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domenica 22 febbraio 2015

Omaggio a don Luigi Giussani

"Vorrei comunicarvi alcuni tra gli aspetti più affascinanti e persuasivi del cammino che ho fatto nella mia vita.
Innanzitutto mi permetterete di ricordare l’istante della mia vita in cui, per la prima volta, ho capito che cos’era l’esistenza di Dio.
Ero in prima liceo classico, in seminario, e facevamo lezione di canto; normalmente, per il primo quarto d’ora, il professore spiegava storia della musica, facendoci anche ascoltare alcuni dischi. Anche quel giorno si fece silenzio, incominciò a girare il disco a 78 giri e improvvisamente, si udì il canto di un tenore allora famosissimo, Tito Schipa; con una voce potente e piena di vibrazioni ha incominciato a cantare un’aria del quarto atto de "La Favorita" di Donizetti: «Spirto gentil de’ sogni miei, brillasti un dì ma ti perdei. Fuggi dal cor lontana speme, larve d’amor fuggite insieme».
Dalla prima nota a me è venuto un brivido.
Che cosa significasse quel brivido l’avrei capito lentamente con gli anni che passavano; solo il tempo, infatti, fa capire che cosa è il seme, come dice l’omonima, bella canzone, e cosa ha dentro. Uno può capire cos’è un seme se ne ha già visto lo sviluppo; ma la prima volta che vede il seme non può capire che cosa contenga. Così fu per me quel primo istante di brivido in cui ebbi la percezione di quello struggimento ultimo che definisce il cuore dell’uomo quando non è distratto da vanità che si bruciano in pochi istanti."

- Luigi Giussani -
da: "Realtà e giovinezza. La sfida", Sei, Torino 1995




Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!
"Abbiate il gusto delle giaculatorie, che sono gli adempimenti che Dio ottiene per se stesso nel vuoto, nella distrazione altrimenti vasta delle nostre giornate.
La giaculatoria che vi raccomando per la vostra santità, perché la permanenza della fede e della carità in voi sia più assicurata, è Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam: vieni, o Spirito Santo, tu che hai creato il mondo, che hai creato il mondo e che l’hai redento, l’hai ricreato nella tua azione contro il male, tu che hai reso presente nell’uomo la possibilità di combattere il male; veni per Mariam, vieni in me attraverso la mediazione della Madonna, attraverso l’applicazione del disegno di Dio sulla madre di Cristo."

- Luigi Giussani -




"Vorrei ricordare qui che don Giussani mi raccontava in segreto il momento in cui ha scoperto il senso più abissale della sua posizione di prete e di uomo. Poco dopo essere stato ordinato, in una delle prime confessioni, si trovò di fronte a un giovane che non riusciva a parlare. Don Giussani lo esortava: “Non c’è niente che tu abbia fatto che non possa essere perdonato”. Ma l’altro faceva fatica, e don Giussani, con le parole che riesce a tirare fuori dalla sua fede e dalla sua umanità, lo invitava fraternamente. A un certo punto sentì questo giovane dire: “Ho ucciso un uomo”. Don Giussani stette lì un attimo, un’eternità, e poi rispose: “Solo uno?”. Mi raccontava quindi che lì capì che cosa siano la carità, la fraternità, l’amore, che cosa sia il perdono. Il ragazzo scoppiò a piangere. Da allora divennero, credo, amici; il ragazzo andò a confessare alle autorità il suo gesto e divennero amici».

(da un'intervista a Giovanni Testori)




"La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. 
Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze."
“ L’incomunicabilità come difficoltà di dialogo e comunicazione rende a sua volta più tragica la solitudine che l’uomo prova di fronte al proprio destino. Di fronte al destino come assenza di significato l’uomo prova una solitudine terribile. La solitudine infatti non è essere da solo, ma è l’assenza di un significato. Si può essere in mezzo a milioni di persone ed essere soli come cani, se non hanno significato quelle presenze.
La solitudine che si accusa nella vita comune è accusa ad una propria presenza nella vita comune senza intelligenza del significato. 

