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domenica 31 agosto 2025

Un giovane e un anziano

Un giorno, un giovane volle consultare un anziano su un problema che gli stava a cuore…

“Mio signore,” gli disse, “voglio confessarti una cosa:non riesco ad avere un amico. Mi sapresti dare un consiglio?”
L’anziano sorrise e rispose: “Posso solo dirti di me.
Quand’ero ragazzo fra cento ragazzi, ne ebbi uno, di amico.
Fu una cosa bellissima che diede i suoi frutti e poi terminò.
Quando divenni adulto fra mille adulti, ne ebbi un altro, di amico.
Fu una cosa bellissima, ma l’amico morì ed anch’io mi sentii morire.
Ora che sono diventato anziano fra diecimila anziani, adulti e giovani, ho rinunciato ad avere un amico e ho preferito esserlo io, un amico, ogni giorno e ogni ora, di qualcuno che non so chi sia e non so dove sia.”
“Non dev’essere facile…” mormorò il giovane.
“Forse non lo è, perché cercare di essere amico significa, prima di tutto, rinunciare ad averne uno.
Ma forse lo è, perché proprio rinunciando ad averne uno se ne possono avere tanti!” spiego il maestro.
“Non si saprà mai chi saranno?” domandò il giovane.
“Mai. Tenere il cuore spalancato perché tutti vi possano entrare, dare sempre fiducia perché tutti ne possano attingere, rispettare ognuno perché ognuno si senta se stesso ti rende, insieme, amato ed odiato, incomprensibile ed imprendibile.
Chi cerca di essere amico, è un po’ come il mare, fatto di tenera acqua, ma acqua salata.
Chi ha come amico il mare, me lo sai dire?” domandò il maestro.
“Il cielo!” rispose il giovane.
“Infatti. Chi cerca di essere amico può solo sperare che il cielo gli sorrida; e che i gabbiani non smettano di posarglisi sopra!” concluse il maestro.
A questo punto il giovane tacque a lungo, avvolto in profondi pensieri.
Poi guardò l’anziano con uno strano sorriso e gli chiese:
“Mi permetti di essere un tuo gabbiano?”
L’anziano gli rispose:“Benvenuto!”


"Un uomo impazzisce e viene messo in un manicomio. Un amico va a trovarlo.

L’amico è un professore, un professore di filosofia, ha scritto molti libri, è uno studioso molto famoso, ed è anche uno psicologo.

Il pazzo è seduto su una panchina, sotto un albero, in un giardino, circondato da alte mura. Il professore gli si avvicina, si siede di fianco a lui e gli chiede: “Come ti senti, qui?”.

Il pazzo ride. Dice: “Mi sento benissimo, come non mi sono mai sentito prima”. Il professore è perplesso. Dice: “Perché? Perché ti senti così felice in un manicomio?”.

E il pazzo: “Manicomio? Chiami questo un manicomio? Ho lasciato il manicomio là fuori... questo è il posto più sano che ci sia al mondo! Il manicomio è là fuori; queste mura ci proteggono dai pazzi. Se mai ti stancherai dei pazzi che ci sono là fuori, qui sarai sempre il benvenuto. Vieni qui! Qui è tutto molto tranquillo... nessuno interferisce nel lavoro altrui, tutto è molto silenzioso. Ci vivono pochissime persone, e non ho mai incontrato persone altrettanto sane... sono tutte come me!”.

- Kahlil Gibran - 


Buona giornata a tutti :-)





sabato 23 agosto 2025

La vipera e la pecora

Una vipera morse una pecorella sul muso.
Lei sentì un dolore fortissimo. Si gonfiò.
La vipera provava odio. E vederla soffrire… la fece sorridere.
Ma non conosceva la forza che scorre nel sangue delle pecore.
Sai con cosa si crea l’antidoto contro il veleno di serpente?
Con il sangue delle pecore.
La pecorella non si fermò.
Continuò a pascolare, bere, camminare nel prato con serenità.
Sapeva che sarebbe guarita.
Nel frattempo, la vipera, da lontano, la osservava piena d’invidia.
Non sopportava vederla felice.
Quel sorriso la faceva impazzire.
Tanto che alla fine… fu vittima del suo stesso veleno.

