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domenica 10 gennaio 2016

Guarigione (3) - Anselm Grün

3. Riconciliazione con gli altri 
Solo chi è riconciliato con se stesso è capace di riconciliarsi anche con gli altri. Molti incontrano grosse difficoltà nel perdonare gli altri. 
Esigono troppo da se stessi, perché pensano di dover perdonare immediatamente. 
Il perdono è sempre un processo che richiede tempo. 
Alcune persone non guariscono perché non sanno perdonare. 
Finché non riescono a perdonare, rimangono legate a colui che le ha ferite, si lasciano condizionare da lui. 
Nella mia esperienza di accompagnamento, incontro continuamente persone che per lunghi anni portano dentro di sé il rancore verso qualcuno. 
L’astio divora la loro anima e ruba le loro energie: e abbastanza spesso finiscono anche per ammalarsi. 
La riconciliazione con quelli che mi hanno ferito nel corso della mia vita, non è semplicemente una decisione della volontà.
È piuttosto un processo che secondo me avviene in cinque fasi. 




Il primo passo richiede che io lasci spazio al dolore. 
Non debbo scusare troppo presto colui che mi ha ferito. È del tutto indifferente se l’altro mi ha ferito apposta oppure non poteva fare altrimenti: il fatto è che mi ha fatto soffrire. E questo dolore devo nuovamente percepirlo nella sua realtà. 
Mi sono sentito abbandonato, sminuito, preso non seriamente in considerazione. 




Il secondo passo consiste nel lasciar spazio alla collera (rabbia). 
La collera è la forza di buttare fuori da me colui che mi ha ferito. 
Collera non vuol dire mettermi a gridare contro l’altro oppure ferirlo a mia volta. Essa consiste invece nel prendere una sana distanza dall’altro. 
Posso dirmi per esempio: non penso più continuamente a lui; gli impedisco di entrare in casa mia, cioè gli proibisco di abitare nel mio intimo, di occuparmi continuamente di lui nei miei pensieri. 
Nello stesso tempo devo trasformare in energia questa collera: posso vivere da me stesso; non ho bisogno dell’altro perché la mia vita abbia un esito positivo. 




Il terzo passo si riferisce al guardare oggettivamente ciò che è accaduto. Cerco ora di comprendere perché l’altro mi ha ferito. Forse non ha fatto altro che trasmettere le ferite che a sua volta aveva ricevuto. 
Mi sforzo quindi di capire me stesso: per quale motivo il comportamento dell’altro mi ha fatto soffrire così tanto. 
Forse l’altro ha toccato in me un’antica piaga, un posto dove non mi sono ancora riconciliato con me stesso. 
Questa riflessione diventa un invito a occuparmi di questa zona così vulnerabile e ad accettare me stesso con questa mia vulnerabilità. 




Il quarto passo della riconciliazione con l’altro consiste propriamente nell’atto del perdono. Perdonare significa che mi libero dal legame con l’altro. Lascio che il suo comportamento rimanga in lui e così mi distacco dall’altro. Il perdono è sempre un segno di forza e non di debolezza. 
Rinuncio a girare continuamente attorno alle mie ferite. Se queste sono però troppo profonde, non riesco ancora a incontrarmi con l’altro, nonostante il mio perdono. 
Devo allora accettare i miei limiti. Ho perdonato all’altro, ma non sono ancora capace di costruire con lui un rapporto normale. 
Molti psicologi hanno sperimentato, tra le altre cose, che il perdono è un atto terapeutico, che rende possibile la guarigione delle proprie piaghe e ci libera dal rimuginare continuamente il nostro passato. 
Il perdono ci rende capaci di impegnarci nel momento presente con tutto il nostro essere. 


