Dal Capitolo 6
Teresa è debitrice al Signore per averle dato di accettare la le sue grandi sofferenze.
Teresa è debitrice al Signore per averle dato di accettare la le sue grandi sofferenze.
Che è ciò, Signor mio? Dobbiamo vivere una vita così
piena di pericoli?
Mentre scrivo questo, mi sembra che con il vostro aiuto e per vostra misericordia potrei dire, anche se non con la stessa perfezione, ciò che ha detto san Paolo: Non sono più io che vivo, ma voi, mio Creatore, che vivete in me.
Da alcuni anni, voi mi reggete con la vostra mano.
Mi guidate nei desideri e propositi, che mi avete fatto attuare e dar prova in molte circostanze in questi anni tanto da concedermi di non far nulla contro la vostra volontà, neppure la minima cosa.
Certo, credo di arrecare ugualmente molte offese a Vostra Maestà senza rendermene conto.
Credo anche, però, di essere risolutamente decisa a non trascurare nulla di quanto mi si presenti di fare per amor vostro, e in alcune circostanze voi mi avete apertamente aiutato a riuscirvi.
Non amo il mondo né cosa alcuna che gli appartenga, né credo che mi allieti nulla che non venga da voi e il resto mi appare, anzi, come una pesante croce.
È vero che mi posso ingannare, e forse non ho i sentimenti che ho detto; ma voi certo vedete, mio Signore, che a me non sembra di mentire e temo che non abbiate di nuovo ad abbandonarmi, perché ormai so fin dove arrivino la mia debole forza e la mia scarsa virtù se voi non continuate sempre a darmela aiutandomi a non lasciarvi.
Piaccia a Vostra Maestà di non abbandonarmi neanche adesso in cui mi sembra rispondere al vero quanto ho detto di me.
Non so come si desideri vivere, essendo tutto così incerto.
Mi pareva ormai impossibile abbandonarvi interamente, mio Signore; ma, poiché tante volte vi ho abbandonato, non posso cessar di temere, ben sapendo che non appena vi allontanavate un poco da me, stramazzavo a terra.
Siate benedetto per sempre, anche se io vi abbandonavo, voi non mi lasciaste mai così totalmente che io non tornassi a rialzarmi, con l’aiuto della vostra mano.
E spesso, Signore, io non la volevo, né volevo capire che molte volte voi mi chiamavate di nuovo.
Mentre scrivo questo, mi sembra che con il vostro aiuto e per vostra misericordia potrei dire, anche se non con la stessa perfezione, ciò che ha detto san Paolo: Non sono più io che vivo, ma voi, mio Creatore, che vivete in me.
Da alcuni anni, voi mi reggete con la vostra mano.
Mi guidate nei desideri e propositi, che mi avete fatto attuare e dar prova in molte circostanze in questi anni tanto da concedermi di non far nulla contro la vostra volontà, neppure la minima cosa.
Certo, credo di arrecare ugualmente molte offese a Vostra Maestà senza rendermene conto.
Credo anche, però, di essere risolutamente decisa a non trascurare nulla di quanto mi si presenti di fare per amor vostro, e in alcune circostanze voi mi avete apertamente aiutato a riuscirvi.
Non amo il mondo né cosa alcuna che gli appartenga, né credo che mi allieti nulla che non venga da voi e il resto mi appare, anzi, come una pesante croce.
È vero che mi posso ingannare, e forse non ho i sentimenti che ho detto; ma voi certo vedete, mio Signore, che a me non sembra di mentire e temo che non abbiate di nuovo ad abbandonarmi, perché ormai so fin dove arrivino la mia debole forza e la mia scarsa virtù se voi non continuate sempre a darmela aiutandomi a non lasciarvi.
Piaccia a Vostra Maestà di non abbandonarmi neanche adesso in cui mi sembra rispondere al vero quanto ho detto di me.
Non so come si desideri vivere, essendo tutto così incerto.
Mi pareva ormai impossibile abbandonarvi interamente, mio Signore; ma, poiché tante volte vi ho abbandonato, non posso cessar di temere, ben sapendo che non appena vi allontanavate un poco da me, stramazzavo a terra.
Siate benedetto per sempre, anche se io vi abbandonavo, voi non mi lasciaste mai così totalmente che io non tornassi a rialzarmi, con l’aiuto della vostra mano.
