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mercoledì 6 marzo 2024

Le beatitudini oggi – don Tonino Bello

Ce l'hanno spiegata con mille sfumature, e vien quasi da pensare che ogni biblista abbia un suo modo di leggere questa pagina delle beatitudini: l'unica che vorremmo salvare, se di tutti i libri della terra si dovesse sottrarre all'incendio solo il Vangelo e di tutto il Vangelo si dovesse preservare dalle fiamme soltanto una sequenza di venti righe.

Si intuisce subito che queste parole pronunciate da Gesù nascondono promesse ultraterrene.

Alludono a quegli appagamenti di gioia completa che andiamo inseguendo da tutta una vita, senza essere riusciti mai ad afferrare per intero.
Fanno riferimento a quel senso di benessere pieno di gioia totalizzante che esiste solo nei nostri sogni.
Traducono, come nessun altro frasario umano, le nostre nostalgie di futuro, e ci proiettano verso quei cieli nuovi e terre nuove in cui la settimana si accorcia a tal punto da conoscere solo il sabato eterno.

Imprigionano il "non ancora" - sempre abbozzato e mai esploso pienamente - di quel "risus paschalis" che ora sperimentiamo solo nella smorfia delle nostre troppo rapide convulsioni di letizia per cedere subito il posto all'amarezza del pianto.

Non ci vuol molto a capire, insomma, che sotto queste sentenze veloci del discorso della montagna c'è qualcosa di grande. E che, di quel misterioso "regno dei cieli", la cosa più ovvia che si possa dire è che rappresenta il vertice della felicità.

Sì, Gesù vuol dare una risposta all'istanza primordiale che ci assedia l'anima da sempre. Noi siamo fatti per essere felici. La gioia è la nostra vocazione. 
E' l'unico progetto, dai nettissimi contorni, che Dio ha disegnato per l'uomo.
Una gioia raggiungibile, vera, non frutto di fabulazioni fantastiche, e neppure proiezione utopica del nostro decadentismo spirituale.

(Don Tonino Bello)
Fonte: Alle porte del regno




Amare è una parola sconvolgente: è interessarsi veramente a qualcuno;
è rispettarlo com’è, con le sue ferite, le sue tenebre e la sua povertà,
ma anche con le sue potenzialità, con i suoi doni nascosti;
è credere in lui;
è nutrire verso di lui una speranza folle;
è gioire della sua presenza e della bellezza del suo cuore,
anche se resta ancora nascosta. 

- Padre Jean Vanier -



Nella malattia

Signore Gesù, ti chiediamo di poter unire ai dolori della tua passione i dolori delle nostre malattie, affinché, riconciliati tutti gli uomini al Padre, per il tuo perdono si rinnovi nel cielo la festa della tua gioia per gli angeli e per i santi e qui sulla terra, per noi, giunga il dono della tua grazia e della tua pace. Amen.

- San Paolo VI -


Buona giornata a tutti :-)

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martedì 6 febbraio 2024

Beato il cuore

 Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro di sé e trova sempre al suo interno un angolino libero per l'ultimo che arriva.
Beato il cuore che non riesce a chiamare estraneo anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come legge fondamentale, perché questo è il Vangelo.
Beato il cuore che vive un continuo "Eccomi" agli altri, a Dio e a stesso: crescerà fino alla pienezza.
Beato il cuore che si fa solidale nella verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell'amore.
Beato il cuore che non è gonfio di sé, non si vanta, non manca di rispetto: sarà beato perché perdendo se stesso si ritrova.
Beato il cuore che si compiace della verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.
Beato il cuore che si lascia compromettere dalla sofferenza degli altri ed offre solidarietà, asilo, speranza: realizzerà l'unità dei fratelli.
Beato il cuore che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.
Beato il cuore che vive l'attenzione agli altri, la generosità, l'autenticità della vita e una presenza operosa: sarà costruttore del Regno di Dio.

Beato il cuore mite e umile, perché sarà una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.



La fede si trasmette più per generazione che per indottrinamento.
Questo perché la parola della vita è molto più eloquente e convincente della dialettica discorsiva.
Ad ognuno di noi è affidato un numero di anime da generare alla vita con e in Cristo. Se manchiamo a questo impegno, ci saranno boccioli che non fioriranno perché non li abbiamo avvolti del calore di uno sguardo, dall’irradiazione di un sorriso, dalla cura di un silenzio che ascolta. 
Saremmo, in un certo senso, fautori di un “aborto” spirituale.

