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lunedì 15 dicembre 2014

E Giuseppe raccontò - Franco Signoracci -

Ricordo bene quella notte, quando l'angelo entrò nel mio sogno.
Era l'ora più buia, quando il giorno trascorso è già dimenticato e l'alba nuova è ancora lontana. Io dormivo profondamente e nei miei sogni c'erano tante storie: immagini strane si mischiavano e si inseguivano tra di loro, come spesso accade. Poi, ad un tratto, anche nei miei sogni ci fu silenzio e buio, e apparve un puntino luminoso che diventava sempre più grande, come la lampada di una barca quando si avvicina di notte alla riva.
Capii subito che quello non era un sogno come gli altri: quella luce era un angelo!
E l'angelo parlò.
E mi raccontò di Maria, del bambino, delle difficoltà che avremmo incontrato: "Non temere", mi disse, "starò sempre con voi!".
Mi svegliai di colpo: non ero spaventato, ma quella apparizione mi aveva turbato. Sentivo caldo nel chiuso della mia stanza; dovevo uscire a prendere aria, a pensare un poco a quelle parole. Infilai i sandali e andai a sedermi su di un sasso, poco lontano dalla casa, in una posizione elevata.
Sotto di me c'era tutto il paese addormentato. Sopra di me il cielo stellato e la luna, che tramontava all'orizzonte.
Pensavo di essere solo, poi mi accorsi che non lontano da me c'era un gregge di pecore, custodito da due pastori: i due uomini vegliavano accanto alle braci di un fuoco quasi spento. Poi, tra le case del paese, si aprirono alcune porte e vidi uomini uscire in silenzio: erano i pescatori, che partivano a notte fonda per andare al lago di Tiberiade. Vidi anche un altro uomo uscire dal villaggio, conduceva due asini che avevano anfore legate ai fianchi: andava a prendere l'acqua. Infine, mentre il cielo a oriente si faceva più chiaro, vidi uscire i primi contadini. "Ecco", pensai tra me, "per tutta questa gente, per tutti noi verrà il bambino!" E sentii una grande pace nel cuore.


- Franco Signoracci -
Da: “La notte più bella”






Dal Natale nasce una famiglia. È la festa di oggi: la famiglia di Gesù, santa perché Sua. Non si diventa familiari di Dio per diritto; non è un’eredità; non è mai un possesso. È la famiglia di coloro che lo hanno accolto nella fede, che da lui ricevono il potere di diventare figli di Dio.
È una famiglia larga, di uomini e donne veri, di fratelli più piccoli di Gesù, di peccatori perdonati, di uomini qualsiasi chiamati a seguirlo. È quella discendenza enorme che compone il cielo stellato promesso ad Abramo.
La liturgia ci presenta la Santa Famiglia di Nazareth. Cosa vuole insegnarci? Che il bambino Gesù ne è il centro, il cuore, il motivo dell’amore. Come dire che senza Gesù, e senza averlo preso con sé, non ci sarebbe stata quella famiglia, si sarebbe rotta al suo nascere.
Prendiamo Gesù con noi e saremo salvi. Prendiamo Gesù con noi e sapremo vivere assieme, in famiglia e con gli altri. Accogliamo la parola dell’Angelo, il Vangelo, e sapremo percorrere le vie della vita, sapremo evitare i pericoli, e comunque trovare il nostro Egitto, il nostro rifugio, anche se ci costa.


- Papa Benedetto XVI -



“Mentre ci prepariamo al Natale,
è importante che rientriamo in noi stessi 
e facciamo una verifica sincera
sulla nostra vita. 
Lasciamoci illuminare da un raggio 
della luce che proviene da Betlemme, 
la luce di Colui che è ‘il più Grande’ 
e si è fatto piccolo,
‘il più Forte’ e si è fatto debole”.

