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martedì 20 febbraio 2018

Quaranta giorni - Roberto Laurita

"Mi segua"
Il Signore Dio ha consegnato il proprio Figlio alla morte di croce, a motivo del suo ardente amore per la creazione... Non che non avesse potuto riscattarci in un modo diverso, ma ha voluto manifestare così il suo amore traboccante, come un insegnamento per noi. Mediante la morte del suo Figlio unigenito, ci ha avvicinati a sé. Sì, se avesse posseduto qualcosa di più prezioso, ce l'avrebbe dato, affinché gli appartenessimo pienamente.
A motivo del suo grande amore per noi, non ha voluto far violenza alla nostra libertà, benché fosse in grado di farlo; invece ha preferito che noi ci avvicinassimo a lui per amore di quello che potevamo capire.
A motivo del suo amore per noi e per ubbidienza a suo Padre, Cristo ha accettato gioiosamente gli insulti e la desolazione... Allo stesso modo, quando i santi diventano perfetti, giungono a questa stessa perfezione e così, riversando abbondantemente l'amore e la compassione su tutti gli uomini, assomigliano a Dio.

- Isacco di Siria - 



Il «ritornare a Dio con tutto il cuore» nel nostro cammino quaresimale passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé.

- papa Benedetto XVI - 
Omelia 13 febbraio 2013



Quaranta giorni

Quaranta giorni davanti a noi, Gesù:
ecco un dono prezioso
per la nostra vita di fede,
un'occasione per sperimentare
una nuova primavera dello Spirito.
Quaranta giorni per ritrovare
un rapporto autentico con te:
per togliere le maschere
che abbiamo posto sul nostro volto,
per ascoltare la tua parola
e fermarci ai tuoi piedi
lasciando che essa raggiunga
il profondo dell'anima.
Quaranta giorni per abbattere
ogni muro che ci separa
dai nostri fratelli
e spezzare via sospetti e dubbi
che ci bloccano quando tentiamo
un gesto di amore e di solidarietà,
una parola di consolazione e di tenerezza.
Quaranta giorni per riscoprire
un equilibrio nuovo nella vita
e sbarazzarci di tanta zavorra
che ingombra e impedisce di camminare,
per avvertire la fame di un cibo
capace di cambiare l'anima
e dissetarsi alla sorgente della vita.
Quaranta giorni per condividere
una preghiera costante,
una fraternità rinnovata,
una Parola viva ed efficace.
Quaranta giorni per cambiare
e celebrare la tua Pasqua!

Roberto Laurita -
Servizio della parola, n. 445, febbraio 2013


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 19 febbraio 2018

Preghiera per la Quaresima del Card. Carlo Maria Martini e riflessioni di Sant'Agostino


Il digiuno quaresimale può ridursi a gesto simbolico, che preveda solo un’astensione totale o parziale da cibi e bevande? 
Certo in una società opulenta il digiuno risulta anche una piacevole alternativa ad una tavola sempre imbandita. 
La privazione invece deve aprirsi alla generosità: "digiunare" per se stessi, da ogni comportamento egoistico ed autosufficiente, che tende ad assolutizzare ogni bene materiale; "digiunare per gli altri", coltivando la carità fraterna, la solidarietà verso il prossimo, l’aiuto verso i bisognosi. 
Nel volto del fratello si rivela il volto di Cristo povero e bisognoso, "affinché Colui che vede dentro ti dica: Ecco sono qui!". Ciò sia fatto nel segno della gioia e del buon animo, deponendo tristezza, brontolii e fastidi, atteggiamenti che possono inficiare anche la bontà dell’azione che si sta realizzando.

www.augustinus.it




Dalle "Esposizioni sui Salmi" di Sant'Agostino Vescovo (En. in ps. 42, 7-8)