Si è lì senza riconoscere ciò che unisce, e allora il più piccolo sgarbo diventa una obiezione che fa crollare tutta la impalcatura della fiducia.
Inversamente, quando uno ha coscienza del motivo adeguato per cui è con gli altri, anche se tutti fossero distratti o incomprensivi, non sarebbe affatto solo.”.

- Don Luigi Giussani -
da "Il senso religioso", Rizzoli 




"...La famiglia missionaria è quella che guarda l'orizzonte: guarda tutto l'orizzonte aperto da Cristo e col desiderio lo percorre tutto, mentre con pazienza quotidiana, intelligente costruisce la Chiesa in se stessa e attorno a sé".

Luigi Giussani in 
"Breve catechesi sul matrimonio"
di Antonio Sicari 






La santità è abbracciare gli uomini e le cose
 trasformando questo in cammino e in grido,
un grido che proclama
come la sostanza di tutto sia Cristo,
come quell'abbraccio sia Suo e non nostro.

- don Luigi Giussani -





Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 21 maggio 2014

Lezione di vita - + Cardinale Francisco Candido Xavier -

Che Dio non mi permetta di perdere il romanticismo,
anche sapendo che le rose non parlano...

Che Dio non mi permetta di perdere l'ottimismo,
anche sapendo che il futuro che ci aspetta non è tanto allegro...

Che io non perda la voglia di vivere,
anche sapendo che la vita è, in molti momenti, dolorosa...

Che io non perda la voglia di avere grandi amici,
anche sapendo che, con il giro del mondo, anche loro vanno via dalle nostre vite...

Che io non perda la voglia di aiutare le persone,
anche sapendo che molte di loro sono incapaci di vivere, di vedere, riconoscere e compensare questo aiuto...

Che io non perda la voglia di amare,
anche sapendo che la persona che io più amo può non provare lo stesso sentimento verso di me...

Che io non perda la luce e la lucentezza degli occhi,
anche sapendo che molte cose che vedrò nel mondo oscureranno i miei occhi...

Che io non perda la forza,
anche sapendo che la sconfitta e la perdita sono due avversari estremamente pericolosi...

Che io non perda la ragione,
anche sapendo che le tentazioni della vita sono molte e attraenti...

Che io non perda il sentimento di giustizia,
pur sapendo che il pregiudicato possa essere io stesso...

Che io non perda il mio abbraccio forte,
anche sapendo che un giorno le mie braccia saranno fiacche...

Che io non perda la bellezza e la gioia di vedere,
anche sapendo che molte lacrime scorreranno dai miei occhi e finiranno nella mia anima...

Che io non perda l'amore per la mia famiglia,
anche sapendo che molte volte essa mi chiederà degli sforzi incredibili per mantenere la sua armonia...

Che io non perda la voglia di essere grande,
anche sapendo che il mondo è piccolo...

E soprattutto...
Che io non dimentichi mai che Dio mi ama infinitamente,
che un piccolo grano di allegria e di speranza dentro ciascuno è capace di cambiare e trasformare qualsiasi cosa, poi...

La vita è costruita sui sogni
e realizzata nell'amore!

Francisco Candido Xavier



























"Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “matura”, una “fede adulta”. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo".

Benedetto XVI, 28 giugno 2009.




Quando Dio trova un’anima decisa a obbedire, allora Egli prende in mano la sua vita, come si prende il timone di una barca, o come si prendono in mano le redini di un carro. Egli diventa sul serio, e non solo in teoria, “Signore” cioè Colui che “regge”, che “governa” determinando, si può dire, momento per momento, i gesti, le parole di quella persona, il suo modo di impiegare il tempo, tutto.

(Padre Cantalamessa)

















"Causa l'ingiustizia dilagante e l'abuso di potere, siamo giunti al compromesso con il materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima... (...)... tutti i sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo con i negatori di Dio e coi poteri luciferiani del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo! Così facendo tradiscono la parola di Dio, perchè Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò con gli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli ...(...)... Il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell'autorità di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna".

- Padre Pio da Pietrelcina


Buona giornata a tutti :-)








martedì 27 agosto 2013

Una sbarra tra i ricchi e i poveri (3) - don primo Mazzolari -



Estratto dall' antologia Il prete di "Adesso" (Roma, Rogate, 2009, pagine 141, euro 12) a cura di Leonardo Sapienza.