- Dal Magistero di papa Benedetto XVI -




Voglio soffermare la vostra attenzione su un particolare che si riferisce alle feste di Natale, cioè tutte quelle giornate nelle quali si prepara la tavola per mangiare insieme ad amici e parenti.
Non affannatevi a presentare cibi inconsueti, speciali e straordinari....
Non esagerate cercando la perfezione e la originalità delle tovaglie, dei segnaposti, dei decori, dei colori che caratterizzeranno la tavola della festa.
Dico "non affannatevi" e non "esagerate".
Preparate la tavola attenendovi alle regole della semplicità ed alle norme dell'ospitalità.
Sapete?
Anche questo piccolo gesto, semplice, sobrio ed essenziale fatto nello spirito della familiarità, può diventare Vangelo.
Perché tutto dipende dallo spirito giusto che ignori la febbre della riuscita, la ricerca del consenso, il bisogno della riconoscenza che cerca il ricambio.
La bella tavola apparecchiata sparirà un giorno dalla memoria, mentre resterà impressa per sempre nella mente la sincera, spontanea e schietta accoglienza fatta con il cuore. 

-  Massimo Arrighi -
Diacono della Diocesi di Lecce




Buona giornata a tutti. :-)






domenica 14 dicembre 2014

Sei nato in una stalla sì, però sei nato -

Sei nato in una stalla sì,
però sei nato;
nessuno ti voleva,
ma ti hanno accolto almeno,
una mamma ed un papà!
Quanti bambini invece,
non vedranno oggi la luce,
quanti papà non sanno
e non sapranno mai,
di aver avuto un figlio!
E quante donne oggi,
guardando il tuo presepe,
in segreto piangeranno,
un bimbo non voluto!
Ma tu dalla tua culla,
piccolo Dio bambino,
consola quelle mamme,
a cui manca tanto
un figlio.

Maria, tu che sei donna,
raccogli il loro pianto,
benedici anche chi,
un giorno non ha saputo,
ripetere il tuo "sì".


«Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. 
Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. 
Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. 
Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”». 

- Papa Francesco -
Udienza alla delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia – Bice, 11 aprile 2014



La storia dell’umanità non nell’utopia ma nella certezza che il Dio di Gesù Cristo è presente e ci accompagna.

- Papa Benedetto XVI - 

dipinto di Elias Akleah

Non siamo fatti per stare da soli. 
Ogni cuore ha bisogno di un altro cuore per poter condividerei sogni e accarezzare speranze...





Buona giornata a tutti. :-)





