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mercoledì 3 aprile 2024

La benedizione - don Bruno Ferrero

Nella comunità dell'Arca dove aveva deciso di vivere, dopo una vita passata nel mondo universitario, un giorno il celebre padre Henri Nouwen fu avvicinato da una handicappata della comunità che gli disse: "Henri, mi puoi benedire?". Padre Nouwen rispose alla richiesta in maniera automatica, tracciando con il pollice il segno della croce sulla fronte della ragazza.

Invece di essere grata, lei protestò con veemenza: "No, questa non funziona. Voglio una vera benedizione!". Padre Nouwen si accorse di aver risposto in modo abitudinario e formalistico e disse: "Oh, scusami... ti darò una vera benedizione quando saremo tutti insieme per la funzione".

Dopo la funzione, quando circa una trentina di persone erano sedute in cerchio sul pavimento, padre Nouwen disse: "Janet mi ha chiesto di darle una benedizione speciale. Lei sente di averne bisogno adesso".

La ragazza si alzò e andò verso il sacerdote, che indossava un lungo abito bianco con ampie maniche che coprivano sia le mani che le braccia. Spontaneamente Janet lo abbracciò e pose la testa contro il suo petto. Senza pensarci, padre Nouwen la avvolse con le sue maniche al punto di farla quasi sparire tra le pieghe del suo abito.

Mentre si tenevano l'un l'altra padre Nouwen disse: "Janet, voglio che tu sappia che sei l'Amata Figlia di Dio. Sei preziosa agli occhi di Dio. Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri della comunità e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura tu sei. So che in questi giorni ti senti un po' giù e che c'è della tristezza nel tuo cuore, ma voglio ricordarti chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amata da Dio e da tutte le persone che sono qui con te". Janet alzò la testa e lo guardò; il suo largo sorriso dimostrò che aveva veramente sentito e ricevuto la benedizione.

Quando Janet tornò al suo posto, tutti gli altri handicappati vollero ricevere la benedizione. Anche uno degli assistenti, un giovane di ventiquattro anni, alzò la mano e disse: "E io?". "Certo", rispose padre Nouwen. "Vieni".

Lo abbracciò e disse: "John, è cosi bello che tu sia qui. Tu sei l'Amato Figlio di Dio. La tua presenza è una gioia per tutti noi. Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un amore infinito". Il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi e disse: "Grazie, grazie molte".

La sensazione di essere maledetti spesso colpisce più facilmente che la sensazione di essere benedetti. Dobbiamo riscoprire il senso e la bellezza della benedizione. E quando le cose sono difficili e la vita è pesante ricordati chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amato da Dio e da tutte le persone che sono con te. 

- Bruno Ferrero -
da: Solo il vento lo sa, ed. Elledici


Urgenza

Finché non avvertiamo la dolente urgenza di coloro che soffrono, la nostra solidarietà resta sospesa nelle intenzioni e non discende nel cuore, spingendoci a prender cura davvero degli altri.

- Henri J. M. Nouwen -


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 16 marzo 2024

Il topolino - Ernest Hemingway

Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi.

Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" La mucca disse, "Oh, Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa. La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza.

La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita.

Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda.

"Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te".

(Ernest Hemingway)



La Vita è uno strano regalo, all’inizio lo si sopravvaluta, si crede di aver ricevuto la vita eterna. Dopo lo si sottovaluta: lo si trova scadente, troppo corto, si sarebbe quasi pronti a gettarlo.

Infine ci si rende conto che non era un regalo era solo un prestito.

Allora, si cerca di meritarlo.

- Eric Emmanuel Schmitt -


Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 14 dicembre 2023

La macchia nera - don Bruno Ferrero

 Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mostrò agli allievi.

– "Che cosa vedete?", chiese.

– "Una macchia nera!", risposero in coro.

– "Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola, ribatté il maestro, e nessuno ha visto il grande foglio bianco. La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il grande foglio bianco per inseguire una macchiolina nera. P

erchè il grande foglio bianco è la tua isola, ed è proprio davanti a te! 

Così sono gli uomini: capaci solo di vedere le macchie nere, non sanno riconoscere l’immenso foglio bianco che è la loro vita. 

Tutti noi dovremmo essere, invece, consapevoli, che, nonostante le macchie nere della nostra esistenza, c’è, anche se nascosto, un bel foglio bianco, simbolo della vita, che vale sempre la pena di essere vissuta."