Il quinto passo della riconciliazione trasforma le piaghe in perle. 
Ildegarda di Bingen sostiene che la riuscita della vita dipende dal fatto che le nostre piaghe vengano trasformate in perle. 
Se compissi soltanto i primi quattro passi, avrei sempre la sensazione di subire un danno, poiché ero stato ferito in modo veramente grave. 
Il quinto passo mi mostra che nelle mie ferite si trova un tesoro prezioso. 
Là dove mi hanno ferito sono crollate le mie maschere e ho potuto mettermi in contatto col mio vero Sé. 
Le piaghe mi fanno sentire vivo, mantengono sveglia in me la nostalgia di Dio e mi aprono verso le persone con le loro ferite. 
Dato che io stesso sono stato ferito, posso meglio comprendere le altre persone con le loro piaghe. 
Molti terapeuti e pastori d’anime hanno trasformato le loro piaghe in perle. Gli antichi greci sapevano già che solo il medico ferito poteva veramente guarire. Se le mie piaghe vengono trasformate in perle, non porto più rancore contro quelli che mi hanno ferito. 
Allora il perdono non è soltanto qualcosa di passivo, ma rende possibile la scoperta delle mie energie e mi dà fiducia di imprimere in questo mondo la traccia inconfondibile e del tutto personale della mia vita. 



Questi cinque passi della riconciliazione con l’altro si possono percorrere senza parlare con l’altro. Spesso però è di grande aiuto chiarire la ferita con un altro. È sempre necessaria tuttavia la prudenza nel giudicare se il dialogo con l’altro sia veramente opportuno. Se dico a dei genitori anziani che mi hanno ferito, li metterò in confusione e pretenderei troppo da loro. 
Il processo della riconciliazione avviene dentro di me. 
Spesso è bene parlarne con una terza persona, ad esempio nell’accompagnamento pastorale o in una analisi terapeutica. 
Se si tratta di ferite attuali, devo decidere se per me è meglio segnalare all’altro che mi ha ferito, oppure se posso perdonargli interiormente. 
Se dico all’altro che mi ha ferito, ciò non deve essere in alcun modo una rimostranza, bensì un’informazione, affinché sappia come il suo comportamento si riflette su di me. 
Un’altra questione è se devo dire all’altro che lo si perdona. 
Il direttore di una fabbrica mi raccontava di avere un conflitto con la sua segretaria. 
Durante la discussione, la donna disse: «Le perdono in nome di Gesù». Per il direttore fu come uno schiaffo in faccia. Infatti in questa frase risuonava implicitamente: «Tu sei colpevole. Sei un tipo cattivo, ma io sono una persona spirituale e di animo generoso e ti perdono». Per l’altro, simili dichiarazioni di perdono sono un’accusa. Non producono alcuna riconciliazione, bensì rendono il disaccordo più profondo. 
Quando l’altro non accoglie il nostro perdono, abbiamo sempre la sensazione di essere persone migliori di lui. 
Nel monachesimo dei primi secoli cristiani, si racconta la storia di un monaco che andò dal suo vecchio padre spirituale lagnandosi che suo fratello non aveva accettato il suo perdono. Allora il vecchio abate gli rispose: «Guarda bene dal non metterti al di sopra di tuo fratello. Immagina di aver peccato contro di lui e va così da tuo fratello». 
Quando il monaco andò dal fratello con questo atteggiamento, fu il fratello che gli andò incontro e i due si abbracciarono. Certamente il fratello si era accorto del cambiamento avvenuto nel monaco. Il nostro perdono potrà giungere fino all’altro solo quando è inteso sinceramente e riusciamo a scorgere anche la nostra parte di colpa. 

Anselm Grün
scrittore, terapeuta, monaco dell’abbazia benedettina di Münsterschwarzach (Germania)






































Buona giornata a tutti. :-)





domenica 20 settembre 2015

Restate uniti alla croce di Cristo! - Sant'Agostino -

Come vorrei, o miei fratelli, incidervi nel cuore questa verità!
Se volete vivere un cristianesimo autentico,
aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi,
onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato.
È per questo che ci ha raggiunti,
per farsi uomo per noi fino alla croce.
Si è fatto uomo per noi.

- Sant'Agostino - 
 (Commento al Vangelo di san Giovanni 2, 3)


Sant'Agostino
opera di Botticelli Chiesa di Ognissanti
Firenze – Italy

Tutti sono doni del mio Dio, non io li ho dati a me stesso.
Sono beni, e tutti sono io.
E’ buono chi mi fece, anzi lui stesso è il mio bene,
e io esulto in suo onore per tutti i beni
di cui anche da fanciullo era fatta la mia esistenza.
Il mio peccato era di non cercare in lui, ma nelle sue creature,
ossia in me stesso e negli altri, i diletti, i primati, le verità,
precipitando così nei dolori, nelle umiliazioni, negli errori.
A te grazie, dolcezza mia e onore mio e fiducia mia, 
Dio mio, a te grazie dei tuoi doni.
Tu però conservameli, così conserverai me pure,
e tutto ciò che mi hai donato crescerà e si perfezionerà,
e io medesimo sussisterò con te, poiché tu mi hai dato di sussistere.

