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domenica 10 marzo 2024

Camminare, edificare, confessare - papa Francesco

 Prefazio della Croce: « Veramente è cosa degna e giusta, dovuta e salutare, che noi ti rendiamo grazie in ogni tempo e in ogni luogo, o Signore, Padre onnipotente, eterno Iddio, il quale ponesti la salute del genere umano nel legno della croce. Sicché, donde proveniva la morte, indi risorgesse la vita; e colui (satana) che da un albero vinceva, da un albero altresì fosse vinto ».


"In queste tre Letture vedo che c’è qualcosa di comune: è il movimento.
Nella Prima Lettura il movimento nel cammino; nella Seconda Lettura, il movimento nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento nella confessione.

Camminare, edificare, confessare.

Camminare. «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.

Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.

Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale.


Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo.
Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce.

Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia".

Papa Francesco
(Omelia durante la Santa Messa con i cardinali)

Cappella Sistina - 
Giovedì, 14 marzo 2013



"La croce è il legno che santificò il mondo, che mise in fuga le tenebre; è il legno che raduna tutte le genti dell'oriente e dell'occidente, del mezzogiorno e del settentrione in una sola chiesa, in una sola fede, in un solo battesimo; è il legno nel quale è riposta la risurrezione dei morti, il bastone dei deboli, la consolazione degli afflitti".

(Sant' Efrem)

























Riflessione di Giovanni Paolo II sulla Settimana Santa


Quanto pesava la Tua Croce, o Gesù? Eppure non te ne lamentavi ma sopportavi, e noi che per delle piccoli Croci quotidiane ci Lamentiamo sempre. A volte temiamo di essere schiacciati dal peso del Legno mentre ancora non abbiamo capito che tu non ci darai un peso maggiore in grado da non sopportarlo. Perché il Peso maggiore l’hai voluto tutto per te.

O Cristo ti accompagneremo in tutta la settimana Santa, ti accompagneremo aiutando coloro che sono Crocifissi sul Legno della sofferenza fisica e spirituale, coloro che vivono tutto l’anno la settimana Santa e che con gioia portano la tua Croce. 
O Gesù non possiamo essere indifferenti davanti alla via crucis di un nostro fratello, facci Cirenei della Buona Volontà perché non vogliamo essere come il tuo cireneo che fu costretto a portare la tua Croce.
La costrizione non fa parte dell’amore e dove non c’è amore allora tutto diventa insofferente e pesante. – O Gesù mio, dov’era Tuo Padre, dov’erano gli Angeli del Paradiso, mentre soffrivi e portavi la Croce per noi peccatori, Tuoi figli ingrati?
Dov’ero io, che Ti avrei aiutato a portare il peso dei nostri peccati.
Non ti voglio abbandonare e non voglio addormentarmi come i tuoi Apostoli ma ti prego aiutami ad aiutarti perchè anch’io come loro sono debole nella fede, destami dal sonno del Cristiano fai da te e affianco a te camminerò tutta la settimana sino a farti riposare nel sepolcro e li aspetterò con le pie donne la tua Resurrezione che sarà un giorno anche la mia Resurrezione. Amen.


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 18 febbraio 2023

Eucaristia e sacramento della Riconciliazione – Papa Benedetto XVI

 Loro nesso intrinseco

Giustamente, i Padri sinodali hanno affermato che l'amore all'Eucaristia porta ad apprezzare sempre più anche il sacramento della Riconciliazione.
A causa del legame tra questi sacramenti, un'autentica catechesi riguardo al senso dell'Eucaristia non può essere disgiunta dalla proposta di un cammino penitenziale (cfr 1 Cor 11,27-29).

Certo, constatiamo come nel nostro tempo i fedeli si trovino immersi in una cultura che tende a cancellare il senso del peccato, favorendo un atteggiamento superficiale, che porta a dimenticare la necessità di essere in grazia di Dio per accostarsi degnamente alla comunione sacramentale .

