Il mattino dopo lo Schroder si sentiva molto meglio, tanto che volle
alzarsi senza aspettare il dottore. In maniche di camicia stava facendosi la
barba quando fu bussato all’uscio. Era il medico. Lo Schroder disse di entrare.
“Sto benone stamattina” disse il mercante senza neppure voltarsi, continuando a
radersi dinanzi allo specchio. ”Grazie di essere venuto, ma adesso potete
andare.” “Che furia, che furia!” disse il medico, e poi fece un colpettino di
tosse a esprimere un certo imbarazzo. ” Sono qui con un amico, questa mattina.
”
Lo Schroder si voltò e vide sulla soglia, di fianco al dottore, un signore
sulla quarantina, solido, rossiccio in volto e piuttosto volgare, che sorrideva
insinuante. Il mercante, uomo sempre soddisfatto di sé e solito a far da
padrone, guardò seccato il medico con aria interrogativa.
“Un mio amico ” ripeté il Lugosi ” Don Valerio Melito. Più tardi dobbiamo
andare insieme da un malato e così gli ho detto di accompagnarmi. ”
” Servitor suo ” fece lo Schroder freddamente. ” Sedete, sedete.”
” Tanto ” proseguì il medico per giustificarsi maggiormente ” oggi, a
quanto pare, non c’è più bisogno di visita. Tutto bene, le orine. Solo vorrei
farvi un piccolo salasso. ”
” Un salasso? E perché un salasso? ”
” Vi farà bene” spiegò il medico. ” Vi sentirete un altro, dopo. Fa sempre
bene ai temperamenti sanguigni. E poi è questione di due minuti. ”
Così disse e trasse fuori dalla mantella un vasetto di vetro contenente tre
sanguisughe. L’appoggiò ad un tavolo e aggiunse: ” Mettetevene una per polso.
Basta tenerle ferme un momento e si attaccano subito. E vi prego, di fare da
voi. Cosa volete che vi dica? Da vent’anni che faccio il medico, non sono mai
stato capace di prendere in mano una sanguisuga “.
” Date qua ” disse lo Schroder con quella sua irritante aria di
superiorità. Prese il vasetto, si sedette sul letto e si applicò ai polsi le
due sanguisughe come se non avesse fatto altro in vita sua.
Intanto il visitatore estraneo, senza togliersi l’ampio mantello, aveva
deposto sul tavolo il cappello e un pacchetto oblungo che mandò un rumore
metallico. Lo Schroder notò, con un senso di vago malessere, che l’uomo si era
seduto quasi sulla soglia come se gli premesse di stare lontano da lui.
” Don Valerio, voi non lo immaginate, ma vi conosce già ” disse allo
Schroder il medico, sedendosi pure lui, chissà perché, vicino alla porta.
” Non mi ricordo di aver avuto l’onore ” rispose lo Schroder che, seduto
sul letto, teneva le braccia abbandonate sul materasso, le palme rivolte in su,
mentre le sanguisughe gli succhiavano i polsi. Aggiunse: ” Ma dite, Lugosi,
piove stamattina? Non ho ancora guardato fuori. Una bella seccatura se piove,
dovrò andare in giro tutto il giorno. ”
“No, non piove ” disse il medico senza dare peso alla cosa. ” Ma don
Valerio vi conosce davvero, era ansioso di rivedervi. ”
” Vi dirò ” fece il Melito con voce spiacevolmente cavernosa. ” Vi dirò:
non ho mai avuto l’onore di incontrarvi personalmente, ma so qualche cosa di
voi che certo non immaginate. ”
” Non saprei proprio ” rispose il mercante con assoluta indifferenza.
” Tre mesi fa? ” chiese il Melito. ” Cercate di ricordare: tre mesi fa non
siete passato con la vostra carrozzella per la strada del Confine vecchio? ”
” Mah, può darsi ” fece lo Schroder. ” Può darsi benissimo, ma esattamente
non ricordo. ”
” Bene. E non vi ricordate allora di essere slittato a una curva, di essere
andato fuori strada? ”
” Già, è vero ” ammise il mercante, fissando gelidamente la nuova e non
desiderata conoscenza.
