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mercoledì 30 novembre 2016

Sulla vita e sulla morte

Signore Gesù, sono qui dinanzi a te, in salute.
Sento la vita palpitare dentro di me,
e gioisco infinitamente contemplando il creato,
ascoltando il canto degli uccelli,
sperimentando la tenerezza di quanti mi circondano.
Il futuro si apre dinanzi come una ricca pianura
nella quale seminare i miei progetti,
realizzare i miei sogni, raccogliere le mie opere.
E, benché ne senta difficoltà,
faccio uno sforzo su me stesso per accettare che la mia vita finirà,
e che un giorno dovrò dar conto delle mie parole e delle mie azioni.
In quel giorno mi chiederai il più costoso ma il più bel sacrificio,
il sacrificio di tutto ciò che mi hai dato sulla terra.
Ma, in compenso, tu ti consegnerai a me interamente,
e secondo le tue promesse mi darai il centuplo
di quanto ho sacrificato per te.
Sin da ora, Signore, nel pieno uso della mia libertà,
con tutta la lucidità della mia mente,
con tutta la forza della mia volontà, ti presento,
come fascio di fiori appena colto,
i miei affetti e i miei sogni, le mie opere e i miei progetti.

Nelle tue mani pongo l'offerta della mia vita:
accetto la sua fine, quando e come vorrai.
Ti chiedo solo un dono: la tua grazia e la tua amicizia.





Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell’arco di settant’anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.

- Osho -



Ognuno che perdiamo prende una parte di noi;
Uno spicchio alla fine rimane,
Che come la luna, una torbida notte,
È chiamato dalle maree.


- Emily Dickinson - 







Il cardinale Schuster diceva che il purgatorio è come un corso di esercizi spirituali: uno riflette, pensa, vede le cose sbagliate che ha fatto, gli dispiace, si purifica. Mi piace pensare che il nostro purgatorio, il purgatorio di ciascuno, sia quello di vedere tutte le stupidaggini che abbiamo fatto nella vita. Ce ne verrà un tale rossore che ci purifica e ci manda in Paradiso... 
Mi è congeniale in questo senso la descrizione dantesca delle anime “che vanno a farsi belle”. 

- Card. Giacomo Biffi - 



Avvenga di me secondo la tua parola.
Per i nostri morti
questo si è attuato definitivamente.
Essi sono nella dolce casa
per cui l'uomo nasce,
alla quale l'uomo è chiamato.
Adesso vedono il rapporto
che c'è fra quella dolce casa
definitiva ed eterna
e il segno fragile,
ma reale di essa,
che è la compagnia in cui sono vissuti.
E chiedono a noi,
dopo l'esperienza fatta,
di essere generosi, vigili, sensibili,
impegnati senza paura del sacrificio nel vivere
questo anticipo della dolce casa
a cui siamo incamminati.
Ci supplicano di poter dire
con maggiore verità quello che cantiamo sovente:
"Troppo perde il tempo chi ben non t'ama".
Essi lo sanno.
Senza paragone più che prima.
E per questo ci incitano che
"avvenga di noi secondo la sua parola".
Ci aiutano a dire l' Angelus
con profondità di attenzione,
come raramente ci avviene
per la distrazione che ci consuma.
(don Luigi Giussani)


Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 2 novembre 2016

2 novembre pietas verso i defunti -

La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. 
Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. 
Nel IX secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. 
La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. 
Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. 
Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l'attenzione sulla caducità della vita. 
Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. 
La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. 
Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. 
In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. 
Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.



Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillio del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina,
sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.
Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba. 
Io non sono lì,
ma dove tu mi puoi ricordare.

- Canto degli Indiani Navajo - 


"Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo.
"Sono risorto e ora sono sempre con te", ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge.
Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte.
Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente,
là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce.
La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri.
Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri.
Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri." 

- papa Benedetto XVI - 
Angelus 2 novembre 2008

Discesa agli Inferi e apparizione del Risorto, 
Cappella alla Sacred Heart University, Fairfield, Connecticut - USA, 2008


Non abbiate mai paura dell'ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte, c'è la luce che illumina.


