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venerdì 22 novembre 2019

Dell'Angele Dei - don Bosco

Iddio padre amantissimo diede a ciascuno di noi un angelo per custode e guida nel difficile cammino di questa vita. Di tale verità ci assicurano le sacre scritture, ove si legge: « Iddio comandò a' suoi angeli affinchè abbiano cura di te nel cammino della tua vita e ti custodiscano in tutti i pericoli. »
Angelis suis Deus mandavit de te ut custodiant te in omnibus viis tuis.

Ed oh! che bella consolazione non è mai per noi il sapere, che abbiamo sempre al nostro fianco un angelo del paradiso, un principe della corte celeste! 
Questo amico dell'anima nostra dal primo istante della vita fino all'ultimo respiro non mai ci abbandona. 
Egli giorno e notte ci assiste, ci difende dagli assalti del nemico infernale, ci mette nella mente sante inspirazioni, e ci conduce per la via del cielo. 

Questo custode fedele non solamente si prende cura dell'anima nostra, ma veglia eziandio a difesa del nostro corpo, e ci libera da molti pericoli, e da molte disgrazie.


In vista di tante cure che per noi si prende questo angelo benedetto la Chiesa ci mette sulle labbra quella breve, ma bella orazione dell'Angele Dei, colla quale noi mostriamo la nostra gratitudine a questo nostro celeste custode, e poniamo in lui una grande confidenza, implorando il suo aiuto è la sua potente intercessione. 


La Chiesa desidera che noi ricorriamo sovente a questo angelo del Signore, che lo preghiamo di cuore affinchè illumini la nostra mente a conoscere la bellezza ed il pregio della virtù per seguirla costantemente, e la deformità del vizio per sempre sentirne orrore e guardarcene: affinchè ci regga e ci sostenga quando ci vede tentati, o sul punto di cadere nel peccato: insomma affinchè esso ci governi in tutte le nostre azioni, e così tutte le nostre opere siano indirizzate alla maggior gloria di Dio, e riescano degne di essere da lui scritte nel libro della vita.


Queste sono le grazie importantissime, che noi dimandiamo al nostro angelo recitando la preghiera di cui parliamo.

Oh! quanto io desidererei, o caro cristiano, accenderti nel cuore una viva divozione a questo tuo custode fedele! Io perciò ti raccomando che a lui ricorra sovente, che invochi il suo aiuto nelle tue tentazioni, nei tuoi dubbi, nei pericoli sia dell'anima che del corpo. Recita spesso ma con divozione e fervore l'orazione Angele Dei; non lascia mai di recitarla almeno nelle tue orazioni del mattino e della sera. Pensa qualche volta al tuo angelo, anzi figurati proprio di vederlo alla tua destra con un'aria di paradiso. Questo pensiero e queste riflessioni ti saranno di grande consolazione ed insieme di grande incoraggiamento.


- Don Bosco -


Il piano
Alla porta  del paradiso ad attendere Gesù  dopo la sua ascensione,  vi era Gabriele, che vedendo la terra completamente al buio, con solo delle piccole luci, nei dintorni di Gerusalemme, chiese:
“Signore, cosa sono quelle deboli luci?”

Gesù rispose: "Sono i miei discepoli, intorno a mia Madre che stanno pregando, entriamo che ti spiego il mio piano.

Ora manderò loro il mio Spirito, che li vivificherà, loro accenderanno altre fiammelle, ed altri ancora ad altri e cosi via, a poco a poco, le fiammelle illumineranno il mondo."
Gabriele, chiese ancora: “Signore, cosa farai se questo piano non riesce?”
Gesù, dolcemente rispose:  "Non ho un altro piano."



Ecco la tua piccola e a volte debole fiammella è importante,  necessaria, perché non c'è un' altro piano.



Quando siete tentati, 
non fermatevi aspettando che la tentazione 
prenda possesso del vostro cuore, 
ma fate subito qualche cosa per liberarvene, 
o per mezzo del lavoro, 
o per mezzo della preghiera.
Se poi la tentazione continua, 
fate il segno della Croce e dite: 
"Maria, Aiuto dei Cristiani, 
pregate per me". 
Volete voi essere forti per combattere 
contro il demonio e le sue tentazioni? 
Amate la Chiesa, 
venerate il Sommo Pontefice, 
frequentate i Sacramenti, 
fate sovente la visita a Gesù nei suoi tabernacoli, 
siate molto devoti di Maria Santissima, 
offritele il vostro cuore, 
e allora supererete tutte le battaglie e 
tutte le lusinghe del mondo. 

