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mercoledì 15 febbraio 2023

La risposta cristiana all'odio - Thomas Merton

 L'inizio della lotta contro l'odio, la fondamentale risposta cristiana all'odio, non è il comandamento di amare, ma quello che necessariamente lo precede per renderlo sopportabile e comprensibile, cioè quello di credere. 
La radice dell'amore cristiano non è la volontà di amare, ma il credere che si è amati. Credere che Dio ci ama. 
Credere che Dio ci ama anche se siamo indegni - o meglio, che Egli ci ama indipendentemente dai nostri meriti!

In una visione meramente cristiana dell'amore di Dio, il concetto di dignità perde ogni significato. La rivelazione della misericordia di Dio riduce tutto il problema della dignità a qualcosa di quasi irrisorio: la scoperta che la dignità è di poca importanza (perché nessuno potrebbe mai, di per se stesso, essere degno di essere amato di un simile amore) è una vera liberazione di spirito. 
E, fintanto che non si giunge a questa scoperta, fintanto che questa liberazione non è stata operata dalla misericordia divina, l'uomo rimane prigioniero dell'odio.

- Thomas Merton - 
da: "Nuovi semi di contemplazione"


Con la semplicità e l'amore

Liberami, Signore, 
dalla pigrizia che si agita,
sotto la maschera del fare,
e della mollezza che compie
ciò che non è stato richiesto,
per riuscire a eludere un sacrificio!

Ma donami l'umiltà
nella quale soltanto è il riposo,
e liberami dall'orgoglio
che è il fardello più pesante.

Penetra tutto il mio cuore,
tutta la mia anima,
con la semplicità dell'amore.

- Padre Thomas Merton -

fonte: Dialoghi con il Silenzio.Preghiere e disegni originali dell'autore, a cura di Jonathan Montaldo, Sam Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, p.109



Accontentatevi di non essere santi

Accontentatevi di non essere santi, anche se vi rendete conto che la sola cosa per cui vale la pena di vivere è la santità. 
Allora sarete soddisfatti di lasciare che Dio vi conduca alla santità per vie che non potete comprendere.

- Thomas Merton -
Da: “Nuovi semi di contemplazione”



Buona giornata a tutti. :-)



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lunedì 6 febbraio 2023

Signore, mi hai afferrato…..- Padre Michel Quoist

 Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterTi.
Sono corso a lungo, ma Tu m'inseguivi.
Prendevo vie traverse, ma tu le conoscevi.
Mi hai raggiunto.
Mi sono dibattuto.
Hai vinto!
Eccomi, o Signore, ho detto sì, 
all'estremo del soffio e della lotta, quasi mio malgrado; ed ero là, tremante come un vinto alla mercé del vincitore, quando su di me ha posato il Tuo sguardo di Amore.
Ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarTi.
In un attimo mi hai conquistato,
in un attimo mi hai afferrato.
I mie dubbi furono spazzati,
i miei timori svanirono;
perché Ti ho riconosciuto senza vederTi,
Ti ho sentito senza toccarTi,
Ti ho compreso senza udirTi.
Segnato dal fuoco del Tuo Amore,
ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarTi.
Ora, Ti so presente, al mio fianco, ed in pace lavoro sotto il Tuo sguardo di Amore.
Non conosco più lo sforzo di pregare:
mi basta alzare gli occhi dell'anima verso di Te per incontrare il Tuo sguardo.
E ci comprendiamo. Tutto è chiaro. Tutto è pace.
In certi momenti, grazie o Signore, tu m'invadi irresistibile,
come il mare lentamente inonda la spiaggia;
oppure improvvisamente Tu mi afferri, 
come l'innamorato stringe tra le braccia il suo amore.
E non posso più nulla, bisogna che mi fermi.
Sedotto, trattengo il respiro; svanisce il mondo, sospendi il tempo.
Vorrei che questi minuti durassero ore…
Quando Ti ritrai, lasciandomi di fuoco e sconvolto da gioia profonda, non ho un'idea di più, ma so che Tu mi possiedi maggiormente.
Alcune mie fibre sono più profondamente toccate, la ferita s'è allargata, e sono un po' più prigioniero del Tuo Amore.
Signore, Tu crei ancora il vuoto attorno a me, ma in un modo diverso questa volta.
Per il fatto che sei troppo grande ed eclissi ogni cosa.
Quello che amavo mi sembra inezia, e sotto il fuoco del Tuo Amore si sciolgono i miei desideri umani come cera al sole.
Che m'importano le cose!
Che m'importa il mio benessere!
Che m'importa la mia vita!
Non desidero più altro che Te,
non voglio più altro che Te.
Lo so, gli altri lo dicono: "È pazzo!".
Ma, o Signore, lo sono loro.