- don Bruno Ferrero - 


"Ogni volta che un genitore predica principi che non sa mettere in pratica, la lezione cade nel vuoto, nel senso che non viene generalizzata ed estesa al di là del caso specifico. Nell'educazione i risultati migliori si ottengono non già con le prediche e il calcolo, bensì vivendo secondo i propri principi perché così ci viene di fare.

(...) É vero che a breve termine si otterranno forse risultati più vistosi con le prediche e i castighi, ma, a paragone con quello che si può ottenere con l'esempio, gli effetti sono di breve durata.

Va detto, inoltre, che, muovendo delle critiche a un bambino, nonché imponendogli quello che deve fare, si riduce il suo rispetto di sé, perché si richiama la sua attenzione sulle sue carenze. Allora, anche se ubbidisce, in realtà non ha imparato nulla di utile, perché non viene incoraggiata la sua personalità autonoma. I principi, gli assunti sui quali si basa la sua condotta, si modificheranno solo se e quando si renderà conto da solo che il cambiamento gli servirà a conseguire quello che più profondamente desidera: il rispetto di sé."

Bruno Bettelheim (1903-1990), Un genitore quasi perfetto, 1987


Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 7 agosto 2023

Lo spaccapietre

C'era una volta un povero spaccapietre che col sole o con la pioggia passava la giornata a spezzar sassi sul ciglio della strada. «Ah, se potessi essere un gran signore», pensò un giorno, «mi riposerei finalmente». C'era per aria un Genio, che lo udì. «Sia esaudito il tuo desiderio!», gli disse.

Detto fatto. Il povero spaccapietre si trovò di colpo in un bel palazzo, servito da uno stuolo di domestici. Poteva riposare a suo agio...
Ma un giorno lo spaccapietre ebbe l'idea di levar gli occhi al cielo, e vide ciò che forse non aveva guardato mai: il Sole! «Ah, se potessi diventare il Sole!», sospirò. «Non avrei neppure il fastidio di vedermi intorno tutti quei domestici». Anche questa volta il Genio buono lo volle far contento: «Sia come vuoi!», gli disse.
Ma quando l'uomo fu diventato il Sole, ecco che una nube venne a passargli innanzi, offuscando il suo splendore. «Potessi essere una Nuvola!», pensò. «Una nuvola è persino più potente del Sole».
Ma esaudito che fu, soffiò il Vento, che ridusse a brandelli le nuvole nel ciclo.
«Vorrei essere il Vento che travolge ogni cosa!». E il Genio compiacente di nuovo lo esaudì.
Ma, divenuto Vento impetuoso e violento, incontrò la Montagna che resiste anche al Vento.
Trasformato in Montagna, si accorse che qualcuno gli spezzava la base a colpi di piccone.
«Ah, poter esser quello che spezza le montagne!». E per l'ultima volta, il Genio lo esaudì.
Così lo Spaccapietre si ritrovò di nuovo sul ciglio della strada, nella sua prima forma di umile operaio. Né mai d'allora in poi si lagnò più.


Un uomo deve trovare il tempo per se stesso.
Il tempo è ciò con cui trascorriamo la nostra vita.
Se non stiamo attenti troviamo gli altri a spenderlo per noi.
Ogni tanto è necessario che un uomo se ne vada da solo e provi la solitudine.
Sedersi su una roccia nella foresta e chiedere a se stesso: - Chi sono io, e dove sono stato, e dove sto andando? -
Se non si sta attenti, si permette ai diversivi di occupare il proprio tempo, la sostanza della vita.

Carl Sandburg, 22 luglio 1967 


Buona giornata a tutti :-)









giovedì 3 agosto 2023

Regalare la felicità e Essere generosi è mollare la presa - Piero Ferrucci

Un'antica storia mediorientale racconta di un uomo così buono e disinteressato che Dio decide di premiarlo. 
Chiama un angelo, e gli dice di andare da lui e domandargli che cosa vuole: qualsiasi desiderio sarà esaudito. L'angelo compare all'uomo gentile e gli comunica la buona notizia. Ma l'uomo gentile risponde: «Io sono già felice. 
Ho già tutto ciò che desidero». 
L'angelo gli fa capire che con Dio bisogna avere tatto: se ci fa un regalo, è meglio accettare. Allora l'uomo gentile risponde: «Va bene: voglio che tutti quelli che entrano in contatto con me si sentano bene. Però non voglio saperne nulla». 
Da quel momento dove l'uomo gentile passava, le piante avvizzite rifiorivano, gli animali più malandati si riavevano, i malati guarivano, gli infelici venivano sollevati dai loro terribili fardelli, chi litigava faceva la pace e chi aveva un problema riusciva a risolverlo. Ma tutto questo avveniva dietro di lui, nella sua scia, senza che egli ne sapesse niente. 
Non c'erano da parte sua né orgoglio per il bene compiuto né aspettative di alcun genere. 
Ignaro e contento, l'uomo gentile camminava per le vie del mondo regalando la felicità.