- San Giovanni Bosco -





Buona giornata a tutti. :-)

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domenica 17 novembre 2019

Le donne forti: difficili ma speciali - Oberhammer Simona

Le donne forti le riconosci, non passano inosservate. 
Quando camminano senti la loro presenza, quando arrivano senti che qualcosa cambia. 
Non sono donne facili, perché non si accontentano, perché vogliono e cercano qualcosa di più. 
Non hanno paura delle sfide per trovare ciò che hanno nel cuore, non hanno paura nemmeno di soffrire per inseguire i loro ideali. 
Non vogliono piacere a tutti le donne forti, vogliono piacere soprattutto a se stesse. 
Quando le donne forti ti guardano non vedi solo i loro occhi. 
C'è qualcosa di più. 
È la loro anima che scorgi, ha il colore del sole e la luce della luna. 
Quando le donne forti si muovono non c'è solo il loro corpo ma ci sono anche i loro sogni, le loro speranze, la fiducia che hanno in se stesse e negli altri. 
Le donne forti non sono come tutti gli altri, ascoltano anche il loro lato più istintivo, ridono e piangono senza vergognarsi e se ne hanno voglia si siedono per terra o camminano scalze come se fosse la cosa più normale del mondo. 
Le donne forti non sono donne che non sbagliano mai, ma sono donne che affrontano i loro sbagli con la forza dell'anima. 
I fallimenti e le sconfitte diventano terreno fertile per imparare, per migliorare. Diventano il luogo dove l'anima trova gli spazi per crescere. 
Le donne forti sono in grado di vestirsi di niente ma di sembrare tutto. 
È la loro anima che le veste, è la forza di se stesse che le circonda. Ed è proprio questa loro presenza, a volte difficile, che merita di averle conosciute.

Simona Oberhammer -
dal libro "La forza delle donne" di Simona Oberhammer



Se la regola del gioco è barare bisogna ammettere di ingannarsi per vincere...


«Non mi pare che stiano giocando con lealtà,» protestava Alice, «e poi battibeccano tutti con quanto fiato hanno in gola che uno non riesce neanche a sentire la propria voce... e le regole poi, così imprecise, ammesso che ce ne siano, non le rispetta nessuno...». 

Alice come la nostra consapevolezza finalmente cresce: decide di affrontare la Regina di Cuori (la legge morale imposta dal sociale) che offesa intima di mozzarle il capo, ma Alice ormai è tornata alle dimensioni reali e non teme nulla "Non siete che un mazzo di carte!" e a queste parole tutto il mazzo si alza in aria e ridiscende in picchiata su di lei: infatti quando sei diverso, quando sei originale, quando sei consapevole, il mondo ti viene addosso, le carte (le regole o leggi sociali o morali) ti giudicano, vogliono calpestarti. Alice cresce con le sue vesti, simbolo della personalità, per cui la sua gonna spazza il tavolo della giuria facendo cadere tutti i giurati. Dopo poco è diventata così grande che non si preoccupa più di re e regine ritrovando la giusta misura della realtà: "non siete altro che un mazzo di carte". 
E' diventata adulta, non teme giudizi, ha un autostima, sa guidarsi e reggersi da sola, può tornare nel mondo che la gente irreale chiama reale.




Buona giornata a tutti. :-)



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sabato 16 novembre 2019

Non preoccuparsi di sé - Martin Buber

Quando Rabbi Hajim di Zans ebbe unito in matrimonio suo figlio con la figlia di Rabbi Eleazaro, il giorno dopo le nozze si recò dal padre della sposa e gli disse: “O suocero, eccoci parenti, ormai siamo così intimi che vi posso dire ciò che mi tormenta il cuore. 
Vedete: ho barba e capelli bianchi e non ho ancora fatto penitenza!”. 
“Ah, suocero - gli rispose Rabbi Eleazaro - voi pensate solo a voi stesso. Dimenticatevi di voi e pensate al mondo!”. 

