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venerdì 27 febbraio 2015

È cosa molto grande sapersi nulla davanti a Dio, perché è proprio così – San Josemaría Escrivá de Balaguer

Lascia che ti ricordi, tra gli altri, alcuni sintomi evidenti di mancanza di umiltà:
- pensare che ciò che fai o dici è fatto o detto meglio di quanto dicano o facciano gli altri;
- volerla avere sempre vinta;
- discutere senza ragione o, quando ce l'hai, insistere caparbiamente e in malo modo;
- dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga;
- disprezzare il punto di vista degli altri;
- non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito;
- non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi;
- citarti come esempio nelle conversazioni;
- parlar male di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano;
- scusarti quando ti si riprende;
- occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te;
- ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te;
- dolerti che altri siano più stimati di te;
- rifiutarti di svolgere compiti inferiori;
- cercare o desiderare di distinguerti;
- insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la - tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...; 

- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
(Solco, 260)



“Dio non ti strappa dal tuo ambiente, non ti allontana dal mondo, né dal tuo stato, né dalle tue nobili ambizioni umane, né dal tuo lavoro professionale... però, lì, ti vuole santo!”. 

- San Josemaria Escrivà de Balaguer -



vergognarti perché manchi di certi beni... 

- San Josemaria Escrivà de Balaguer -
(Solco, 263)



“La santità che il Signore esige da te si ottiene compiendo con amore di Dio il lavoro, i doveri di ogni giorno, che quasi sempre sono un tessuto di cose piccole”. 

- San Josemaria Escrivà de Balaguer -




Per essere santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi: no, tutti siamo chiamati a diventare santi! Tante volte, poi, siamo tentati di pensare che la santità sia riservata soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Ma non è così! Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta. 
No! Non è questo la santità! 
La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova. 
Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. 
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. 
Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli. "Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…" – "Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te". 
Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità. 
Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza. Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo diventando segno visibile dell'amore di Dio e della sua presenza accanto a noi. 
Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre! A casa tua, sulla strada, al lavoro, in Chiesa, in quel momento e nel tuo stato di vita è stata aperta la strada verso la santità. Non scoraggiatevi di andare su questa strada. 
E' proprio Dio che ci dà la grazia. Solo questo chiede il Signore: che noi siamo in comunione con Lui e al servizio dei fratelli.


Papa Francesco, 20 novembre 2014







Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 20 ottobre 2014

A Messa perché è bello!!! - don Nardo Masetti -


Per secoli e secoli abbiamo insistito sul fatto che "perdere la Messa alla domenica è peccato mortale". Naturalmente lo scopo era quello di far sì che i fedeli vi partecipassero in massa. Risultato statistico di presenze visibili: circa il 15%. Se avessimo insistito maggiormente sopra un diverso aspetto, avremmo potuto ottenere una percentuale almeno del 16%? Secondo me sì.
La gente ha sempre pagato le tasse mal volentieri e purtroppo molti, quando lo possono fare impunemente, non le pagano. 
Il presentare la Messa esclusivamente come una tassa settimanale da pagare al buon Dio, non credo che funzioni: le statistiche dicono che ci sono molti evasori.
Oggi in particolare c'è il culto del bello. La televisione e i mass media in genere ci portano in casa persone giovani, belle, ben vestite, prodotti di bellezza... 
Solo noi cristiani praticanti dobbiamo trangugiare cose indigeste, pur di arrivare un giorno in paradiso? Ma il nostro non è il Dio della bellezza (guardare il microcosmo e il macrocosmo)? Perché allora non mettiamo spesso in risalto l'aspetto estetico della fede cristiana, ed in particolare la bellezza della Celebrazione Eucaristica?
Noi andiamo a Messa, perché è bello trovarci in udienza ufficiale e personale allo stesso tempo davanti al nostro Dio. E' bello sentirci perdonati da Lui; è bello ascoltare la sua voce, che ci incoraggia, che ci indica la strada giusta fra le tante equivoche che ci sono proposte. E' bello trovarci assieme a tutta la Chiesa terrena e celeste, come anticipo di quell'unione beatificante ed eterna che ci attende. E' bello prendere con noi nel cammino difficile della settimana, quel meraviglioso Dio che ci ama al punto da lasciarsi mangiare da noi...

Se provassimo ad insistere per secoli e secoli... forse la percentuale dei fedeli alla Messa domenicale potrebbe anche raggiungere il...%.