- Robert Cheaib - 


...L'uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l'esperienza di non bastare a se stesso. 
Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l'ampiezza e la profondità del suo desiderio.
L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare......
Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell'uomo, è l'anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante.........

- papa Benedetto XVI - 
dalla Catechesi dell'Udienza Generale dell' 11 maggio 2011 




Buona giornata a tutti. :-)


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venerdì 28 settembre 2018

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia – Cardinale Carlo Maria Martini

Nel contesto delle beatitudini, 'fame e sete' significano chiara­mente il desiderio ardente di una giustizia che va alla radice: è la giustizia nei riguardi di Dio, la tensione a una vita piena­mente conforme alla volontà divina. 
Gli affamati e assetati di questa giustizia non potranno non essere saziati dal Padre che è nei cieli.

L'invito che le parole di Gesù ci rivolgono è di desiderare per la nostra vita ciò che è veramente essenziale.

Il Cristiano, ciascuno di noi, è sollecitato ad avere fame e sete anzitutto della volontà di Dio; che si compia quanto il Signore ritiene bene e giusto - ci venga concesso quindi anche il pane materiale -, ma specialmente ogni verità e giustizia, perché si realizzi il regno dell'amore di Dio.

Per aiutarvi nella meditazione personale, mi piace recitare il commento di don Luigi Serenthà sulla quarta beatitudine:


"Beati quelli che hanno fame e sete di fare la volontà di Dio, cioè che dicono: il mio nutrimento, il nutrimento su cui faccio crescere la mia vita, così come il corpo cresce sul pane e sul­l'acqua, non è la mia volontà, ma la volontà di Dio. Io ho fame di Dio, ho sete di lui, la sua volontà è punto di riferimento per la mia esistenza. 
Mi affido a Dio, lui è la mia gioia, ciò che egli mi rivela lo mangio e lo bevo con quella avidità con cui l'asse­tato e l'affamato bevono l'acqua e mangiano il pane".


Sono parole molto belle, che esprimono il grande, inestingui­bile desiderio dell'uomo e la risposta promessa dal Signore a ta­le desiderio.

- Card.Carlo Maria Martini -



Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Matteo 5,3-12
Vangelo, Discorso della montagna


