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giovedì 9 maggio 2024

Attenzione: la famiglia può danneggiare gravemente la vostra salute - Erma Bombeck

 Ci sono parecchie teorie sul perché la famiglia stia perdendo terreno come istituzione. Alcuni sostengono che il problema è economico. . altri ecologico... altri ancora danno la colpa alla mancanza di gratificazioni... alcuni pensano che tutta la questione vada inserita in un sistema di priorità....
A me personalmente, la famiglia americana piace. 
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto. 
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
La principale responsabile della decadenza della famiglia è stata l'istruzione. Ha dato il via a uno scontro di titani......
L'abisso aperto tra genitori e figli dai nuovi metodi di insegnamento della matematica, per esempio, non ha nemmeno cominciato a colmarsi. 
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Quando cominciammo lo scambio di idee e nozioni, mia figlia un giorno mi chiese:
«Mamma, che cos'è un esponente?»
«È un tipo strano che gira intorno ai cortili delle scuole. Ma dove l'hai trovata questa parola? Sulla parete dei gabinetti pubblici?»
«È nel mio nuovo libro di matematica», disse lei. «Speravo che potessi aiutarmi. Vogliono che trovi la mantissa sulla tavola, determini Pantilogaritmo e scriva la caratteristica come esponente di base dieci.»
Ci pensai su un minuto buono. «Da quanto tempo manca, questa mantissa?»
Mia figlia andò in camera sua, chiuse la porta a chiave e non la vidi più fino a quando prese il diploma.
Le cose non andavano meglio con il sistema metrico. Una volta che un bambino sa che un millimetro quadrato equivale a 0,00155 pollici quadrati, come potrà nutrire ancora un minimo di rispetto per una madre che una volta prese le misure del pavimento del bagno per metterci la moquette e finì col comprarne abbastanza da rivestire l'intero territorio del New Jersey?
E quale madre moderna non si è sentita una nullità tutte le volte che ha dovuto comunicare con l'insegnante dei suoi figli?
Non credo ci sia cosa che temo di più al mondo di un bambino che alza la testa dai fiocchi d'avena e dice senza parere: «Ho bisogno della giustificazione altrimenti la maestra non mi riammette in classe». «Suppongo di doverla scrivere su un pezzo di carta», chiedo.
«Quella che hai scritto sulla carta oleata era illeggibile. Ma se non hai un pezzo di carta posso sempre restare a casa un altro giorno», disse lui.
Strappai via un pezzetto di carta da parati e dissi: «Dammi una matita».
Gli ci volle un po'. Alla fine, dopo un quarto d'ora di ricerche, trovammo un
mozzicone nella lavatrice.
«Mi sembra che esageri, con questa giustificazione», gli dissi sospirando.
«Non capisci», disse lui. «Senza giustificazione non è proprio possibile tornare a scuola.»
Cominciai a scrivere. «La tua maestra è una signora, una signorina o una femminista?»
«Non so», disse lui pensieroso. «Ha una macchina tutta sua e si porta i libri da sé.» «Cara Weems», cominciai.
«D'altra parte è stata alzata fino a tardi per vedere chi vinceva il concorso di Miss America.»
«Cara signorina Weems», ricominciai.
«Non importa», disse lui scrollando le spalle. «Quando avrà il bambino, verrà un'altra maestra.»
«Cara signora Weems», scrissi alla fine. «La prego di voler giustificare Brucie per l'assenza di ieri. Si è svegliato la mattina lamentando crampi allo stomaco e...» «Cancella i crampi allo stomaco», ordinò lui, «raccontale che stavo troppo male perfino per guardare la TV.»