- Ruth E. Renkel - 





sabato 16 aprile 2016

La nostra esistenza - Gustav Rol

"La nostra esistenza è apparentemente fragile se la consideriamo in rapporto alle nostre azioni; in rapporto allo spirito invece è immensamente forte e indissolubile. Essa passa in un soffio, ma non è soltanto una misera scintilla tra la vita e la morte, bensì un vivido fuoco destinato ad ardere per l'eternità. - Vivre, mourir et renaître: telle est la loi - vivere, morire e rinascere: tale è la legge. 
Prima di morire vedremo le nostre azioni passate, ciò che abbiamo fatto di bene e di male, e non solo, ma anche ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto per aiutare gli altri. Tutto passerà davanti ai nostri occhi come in una carrellata, subito dopo saremo noi, solo noi a giudicarci, perché in noi c'è la scintilla della divinità stessa. 
Decideremo noi se saremo degni di aspirare all'eternità nella luce immensa di Dio o se invece dovremo ripetere la dura, durissima prova della vita incarnandoci un'altra volta per cercare di purificarci. Le anime elette invece, liberate finalmente dai vincoli terreni e dalle pastoie della carne, potranno rivivere trasfigurate nella gioia e nella felicità assoluta senza limiti." 

- Gustav Rol -
(da "Rol e l'altra dimensione" di M.L. Giordano)



«A quale scopo tende la vita, se la vita ci è negata nella gioia, nel tormento, nella stessa speranza? 
Negata nel principio che segna la fine, nella fine che genera un altro principio, principio di altri princìpi? 
Qui mi ritrovo assorto nel pensiero dell’umanità che rivive in tutte le cose e ripenso con la voce del tempo che è la voce della mia anima. 
Se raccolgo l’espressione della luce e delle melodie di tutto il creato, io mi sento, allora, figlio di Dio, e cammino felice.» 

- Gustav Rol -
(da “Io sono la grondaia”, pag. 206)


"Non so
dove vanno
le persone
quando scompaiono,
ma so dove restano..."

- Margaret Mazzantini - 




"Restare" è un verbo importante.
Le cose e le persone migliori restano dentro.
Anche dopo che sono andate via.

- Angelo De Pascalis - 




Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.

- Adriana Zarri - 





























Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 23 febbraio 2016

"Sulla morte" da "Il Profeta" - Kahlil Gibran

Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.

E lui disse:
Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. 
poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. 
confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità. 
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale? 
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? 
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

- Kahlil Gibran -



Morte, non essere troppo orgogliosa,
se anche qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da te,
con cui proprio i nostri migliori se ne vanno, per primi,
tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima.
Schiava del caso e del destino, di re e disperati,
Tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità,
l’oppio e l’incanto ci fanno dormire ugualmente,
e molto meglio del colpo che ci sferri.
Perché tanta superbia? Perché tanta superbia?
Trascorso un breve sonno, eternamente,
resteremo svegli, e la morte non sarà più,
sarai Tu a morire.


- Johnn Donne -


Credo che nessuno muoia
credo che l’anima in realtà
divenga un’ombra
e al culmine del suo vagare
si adagi ai piedi
d’un fiore non visto.
Quei fiori gialli
di cui son piene
le campagne
quando fai ritorno a casa
e vorresti che lei
esistesse.


- Carlo Bramanti - 






Se un giorno non mi vedessi più varcare la soglia della porta come sono solita fare, alza gli occhi al cielo turchese di un nuovo giorno e cercami fra le stelle che accendono la luce della volte celeste, fra le odoroso ginestre gialle che incorniciano le nostre colline.
Cercami negli occhi di chi ami.
Cercami nel silenzio del tuo Cuore.