- Padre Michel Quoist - 


Per piccolo che sia, ogni avvenimento della vita di un uomo, o di un gruppo di uomini, fa parte di quell'eccezionale avvenimento storico che è la venuta di Dio in Gesù Cristo per ricapitolare in Lui ogni cosa. 

-  Padre Michel Quoist –



Grazie o Signore, per i miei occhi, finestre aperte sul grande spazio; grazie per lo sguardo che trasporta la mia anima come il raggio generoso porta la luce ed il calore del tuo sole. 

-  Padre Michel Quoist –



Le parole che dono debbono essere portatrici di Dio, perché le labbra, che mi hai donate, Signore, son fatte per dire la mia anima, e la mia anima Ti conosce e Ti tiene avvinto. 

-  Padre Michel Quoist –


 Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 4 febbraio 2023

Signora… lei è ricca? - Jack Canfield & Mark Victor Hansen

 Si rannicchiarono dietro la porta doppia: due bambini con i cappotti a brandelli troppo piccoli per loro.
“Ha giornali vecchi, signora?”
Ero indaffarata, volevo rispondere di no…finchè guardai i loro piedi: sandaletti leggeri, inzuppati dal nevischio.
“Entrate e vi farò una tazza di cioccolata calda.”
Non vi fu conversazione. I sandali fradici lasciarono impronte sulla piastra del caminetto.
Servii loro cioccolata e pane tostato con marmellata per fortificarli contro il freddo esterno.
Quindi tornai in cucina e ripresi il mio bilancio familiare…
Il silenzio nel soggiorno mi sorprese. Guardai dentro, la bambina teneva in mano la tazza vuota e la osservava.
Il maschietto mi disse con voce incerta: “Signora… lei è ricca?”
“Se sono ricca? Misericordia, no!” Guardai le consunte foderine del divano.
La bambina rimise la tazza sul suo piattino con cura.
“Le sue tazze sono intonate ai piattini.” Aveva osservato la bambina, con una voce vecchia, con una fame che non veniva dallo stomaco.
Quindi se ne andarono, tenendo i pacchi dei giornali contro il vento, non avevano detto grazie, non ne avevano bisogno. Avevano fatto molto di più.
Tazze e piattini di ceramica azzurra di poco valore. Ma erano intonati.
Diedi un’occhiata alle patate e mescolai il sugo.
Patate e sugo di carne, un tetto sopra alla testa, mio marito con un lavoro sicuro… umile ma sicuro. Anche queste cose erano intonate.
Allontanai le sedie dal fuoco e misi in ordine il soggiorno. 
Le impronte fangose dei sandaletti erano ancora umide sul caminetto. 
Le lasciai lì: voglio che restino lì caso mai mi dimenticassi di nuovo quanto sono ricca.