- don Nardo Masetti -





Spera tutto da Gesù: tu non hai nulla, tu non vali nulla, tu non puoi nulla. Sarà Lui ad agire se ti abbandoni in Lui.


- San Josemaría Escrivá -




“Non ti arrendere dinanzi ai pensieri ostinati, capaci di smemorizzare le migliori convinzioni. La preghiera e la fede in Cristo Gesù ti aiuteranno a tener salde le convinzioni buone e a resistere al vento impetuoso della smemorizzazione”.

- Servi della Sofferenza - 




Il mestiere di Dio è perdonare 

I cattolici sono soliti andare dal prete a confessare i loro peccati e ricevere da lui l'assoluzione in segno di perdono da parte di Dio. C'è però spesso il rischio che i penitenti si servano di tutto ciò come di una garanzia, un certificato che li protegga dal castigo divino e pongano così maggiore fiducia nell' assoluzione del sacerdote che non nella misericordia di Dio. 
È proprio quello che fu tentato di fare in punto di morte il Perugino, un pittore italiano del Rinascimento, il quale decise di non confessarsi finché non fosse stato sicuro che non era la paura a spingerlo a farlo. Per lui sarebbe stato un sacrilegio e un'offesa a Dio. Un giorno la moglie, che era all'oscuro di questo suo atteggiamento interiore, gli domandò se non avesse timore di morire senza essersi confessato. Il Perugino replicò: "Mia cara, ecco come io vedo la cosa: il mio mestiere è dipingere e sono stato un ottimo pittore. Quello di Dio è perdonare e se lui sa fare il suo lavoro come io ho saputo fare il mio, non vedo perché dovrei avere paura".

- Padre Amthony de Mello -
Tratto da “La preghiera della rana. Saggezza popolare dell’oriente” Ed. Paoline 1988




La paura di Dio -  

La prima lettera di San Giovanni dice “dove c’è il timore non c’è l’amore”; Gesù non ci ha insegnato a temere Dio, questa è la religione, la religione deve mettere paura, perché la religione ha un lato incredibilmente debole: sa che non è capace di convincere la profondità dell’uomo, sa che i suoi argomenti sono insensati, sono irrazionali, allora la religione li può soltanto imporre con la paura della conseguenza tremenda che c’è a chi sgarra, quindi la religione sapendo la debolezza dei suoi argomenti, li impone con il terrore, deve terrorizzare le persone.
È veramente drammatico vedere quante persone hanno vissuto la loro esistenza nel terrore di Dio!
Ricordate, almeno quelli di una volta, il giudizio di Dio! 

Quando dicevano che alla resurrezione dei morti sulla fronte avremmo scritto tutto quello che avevamo fatto; tutti quanti a resuscitare e c’era così questo giudizio di Dio che scriveva le azioni buone, quelle cattive, e poi faceva il conto e quindi spediva …   
Ricordate l’immagine dell’inferno? Cos’era? 
Pensate che contraddizione: un Dio che veniva presentato come colui che chiede a noi, uomini, limitati, deboli, fragili di perdonare sempre, che se la legava al dito per un semplice peccato! 
Non per dieci anni, cento, un milione, un miliardo... no per tutta l’eternità! 
E questo era terrorismo. Ci sono persone che non si sono realizzate nella loro esistenza per il terrore di fare uno sbaglio agli occhi di Dio.(..)

- Alberto Maggi -
frate e biblista
http://www.studibiblici.it/








Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it









giovedì 7 agosto 2014

Signore dei Signori - Cardinale John Henry Newman


Disperdi le nazioni 
che si dilettano di guerra,
fa’ che le guerre cessino sulla terra.

Signore, salvaci
da ogni afflizione, pericolo, bisogno.

Signore dei signori,
governante dei governanti,
ricorda i dirigenti
ai quali hai affidato il governo della terra,
e in modo speciale i nostri governanti,
collabora con loro
e feconda la loro vita in ogni ministero.

Suggerisci parole buone ai loro orecchi,
per la tua Chiesa
e per l’intero popolo che è tuo
concedi pace duratura e profonda allo Stato,
che nella sua tranquillità
tutti noi possiamo condurre
una vita serena e laboriosa
in dedizione e onestà.

(Beato John Henry Newman)

  Fonte: “Ho pensato  a te, Signore. Preghiamo con John Henry Newman”, Ed. Paoline





«Io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come ha fatto Zaccheo, sali sull’albero della voglia di essere perdonato; io ti assicuro che non sarai deluso» (Angelus, 3-11-2013).