Non preoccuparti delle vipere.
Non vivere nella paura dei loro morsi.
Assicurati solo che nelle tue vene scorra la forza del bene.
Come ci sono serpenti, ci sono persone che non sopportano la tua luce.
Il tuo sorriso. La tua pace.
Si infastidiscono anche solo a vederti… serena.
E a volte, mordono.
Con parole. Con gesti. Con assenze.
Fa male, sì.
Ma non lasciare che il loro veleno ti cambi.
Prenditi il tempo per guarire.
Per piangere, se serve. Per fermarti.
Ma poi… torna a camminare nel tuo prato. A testa alta.
Il segreto non è non essere ferita.
Il segreto è sapere che guarisci.
Perché il vero antidoto… sei tu.

 

Vorrei che il mio cuore si spaccasse perchè potessero uscire tutte le cose che vi sono imprigionate. Le mie mani sono stupide, timide, sconosciute.
I nostri cuori sono molto migliori di noi; e fra i sentimenti e le maniere che noi possediamo per descriverli, ci sono mille veli.
Quando si riesce ad esternare ciò che si ha all'interno, si vive in uno stato di costante rinascita.
E' una ricostruzione quotidiana del proprio essere: è il giorno di ieri accaduto mille anni fa.

- Kalhil Gibran –

Distacco da Orfeo - particolare

Buona giornata a tutti :-)


 


 

martedì 17 giugno 2025

Il miracolo - don Bruno Ferrero

Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l'amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.

Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: "Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo".

La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito.

Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete.
"Per cos'è? Che cosa vuoi piccola?".

"È per il mio fratellino, signor farmacista. È molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo".
"Che cosa dici?" borbottò il farmacista.

"Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c'è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo".
Il farmacista accennò un sorriso triste.
"Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli".

"Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?".

C'era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall'aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione.

Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L'uomo si avvicinò a lei.
"Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?".

"Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa…. È per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un'operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho".
"Quanto hai?".

"Un dollaro e undici centesimi…. Ma, sapete…." Aggiunse con un filo di voce, "posso trovare ancora qualcosa….".

L'uomo sorrise "Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!". Con una mano raccolse la piccola somma e con l'altra prese dolcemente la manina della bambina.

"Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno".

Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano.

Quell'uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che potè tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito.

"Questa operazione" mormorò la mamma "è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…".

La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi…. più, naturalmente l'amore e la fede di una bambina.

Se aveste almeno una fede piccola come un granello di senape, potreste dire a questo monte: "Spostati da qui a là e il monte si sposterà". Niente sarà impossibile per voi (Vangelo di Matteo 17,20).

- don Bruno Ferrero - 

dal libro: C'è ancora qualcuno che danza - edizioni Elledici


Buona giornata a tutti :-)





lunedì 29 aprile 2024

Tre parole - don Bruno Ferrero

Una donna, ancora giovane, precipitò in una terribile depressione.
Giorno dopo giorno, cominciò a rifiutarsi di uscire di casa; alzarsi dal letto divenne per lei una sorta di sofferenza sfibrante e mangiare una penitenza.
La luce del giorno le pareva fastidiosa. Le finestre restavano chiuse e le tapparelle abbassate.
I pensieri più neri le turbinavano in testa e spesso invocava la morte come una sorta di liberazione. Il marito, che l’amava teneramente, la circondava di affetto e di attenzioni, sempre più preoccupato e addolorato.
La convinse a farsi visitare dai più accreditati neurologi e psichiatri di mezzo mondo. Gli esimi professori ordinavano medicine e sedute di analisi, crociere, vacanze.
Provarono tutto, senza alcun esito. La donna sprofondava sempre più nel suo universo di tetraggine e malinconia.
Eppure, il marito la guarì…
Con il suo semplice e disarmato amore, e tre piccolissime parole.
Un mattino, le si avvicinò, la guardò con le lacrime agli occhi e disse: «Hai ancora me!».
Quando nella vita tutto sembra andare male e le lacrime prendono il posto del sorriso, Dio si avvicina e ti sussurra in un orecchio: «Hai ancora me!».