- Jack Canfield & Mark Victor Hansen -
Brodo caldo per l'anima – Pensa positivo



Moltissime persone vivono una vita vuota e priva di un'anima perché si nutrono di popolarità, apprezzamento, lode, di «io sono O.Κ, tu sei O.Κ», guardami, stammi vicino, sostienimi, apprezzami; si nutrono di potere, di vittorie. 
Voi vi nutrite di questo? Se è così siete morti. 
Avete perso l'anima. 
Nutritevi di materiali diversi, più sostanziosi. Allora assisterete alla trasformazione.

- Anthony de Mello -  


Avevo un nemico che i miei passi seguiva, e per quanto sembri strano non sapevo chi fosse. 
I miei progetti e i miei fini, tutto mi rovinava! 
A causa sua, le mie migliori idee non attuavo. Un giorno lo affrontai e protestai per il suo cinismo: Gli strappai la maschera, ed ero io stesso. 
Da quel giorno tutto è cambiato, perché quel nemico si trasformò in amico.

- Cristina Pelaia -



Buona giornata a tutti. :-)


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domenica 29 gennaio 2023

da: Il gabbiano Jonathan Livingston - Richard Bach

 Era di primo mattino, e il sole appena sorto luccicava tremolando sulle scaglie del mare appena increspato. A un miglio dalla costa un peschereccio arrancava verso il largo.
E fu data la voce allo Stormo. E in men che non si dica tutto lo Stormo Buonappetito si adunò, si diedero a giostrare ed accanirsi per beccare qualcosa da mangiare. Cominciava così una nuova dura giornata. Ma lontano di là soletto, lontano dalla costa e dalla barca, un gabbiano si stava allenando per suo conto: era il gabbiano Jonathan Livingston. Si trovava a una trentina di metri d’altezza: distese le zampette palmate, aderse il becco, si tese in uno sforzo doloroso per imprimere alle ali una torsione tale da consentirgli di volare lento. E infatti rallentò tanto che il vento divenne un fruscìo lieve intorno a lui, tanto che il mare ristava immoto sotto le sue ali.
Strinse gli occhi, si concentrò intensamente, trattenne il fiato, compì ancora uno sforzo per accrescere solo… d’un paio… di centimetri… quella… penosa torsione e…
D’un tratto gli si arruffano le penne, entra in stallo e precipita giù. I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare, scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore.

Ma il gabbiano Jonathan Livingston – che faccia tosta, eccolo là che ci riprova ancora, tende e torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo e patapunf stalla di nuovo – no, non era un uccello come tanti.
La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa.

- Richard Bach - 
da: Il gabbiano Jonathan Livingston




Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. 
A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo. 
Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.
E anche i suoi genitori erano afflitti a vederlo così: che passava giornate intere tutto solo, dietro i suoi esperimenti, quei suoi voli planati a bassa quota, provando e riprovando.

- Richard Bach - 
da: Il gabbiano Jonathan Livingston



Mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe
della verità da lui appresa, conquistata,
qualche altro gabbiano che a quella stessa verità anelasse.

- Richard Bach - 
da: Il gabbiano Jonathan Livingston


Solo un paio di considerazioni su questo bel libro. Jonathan non è un ribelle: è solo un giovane gabbiano che compie ciò che "sente" di dover fare, seguendo il suo istinto, la sua mente, il suo cuore, anche se spesso questo comporta a dover fare scelte sofferte ed anche coraggiose. 
Lo stesso Bach, autore del libro, dedica la sua opera al "vero gabbiano Jonathan, che vive nel profondo di tutti noi". 
Dovremmo tutti avere il coraggio di certe azioni, senza il timore di non riuscire nel nostro intento o di rimanerne delusi. 
Solo con il coraggio riusciremo a vedere tutte quelle cose che ci faranno sentire finalmente vivi, e saremo capaci di far volare lontano quel gabbiano che è dentro nel nostro cuore.


Buona giornata a tutti. :-)


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venerdì 20 gennaio 2023

L’arte di non rispondere alle provocazioni - Paulo Coelho

Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai giovani. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario.

Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione: aspettava che l’avversario facesse la prima mossa e, dotato com’era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l’avversario, contrattaccava con velocità fulminante.

Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro.

Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama.

Tutti gli allievi si dichiararono contrari all’idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro.

Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati.

Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile.

Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono: “Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada, pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi?”.

“Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”, domandò il samurai.

“A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.

“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro: “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé”.

- Paulo Coelho -


Vivere non è peccato

Il rabbino Elimelekh aveva compiuto una bella predicazione, e ora stava per fare ritorno nella sua terra natale. 
Per rendergli omaggio e dimostrargli la gratitudine, i fedeli decisero di seguire la carrozza di Elimelekh fino all'uscita dalla città.
A un certo momento, il rabbino fermò la carrozza, chiese al cocchiere di proseguire senza di lui e si affiancò al popolo.
"Un bell'esempio di umiltà," disse uno degli uomini accanto a lui.
"Non c'è nessuna umiltà nel mio gesto, ma un po' di intelligenza," rispose Elimelekh. 

"Voi, qua fuori, state facendo esercizio, cantando, bevendo vino, fraternizzando gli uni con gli altri, incontrando nuovi amici, e tutto a causa di un vecchio rabbino che è venuto a parlarvi dell'arte di vivere. 
Lasciamo, allora, che le teorie proseguano su quella carrozza, perché io voglio partecipare all'azione."

- Paulo Coelho -


Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 18 gennaio 2023

La danza dei hassidim e altri racconti - Martin Buber

Alla festa della Gioia della Torà i discepoli del Baalshem si divertivano in casa del loro maestro; danzavano e bevevano e si facevano venire sempre nuovo vino dalla cantina. Dopo qualche ora la moglie del Baalshem entrò nella camera di lui e disse: «Se non smettono di bere, tra poco non avanzerà più vino per la consacrazione del sabato». 
Egli rispose ridendo: «Dici bene. Va dunque e dì loro di smettere». 
Quando la donna aprì la porta del tinello, vide i discepoli che danzavano in cerchio e intorno al cerchio danzante correva fiammeggiando un anello di fuoco azzurro. Allora prese ella stessa un boccale nella destra e un boccale nella sinistra e, allontanando la serva, corse in cantina, per ritornare subito con i recipienti pieni. 

- Martin Buber -


Il sordo 

Il nipote del Baalshem, Rabbi Moshe Hajim, racconta: «L'ho sentito raccontare da mio nonno: un suonatore di violino suonava un giorno con tanta dolcezza che tutti coloro che lo sentivano si mettevano a danzare, e chi soltanto giungeva nel cerchio della musica, era preso anche lui nella danza. 
Ed ecco venirsene un sordo che non sapeva nulla di musica; e ciò che vide gli sembrò un comportamento da pazzi, senza senso e senza gusto». 

- Martin Buber -


La forza della comunità 

Si narra: «Una volta, la sera dopo il Giorno del Perdono, la luna rimase coperta dalle nuvole, e il Baalshem non poté uscire a dire la benedizione della luna. Ciò l'angustiava molto; che, come tante volte, anche ora sentiva che un destino imponderabile era affidato all'opera delle sue labbra. 
Invano diresse la sua profonda forza verso la luce del pianeta, per aiutarlo a gettare i suoi gravi veli; ogni volta che mandava qualcuno a vedere, sempre gli veniva risposto che le nuvole s'erano ancora infittite. 
Finalmente la speranza l'abbandonò. «Intanto gli hassidim, che non sapevano la pena del Baalshem, si erano riuniti nella parte più esterna della casa e avevano incominciato a danzare, che in tal modo solevano festeggiare lietamente il perdono dell'anno, compiuto attraverso il servizio sacerdotale dello zaddik. 
Quando la santa gioia crebbe, invasero danzando la camera del Baalshem. Presto il fervore li sopraffece, presero per le mani colui che sedeva afflitto e lo trassero nel loro girotondo. In quel momento di fuori risuonò un grido. Improvvisamente la notte s'era rischiarata; in splendore mai visto la luna si librava nel cielo purissimo».