In realtà, perdere la coscienza del peccato comporta sempre anche una certa superficialità nell'intendere l'amore stesso di Dio. Giova molto ai fedeli richiamare quegli elementi che, all'interno del rito della santa Messa, esplicitano la coscienza del proprio peccato e, contemporaneamente, della misericordia di Dio.

Inoltre, la relazione tra Eucaristia e Riconciliazione ci ricorda che il peccato non è mai una realtà esclusivamente individuale; esso comporta sempre anche una ferita all'interno della comunione ecclesiale, nella quale siamo inseriti grazie al Battesimo. Per questo la Riconciliazione, come dicevano i Padri della Chiesa, è laboriosus quidam baptismus, sottolineando in tal modo che l'esito del cammino di conversione è anche il ristabilimento della piena comunione ecclesiale, che si esprime nel riaccostarsi all'Eucaristia.

Alcune attenzioni pastorali

Il Sinodo ha ricordato che è compito pastorale del Vescovo promuovere nella propria Diocesi un deciso recupero della pedagogia della conversione che nasce dalla Eucaristia e favorire tra i fedeli la confessione frequente. Tutti i sacerdoti si dedichino con generosità, impegno e competenza all' amministrazione del sacramento della Riconciliazione.

 A questo proposito si deve fare attenzione a che i confessionali nelle nostre chiese siano ben visibili ed espressivi del significato di questo Sacramento. Chiedo ai Pastori di vigilare attentamente sulla celebrazione del sacramento della Riconciliazione, limitando la prassi dell'assoluzione generale esclusivamente ai casi previsti, essendo solo quella personale la forma ordinaria. Di fronte alla necessità di riscoprire il perdono sacramentale, in tutte le Diocesi vi sia sempre il Penitenziere.

Infine, alla nuova presa di coscienza della relazione tra Eucaristia e Riconciliazione può essere di valido aiuto una equilibrata ed approfondita prassi dell'indulgenza, lucrata per sé o per i defunti. Con essa si ottiene « la remissione davanti a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa ».

L'uso delle indulgenze ci aiuta a comprendere che con le nostre sole forze non saremmo capaci di riparare al male compiuto e che i peccati di ciascuno recano danno a tutta la comunità; inoltre, la pratica dell'indulgenza, implicando oltre alla dottrina degli infiniti meriti di Cristo anche quella della comunione dei santi, ci dice « quanto intimamente siamo uniti in Cristo gli uni con gli altri e quanto la vita soprannaturale di ciascuno possa giovare agli altri ».Poiché la sua stessa forma prevede, tra le condizioni, l'accostarsi alla confessione e alla comunione sacramentale, la sua pratica può sostenere efficacemente i fedeli nel cammino di conversione e nella scoperta della centralità dell'Eucaristia nella vita cristiana.

BENEDICTUS PP. XVI

Dato a Roma, presso San Pietro, il 22 febbraio 2007, festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, secondo del mio Pontificato.


Papa Benedetto XVI a Santiago di Campostela, 6-7 novembre 2010.

"Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo affamato di verità e di libertà".

 (Papa Bendetto  XVI)

martedì 10 novembre 2020

Arriva Dio!

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. 

Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio. «Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. È tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». 

Spalancò porte e finestre. «Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. 

In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti. «Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito. 

Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». 

«Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. È con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporanea di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».

dal web


Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento.

E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...»
«No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.»
«Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto


Buona giornata a tutti. :-)