sabato 13 dicembre 2014

Il passero di Natale – don Bruno Ferrero -

La notte in cui Dio inviò l'arcangelo Gabriele a Maria, un passero si trovava per caso lì, sul davanzale di una finestra.
Impaurito dall'apparizione, stava per fuggire. Ma non appena udì l'arcangelo annunciare a Maria che essa avrebbe dato presto alla luce il figlio di Dio, il suo piccolo cuore cominciò a battere forte per l'emozione. E rimase fermo come un sasso fin quando l'arcangelo non fu volato via.
«Ho davvero capito bene? Da Maria nascerà proprio il figlio di Dio?», si chiese l'uccellino. Provava una grande felicità. «Sono stato fortunato a sentire tutto», pensò. «Devo andare subito a riferire il meraviglioso annuncio agli uomini affinché si preparino ad accogliere e a festeggiare il bambino».
Così partì in volo sul villaggio di Nazaret e si diresse al mercato.
Lì vi erano donne che vendevano grano, farina e pane. «Ho uno straordinario segreto da rivelarvi!», cinguettò il passero saltellando sulle zampette, impaziente di raccontare.
Ma una di loro gli gridò arrabbiata: «Voi passeri fate sempre i furbi per rubarmi il grano! Vattene via di qui, impertinente!». E lo minacciò con una scopa, senza ascoltare ciò che le voleva dire.
«Si sta preparando qualcosa di grandioso!»
Il passero volò allora fino alla piazza. Riuniti sotto un albero, i saggi del villaggio stavano discutendo animatamente.
«Loro sì, mi ascolteranno di certo», pensò, per farsi coraggio. «Si sta preparando qualcosa di grandioso per le creature della terra!», cinguettò, posandosi su un ramo proprio sopra di loro.
I saggi alzarono per un attimo lo sguardo verso di lui, poi ripresero i loro discorsi. Neanche si accorsero che l'uccellino, per nulla intimorito da un gatto, continuava a saltare di ramo in ramo tentando disperatamente di attirare la loro attenzione.
Scuotendo la testolina per la delusione, il passero proseguì fino alla capitale e puntò diritto verso il palazzo del Re. «Come osi oltrepassare le mura della reggia?», gridò una guardia.
«Vengo per darvi una notizia importante», cinguettò il passero. «Sta per nascere il Figlio di Dio, il Signore dei cieli e della terra!».
«Se non taci immediatamente ti chiuderò in una gabbia!», tuonò il capitano. «È il nostro Re il signore di tutto e di tutti!».
Ma il passero riuscì a sfuggire alle guardie. Entrò per una finestra nel palazzo, e si diresse verso la sala del trono. «Cacciate via quell'uccello maleducato!» urlò il Re furente, senza ascoltare un bel niente di quel che il passero cercava di dirgli.
Guardie e servitori inseguirono il passero. Per fortuna, proprio nell'ultima stanza, il passero trovò una feritoia aperta, e in un baleno riguadagnò la libertà.
«I bambini mi daranno retta!»
«Salvo! Finalmente sono salvo!», esclamò l'uccellino librandosi alto nel cielo. Da lassù scorse, vicino a un villaggio, dei bambini che giocavano allegri in mezzo alla neve.
«I bambini sì, loro mi daranno retta!», pensò, avvicinandosi velocemente.
Infatti, si era appena posato sulla neve, che tutti i bambini si erano già raccolti in cerchio attorno a lui. «Com'è carino questo passerotto!», dissero. «Che cosa sarà venuto a fare? Forse vuole giocare con noi». «Oh no! Sono qui per svelarvi un bellissimo segreto!», cinguettò l'uccellino, piegando un po' di lato la testolina. «Nascerà tra poco sulla terra, proprio qui tra noi, un altro bambino, il figlio di Dio!». «Ascoltate quanti cip cip... cip cip...», notò un bambino. «Sembra proprio che voglia dirci qualcosa ..». «Io dico che ha fame!», esclamò una bambina, e gli diede delle briciole di torta.
Ma il passero non pensava davvero al cibo. Era lì per qualcosa di ben più importante. Per richiamare meglio la loro attenzione, batté eccitato le ali e ripeté da capo tutto, cinguettando nel modo più chiaro possibile.
«Come vorremmo capirti!», disse un bambino all'uccellino, accarezzandolo. Il passero fu certo che i bambini, purtroppo, non potevano comprenderlo.
«Gli adulti fanno i sordi...»
Al passero dispiaceva molto di non poter comunicare a nessuno il grande segreto. «Quale sfortuna che gli uomini non sappiano ciò che sta per accadere!», pensava. «Gli adulti fanno i sordi e mi cacciano via, e i bambini, tanto gentili, non riescono a capirmi...». «Se non posso raccontare nulla agli uomini, non vi sarà nessuno ad accogliere Giuseppe e Maria al loro arrivo a Betlemme», si preoccupava l'uccellino. «E nessuno, proprio nessuno sarà davanti alla stalla nella notte santa per far compagnia al figlio di Dio! Debbo fare a ogni costo qualcosa!», decise.
Allora chiamò gli altri passeri e raccontò loro ciò che aveva udito nella casetta di Maria. I passeri si rallegrarono subito quanto lui.
«Se gli uomini non vogliono capire quale bambino sta per nascere, noi lo faremo sapere almeno agli altri uccelli», decisero. In men che non si dica, volarono in ogni direzione e diffusero ovunque la notizia. Allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, proprio tutti seppero del grande evento. Nel mondo degli uccelli cominciò a regnare l'impazienza.
Ovunque fervevano preparativi. Tutti provavano i loro più bei canti attendendo la nascita del figlio di Dio. Quando Gesù nacque e fu deposto nella greppia, i primi a vederlo furono l'asinello che aveva portato Giuseppe e Maria a Betlemme, il bue che abitava nella stalla, e stormi di allodole, fringuelli, cinciallegre, pettirossi, usignoli e merli venuti da ogni parte. Dal tetto della stalla i passeri vegliavano su Gesù bambino, mentre gli altri uccelli cantavano gioiosamente tutt' attorno.
Poi arrivarono i primi pastori, che avevano finalmente udito l'annuncio dagli angeli discesi dal cielo. Davanti a Gesù, si meravigliarono di trovare tutti quegli uccelli in festa. Si guardarono l'un l'altro. «Cantiamo anche noi», dissero, e fecero un coro solo con allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, suonando pure dolcemente i loro flauti e le zampogne.
Quando gli altri uomini li udirono di lontano e capirono che era nato il figlio di Dio, pure loro si rallegrarono e cominciarono a cantare. Così in ogni luogo della terra fu festa per il sacro evento.
Potete immaginare la felicità del nostro passero! Per merito suo, Gesù, nascendo, aveva trovato tante e tante creature e tanti canti di felicità attorno a sé. E ancor oggi, nella notte santa, davanti al Presepio o all'albero di Natale, bambini e grandi riempiono di canti le loro case.