- Stephanie Sorrel - 




Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 2 novembre 2015

Non inferno, ma regno dei morti – padre Alberto Maggi

La parola “inferno” fa andare in crisi coloro che studiano teologia o la Sacra Scrittura e che sono abituati a parlare di inferno, perché non la trovano nel dizionario biblico. Nella Bibbia non c’è né la parola e neanche l’immagine dell’inferno. 
Nella vecchia traduzione la parola “inferno” si trovava in tre testi. 
Nella nuova c’è solo una volta, per dimenticanza, ignoranza o trascuratezza del traduttore. 
Nella parabola del ricco e del povero Lazzaro, Gesù dice - il vangelo è di Luca (16,23) - “E nel soggiorno dei morti essendo di tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo e Lazzaro nel suo seno”. “Soggiorno dei morti” era tradotto con “inferno”. 
A quell’epoca si credeva che tutti, quando morivano, andavano a finire in un’enorme voragine sotto terra, un’enorme caverna, tutti buoni e cattivi, dove vivevano come ombre. Era il regno dei morti che nella lingua ebraica si scrive “sheol”, probabilmente è una radice ebraica che significa “quello che ingoia, quello che inghiotte”. Quando hanno tradotto la Bibbia dall’ebraico al greco non potevano mettere “sheol”, termine che i greci non conoscevano. Allora hanno preso dal mondo mitologico greco il termine Ade che indicava appunto il “regno dei morti”. Ade era il dio che presiedeva al regno dei morti, era chiamato anche Plutone o Giove sotterraneo. 
Dunque la traduzione dall’ebraico al greco ha usato al posto di “regno dei morti” il termine “Ade”. Quando il vangelo fu tradotto in latino questo termine venne tradotto con “inferi”. Nel mondo romano c’erano gli dei che stavano in cielo, si chiamavano “superi” e quelli che stavano in basso si chiamavano “inferi”, le divinità del regno della morte. Quando nel Credo si diceva “Gesù morì, fu sepolto e discese agli inferi”, si voleva dire che era andato nel regno dei morti a comunicare la sua vita a quelli che erano morti prima di lui. 
Un altro testo dove si trova questo termine “inferno” è la seconda lettera di Pietro. La vecchia edizione riportava (2Pt 2,4) “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno serbandoli per il giudizio”. 
Oggi, nella nuova edizione si legge “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi tenendoli prigionieri per il giudizio”: non c’è più la parola “inferno”. 
L’autore aveva tradotto con “inferno” il verbo greco “tartaròo” da cui tartaro, che significa essere gettati nel tartaro. Nel mondo mitologico greco il tartaro era l’opposto del cielo, era il luogo di condanna per i malvagi. 
Le immagini che Dante Alighieri ha nella “La Divina Commedia” (di stagni di fuoco, di gente che si mangia, di esseri che torturano) vengono prese proprio da questo mondo mitologico: il tartaro. Essere gettati nel tartaro significa essere gettati nel più sprofondo della terra. Un’interpretazione non esatta nella vecchia edizione aveva tradotto con “inferno”, ma non si trattava di inferno, proprio perché nel mondo ebraico non c’era il concetto dell’inferno. 
L’altro termine si trova nel libro dell’Apocalisse dove si leggeva nel cap. 6,8: “Colui che lo cavalcava si chiama morte e gli veniva dietro l’inferno”. Qui c’era il termine “Ade” che abbiamo visto. Adesso si legge: “Colui che lo cavalcava si chiamava morte e gli inferi lo seguivano”, cioè il regno dei morti.
È importante che si siano superate queste traduzioni errate. 
Molta gente, nei secoli, non è riuscita a percepire l’amore di Dio, terrorizzata e angosciata da queste immagini dell’inferno. E tanta gente ha rifiutato un Dio del genere. Secondo una certa teologia anche per un singolo peccato mortale si veniva condannato all’inferno per tutta l’eternità. Dio era capace per un solo peccato a condannare per tutta l’eternità. Molte persone hanno rifiutato questo Dio. 
Questa immagine dell’inferno nei vangeli non c’è. Da parte di Gesù c’è una proposta positiva che è una pienezza di vita. Il rifiuto, o la non accettazione di questa proposta, porta alla pienezza della morte. 

Nel Nuovo Testamento non si parla di “inferno”, ma si parla di morte seconda. 
C’è una prima morte alla quale andiamo tutti incontro: è la morte biologica. Quando arriva questa morte noi non faremo esperienza della seconda morte perché abbiamo una pienezza di vita tale che continueremo a vivere. 
Se quando arriva la morte trova un corpo svuotato di energie vitali perché una persona ha vissuto soltanto per sé, non ha mai risposto agli impulsi d’amore e ai limiti degli altri, allora è la fine dell’individuo. 
La morte fisica corrisponde con la morte dell’individuo. 
Per questo l’Apocalisse dice: “Beati quelli che non vengono colpiti dalla morte seconda”. 
Questi esempi danno l’idea che è importante la traduzione perché su di essa si basa la teologia. 
Da 1500 anni si ha una traduzione piena di errori, di modifiche, di accrescimenti. 
Essi hanno portato a tanti danni nella teologia e nella spiritualità della Chiesa cattolica. 
Ringraziamo il cielo che viviamo in un’epoca in cui abbiamo potuto scoprire questa realtà del vangelo e chissà in futuro quante ce ne saranno, siamo appena alla primavera.