domenica 1 marzo 2020

L'elemosina - dom Prosper Guéranger



"L'elemosina contiene tutte le opere di misericordia verso il prossimo; e i santi Dottori della Chiesa l'hanno all'unanimità raccomandata, come il complemento necessario del Digiuno e della Preghiera durante la Quaresima. È una legge stabilita da Dio, alla quale egli stesso ha voluto assoggettarsi, che la carità esercitata verso i nostri fratelli, con l'intenzione di piacere a lui, ottiene sul suo cuore paterno lo stesso effetto che se fosse esercitata direttamente su di Lui; tale è la forza e la santità del legame col quale ha voluto unire gli uomini fra di loro. 
E, come egli non accetta l'amore di un cuore chiuso alla misericordia, così riconosce per vera, e come diretta a sé, la carità del cristiano che, sollevando il proprio fratello, onora quel vincolo sublime, per mezzo del quale tutti gli uomini sono uniti a formare una sola famiglia, il cui Padre è Dio. 
Appunto in virtù di questo sentimento, l'elemosina non è semplicemente un atto di umanità, ma s'innalza alla dignità d'un atto di religione, che sale direttamente a Dio e ne placa la giustizia.

Ricordiamo l'ultima raccomandazione che fece l'Arcangelo san Raffaele alla famiglia di Tobia, prima di risalire al cielo: "Buona cosa è la preghiera col digiuno, e l'elemosina val più dei monti di tesori d'oro, perché l'elemosina libera dalla morte, purifica dai peccati, fa trovare la misericordia e la vita eterna" (Tb 12,8-9). 
Non è meno precisa la dottrina dei Libri Sapienziali: 
"L'acqua spegne la fiamma, e l'elemosina resiste ai peccati" (Eccl 3,33). 
"Nascondi l'elemosina nel seno del povero, ed essa pregherà per te contro ogni male" (ivi 29,15). 
Che tali consolanti promesse siano sempre presenti alla mente del cristiano, e ancor più nel corso di questa santa Quarantena; e che il povero, il quale digiuna per tutto l'anno, s'accorga che questo è un tempo in cui anche il ricco s'impone delle privazioni. 
Di solito una vita frugale genera il superfluo, relativamente agli altri tempi dell'anno; che questo superfluo vada a sollievo dei Lazzari. 
Niente sarebbe più contrario allo spirito della Quaresima, che gareggiare in lusso e in spese di mensa con le stagioni in cui Dio ci permette di vivere nell'agiatezza che ci ha data. 
È bello che, in questi giorni di penitenza e di misericordia, la vita del povero si addolcisca, a misura che quella del ricco partecipa di più a quella frugalità ed astinenza, che sono la sorte ordinaria della maggior parte degli uomini. Allora, sia poveri che ricchi, si presenteranno con sentimento veramente fraterno a quel solenne banchetto della Pasqua che Cristo risorto ci offrirà fra quaranta giorni."

- dom Prosper Guéranger -
Fonte: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 496-505




"Parlare impropriamente è l'origine delle eresie. Per questo, con gli eretici non dobbiamo nemmeno avere il linguaggio in comune, per non favorire i loro errori."

- San Girolamo - 


Quando il pastore si cambia in lupo, tocca soprattutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e non devono i sudditi giudicare nel campo della fede, i capi. 
Ma nel tesoro della Rivelazione vi sono dei punti essenziali, dei quali ogni cristiano, perciò stesso ch'è cristiano, deve avere la necessaria conoscenza e la dovuta custodia. 
Il principio non muta, sia che si tratti di verità da credere che di norme morali da seguire, sia di morale che di dogma. I tradimenti simili a quelli di Nestorio non sono frequenti nella Chiesa; tuttavia può darsi che alcuni pastori tacciano, per un motivo o per l'altro, in talune circostanze in cui la stessa religione verrebbe ad essere coinvolta. In tali congiunture, i veri fedeli sono quelli che attingono solo nel loro battesimo l'ispirazione della loro linea di condotta; non i pusillanimi che, sotto lo specioso pretesto della sottomissione ai poteri costituiti attendono, per aderire al nemico o per opporsi alle sue imprese, un programma che non è affatto necessario e che non si deve dare loro.

- dom Prosper Gueranger -




A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. 
Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa. 
Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.