- don Bruno Ferrero - 
Tratto da: “Il segreto dei pesci rossi”, don Bruno Ferrero, edizioni Elledici


LA VITA

′′La vita ti delude perché tu smetta di vivere nelle illusioni e tu possa vedere la realtà.

La vita distrugge tutto ciò che è superfluo fino a quando non rimane solo l'essenziale.

La vita non ti lascia in pace, affinché tu smetta di incolpare te stesso e possa accettare tutto come ′′ è ".

La vita ritirerà ciò che hai, finché non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare.

La vita ti invia persone conflittuali per curarti, affinché tu smetta di guardare fuori e inizi a riflettere ciò che sei dentro.

La vita ti permette di cadere di nuovo e di nuovo, finché non decidi di imparare la lezione di appoggiare su te stesso.

La vita ti toglie dalla strada diritta e ti presenta crocevia, finché non smetti di voler controllare tutto e ti lasci scorrere come un fiume.

La vita ti spaventa e ti spaventerà quante volte sarà necessario, fino a quando non perderai la paura e ti riprenderai la fiducia.

La vita ti separerà dalle persone che ami, fino a quando non capirai che non siamo questo corpo, ma l'anima che lo contiene.

La vita ride di te molte volte, fino a quando non smetti di prendere tutto così sul serio e puoi ridere di te stesso.

La vita ti spezza in tante parti, quante ne sono necessarie, perché la luce penetri in te.

La vita ripete lo stesso messaggio, se necessario con grida e urla, fino a quando non lo ascolti finalmente.

La vita invia raggi e tempeste per svegliarti.

La vita ti umilia e a volte ti sconfigge di nuovo e di nuovo finché non decidi di lasciare che il tuo ego muoia.

La vita ti nega beni e grandezza finché non smetti di volere beni e grandezza e inizi a servire.

La vita ti nega miracoli, finché non capisci che tutto è un miracolo.

La vita accorcia il tuo tempo, perché tu ti affretti ad imparare a vivere.

La vita ti ridicolizza, finché non ti sentirai un niente, nessuno, perché solo allora potrai diventare Tutto.

La vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolverti.

La vita ti fa male e ti tormenta, fino a quando non molli i tuoi capricci e apprezzi il respiro e il battito del tuo cuore.

La vita ti nasconde tesori fino a quando non imparerai ad uscire a cercarli.

La vita nega Dio, finché non lo vedrai in tutti e in tutto.

La vita ti sveglia, ti pota, ti spezza, ti delude... ma credimi, questo è perché il tuo migliore io si manifesti... affinché solo l'amore rimanga in te".

- Bert Hellinger - 


Buona giornata a tutti :-)







mercoledì 3 aprile 2024

La benedizione - don Bruno Ferrero

Nella comunità dell'Arca dove aveva deciso di vivere, dopo una vita passata nel mondo universitario, un giorno il celebre padre Henri Nouwen fu avvicinato da una handicappata della comunità che gli disse: "Henri, mi puoi benedire?". Padre Nouwen rispose alla richiesta in maniera automatica, tracciando con il pollice il segno della croce sulla fronte della ragazza.

Invece di essere grata, lei protestò con veemenza: "No, questa non funziona. Voglio una vera benedizione!". Padre Nouwen si accorse di aver risposto in modo abitudinario e formalistico e disse: "Oh, scusami... ti darò una vera benedizione quando saremo tutti insieme per la funzione".

Dopo la funzione, quando circa una trentina di persone erano sedute in cerchio sul pavimento, padre Nouwen disse: "Janet mi ha chiesto di darle una benedizione speciale. Lei sente di averne bisogno adesso".