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 9 maggio 2018

Le Beatitudini - papa Benedetto XVI

Le Beatitudini vengono non di rado presentate come l'antitesi neotestamentaria al Decalogo, come, per così dire, l'etica più elevata dei cristiani nei confronti dei comandamenti dell' Antico Testamento. 
Questa interpretazione fraintende completamente il senso delle parole di Gesù. 
Gesù ha sempre dato per scontata la validità del Decalogo (cfr. per es., Mc 10,19; Lc 16,17); il Discorso della montagna riprende i comandamenti della Seconda tavola e li approfondisce, non li abolisce (cfr. Mt 5,21-48); ciò si opporrebbe diametralmente al principio fondamentale premesso a questo discorso sul Decalogo: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla Legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto» (Mt 5,17s). 
Su questa frase, che solo in apparenza è in contraddizione con il messaggio paolino, dovremo tornare dopo il dialogo tra Gesù e il rabbino. Intanto è sufficiente notare che Gesù non pensa di abolire il Decalogo, al contrario: lo rafforza.
Ma allora che cosa sono le Beatitudini? Anzitutto, esse si inseriscono in una lunga tradizione di messaggi veterotestamentari, quali troviamo, per esempio, nel Salmo 1 e nel testo parallelo di Geremia 17,7 s: «Benedetto l'uomo che confida nel Signore...». Sono parole di promessa, che nello stesso tempo contribuiscono al discernimento degli spiriti e diventano così parole guida. 
La cornice data da Luca al Discorso della montagna chiarisce la destinazione particolare delle Beatitudini di Gesù: «Alzati gli occhi verso i suoi discepoli...». 
Le singole affermazioni delle Beatitudini nascono dallo sguardo verso i discepoli; descrivono per così dire lo stato effettivo dei discepoli di Gesù: sono poveri, affamati, piangenti, odiati e perseguitati (cfr. Le 6,20ss).
Sono da intendere come qualificazioni pratiche, ma anche teologiche, dei discepoli - di coloro che hanno seguito Gesù e sono diventati la sua famiglia.
Tuttavia la situazione empirica di minaccia incombente in cui Gesù vede i suoi si fa promessa, quando lo sguardo su di essa si illumina a partire dal Padre. 
Riferite alla comunità dei discepoli di Gesù, le Beatitudini rappresentano dei paradossi: i criteri mondani vengono capovolti non appena la realtà è guardata nella giusta prospettiva, ovvero dal punto di vista della scala dei valori di Dio, che è diversa dalla scala dei valori del mondo. Proprio coloro che secondo criteri mondani vengono considerati poveri e perduti sono i veri fortunati, i benedetti, e possono rallegrarsi e giubilare nonostante tutte le loro sofferenze. 
Le Beatitudini sono promesse nelle quali risplende la nuova immagine del mondo e dell'uomo che Gesù inaugura, il «rovesciamento dei valori».
Sono promesse escatologiche; questa espressione tuttavia non deve essere intesa nel senso che la gioia che annunciano sia spostata in un futuro infinitamente lontano o esclusivamente nell' aldilà. Se l'uomo comincia a guardare e a vivere a partire da Dio, se cammina in compagnia di Gesù, allora vive secondo nuovi criteri e allora un po' di éschaton, di ciò che deve venire, è già presente adesso. A partire da Gesù entra gioia nella tribolazione.
I paradossi presentati da Gesù nelle Beatitudini esprimono la vera situazione del credente nel mondo, quale è stata ripetutamente descritta da Paolo alla luce della sua esperienza di vita e di sofferenza da apostolo: «Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!» (2 Cor 6,8-10). «Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi...»(2 Cor 4,8-10). 
Quello che nelle Beatitudini del Vangelo di Luca è parola di conforto e di promessa, in Paolo è l'esperienza vissuta dell'apostolo. Paolo si sente «messo all'ultimo posto» come un condannato a morte, che è diventato spettacolo per il mondo, senza patria, insultato, calunniato (cfr. 1 Cor 4,9-13). E nonostante ciò egli fa l'esperienza di una gioia infinita; proprio come colui che si è consegnato, che ha dato via se stesso per portare Cristo agli uomini, egli fa esperienza dell'intima connessione di croce e risurrezione: noi siamo messi a morte «perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale» (2 Cor 4,11). 
Nei suoi inviati Cristo continua a soffrire, il suo posto è sempre la croce. Ma tuttavia Egli è irrevocabilmente il Risorto. E anche se l'inviato di Gesù in questo mondo è ancora immerso nella passione di Gesù, vi è tuttavia percepibile lo splendore della risurrezione che procura una gioia, una «beatitudine» più grande della felicità che egli poteva aver provato prima su vie mondane. 
Solo adesso egli sa che cos'è la vera «felicità», la vera «beatitudine», e, allo stesso tempo, riconosce quanto fosse misero ciò che, secondo i criteri comuni, deve essere considerato come soddisfazione e felicità.
Nei paradossi dell' esperienza di vita di san Paolo, che corrispondono ai paradossi delle Beatitudini, si manifesta la stessa realtà che Giovanni aveva espresso in modo ancora diverso, qualificando la croce del Signore come «elevazione», intronizzazione nelle altezze di Dio. 
Giovanni riunisce in una sola parola croce e risurrezione, croce ed elevazione, perché per lui in realtà l'una è inseparabile dall' altra. La croce è l'atto dell' «esodo», l'atto di quell' amore che si prende sul serio fino all' estremo e va sino «alla fine» (Gv 13,1), e per questo essa è il luogo della gloria, il luogo del vero contatto e della vera unione con Dio, che è Amore (cfr. 1 Gv 4,7.16). In questa visione giovannea è quindi ultimamente condensato e reso accessibile alla nostra comprensione ciò che significano i paradossi del Discorso della montagna.
[…]

