Visualizzazione post con etichetta libertà. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libertà. Mostra tutti i post

giovedì 2 luglio 2015

Essendo un amante della libertà... - Albert Einstein

Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità.
Ma le università vennero zittite.
Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà.
Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »

(Albert Einstein)
Fonte: dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine,
23 dicembre 1940, pag. 40



"Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie.
E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi."

- Albert Einstein - 


La strage di Rignano sull'Arno

Nella foto la famiglia di Robert Einstein cugino di Albert Einstein, premio Nobel per la Fisica nel 1921. Albert si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa. Quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'Università di Princeton.
Nello stesso anno i nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati e durante gli anni trenta fu condotta una campagna da parte di professori tedeschi (premi Oscar) che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana".

Il 3 agosto 1944, nel corso della II^ guerra mondiale, a Rignano sull’Arno, Firenze, Italy, avvenne la strage della famiglia Einstein, nota anche come strage di Rignano e strage del Focardo. Dopo un sommario e violento interrogatorio furono fucilate tre donne: Cesarina (detta Nina) Mazzetti, Luce ed Annamaria (detta Cicì) Einstein, rispettivamente moglie e figlie di Robert Einstein, cugino del celebre scienziato Albert Einstein.
La casa fu data a fuoco, mentre Lorenza, Paola e l'altra cugina, Anna Maria Bellavite furono rinchiuse in una stanza buia e risparmiate dalla furia omicida. Dal suo rifugio nei boschi della vallata, Robert vide le fiamme e, scoprendo la strage della sua famiglia tentò vanamente il suicidio.
La mattina del 4 agosto 1944, tra le fiamme di Villa Il Focardo, un foglio attaccato a un albero: “Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei.” In realtà Cesarina Mazzetti, figlia di un pastore protestante, non era ebrea e così le due figlie. L'unica loro colpa era di portare il nome degli Einstein.
Robert Einstein si tolse la vita il 13 luglio 1945 in occasione di quello che avrebbe dovuto essere il giorno del suo 32º anniversario di matrimonio con Nina. Fu sepolto accanto alla sua famiglia nel cimitero della Badiuzza.

Albert Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli Stati Uniti fino alla morte.


Buona giornata a tutti. :-)







domenica 14 giugno 2015

da "Diario di un curato di campagna" - George Bernanos -

“Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale.
Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame.
Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire. 
Con l’idea di sterminare il diavolo, l’altra vostra mania è di essere amati, amati per voi stessi, s’intende.
Un vero prete non è mai amato, ricòrdatelo. E vuoi che te lo dica? La Chiesa se ne infischia che voi siate amati, ragazzo mio. 
Anzitutto, siate rispettati, ubbiditi.
La Chiesa ha bisogno di ordine.
Fate dell’ordine per tutta la durata del giorno.
Fate dell’ordine pensando che il disordine il giorno dopo la vincerà di nuovo, perché è proprio nell’ordine, ahimè, che la notte butta all’aria il vostro lavoro del giorno. La notte appartiene al diavolo.

- George Bernanos -
da: "Diario di un curato di campagna"




La chiesa è come la vecchia fontana del villaggio, che disseta le varie generazioni. Noi cambiamo, la fontana resta.

- Papa Giovanni XXIII -



Cecco del Caravaggio, Cacciata dei mercanti dal Tempio 
(1610  1615), Berlino - Gemäldegalerie

Non si mercanteggia col buon Dio: bisogna arrenderglisi senza condizioni. Dategli tutto, egli vi renderà assai di più.

- Georges Bernanos -






L’uomo libero è colui che è pronto a pagare con la solitudine e la povertà la sua testimonianza interiore, che ha tanto valore per lui. 
L’uomo libero si dà o si rifiuta, ma non si presta mai 

- Georges Bernanos - 





La minaccia peggiore per la libertà non consiste nel lasciarcela strappare - perché chi se l'è lasciata strappare, può sempre riconquistarla - ma nel disimparare ad amarla e nel non capirla più.
- Georges Bernanos - 

Rivoluzione e libertà, Borla Roma 1963, p 16



Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 3 giugno 2015

La leggenda dei chiodi sul muro

C'era una volta un ragazzo con un bruttissimo carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avrebbe perso la pazienza e avrebbe litigato con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 nel muro.
Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi.
Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro.
Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo.
Suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai perso la pazienza.
I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro. Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse : " Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima. 

Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. 
Puoi piantare un coltello in un uomo e poi tirarglielo via, ma gli resterà sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita resterà. 
Una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica".


La pietra d’inciampo ...

...La parola di Cristo non è mai stata affatto così banale, così zuccherosa e sentimentale come vorrebbe far credere una certa letteratura pseudoromantica della figura di Gesù. Essa proveniva dallo sguardo acuminato dell'amore vero, che non si lascia separare dalla verità, e che perciò l'ha condotto fin sulla croce. Fu pietra d'inciampo per la pubblica opinione d'ogni epoca, e nulla è cambiato in proposito. Perciò essa dev'essere sempre più proclamata come spada tagliente che mette alla prova i pensieri e le intenzioni...

+ Card. Joseph Ratzinger -
dall'Osservatore Romano - 10 (1980)



La felicità spesso si insinua attraverso una porta 
che non sapevate di aver lasciato aperta.

- John Barrymore -





Buona giornata a tutti. :-)








martedì 5 maggio 2015

Elogio della lettura e della finzione - Mario Vargas Llosa

Ho imparato a leggere a cinque anni, nella classe di fratel Justiniano, nel Colegio de la Salle, a Cochabamba, in Bolivia. 
È la cosa più importante che mi sia successa nella vita. 
Quasi settant’anni dopo ricordo in modo limpido come quella magia, tradurre le parole dei libri in immagini, abbia arricchito la mia esistenza, abbattendo le barriere del tempo e dello spazio e permettendomi di viaggiare con il capitano Nemo a ventimila leghe sotto i mari, combattere fianco a fianco con d’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis contro i complotti che minacciavano la regina ai tempi del subdolo Richelieu, o spingermi nel ventre di Parigi, novello Jean Valjean, con il corpo inerte di Marius sulle spalle. 
La lettura trasformava il sogno in vita e la vita in sogno e poneva alla portata del piccolo uomo che ero l’universo della letteratura. 
Mia madre mi raccontò che le prime cose che io scrissi furono continuazioni delle storie che leggevo, perché mi dispiaceva che finissero, oppure volevo cambiare il finale. E forse è ciò che ho fatto per tutta la vita senza saperlo: prolungare nel tempo, mentre crescevo, maturavo e invecchiavo, le storie che riempirono la mia infanzia di passione e di avventure. 
Mi piacerebbe che mia madre fosse ancora qui, lei che era solita emozionarsi e piangere leggendo le poesie di Amado Nervo e di Pablo Neruda, e pure il nonno Pedro, dal grande naso e la lucida pelata, che lodava i miei versi, e lo zio Lucho, che mi ha fortemente spinto a dedicarmi anima e corpo a scrivere anche se la letteratura, a quel tempo e in quel luogo, dava ben poco ai suoi cultori. Per tutta la vita ho avuto al mio fianco persone simili, che mi hanno voluto bene, che mi hanno spronato e che mi hanno trasmesso la loro fiducia quando io dubitavo. 
Grazie a loro e, senza dubbio, anche alla mia testardaggine e a un poco di fortuna, sono riuscito a dedicare buona parte del mio tempo a questa passione, vizio e meraviglia che è lo scrivere, creare una vita parallela ove rifugiarsi dalle avversità, che fa diventare normale ciò che è straordinario e straordinario ciò che è normale, che dissipa il caos, imbellisce ciò che è brutto, conferisce l’eternità a un istante e trasforma la morte in uno spettacolo passeggero. 
Non era facile scrivere delle storie. 
Trasformandosi in parole, i progetti appassivano sulla carta e le idee e le immagini venivano meno. Come rianimarle? 
Fortunatamente c’erano i maestri, per imparare da loro e per seguire il loro esempio. Flaubert mi ha insegnato che il talento significa disciplina tenace e grande pazienza. Faulkner che è la forma – la scrittura e la struttura – ciò che esalta o impoverisce le trame. Martorell, Cervantes, Dickens, Balzac, Tolstoj, Conrad, Thomas Mann che il ritmo e l’ambizione sono importanti in un romanzo quanto l’abilità stilistica e la strategia narrativa. 
Sartre che le parole sono azioni e che un romanzo, un’opera teatrale, un saggio, legati all’attualità e ai più alti obiettivi, possono cambiare la storia. Camus e Orwell che una letteratura priva di morale è inumana, e Malraux che l’eroismo e l’epica sono presenti nell’attualità così come al tempo degli argonauti, dell’Odissea o dell’Iliade. 
Se in questo discorso citassi tutti gli scrittori cui debbo qualcosa o molto, le loro ombre ci oscurerebbero. Sono infiniti. 
Oltre a rivelarmi i segreti del lavoro dello scrittore, mi hanno permesso di esplorare gli abissi dell’essere umano, ammirarne le imprese e spaventarmi per le loro follie. Furono gli amici più servizievoli, coloro che animarono la mia vocazione, nei cui libri scoprii che, anche nelle situazioni peggiori, ci possono essere delle speranze e che vale la pena vivere, anche solo per il fatto che senza la vita non potremmo leggere e nemmeno inventarci storie. (continua)