- Sant'Agostino -
(Confessioni X, 27, 38)



Né futuro né passato esistono. 
È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. 
Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: 
presente del passato, presente del presente, presente del futuro. 
Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo 
e non le vedo altrove: 
il presente del passato è la memoria, il presente del presente 
la visione, il presente del futuro l'attesa. 

- Agostino d'Ippona - 
Confessioni, 397-400




















Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me e io stavo fuori,
ti cercavo qui,
gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
le creature che, pure,
se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente,
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato tu
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo:
ti ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato e ora ho fame e sete di te;
mi ha toccato e ora ardo
dal desiderio della tua pace .


- Sant'Agostino -

Buona giornata a tutti. :-)


www.leggoerifletto.it


venerdì 18 settembre 2015

Il mistero del male. La bellezza che salva - Padre Abbé Pierre -

La situazione del mondo è tale, che ci è impossibile non interrogare Dio. 
Dio che è eterno Amore, Amore infinito. 
Personalmente, nei miei 93 anni ormai, avendo anche avuto l'occasione di vedere e di toccare con mano, in ogni angolo della terra, tante miserie, tante ingiustizie, tanti mali, tanti crimini, tanti delitti di ogni sorta, più di una volta ho osato chiedere: "Dio mio, ma perché? A che gioco stai giocando? Forse al massacro dell'umanità?". 
Ho letto da qualche parte che anche Woody Allen, lui pure ferito da questa crudele realtà, ha esclamato: "se Dio esiste, spero abbia una spiegazione di tutto questo...".
E' comprensibile non capire questa "assenza" di Dio, e gridargli con tutto l'Amore e anche la rabbia che abbiamo dentro di noi: "Signore basta! Quanti miliardi di persone innocenti devono ancora soffrire e morire ingiustamente?". Certo, amo Dio profondamente e credo con tutte le mie forze che Lui può tutto, anzi è Tutto, ma non posso stare zitto. Di questa situazione del mondo, non capisco nulla. Non capisco nulla, ma a differenza di Woody Allen che "spera", io sono che Dio ha una spiegazione.
Credo nella perfezione infinita di Dio, ma nello stesso tempo mi interrogo, devo interrogarmi sul perché di questa sofferenza così ingiusta e detestabile.
E so benissimo che mentre io sento il bisogno, il dovere di gridare a Dio: "Mio Dio, basta!".
Lui pure, a sua volta, avendoci dotati di intelligenza e di responsabilità, potrebbe gridarci ugualmente: "Basta!". E chiederci conto di come mai, anziché utilizzare la nostra intelligenza, le nostre risorse e le nostre conoscenze per alimentare sulla terra solo paure e guerre, per disumani sfruttamenti dei più deboli, per rompere l'armonia del creato spezzando le regole che regolano l'ambiente, non mettiamo le nostre qualità migliori al servizio dell'umanità, cominciando dai più deboli e dai più sofferenti. Gridiamo pure "Basta" a Dio, ma sappiamo anche ascoltare i suoi "Basta"... questo non ci impedisce di vedere la bellezza e la bontà che pur esistono nel mondo: nella vita che comincia, ovunque e comunque, nell'immensità del mare, nell'incanto delle stelle, soprattutto nella gioia del sorriso dei bimbi... questi doni che Dio ci fa di continuo possono essere una prima spiegazione alle nostre giuste interpellanze di Dio. E devono essere anche le ragioni per dare, da parte nostra, la risposta alle interpellanze di Dio nei nostri confronti. 
Non possiamo dimenticare che la prima risposta di Dio ai nostri interrogativi sull'esistenza del male nel mondo è la reale presenza di Gesù nell'Eucaristia. Questa presenza esige coerenza nella vita di noi cristiani. Pur non dandoci la risposta, l'Eucaristia ci indica da che parte stare, concretamente, in questo mondo minato dall'odio, dal terrorismo, dalla miseria e dalla sofferenza, non solo materiale, di troppo miliardi di figli di Dio. Innocenti. 
Ci dà la forza di non scoraggiarci, pur così terribilmente fragili. 
Ci rende capaci, se lo vogliamo, di donarci tutti agli altri, ben sapendo che non possiamo essere felici prendendo ma donandoci senza riserva, senza altri calcoli, senza speculazione alcuna, agli altri. 
E non dimentichiamo che lo spirito di Dio soffia. Dove e come vuole. Una "sveglia" per tutti gli umani.