- Piero Ferrucci -
da:  La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005



Essere generosi è mollare la presa

Essere generosi vuol dire vincere l'antica ansia di perdere ciò che possediamo. Vuol dire ridisegnare i nostri confini. Per la persona generosa i confini sono permeabili. Ciò che è tuo - la tua sofferenza, i tuoi problemi - è anche mio: questa è la compassione. Ciò che è mio - i miei possessi, le mie abilità e conoscenze, le mie risorse, il mio tempo, la mia energia - è anche tuo. 

Questa è la generosità.

Con la vittoria sui livelli antichi dell'inconscio e una ridefinizione dei confini, la generosità provoca in noi una trasformazione profonda. Inutile negarlo: spesso anche la persona più rilassata e gioviale nell'intimo è aggrappata ai suoi averi con tutte le sue forze. 

Questi muscoli emotivi sono sempre tesi. Ciò che abbiamo, o che crediamo di avere, ce lo teniamo stretto: una persona, una posizione sociale, un oggetto, la nostra sicurezza. E in questo trattenere c'è paura. Siamo come quei bambini, descritti da una parabola buddhista, che su una spiaggia hanno costruito i loro castelli di sabbia. 

Ognuno ha il suo castello. 

Ognuno ha il suo territorio. Tutti si sentono importanti: «È mio!», «È mio!». Magari si azzuffano, fanno la guerra. Poi cala la sera, i bambini ritornano alle loro case. Dimenticano i castelli di sabbia e vanno a dormire. Intanto l'alta marea cancella tutto. I nostri monumenti più preziosi sono castelli di sabbia. Vogliamo prenderci veramente così sul serio? 

La generosità molla la presa, è molto più rilassata.

- Piero Ferrucci .
da:  La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005


Buona giornata a tutti :-)







venerdì 5 maggio 2023

La rete da pesca - don Bruno Ferrero

Il fiordo era immerso nella profonda tranquillità della notte artica. 
L'acqua sciabordava leggera sulla spiaggia. Avvolto dal profumato tepore della sua casa di legno, Hans il pescatore tesseva la rete della sua prossima stagione di pesca. Era solo nell'angolo del camino. La sua dolce sposa Ingrid riposava nel piccolo cimitero di fianco alla chiesa. Improvvisamente però risuonarono fresche risate gioiose. 
La porta si aprì per lasciar passare la bionda Guendalina, la sua carissima figlia, che teneva per mano il fratellino Eric.
«Guendalina, ora sei in vacanza. Vuoi prendere il mio posto a intrecciare la rete da pesca nuova mentre io vado a riparare la barca?».
«Oh sì, papà!».
Le ore passavano. Guendalina lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. Ma i gior­ni si aggiungevano ai giorni. 
La corda era scabra. L'appretto per impermeabiizzarla ruvido, le mani facevano male. Le sue piccole amiche si sporgevano dalla porta: «Guendalina, vieni a giocare con noi!». 
E le maglie si allentavano sempre di più, i nodi era­no sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata.
Arrivò la primavera. Il fiordo s'illuminò ai primi raggi del sole. 
La pesca riprese. Tutto fiero del lavoro della sua figlia carissima, Hans il pescatore imbarcò la sua rete da pesca nuova sul suo fidato vecchio battello.
«Vieni con me, piccolo Eric, per la nostra prima uscita!».
Pieno di gioia il ragazzino saltò a bordo. La bar­ca scivolò nell'acqua. La rete affondò nelle onde verdazzurre. Eric batteva le mani vedendo i pesci argen­tati saltare e guizzare nella rete ben piena.
«Una pesca fantastica! Aiutami a tirare su la rete, figliolo!».
Ed Eric tirava, tirava con tutte le sue forze. Ma vinto dal peso, pluf! piombò in acqua, proprio in mez­zo alla rete.
«Non è niente!», pensò papà Hans, issando velocemente la rete a bordo. «La mia rete è solida! E' la mia Guendalina che l'ha tessuta con le sue mani: Eric verrà su con i pesci!».
La rete uscì dall'acqua leggera. Ahimé, al fondo aveva solo un grande squarcio... I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aper­te. E il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo.
«Ah, se avessi intrecciato ogni maglia con amore», piangeva Guendalina.