Questo può sembrare contraddire tutto quanto ho detto finora in queste pagine sull’insegnamento del chassidismo. 
Abbiamo imparato che ogni uomo deve ritornare a se stesso, che deve abbracciare il suo cammino particolare, che deve portare a unità il proprio essere, che deve cominciare da se stesso; ed ecco che ora ci viene detto che deve dimenticare se stesso! 
Eppure basta prestare un po’ più di attenzione per rendersi conto che quest’ultimo consiglio non solo si accorda perfettamente con gli altri, ma si integra nell’insieme come un elemento necessario, uno stadio indispensabile, nel posto che gli compete. 
Basta porsi quest’unica domanda: “A che scopo?”; a che scopo ritornare in me stesso, a che scopo abbracciare il mio cammino personale, a che scopo portare a unità il mio essere? 
Ed ecco la risposta: “Non per me”. 
Perciò anche prima si diceva: cominciare da se stessi. 
Cominciare da se stessi, ma non finire con se stessi; prendersi come punto di partenza, ma non come meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé. 
Il racconto ci presenta uno zaddik, un uomo saggio, pio e caritatevole che, giunto alla vecchiaia, confessa di non aver ancora compiuto l’autentico ritorno. 
La risposta che riceve sembra nascere dalla convinzione che egli sopravvaluti eccessivamente la gravità dei propri peccati e che, d’altro canto, sminuisca altrettanto eccessivamente il valore della penitenza fatta fino a quel momento. 
Ma le parole pronunciate vanno oltre e, in modo assolutamente generale, affermano: “Invece di tormentarti incessantemente per le colpe commesse, devi applicare la forza d’animo utilizzata per questa autoaccusa all’azione che sei chiamato a esercitare sul mondo. Non di te stesso, ma del mondo ti devi preoccupare!“. 
Dobbiamo innanzitutto capire bene cosa viene detto qui a proposito del ritorno. Sappiamo che il ritorno si trova al centro della concezione ebraica del cammino dell’uomo: ha il potere di rinnovare l’uomo dall’interno e di trasformare il suo ambito nel mondo di Dio, al punto che l’uomo del ritorno viene innalzato sopra lo zaddik perfetto, il quale non conosce l’abisso del peccato. 
Ma ritorno significa qui qualcosa di molto più grande di pentimento e penitenze; significa che l’uomo che si è smarrito nel caos dell’egoismo - in cui era sempre lui stesso la meta prefissata - trova, attraverso una virata di tutto il suo essere, un cammino verso Dio, cioè il cammino verso l’adempimento del compito particolare al quale Dio ha destinato proprio lui, quest’uomo particolare. 
Il pentimento allora è semplicemente l’impulso che fa scattare questa virata attiva; ma chi insiste a tormentarsi sul pentimento, chi fustiga il proprio spirito continuando a pensare all’insufficienza delle proprie opere di penitenza, costui toglie alla virata il meglio delle sue energie. 

In una predicazione pronunciata all’apertura del Giorno dell’Espiazione, il Rabbi di Gher usò parole audaci e piene di vigore per mettere in guardia contro l’autofustigazione: “Chi parla sempre di un male che ha commesso e vi pensa sempre, non cessa di pensare a quanto di volgare egli ha commesso, e in ciò che si pensa si è interamente, si è dentro con tutta l’anima in ciò che si pensa, e così egli è dentro alla cosa volgare; costui non potrà certo fare ritorno perché il suo spirito si fa rozzo, il cuore s’indurisce e facilmente l’afflizione si impadronisce di lui. 
Cosa vuoi? Per quanto tu rimesti il fango, fango resta. 
Peccatore o non peccatore, cosa ci guadagna il cielo? 
Perderò ancora tempo a rimuginare queste cose? 
Nel tempo che passo a rivangare posso invece infilare perle per la gioia del cielo! 
Perciò sta scritto: ‘Allontanati dal male e fa’ il bene”, volta completamente le spalle al male, non ci ripensare e fa’ il bene. Hai agito male? Contrapponi al male l’azione buona!”. 
Ma l’insegnamento del nostro racconto va oltre: chi si fustiga incessantemente per non aver ancora fatto sufficiente penitenza si preoccupa essenzialmente della salvezza della propria anima e quindi della propria sorte personale nell’eternità. 
Rifiutando questo obbiettivo, il chassidismo non fa altro che trarre una conseguenza dall’insegnamento dell’ebraismo in generale. 
Uno dei principali punti su cui un certo cristianesimo si è distaccato dall’ebraismo consiste proprio nel fatto che quel cristianesimo assegna a ogni uomo come scopo supremo la salvezza della propria anima. 
Agli occhi dell’ebraismo, invece, ogni anima umana è un elemento al servizio della creazione di Dio chiamata a diventare, in virtù dell’azione dell’uomo, il regno di Dio; così a nessun’anima è fissato un fine interno a se stessa, nella propria salvezza individuale. E vero che ciascuno deve conoscersi, purificarsi, giungere alla pienezza; ma non a vantaggio di se stesso, non a beneficio della sua felicità terrena o della sua beatitudine celeste, bensì in vista dell’opera che deve compiere sul mondo di Dio. 
Bisogna dimenticare se stessi e pensare al mondo. 
Il fatto di fissare come scopo la salvezza della propria anima è considerato qui solo come la forma più sublime di egocentrismo. 
Ed è quanto il chassidismo rifiuta in modo assolutamente categorico, soprattutto quando si tratta di un uomo che ha trovato e sviluppato il proprio sé. 