- Martin Buber -


Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 14 gennaio 2023

Sai vivere quando - Omar Falworth

 Sai vivere quando qualcuno ti fà un torto
e non ti adiri più di tanto,
e non prepari un astuto piano per rendergli la pariglia,
e quando lo vedi, gli vai incontro accogliendolo con un sorriso.
Sai vivere quando gioisci dei pregi di chi ami,
ma ne accetti benissimo i difetti,
e non tenti di convincerlo a pensare come tu la pensi,
e non cerchi di cambiargli i comportamenti che ritieni sbagliati
ma, soprattutto, sai vivere quando riesci ad accettarti cosi
come sei senza condannarti per non essere come vorresti,
e riesci ad amarti anche quando non sei amabile,
e t'adoperi come tutte le tue energie per renderti felice.
Perchè sai che nessuno può amare nessuno se prima non ama se stesso,
e nessuno può fare felice nessuno se prima non ha fatto felice se stesso. 

- Omar Falworth -



Per essere felici occorre lottare, per essere infelici non occorre fare niente.
                                                                            
- Omar Falworth -


 Averla senza possederla. 
Dare il meglio di sé
senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei,
ma senza essere mossi dal bisogno
di alleviare la propria solitudine.
Temere di perderla,
ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei,
ma senza dipendere.
Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.
Essere legati a lei,
pur essendo liberi.
Essere un tutt´uno con lei,
pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò,
la cosa più importante da fare è...
accettarla così com'è,
senza pretendere che sia come si vorrebbe.

- Omar Falworth -



Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 12 gennaio 2023

La sete del cuore

 Un uomo si era perso, in un territorio pietroso, e arido!
Il sole dardeggiava implacabile, e rendeva tutto rovente...
L'uomo era allo stremo delle forze!
Poco prima di crollare, vide una casupola, abbandonata...
Si trascinò, fin là, penosamente!
Davanti alla casa, c'era un abbeveratoio malandato, con una pompa a mano.
Si buttò sulla maniglia, e cominciò ad agitarla, come un pazzo.
La pompa cigolava, ma non ne uscì una sola goccia d'acqua...
All'ombra della pompa, l'uomo notò una brocca di vetro, accuratamente chiusa, con un tappo di sughero, e un biglietto infilzato, sul tappo!
La brocca era piena d'acqua...
Con le mani tremanti, l'uomo si portò il biglietto, vicino agli occhi, bruciati dal sole, e lesse: «Amico: se vuoi, che la pompa funzioni, devi prima riempirla, con tutta l'acqua, della brocca...
Alla fine, prima di andartene, ricordati di riempire, di nuovo, d'acqua, la brocca!».
Pensieri contrastanti, dilaniarono l'uomo...
Stava morendo, di sete: doveva proprio sprecare, tutta quell'acqua, e buttarla, nella pompa?
Era così arrugginita!
E, se non avesse funzionato?
Se avesse bevuto l'acqua della brocca, si sarebbe salvato, ma, in questo caso, chi fosse arrivato, dopo di lui, non avrebbe avuto alcuna speranza di salvezza!
Che cosa, doveva fare?
Salvarsi, o rischiare, per dare, anche ad altri, la possibilità di sopravvivere?
Una voce interiore, gli suggerì di rischiare!
Versò, di colpo, l'acqua, della brocca, nella pompa e, poi, si attaccò, disperatamente, alla leva, manovrando, con tutte le forze, che gli rimanevano...
La pompa tossicchiò, un paio di volte, ma, poi, dopo uno sternuto, cominciò a buttare acqua, fresca, e pulita!
«Grazie, grazie!», mormorava l'uomo, dissetandosi, e facendosi scorrere l'acqua addosso.
Prima di ripartire, riempì, accuratamente, la brocca, e la tappò...
Poi, aggiunse una riga, al biglietto:
«Credici, amico: funziona!
Dai tutto, alla pompa: te ne restituirà, in abbondanza!».