Ma ora si pone la questione fondamentale: è giusta la direzione che ci indica il Signore nelle Beatitudini e nei moniti a esse contrapposti? 
È davvero male essere ricchi, sazi, ridere, essere apprezzati? Per la sua rabbiosa critica del cristianesimo Friedrich Nietzsche ha fatto leva proprio su questo punto. Non sarebbe la dottrina cristiana che si dovrebbe criticare: sarebbe la morale del cristianesimo che bisognerebbe attaccare come «crimine capitale contro la vita». E con «morale del cristianesimo» egli intende esattamente la direzione che ci indica il Discorso della montagna.
«Quale è stato fino ad oggi sulla terra il più grande peccato? Non forse la parola di colui che disse: "Guai a coloro che ridono!"?». E contro le promesse di Cristo dice: noi non vogliamo assolutamente il regno dei cieli. «Siamo diventati uomini - vogliamo il regno della terra».
La visione del Discorso della montagna appare come una religione del risentimento, come l'invidia dei codardi e degli incapaci, che non sono all' altezza della vita e allora vogliono vendicarsi esaltando il loro fallimento e oltraggiando i forti, coloro che hanno successo, che sono fortunati. All'ampia prospettiva di Gesù viene contrapposta un'angusta concentrazione sulle realtà di quaggiù: la volontà di sfruttare adesso il mondo e tutte le offerte della vita, di cercare il cielo quaggiù e in tutto ciò non farsi inibire da nessun tipo di scrupolo.
Molto di tutto questo è passato nella coscienza moderna e determina in gran parte il modo in cui oggi si percepisce la vita. 
Così il Discorso della montagna pone la questione dell' opzione fondamentale del cristianesimo e, da figli del nostro tempo, avvertiamo la resistenza interiore contro quest'opzione - anche se non siamo insensibili di fronte all' elogio dei miti, dei misericordiosi, degli operatori di pace, degli uomini sinceri. Dopo le esperienze dei regimi totalitari, dopo il modo brutale con cui essi hanno calpestato gli uomini, schernito, asservito, picchiato i deboli, comprendiamo pure di nuovo coloro che hanno fame e sete di giustizia; riscopriamo l'anima degli afflitti e il loro diritto a essere consolati. 
Di fronte all' abuso del potere economico, di fronte alla crudeltà del capitalismo che degrada l'uomo a merce, abbiamo cominciato a vedere più chiaramente i pericoli della ricchezza e comprendiamo in modo nuovo che cosa Gesù intendeva nel metterci in guardia dalla ricchezza, dal dio Mammona che distrugge l'uomo prendendo alla gola con la sua mano spietata gran parte del mondo. 
Sì, le Beatitudini si contrappongono al nostro gusto spontaneo per la vita, alla nostra fame e sete di vita. 
Esigono «conversione» - un'inversione di marcia interiore rispetto alla direzione che prenderemmo spontaneamente. Ma questa conversione fa venire alla luce ciò che è puro, ciò che è più elevato, la nostra esistenza si dispone nel modo giusto.
 
Il mondo greco, la cui gioia di vivere si rivela in modo meraviglioso nell' epopea omerica, era tuttavia profondamente consapevole del fatto che il vero peccato dell'uomo, la sua minaccia più intima è la hybris: l'autosufficienza presuntuosa, in cui l'uomo eleva se stesso a divinità, vuole essere lui stesso il suo dio, per essere completamente padrone della propria vita e sfruttare fino in fondo tutto ciò che essa ha da offrire. 
Questa consapevolezza che la vera minaccia per l'uomo consiste nell'autosufficienza ostentata, a prima vista così convincente, viene sviluppata nel Discorso della montagna in tutta la sua profondità a partire dalla figura di Cristo.
Abbiamo visto che il Discorso della montagna è una cristologia nascosta. Dietro di essa c'è la figura di Cristo, di quell'uomo che è Dio, ma che proprio per questo discende, si spoglia, fino alla morte sulla croce. 
I santi, da Paolo a Francesco d'Assisi fino a madre Teresa, hanno vissuto questa opzione mostrandoci così la giusta immagine dell'uomo e della sua felicità. In una parola: la vera «morale» del cristianesimo è l'amore. 
E questo, ovviamente, si oppone all' egoismo - è un esodo da se stessi, ma è proprio in questo modo che l'uomo trova se stesso. 
Nei confronti dell'allettante splendore dell'uomo di Nietzsche, questa via, a prima vista, sembra misera, addirittura improponibile. Ma è il vero «sentiero di alta montagna» della vita; solo sulla via dell' amore, i cui percorsi sono descritti nel Discorso della montagna, si dischiude la ricchezza della vita, la grandezza della vocazione dell'uomo.