Le ali della tua preghiera
In un salmo è detto: Io dissi: Signore, abbi pietà di me, risana l'anima mia, perché ho peccato contro di te (Ps 4, 5). 
Questa supplica, fratelli, è sicura; ma vigilate nelle opere buone. 
Toccate il salterio obbedendo ai comandamenti, toccate la cetra, sopportando le passioni. Spezza il tuo pane per chi ha fame (Is 58, 7), ha detto Isaia; non credere che sia sufficiente il digiuno. 
Il digiuno ti mortifica, non soccorre gli altri. 
Saranno fruttuose le tue privazioni se donerai ad altri con larghezza. Ecco, hai defraudato la tua anima; a chi darai ciò che ti sei tolto? dove porrai ciò che hai negato a te stesso? 
Quanti poveri potrebbe saziare il pranzo che noi oggi abbiamo interrotto! 
Il tuo digiuno deve essere questo: mentre un altro prende cibo, godi di nutrirti della preghiera per la quale sarai esaudito. 
Continua infatti Isaia: Mentre ancora tu parli, io ti dirò: ecco son qui; se spezzerai di buon animo il pane a chi ha fame (Is 58, 9-10); perché di solito ciò vien fatto con tristezza e brontolando, per evitare il fastidio di colui che chiede, non per ristorare le viscere di chi ha bisogno. Ma Dio ama chi dona con letizia (2 Cor 9, 7). 
Se avrai dato il pane con tristezza, hai perduto il pane e il merito. Fa' dunque questo di buon animo, affinché colui che vede dentro mentre ancora stai parlando ti dica: Ecco son qui. 
Con quanta celerità sono accolte le preghiere di coloro che operano il bene! Questa è la giustizia dell’uomo in questa vita, il digiuno, l’elemosina, la preghiera. Vuoi che la tua preghiera voli fino a Dio? 
Donale due ali: il digiuno e l'elemosina. 
Così ci trovi, così tranquilli ci scopra la luce di Dio e la verità di Dio, quando verrà a liberarci dalla morte Colui che già è venuto a subire la morte per noi. Amen.

In breve...
Quando un cristiano accoglie un cristiano, le membra servono alle membra e il Capo, Cristo, ne gioisce e conta come dato a sé ciò che si dona a un membro suo. Quaggiù sia nutrito Cristo affamato, assetato riceva la bevanda, nudo sia vestito, forestiero sia accolto, infermo sia visitato. 
Questo è necessario durante il viaggio. Così si deve vivere in questo esilio, dove Cristo è bisognoso. È bisognoso nei suoi, ricco di ogni cosa in se stesso. (Serm. 263, 3)



Preghiera per la Quaresima

Adorando insieme la croce, segno della nostra salvezza,
chiediamo umilmente perdono per noi,
per le colpe di cui noi ci siamo macchiati;
chiediamo perdono anche a nome di tutti coloro che non sono qui
e non sanno chiedere perdono al Signore per le loro colpe.
Essi non sanno di quanta gioia e di quanta pace
il loro cuore sarebbe pieno se sapessero farlo.
Chiediamo perdono a nome di tutta l'umanità,
del tanto male commesso dall'uomo contro l'uomo,
del tanto male commesso dall'uomo
contro il Figlio di Dio, contro il salvatore Gesù,
contro il profeta che portava parole di amore.
E mettiamo la nostra vita nelle mani del crocifisso
perché egli, redentore buono, redima e salvi il nostro mondo,
redima e salvi la nostra vita col conforto del suo perdono.


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 18 febbraio 2018

Cara Quaresima - Diego Passoni

Cara Quaresima,
bentornata tra noi! So che non sei abituata ad essere notata, ma quest'anno prometto di considerarti per quel che meriti, un'occasione per alzare l'asticella.
Da oggi cominciano i quaranta giorni (che ricordano gli anni di esodo degli ebrei, nel deserto, e i giorni di digiuno e tentazione di Gesù, prima che iniziasse a predicare) che precedono la Pasqua. 
La festa più importante dei cristiani. No? Beh, così dovrebbe essere!
Da oggi iniziano giorni in cui poter, se non seguire i precetti del digiuno ecclesiastico e dell'astinenza dalla carne il venerdì, quantomeno rimettere in discussione le nostre priorità. 
Provare a riempirci un po' meno di cibo - e di cose materiali in genere - ad ascoltare ciò che abbiamo dentro. E magari scoprire che molte frustrazioni, tristezze e malesseri, ci vengono solo come conseguenza del nostro vivere in modo vorace, e che non abbiamo un tempo infinito per accumulare piacere sulla terra, e che presto o tardi si tornerà ad esser cenere (che dà il nome a questo speciale mercoledì) per cui vale la pena di pensare a chi aspetta le nostre scuse, un nostro sorriso, o un'attenzione che non abbiamo mai concesso.
E imparare - come recita un antico libro, il Qoelet - che c'è un tempo giusto per ogni cosa, e vivere bene il tempo del digiuno, porta a godere il tempo della festa. E se viviamo bene il tempo presente, arriveremo pronti al nostro tempo per morire. Altrimenti tutta la nostra vita è inutile.
E Il tempo del ravvedimento, che c'è nell'ebraismo, nell'islam, e in tutte le pratiche religiose, è l'unico modo per cambiare in meglio, per far morire in noi le cose brutte e farne nascere di belle; per diventare uomini e donne nuovi. Che poi, per chi ci crede, si esprime con il termine risorgere.
Bentornata attesa!