E' nel quotidiano che si tesse la rete dell'eternità. 
Ogni giorno è un nodo. 
Puoi non pensarci, ma il giorno della pesca arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato quaggiù, oggi.

- don Bruno Ferrero -
da: "Il canto del grillo" ed. Elledici


Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza, ma anche con gran rimbombo.
«Ma non la disturba?» chiese uno studente. 
«No», rispose il saggio. «Perché così ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell'ora appena trascorsa?».

E tu, che cosa hai fatto dell'ora appena trascorsa?

- don Bruno Ferrero -




Buona giornata a tutti. :-)




sabato 25 marzo 2023

Il professore e il barattolo della vita

Un insegnante di filosofia voleva incoraggiare i suoi studenti a riflettere sulla vita.

Prese un barattolo di vetro che posò sul tavolo, successivamente prese una dozzina di palline da golf e le iniziò ad inserire una ad una all’interno del barattolo.

Dopo che ebbe finito di riempire il barattolo con le palline da golf domandò ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno.

Tutti dissero di sì.

Il professore prese ora dei sassolini e li iniziò a versare all’interno del barattolo, gli studenti si accorsero che le piccole pietre si inserivano negli spazi lasciati dalle palline da golf.

Quindi il professore chiese se adesso il barattolo fosse realmente pieno, di nuovo ricevette un collettivo “si”.

Allora il professore prese una busta con della sabbia e la iniziò ad inserire all’interno del barattolo.

La sabbia si andò a inserire tra gli spazi rimasti tra le palline e le pietre riempiendo così ulteriormente il barattolo di vetro.

A questo punto il professore chiese nuovamente se il barattolo adesso fosse finalmente pieno.

Gli studenti sicuri del fatto che al suo interno non vi fosse più spazio per nulla, risposero in coro di sì.

Il professore sorridendo tirò fuori una birra e iniziò a versarne una parte all’interno del barattolo.

Gli studenti stupiti e divertiti da quanto appena visto scoppiarono a ridere. Finita la risata, il professore disse:

“Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita: 
le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, l’amore, gli affetti, la salute, gli amici e le nostre passioni. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene.
I sassolini sono le altre cose che ci importano come il lavoro, la casa, la macchina, i soldi, etc.
La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.

Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto né per le palle da golf né per i sassolini.
La stessa cosa succede con la vita.
Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energie nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti.

Fate attenzione alle cose che sono cruciali per la vostra felicità: giocate con i vostri figli, visitate i vostri cari, prendetevi il tempo per andare dal medico, dedicate tempo e attenzioni al vostro partner, praticate il vostro sport o hobby preferito e coltivate e inseguite i vostri sogni.

Ci sarà sempre tempo per pulire la casa, falciare il prato, guardare la televisione ecc.

Occupatevi prima delle palline da golf, delle cose realmente importanti.
Stabilite le vostre priorità, il resto è solo sabbia.”

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentassero le birre. Il professore sorrise e disse:
“Sono contento che tu me l’abbia chiesto. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, ci sarà sempre spazio e tempo per bere una birra con un amico.”


Dall’inverno alla primavera

Quando l’inverno muore
lentamente nella primavera,
nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento,
su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre
e si portano sulle terrazze i vasi dei fiori,
le città offrono uno spettacolo gentile
e pieno d’allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente,
di tratto in tratto, sul viso,
un’ondata d’aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali erbe?
Chi lo sa!

(Edmondo De Amicis)


Buona giornata a tutti :-)