«Cara signora Weems, Brucie ha avuto una disfunzione intestinale e...» «Che cos'è una disfunzione intestinale?» «Crampi alla pancia.»
«No! L'ultima volta che hai scritto crampi sulla giustificazione quella mi ha messo vicino alla porta e non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la mattina.» «Te lo sei immaginato», dissi io. «La vuoi o no la giustificazione?» «Te l'ho detto che non posso tornare a scuola senza.» «OK, prendi il dizionario e guarda alla C.»
Guardò il dizionario sopra la mia spalla. «Che cosa significa C-O-L-I-C-A?» «Significa che ti metterà di nuovo vicino alla porta», dissi io, leccando la busta. 
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Secondo me i moderni sistemi educativi sono una contraddizione. È come dare un calcolatore a un bambino di tre anni: riuscirà a trovare subito il 10,6 per cento di 11,653 dollari, ma non saprà se è più grossa una moneta da dieci cent o una da cinque.
È come vostra figlia che parte per l'università portandosi dietro tutta la vostra roba, biancheria, lenzuola, mobili, valigie, televisore e automobile, e poi dice: «Devo prendere le distanze dal vostro stupido atteggiamento consumistico». I miei figli fanno un gran parlare di ecologia. Eppure si portano in giro la causa numero uno dell'inquinamento di questo paese: la roba da ginnastica. Mercoledì scorso un paio di calzoncini, una camicia e un paio di scarpe da ginnastica sono entrati da soli in guardaroba e si sono appoggiati stancamente alla parete. Sono rimasta lì a guardare un vaso di edera appassire e morire davanti ai miei occhi. Ricacciando indietro le lacrime, ho urlato a mio figlio: «Da quanto tempo non lavi questi vestiti?»
«Dall'inizio dell'anno scolastico», mi ha urlato di rimando.
«Quale anno scolastico?»
«1972-73.»
«Lo sapevo. Sai, non capisco come faccia il tuo insegnante di educazione fisica a sopportare una cosa del genere.»
«Ha detto che eravamo sopportabili fino a ieri.»
«E cos'è successo ieri?»
«Pioveva e siamo dovuti rientrare in palestra.»
«Non c'è un regolamento sui vestiti... quando bisogna lavarli e roba del genere?» «Sì. Dobbiamo lavarli ogni quattro mesi, che ce ne sia bisogno o meno.» Spiegai attentamente i calzoncini sporchi di fango, la maglietta che scricchiolava e i calzini all'ultimo stadio del rigor mortis.
Mentre cercavo di districare una patata fritta rimasta impigliata in una stringa delle scarpe, non potei fare a meno di pensare che quello era un bambino allevato in un mondo completamente asettico. Quand'era piccolo, gli facevo bollire i giocattoli e sterilizzavo le bende per l'ombelico. Mettevo una mascherina al cane tutte le volte che entrava nella sua stanza. Mi lavavo le mani PRIMA di cambiargli i pannolini. Dove avevo sbagliato?
Sotto il suo letto c'erano mucchi di vestiti sporchi brulicanti di fauna assortita. Nei suoi cassetti c'erano capi di biancheria sporca internamente rifoderati in plastica: da quanto tempo pensate che fossero là dentro? Nel suo armadio c'erano tute e jeans che non avevano bisogno di attaccapanni per star su.
Aprii lo sportello della lavatrice e tastai alla ricerca della roba da ginnastica appena lavata. Trovai solo una stringa, due etichette e una patata fritta immacolata.
«Che cos'è successo alla mia roba da ginnastica?» chiese mio figlio.
«Questo è tutto quello che ne è rimasto, una volta eliminati la sporcizia e il sudore.»