Diego Passoni -



Ceneri

Ceneri, segno per coloro che rifiutano una esistenza dispersa in corse e accaparramenti...
Ceneri, fardello della quotidiana fatica che nasconde le braci ancora calde della tenerezza...
Ceneri, polvere che si accumula su coloro che si mettono sulla strada del servizio...
Ceneri, colore del nascondimento, di coloro che entrano nel "segreto" della loro vita...
Ceneri, dono della libertà di chi ha lasciato e bruciato tutto quanto è inutile alla verità...
Ceneri, gioia di coloro che intraprendono la via del ritorno al Padre...


- don Luciano Cantini - 


Verso la Quaresima. Il vero digiuno

La Chiesa ci esorta all’inizio della Quaresima con le parole del profeta Isaia dicendoci che il vero digiuno, la genuina esperienza penitenziale consistono «nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua casa» (Is 58, 7).

Situazioni come quelle qui descritte non sono soltanto nel tempo di Isaia.
Non poche le vediamo anche tra noi. Altre esistono in maniera ben più grave e generalizzata nel Terzo Mondo.

Nell’Enciclica Dives in Misericordia, il Beato Giovanni Paolo II parla di «gigantesco rimorso costituito dal fatto che accanto agli uomini nelle società agiate e sazie… non mancano nella stessa famiglia umana degli individui, dei gruppi sociali che soffrono la fame… E il loro numero raggiunge decine e centinaia di milioni». Ma accanto a questo bisogno, pur così macroscopico e colossale, quanti altri bisogni, vicini e lontani, bussano alle nostre porte.

Non si tratta di esaurire soltanto la nostra attività in alcuni gesti concreti, si tratta anche qui di scavare nel profondo, di trovare quel luogo segreto nel quale le radici del nostro fare operoso, del dono di noi stessi e della nostra vita, dei nostri gesti di carità vengono irrorate dall’acqua della fede e dalla potenza della Parola di Dio.

All’uomo che rischia di dividersi in se stesso, di frazionarsi e di rompersi, dobbiamo offrire l’immagine di un uomo e di una comunità che vivano l’espressione orante della fede e il gesto generoso della carità come espressioni di un’unica realtà profonda: quella dell’uomo redento da Gesù Cristo, passato alla vita attraverso la morte per amore.


- Cardinale Carlo Maria Martini -

Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 2 marzo 2017

Il digiuno che piace al Signore

Digiuna dal giudicare gli altri:
scopri Cristo che vive in loro.
Digiuna dal dire parole che feriscono:
riempiti di frasi che risanano.
Digiuna dall'essere scontento:
riempiti di gratitudine.
Digiuna dalle arrabbiature:
riempiti di pazienza.
Digiuna dal pessimismo:
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
Digiuna dal lamentarti:
riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
Digiuna dall'amarezza:
riempiti di perdono.
Digiuna dal dare importanza a te stesso:
riempiti di compassione per gli altri.
Digiuna dall'ansia per le tue cose:
compromettiti nella diffusione del Regno.
Digiuna dallo scoraggiamento:
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù:
riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina.
Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto,
dove Egli ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti,
per l'intercessione di Maria SS.,
Madre di Gesù e Madre mia,
aiutaci a digiunare così come tu vuoi.



"Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. 
E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» ( Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell'amicizia con il Signore. 
Gesù è l 'amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono" 

- Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2017 - 



Carità, Preghiera e Digiuno

Signore Gesù, 
è cominciata la Quaresima 
che ci condurrà a celebrare 
la tua Pasqua di morte e di risurrezione.
Di anno in anno 
tu ci offri questo appuntamento di grazia
perché la nostra fede 
conosca una nuova primavera,
noi veniamo rinnovati nel profondo dell’esistenza
e ritroviamo un’armonia perduta.
Così tu ci indichi subito con quali mezzi 
possiamo guarire il nostro cuore
e instaurare una relazione autentica
con noi stessi, con gli altri
e con il Padre tuo.
Attraverso la carità tu apri la nostra vita
alla compassione e alla solidarietà,
e la liberi da un inguaribile egoismo
che la soffoca e la rende sterile.
Con la preghiera tu ci inviti
a ristabilire il rapporto con Dio,
appannato dalla nostra negligenza,
offuscato da numerose infedeltà.
Con il digiuno tu ci chiedi
di guarire lo spirito 
partendo dal nostro corpo,
di avvertire fame di tutto ciò 
che conta veramente.
E perché ogni strumento si riveli efficace
tu ci domandi di agire 
senza alcuna ostentazione.
Così questo sarà per noi un tempo di grazia.



Buon cammino di Quaresima a tutti quanti. :-)

Stefania 

venerdì 25 marzo 2016

dal "Discorso a conclusione della Via Crucis al Colosseo" 21 marzo 2008 - papa Benedetto XVI

...Gesù Cristo è morto per affrancare l’intera umanità dalla ignoranza di Dio, dal cerchio di odio e vendetta, dalla schiavitù del peccato. La Croce ci rende fratelli.
Ci domandiamo: ma che abbiamo fatto di questo dono? Che abbiamo fatto della rivelazione del volto di Dio in Cristo, della rivelazione dell’amore di Dio che vince l’odio? Tanti, anche nella nostra epoca, non conoscono Dio e non possono trovarlo nel Cristo crocifisso; tanti sono alla ricerca di un amore e di una libertà che escluda Dio; tanti credono di non aver bisogno di Dio. 
Cari amici, dopo aver vissuto insieme la passione di Gesù, lasciamo questa sera che il suo sacrifico sulla Croce ci interpelli; permettiamo a Lui di porre in crisi le nostre umane certezze; apriamogli il cuore: Gesù è la Verità che ci rende liberi di amare. 
Non temiamo! Morendo il Signore ha salvato i peccatori, cioè tutti noi. 
Scrive l’apostolo Pietro: Gesù "portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24). 
Questa è la verità del Venerdì Santo: sulla croce il Redentore ci ha restituito la dignità che ci appartiene, ci ha resi figli adottivi di Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. 
Restiamo dunque in adorazione davanti alla Croce. O Cristo, Re crocifisso, donaci la vera conoscenza di Te, la gioia a cui aneliamo, l’amore che colmi il nostro cuore assetato d’infinito. 
Così Ti preghiamo questa sera, Gesù, Figlio di Dio, morto per noi in Croce e risorto il terzo giorno. Amen!

-Papa Benedetto XVI - 
dal "Discorso a conclusione della Via Crucis al Colosseo" 21 marzo 2008 


Io pure ho paura delle sofferenze e soprattutto delle umiliazioni, ma mi rassereno pensando che nemmeno Gesù nell'orto degli ulivi volle provare un sentimento diverso. Le grazie giungono al momento in cui ne abbiamo bisogno.

- San Massimiliano Kolbe - 



Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello.




"Inviterei tutti, credenti e non, a riflettere sulla narrazione evangelica di questi giorni: si legge di un Gesù venduto (da Giuda), tradito (da Pietro), abbandonato (da tutti gli altri), superato in popolarità da un brigante (Barabba), torturato e condannato a morte. Eppure non si legge mai - mai - non solo mezzo tentativo di Gesù di cavarsela (avrebbe potuto farlo in molti modi, dalla fuga prima dell'arresto alla ritrattazione), ma neppure una parola di odio o di rabbia. Chi altri si è caricato sulle spalle tanto dolore? Chi altri lo ha fatto non solo senza senza colpe, ma attirando su di sé tutte le altrui per poi annientarle con la gratuità del Perdono?" 