E spesso, Signore, io non la volevo, né volevo capire che molte volte voi mi chiamavate di nuovo.
Dal Capitolo 8
Teresa, chiede al Signore la grazia di non lasciare
l'orazione pur sentendosene indegna.
Oh, bontà infinita del mio Dio, mi sembra di vedere chi
siete voi e vedo anche quanto misera cosa sia io!
Oh, delizia degli angeli, vedendo questa enorme differenza, vorrei consumarmi tutta d’amore per voi.
Com’è vero: voi sopportate chi ha difficoltà di stare con voi.
Oh, con quanta pazienza, vi comportate da buon amico, Signor mio e come cominciate subito a favorirlo aspettando che si conformi alla vostra condizione!
Voi tenete conto, mio Signore, di tutti i momenti che dedica ad amarvi, e per un attimo di pentimento dimenticate quanto vi abbia offeso!
So questo chiaramente per esperienza personale, e non capisco, o mio Creatore, perché tutti non cerchino di giungere a voi per mezzo di questa particolare amicizia.
I cattivi, che non sono della vostra condizione, dovrebbero avvicinarvi per diventare buoni, acconsentendo che stiate con loro, benché essi stiano con voi turbati da mille sollecitudini e pensieri mondani, come facevo io.
Per la violenza che essi devono farsi a voler rimanere in così incomparabile compagnia, voi costringete, Signore, i demoni a non assalirli. Anzi fate loro diminuire di giorno in giorno le forze contro di essi, a cui, invece, le date perché vincano.
No, vita di tutte le vite, voi non uccidete nessuno di quelli che confidano in voi e vi vogliono per amico, anzi sostenete la vita del corpo con maggior salute, dandola all’anima.
Oh, delizia degli angeli, vedendo questa enorme differenza, vorrei consumarmi tutta d’amore per voi.
Com’è vero: voi sopportate chi ha difficoltà di stare con voi.
Oh, con quanta pazienza, vi comportate da buon amico, Signor mio e come cominciate subito a favorirlo aspettando che si conformi alla vostra condizione!
Voi tenete conto, mio Signore, di tutti i momenti che dedica ad amarvi, e per un attimo di pentimento dimenticate quanto vi abbia offeso!
So questo chiaramente per esperienza personale, e non capisco, o mio Creatore, perché tutti non cerchino di giungere a voi per mezzo di questa particolare amicizia.
I cattivi, che non sono della vostra condizione, dovrebbero avvicinarvi per diventare buoni, acconsentendo che stiate con loro, benché essi stiano con voi turbati da mille sollecitudini e pensieri mondani, come facevo io.
Per la violenza che essi devono farsi a voler rimanere in così incomparabile compagnia, voi costringete, Signore, i demoni a non assalirli. Anzi fate loro diminuire di giorno in giorno le forze contro di essi, a cui, invece, le date perché vincano.
No, vita di tutte le vite, voi non uccidete nessuno di quelli che confidano in voi e vi vogliono per amico, anzi sostenete la vita del corpo con maggior salute, dandola all’anima.
Dal Capitolo 14
Teresa ringrazia il Signore per una sua straordinaria
presenza, oltre a quella che contempla nell'Eucarestia.
Oh, mio Signore e mio bene! Io non posso dire questo
senza lacrime e grande gioia della mia anima, se penso che voi vogliate,
Signore, starvene così con noi, quando dobbiamo credere in modo certo, che già
siete presente nel santissimo Sacramento!
Se non è per colpa nostra, possiamo godere di voi come voi di noi, poiché avete detto che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini.
Oh, Signor mio! cosa è mai questo? Ogni volta che ascolto queste parole ne provo gran conforto.
È possibile, Signore, che ci sia un’anima la quale, giunta a ricevere da voi simili grazie e doni, e a capire che voi godete di essa, torni ad offendervi, dopo tanti favori e così grandi prove del vostro amore?
Sì, c’è sicuramente, e sono io.
Piaccia alla vostra bontà, Signore, che sia io sola l’ingrata, quella che ha commesso così grande iniquità, che si è resa colpevole di così smisurata ingratitudine.
Anche da lei, però, la vostra infinita bontà ha già ricavato qualche bene: quanto maggiore è il male, tanto più risplende il bene delle vostre misericordie. E con quanta ragione io le posso cantare per sempre!