Lezione di Mario Vargas Llosa alla consegna del Nobel per la Letteratura, dicembre 2010 




"Un libro che lascia il lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito."

- E.M. Cioran - 





"Un libro sogna. Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni."

- Ennio Flaiano - 


"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare..."

- Arthur Schopenhauer - 



Una volta imparato a leggere sarete per sempre liberi.

- Frederick Douglass - 




Buona giornata di lettura a tutti quanti. :-)





domenica 3 maggio 2015

Ho visto un ragazzo che mandava il suo aquilone nel cielo - Romano Battaglia

Ho visto un ragazzo che mandava il suo aquilone nel cielo.
Srotolava il filo che fuggiva dalle sue mani velocemente, sempre di più ed i suoi occhi guardavano in alto felici.
L’aquilone continuava a salire nella brezza e ad un certo punto, finito il filo, scomparve nell’azzurro.
Passò un altro ragazzo e gli domandò che cosa stesse guardando.
Rispose che stava seguendo il suo aquilone, ma l’altro non ci credette perché nel cielo non si vedeva niente.
Allora il ragazzo dell’aquilone rispose che era lassù perché ne sentiva gli strappi fatti dal vento.
Penso che Dio sia come un aquilone alto nel cielo, molte persone non riescono a vederlo.
Ma lui c’è, lo si può sentire dagli strappi del filo.
La fede è quel filo sottile sospeso fra la terra e il cielo che si srotola dal tuo cuore….


- Romano Battaglia -
da: "Con i tuoi occhi"



Non dimenticare mai che esiste il giorno e la notte, il sole e la luna.
Ricordati sempre delle sconfitte e delle vittorie, dei dolori e delle gioie.
Non dimenticare di amare con tutto il cuore senza fingere falsi sentimenti e soprattutto cerca di essere te stesso sino alla fine dei tuoi giorni.
Non dimenticare gli amici e i nemici e nemmeno la gente umile.
Ricorda i momenti di solitudine, ma soprattutto quelli di gioia e spensieratezza.
Non dimenticare di aver amato, né di aver odiato senza una ragione.