La ragazza si alzò e andò verso il sacerdote, che indossava un lungo abito bianco con ampie maniche che coprivano sia le mani che le braccia. Spontaneamente Janet lo abbracciò e pose la testa contro il suo petto. Senza pensarci, padre Nouwen la avvolse con le sue maniche al punto di farla quasi sparire tra le pieghe del suo abito.

Mentre si tenevano l'un l'altra padre Nouwen disse: "Janet, voglio che tu sappia che sei l'Amata Figlia di Dio. Sei preziosa agli occhi di Dio. Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri della comunità e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura tu sei. So che in questi giorni ti senti un po' giù e che c'è della tristezza nel tuo cuore, ma voglio ricordarti chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amata da Dio e da tutte le persone che sono qui con te". Janet alzò la testa e lo guardò; il suo largo sorriso dimostrò che aveva veramente sentito e ricevuto la benedizione.

Quando Janet tornò al suo posto, tutti gli altri handicappati vollero ricevere la benedizione. Anche uno degli assistenti, un giovane di ventiquattro anni, alzò la mano e disse: "E io?". "Certo", rispose padre Nouwen. "Vieni".

Lo abbracciò e disse: "John, è cosi bello che tu sia qui. Tu sei l'Amato Figlio di Dio. La tua presenza è una gioia per tutti noi. Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un amore infinito". Il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi e disse: "Grazie, grazie molte".

La sensazione di essere maledetti spesso colpisce più facilmente che la sensazione di essere benedetti. Dobbiamo riscoprire il senso e la bellezza della benedizione. E quando le cose sono difficili e la vita è pesante ricordati chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amato da Dio e da tutte le persone che sono con te. 

- Bruno Ferrero -
da: Solo il vento lo sa, ed. Elledici


Urgenza

Finché non avvertiamo la dolente urgenza di coloro che soffrono, la nostra solidarietà resta sospesa nelle intenzioni e non discende nel cuore, spingendoci a prender cura davvero degli altri.

- Henri J. M. Nouwen -


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 16 marzo 2024

Il topolino - Ernest Hemingway

Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi.

Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" La mucca disse, "Oh, Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa. La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza.

La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita.

Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda.

"Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te".

(Ernest Hemingway)



La Vita è uno strano regalo, all’inizio lo si sopravvaluta, si crede di aver ricevuto la vita eterna. Dopo lo si sottovaluta: lo si trova scadente, troppo corto, si sarebbe quasi pronti a gettarlo.

Infine ci si rende conto che non era un regalo era solo un prestito.

Allora, si cerca di meritarlo.

- Eric Emmanuel Schmitt -


Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 14 dicembre 2023

La macchia nera - don Bruno Ferrero

 Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mostrò agli allievi.

– "Che cosa vedete?", chiese.

– "Una macchia nera!", risposero in coro.

– "Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola, ribatté il maestro, e nessuno ha visto il grande foglio bianco. La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il grande foglio bianco per inseguire una macchiolina nera. P

erchè il grande foglio bianco è la tua isola, ed è proprio davanti a te! 

Così sono gli uomini: capaci solo di vedere le macchie nere, non sanno riconoscere l’immenso foglio bianco che è la loro vita. 

Tutti noi dovremmo essere, invece, consapevoli, che, nonostante le macchie nere della nostra esistenza, c’è, anche se nascosto, un bel foglio bianco, simbolo della vita, che vale sempre la pena di essere vissuta."

- don Bruno Ferrero - 


"Ogni volta che un genitore predica principi che non sa mettere in pratica, la lezione cade nel vuoto, nel senso che non viene generalizzata ed estesa al di là del caso specifico. Nell'educazione i risultati migliori si ottengono non già con le prediche e il calcolo, bensì vivendo secondo i propri principi perché così ci viene di fare.

(...) É vero che a breve termine si otterranno forse risultati più vistosi con le prediche e i castighi, ma, a paragone con quello che si può ottenere con l'esempio, gli effetti sono di breve durata.

