue parole e il Tuo esempio cambiano il cuore.
Accogli, alla fine di questo giorno,
il mio cuore e la mia mente increduli e testardi
di fronte alle difficoltà della vita.
Accogli il desiderio non realizzato di seguirTi.
Il Padre non lascia soli, Tu non mi hai lasciato solo.
Illumina con la Tua presenza le tenebre della fede!
Cambia il mio cuore di pietra in cuore di carne,
capace di amare come hai fatto Tu.
Amen.




lunedì 6 gennaio 2014

Il re nero - don Bruno Ferrero -


I tre Re Magi provenivano da punti diversi del mondo. 
Due era­no bianchi, il terzo era nero. 
I tre re seguivano la stella che li guidava dall'alto del cielo. Ma una notte, la persero. Invano scrutavano il cielo: quell'astro splendente che li aveva guidati per notti e notti non c'era più.
I due Re Magi bianchi, saggi e matematici insigni della Mesopotamia, subito cominciarono a tracciare linee e cerchi nella sabbia con i loro bastoni. 
Poi si immersero in calcoli ed equazioni, sempre più sottili e complicati. Tenevano lontano il Re nero. Secondo loro, nulla sapeva della vera scienza.
Il Re nero approfittò della pausa imprevista. 
I cammelli erano stanchi e assetati. «Dovremmo pensare anche ai poveri animali» pensò. Si procurò un secchio e cercò l'acqua alla fonte di un villaggio. Poi tornò e porse il secchi o al primo cammello.
Mentre teneva il secchio sotto il muso dell'animale, ritrovò la stella.
Si rispecchiava nell'acqua del secchio. Danzava in silenzio, sull'acqua che il cammello avidamente beveva. 
Così i tre Re Magi ritrovarono la strada per Betlemme.

(don Bruno Ferrero)

I Padri del deserto raccontano la storia di un anziano che digiunò per settanta settimane mangiando una volta alla settimana. 
Voleva una risposta da Dio a proposito di un passo delle Scritture e Dio continuava a non svelargliene il significato. Allora si disse: «Ecco, ho fatto tanta fatica e non m'è servito a nulla; andrò a chiederlo a un fratello».
Appena chiuse la porta per andarsene, gli fu inviato un angelo del Signore, che gli disse: «Le tue settanta settimane di digiuno non ti hanno avvicinato a Dio, ma ora che ti sei umiliato al punto da andare dal tuo fratello ti sono stato inviato a spiegarti il senso del passo della Scrittura».
Gli svelò il senso di ciò che chiedeva, e poi si allontanò da lui.



La vera pace non è un equilibrio tra forze contrarie.
Non è una bella "facciata", dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni.
La pace è un impegno di tutti i giorni, che si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo".

- Papa Francesco -


"Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio".

- Don Tonino Bello -



I tre Santi

I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano fermandosi in ogni città:
‘O donne, o fanciulle, sapreste dirci
la strada per Betlemme dove va?’
Né giovani né vecchi lo sapevano
e essi riprendevano il tragitto,
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come una lanterna.
La stella sulla capanna di Giuseppe
alfine si fermò e i santi tre re Magi
alla soglia si poterono affacciar;
muggiva il bue, piangeva il bambinello,
e i Re Magi cominciarono a cantar.

Heinrich Heine (1797-1856)




Giunga a te la mia preghiera

Giunga a te la mia preghiera,
 
che guizza come saetta dal desiderio
 
che nutro per i tuoi beni eterni.
 
Io la innalzo al tuo orecchio: 
aiutala, 
affinché ti raggiunga e non venga meno a metà della mia corsa, 
né ricada a terra o vada perduta. 
Anche se per ora non mi vedo arrivare i beni che chiedo, 
sono tranquillo, 
perché so che verranno più tardi... 
Io gridavo anche di notte e tu non mi esaudivi. 
Ma anche questi tuoi dinieghi nell'esaudirmi 
non erano per confondermi ma per rendermi più saggio: 
perché io capissi ciò che ti avrei dovuto chiedere. 
Ti pregavo infatti per delle cose che, 
se le avessi ricevute, 
sarebbero state a mio danno. 
Da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi. 
Ogni mia speranza è posta 
nell'immensa grandezza della tua misericordia. 
Da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi... 
O amore, 
che sempre ardi senza mai estinguerti, 
carità, Dio mio, infiammami!

S. Agostino


buona giornata a tutti. :-)

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