” E una ruota è andata fuori di strada e il cavallo non riusciva a
rimetterla in careggiata? ”
” Proprio così. Ma, voi, dove eravate? ”
” Ah, ve lo dirò dopo ” rispose il Melito scoppiando in una risata e
ammiccando al dottore. ” E allora siete sceso, ma neanche voi riuscivate a
tirar su la carrozzella. Non è stato così, dite un po’? ”
” Proprio così. E pioveva che Dio la mandava. ”
” Caspita se pioveva! ” continuò don Valerio, soddisfattissimo. ” E mentre
stavate a faticare, non è venuto avanti un curioso tipo, un uomo lungo, tutto
nero in faccia? ”
” Mah, adesso non ricordo bene ” interruppe lo Schroder. ” Scusate,
dottore, ma ce ne vuole ancora molto di queste sanguisughe? Sono già gonfie
come rospi. Ne ho abbastanza io. E poi vi ho detto che ho molte cose da fare. ”
” Ancora qualche minuto! ” esortò il medico. ” Un po’ di pazienza, caro
Schroder! Dopo vi sentirete un altro, vedrete. Non sono neanche le dieci,
diamine, c’è tutto il tempo che volete! ”
“Non era un uomo alto, tutto nero in faccia, con uno strano cappello a
cilindro? ” insisteva don Valerio. ” E non aveva una specie di campanella? Non
vi ricordate che continuava a suonare? ”
” Bene: sì, mi ricordo ” rispose scortesemente lo Schroder. ” E, scusate,
dove volete andare a finire? ”
” Ma niente! ” fece il Melito. ” Solo per dirvi che vi conoscevo già. E che
ho buona memoria. Purtroppo quel giorno ero lontano, al di là di un fosso, ero
almeno cinquecento metri distante. Ero sotto un albero a ripararmi dalla
pioggia e ho potuto vedere. ”
” E chi era quell’uomo, allora? ” chiese lo Schroder con asprezza, come per
far capire che se il Melito aveva qualche cosa da dire, era meglio che lo
dicesse subito.
” Ah, non lo so chi fosse, esattamente, l’ho visto da lontano! Voi,
piuttosto, chi credete che fosse? ”
“Un povero disgraziato, doveva essere ” disse il mercante. ” Un sordomuto
pareva. Quando l’ho pregato di venire ad aiutarmi, si è messo come a mugolare,
non ho capito una parola. ”
” E allora voi gli siete andato incontro, e lui si è tirato indietro, e
allora voi lo avete preso per un braccio, L’avete costretto a spingere la
carrozza insieme a voi. Non è cosi? Dite la verità. ”
” Che cosa c’entra questo? ” ribatté lo Schroder insospettito. ” Non gli ho
fatto niente di male. Anzi, dopo gli ho dato due lire. ”
” Avete sentito? ” sussurrò a bassa voce il Melito al medico; poi, più
forte, rivolto al mercante: ” Niente di male, chi lo nega? Però ammetterete che
ho visto tutto “.
” Non c’è niente da agitarsi, caro Schroder ” fece il medico a questo punto
vedendo che il mercante faceva una faccia cattiva. ” L’ottimo don Valerio, qui
presente, è un tipo scherzoso. Voleva semplicemente sbalordirvi. ”
Il Melito si volse al dottore, assentendo col capo. Nel movimento, i lembi
del mantello si dischiusero un poco e lo Schroder, che lo fissava, divenne
pallido in volto.
” Scusate, don Valerio ” disse con una voce ben meno disinvolta del solito.
” Voi portate una pistola. Potevate lasciarla da basso, mi pare. Anche in
questi paesi c’è l’usanza, se non mi inganno. ”
” Perdio! Scusatemi proprio! ” esclamò il Melito battendosi una mano sulla
fronte a esprimere rincrescimento. ” Non so proprio come scusarmi! Me ne ero
proprio dimenticato. Non la porto mai, di solito, è per questo che mi sono
dimenticato. E oggi devo andare fuori in campagna a cavallo. ”
Pareva sincero, ma in realtà si tenne la pistola alla cintola; continuando
a scuotere il capo. ” E dite ” aggiunse sempre rivolto allo Schroder. ” Che
impressione vi ha fatto quel povero diavolo? ”
” Che impressione mi doveva fare? Un povero diavolo, un disgraziato. ”
” E quella campanella, quell’affare che continuava a suonare, non vi siete
chiesto che cosa fosse? ”
” Mah ” rispose lo Schroder, controllando le parole per il presentimento di
qualche insidia. ” Uno zingaro, poteva essere; per far venire gente li ho visti
tante volte suonare una campana. ”
“Uno zingaro! ” gridò il Melito, mettendosi a ridere come se l’idea lo
divertisse un mondo. ” Ah, L’avete creduto uno zingaro? ”
Lo Schroder si voltò verso il medico con irritazione. ” Che cosa c’è? ”
chiese duramente. ” Che cosa vuol dire questo interrogatorio? Caro il mio
Lugosi, questa storia non mi piace un bel niente! Spiegatevi, se volete
qualcosa da me! ”
” Non agitatevi, vi prego… ” rispose il medico interdetto. ” Se volete dire
che a questo vagabondo è capitato un accidente e la colpa è mia, parlate chiaro
” proseguì il mercante alzando sempre più la voce ” parlate chiaro, cari i miei
signori. Vorreste dire che l’hanno ammazzato? ”
” Macché ammazzato! ” disse il Melito, sorridendo, completamente padrone
della situazione ” ma che cosa vi siete messo in mente? Se vi ho disturbato mi
spiace proprio. Il dottore mi ha detto: don Valerio, venite su anche voi, c’è
il cavaliere Schroder. Ah lo conosco, gli ho detto io. Bene, mi ha detto lui,
venite su anche voi, sarà lieto di vedervi. Mi dispiace proprio se sono
riuscito importuno… ”
Il mercante si accorse di essersi lasciato portare.