Va detto, inoltre, che, muovendo delle critiche a un bambino, nonché imponendogli quello che deve fare, si riduce il suo rispetto di sé, perché si richiama la sua attenzione sulle sue carenze. Allora, anche se ubbidisce, in realtà non ha imparato nulla di utile, perché non viene incoraggiata la sua personalità autonoma. I principi, gli assunti sui quali si basa la sua condotta, si modificheranno solo se e quando si renderà conto da solo che il cambiamento gli servirà a conseguire quello che più profondamente desidera: il rispetto di sé."

Bruno Bettelheim (1903-1990), Un genitore quasi perfetto, 1987


Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 7 agosto 2023

Lo spaccapietre

C'era una volta un povero spaccapietre che col sole o con la pioggia passava la giornata a spezzar sassi sul ciglio della strada. «Ah, se potessi essere un gran signore», pensò un giorno, «mi riposerei finalmente». C'era per aria un Genio, che lo udì. «Sia esaudito il tuo desiderio!», gli disse.

Detto fatto. Il povero spaccapietre si trovò di colpo in un bel palazzo, servito da uno stuolo di domestici. Poteva riposare a suo agio...
Ma un giorno lo spaccapietre ebbe l'idea di levar gli occhi al cielo, e vide ciò che forse non aveva guardato mai: il Sole! «Ah, se potessi diventare il Sole!», sospirò. «Non avrei neppure il fastidio di vedermi intorno tutti quei domestici». Anche questa volta il Genio buono lo volle far contento: «Sia come vuoi!», gli disse.
Ma quando l'uomo fu diventato il Sole, ecco che una nube venne a passargli innanzi, offuscando il suo splendore. «Potessi essere una Nuvola!», pensò. «Una nuvola è persino più potente del Sole».
Ma esaudito che fu, soffiò il Vento, che ridusse a brandelli le nuvole nel ciclo.
«Vorrei essere il Vento che travolge ogni cosa!». E il Genio compiacente di nuovo lo esaudì.
Ma, divenuto Vento impetuoso e violento, incontrò la Montagna che resiste anche al Vento.
Trasformato in Montagna, si accorse che qualcuno gli spezzava la base a colpi di piccone.
«Ah, poter esser quello che spezza le montagne!». E per l'ultima volta, il Genio lo esaudì.
Così lo Spaccapietre si ritrovò di nuovo sul ciglio della strada, nella sua prima forma di umile operaio. Né mai d'allora in poi si lagnò più.


Un uomo deve trovare il tempo per se stesso.
Il tempo è ciò con cui trascorriamo la nostra vita.
Se non stiamo attenti troviamo gli altri a spenderlo per noi.
Ogni tanto è necessario che un uomo se ne vada da solo e provi la solitudine.
Sedersi su una roccia nella foresta e chiedere a se stesso: - Chi sono io, e dove sono stato, e dove sto andando? -
Se non si sta attenti, si permette ai diversivi di occupare il proprio tempo, la sostanza della vita.

Carl Sandburg, 22 luglio 1967 


Buona giornata a tutti :-)









giovedì 3 agosto 2023

Regalare la felicità e Essere generosi è mollare la presa - Piero Ferrucci

Un'antica storia mediorientale racconta di un uomo così buono e disinteressato che Dio decide di premiarlo. 
Chiama un angelo, e gli dice di andare da lui e domandargli che cosa vuole: qualsiasi desiderio sarà esaudito. L'angelo compare all'uomo gentile e gli comunica la buona notizia. Ma l'uomo gentile risponde: «Io sono già felice. 
Ho già tutto ciò che desidero». 
L'angelo gli fa capire che con Dio bisogna avere tatto: se ci fa un regalo, è meglio accettare. Allora l'uomo gentile risponde: «Va bene: voglio che tutti quelli che entrano in contatto con me si sentano bene. Però non voglio saperne nulla». 
Da quel momento dove l'uomo gentile passava, le piante avvizzite rifiorivano, gli animali più malandati si riavevano, i malati guarivano, gli infelici venivano sollevati dai loro terribili fardelli, chi litigava faceva la pace e chi aveva un problema riusciva a risolverlo. Ma tutto questo avveniva dietro di lui, nella sua scia, senza che egli ne sapesse niente. 
Non c'erano da parte sua né orgoglio per il bene compiuto né aspettative di alcun genere. 
Ignaro e contento, l'uomo gentile camminava per le vie del mondo regalando la felicità.