(Romano Battaglia)

dipinto di Michael Garmash


La minaccia peggiore per la libertà non consiste nel lasciarcela strappare - perché chi se l'è lasciata strappare, può sempre riconquistarla - ma nel disimparare ad amarla e nel non capirla più.
Quando al mattino il sole si leva dietro le montagne fa nascere nei nostri cuori un grande senso di libertà che ci accompagna per tutto il giorno. 
Quando fra le gole profonde delle montagne sibila il vento ci ispira un sentimento di liberazione che ci fa sognare lidi lontani. 
Quando l'acqua dei ruscelli scorre veloce dopo le grandi piogge ci indica il sentiero della vita e le nuvole bianche nel cielo sono le nostre speranze che si muovono verso il futuro. 
Quando l'uomo saprà capire tutte queste cose allora avrà raggiunto la felicità.

(Romano Battaglia)






Trascorriamo la vita sperando in un domani diverso che non verrà mai. Accumuliamo denaro e case nella speranza che un giorno queste ricchezze ci serviranno per vivere meglio, lasciamo passare il tempo con la convinzione che tutto ciò diventi verità. Ma la verità è nel nostro presente e non ci accorgiamo degli attimi che da soli valgono un'intera esistenza per il loro significato.



(Romano Battaglia)




Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 16 marzo 2015

Il vestito nuovo del re - Hans Christian Andersen

C’era una volta un re molto vanitoso, il quale non pensava ad altro che ad indossare gli abiti dei migliori sarti del suo reame. 
Un giorno gli si presentarono due imbroglioni che gli dissero: «Noi siamo capaci di confezionarti un vestito così bello che mai nessuno ne ha portato l’eguale. Però, se la persona che vi posa lo sguardo è stolta, o non è degna del posto che occupa, non riuscirà a vederlo. Solo chi è intelligente e saggio lo potrà vedere». 
Il re aderì entusiasta e ordinò subito il vestito nuovo, alloggiò i sarti nella sua reggia, diede loro tutto il necessario, e rimase in attesa. 
Dopo alcuni giorni mandò il suo primo ministro a controllare se il vestito fosse pronto. 
I sedicenti sarti risposero di sì e mostrarono all’inviato del re un angolo con alcune stampelle, ma del vestito nessuna traccia. Sapendo il ministro che l’indumento sarebbe rimasto invisibile agli inetti e agli stolti, fece finta di vederlo e ne lodò a lungo l’originalità, i drappeggi, i colori. Poi andò a riferire tutto al re, descrivendo e magnificando oltre ogni dire il nuovo abito. 
Il sovrano, al colmo dell’eccitazione, ordinò che gli fosse portato. Arrivarono i sarti con sagome e stampelle, sulle quali ovviamente non c’era nulla. 
Ma anche il re, per non fare brutta figura, osservò che il vestito era meraviglioso, anzi, lo avrebbe indossato subito e sarebbe uscito per la città in parata. Si fece togliere ciò che indossava e si lasciò “rivestire” dai finti sarti; poi, con tanto di dignitari, cortigiani, fanfara, scorta e musicanti, uscì per la città. 
Intanto la notizia si era diffusa in un battibaleno e le vie, i balconi, le piazze erano gremite da non dirsi. E tutti, dignitari e popolo, non facevano che osannare il vestito nuovo del re. 
Ma all’improvviso un bambino tra la folla si mise a gridare: «Guardate, guardate, il re va in giro per la strada nudo!». Allora tutti si guardarono in faccia, cominciarono a bisbigliare e poi a ridere a crepapelle. E il sovrano, rosso di vergogna, si ritirò di corsa nella reggia. 
C’era voluta la trasparenza di un bambino per smascherare un’intera parata di ipocrisia. 

Da una novella di Hans Christian Andersen



Il lupo non viene da noi con la sua faccia rossa e le sue corna. Lui viene da noi travestito da tutto quello che abbiamo sempre desiderato.




Per San Gregorio Magno l’invidia non solo sconfessa il comandamento della carità ma è un vizio capitale molto prolifico: da essa scaturiscono mormorazione, detrazione, distruzione dell’altro, risentimento, gioia per la sua rovina, odio sino all’omicidio».