(continua...)

- Erma Bombeck -



Figuriamoci se non sappiamo che la famiglia è anche il luogo della nostra miseria, della fatica, delle nevrosi a volte, del sudore delle lacrime. Dello scontro, delle litigate furibonde in alcune, oppure del grigiore. Sappiamo che la famiglia non è mai perfetta, a volte è proprio un disastro, altre volte invece funziona, ma sempre a prezzo di fatica e impegno. Soprattutto di una decisione di fondo. Noi che andiamo in giro a difendere la famiglia non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia, non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi da bigotta, non so che farci.

(Costanza Miriano)




Questo è il matrimonio!
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo. 

- Papa Francesco -



C'è chi dice che tra noi ci sono Angeli che si presentano come persone normali. Le mamme sono senza dubbio tra queste persone speciali. Sanno meravigliarci ogni giorno per le infinite energie che esprimono nelle cose ordinarie ed ancor più nei momenti difficili. Ai loro figli fanno i regali più preziosi: il primo è la vita, poi il loro tempo, le loro energie ed il loro amore. Abbiamo mille ragioni per ringraziarle ogni giorno. Ma le mamme vogliono da noi un solo grande regalo. Vederci sereni ed essere ricambiate nell'amore incondizionato che ci donano ogni giorno.

- Agostino Degas - 




Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 30 aprile 2018

San Pio V, dell'Ordine dei Predicatori, Papa e Confessore († 1.5.1572)

Pontefice del Dio vivo, tu sei stato sulla terra "il muro di bronzo, la colonna di ferro" (Ger 1,18) di cui parla il Profeta; e la tua indomabile costanza ha preservato dalla violenza e dalle insidie dei suoi numerosi nemici il gregge che ti era stato affidato. 
Ben lungi dal disperare, alla vista dei pericoli il tuo coraggio s'innalzava come una diga che si costruisce sempre più alta a misura che le acque dell'inondazione arrivano più minacciose. 
Per mezzo tuo gl'invadenti flutti dell'eresia si sono arrestati, l'invasione musulmana è stata respinta, e abbassato l'orgoglio della Mezzaluna. 
Il Signore ti fece l'onore di sceglierti per rivendicare la sua gloria ed essere il liberatore del popolo cristiano; ricevi, insieme al nostro atto di riconoscenza, l'omaggio delle nostre umili felicitazioni. 
Pure per tuo mezzo la Chiesa, che usciva da una terribile crisi, ritrovò la sua bellezza. 
La vera riforma, quella che si compie attraverso l'autorità, fu applicata senza debolezze dalle tue mani, altrettanto ferme che pure. 
Il culto divino, rinnovato dalla pubblicazione di libri Liturgici, ti deve il suo progresso, e la sua restaurazione; e nei sei anni del tuo breve ma laborioso pontificato, molte opere assai feconde furono compiute. 
Adesso, Pontefice santo, ascolta i voti della Chiesa militante, i cui destini furono, per qualche tempo, affidati alle tue mani. 
Anche morendo, implorasti per lei, in nome del Salvatore risuscitato, la protezione contro i pericoli, ai quali era ancora esposta. 
Vedi come ai nostri giorni in quale stato ha ridotto quasi l'intera cristianità il dilagare dell'errore. 
Per far fronte a tutti i nemici che l'assediano, la Chiesa non ha più che le promesse del suo divin fondatore; gli appoggi visibili le mancano tutti assieme; non le restano più che i meriti della sofferenza e le risorse della preghiera. 
Unisci le tue suppliche alle sue, dimostrandoci, così, che sèguiti sempre ad amare il gregge del Maestro. Proteggi a Roma la cattedra del tuo successore, esposta agli attacchi più violenti ed astuti. Prìncipi e popoli cospirano contro il Signore e contro il suo Cristo. 
Allontana i flagelli che minacciano l'Europa, così ingrata verso la Madre sua, così indifferente agli attentati commessi contro colei a cui tutto deve. 
Illumina i ciechi, confondi i perversi; ottieni che la fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che scambiano l'errore per la verità, le tenebre per la luce. 
In mezzo a questa notte così buia e così minacciosa, i nostri sguardi, o santo Pontefice, discernono le pecorelle fedeli: benedicile, sostienile e ne accresci il loro numero. 
Uniscile al tronco dell'albero che non può perire, affinché esse non siano disperse dalla tempesta. 
Rendile sempre più fedeli verso la fede e le tradizioni della santa Chiesa che è la loro unica forza, in mezzo a questo dilagare dell'errore che minaccia di tutto asportare. 
Conserva alla Chiesa il sacro Ordine nel quale tu fosti elevato a così alti destini; moltiplica nel suo seno quelle generazioni di uomini potenti in opere e parole, pieni di zelo per la fede e per la santificazione delle anime, quali noi ammiriamo nei suoi Annali, quali noi veneriamo sugli altari. 
Finalmente ricordati, o Pio, che sei stato il Padre del popolo cristiano, e seguita ad esercitare ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della tua potente intercessione, fino a che sia completo il numero degli eletti.