- papa Benedetto XVI -
dal Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger, ed. Rizzoli 2007


Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 11 settembre 2017

Le beatitudini - Primo Mazzolari

...oggi leggo le beatitudini... leggo, non predico. 
Le beatitudini non si predicano: non sono per gli altri. 
Nessuno può darle a parole. 
Se le predico, tutti notano che io ne sono fuori. 
Cristo no, lui solo parla dal di dentro di ogni beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente... 
Che non si possano predicare l'ho capito bene in un lontano Ognissanti, quando mi fu imposto dietro minaccia: Tu prete oggi non predicherai... E quel giorno il prete ha letto soltanto: ma nel leggere egli piangeva e gli altri piangevano. 
Le parole che hanno la virtù di far piangere, o di gioia o di vergogna, non si predicano...

- don Primo Mazzolari -





"Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è appunto la mancanza dell'uomo; non dell'uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma dell'uomo reale, col suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali [...]"





Beatitudini per il nostro tempo

Beati quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.
Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna:
eviteranno tanti fastidi.
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:
impareranno molte cose nuove.
Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.
Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione 
le piccole cose e serenamente quelle importanti:
andrete lontano nella vita.
Beati voi se saprete apprezzare un sorriso 
e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.
Beati voi se saprete interpretare con benevolenza 
gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze:
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore.
Beati quelli che pensano prima di agire e pregano 
prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.
Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore 
in tutti coloro che incontrate:
avete trovato la vera luce e la vera pace.


Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 9 marzo 2016

Come si fa un buon esame di coscienza - Padre Andrea Gasparino

Il Sacramento della Confessione staccato dalla parola di Dio non ha senso. 
Per prepararti a ricevere il sacramento del perdono la Chiesa ti chiede di esaminare la tua coscienza confrontandoti con la Parola di Dio. Tutto il messaggio di Cristo può essere riassunto in due importanti pagine dei Vangeli: il testo delle beatitudini (Mt 5,3-10) e il testo sull’amore di Dio e del prossimo (Mt 12,29). 
Ti presentiamo una traccia efficace per la tua preparazione al sacramento.

LE BEATITUDINI
1. Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli
Beato chi è umile, chi sente il suo nulla ma confida in Dio. Beato chi sente la sua dipendenza completa da Dio. Beato chi accetta il progetto di Dio su di lui.
• Sono umile?
• Cerco in modo disordinato la stima degli altri?
• Mi deprimo quando sono trascurato?
• Ho l’abitudine di fare la vittima?
• Voglio essere al centro dell’attenzione nelle cose che faccio?
• Parlo molto di me stesso e delle mie cose?
• Metto il mio successo prima delle persone?
• Ho complessi di inferiorità che bloccano i miei doveri?
• Ho l’abitudine di umiliare gli altri? Emargino qualcuno?
• Sono geloso dei successi altrui?
• Sfrutto i doni di Dio o tengo sotterrato qualche dono?
• Sono riconoscente dei doni di Dio: li guardo con frequenza e ne ringrazio?





2. Beati gli afflitti perché saranno consolati
Beato chi sa piangere sui propri errori. Beato chi sa piangere con chi piange. Beato chi paga, soffre e lotta contro le ingiustizie e per i mali del mondo.
• So chiedere perdono dei miei sbagli?
• Ho la forza di chiedere scusa quando faccio soffrire qualcuno?
• Ho il coraggio dell’autocritica quando sbaglio o sono debole?
• Ho ricevuto qualche volta il sacramento della Riconciliazione senza pentimento? (la confessione senza pentimento è confessione nulla).
• Dopo una mancanza ho l’abitudine di commiserarmi invece di pentirmi e ripartire?
• So piangere con chi piange?
• Ho avuto il cuore duro verso qualche sofferenza?
• Ho chiuso gli occhi di fronte a qualche necessità dei fratelli?
• Nella mia famiglia trascuro qualche persona?
• Prendo parte a tutte le pene della mia famiglia?
• Cosa faccio per le grandi sofferenze del mondo?
• Cosa faccio per il problema della fame?
• Che cosa so fare per le ingiustizie contro i poveri?
• Mi interesso dei perseguitati? degli ultimi?
• Che cosa faccio per le gravi ingiustizie contro il Terzo Mondo?
• Che cosa faccio per i gravi problemi del disarmo e della guerra?