- Papa Francesco -

Udienza del 20 novembre 2013




mercoledì 16 gennaio 2019

La porta piccola è sempre aperta


Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.
Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Barbe lunghe, occhi cisposi, mani tremanti, stracci, sporcizia. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e di coraggio per vivere; ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno.
Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri naufraghi della città come se avesse una sua personale zattera di salvezza. Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca.
Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.
Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto? Sei piccole parole soltanto: "La porta piccola è sempre aperta". Tutto qui.
Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre. Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo, quando si sveglio, accanto al letto, c'era suo padre. In silenzio, si abbracciarono.

Il biglietto misterioso spiega che c'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare tutto daccapo.





Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l'umiltà di Dio. Nella storia del Popolo di Dio ci sono momenti belli che danno gioia e anche momenti brutti di dolore, di martirio, di peccato, e sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo!

- Papa Francesco -
Omelia 24 settembre 2013, Casa Santa Marta


Preghiera di Papa Paolo IV

Siamo qui, Signore Gesù.
Siamo venuti come i colpevoli
ritornano al luogo del loro delitto.
Siamo venuti come colui che Ti ha seguito,
ma Ti ha anche tradito,
tante volte fedeli e tante volte infedeli.
Siamo venuti per riconoscere
il misterioso rapporto fra i nostri peccati e la tua passione:
l’opera nostra e l’opera Tua.
Siamo venuti per batterci il petto,
per domandarti perdono,
per implorare la Tua misericordia.
Siamo venuti perché sappiamo che Tu puoi,
che Tu vuoi perdonarci,
perché Tu hai espiato per noi.
Tu sei la nostra redenzione e la nostra speranza.




 Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 26 dicembre 2018

La confessione è una concessione di misericordia - Dolindo Ruotolo

"Dicendo: <<A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi li riterrete saranno ritenuti>>, Gesù Cristo diede agli Apostoli e ai loro successori la potestà giudiziale di rimettere i peccati nel Sacramento della Penitenza, com'è chiarissimo dal testo e come dichiarò esplicitamente anche il Concilio di Trento. 
Tutti i peccati, anche i più gravi, possono essere rimessi, ma devono essere sottoposti al giudizio del sacerdote con la Confessione, perché il rimetterli o il ritenerli non è un atto di capriccio ma è una sentenza ragionevole che dipende da un giusto giudizio; tale giudizio non può essere fatto se il peccatore non confessa i suoi peccati e se, confessandoli, non mostra le disposizioni interiori che lo animano.
La Confessione dei peccati non è una imposizione umiliante e penosa, benché sulle prime sembri che sia così e benché a volte abbia quasi questo sapore: è una concessione di misericordia, fonte di pace e di gioia grande per il povero peccatore. 
Sottoporre i propri peccati a chi rappresenta Dio significa mutare l'immondizia in concime, il concime in pianta, in fiore, in frutto di Vita eterna. Confessarsi significa espandere l'anima propria, piangendo, nelle braccia amorose di Dio e assicurarsi del suo perdono, che è dolcissima gioia, pienezza di vita che fa sentire leggeri, leggeri, liberi dalle catene, tesi al volo verso le ricchezze eterne.
[...]Solo Dio poteva erigere un tribunale di amorosa misericordia che rinnova il cuore, dona la pace, eleva in alto il peccatore e lo muta in un giusto e persino in un Santo ".

Meditazione dagli Scritti del Servo di Dio Dolindo Ruotolo, Sacerdote
Da "I Quattro Vangeli"



Signore nostro Dio, liberaci dall’ostinazione del cuore
Signore nostro Dio, liberaci dal rifiuto di conoscerti.
Signore nostro Dio, liberaci dalla tentazione di farci padroni
della nostra vita e della vita di chi ci viene affidato.
Signore nostro Dio, donaci un cuore
che si lasci plasmare dal tuo amore,
donaci un cuore tenace e forte
che sappia opporsi con decisione al male,
Signore nostro Dio, donaci un cuore capace di conversione.
Benedici noi tutti attraverso la tua Parola di vita.
Tutto si compia, o Padre, a lode della tua gloria,
per la santificazione nostra e della tua santa Chiesa.
Lo chiediamo a te, che con il Figlio e lo Spirito Santo
vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen.