(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 612-616)




O Dio, che hai scelto il Papa san Pio V
per la difesa della fede ed

il rinnovamento della preghiera liturgica,
concedi anche a noi di
partecipare con vera fede e carità
operosa ai tuoi santi misteri.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

(dalla liturgia)




Adesso, Pontefice santo, ascolta i voti della Chiesa militante, i cui destini furono, per qualche tempo, affidati alle tue mani. 
Anche morendo, implorasti per lei, in nome del Salvatore risuscitato, la protezione contro i pericoli, ai quali era ancora esposta. 
Vedi come ai nostri giorni in quale stato ha ridotto quasi l'intera cristianità il dilagare dell'errore. Per far fronte a tutti i nemici che l'assediano, la Chiesa non ha più che le promesse del suo divin fondatore; gli appoggi visibili le mancano tutti assieme; non le restano più che i meriti della sofferenza e le risorse della preghiera. 
Unisci le tue suppliche alle sue, dimostrandoci, così, che sèguiti sempre ad amare il gregge del Maestro. 
Proteggi a Roma la cattedra del tuo successore, esposta agli attacchi più violenti ed astuti. 
Prìncipi e popoli cospirano contro il Signore e contro il suo Cristo. 
Allontana i flagelli che minacciano l'Europa, così ingrata verso la Madre sua, così indifferente agli attentati commessi contro colei a cui tutto deve. 
Illumina i ciechi, confondi i perversi; ottieni che la fede illumini finalmente tante intelligenze smarrite, che scambiano l'errore per la verità, le tenebre per la luce.
In mezzo a questa notte così buia e così minacciosa, i nostri sguardi, o santo Pontefice, discernono le pecorelle fedeli: benedicile, sostienile e ne accresci il loro numero. 
Uniscile al tronco dell'albero che non può perire, affinché esse non siano disperse dalla tempesta. 
Rendile sempre più fedeli verso la fede e le tradizioni della santa Chiesa che è la loro unica forza, in mezzo a questo dilagare dell'errore che minaccia di tutto asportare. 
Conserva alla Chiesa il sacro Ordine nel quale tu fosti elevato a così alti destini; moltiplica nel suo seno quelle generazioni di uomini potenti in opere e parole, pieni di zelo per la fede e per la santificazione delle anime, quali noi ammiriamo nei suoi Annali, quali noi veneriamo sugli altari. 
Finalmente ricordati, o Pio, che sei stato il Padre del popolo cristiano, e seguita ad esercitare ancora questa prerogativa sulla terra, per mezzo della tua potente intercessione, fino a che sia completo il numero degli eletti. Amen.



 Buona giornata a tutti. :-)






mercoledì 11 ottobre 2017

san Giovanni XXIII, papa - memoria liturgica 11 ottobre

La sera dell’ 11 ottobre 1962 c’era una gran folla riunita in piazza san Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. 
La folla chiamava a gran voce il Santo Padre che si affacciò e pronunciò “a braccio” quello che è passato alla storia come uno dei più grandi discorsi di papa Roncalli e della storia della Chiesa:  “Il discorso della luna”



«Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo.
Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di pace: « Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà ». Ripetiamo spesso questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”.
Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della pace cristiana.
In queste parole c'è la risposta al vostro omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutt’insieme: paternità e fraternità e grazia di Dio, tutto, tutto!
Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c’è – qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà.
Niente: Fratres sumus! La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la grazia sua, tutte le anime.
Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.
Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale siamo sensibili alle voci dall'alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto.
Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero.
Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la proclamazione del dogma della divina maternità di Maria.
Ebbene, invocando lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il figliol suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di buon animo.
Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. 
Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene !
Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.

E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino. »

- San Giovanni XXIII, papa -
(Sera dell’11 ottobre 1962, al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II)



Preghiera del Papa Giovanni XXIII

“Questa è la preghiera che io recito d’abitudine durante la Messa ma che tutti voi, se lo desiderate, potete adottare. E il mio augurio è che dia a voi gli stessi benefici che sempre ha procurato, da quando la recito, a me”.