- papa Francesco - 


Perciò la croce non sia per te fonte di gaudio soltanto in tempo di tranquillità, ma confida che lo sarà parimenti nel tempo della persecuzione. Non ti avvenga di essere amico di Gesù solo in tempo di pace e poi nemico in tempo di guerra. 
Ora ricevi il perdono dei tuoi peccati e i grandi benefici della donazione spirituale del tuo re e così, quando si avvicinerà la guerra, combatterai da prode per il tuo re.

(san Cirillo di Gerusalemme, vescovo)





















O mio Dio, 
tutta la mia vita non è che una catena di misericordia 
e di benefici, 
diffusi sopra di un essere che ne è indegno.
Tu mi hai condotto d'anno in anno, 
mi hai allontanato dalle strade pericolose, 
mi hai ritrovato se smarrito, 
mi hai rianimato, ristorato, mi hai sopportato, 
mi hai diretto, mi hai sostenuto. 
O, non abbandonarmi nel momento in cui 
la forza mi vien meno! 
Tu non mi abbandonerai mai! 
Io posso riposarmi in te con sicurezza.


(Beato John Henry Newman)


Buona giornata a tutti :-)

domenica 13 aprile 2014

L'elemosina - dom Prosper Guéranger -



"L'elemosina contiene tutte le opere di misericordia verso il prossimo; e i santi Dottori della Chiesa l'hanno all'unanimità raccomandata, come il complemento necessario del Digiuno e della Preghiera durante la Quaresima. È una legge stabilita da Dio, alla quale egli stesso ha voluto assoggettarsi, che la carità esercitata verso i nostri fratelli, con l'intenzione di piacere a lui, ottiene sul suo cuore paterno lo stesso effetto che se fosse esercitata direttamente su di Lui; tale è la forza e la santità del legame col quale ha voluto unire gli uomini fra di loro. 
E, come egli non accetta l'amore di un cuore chiuso alla misericordia, così riconosce per vera, e come diretta a sé, la carità del cristiano che, sollevando il proprio fratello, onora quel vincolo sublime, per mezzo del quale tutti gli uomini sono uniti a formare una sola famiglia, il cui Padre è Dio. 
Appunto in virtù di questo sentimento, l'elemosina non è semplicemente un atto di umanità, ma s'innalza alla dignità d'un atto di religione, che sale direttamente a Dio e ne placa la giustizia.

Ricordiamo l'ultima raccomandazione che fece l'Arcangelo san Raffaele alla famiglia di Tobia, prima di risalire al cielo: "Buona cosa è la preghiera col digiuno, e l'elemosina val più dei monti di tesori d'oro, perché l'elemosina libera dalla morte, purifica dai peccati, fa trovare la misericordia e la vita eterna" (Tb 12,8-9). 
Non è meno precisa la dottrina dei Libri Sapienziali: "L'acqua spegne la fiamma, e l'elemosina resiste ai peccati" (Eccl 3,33). "Nascondi l'elemosina nel seno del povero, ed essa pregherà per te contro ogni male" (ivi 29,15). 
Che tali consolanti promesse siano sempre presenti alla mente del cristiano, e ancor più nel corso di questa santa Quarantena; e che il povero, il quale digiuna per tutto l'anno, s'accorga che questo è un tempo in cui anche il ricco s'impone delle privazioni. 
Di solito una vita frugale genera il superfluo, relativamente agli altri tempi dell'anno; che questo superfluo vada a sollievo dei Lazzari. 
Niente sarebbe più contrario allo spirito della Quaresima, che gareggiare in lusso e in spese di mensa con le stagioni in cui Dio ci permette di vivere nell'agiatezza che ci ha data. 
È bello che, in questi giorni di penitenza e di misericordia, la vita del povero si addolcisca, a misura che quella del ricco partecipa di più a quella frugalità ed astinenza, che sono la sorte ordinaria della maggior parte degli uomini. Allora, sia poveri che ricchi, si presenteranno con sentimento veramente fraterno a quel solenne banchetto della Pasqua che Cristo risorto ci offrirà fra quaranta giorni."

dom Prosper Guéranger


Fonte: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 496-505



"Parlare impropriamente è l'origine delle eresie. Per questo, con gli eretici non dobbiamo nemmeno avere il linguaggio in comune, per non favorire i loro errori."