- Giuliano Guzzo - 



Benedetto sei Tu

Benedetto sei tu,
o Signore Dio nostro, re dell'universo,
che crei il frutto della vite.
Benedetto sei tu,
o Signore Dio nostro,
re dell'universo,
che fai uscire il pane dalla terra.
Benedetto sei tu,
o Signore Dio nostro, re dell'universo,
che nutri con bontà ogni creatura.
Benedetto sei tu,
o Signore Dio nostro, re dell'universo,
che ci nutri non secondo le nostre opere,
non secondo i nostri meriti,
ma ci elargisci oltre misura la tua bontà.

- Preghiera ebraica della Cena Pasquale -


Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 24 marzo 2016

«Amico, per questo sei qui!». (Matteo 26,49-50) - Card. Gianfranco Ravasi

"Giuda si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì». E lo baciò. Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». (Matteo 26,49-50)

In quella notte fosca, nell’orto degli Ulivi, detto in aramaico Getsemani (“frantoio per olive”), s’avanza Giuda, il discepolo soprannominato “Iscariota”, forse “uomo di Kariot”, un villaggio meridionale della Terra Santa, oppure – secondo le varie ipotesi interpretative formulate dagli studiosi – deformazione del termine latino sicarius, con cui i Romani bollavano i ribelli al loro potere, o ancora ’ish-karja’, “uomo della falsità”, forse un soprannome negativo assegnatogli successivamente. 

Il celebre gesto del bacio che egli compie è divenuto un emblema del tradimento, e Gesù, secondo il Vangelo di Luca, reagisce tristemente: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (22,48). 
Matteo, invece, registra solo una reazione secca da parte di Cristo.


In greco si ha soltanto ef’ ho párei, che significa: «Per questo sei qui!», in pratica, «fa’ quello che hai deciso di fare». Ma questa frase, simile a un soffio, è introdotta da un amaro hetáire, “amico”. L’evangelista, però, riferirà uno sbocco inatteso di quel gesto, a distanza di poche ore da questo scarno dialogo tra l’ex discepolo e il suo Maestro: Giuda, infatti, restituito ai mandanti il prezzo del tradimento, travolto dal rimorso, s’impiccherà (27,5). 

Forse egli aveva vissuto una delusione interiore rispetto al sogno di diventare il seguace del Messia politico liberatore dal potere oppressivo imperiale e per questo aveva tradito, ritrovandosi però alla fine interiormente sconvolto. 
Noi ora ci poniamo una domanda più teologica. Se il tradimento era iscritto nel disegno di Dio che comprendeva la morte salvifica del Figlio, quale responsabilità poteva ricadere su chi ne doveva essere lo strumento di attuazione?
Non è forse vero che Gesù aveva dichiarato che «nessuno [dei discepoli] sarebbe andato perduto tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura» (Giovanni 17,12)? 
La questione è delicata: da un lato, c’è la libertà efficace di Dio che opera nella storia e nel mondo; d’altro lato, c’è la libertà della persona umana di Giuda. Questa seconda libertà è stata sollecitata in Giuda da Satana, come aveva ribadito lo stesso Gesù: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!», si legge nel Vangelo di Giovanni (6,70), e lo stesso evangelista nota che, dopo l’ultima cena con Gesù nel Cenacolo, «Satana entrò in Giuda...; il diavolo gli aveva messo in cuore di tradire» (13,2.27). E aggiungerà che alla base del tradimento c’era la cupidigia del denaro (12,4-6). La volontà di Giuda si era, quindi, esercitata liberamente, cedendo alla tentazione diabolica. 

Come, invece, si è manifestata la libertà di Dio, espressa nella frase «perché si adempisse la Scrittura» usata da Gesù per collocare l’evento del tradimento in un altro disegno superiore? Questa formula vuole semplicemente indicare che anche la libertà umana con le sue follie e vergogne può essere inserita in un disegno divino superiore. Giuda opta coscientemente e responsabilmente per il tradimento aderendo a Satana, e Dio inserisce questo atto umano infame nel suo progetto libero ed efficace di redenzione. Dio non è, quindi, preso in contropiede dalla scelta del traditore; egli la rispetta e non la blocca, ma la riconduce all’interno del disegno salvifico che si attuerà proprio con la morte di Cristo.