Padre celeste. Padre di misericordia, accogli la preghiera del tuo servo:

1)  in soddisfazione e remissione di tutti i miei peccati;

2)  a salute e forza della mia anima, della mia casa e di quelli ai quali mi legano le obbligazioni del mio servizio;

3)  in soddisfazione e remissione dei peccati dei governanti, dei prelati, delle anime consacrate e di tutti, affinché ti degni di concedere a tutti la grazia dello Spirito Santo;

4)  per tutti i peccatori del mondo, perché tu li converta e li riconduca sulla strada della salvezza;

5)  a conforto dei tribolati, affinché tu dia ad essi il sostegno e la vera pazienza;

6)  a refrigerio e liberazione delle anime del purgatorio, principalmente di quelle che hanno diritto alla mia preghiera;

e infine a illuminazione di tutte le genti che non hanno ricevuto la luce del Vangelo e dei nostri fratelli separati, perché tutti conoscano e amino Te, Padre Onnipotente, che col Figlio e lo Spirito Santo sei benedetto nei secoli dei secoli. Così sia.

- san Giovanni XXIII, papa - 



Papa Giovanni XXIII (Sotto il Monte 25 novembre 1881-Città del Vaticano 3 giugno 1963). Fu eletto papa il 28 ottobre 1958, in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale. 
E’ ricordato con l’appellativo di “Papa buono”. 
Indisse il Consiglio Vaticano II e riuscì a programmarlo e ad organizzarlo in pochi mesi, Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall’inizio del Consiglio si recò in pellegrinaggio a Loreto ed Assisi, per affidare le sorti del Concilio alla Madonna e a San Francesco.
Ancor prima dell’apertura del Concilio Vaticano II il Santo Padre manifestò la malattia, un tumore allo stomaco, che lo portò alla nascita in cielo il 3 giugno 1963. Pur visibilmente provato dalla malattia, Papa Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica Pacem in terris e, un mese più tardi, l'11 maggio 1963 ricevette dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico.
Durante il Concilio Vaticano II molti vescovi avrebbero voluto proclamare Giovanni XXIII santo per acclamazione. Ma Paolo VI preferì percorrere la strada istituzionale, e aprì nel 1965 la causa di beatificazione.  
Nel 1966 al termine del processo canonico  vennero raccolte più di 300 testimonianze nel corso di diciotto processi informativi.
Papa Giovanni XXIII fu dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000.
Il miracolo richiesto per la beatificazione di Giovanni XXIII fu la guarigione improvvisa, avvenuta a Napoli il 25 maggio 1966, di suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima che l'aveva ridotta in fin di vita. 
La guarigione fu dichiarata scientificamente inspiegabile dalla Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi; i Consultori teologi e i Padri, Cardinali e Vescovi della Congregazione hanno riconosciuto gli estremi del miracolo di III grado, e Giovanni Paolo II lo approvò come tale con decreto del 27 gennaio 2000.
La canonizzazione avvenne la domenica 27 aprile 2014, in piazza San Pietro, insieme a quella di Giovanni Paolo II, ad opera di papa Francesco, alla presenza di un milione di fedeli.



Buona giornata a tutti. :-)







sabato 13 maggio 2017

13 Maggio 1982 - Preghiera del Santo Padre Giovanni Paolo II di Affidamento e di Consacrazione alla Vergine di Fatima -



“Sotto la tua protezione 
cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”!