Insegnava Rabbi Bunam: “Sta scritto: ‘E Kore prese . Ma cosa prese? Se stesso voleva prendere; perciò nulla di ciò che faceva poteva essere buono”. Per questo contrappose al Kore eterno il Mosè eterno, l’ ”umile”, l’uomo che, in quello che fa, non pensa a se stesso: “In ogni generazione ritornano l’anima di Mosè e l’anima di Kore. E se una volta l’anima di Kore si sottometterà di buon grado all’anima di Mosè, Kore sarà redento”. Così Rabbi Bunam vede in un certo senso la storia del genere umano in cammino verso la liberazione come un evento che si svolge tra questi due tipi di uomini: l’orgoglioso che, magari sotto l’apparenza più nobile, pensa a se stesso, e l’umile che in ogni cosa pensa al mondo. 
Solo quando cede all’umiltà l’orgoglio è redento, e solo quando questo è redento, il mondo a sua volta può essere redento. 
Dopo la morte di Rabbi Bunam, uno dei suoi discepoli - il Rabbi di Gher, appunto, dalla cui predica per il Giorno dell’Espiazione ho citato alcuni brani - afferma: “Rabbi Bunam aveva le chiavi di tutti i firmamenti. E perché stupirsene? All’uomo che non pensa a se stesso si consegnano tutte le chiavi”. E il più grande discepolo di Rabbi Bunam, colui che, tra tutti gli zaddik, fu il personaggio tragico per eccellenza, Rabbi Mendel di Kozk, disse una volta alla comunità riunita: “Cosa chiedo a ciascuno di voi? Tre cose soltanto: non sbirciare fuori di sé, non sbirciare dentro agli altri, non pensare a se stessi”. 

Il che significa: 
- primo, che ciascuno deve custodire e santificare la propria anima nel modo e nel luogo a lui propri, senza invidiare il modo e il luogo degli altri; 
- secondo, che ciascuno deve rispettare il mistero dell’anima del suo simile e astenersi dal penetrarvi con un’indiscrezione impudente e dall’utilizzarlo per i propri fini; 
- terzo, che ciascuno deve, nella vita con se stesso e nella vita con il mondo, guardarsi dal prendere se stesso per fine. 

- Martin Buber -
da: "Il cammino dell'uomo", Edizioni Qiqajon







giovedì 14 novembre 2019

Il vaso di porcellana e la rosa - Paulo Coelho

Il Grande Maestro e il Guardiano condividevano l’amministrazione di un monastero zen.
Un giorno, il Guardiano morì e fu necessario sostituirlo.

Il Grande Maestro riunì tutti i discepoli per scegliere chi avrebbe avuto l’onore di lavorare direttamente al suo fianco. 
“Vi esporrò un problema - disse il Grande Maestro -, e colui che lo risolverà per primo sarà il nuovo Guardiano del tempio”. 
Terminato il suo brevissimo discorso, collocò uno sgabellino al centro della stanza. Sopra c’era un vaso di porcellana costosissimo, con una rosa rossa che lo abbelliva.

“Ecco il problema”, disse il Grande Maestro. 
I discepoli contemplavano, perplessi, ciò che vedevano: i disegni raffinati e rari della porcellana, la freschezza e l’eleganza del fiore. 
Che cosa rappresentava tutto ciò? Cosa fare? Qual era l’enigma? 
Dopo alcuni minuti, uno dei discepoli si alzò, guardò il Grande Maestro e gli allievi tutt’intorno. Poi, si avviò risolutamente al vaso e lo scagliò per terra, mandandolo in frantumi.
“Tu sarai il nuovo Guardiano”, disse il Grande Maestro all’allievo. E non appena questi fu tornato al suo posto, spiegò: “Io sono stato molto chiaro: ho detto che vi trovavate davanti a un problema.
Non importa quanto bello e affascinante esso sia, un problema deve essere eliminato. “Un problema è un problema; può trattarsi di un rarissimo vaso di porcellana, di un meraviglioso amore che non ha più senso, o di un cammino che deve essere abbandonato, ma che noi ci ostiniamo a percorrere perché ci fa comodo…
C’è solo una maniera di affrontare un problema: attaccandolo di petto.
In quei momenti, non si può né avere pietà, né lasciarsi tentare dall’aspetto affascinante che qualsiasi conflitto porta con sé”.