Vi supplico, mio Dio, di concedermi che ciò avvenga e che io possa cantarle in eterno, visto che vi siete compiaciuto di elargirmele così straordinariamente grandi da farmi spesso trasecolare.
Mi effondo nelle vostre lodi. Poiché sola e senza di voi io non potrei far altro che strappare di nuovo i fiori del mio giardino, in modo che questa mia terra miserabile si ridurrebbe allo stato di un letamaio come prima.
Non permettetelo, Signore, né vogliate che si perda un’anima che a prezzo di tante sofferenze avete redento e che tante volte siete tornato a riscattare strappandola alle fauci dello spaventoso dragone.
Se non è per colpa nostra, possiamo godere di voi come voi di noi, poiché avete detto che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini.
Oh, Signor mio! cosa è mai questo? Ogni volta che ascolto queste parole ne provo gran conforto.
È possibile, Signore, che ci sia un’anima la quale, giunta a ricevere da voi simili grazie e doni, e a capire che voi godete di essa, torni ad offendervi, dopo tanti favori e così grandi prove del vostro amore?
Sì, c’è sicuramente, e sono io.
Piaccia alla vostra bontà, Signore, che sia io sola l’ingrata, quella che ha commesso così grande iniquità, che si è resa colpevole di così smisurata ingratitudine.
Anche da lei, però, la vostra infinita bontà ha già ricavato qualche bene: quanto maggiore è il male, tanto più risplende il bene delle vostre misericordie. E con quanta ragione io le posso cantare per sempre!
Vi supplico, mio Dio, di concedermi che ciò avvenga e che io possa cantarle in eterno, visto che vi siete compiaciuto di elargirmele così straordinariamente grandi da farmi spesso trasecolare.
Mi effondo nelle vostre lodi. Poiché sola e senza di voi io non potrei far altro che strappare di nuovo i fiori del mio giardino, in modo che questa mia terra miserabile si ridurrebbe allo stato di un letamaio come prima.
Non permettetelo, Signore, né vogliate che si perda un’anima che a prezzo di tante sofferenze avete redento e che tante volte siete tornato a riscattare strappandola alle fauci dello spaventoso dragone.
Dal Capitolo 19
Teresa deplora lo stato di peccato dopo avere ricevuto tante grazie e esalta la misericordia del Signore.
Teresa deplora lo stato di peccato dopo avere ricevuto tante grazie e esalta la misericordia del Signore.
Oh, Gesù mio! Che spettacolo vedere come a un’anima
caduta in peccato, dopo aver tanto pregato, voi, per vostra misericordia,
tornate a dar la mano sollevandola!
Come si rende essa conto allora delle infinite vostre grandezze e misericordie e della propria miseria!
È questo il momento in cui, riconoscendo la vostra magnanimità, si sente davvero annientare;
E' il momento in cui non osa alzare gli occhi o li alza solo per vedere ciò che vi deve;
E' il momento in cui si fa devota della Regina del cielo perché vi plachi;
E' il momento in cui invoca i santi che caddero dopo essere stati da voi chiamati, perché l’aiutino;
E' il momento in cui le sembra troppo quel che le date, perché sa di non meritare neanche la terra che calpesta;
E' il momento di accostarsi ai sacramenti, per la fede viva che la anima nel vedere la virtù che avete in essi riposta,
E' il momento di profondere lodi perché avete lasciato per le nostre piaghe medicina e unguento tali che non le rimarginano solo superficialmente, ma le fanno sparire del tutto.
Questo la riempie di stupore, e chi, Signore dell’anima mia, non ha da stupirsi di una misericordia così grande e di così accresciuto favore a compenso di un tradimento così ripugnante ed esecrabile?
Sono perversa se, scrivendo queste cose, non mi si spezza il cuore.
Dal Capitolo 25
Come si rende essa conto allora delle infinite vostre grandezze e misericordie e della propria miseria!
È questo il momento in cui, riconoscendo la vostra magnanimità, si sente davvero annientare;
E' il momento in cui non osa alzare gli occhi o li alza solo per vedere ciò che vi deve;
E' il momento in cui si fa devota della Regina del cielo perché vi plachi;
E' il momento in cui invoca i santi che caddero dopo essere stati da voi chiamati, perché l’aiutino;
E' il momento in cui le sembra troppo quel che le date, perché sa di non meritare neanche la terra che calpesta;
E' il momento di accostarsi ai sacramenti, per la fede viva che la anima nel vedere la virtù che avete in essi riposta,
E' il momento di profondere lodi perché avete lasciato per le nostre piaghe medicina e unguento tali che non le rimarginano solo superficialmente, ma le fanno sparire del tutto.