«Date, e vi sarà dato;

una buona misura, pigiata, scossa, e traboccante,

vi sarà versata nel grembo,

perché, con la misura, con cui misurate,

sarà misurato, a voi, in cambio!»

("Vangelo di Luca 6,38").



Già l'ombra della notte si dilegua,
un'alba nuova sorge all'orizzonte:
con il cuore e la mente salutiamo
il Dio di gloria.

O Padre santo, fonte d'ogni bene,
effondi la rugiada del tuo amore
sulla Chiesa raccolta dal tuo Figlio
nel Santo Spirito. Amen.



Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 10 gennaio 2023

Lo sguardo - Padre Michel Quoist

 Adesso Signore, sto per chiudere le mie palpebre,
perché i miei occhi questa sera hanno finito il loro lavoro,
e il mio sguardo sta per rientrare nella mia anima
dopo aver girato una giornata nel giardino degli uomini.
Grazie, Signore, per i miei occhi, finestre aperte sullo spazio.
Grazie per lo sguardo che trasporta la mia anima
come il raggio generoso conduce la luce e il calore del tuo sole.
Io ti prego nella notte, affinché domani, Signore,
quando aprirò i miei occhi al chiarore del mattino,
essi siano pronti a servire la mia anima e il suo Dio.
Fa' che i miei occhi siano chiari, Signore,
e che il mio sguardo limpido dia fame di purezza.
Fa' che non sia sguardo deluso, disilluso, disperato.
Ma che sappia ammirare, estasiarsi, contemplare.
Concedi ai miei occhi di sapersi chiudere per ritrovarti meglio,
ma senza che si distolgano mai dal mondo perché essi ne hanno paura.
Concedi al mio sguardo di essere profondo
per riconoscere nel mondo la tua presenza.
E fa' che mai i miei occhi si chiudano sulla miseria degli uomini.
Che il mio sguardo, Signore, sia pulito e saldo,
ma sappia intenerirsi e che i miei occhi siano capaci di piangere.
Fa' che il mio sguardo non sporchi colui che tocca.
Che non disturbi ma plachi.
Che non rattristi ma comunichi Gioia.
Che non seduca per tener prigioniero,
ma sia invitante e aiuti a superare se stessi.
Fa' che disturbi il peccatore affinché vi riconosca la tua luce,
ma che sia solo un rimprovero per incoraggiare.
Fa' che il mio sguardo sconvolga, perché è un incontro, l'incontro con Dio.
Che sia l'appello, lo squillo di tromba
che mobilita tutto il mondo sulla soglia di casa,
non a causa mia, Signore, ma perché Tu stai per passare.
Affinché il mio sguardo sia tutto questo, Signore,
una volta di più, questa sera, io ti offro la mia anima.
Ti offro il mio corpo.
Ti offro i miei occhi così che guardando gli uomini, miei fratelli,
sia tu a guardarli,
e che attraverso me Tu faccia loro un richiamo.

- Padre Michel Quoist -





Prudenti, sì; diffidenti, no. Date a tutti la fiducia più totale, con tutti siate nobili. 

- Josemaría Escrivá de Balaguer - 


Arroganza

Caro Dio,
liberami dal falso orgoglio;
liberami dall'arroganza
che accompagna un'immagine di sé gonfiata.
Preservami dall'alterigia,
da un ego sovraccarico
derivante da un io vuoto.
Fa' che impari a essere soddisfatto di me stesso;
che non senta mai il bisogno
di sminuire qualcuno
per acquisire valore e importanza,
per sentirmi
stimato e degno.

Rabbi Nachman di Brazlav - 


Buona giornata a tutti. :-)


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