3. Beati i miti perché erediteranno la terra
Beato chi sceglie la mitezza, la benevolenza, la pazienza, l’umiltà. Beato chi ha il cuore grande. Beato chi rifiuta la violenza. Beato chi sa perdonare.
• Ho un cuore meschino? Calcolatore?
• So amare prima di tutto me stesso nel modo giusto, accetto me stesso?
• Ho pazienza con me stesso? So vedere in me i doni di Dio?
• Sono mite e buono in casa con tutte le persone? So controllare la lingua?
• Ho pretese illogiche con i familiari?
• Ho l’abitudine di ringraziare in casa per quello che ricevo?
• Manco di rispetto ai genitori?
• Sono violento nei pensieri? Nelle parole? Nelle azioni?
• Appoggio i movimenti contro la violenza?
• Creo divisioni? Spargo malignità?
• So perdonare?
• Odio qualche persona?




4. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati.
Beati coloro che hanno la brama della santità, che aspirano all’autenticità evangelica, che scelgono il Vangelo senza accomodamenti né attenuazioni. Beato chi desidera ardentemente ciò che Dio desidera. Mi rendo conto che il massimo problema dell’uomo è la fedeltà alla volontà di Dio?
• Cerco la volontà di Dio? Lo faccio almeno nelle grandi decisioni?
• Ricorro alla preghiera e al consiglio di persone prudenti quando la volontà di Dio è molto difficile da discernere?
• Sono attento ai richiami all’autenticità che colgo intorno a me?
• Che cosa manca di profondo alla mia vita per essere cristiana? Per essere come Dio mi vuole?
• Lotto contro le abitudini borghesi o poco cristiane?
• Sono attento alla scelta delle mie amicizie?
• Tollero che in casa mia entri il male?
• Prego per la santità della Chiesa?
• Chiedo a Dio il dono di preti santi?





5. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia
Beati quelli che si sforzano di essere un riflesso della bontà di Dio. Beati quelli dal cuore grande e misericordioso verso i loro fratelli.
• Ho l’abitudine di giudicare gli altri?
• Ho l’abitudine di esprimere i miei giudizi anche quando sono infondati? Sono sospettoso? Malizioso nell’interpretare il bene degli altri?
• Riparo ai giudizi cattivi?
• Ci sono persone che io giudico sempre male?
• Mi rendo conto che anche se posso giudicare un’azione degli altri non mi è mai possibile pesare le loro responsabilità e le loro intenzioni?
• Ho l’abitudine di etichettare le persone?
• Riparo in qualche modo alle etichette ingiuste che appioppo agli altri? So comandare alla mia lingua? Di una calunnia non basta pentirmi e confessarmi, devo ripararla.
• Ho l’abitudine di tagliar panni alla gente?
• Ho rovinato qualcuno con la mia lingua? Ho dei nemici?
• So perdonare ai nemici? Ho dei rancori che non ho vinto?
• Prego per i nemici? Mi sono vendicato?
• Ho già provato a cambiare il male con il bene?





6. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio
Beati quelli che hanno il cuore sincero perché possono accostarsi a Dio. Beato chi è autentico nei pensieri e nei fatti perché è accolto da Dio.
• L’ipocrisia è un male orribile, che fa rivoltare Cristo: mi sento ipocrita davanti a lui?
• Gesù non rigetta il peccatore, ma non sopporta l’ipocrita: accetto di essere peccatore?
• Qual è la più grande ipocrisia della mia vita?
• Ci sono delle falsità nel mio comportamento religioso? • Ho mascherato qualcosa di grave nelle confessioni passate? Ogni colpa grave taciuta volontariamente o mascherata dev’essere confessata bene: lo sai questo?
• Ci sono ipocrisie nel mio modo di accostare l’Eucaristia?
• Ho fatto dei sacrilegi? Ho ricevuto l’Eucaristia in colpa grave?
• Sono legato a superstizioni?
• Posso dire di essere immune dall’idolatria del denaro, del lavoro, del successo, della carriera?
• Posso dire di mai aver fatto guadagni disonesti? Ho riparato?
• C’è in me l’idolatria del sesso?