- Piero Ferrucci -
da:  La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005



Essere generosi è mollare la presa

Essere generosi vuol dire vincere l'antica ansia di perdere ciò che possediamo. Vuol dire ridisegnare i nostri confini. Per la persona generosa i confini sono permeabili. Ciò che è tuo - la tua sofferenza, i tuoi problemi - è anche mio: questa è la compassione. Ciò che è mio - i miei possessi, le mie abilità e conoscenze, le mie risorse, il mio tempo, la mia energia - è anche tuo. 

Questa è la generosità.

Con la vittoria sui livelli antichi dell'inconscio e una ridefinizione dei confini, la generosità provoca in noi una trasformazione profonda. Inutile negarlo: spesso anche la persona più rilassata e gioviale nell'intimo è aggrappata ai suoi averi con tutte le sue forze. 

Questi muscoli emotivi sono sempre tesi. Ciò che abbiamo, o che crediamo di avere, ce lo teniamo stretto: una persona, una posizione sociale, un oggetto, la nostra sicurezza. E in questo trattenere c'è paura. Siamo come quei bambini, descritti da una parabola buddhista, che su una spiaggia hanno costruito i loro castelli di sabbia. 

Ognuno ha il suo castello. 

Ognuno ha il suo territorio. Tutti si sentono importanti: «È mio!», «È mio!». Magari si azzuffano, fanno la guerra. Poi cala la sera, i bambini ritornano alle loro case. Dimenticano i castelli di sabbia e vanno a dormire. Intanto l'alta marea cancella tutto. I nostri monumenti più preziosi sono castelli di sabbia. Vogliamo prenderci veramente così sul serio? 

La generosità molla la presa, è molto più rilassata.

- Piero Ferrucci .
da:  La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005


Buona giornata a tutti :-)







venerdì 5 maggio 2023

La rete da pesca - don Bruno Ferrero

Il fiordo era immerso nella profonda tranquillità della notte artica. 
L'acqua sciabordava leggera sulla spiaggia. Avvolto dal profumato tepore della sua casa di legno, Hans il pescatore tesseva la rete della sua prossima stagione di pesca. Era solo nell'angolo del camino. La sua dolce sposa Ingrid riposava nel piccolo cimitero di fianco alla chiesa. Improvvisamente però risuonarono fresche risate gioiose. 
La porta si aprì per lasciar passare la bionda Guendalina, la sua carissima figlia, che teneva per mano il fratellino Eric.
«Guendalina, ora sei in vacanza. Vuoi prendere il mio posto a intrecciare la rete da pesca nuova mentre io vado a riparare la barca?».
«Oh sì, papà!».
Le ore passavano. Guendalina lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. Ma i gior­ni si aggiungevano ai giorni. 
La corda era scabra. L'appretto per impermeabiizzarla ruvido, le mani facevano male. Le sue piccole amiche si sporgevano dalla porta: «Guendalina, vieni a giocare con noi!». 
E le maglie si allentavano sempre di più, i nodi era­no sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata.
Arrivò la primavera. Il fiordo s'illuminò ai primi raggi del sole. 
La pesca riprese. Tutto fiero del lavoro della sua figlia carissima, Hans il pescatore imbarcò la sua rete da pesca nuova sul suo fidato vecchio battello.
«Vieni con me, piccolo Eric, per la nostra prima uscita!».
Pieno di gioia il ragazzino saltò a bordo. La bar­ca scivolò nell'acqua. La rete affondò nelle onde verdazzurre. Eric batteva le mani vedendo i pesci argen­tati saltare e guizzare nella rete ben piena.
«Una pesca fantastica! Aiutami a tirare su la rete, figliolo!».
Ed Eric tirava, tirava con tutte le sue forze. Ma vinto dal peso, pluf! piombò in acqua, proprio in mez­zo alla rete.
«Non è niente!», pensò papà Hans, issando velocemente la rete a bordo. «La mia rete è solida! E' la mia Guendalina che l'ha tessuta con le sue mani: Eric verrà su con i pesci!».
La rete uscì dall'acqua leggera. Ahimé, al fondo aveva solo un grande squarcio... I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aper­te. E il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo.
«Ah, se avessi intrecciato ogni maglia con amore», piangeva Guendalina.