- Don Bruno Ferrero -
Da: “Storie di Natale”




...Il nostro secolo ci costringe a imparare di nuovo la verità dell'Avvento: la verità cioè che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di avvento continua sempre a essere. La verità che tutta l'umanità è un'unica umanità davanti al volto di Dio. Che tutta l'umanità giace nelle tenebre, ma anche che tutta l'umanità è illuminata dalla luce di Dio. Ma se è vero che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di Avvento continua sempre a essere, ciò significa anche che per nessun periodo della storia Dio sarebbe per così dire solo passato, un passato che sta già alle nostre spalle e in cui tutto è già stato fatto. Bensì per tutti noi Dio è l'origine da cui veniamo e, nello stesso tempo, sempre anche il futuro verso cui andiamo. E ciò significa inoltre che tutti quanti possiamo trovare Dio soltanto andandogli incontro come a colui che viene, come a colui che attende e vuole che ci mettiamo in cammino. Non possiamo trovare Dio se non in questo esodo, in questo uscire dalla comodità del nostro presente per entrare nel nascondimento della luminosità veniente di Dio...

Joseph Ratzinger  - da "Tempo d'Avvento" -





Il tempo di Avvento ci infonde speranza, una speranza che non delude. 
Il Signore non delude mai.

Papa Francesco @Pontifex_it 
(Giovedì 4 Dicembre 2014)





Ho sempre pensato - e forse è un azzardo - che il mistero dell'Incarnazione sia più grande di quello della Resurrezione.
Perché un Dio che si fa bambino,... e poi ragazzo,... e poi uomo, quando muore non può che risorgere.


Da “Il mistero dell'incarnazione” - di Edith Stein



Buona giornata a tutti :-)













venerdì 12 dicembre 2014

La candela e altre poesie - Trilussa -

Davanti ar Crocifisso d'una Chiesa
una Candela accesa
se strugge da l'amore e da la fede.
Je dà tutta la luce,
tutto quanto er calore che possiede,
senza abbadà se er foco
la logra e la riduce a poco a poco.
Chi nun arde nun vive. Com'è bella
la fiamma d'un amore che consuma,
purchè la fede resti sempre quella!
Io guardo e penso. Trema la fiammella,
la cera cola e lo stoppino fuma...
- Trilussa -




La libbertà de pensiero – Trilussa

Un gatto bianco, ch’era presidente
der circolo der Libbero Pensiero
sentì che un Gatto nero,
libbero pensatore come lui,
je faceva la critica
riguardo a la politica
ch’era contraria a li principi sui.
“Giacché nun badi a li fattacci tui,
- je disse er Gatto bianco inviperito -,
rassegnerai le proprie dimissione
e uscirai da le file der partito:
che qui la poi pensà libberamente
come te pare a te, ma a condizzione
che t’associ a l’idee der presidente
e a le proposte de la commissione!”
- “E’ vero, ho torto, ho aggito malamente…” -
Rispose er Gatto nero.
E pe’ restà ner Libbero Pensiero
da quela vorta nun pensò più gnente.

- Trilussa -




Le conseguenze dei vostri atti vi prenderanno per i capelli anche se nel frattempo sarete diventati migliori.

- Friedrich Nietzsche -




Il tuo prossimo non è chi conosci, chi ti è amico o parente.
Il tuo prossimo è chiunque abbia bisogno di te.