Gesù e la libertà 

….. Opposto alla figura di Gesù il Vangelo presenta l'uomo che non volendo raggiungere la sua pienezza umana mediante la pratica di un amore fedele, tenta di farlo mediante la pratica religiosa* elevata da mezzo a fine e che diventa un alibi, un surrogato ed un ostacolo alla sua pienezza divino/umana.
[* Con Religione intendiamo quell'insieme di atteggiamenti, desideri, aspirazioni dell'uomo rivolti verso la divinità per ottenerne la benevolenza]
Gesù non si stanca di mettere in guardia da atteggiamenti "religiosi" (Mt 23). Questi danno all'uomo l'illusione di aver già raggiunto la sua pienezza ma ne paralizzano di fatto il processo crescitivo.
Al contrario dei maestri spirituali della sua epoca, Gesù lascia piena libertà ai suoi nella vita spirituale.
Mai impone ai suoi delle preghiere o dei comportamenti particolari che distinguano il gruppo.
Il "distintivo" della comunità di Gesù non consisterà né in abiti né in oggetti particolari da indossare e né da proibizioni o regole igienico-alimentari.
L'unico distintivo dal quale si riconosce che un individuo appartiene al gruppo di Gesù è un amore che assomigli sempre più a quello di Dio: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
Gesù ponendo - come unico distintivo della sua comunità - la pratica visibile di questo amore, esclude ogni altro criterio. L'identità della sua comunità non verterà in osservanze, leggi o culti.
Ciò che distingue è in realtà quel che avvicina agli altri. Infatti mentre ogni distintivo (sia esso abito, segno di riconoscimento, culto, ecc.) "distingue" cioè separa, l'amore, che è un linguaggio universale, unisce.(..)


-  Padre Alberto Maggi -




Buona giornata a tutti. :-)














mercoledì 28 gennaio 2015

La Terra Capricciosa - Maria Maddalena Covassi -

Un giorno la Terra incrociò le braccia, chiamò il Sole e gli disse:
“Ne ho abbastanza di girarti intorno… sono stanca voglio fermarmi un po’ a riposare!”
“Sei impazzita per caso?!” – gli rispose il Sole lanciandole uno sguardo infuocato.
“Se ti fermi che cosa accadrà?!!”.
“Parli bene tu! Seduto sul tuo trono dorato. Ho deciso di fermarmi e lo farò!”.
Così dicendo, prese un lembo di prato, tirò la soffice coperta fin sotto il mento per coprirsi bene e si addormentò.
Gli animali furono i primi ad accorgersi che qualcosa non andava!!!
L’orso che aveva dormito saporitamente tutto l’inverno si stava preparando ad uscire dalla sua tana.
Mise fuori il suo grosso muso, annusò l’aria e disse:
“Fa ancora freddo ….brrrr, la primavera dovrebbe essere già qui! Pazienza mi rimetterò a dormire”.
La lucertola e la vipera, avevano passato l’estate distese sui sassi a prendere il sole.
Ora aspettavano che l’aria rinfrescasse per andare in letargo, ma faceva sempre così caldo, che rischiavano davvero di bruciarsi la pelle.
“Che cosa strana!”- dicevano gli uomini che vivevano sulla parte della Terra dove il Sole non tramontava mai.
“La notte non arriva, come faremo a dormire??”
E così continuavano a lavorare, anche se erano molto stanchi.
“Ma dov’è finito il Sole?”- si domandavano gli uomini che abitavano dall’altra parte della terra:
“Con questo buio non possiamo lavorare, che cosa daremo da mangiare ai nostri figli?”
Anche le piante se la passavano male: i fiori non facevano in tempo ad aprire la corolla e subito appassivano bruciati dal sole.
Senza luce, gli alberi lasciavano cadere le foglie e l’erba dei prati non cresceva.
Tutti gli abitanti della terra alzavano gli occhi al cielo.
C’era chi chiamava la luna e le stelle, altri invocavano il Sole.
Intanto, il Sole diventava sempre più rosso di rabbia, sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro:
“Così non si può andare avanti!!” – diceva – “la Terra si sta distruggendo e neanche se ne accorge, bisogna che trovi subito un rimedio!! Chiamerò gli altri pianeti e insieme troveremo una soluzione”.
E così fece: chiamò Giove, Marte, Venere, Saturno, Plutone, Nettuno ed altri ancora.
Tutti risposero alla chiamata del Re dell’universo, perché erano davvero preoccupati per la salute della loro sorella Terra e dei suoi abitanti.
Dopo essersi consultati presero una decisione.
Il pianeta Venere quello più vicino alla terra avrebbe ricevuto l’incarico di svegliarla.
Venere fu felice per questa scelta, che la faceva sentire importante agli occhi dei compagni.
Mise tutte le sue forze per riuscire in questa non facile impresa, si avvicinò il più possibile alla Terra e iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva: “Svegliaaaati…….svegliaaaaati ……o moriraiiiii……”.
Ma la terra dormiva profondamente, e a niente valsero i richiami del pianeta.
“Possiamo aiutarvi noi!” – dissero i venti – “se ci alziamo tutti insieme, formiamo una tromba d’aria e con la sua punta le faremo il solletico finchè si sveglierà!”.
Detto questo si misero all’opera. Ma soffiando a destra e a sinistra riuscirono solo a strapparle un sorriso, mentre beatamente la terra continuava a dormire.
“Ci vogliono le maniere forti! Andiamo a svegliare i vulcani!” – dissero i pianeti.
I vulcani muovendosi la fecero tremare così tanto, che finalmente la terra aprì gli occhi, si guardò intorno e… vide che cosa aveva combinato:
“Sono stata proprio una sciocca”- disse rivolgendosi verso il sole e i suoi fratelli pianeti.
“Adesso ho capito!!” A ognuno di noi é affidato un compito e, se non lo svolgiamo, non facciamo del male solo a noi stessi, ma anche agli altri”.
Detto questo si mise in “moto” e…dopo un po’ tutto ritornò com’era prima.