- Card. Gianfranco Ravasi - 
da: "Famiglia Cristiana blog", 16 agosto 2012




Se altro non hai in te che il peccato e la malvagità, la stanchezza della vita e tutta l'umana pena, le tue mani innalzino al cielo queste tristi cose perché la Misericordia le ha ricevute come di più nella sua Cena.
E se non hai più  neanche la forza dell'offerta e della preghiera, se tutto in te non è che assenza ed abbandono, accetta in silenzio che un altro si carichi di te e ti assuma perché l'offerta e l'offerente siano un sol dono.

- Daniel Rops - 




Egli è stato trafitto per i nostri delitti, 
schiacciato per le nostre iniquità. 
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; 
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.




"Maria di Nazareth, icona della Chiesa nascente, è il modello di come ciascuno di noi è chiamato ad accogliere il dono che Gesù fa di sé stesso nell’Eucaristia."

- papa Benedetto XVI -



Dipinto: Rogier van der Weyden, La Deposizione dalla Croce,
particolare, 1435-38


Dalle Tue ferite scaturisce la mia libertà, ad ogni istante....


"Il mistero della Croce e della Risurrezione ci assicura però che l'odio, la violenza, il sangue, la morte non hanno l'ultima parola nelle vicende umane. E' di Cristo la vittoria definitiva e da Lui dobbiamo ripartire, se vogliamo costruire per tutti un futuro di autentica pace, giustizia e solidarietà".

- San Giovanni Paolo II, papa - 




Buona giornata a tutti. :-)
www.leggoerifletto.it







martedì 22 marzo 2016

La missione di Angiolino

Angiolino era preoccupato. L'Eterno Padre gli aveva assegnato la missione di consolare il suo Figlio agonizzante. "Di che cosa potrà mai aver bisogno il Signore?", pensava tra sé. 
In un baleno lasciò la Gloria del Paradiso, raggiunse la Palestina, si diresse verso Gerusalemme e deviò sul Getsemani. 
Là si arrestò pieno di stupore: lo stesso Dio che aveva contemplato sfolgorante d'infinita gloria, quello stesso Dio davanti al quale stava sempre in adorazione, ora era lì, al buio, prostrato a terra, tutto tremante e angosciato. «Devo assolutamente trovare qualcuno che lo possa consolare!», si disse dirigendosi verso gli Apostoli. «Sicuramente loro sono disposti ad aiutarmi: hanno ricevuto tanti insegnamenti e hanno visto tanti miracoli!». Ma i Discepoli dormivano. 
«Che delusione! Forse tra i miracolati troverò qualcuno disposto a consolarlo!». Il povero Angiolino girò tutta la Giudea: visitò ciechi che vedevano, storpi che camminavano, sordi che sentivano, ma tutti erano intenti a festeggiare la Pasqua. 
«Tutti pensano a festeggiare e non c'è nessuno che pensi al Signore! Vorrà dire che andrò avanti e indietro nel tempo radunando le anime sante del passato e del futuro!». 
Angiolino non ci mise molto: con una velocità supersonica portò un esercito di anime. Tra quelle del passato si distingueva il Re Davide, il profeta Isaia, Mosè, Geremia e tutti gli altri profeti. Brillavano con una luce tutta speciale san Giuseppe e san Giovanni Battista. 
Tra le anime del futuro c'erano gli Apostoli ormai diventati coraggiosi, schiere sterminate di martiri, di vergini e di confessori. Si vedeva santa Chiara che commossa sussurrava: «Era tutta la vita che chiedevo questa grazia...», accanto a lei c'era san Francesco, sant'Antonio, santa Veronica, poi san Domenico, santa Caterina da Siena, santa Gemma, san Giovanni Bosco, san Massimiliano Maria Kolbe... e San Pio che confuso e profondamente commosso assumeva su di sé la pesantissima Croce, condividendo con Cristo le atroci sofferenze della Passione. 
Gesù ne ebbe un gran sollievo, ma la visione delle numerosissime anime che avrebbero disprezzato il suo Sacrificio lo prostrava e addolorava ancora profondamente. 
Allora, Angiolino come un lampo si diresse verso la casa dell'Immacolata. La Signora stava offrendo tutto con Gesù. «Mia dolce Regina, non volevo disturbarti, perché so che stai soffrendo molto e avresti bisogno di essere consolata tu stessa, ma sei l'unica che può aiutarmi!». 
«Angiolino caro, in questo momento l'unica mia consolazione è proprio quella di poter consolare Gesù! Su, presto! Torna nell'Orto degli Ulivi e portagli il mio Cuore!». 
Angiolino tutto tremante prese quel preziosissimo Cuore nelle sue mani di luce e lo portò subito a Gesù.