- Jean Vanier -




Buona giornata a tutti. :-)













giovedì 11 dicembre 2014

Racconto di Natale - Dino Buzzati -

Tetro e ogivale è l'antico palazzo dei vescovi, stillante salnitro dai muri, rimanerci è un supplizio nelle notti d'inverno. E l'adiacente cattedrale è immensa, a girarla tutta non basta una vita, e c'è un tale intrico di cappelle e sacrestie che, dopo secoli di abbandono, ne sono rimaste alcune pressoché inesplorate. Che farà la sera di Natale - ci si domanda - lo scarno arcivescovo tutto solo, mentre la città è in festa? Come potrà vincere la malinconia? 
Tutti hanno una consolazione: il bimbo ha il treno e pinocchio, la sorellina ha la bambola, la mamma ha i figli intorno a sé, il malato una nuova speranza, il vecchio scapolo il compagno di dissipazioni, il carcerato la voce di un altro dalla cella vicina. Come farà l'arcivescovo? Sorrideva lo zelante don Valentino, segretario di sua eccellenza, udendo la gente parlare così. L'arcivescovo ha Dio, la sera di Natale. Inginocchiato solo soletto nel mezzo della cattedrale gelida e deserta a prima vista potrebbe quasi far pena, e invece se si sapesse! Solo soletto non è, non ha neanche freddo, né si sente abbandonato. Nella sera di Natale Dio dilaga nel tempio, per l'arcivescovo, le navate ne rigurgitano letteralmente, al punto che le porte stentano a chiudersi; e, pur mancando le stufe, fa così caldo che le vecchie bisce bianche si risvegliano nei sepolcri degli storici abati e salgono dagli sfiatatoi dei sotterranei sporgendo gentilmente la testa dalle balaustre dei confessionali.
Così, quella sera il Duomo; traboccante di Dio. E benché sapesse che non gli competeva, don Valentino si tratteneva perfino troppo volentieri a disporre l'inginocchiatoio del presule. Altro che alberi, tacchini e vino spumante. Questa, una serata di Natale. Senonché in mezzo a questi pensieri, udì battere a una porta. "Chi bussa alle porte del Duomo" si chiese don Valentino "la sera di Natale? Non hanno ancora pregato abbastanza? Che smania li ha presi?" Pur dicendosi così andò ad aprire e con una folata di vento entrò un poverello in cenci.
"Che quantità di Dio!" esclamò sorridendo costui guardandosi intorno, "Che bellezza! Lo si sente perfino di fuori. Monsignore, non me ne potrebbe lasciare un pochino? Pensi, è la sera di Natale".
"E' di sua eccellenza l'arcivescovo" rispose il prete. "Serve a lui, fra un paio d'ore. Sua eccellenza fa già la vita di un santo, non pretenderai mica che adesso rinunci anche a Dio! E poi io non sono mai stato monsignore."
"Neanche un pochino, reverendo? Ce n'è tanto! Sua eccellenza non se ne accorgerebbe nemmeno!"
"Ti ho detto di no... Puoi andare... Il Duomo è chiuso al pubblico" e congedò il poverello con un biglietto da cinque lire.
Ma come il disgraziato uscì dalla chiesa, nello stesso istante Dio disparve. Sgomento, don Valentino si guardava intorno, scrutando le volte tenebrose: Dio non c'era neppure lassù. Lo spettacoloso apparato di colonne, statue, baldacchini, altari, catafalchi, candelabri, panneggi, di solito così misterioso e potente, era diventato all'improvviso inospitale e sinistro. E tra un paio d'ore l'arcivescovo sarebbe disceso.
Con orgasmo don Valentino socchiuse una delle porte esterne, guardò nella piazza. Niente. Anche fuori, benché fosse Natale, non c'era traccia di Dio. Dalle mille finestre accese giungevano echi di risate, bicchieri infranti, musiche e perfino bestemmie. Non campane, non canti.