www.leggoerifletto.it











martedì 24 gennaio 2023

La buca nel marciapiede

 Mi alzo una mattina, esco di casa, c'è una buca nel marciapiede, non la vedo, ci casco dentro.
- Giorno dopo, esco di casa, mi dimentico che c'è una buca nel marciapiede, e ci ricasco dentro.
- Terzo giorno, esco di casa cercando di ricordarmi che c'è una buca nel marciapiede, e invece non me lo ricordo, e ci casco dentro.
- Quarto giorno, esco di casa cercando di ricordarmi della buca nel marciapiede, me ne ricordo, e ciononostante non vedo la buca e ci casco dentro.
- Quinto giorno, esco di casa, mi ricordo che devo tener presente la buca nel marciapiede e cammino guardando per terra, e la vedo, ma anche se la vedo, ci casco dentro.
- Sesto giorno, esco di casa, mi ricordo della buca nel marciapiede, la cerco con lo sguardo, la vedo, cerco di saltarla, ma ci casco dentro.
- Settimo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, sfioro con la punta dei piedi il bordo dall'altra parte, ma non mi basta e ci casco dentro.
- Ottavo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, atterro dall'altra parte! Mi sento così orgoglioso di esserci riuscito, che mi metto a saltellare per la gioia... e mentre saltello, casco di nuovo nella buca.
- Nono giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, la salto, e proseguo per la mia strada.
- Decimo giorno, soltanto oggi, mi rendo conto che è più comodo e sicuro camminare sul marciapiede di fronte.

La strada della vita è disseminata di buche: abitudini, vizi piccoli e grandi, mancanze fastidiose eppure sempre uguali. 
In famiglia si litiga sempre per le stesse cose, si confessano sempre gli stessi peccati, si commettono sempre gli stessi errori. 
Convertirsi significa prendere l'altro marciapiede.



Peccare - Padre Michel Quoist

Sono caduto, Signore.
Ancora.
Non ne posso più, mai ce la farò.
Ho vergogna di me, non oso più guardarTi.
Pure, ho lottato, Signore, perché Ti sapevo vicino a me, chino su di me, attento.
Ma la tentazione si è scatenata come una tempesta, ed ho voltato il capo, e mi sono allontanato, mentre Tu restavi, silenzioso e dolorante, come un fidanzato tradito che vede il suo amore allontanarsi nelle braccia del rivale.
Quand'è cessato il vento, caduto di colpo come di colpo s'era scatenato, quando s'è spento il fulmine dopo aver fieramente illuminato la penombra, in un momento, mi son ritrovato solo, vergognoso, disgustato, con il mio peccato nelle mani.
Quel peccato che mi nausea, inutile oggetto che vorrei gettar via; quel peccato che ho voluto e che non voglio più, quel peccato che infine ho raggiunto allontanandoTi freddamente, Signore, quel peccato che ho colto, poi consumato, avido.
Ora lo posseggo, anzi mi possiede, come la tela del ragno tiene prigioniero il moscerino.
E' mio, mi sta attaccato, è entrato in me, non posso disfarmene.
Mi pare che si veda, ho vergogna di stare in piedi, vorrei strisciare per sfuggire gli sguardi, ho vergogna di comparire davanti al mio amico, ho vergogna di comparire davanti a Te, o Signore, perché Tu mi amavi ed io Ti ho dimenticato.
Ti ho dimenticato perché ho pensato a me.
Signore, non guardarmi così.
Perché sono nudo, sono sporco, sono a terra, lacero, non ho più forze, non oso più promettere nulla, non posso che restare là, curvo, innanzi a Te.

Via, piccolo, rialza il capo. Non è soprattutto il tuo orgoglio ferito?
Se mi amassi, avresti dispiacere, ma avresti fiducia.
Credi che l'amor di Dio abbia limiti? Credi che un solo momento Io abbia cessato di amarti?
Ma fai ancora affidamento su di te, piccolo, non devi fare affidamento che su di Me.
Chiedimi perdono e poi rialzati vivamente, perché, vedi, la cosa più grave non è cadere, ma restare a terra.

- Padre Michel Quoist - 

Cripta del peccato originale - Matera (Italy)

Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 10 dicembre 2022

Per chi? - don Bruno Ferrero

Una storia ebraica narra di un rabbino saggio e timorato di Dio che, una sera, dopo una giornata passata a consultare i libri delle antiche profezie, decise di uscire per la strada a fare una passeggiata distensiva.
Mentre camminava lentamente per una strada isolata, incontrò un guardiano che camminava avanti e indietro, con passi lunghi e decisi, davanti alla cancellata di un ricco podere.
"Per chi cammini, tu?", chiese il rabbino, incuriosito.
Il guardiano disse il nome del suo padrone. Poi, subito dopo, chiese al rabbino: "E tu, per chi cammini?".
Questa domanda, conclude la storia, si conficcò nel cuore del rabbino.

E tu, per chi cammini? Per chi sono tutti i passi e gli affanni di questa giornata? Per chi vivi?
Puoi vivere solo per qualcuno. Ad ogni passo, oggi, ripeti il suo nome. 
Mai avrai avuto una giornata così leggera.