Questo la riempie di stupore, e chi, Signore dell’anima mia, non ha da stupirsi di una misericordia così grande e di così accresciuto favore a compenso di un tradimento così ripugnante ed esecrabile?
Sono perversa se, scrivendo queste cose, non mi si spezza il cuore.
Dal Capitolo 25
Esclamazioni di Teresa dopo aver sentito dal Signore:
«Non aver paura, figlia mia, sono io e non ti abbandonerò, non temere».
Oh, mio Signore, quale vero amico voi siete, e quanto
potente, poiché potete ciò che volete, e non smettete mai di amare chi vi ama!
Vi lodino tutte le creature, Signore dell’universo!
Oh, poter gridare al mondo intero quanto voi siete fedele ai vostri amici!
Tutte le cose mancano, ma voi, Signore di tutte, non mancate mai!
È poco ciò che lasciate patire a chi vi ama. Oh, mio Signore, con quanta delicata cura, con quanta dolcezza li sapete trattare!
Oh, felice chi non ha mai esitato ad amare altri che voi!
Sembra, o Signore, che voi mettiate rigorosamente alla prova chi vi ama, affinché nell’eccesso del patimento si intenda l’eccesso ancor più grande del vostro amore.
Oh, Dio mio, potessi avere ingegno, dottrina, e disporre di parole nuove per esaltare le vostre opere come lo sente l’anima mia! Mi manca tutto, mio Signore, ma se voi non mi lasciate senza la vostra protezione, io non mancherò a voi.
Si levino pure contro di me tutti i dotti, mi perseguitino tutte le creature, mi tormentino tutti i demoni, ma non mancatemi voi, Signore, perché ho già fatto esperienza del guadagno che si ricava dal confidare solo in voi.
Oh, Dio mio, come si rafforza la fede e cresce l’amore!
Dal CAPITOLO 35
Vi lodino tutte le creature, Signore dell’universo!
Oh, poter gridare al mondo intero quanto voi siete fedele ai vostri amici!
Tutte le cose mancano, ma voi, Signore di tutte, non mancate mai!
È poco ciò che lasciate patire a chi vi ama. Oh, mio Signore, con quanta delicata cura, con quanta dolcezza li sapete trattare!
Oh, felice chi non ha mai esitato ad amare altri che voi!
Sembra, o Signore, che voi mettiate rigorosamente alla prova chi vi ama, affinché nell’eccesso del patimento si intenda l’eccesso ancor più grande del vostro amore.
Oh, Dio mio, potessi avere ingegno, dottrina, e disporre di parole nuove per esaltare le vostre opere come lo sente l’anima mia! Mi manca tutto, mio Signore, ma se voi non mi lasciate senza la vostra protezione, io non mancherò a voi.
Si levino pure contro di me tutti i dotti, mi perseguitino tutte le creature, mi tormentino tutti i demoni, ma non mancatemi voi, Signore, perché ho già fatto esperienza del guadagno che si ricava dal confidare solo in voi.
Oh, Dio mio, come si rafforza la fede e cresce l’amore!
Dal CAPITOLO 35
Teresa ringrazia il Signore perché la sta conducendo per
la strada dell'umiltà.
Oh, mio Signore, come è evidente la vostra potenza!
Non c’è bisogno di cercare ragioni per indurci a fare quello che volete!
Al di sopra di ogni umana ragione, voi rendete ogni cosa possibile in modo così chiaro che fate ben vedere come non occorra altro, per trovare tutto facile, se non amarvi sinceramente e abbandonare davvero tutto per voi.
Cade qui a proposito dire che fingete di renderci gravosa la legge.
Io non la vedo tale, Signore, né vedo come sia stretto il sentiero che conduce a voi.
Non è un sentiero, ma una strada maestra, una strada su cui, chi l’intraprenda, va innanzi con maggiore sicurezza.
Sono molto lontani le gole e i dirupi ove poter cadere, cioè le occasioni di offendervi. …
Chi vi ama veramente, o mio Bene, cammina con sicurezza per un’ampia strada maestra; lungi sta il burrone.