CASTITÀ
• Hai delle abitudine sensuali?
• Hai l’abitudine di indugiare su pensieri sensuali?
• Hai l’abitudine dei discorsi osceni? Hai dato degli scandali?
• Hai divulgato della pornografia?
• Hai il vizio della masturbazione?
• Sei cosciente che questo vizio, con una lotta metodica e una guida spirituale ferma, si può vincere?
• Sei schiavo della gola? Dell’alcool o di altre cose che degradano la volontà?
• Se sei implicato in gravi disordini sessuali, non è sufficiente confessarti. 


Devi aprire i tuoi orizzonti: leggi qualcosa che ti sblocchi e consulta un sacerdote aprendoti con molta schiettezza.

PER FIDANZATI
• Il vostro amore è puro e generoso?
• Siete impantanati nella sensualità?
• Lo sapete che se il vostro amore non vi porta a Dio è amore egoistico e inquinato?
• Vi preparate al matrimonio con leggerezza?
• Avete un sacerdote che sia per voi una guida esigente verso il
matrimonio?
• Avete l’amicizia di una coppia profondamente cristiana che vi aiuti?
• Che cosa fate per allenarvi all’amore profondo?
• Che cosa fate per correggere il vostro carattere?
• Avete paura del sacrificio?
• Avete programmato una vita di carità e di servizio?
• Che cosa fate per giungere a un amore generoso e non sensuale?
• Sapete sostenervi nella debolezza?
• Lo sapete che la sensualità comincia dai pensieri e dal cuore?

PER SPOSI
• Avete la persuasione che l’atto matrimoniale è un atto sacro?
• Avete l’abitudine a compiere l’atto matrimoniale purificandovi prima da ogni egoismo?
• Avete l’abitudine di abolire nel vostro atto matrimoniale ogni volgarità e leggerezza?
• Conoscete la mentalità della Chiesa sugli anticoncezionali?
• Conoscete la mentalità della Chiesa sulla paternità responsabile?
• Conoscete i metodi naturali che rispettano i cicli di fecondità e non deturpano il fisico e la sacralità del matrimonio?
• Avete una guida spirituale almeno nei periodi difficili?
• Avete l’amicizia di una coppia cristiana vera?
• Vi rendete conto che il matrimonio esige preghiera e va rinnovato ogni giorno?




7. Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i costruttori di pace e di concordia perché hanno in loro qualcosa della bontà di Dio. Beati i portatori di pace perché somigliano a Dio.
• Ho l’abitudine di seminar discordie, portar divisioni, riferire il male degli altri?
• Sono violento in casa? Umilio le persone? Sono geloso? Riporto pettegolezzi, sospetti?
• Ho l’abitudine di rendere pesante il clima della mia famiglia col pessimismo?
• Carico sugli altri i miei problemi? Le mie tensioni? Il mio pessimismo?
• Cerco di crear gioie intorno a me? Di dar luce e speranza?
• Coltivo l’ottimismo che viene dalla fede?
• Sono costruttore di unità in famiglia, in parrocchia, nel mio gruppo?
• Se ho creato divisioni sono pronto a pagare? A riparare?



8. Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli
Beati quelli che san pagare per la loro fede. Beato chi è fedele alla volontà di Dio ed è pronto anche a soffrire per essere fedele alla volontà di Dio.
• Cerco in ogni cosa la volontà di Dio?
• Quando ho scoperto la volontà di Dio so portarla avanti con fermezza a costo di qualunque sacrificio?
• Sono capace di soffrire qualcosa per Cristo, per fedeltà a lui?
• Sono capace a pagare anche con le umiliazioni per le cause del bene? Per le cause della fede?
• Sono capace a sopportare anche una derisione per amore a Cristo?
• Che cosa faccio per annunciare la fede? Ho il problema? Annuncio Cristo con la mia fede e le mie opere, nel mio ambiente?
• Mi sono vergognato qualche volta di Cristo? Sono stato vile?

C'è un grande mezzo di salvezza: il Sacramento del Perdono!

- Padre Andrea Gasparino - 



Buona giornata a tutti. :-)