1. Pronunciando le parole di questa antifona, 
con la quale la Chiesa di Cristo 
prega da secoli, 
mi trovo oggi in questo luogo 
da te scelto e da te, Madre, 
particolarmente amato.
Sono qui, unito con tutti i Pastori della Chiesa 
in quel particolare vincolo, 
mediante il quale costituiamo 
un corpo e un collegio, 
così come Cristo volle gli Apostoli 
in unità con Pietro.
Nel vincolo di tale unità, 
pronunzio le parole del presente Atto,
in cui desidero racchiudere, 
ancora una volta, 
le speranze e le angosce della Chiesa 
nel mondo contemporaneo.
Quaranta anni fa 
e poi ancora dieci anni dopo 
il tuo servo, il Papa Pio XII, 
avendo davanti agli occhi 
le dolorose esperienze 
della famiglia umana, 
ha affidato e consacrato 
al tuo Cuore Immacolato 
tutto il mondo 
e specialmente i popoli 
che erano particolare oggetto 
del tuo amore 
e della tua sollecitudine.
Questo mondo degli uomini 
e delle nazioni 
ho davanti agli occhi anch’io oggi, 
nel momento in cui desidero rinnovare 
l’affidamento e la consacrazione 
compiuta dal mio predecessore 
nella Sede di Pietro: 
il mondo del secondo millennio 
che sta per terminare, 
il mondo contemporaneo, 
il nostro mondo odierno!
La Chiesa memore delle parole del Signore: 
“Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni . . . 
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, 
fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20), 
ha rinnovato, nel Concilio Vaticano II, 
la coscienza della sua missione 
in questo mondo.
E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, 
tu che “conosci tutte le loro sofferenze 
e le loro speranze”, 
tu che senti maternamente tutte le lotte 
tra il bene e il male, 
tra la luce e le tenebre, 
che scuotono il mondo contemporaneo, 
accogli il nostro grido che, 
come mossi dallo Spirito Santo, 
rivolgiamo direttamente 
al tuo Cuore e abbraccia, 
con l’amore della Madre e della Serva, 
questo nostro mondo umano, 
che ti affidiamo e consacriamo, 
pieni di inquietudine 
per la sorte terrena ed eterna 
degli uomini e dei popoli.
In modo speciale 
ti affidiamo e consacriamo 
quegli uomini e quelle nazioni, 
che di questo affidamento 
e di questa consacrazione 
hanno particolarmente bisogno.
“Sotto la tua protezione 
cerchiamo rifugio, 
santa Madre di Dio”!
Non disprezzare le suppliche 
di noi che siamo nella prova! 
Non disprezzare!
Accogli la nostra umile fiducia 
e il nostro affidamento!


2. “Dio infatti ha tanto amato il mondo 
da dare il suo Figlio unigenito, 
perché chiunque crede in lui non muoia, 
ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). 
Proprio questo amore ha fatto sì che il Figlio di Dio 
abbia consacrato se stesso: 
“Per loro io consacro me stesso, 
perché siano anch’essi consacrati 
nella verità” (Gv 17, 19).
In forza di quella consacrazione
i discepoli di tutti i tempi 
sono chiamati a impegnarsi 
per la salvezza del mondo, 
ad aggiungere qualcosa 
ai patimenti di Cristo 
a favore del suo Corpo 
che è la Chiesa (cf. 2 Cor 12, 15; Col 1, 24).
Davanti a te, 
Madre di Cristo, 
dinanzi al tuo Cuore Immacolato,
io desidero oggi, 
insieme con tutta la Chiesa, 
unirmi col Redentore nostro 
in questa sua consacrazione 
per il mondo e per gli uomini, 
la quale solo nel suo Cuore divino 
ha la potenza di ottenere il perdono 
e di procurare la riparazione.
La potenza di questa consacrazione 
dura per tutti i tempi 
ed abbraccia tutti gli uomini, 
i popoli e le nazioni, 
e supera ogni male, 
che lo spirito delle tenebre 
è capace di ridestare 
nel cuore dell’uomo 
e nella sua storia e che, 
di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.
A questa consacrazione 
del nostro Redentore, 
mediante il servizio 
del successore di Pietro, 
si unisce la Chiesa, 
Corpo mistico di Cristo.
Oh, quanto profondamente 
sentiamo il bisogno 
di consacrazione per l’umanità 
e per il mondo: 
per il nostro mondo contemporaneo, 
nell’unità con Cristo stesso! 
L’opera redentrice di Cristo, infatti, 
deve essere partecipata dal mondo 
per mezzo della Chiesa.
Oh, quanto ci fa male, quindi, 
tutto ciò che nella Chiesa 
e in ciascuno di noi si oppone 
alla santità e alla consacrazione! 
Quanto ci fa male 
che l’invito alla penitenza, 
alla conversione, alla preghiera, 
non abbia riscontrato quell’accoglienza 
che doveva!
Quanto ci fa male 
che molti partecipino così freddamente 
all’opera della Redenzione di Cristo! 
Che così insufficientemente si completi 
nella nostra carne “quello che manca 
ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).
Siano quindi benedette tutte le anime, 
che obbediscono alla chiamata 
dell’eterno Amore! 
Siano benedetti coloro che, 
giorno dopo giorno, 
con inesausta generosità 
accolgono il tuo invito, 
o Madre, 
a fare quello che dice il tuo Gesù (cf. Gv 2, 5) 
e danno alla Chiesa e al mondo
una serena testimonianza di vita 
ispirata al Vangelo.
Sii benedetta sopra ogni cosa tu, 
Serva del Signore, 
che nel modo più pieno 
obbedisci alla Divina chiamata!
Sii salutata tu, che sei interamente unita 
alla consacrazione redentrice del tuo Figlio!
Madre della Chiesa! 
Illumina il Popolo di Dio 
sulle vie della fede, 
della speranza e della carità! 
Aiutaci a vivere 
con tutta la verità 
della consacrazione di Cristo 
per l’intera famiglia umana 
del mondo contemporaneo.