Al minimo inciampo voi, Signore, gli date la mano.
A perderlo non basta né una caduta né molte, se ama voi e non le cose del mondo, perché cammina nella valle dell’umiltà.
Non c’è bisogno di cercare ragioni per indurci a fare quello che volete!
Al di sopra di ogni umana ragione, voi rendete ogni cosa possibile in modo così chiaro che fate ben vedere come non occorra altro, per trovare tutto facile, se non amarvi sinceramente e abbandonare davvero tutto per voi.
Cade qui a proposito dire che fingete di renderci gravosa la legge.
Io non la vedo tale, Signore, né vedo come sia stretto il sentiero che conduce a voi.
Non è un sentiero, ma una strada maestra, una strada su cui, chi l’intraprenda, va innanzi con maggiore sicurezza.
Sono molto lontani le gole e i dirupi ove poter cadere, cioè le occasioni di offendervi. …
Chi vi ama veramente, o mio Bene, cammina con sicurezza per un’ampia strada maestra; lungi sta il burrone.
Al minimo inciampo voi, Signore, gli date la mano.
A perderlo non basta né una caduta né molte, se ama voi e non le cose del mondo, perché cammina nella valle dell’umiltà.
Dal Capitolo 37
Maestà e grandezza nell'Eucarestia.
Maestà e grandezza nell'Eucarestia.
Oh, Re della gloria e Signore di tutti i re, il vostro
regno non è difeso da fragili barriere, perché è eterno, e per voi non c’è
bisogno di intermediari!
Basta guardarvi per vedere, dalla maestà che mostrate, che voi solo meritate il nome di Signore e non avete bisogno di scorta né di guardie perché vi riconoscano Re.
Basta guardarvi per vedere, dalla maestà che mostrate, che voi solo meritate il nome di Signore e non avete bisogno di scorta né di guardie perché vi riconoscano Re.
Oh, Signor mio, oh, mio Re! Se qui si potesse descrivere
la Vostra Maestà!
È impossibile riconoscere che siete la stessa Maestà, la cui contemplazione fa restare sbigottiti.
Stupisce, Signor mio, insieme con essa, vedere la vostra umiltà e l’amore che dimostrate a una creatura come me.
Passato quel primo senso di timore e di sbigottimento che nasce dalla vista della Maestà Vostra, si può trattare con voi e parlarvi liberamente di ogni cosa.
Resta solo un più grande timore, quello di offendervi, ma non per paura del castigo, mio Signore, perché questo non ha alcuna importanza in confronto al timore di perdervi.
È impossibile riconoscere che siete la stessa Maestà, la cui contemplazione fa restare sbigottiti.
Stupisce, Signor mio, insieme con essa, vedere la vostra umiltà e l’amore che dimostrate a una creatura come me.
Passato quel primo senso di timore e di sbigottimento che nasce dalla vista della Maestà Vostra, si può trattare con voi e parlarvi liberamente di ogni cosa.
Resta solo un più grande timore, quello di offendervi, ma non per paura del castigo, mio Signore, perché questo non ha alcuna importanza in confronto al timore di perdervi.
Oh, Signor mio, se voi non velaste nel santissimo
Sacramento la vostra grandezza, chi oserebbe venire a voi tante volte per unire
con la vostra immensa Maestà un’anima così piena di sozzure e di miserie?
Siate benedetto, Signore! Vi lodino gli angeli e tutte le creature per aver commisurato tutto alla nostra debolezza, in modo che, godendo di così sovrane grazie, non ci atterrisca la vostra gran potenza, tanto da non farci osare di goderne, deboli e misere creature come siamo.
Siate benedetto, Signore! Vi lodino gli angeli e tutte le creature per aver commisurato tutto alla nostra debolezza, in modo che, godendo di così sovrane grazie, non ci atterrisca la vostra gran potenza, tanto da non farci osare di goderne, deboli e misere creature come siamo.
Oh, ricchezza dei poveri, come mirabilmente sapete
sostentare le anime a cui, senza che vedano d’un colpo così grandi ricchezze,
le andate mostrando a poco a poco! Io, nel contemplare una così grande maestà
celata in così piccola cosa come è un’ostia, non posso fare a meno di ammirare
la vostra grande sapienza.
Buona giornata a tutti. :-)