- Padre Abbè Pierre - 


Tutti dicono di essere per i diritti dell’uomo, e l’uomo è sempre più minacciato e avvilito e oppresso.
Tutti dicono di volere la pace e nel loro cuore non fanno che ordire sopraffazioni e rapine.
Signore, ti chiediamo che si avveri il canto di tua madre: rovescia dai loro alti troni quanti si fidano solo del potere, continua a esaltare gli umili,a ricolmare di beni gli affamati, a mandare a
mani vuote i ricchi.

- Padre Davide Maria Turoldo - 



Perdonare da bene

Gesù ha insegnato a perdonare “settanta volte sette”, cioè sempre. Si deve perdonare per non essere ulteriormente vittima del male subito. Infatti, fino a quando non si perdona, il male subito agisce in noi provocando malessere, desiderio di vendetta, collera, disarmonia. La nostra energia interiore ne viene risucchiata, sporcata. Occorre perdonare anzitutto per il bene di se stessi, un perdono primariamente come oblio, come cessazione del rapporto, per evitare che il ricordo del male perpetuamente alimenti altro male, in una perversa spirale che tira all’ingiù, a danno di chi la coltiva in se stesso (non a caso Aristotele, sempre così attento alla concretezza biologica, scriveva che “chi non è incline al pentimento è incurabile”). Solo in un secondo tempo, per chi ne sarà capace, potrà sorgere il perdono anche come attivo sentimento verso colui che ci ha procurato del male. Ma il primo livello biologicamente necessario è alla portata di tutti, per evitare di essere continuamente risucchiati dal gorgo del male subito, visto che il male genera male, produce malessere.


- Vito Mancuso - 


La  grandezza dell’Uomo e la benigna Misericordia di Dio….....

...L'incarnazione di Dio non è il risultato di un'ascesa dell'uomo, ma il risultato di un abbassamento di Dio. 
L'ascesa dell'uomo, il tentativo di creare, di generare Dio da sé, di raggiungere il superuomo, quest'impresa è già miseramente fallita nel paradiso terrestre. L'uomo che vuole diventare egli stesso Dio, e che con sentimenti autoritari cerca di prendere le stelle, approda sempre, alla fine, all'autodistruzione...
Ciò che conta è l'obbedienza, l'umiltà nei confronti della parola di Dio. 
"Un bambino piccolo, un operaio carico di lavoro si trovano, se credono, più in alto dei grandi asceti" (J. Daniélou), perché la salvezza non scaturisce dalla grandezza dell'uomo, ma dalla benigna misericordia di Dio...

- Papa Benedetto XVI - 
da "Dogma e predicazione" 



Buona giornata a tutti. :-)


martedì 8 settembre 2015

L'invidia diabolica nei confronti dell' uomo - padre Amorth

I demoni precipitarono all'inferno per il loro odio verso Dio e per la loro invidia nei confronti dell'uomo. E per questo odio e per questa invidia fanno di tutto per riempire gli abissi infernali. 
Col desiderio che si guadagnino il premio eterno. 
Dio ha voluto che gli uomini sulla terra fossero sottoposti ad una prova. 
Ha dato loro due grandi comandamenti: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi. Essendo dotato di libertà, ognuno decide se obbedire al Creatore o ribellarsi a Lui. La libertà è un dono, ma guai 
ad abusarne! I demoni non possono violentare la libertà dell'uomo fino al punto di sopprimerla, possono però fortemente condizionarla. 
Un esorcista nel 1934 era impegnato con liberazione di una bambina ossessa. Da questa esperienza estrapolo un breve colloquio tenuto col demonio:

- Perché ti trovi in questa bambina? - Per tormentarla. 
- E prima di essere qui, dov'eri? - Andavo lungo le vie. 
- C h e cosa fai quando vai in giro? 
- Cerco di far commettere peccati alla gente. 
- E cosa ci guadagni? 
La soddisfazione di farvi venire all'inferno con me... 