- San Girolamo - 



Quando sarete tentati...gettatevi prontamente fra le braccia della Madre di Dio, reclamando la sua protezione. Allora sarete sicuri di riuscire vittoriosi sopra i vostri nemici e li vedrete ben presto coperti di confusione.

(Santo Curato d'Ars)


Quando il pastore si cambia in lupo, tocca soprattutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e non devono i sudditi giudicare nel campo della fede, i capi. 
Ma nel tesoro della Rivelazione vi sono dei punti essenziali, dei quali ogni cristiano, perciò stesso ch'è cristiano, deve avere la necessaria conoscenza e la dovuta custodia. 
Il principio non muta, sia che si tratti di verità da credere che di norme morali da seguire, sia di morale che di dogma. I tradimenti simili a quelli di Nestorio non sono frequenti nella Chiesa; tuttavia può darsi che alcuni pastori tacciano, per un motivo o per l'altro, in talune circostanze in cui la stessa religione verrebbe ad essere coinvolta. In tali congiunture, i veri fedeli sono quelli che attingono solo nel loro battesimo l'ispirazione della loro linea di condotta; non i pusillanimi che, sotto lo specioso pretesto della sottomissione ai poteri costituiti attendono, per aderire al nemico o per opporsi alle sue imprese, un programma che non è affatto necessario e che non si deve dare loro.

- dom Prosper Gueranger -


A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa. Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.

(Papa Francesco, Udienza del 20 novembre 2013)







Buona giornata a tutti :-)




lunedì 7 aprile 2014

Le dieci regole per la Pace (dai discorsi del venerabile Pio XII)


1. La Pace è sempre Dio. Dio è la Pace. 
2. Solo gli uomini che chinano la testa davanti a Dio, e davanti a Lui piegano le proprie ginocchia, sono capaci da dare al mondo una vera, giusta e permanente pace. 
3.Unitevi, gente onesta, per avere la vittoria della fratellanza in Cristo, e con essa il recupero del mondo.
4. Liberatevi dalle menzogne e dal rancore e fate che la verità e la carità regnino supreme.
5. Affermate la dignità e l’ordine della vera libertà nel vivere, e avrete la pace.
6. Date aiuto generosamente ai bisognosi: lo Stato allo Stato, la gente alla gente, al di sopra ed oltre tutti i confini nazionali. 
7. Assicurate il diritto alla vita e l’indipendenza a tutte le nazioni, grandi e piccole, potenti e deboli, e avrete la pace.
8. Lavorate insieme verso una profonda integrazione di quella giustizia suprema che riposa nel dominio “divino” ed è preservata da ogni capriccio umano.
9. La Chiesa stabilita da Dio come la roccia della vera fratellanza umana e della pace, non potrà mai andare d’accordo con coloro che adorano gli idoli della violenza brutale e della menzogna. 
10. Preparatevi a fare sacrifici per ottenere la pace. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra.
Papa Pio XII




Il riconoscimento dei propri peccati è autentico
soltanto quando l'uomo ne soffre.


- Anselm Grun -



Buona giornata a tutti :-)