Don Valentino uscì nella notte, se n'andò per le strade profane, tra fragore di scatenati banchetti. Lui però sapeva l'indirizzo giusto. Quando entrò nella casa, la famiglia amica stava sedendosi a tavola. Tutti si guardavano benevolmente l'un l'altro e intorno ad essi c'era un poco di Dio.
"Buon Natale, reverendo" disse il capofamiglia. "Vuol favorire?"
"Ho fretta, amici" rispose lui. "Per una mia sbadataggine Iddio ha abbandonato il Duomo e sua eccellenza tra poco va a pregare. Non mi potete dare il vostro? Tanto, voi siete in compagnia, non ne avete un assoluto bisogno."
"Caro il mio don Valentino" fece il capofamiglia. "Lei dimentica, direi, che oggi è Natale. Proprio oggi i miei figli dovrebbero far a meno di Dio? Mi meraviglio, don Valentino."
E nell'attimo stesso che l'uomo diceva così Iddio sgusciò fuori dalla stanza, i sorrisi giocondi si spensero e il cappone arrosto sembrò sabbia tra i denti.
Via di nuovo allora, nella notte, lungo le strade deserte. Cammina cammina, don Valentino infine lo rivide. Era giunto alle porte della città e dinanzi a lui si stendeva nel buio, biancheggiando un poco per la neve, la grande campagna. Sopra i prati e i filari di gelsi, ondeggiava Dio, come aspettando. 
Don Valentino cadde in ginocchio.
"Ma che cosa fa', reverendo?" gli domandò un contadino. "Vuoi prendersi un malanno con questo freddo?"
"Guarda laggiù figliolo. Non vedi?"
Il contadino guardò senza stupore. "È nostro" disse. "Ogni Natale viene a benedire i nostri campi."
" Senti " disse il prete. "Non me ne potresti dare un poco? In città siamo rimasti senza, perfino le chiese sono vuote. Lasciamene un pochino che l'arcivescovo possa almeno fare un Natale decente."
"Ma neanche per idea, caro il mio reverendo! Chi sa che schifosi peccati avete fatto nella vostra città. Colpa vostra. Arrangiatevi."
"Si è peccato, sicuro. E chi non pecca? Ma puoi salvare molte anime figliolo, solo che tu mi dica di sì."
"Ne ho abbastanza di salvare la mia!" ridacchiò il contadino, e nell'attimo stesso che lo diceva, Iddio si sollevò dai suoi campi e scomparve nel buio.
Andò ancora più lontano, cercando. Dio pareva farsi sempre più raro e chi ne possedeva un poco non voleva cederlo (ma nell'atto stesso che lui rispondeva di no, Dio scompariva, allontanandosi progressivamente).
Ecco quindi don Valentino ai limiti di una vastissima landa, e in fondo, proprio all'orizzonte, risplendeva dolcemente Dio come una nube oblunga. 
Il pretino si gettò in ginocchio nella neve. "Aspettami, o Signore " supplicava "per colpa mia l'arcivescovo è rimasto solo, e stasera è Natale!"
Aveva i piedi gelati, si incamminò nella nebbia, affondava fino al ginocchio, ogni tanto stramazzava lungo disteso. Quanto avrebbe resistito?
Finché udì un coro disteso e patetico, voci d'angelo, un raggio di luce filtrava nella nebbia. Aprì una porticina di legno: era una grandissima chiesa e nel mezzo, tra pochi lumini, un prete stava pregando. E la chiesa era piena di paradiso.
"Fratello" gemette don Valentino, al limite delle forze, irto di ghiaccioli "abbi pietà di me. Il mio arcivescovo per colpa mia è rimasto solo e ha bisogno di Dio. Dammene un poco, ti prego."
Lentamente si voltò colui che stava pregando. E don Valentino, riconoscendolo,  si fece, se era possibile, ancora più pallido.