- Padre Alberto Maggi - 
www.studibiblici.it



I veri cristiani hanno sempre saputo vincere la paura della morte. Ecco un aneddoto tratto dai Detti dei padri del deserto:

«Raccontano che un anziano morì a Scete e i fratelli si radunaro­no intorno al suo letto, lo vestirono, e cominciarono a piangere.
Egli aprì gli occhi e rise, e così fece una seconda e una terza volta. 
I fratelli lo pregarono:
- Dicci, padre, perché noi piangiamo e tu ridi?

Dice loro: - La prima volta ho riso, perché voi temete la morte; la seconda, perché non siete pronti; la terza, perché dalla fatica io va­do alla quiete. 
E subito l'anziano si addormentò».


Il cimitero è il luogo dove riposano i fedeli defunti, pertanto è degno di rispetto e di venerazione. 
Entrando nel cimitero fate il segno della Croce e recitate la seguente preghiera.

"Oh! Voi non siete morti, anche se le vostre ceneri riposano sotto la terra: voi vivete in Cielo accanto al vostro Creatore e la polvere che avete lasciato quaggiù è solo un ricordo per coloro che vi hanno amati su questa terra e che vi raggiungeranno nell'eternità".
Requiem




Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

- Fabrizio De André - 






Buona giornata a tutti.  :-)

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sabato 31 ottobre 2015

All'Autunno - John Keats -

Stagione di nebbie e morbida abbondanza,
Tu, intima amica del sole al suo culmine,
Che con lui cospiri per far grevi e benedette d'uva
Le viti appese alle gronde di paglia dei tetti,
Tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare,
E colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto;
Tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme
I gusci di nòcciola e ancora fai sbocciare
Fiori tardivi per le api, illudendole
Che i giorni del caldo non finiranno mai
Perché l'estate ha colmato le loro celle viscose:

Chi non ti ha mai vista, immersa nella tua ricchezza?
Può trovarti, a volte, chi ti cerca,
Seduta senza pensieri sull'aia
Coi capelli sollevati dal vaglio del vento,
O sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto,
Intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto
Risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati.
A volte, come una spigolatrice, tieni ferma
La testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente,
O, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente,
Sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.

E i canti di primavera? Dove sono?
Non pensarci, tu, che una tua musica ce l'hai -
Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore,
E toccano con rosea tinta le pianure di stoppia:
Allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati
Dal vento lieve, o giù lasciati cadere,
Piangono tra i salici del fiume,
E agnelli già adulti belano forte dal baluardo dei colli,
Le cavallette cantano, e con dolci acuti
Il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino:
Si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.

- John Keats -


Eppure non è il declino ciò che Keats coglie dell'autunno.
Nel settembre 1819, John Keats scrisse l'Ode all'Autunno; il giovane poeta (aveva 24 anni) sapeva che la vita poteva giungere al termine in breve tempo perché la sua salute era minata dalla tubercolosi. Di fatto, sarebbe morto pochi mesi dopo, nel febbraio 1820 a Roma. L'autunno, quindi, non era solo la stagione che osservava intorno a sé quel settembre, era anche la stagione interiore che stava attraversando.


Un sentiero alberato in autunno
Hans Andersen Brendekilde (1857-1942)


In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo, – e tuttavia, mi sembra la stagione più bella: volesse il cielo allora, quando io vivrò il mio crepuscolo, che ci debba essere qualcuno che allora mi ami come io ho amato l'autunno. 

- Søren Kierkegaard - 


Notte e giorno desidero che venga la morte a liberarmi da questi dolori, ma poi no, perché la morte distruggerebbe quei dolori che sono pur sempre meglio di niente. 
La terra, il mare, la debolezza e la malattia possono certo dividere, ma mai come la morte, che è per sempre. 
Il prendere coscienza di tanto strazio è in pratica come provare in anticipo l'amarezza della morte. 

- John Keats -
(da Lettera a Charles Brown, 28 settembre 1820)


È sorprendente, ma l'idea di lasciare questo mondo rende ancora più profondo in noi il senso delle sue bellezze naturali. Come il povero Falstaff, anche se non balbetto come lui, penso ai prati verdi. 
Medito con il più grande affetto su ogni fiore che conosco dall'infanzia. 
Le loro forme e i loro colori mi sembrano così nuovi, quasi li avessi appena creati io con fantasia sovrumana. 
Probabilmente è perché sono legati ai momenti più felici e ingenui della nostra vita. 
Ho visto fiori di paesi stranieri delle specie più meravigliose nelle serre, eppure non me ne importa un fico secco. Gli unici fiori che voglio vedere sono i semplici fiori della nostra primavera.