venerdì 4 aprile 2014

San Luigi Orione e il matricida -

«La misericordia dì Dio è più grande del cielo, è più grande del mare; la misericordia di Dio è più grande dei nostri peccati. 
Tanti anni fa, predicavo le missioni a Castelnuovo Scrivia. Castelnuovo si può dire che è stato il mio campo di battaglia: spesso vi predìcai per feste, novene, quaresìmali e vi feci pa­recchie missioni, tanto che ero chiamato "il predicato­re". Allora ero più giovane e forte: facevo quattro prediche al giorno e alla sera confessavo per ore e ore. E la gente mi voleva bene, e anche adesso ci vo­gliamo bene; quelli di allora sono morti ma, forse per il ricordo del po' di bene che là si è fatto, ora ci ri­cordano ancora volentieri.
A Castelnuovo mi avvenne, dunque, questo fatto. Era arrivata l'ultima sera di predicazione, che finiva per la festa dell'Immacolata. 
Avevo parlato, quella sera, sulla confessione: la chiesa, che è più grande del duomo di Tortona, lunga uguale ma più larga, era piena: tutta una testa. Durante la predica, non so neppur io come, o senza che me ne fossi accorto, perché non avevo mai pensato ad una simile cosa, mi uscì una espressione alla quale non avevo prima ri­flettuto. 
Dissi: "Se anche qualcuno avesse messo il veleno nella scodella di sua madre e l'avesse così fatta morire, se è veramente pentito e se ne confessa, Dio, nella sua infinita misericordia, è disposto a per­donargli il suo peccato...".
Finita la predica, mi fermai a confessare fino a mezzanotte; poi andai in sacrestia e là c'era altra gen­te che voleva confessarsi; c'erano altri confessori, ma tutti volevano confessarsi da me, sapevano che avevo la manica larga..., e poi perché tanti amano confessar­si da un forestiero: dal parroco o dal curato, che li conoscono, non vanno a dire certi peccati... 
Al matti­no c'era già stata la comunione quasi generale, ma alla sera, dopo la benedizione col crocifisso, ritornan­do in sacrestia, il predicatore trovò che ancora c'era­no tanti uomini che, toccati dalla grazia di Dio, dal­l'ultima predica, si volevano confessare. Sicché finii di confessare molto tardi. Dovevo tornare a Tortona perché avevo da insegnare, da far scuola: in quel tempo facevo scuola d'italiano ai nostri ragazzi. Ben­ché stanco, mi avviai sulla strada che da Castelnuovo Scrivia viene a Tortona.
Il tempo era pessimo: si era d'inverno e c'era al­l'intorno tutto coperto di neve, la neve era alta, anzi nevicava. 
Io m'incamminai, a piedi, si capisce.... a quell'ora non c'era più il tram; ed io del resto facevo spesso quei nove-dieci chilometri a piedi. Avvolto nel mio mantello, uscii dal paese senza che si vedesse anima viva: erano tutti a letto, era notte alta, ero solo sulla strada. 
Ed ecco che, fuori dal paese, vedo muo­versi davanti a me un'ombra nera, che si avvicinava verso il mio sentiero, da in mezzo al bianco della neve. 
Era l'una dopo la mezzanotte. Era un uomo ammantellato, avvolto in un tabarro, con il cappello calcato sulla testa: camminava anche lui verso Tortona, ma in un modo che sembrava aspettasse qualcuno. Ogni tanto si voltava indietro e mi accorsi che l'aspettato ero io.
"Basta, chissà che cosa mi va a capitare, che cosa vorrà!?". Pensai che fosse un cascinaio che tornava a casa dalla chiesa. "Vorrà forse derubarmi...: che cosa mi può prendere?..." 
Soldi veramente non ne avevo, perché andavo alla leggera...; se facevo la strada a piedi, era perché non avevo cinque lire per una carrozzella, oppure volevo risparmiarle per comperare il pane ai miei ragazzi: certo ne avevo pochi...; avevo al più alcune lire: tutt'al più gli avrei dato quelle. Tuttavia un certo timore l'avevo... Vi ricordate don Abbondio, quando incontrò i bravi? Anch'io feci l'esame di coscienza per vedere se avessi peccato contro qualcuno: dei peccati ne trovai, ma non di quelli che chiamassero vendetta dagli uomini. Come fare? Case, allora, in quel tratto di strada, non ce n'erano; ora vi sono, ma furono fabbricate dopo.
In breve, perché camminavo svelto, raggiunsi l'uo­mo e, passandogli accanto, gli diedi la buona notte, pieno però di paura nel cuore, temendo che quel viandante fosse un poco di buono. 
Lo salutai per pri­mo: "Buona notte, brav'uomo!".
Qualche momento dopo, però, mi sentii chiamare; mi voltai e quello disse: "Reverendo, vorrei dirle una parola...". "Siete anche voi di viaggio? Andate a Tortona?...", dissi subito anch'io. "Veramente no ...". "Allora aspettate qualcuno forse? Avete forse bisogno di qualche cosa?". "Veramente sì ...". Aveva detto due volte "veramente". Veramente no, veramente sì. "Ci siamo", pensai. "Senta, mi disse finalmente, lei è don Orione? è lei il predicatore? quello che ha predicato in chiesa stasera?", "Sì, brav'uomo...". 