"Buon Natale a te, don Valentino" esclamò l'arcivescovo facendosi incontro, tutto recinto di Dio. "Benedetto ragazzo, ma dove ti eri cacciato? Si può sapere che cosa sei andato a cercar fuori in questa notte da lupi?"


- Dino Buzzati -





Ti attendo, Signore, nella quiete e nel silenzio, Con una grande nostalgia nel cuore, con un desiderio insopprimibile.

- Dal Diario di Suor Faustina -





In questo cammino verso il Natale ci aiutano alcuni atteggiamenti: “la perseveranza nella preghiera, pregare di più; l’operosità nella carità fraterna, avvicinarci un po’ di più a quelli che hanno bisogno; e la gioia nella lode del Signore”. Dunque: “la preghiera, la carità e la lode”, con il cuore aperto “perché il Signore ci incontri”.


Papa Francesco, 2 dicembre 2013



Tempo di Avvento ... dov’è finito Egli nel silenzio del Mondo?

...Ancora una volta dobbiamo dire: quanto siamo lontani da un mondo in cui non c'è più bisogno di essere ammaestrati su Dio, perché egli è presente in noi! C'è chi ha affermato che il nostro secolo sarà caratterizzato da un fenomeno del tutto nuovo, e cioè dalla comparsa dell'uomo incapace di conoscere Dio. Lo sviluppo sociale e culturale sarebbe arrivato a un punto tale da dar vita a un tipo di uomo, in cui non esiste più alcun punto di aggancio per una conoscenza di Dio. Che ciò sia vero o meno, una cosa dobbiamo ammettere: la lontananza da Dio, l'oscurità e la problematicità che oggi aleggiano attorno a lui sono più profonde che mai; anzi anche noi, che cerchiamo di essere credenti, abbiamo spesso la sensazione che la realtà di Dio ci sia stata sottratta di mano. Non cominciamo anche noi a domandare spesso: dov'è finito Egli nel silenzio di questo mondo? non abbiamo anche noi spesso la sensazione che, al termine di tutte le nostre riflessioni, abbiamo in mano solo parole, mentre la realtà di Dio è più lontana di quanto lo sia mai stata prima?...


Joseph Ratzinger - da "Tempo di Avvento" 







Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 10 dicembre 2014

Leggenda di Natale a Cresburg -

Cresburg è l'unico paese del mondo cristiano in cui le campane suonano la gloria della nascita del Redentore cinque minuti dopo la mezzanotte.
Viveva a Cresburg una vecchina di oltre cent'anni: si chiamava Gret.
Una sera, era la sera del ventiquattro dicembre, nella piccola casa entrò improvvisamente la Morte: era passata dalla porta chiusa, silenziosamente.
Gret, che stava sferruzzando lestamente, alzò gli occhi su lei:
- E' ora? - chiese ansiosa.
- E' ora - rispose la Morte.
- Aspetta ancora un poco, te ne prego - supplicò la vecchina - Devo finire questa maglia di lana.
- Quanto tempo occorre?
Gret diede un rapido sguardo al lavoro, fece un breve conto e rispose: - Due ore. Due ore mi bastano.
- E' troppo.
- Ma io devo assolutamente finire la maglia. Tutti gli anni ne faccio una per il Bambino che nasce. E se non riesco a finirla, il Bambino avrà freddo. Non senti che gelo?
- Due ore di ritardo nell'ubbidire alle leggi di Dio - rispose gravemente la Morte - significano duecento anni di pene da scontarsi prima di raggiungere la pace divina.
La vecchina ebbe un moto di sgomento.
Ma poi scosse il capo: - Non importa - rispose - Il Bambino, senza maglia, soffrirebbe. Duecento anni? Pazienza.
E continuò a sferruzzare veloce, mentre la Morte, in un angolo, attendeva.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, allorché Gret alzò il capo: Sono pronta, disse alla Morte.
Uscirono insieme e s'incamminarono vicine sotto il cielo coperto di stelle.
Troc, troc, faceva la falce, picchiando sulle scapole nude della Morte.
Sulla grande strada alberata dovettero fermarsi.
Circondato da un alone di luce bianchissima, avanzava il Bambino che si recava a Betlemme.
La vecchina si inginocchiò, e, quando Egli le fu vicino, gli porse umilmente la maglia.
Gesù si fermò, guardò la Morte che attendeva, poco discosto e chiese: - Dove andate?
- A scontar duecento anni di pene per raggiungere la felicità eterna - rispose la vecchina.
Il Bambino la fece alzare e si rivolse alla Morte: - Vattene - le disse - L'accompagno io.
La prese per mano e ritornò indietro sulla via percorsa, fino in Paradiso.
Poi riprese il cammino per andare a Betlemme: quando vi giunse era la mezzanotte e cinque minuti.

Di cosa ha bisogno il Dio Bambino?
Di nulla, se non del calore dell'amore di chi si mette in gioco per lui, come lui si è messo in gioco per salvare i suoi fratelli!



"In un momento storico 
nel quale il regno del mondo 
si sfascia dalle fondamenta,
è di suprema importanza 
volgere gli occhi al vero, unico ed eterno Re,
nel quale soltanto
è riposta la speranza del mondo". 

(Servo di Dio don Dolindo Ruotolo)




"Colui che ha una grande ricchezza in se stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre..."

- Arthur Schopenhauer - 


La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. 
Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. 
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. 
È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. 
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. 
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. 
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

- Gilbert Keith Chesterton -




Buona giornata a tutti. :-)