- Paulo Coelho -


Sei tu…

Mi spingi oltre i miei limiti 
e sento di vivere appieno la mia stessa vita, 
in te ho incontrato me stesso 
e ho guardato oltre, 
oltre ogni inimmaginabile limite. 
Ho guardato nel profondo dei tuoi occhi 
cercando di comprenderti 
ma, ho visto tutto quello che di me 
mai avrei voluto vedere. 
Ho visto la mia fragilità e la mia insicurezza 
i miei sensi di colpa e i miei complessi 
le mie paure e la mia insofferenza 
ho visto le mie tenebre e i miei demoni 
allora, ho guardato ancora oltre 
e nel profondo del mio cuore, un mare in tempesta, 
un oceano immenso dove tuffarsi e perdersi 
e lì nel profondo della mia anima ho compreso! 
Ho provato piacere e orgoglio 
nel capire quello che oggi provo 
nel sapere chi oggi sono veramente 
adesso so che amo le cose belle 
so che amo tutto quello che la vita mi offre 
e una di quelle sei tu.


- Paulo Coelho -


Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 13 novembre 2019

Il giorno diventò piccolo di Emily Dickinson e Autunno di Vincenzo Cardarelli

Il Giorno diventò piccolo, circondato tutto
dalla precoce, incombente Notte.
Il Pomeriggio in Sera profonda
la sua Gialla brevità distillò.
I Venti smorzarono i loro passi marziali,
le Foglie ottennero tregua.
Novembre appese il suo Cappello di Granito
a un chiodo di Felpa.

- Emily Dickinson -
(1866, da “Tutte le poesie”)

.
 


Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.

Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.

- Vincenzo Cardarelli -




Con novembre arriva il freddo vero, e capisci quanto è importante avere qualcuno che riscaldi il tuo inverno, la tua vita... il tuo cuore."

- Antonio Curnetta -






Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.

Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

- Vincenzo Cardarelli -
Opere (Milano, Mondadori 1990)


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Addormentati come fossi l'universo - Osho Rajneesh

Siedi in silenzio e medita sul fatto che non hai confini, i tuoi limiti sono i limiti dell'universo.
Sentiti espandere e in questa sensazione includi ogni cosa: il sole sorge dentro di te, le stelle si muovono dentro di te, gli alberi crescono e i pianeti appaiono e scompaiono in questo stato di consapevolezza espanso sentiti immensamente beato.
Quella diventerà la tua meditazione. 
Quindi ogni volta che hai tempo e non hai nulla da fare, siedi semplicemente in silenzio e sentiti espanso. 
Lascia cadere i tuoi limiti. Trascendi ogni limite.
All'inizio, per qualche giorno, sembrerà una follia, perché ci siamo troppo abituati ai nostri limiti. In realtà non ci sono confini. 

Il limite è un limite mentale. È tale perché noi crediamo che sia così.

Percepisci questa espansione oceanica il più spesso possibile e presto entrerai in sintonia.
A quel punto basterà un piccolo mutamento di prospettiva per far apparire quell' armonia. 
Ogni sera, quando vai a letto, addormentati in questa consapevolezza espansa.
Addormentati come se le stelle si muovessero dentro di te, come se il mondo aprisse e scomparisse dentro di te.
Addormentati come fossi l'universo.
AI mattino, non appena ti accorgi che il sonno se ne è andato, di nuovo ricorda questa espansione, alzati come fossi l'universo. E anche durante il giorno, ricordalo il più spesso possibile.


- Osho -
da: "Il libro arancione. Tecniche di Meditazione," 




A tutti noi viene insegnato ad essere colti, non ad essere innocenti o a percepire la meraviglia dell’esistenza; ci vengono insegnati i nomi dei fiori; degli alberi e non come entrare in comunicazione con loro, in sintonia con l’esistenza. L’esistenza è un mistero e non è accessibile a coloro che vogliono sempre analizzare, selezionare, ma solo a coloro che sono disposti ad innamorarsene, a danzare con lei.