” Scusate me, piuttosto, se ho perso la pazienza. Ma pareva quasi un
interrogatorio in piena regola. Se c’è qualche cosa, ditela senza tanti
riguardi. ”
” Ebbene ” intervenne il medico con molta cautela. ” Ebbene: c’è
effettivamente qualche cosa. ”
” Una denuncia? ” chiese lo Schroder sempre più sicuro di sé, mentre
cercava di riattaccarsi ai polsi le sanguisughe staccatesi durante la sfuriata
di prima. ” C’è qualche sospetto contro di me? ”
” Don Valerio ” disse il medico. ” Forse è meglio che parliate voi. ”
” Bene ” cominciò il Melito. ” Sapete chi era quell’individuo che vi ha
aiutato a tirar su la carrozza? ”
” Ma no, vi giuro, quante volte ve lo devo ripetere? ”
” Vi credo ” disse il Melito. ” Vi domando solo se immaginate chi fosse. ”
” Non so, uno zingaro, ho pensato, un vagabondo… ”
” No. Non era uno zingaro. O, se lo era stato una volta, non lo era più.
Quell’uomo, per dirvelo chiaro, è una cosa che comincia per elle. ”
” Una cosa che comincia per elle? ” ripeté meccanicamente lo Schroder,
cercando nella memoria, e un’ombra di apprensione gli si era distesa sul volto.
” Già. Comincia per elle ” confermò il Melito con un malizioso sorriso.
” Un ladro? volete dire? ” fece il mercante illuminandosi in volto per la
sicurezza di aver indovinato.
Don Valerio scoppiò in una risata: ” Ah, un ladro! Buona davvero questa!
Avevate ragione, dottore: una persona piena di spirito, il cavaliere Schroder!
“. In quel momento si sentì fuori della finestra il rumore della pioggia.
” Vi saluto ” disse il mercante recisamente, togliendosi le due sanguisughe
e rimettendole nel vasetto. ” Adesso piove. Io me ne devo andare, se no faccio
tardi. ”
” Una cosa che comincia per elle ” insistette il Melito alzandosi anche lui
in piedi e manovrando qualcosa sotto l’ampia mantella.
” Non so, vi dico. Gli indovinelli non sono per me. Decidetevi, se avete
qualche cosa da dirmi… Una cosa che comincia per elle?… Un lanzichenecco forse?…
” aggiunse in tono di beffa.
Il Melito e il dottore, in piedi, si erano accostati l’un l’altro,
appoggiando le schiene all’uscio. Nessuno dei due ora sorrideva più.
” Né un ladro né un lanzichenecco ” disse lentamente il Melito. ” Un
lebbroso, era. ”
Il mercante guardò i due uomini, pallido come un morto. ” Ebbene? E se
anche fosse stato un lebbroso? ”
” Lo era purtroppo di certo ” disse il medico, cercando pavidamente di
ripararsi dietro le spalle di Don Valerio
” E adesso lo siete anche voi. ”
” Basta! ” urlò il mercante tremando per l’ira. ” Fuori di qua! Questi
scherzi non mi vanno. Fuori di qua tutti e due! ” Allora il Melito insinuò
fuori del mantello una canna della pistola.