L'avevo chia­mato, capite, per la seconda volta, brav'uomo.
Egli continuò: "Io ho sentito la sua ultima predica: lei questa sera ha detto una parola...". "Che parola?". "Lei stasera ha parlato della confessione, della mise­ricordia di Dio...". "Sì...". "Ecco, vorrei sapere se quello che ha detto questa sera è proprio vero". "Ma sicuro! Credo di non aver detto nulla che non si trovi nel Vangelo. Io ho detto che il sacramento della con­fessione è stato istituito da Gesù Cristo; che dopo la sua resurrezione ha soffiato sugli apostoli dicendo: Ricevete lo Spirito Santo: a coloro ai quali rimettere­te i peccati, saranno rimessi...".
Io pensavo che egli volesse sapere se fosse vero che la confessione è stata istituita da Nostro Signore. "No, questo; non è questo che voglio sapere...". "Che cosa allora?". 
"Io ero alla predica... Ma lei crede pro­prio a quello che predica, che ha detto?". "Quello che predico, risposi, lo credo e, se non lo credessi, non lo predicherei". "Vorrei sapere, insistette l'altro, se è proprio vero che, se anche uno avesse messo il veleno nella scodella di sua madre, potrebbe essere ancora perdonato del suo grande peccato...". 
Però non mi ricordavo proprio di aver detto quelle parole; tut­tavia gli dissi: "Ma sì che è vero! Basta che sia vera­mente pentito, domandi perdono al Signore e si con­fessi; qualunque peccato, per quanto grosso sia, sarà perdonato; se è pentito, ci sarebbe per lui misericor­dia e perdono...". "Allora, disse, io sono proprio quel­lo che ha messo il veleno nella scodella di mia ma­dre: vi era discordia fra mia moglie e mia madre, ed io ho ucciso mia madre... Posso ottenere perdono? ...". E si mise a piangere.
Mi raccontò la sua storia, e poi mi si gettò ai pie­di: "Padre, mi confessi, mi confessi: io sono proprio quello della scodella...". Poi soggiunse: "Da quel momento non ho avuto più pace. Sono tanti anni...". 
Pensate che quell'uomo aveva potuto portare sem­pre con sé il suo terribile segreto; la giustizia umana nulla sapeva; nessuno aveva mai dubitato di nulla su di lui, ma il rimorso c'era... Era già di età. Quanto dico me lo disse fuori di confessione: nessuno potrà mai individuare quella persona, che credo sarà morta. 
"Ebbene, gli dissi subito, confortandolo, per l'autorità ricevuta da Dio, io vi posso rimettere questo peccato. È tanto tempo che non vi confessate?". "Da allora non mi sono più confessato". "Venite qua".
Mi avvicinai ad un paracarro, levai il cappello di neve che c'era sopra: anche per terra spazzai un po' di neve e dissi sedendomi sul paracarro: "Venite qua, confessate tutte le vostre colpe dall'età della ragione fino ad ora, confessate anche quel peccato di aver messo il veleno nella scodella di vostra madre".
Si inginocchiò e poi si confessò piangendo e gli diedi l'assoluzione; poi si alzò e mi abbracciava e stringeva, sempre piangendo, e non sapeva staccarsi da me, tanta era la consolazione da cui era inondato... Anch'io piansi e lo baciai in fronte e le mie lacrime si confondevano con le sue... Volle accompagnarmi fino quasi a Tortona e, solo per le mie insistenze, tornò finalmente indietro, ed io continuai la mia stra­da con una grande consolazione, con una gioia nel cuore che mai uguale provai nella mia vita. Io non so di dove fosse, se del paese o delle cascine; veniva alla predica molta gente anche dalle cascine.
Di lui non seppi più nulla. Arrivai a Tortona tutto bagnato; quella notte mi levai le scarpe e mi gettai sul letto, e sognai... Che cosa sognai?... Sognai il cuore di Gesù Cristo; sentii il cuore di Dio, quanto è grande la misericordia di Dio...»

- San Luigi Orione -



Il bene comune lo costruisce ciascuno di noi giorno per giorno, il famoso bene comune rimane un appello astratto se non viene compreso nella sua genesi personale.
Questo nesso tra particolare ed il tutto è qualcosa che abbiamo dentro al sangue: tenere sempre conto di tutto dentro il particolare.





Donaci, Gesù, la forza di mettere da parte l'orgoglio e ristabilire prontamente la comunione ogni volta che qualche incomprensione, parola, ferita, insinua la tagliente e dolorosa lama della divisione nella nostra anima. 
Aiutaci, Gesù, a perdonare subito il torto che crediamo di aver ricevuto e a farci perdonare quello che certamente abbiamo fatto, per non permettere al rancore di avvelenare il nostro cuore. 
Rendici, Gesù, strumenti di comunione là dove siamo stati tentati dalla divisione. 
Consentici, Gesù, di essere piccoli strumenti della Tua misericordia.
Insegnaci, Gesù, ad essere perfetti nella comunione in Tuo nome.
Amen.





Buona giornata a tutti.:-)