Guardo la folla dei fratelli e chiedo
un posto in mezzo a tutti,
dove non c'è poltrona da pagare
né segno alcuno di separazione,
dove né onore c'è né disonore:
un posto in mezzo a tutti.
Dove non sono maschere né veli
e ognuno vede il volto del fratello
nella sua verità; non il "mio" non esiste
né regna l'egoismo;
dove altissimo il dono del Signore
ricolmerà ogni cuore.
Guardo la folla dei fratelli e chiedo

un posto in mezzo a tutti.

- Rabindranath Tagore -





Buona giornata a tutti. :)

mercoledì 25 aprile 2018

Confessione e Comunione - Cardinale Gianfranco Ravasi

Uno dei mezzi più potenti per difenderci dal maligno è ricevere spesso i sacramenti della confessione e della comunione.
Molte volte il diavolo ci fa sentire "ipocriti", dopo aver peccato, e insinua in noi l’idea di non andare in chiesa per non avvertire il disagio di confessarci, e ci suggerisce di tacere alcuni peccati per "vergogna", facendo così una confessione cattiva.
Ma se ricorriamo alla confessione con umiltà e pentimento, il diavolo si allontanerà da noi.
Niente è meglio dell’umiltà per allontanare un superbo.
Così sentiremo la gioia di essere perdonati perché per Dio non vi sono peccati troppo grandi o numerosi che Egli non possa perdonare.
Il suo amore e la sua misericordia sono più grandi dei nostri peccati e non dobbiamo mai diffidare del suo perdono. 
"La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per ammettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abbastanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c'è in essa, abbastanza speranze per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mortificazioni.
Se non avete che luce, vi limitate all'evidenza; se non avete che oscurità, siete immersi nell'ignoto. Solo la fede fa avanzare". 
In un articolo che sto leggendo m'imbatto in questa riflessione del teologo e autore spirituale francese Louis Evely.
Alcuni sono convinti che la fede sia solo luce, certezza, evidenza e ignorano che Abramo sale verso la vetta del Moria armato, sì di fede, ma anche di paura e col cuore segnato dall'oscurità.
Così sarà per Giobbe, il credente che lotta con Dio. Se fosse solo evidenza, allora la fede sarebbe solo una variante della matematica o della geometria.
Se fosse solo tenebra, allora sarebbe l'anticamera della disperazione.
Credere è, invece, "avanzare" come dice Evely, è rischiare.
E' per questo suo "intreccio di luce e di tenebra" che la fede non ammette il fanatismo, che è una sua orribile scimmiottatura, ma non cade neppure nel dubbio sistematico, riducendosi a mera e sconsolata domanda.
Quando, perciò, il cielo s'oscura, non temiamo di aver perso necessariamente la fede; quando la luce è sempre e solo evidente, interroghiamoci sul Dio che stiamo seguendo, per non cadere nell'illusione.
Vorrei concludere ancora con Evely che così definisce la sua fede:
"Grazie a quello che di Te conosco, credo in Te per ciò che non conosco ancora, e, in virtù di quello che ho già capito, ho fiducia in Te per ciò che non capisco ancora".


- Cardinale Gianfranco Ravasi - 
Mattutino di Avvenire del 23 ottobre 2011



Evitare i giudizi affrettati

Aveva ragione Metastasio quando, con versi più lievi, ripeteva:

 «Se a ciascun l'interno affanno /
 si leggesse in fronte scritto, /
 quanti mai, che invidia fanno, /
 ci farebbero pietà».

 Per questo è necessario evitare i giudizi affrettati, fondati sulle apparenze.
È una verità che vale in tutti i sensi, come ammoniva Machiavelli nel Principe:

 «Ognun vede quel che tu pari, 
pochi sentono quel che tu sei».

- Cardinale Gianfranco Ravasi -



Pensiero del giorno: 
E' la capacità di osservare senza giudicare



 Buona giornata a tutti. :-)