E' nel quotidiano che si tesse la rete dell'eternità. 
Ogni giorno è un nodo. 
Puoi non pensarci, ma il giorno della pesca arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato quaggiù, oggi.

- don Bruno Ferrero -
da: "Il canto del grillo" ed. Elledici


Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza, ma anche con gran rimbombo.
«Ma non la disturba?» chiese uno studente. 
«No», rispose il saggio. «Perché così ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell'ora appena trascorsa?».

E tu, che cosa hai fatto dell'ora appena trascorsa?

- don Bruno Ferrero -




Buona giornata a tutti. :-)




sabato 25 marzo 2023

Il professore e il barattolo della vita

Un insegnante di filosofia voleva incoraggiare i suoi studenti a riflettere sulla vita.

Prese un barattolo di vetro che posò sul tavolo, successivamente prese una dozzina di palline da golf e le iniziò ad inserire una ad una all’interno del barattolo.

Dopo che ebbe finito di riempire il barattolo con le palline da golf domandò ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno.

Tutti dissero di sì.

Il professore prese ora dei sassolini e li iniziò a versare all’interno del barattolo, gli studenti si accorsero che le piccole pietre si inserivano negli spazi lasciati dalle palline da golf.

Quindi il professore chiese se adesso il barattolo fosse realmente pieno, di nuovo ricevette un collettivo “si”.

Allora il professore prese una busta con della sabbia e la iniziò ad inserire all’interno del barattolo.

La sabbia si andò a inserire tra gli spazi rimasti tra le palline e le pietre riempiendo così ulteriormente il barattolo di vetro.

A questo punto il professore chiese nuovamente se il barattolo adesso fosse finalmente pieno.

Gli studenti sicuri del fatto che al suo interno non vi fosse più spazio per nulla, risposero in coro di sì.

Il professore sorridendo tirò fuori una birra e iniziò a versarne una parte all’interno del barattolo.

Gli studenti stupiti e divertiti da quanto appena visto scoppiarono a ridere. Finita la risata, il professore disse:

“Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita: 
le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, l’amore, gli affetti, la salute, gli amici e le nostre passioni. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene.
I sassolini sono le altre cose che ci importano come il lavoro, la casa, la macchina, i soldi, etc.
La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.

Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto né per le palle da golf né per i sassolini.
La stessa cosa succede con la vita.
Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energie nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti.

Fate attenzione alle cose che sono cruciali per la vostra felicità: giocate con i vostri figli, visitate i vostri cari, prendetevi il tempo per andare dal medico, dedicate tempo e attenzioni al vostro partner, praticate il vostro sport o hobby preferito e coltivate e inseguite i vostri sogni.

Ci sarà sempre tempo per pulire la casa, falciare il prato, guardare la televisione ecc.

Occupatevi prima delle palline da golf, delle cose realmente importanti.
Stabilite le vostre priorità, il resto è solo sabbia.”

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentassero le birre. Il professore sorrise e disse:
“Sono contento che tu me l’abbia chiesto. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, ci sarà sempre spazio e tempo per bere una birra con un amico.”


Dall’inverno alla primavera

Quando l’inverno muore
lentamente nella primavera,
nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento,
su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre
e si portano sulle terrazze i vasi dei fiori,
le città offrono uno spettacolo gentile
e pieno d’allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente,
di tratto in tratto, sul viso,
un’ondata d’aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali erbe?
Chi lo sa!

(Edmondo De Amicis)


Buona giornata a tutti :-)


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