(Maria Maddalena Covassi)



opera d’arte di Bjorn Richter

Quelli che non sentono questo Amore
trascinali come un fiume,
quelli che non bevono l’alba
come una tazza di acqua sorgiva
o non fanno provvista per il tramonto,
quelli che non vogliono cambiare
… lasciateli dormire.

Jalāl al-Dīn Rūmī

opera d’arte di Frits Thaulow


C’è un punto morto nella notte, dove fa più freddo
e il tempo più nero, dove il mondo ha dimenticato
la sera e l’alba non è ancora una promessa.
Un tempo in cui è troppo presto per alzarsi,
ma così tardi per andare a letto.

- Robin Hobb -


L'universo e la non conoscenza

Ci sono cose che noi umani non solo non conosciamo, ma, attraverso la non-conoscenza non siamo in grado di spiegare né tanto meno controllare. Una di queste è nella strana dicotomia riguardante l'Universo: per il 73 % ( circa 3/4 ) è formato di energia ( quella che chiamano "oscura" ), per il 23 % è formato di materia oscura e perl'esiguo 4% di materia ordinaria. Ebbene noi conosciamo a stento quel 4 % noto. Ma la dicotomia a cui mi riferivo è nel fatto che, pur essendo strutturato di una quantità enorme di energia, il nostro Universo ha un'energia (libera) prossima allo zero, cosa che lo fa raffreddare ed espandere. Questo fenomeno si è velocizzato in tempi recenti. E' nell'ignoranza di gran parte delle realtà in cui siamo immersi che l'uomo pontifica su Dio, il cui orizzonte è nell'universo intero. Se ci armassimo di sana modestia invece di mostrare una stupida sicumera, potremmo cominciare ad inchinarci di fronte a tutto questo ed a sentire l'immensità, invece di saturarla di becere ottusità.

- Patrizia Cinquestelle Pellegrino -






Buona giornata a tutti. :-)