” Sono l’alcade, caro signore. Calmatevi, vi torna conto. ”
” Vi farò vedere io chi sono! ” urlava lo Schroder. ” Che cosa vorreste
farmi, adesso? ”
Il Melito scrutava lo Schroder, pronto a prevenire un eventuale attacco. ”
In quel pacchetto c’è la vostra campanella ” rispose. ” Uscirete immediatamente
di qui e continuerete a suonarla, fino a che sarete uscito fuori del paese, e
poi ancora, fino a che non sarete uscito dal regno. ”
” Ve la farò vedere io la campanella! ” ribatté lo Schroder, e tentava
ancora di gridare ma la voce gli si era spenta in gola, l’orrore della
rivelazione gli aveva agghiacciato il cuore. Finalmente capiva: il dottore,
visitandolo il giorno prima, aveva avuto un sospetto ed era andato ad avvertire
l’alcade. L’alcade per caso lo aveva visto afferrare per un braccio, tre mesi
prima, un lebbroso di passaggio, ed ora lui, Schroder, era condannato. La
storia delle sanguisughe era servita per guadagnar tempo. Disse ancora: ” Me ne
vado senza bisogno dei vostri ordini, canaglie, vi farò vedere, vi farò vedere…
”
” Mettetevi la giacca ” ordinò il Melito, il suo volto essendosi illuminato
di una diabolica compiacenza. ” La giacca, e poi fuori immediatamente. ”
” Aspetterete che prenda le mie robe ” disse lo Schroder, oh quanto meno
fiero di un tempo. ” Appena ho impacchettato le mie robe me ne vado, statene
pur sicuri. ”
” Le vostre robe devono essere bruciate ” avvertì sogghignando l’alcade. ”
La campanella prenderete, e basta. ”
” Le mie robe almeno! ” esclamò lo Schroder, fino allora così soddisfatto e
intrepido; e supplicava il magistrato come un bambino. ” I miei vestiti, i miei
soldi, me li lascerete almeno! ”
” La giacca, la mantella, e basta. L’altro deve essere bruciato. Per la
carrozza e il cavallo si è già provveduto. ”
” Come? Che cosa volete dire? ” balbettò il mercante.
” Carrozza e cavallo sono stati bruciati, come ordina la legge ” rispose
l’alcade, godendo della sua disperazione.
“Non vi immaginerete che un lebbroso se ne vada in giro in carrozzella,
no?” E diede in una triviale risata. Poi, brutalmente: ” Fuori! fuori di qua! ”
urlava allo Schroder. “Non immaginerai che stia qui delle ore a discutere?
Fuori immediatamente cane! ”
Lo Schroder tremava tutto, grande e grosso com’era, quando uscì dalla
camera, sotto la canna puntata della pistola, la mascella cadente, lo sguardo
inebetito.
” La campana! ” gli gridò ancora il Melito facendolo sobbalzare; e gli
sbatté dinanzi, per terra, il pacchetto misterioso, che diede una risonanza
metallica. ” Tirala fuori, e legatela al collo. ”
Si chinò lo Schroder, con la fatica di un vecchio cadente raccolse il
pacchetto, spiegò lentamente gli spaghi, trasse fuori dell’involto una
campanella di rame, col manico di legno tornito, nuova fiammante. ” Al collo! ”
gli urlò il Melito. ” Se non ti sbrighi, perdio, ti sparo! ”
Le mani dello Schroder erano scosse da un tremito e non era facile eseguire
l’ordine dell’alcade. Pure il mercante riuscì a passarsi attorno al collo la
cinghia attaccata alla campanella, che gli pendette così sul ventre, risuonando
ad ogni movimento.
“Prendila in mano, scuotila, perdio! Sarai buono, no? Un marcantonio come
te. Va’ che bel lebbroso! ” infierì don Valerio, mentre il medico si tirava in
un angolo, sbalordito dalla scena ripugnante.
Lo Schroder con passi da infermo cominciò a scendere le scale. Dondolava la
testa da una parte e dall’altra come certi cretini che si incontrano lungo le
grandi strade. Dopo due gradini si voltò cercando il medico e lo fissò
lungamente negli occhi.
” La colpa non è mia! ” balbettò il dottor Lugosi. “è stata una disgrazia,
una grande disgrazia! ”
” Avanti, avanti! ” incitava intanto l’alcade come a una bestia. ” Scuoti
la campanella, ti dico, la gente deve sapere che arrivi! ”
Lo Schroder riprese a scendere le scale. Poco dopo egli comparve sulla
porta della locanda e si avviò lentamente attraverso la piazza. Decine e decine
di persone facevano ala al suo passaggio, ritraendosi indietro man mano che lui
si avvicinava. La piazza era grande, lunga da attraversare. Con gesto rigido egli
ora scuoteva la campanella che dava un suono limpido e festoso; den, den,
faceva.
(Dino Buzzati)
riduzione da: "La boutique del mistero", ed. Mondadori, Milano