- don Bruno Ferrero - 
da: Il canto del grillo, Ed. Elledicì


Ognuno di noi vorrebbe per se stesso un clima di serenità e di gioia, e facciamo di tutto per cercare di ottenerlo. Il mondo che conosce molto bene questo nostro bisogno, fa di tutto per venderci delle cose che sembrano garantire serenità e gioia. E perciò, bombardato continuamente dalla pubblicità ti metti a comperare dimostrando così che il portafoglio spesso è più ben fornito che il cervello.
Ecco, allora, le cose più belle, e qualche volta più inutili, per abbellire la casa, ecco le luci soffuse, gli angolini studiati apposta da architetti, prezzo compreso nella mobilia, e poi ecco la macchina accessoriata al punto giusto, ed ecco le vacanze che quest'anno per essere alla moda devono per forza essere all'estero e in quel posto 'in', dove magari stai peggio che nel banale appartamento di Albenga, ma che fa tanto ultima moda.
Povero figlio del benessere, perché hai un’aria triste, rassegnata, perché ti innervosisci così facilmente? 
Perché con tutto quello che hai in casa in fin dei conti non sei soddisfatto.
Perché le cose sono cose, forse molto belle, forse molto pratiche, ma con esse non puoi scambiare amore. E' vero che si dice formalmente: "Ha un amore di casa", ma sei proprio sicuro che la casa può soddisfare la tua sete di amore. 
E l'amore non si compera. Quando credi di poter pagare l'amore, non è più amore.

- don Franco Locci - 

Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. 
Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. 
L'unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente 
e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.

- Charles Dickens - 

Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 24 novembre 2022

Il boscaiolo - Jorge Bucay

C'era una volta un boscaiolo che si presentò a lavorare in una segheria.
Il salario era buono e le condizioni di lavoro ancora migliori, per cui il boscaiolo volle fare bella figura.
Il primo giorno si presentò al caposquadra, il quale gli diede un'ascia e gli assegnò una zona del bosco.
L'uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna.
In una sola giornata abbatté diciotto alberi. 
«Complimenti», gli disse il caposquadra.
«Va' avanti così».
Incitato da quelle parole, il boscaiolo decise di migliorare il proprio rendimento il giorno dopo. 
Così quella sera andò a letto presto. 
La mattina dopo si alzò prima degli altri e andò nel bosco. 
Nonostante l'impegno, non riuscì ad abbattere più di quindici alberi. 
«Devo essere stanco», pensò. 
E decise di andare a dormire al tramonto. 
All'alba si alzò deciso a battere il record dei diciotto alberi. 
Invece quel giorno non riuscì ad abbatterne neppure la metà. 
Il giorno dopo furono sette, poi cinque, e l'ultimo giorno passò l'intero pomeriggio tentando di abbattere il suo secondo albero. 
Preoccupato per quello che avrebbe pensato il caposquadra, il boscaiolo andò 
a raccontargli quello che era successo, e giurava e spergiurava che si stava sforzando ai limiti dello sfinimento. 
Il caposquadra gli chiese: 
«Quand'è stata l'ultima volta che hai affilato la tua ascia?». 
«Affilare? Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi». 

La tua azione quotidiana diventa efficace solo se l'anima è stata "affilata" nella preghiera...

- Jorge Bucay -
Da "Lascia che ti racconti", Storie per imparare a vivere, Rizzoli Editore

Vincent van Gogh (1853-1890) – The Woodcutter. Van Gogh Museum,

Credo, Signore, che sarei capace di
compiere una volta,
qualche atto straordinario.
Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso,
se fossi sconvolto da una sventura,
colpito da un'ingiustizia,
se uno dei mie cari fosse in pericolo...
Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia,
è che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo,
giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto,
donare, sempre donare... e darmi!
Questo non posso farlo e tuttavia
è certamente ciò che tu mi chiedi...
Ogni giorno mille frammenti di vita da donare,
in mille possibili gesti d'amore,
che più non si vedono tanto sono abituali,
e più non si notano tanto sono banali,
ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta
e perché un giorno io possa dire in verità:
Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.
E' ciò che desideri, Signore,
ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so,
ed ho paura.

Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre,
ma di provarci sempre.
E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti,
di riconoscere la tua povertà e di farmene dono,
perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà,
 i propri peccati.
Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata,
da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti,
dandoti in cambio la durata,
perché nelle mie mani la tua povertà offerta,
 diventerà ricchezza per l'eternità.

- Padre Michel Quoist - 



Buona giornata a tutti. 😄


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