- John Keats -
(da Lettera a James Rice, 14-16 febbraio 1820)
























Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 19 maggio 2015

Omelia di Mons. Fiordelli, Prato, 1958

"Se qualcuno pensasse che dopo questo doloroso avvenimento il vostro Vescovo si metterà a tacere, costui fortemente si illude (il popolo è scoppiato in un applauso ma il Vescovo ha vivamente pregato di non applaudire in chiesa).
Il giorno in cui il mio Vescovo mi consacrò, depose sulle mie spalle un grande libro del Vangelo e mi disse: "Prendi il Vangelo di Cristo ed annunzialo al popolo che ti è stato affidato. Non chiamerai luce le tenebre, né tenebre la luce, non chiamerai male il bene né bene il male".
[...] Non chiamerò mai bene il marxismo ateo, oppressore e disumano: lo chiamerò sempre male. Non chiamerò mai bene questa dilagante immoralità, che adesca la nostra amata gioventù e gli stessi adulti. 
Non chiamerò luce [...] quell'infelice orientamento anticattolico laicista, rovina dell'Italia nostra, il cui respiro è odio, il cui metodo è intriso di calunnie, la cui triste missione è una sola: demolire, demolire ogni valore cristiano nelle coscienze e nella società italiana, per aprire all'irrompere delle forze brute del materialismo. 
[...]
Difenderò i miei figli dal male [...]: difenderò con tutte le mie forze la famiglia cristiana. 
La famiglia cristiana, quanto la stimo e la amo! 
Quante volte ho supplicato nelle mie Messe e nelle mie preghiere che Gesù facesse nascere nella mia Diocesi tante belle famiglie cristiane, tanti babbi buoni, tante mamme sante, una gioventù lieta e pura, serena e credente! 
Se ho preso misure doverosamente forti, l'ho fatto proprio per la difesa di quel sacro tesoro che è la famiglia cristiana, per difendere la fede e l'innocenza dei vostri bambini che io immensamente amo".

Omelia di Mons. Fiordelli, Prato, 1958

Nel Marzo del '58, Mons. Fiordelli fu condannato dal Tribunale per diffamazione, in quanto aveva definito pubblici peccatori e concubini i coniugi Bellandi. Il mondo laicista esultò, il Santo Padre Pio XII per protesta sospese le solenni celebrazioni previste per il 12 Marzo alla presenza dell'intero corpo diplomatico.



L’inquisizione spagnola in 400 anni ha ucciso molte meno persone di quelle uccise dal Terrore giacobino in un solo anno. 
Eppure non mi sembra che si consideri la Rivoluzione francese come simbolo di oscurantismo. 

- Vittorio Messori -  



"Cara figlia, voglio insegnarti a ricevere la mia Benedizione con fervore. 
Cerca di capire che qualcosa di grande ha luogo quando ricevi la benedizione di un mio sacerdote. 
La benedizione è uno straripamento della mia Divina Santità "Quando il sacerdote benedice, Io benedico" .
Mi addolora che la benedizione della Chiesa sia tanto poco apprezzata e raramente ricevuta.
Per mezzo di essa ti è data la forza e il desiderio di cercare il bene, di sfuggire il male, di godere della protezione dei miei figli contro i poteri delle tenebre. 
È un grande privilegio quando ti è concesso di ricevere la benedizione, non puoi capire quanta misericordia ti giunge per suo mezzo. 
Perciò mai ricevere la benedizione in modo piatto o distratto, ma con tutta la tua attenzione completa!!! 
Tu sei povera prima di ricevere la benedizione, sei ricca dopo averla ricevuta.

Figlia mia, proteggi chi dà la benedizione! Stima altamente le cose benedette, così piacerai a Me, tuo Dio. 

Ecco cosa disse Gesù a Teresa Neuman
· 


Preghiera di offerta della S. Messa 

Eterno Padre vi offro il sacrificio che il vostro diletto Figlio Gesù vi offrì sulla Croce e che tra breve si rinnoverà su quest’altare.
Ve lo offro a nome di tutte le creature, con le Sante Messe che si sono celebrate e si celebreranno in tutto il mondo,
per adorarVi e renderVi l’onore che meritate,
per ringraziarVi dei vostri innumerevoli benefici,
per riparare le offese fatte a Voi con i peccati che si commettono
e per supplicarVi per me, per la Chiesa, per il mondo intero
e in modo particolare per la salvezza dei morenti
e in suffragio delle Anime sante del Purgatorio

e  ………………....

(aggiungere un intenzione desiderata)




Buona giornata a tutti. :-)