3. Affidandoti, o Madre, 
il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, 
ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, 
mettendola nel tuo Cuore materno.
Oh, Cuore Immacolato! 
Aiutaci a vincere la minaccia del male, 
che così facilmente si radica 
nei cuori degli stessi uomini d’oggi 
e che nei suoi effetti incommensurabili 
già grava sulla nostra contemporaneità 
e sembra chiudere le vie verso il futuro!
Dalla fame e dalla guerra, liberaci!
Dalla guerra nucleare, 
da una autodistruzione incalcolabile, 
da ogni genere di guerra, liberaci!
Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!
Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!
Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, 
nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!
Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!

Accogli, o Madre di Cristo, 
questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! 
Carico della sofferenza di intere società!
Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! 
Che esso fermi il male!
Trasformi le coscienze!
Nel tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza!

Una speciale preghiera 
voglio ancora rivolgerti, 
o Madre che conosci le ansie 
e le preoccupazioni dei tuoi figli.
Con invocazione accorata 
ti supplico di interporre la tua intercessione 
per la pace nel mondo, 
tra i popoli che, in diverse regioni, 
contrasti di interessi nazionali 
o atti di ingiusta prepotenza 
oppongono sanguinosamente fra di loro.
Ti supplico, in particolare, 
perché abbiano fine 
le ostilità che dividono 
ormai da troppi giorni 
due grandi Paesi 
nelle acque dell’Atlantico meridionale, 
cagionando dolorose perdite di vite umane. 
Fa’ che si trovi finalmente 
una soluzione giusta e onorevole 
fra le due parti, 
non solo per la controversia 
che le divide e minaccia 
con imprevedibili conseguenze, 
ma anche e soprattutto 
per il ristabilimento fra esse 
della più alta e profonda armonia, 
quale conviene alla loro storia, 
alla loro civiltà, 
alle loro tradizioni cristiane.

- San Giovanni Paolo II, papa - 
Fatima - Giovedì, 13 maggio 1982


Fatima, Portogallo, 13 luglio 1917

Lucia levò gli occhi sgranati al cielo e vide scendere la Signora. 
L'apparizione proveniva da oriente, come le due volte precedenti: un puntino luminoso che emergeva dalla profondità di un cielo ricoperto di nubi. 
Si avvicinò veloce, planando senza fluttuazioni, e la sua figura risplendette di luce non appena si fu posata sul leccio, a un paio di metri da terra.
La Signora stava in piedi, la sua immagine cristallizzata avvolta in un bagliore che sembrava risplendere più del sole. 
Di fronte a quella bellezza accecante, Lucia abbassò lo sguardo. 

- Steve Berry -




Lascia registrato su carta Suor Lucia: «un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra,  con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo (…) un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. 
Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarci, attraversò una grande città mezza in rovina e tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. 
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».




O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.
Cuore Immacolato di Maria, prega per noi.
Madonna del Rosario di Fatima, prega per noi.

Buona giornata a tutti :-)