Non aggiungo il resto del colloquio. 
Dunque, per tentare le persone al peccato i demoni vanno in giro in modo invisibile ma reale. 
Ce lo ricorda San Pietro: "Siate temperanti, vigilate il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede." (1 Pt 5, 8-9). II pericolo c'è. E' reale e grave: non va sottovalutato, ma c'è anche la possibilità e il dovere di difendersi.
La vigilanza, cioè la prudenza, una vita spirituale intensa coltivata con la preghiera, con qualche rinuncia, con buone letture, con buone amicizie, la fuga dalle cattive occasioni  e dalle cattive compagnie. 
Se non si attua questa strategia,  non riusciamo più a dominare i nostri pensieri, gli sguardi,  le parole, le azioni e... inesorabilmente nella nostra vita spirituale tutto franerà.

- Padre Gabriele Amorth - 



Durante un esorcismo, attraverso la persona posseduta, Satana mi ha detto: Ogni Ave Maria del Rosario, è per me una mazzata in testa; se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario, per me sarebbe finita!” 

- Padre Gabriele Amorth - 






“I Demòni sono così numerosi che se potessero assumere la forma di una granello di sabbia, oscurerebbero il sole! Sono tantissimi ma gli angeli sono immensamente più numerosi, non c’è dubbio.” 

- Padre Gabriele Amorth - 




“Le sofferenze sono inevitabili nella vita, ma un cuore che sforza di essere in comunione con Gesù affronta meglio le difficoltà. 
E’ stato tolto Cristo nella vita della gente, è stato tolto Cristo come punto di riferimento: è questo il guaio dell’umanità.” 

- Padre Gabriele Amorth - 




“Satana fa credere che l’inferno non c’è, che il peccato non esiste ma è solo un’esperienza in più da fare. Basta seguire i comandamenti per salvarsi. 
Qui c’è la medicina per ogni male dell’anima.” 

- Padre Gabriele Amorth - 






“Dio oggi appare come nemico della gioia e della libertà, gioia e libertà che ci si illude di trovare lontano da Lui e contro di Lui. 
E’ questo il grande inganno che i demòni sono riusciti a seminare in tutto il mondo.” 

- Padre Gabriele Amorth - 




Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 22 aprile 2015

Preghiera alla Beata Vergine dei Miracoli - Papa Paolo VI -

O Maria
tu fai parte essenziale importantissima,
dolcissima del mistero della salvezza.
Da te noi abbiamo ricevuto Gesù.
Per essere cristiani imitatori di Cristo 

dobbiamo guardare a te o Maria.
Tu sei la figura più perfetta della somiglianza a Cristo.
Tu sei l'immagine che meglio di ogni altra rispecchia il Signore.
Come è bello avere te, o Maria!
Avere la tua immagine, il tuo ricordo,
la tua dolcezza, la tua umiltà, la tua purezza,
la tua grandezza davanti a noi,
che vogliamo camminare dietro i passi del Signore!
Tu sei la nostra protezione, la nostra alleata.
Tu sei la fiducia dei poveri, degli umili, dei sofferenti.
Tu sei perfino il rifugio dei peccatori.
Tu hai una missione di bontà di intercessione per tutti.
Tu ci insegni a essere buoni, a essere forti, 
a essere pietosi con tutti.
Noi non dimenticheremo mai di guardare a Te
come alla nostra massima protettrice.

- Papa Paolo VI - 




Noi abbiamo ancora una volta riaffermato il valore pastorale del culto a Maria santissima, e ricordato come Ella abbia nel disegno divino della nostra salvezza una missione specialissima, che ci obbliga alla sua venerazione e alla sua imitazione, e ci autorizza a riporre nella sua materna intercessione la nostra particolare fiducia.
Sì, Maria è operante nella sua celeste beatitudine, per la sua prevalente carità nella comunione dei Santi, in nostro favore; conosce ed ascolta le nostre invocazioni.

- papa Paolo VI - 
Angelus 5 maggio 1974


Il perdono è l'essenza stessa di Dio.

- S. Caterina da Siena - 



L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. 
Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostegno alla speranza. 
Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento così difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo. 

Papa Benedetto XVI - discorso del 8 dicembre 2011






Buona giornata a tutti. :-)