- Miriam Soter -



Il leccio è un albero grande e longevo, sempreverde e ornamentale, originario dell'area del Mediterraneo. 
Appartiene al genere della quercia e, per la sua bellezza decorativa, è utilizzato per vari impieghi: per arricchire giardini boscosi o creare viali alberati, ma produce anche un ottimo legname. 
Il leccio è un albero di media grandezza dalla chioma verde scuro assai fitta, una corteccia quasi nera, dalla ricca produzione di ghiande. 
Esso ha radici molto forti che scavano nel terreno in profondità, infatti ha un’ottima resistenza alla siccità, perché riesce a procurarsi l'umidità necessaria grazie al suo apparato radicale. 
Nell’antichità, Ovidio raccontava che le api, simbolo delle anime immortali, si posavano su questo albero, apprezzandone l’infiorescenza giallo oro. Inoltre, attirando i fulmini, si credeva che il leccio possedesse funzione oracolare. 
Plinio scriveva che sul colle Vaticano cresceva il leccio più vecchio della città con un’iscrizione su bronzo in caratteri etruschi: segno di come l’albero fosse già oggetto di venerazione. 
Un’altra leggenda giunta fino a noi racconta che, quando il Cristo fu condannato a morte, i carnefici si recarono nel bosco per prendere del legno per poter costruire la croce e il leccio solo offrì il suo legno per la Passione di Cristo. 
Il beato Egidio, compagno di san Francesco, ci dice che Gesù prediligeva il leccio, perché fu l’unico albero a capire che doveva sacrificarsi, in modo che si compisse la Redenzione.



Il simbolo del coniglietto

Uno dei simboli pasquali per eccellenza è il coniglio. Diverse sono le storie che riguardano l’origine di questa tradizione. Si narra che sia nata dai riti pre-cristiani basati sulla fertilità che vedevano nel coniglio e nella lepre, animali molto fertili, i simboli del rinnovamento della vita, rinnovamento che si ha con l’inizio della stagione di primavera. 
Un’altra leggenda vuole che sant’Ambrogio abbia indicato la lepre come simbolo di Resurrezione a causa del suo manto in grado di cambiare colore secondo le stagioni. 
Questo suo variare secondo il ritmo della natura fu collegato al concetto di rinascita e quindi a quello della Resurrezione. 
Il coniglio come simbolo pasquale fu introdotto, per la prima volta, in Germania, nel XV secolo, con la preparazione di dolcetti a forma dell’animale. Furono le stesse popolazioni europee, a seguito dei flussi migratori, a diffondere la tradizione anche in America dove il coniglietto pasquale è chiamato “Easter Bunny”.






In preparazione a questa settimana Santa scopriamo il silenzio: ascoltare in silenzio, meditare in silenzio; e allargare il cuore sul mondo, in silenzio. Cessiamo di fare chiasso, cessiamo di non sciupare e di rovinare la grazia, nel tempo in cui Dio tenta di salvarci e di salvare il mondo. 
In questi giorni la Parola di Dio si intensificherà affinché i nostri occhi non si stacchino da Gesù, ma lo seguano passo dopo passo per apprendere dai suoi gesti il suo amore per tutti noi. 
E solo guardando il suo viso sulla croce potremo incontrare i suoi occhi affranti dal dolore, ma sempre pieni di Misericordia e di affetto, che ci guarderanno come guardarono Pietro, che pure lo aveva tradito, e sentiremo nel profondo del cuore un nodo di dolore e di tenerezza assieme, e inizieremo a seguirlo con un cuore nuovo.




Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione
prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato,
del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio,
finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo Amore.

- Madeleine Delbrel - 



Buona giornata a tutti. :-)