- Osho Rajneesh - 



Ogni volta che ci attacchiamo 

a qualcuno o a qualcosa, 
in un modo o nell'altro

evitiamo di guardare noi stessi.
Di fatto,

il bisogno di attaccarsi

a qualcuno o a qualcosa
è un trucco per sfuggire a se stessi.
E più l'altro
diventa importante per noi,
più lo consideriamo
il centro della nostra vita,
più noi ci emarginiamo alla periferia.
Per tutta la vita
continuiamo a rimanere centrati sull'altro.
In questo modo il tuo Sè
non diventerà mai il tuo centro.

- Osho -




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sabato 9 novembre 2019

Oriana e "quel fallito Club Finanziario che chiamano Unione Europea" - Oriana Fallaci

"Care cicale inglesi, francesi, tedesche, spagnole, olandesi, ungheresi, scandinave, eccetera eccetera amen: non gongolate troppo per i miei vituperi contro l'Italia che non è la mia Italia.
I vostri paesi non sono mica migliori del mio. Nove casi su dieci ne sono, ahimè, sgomentevoli copie.
Quasi tutto ciò che ho detto sugli italiani vale anche per voi che siete fatte, siete fatti, della medesima pasta.
In quel senso apparteniamo davvero a una grande famiglia...
Uguali le colpe, le codardie, le ipocrisie. Uguali le cecità, le meschinità, le miserie. Uguali i leader di destra e di sinistra, uguale l'arroganza dei loro seguaci. Uguale la presunzione e il voltagabbanismo e il terrorismo intellettuale. Uguale la demagogia.
Per rendercene conto basta dare un'occhiata a quel fallito Club Finanziario che chiamano Unione Europea e che non si capisce a cosa serva fuorché ad imporci la stupidaggine detta Moneta Unica e a rubarci il parmigiano e il gorgonzola. A impedirci di bere il nostro latte e mangiare la nostra cioccolata. Ad abolire settanta razze canine, (tutti-i-cani-sono-uguali), a uniformare i sedili degli aerei, nonché a pagare stipendi favolosi ed esenti da tasse ai suoi parlamentari. 
Quella deludente Unione Europea che parla inglese e francese, mai che parli l'italiano o il fiammingo o che so io, e dove comanda la solita cioè centenaria troika Francia-Inghilterra-Germania. 
Quell'ambigua Unione Europea che masochisticamente ospita dieci milioni di mussulmani, che ama fornicare coi paesi arabi, intascare i loro petrodollari.
Quella stupida Europa che parla di «identità-culturale» col Medio Oriente. (Cosa significa identità-culturale col Medio Oriente, perdio?!?
Dov'è l'identità-culturale col Medio Oriente,accidenti?!?Alla Mecca? A Betlemme, a Damasco, a Beirut? Al Cairo, a Teheran, a Bagdad, a Kabul?!?). Quella infuriante menzogna alla quale insieme coi parmigiano e il gorgonzola l'Italia sta sacrificando la propria lingua, la propria identità nazionale, la stessa speranza di non essere più considerata un paese di seconda o di terza categoria."

- Oriana Fallaci -
Fonte: La Rabbia e L’Orgoglio


Soffre perché l'umanità è una razza antipaticissima, un'assemblea di ignoranti che a un giovane non insegnano nemmeno un po' di educazione sentimentale. Gli insegnano che due più due fa quattro, che Parigi si trova in Francia, che Cleopatra stava in Egitto, e non che cos'è l'amore. 
Tutt'al più gli parlan del sesso: manco un rapporto si misurasse col sesso, o si esprimesse col sesso e basta. Perdirindina! 
Lo aveva dovuto capire da sé che con una donna ci devi anche ragionare, che incontrare l'anima gemella significa trovare qualcuno che va per la tua strada, che insomma un bel culino non basta.

- Oriana Fallaci -



"Il declino dell'intelligenza è declino della Ragione. E tutto ciò che oggi accade in Europa, in Eurabia, ma soprattutto in Italia è declino della Ragione. Prima d'essere eticamente sbagliato è intellettualmente sbagliato. 
Contro Ragione. 
Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l'affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. 
Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. 
Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l'arsenico nella minestra è contro Ragione. 
Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell'Avvenir è contro Ragione. 
E contro Ragione anche sperare che l'incendio si spenga da sé grazie a un temporale o a un miracolo della Madonna."


- Oriana Fallaci -




Buona giornata a tutti. :-)

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