Il sacerdote, pur avendo lo sguardo sulla condizione dell'uomo, che è di comune e irrimediabile povertà finché si rimane sul piano delle cose che "oggi sono e domani non sono" (cfr. Matteo, 6, 30) e che anche quando sono "ingombrano invece di saziare", si inserisce in questo momento esterrefatto del peccato, che separa gli uomini in ricchi e poveri.
Il suo ufficio non è quello di far ricchi i poveri o poveri i ricchi con accorgimenti legali o di ordine economico-sociale.
Che vi sia chi lo tenti questo lavoro di equità, è buona e doverosa cosa specialmente per un cristiano che non voglia rinnegare la fraternità. Ed è pure buona cosa che il sacerdote inviti e suggerisca tale sforzo, che entra nei normali doveri della società cristiana; ma la sua propria funzione è di portar via il peccato, che crea le disuguaglianze e ogni male. "Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che porta via i peccati del mondo" (cfr. Giovanni, 1, 36).
Se va via il peccato dal nostro cuore, si fa anche l'"eguaglianza" e i vasi comunicano. E siccome il peccato è purtroppo un retaggio comune, patrimonio tanto dei ricchi come dei poveri, dato che il male è dentro di noi, e il "bicchiere va lavato dal di dentro", il sacerdote deve predicare agli uni e agli altri:  ai ricchi che fanno del possedere il "mammona", ai poveri che misconoscono la loro grande dignità per il solo fatto che non ha contropartita immediata.
Da secoli, da quando Cristo ci ha mandato "a predicare la buona novella ai poveri" (cfr. Luca, 4, 18) ci troviamo in questo poco comodo ufficio. 

Né i poveri ci ascoltano, né i ricchi ci ascoltano:  e ciò che ancor più ci umilia, par che abbiano lor buone ragioni tanto questi che quelli. 
I ricchi dicono:  è coi poveri contro di noi:  adula i poveri per averli in mano contro di noi. I poveri dicono:  tiene coi ricchi perché sono i più forti e lo foraggiano.
Non è raro il caso che ricchi e poveri si mettan d'accordo, come Erode e Pilato, per farlo tacere (cfr. Luca, 23, 12).
A sua volta il prete, che è un uomo, cioè un pover'uomo, come ognuno se non di più, può essere preso dalla tentazione di togliersi da questa scomoda e assurda condizione, spostandosi verso destra o verso sinistra, e non per motivi volgari, ma dietro pretesti magistralmente ragionati. "I ricchi sono irriverenti, mangiapreti, irreligiosi, senza cuore". "I poveri, socialisti, bolscevichi, materialisti, atei...".
E in una vicenda che è spirituale, si finisce con alleati e mezzi di tutt'altro genere.
Ma i ricchi, che son più accorti, ci fanno la corte volentieri, e noi ci caschiamo dentro nell'inganno:  con loro contro i poveri. 

D'onde le sequele di accuse e di pregiudizi che ben conosciamo e che fortunatamente non meritiamo, ma che tengono lontano ricchi e poveri dalla strada buona.
Il Regno dei Cieli non è a destra né a sinistra, né coi poveri né coi ricchi, finché ricchi e poveri si differenziano soltanto per quello che hanno, non per quello che sono. 

Tra questi due fronti, che il peccato ha innalzato e che il peccato tiene in piedi, ci sta, crocifisso, il sacerdote:  crocifisso tra due ladroni, uno buono l'altro un po' meno, ma ladroni entrambi.
Questo è il suo grande e tremendo destino, aggravato dal fatto, che mentre lui ha mani e piedi inchiodati, i suoi compagni, che son legione, muovono mani e piedi, e tiran sassi e calci, l'uno contro l'altro; ma tanto i sassi come i calci finiscono contro il crocifisso che sta di mezzo e fa da sbarra. 

Il prete è una sbarra che ha il cuore, e il colpo, venga da destra o da sinistra lui lo riceve nel cuore, e non può ricambiarlo, neanche lamentarsi. 
Oscilla soltanto, ed è per grande carità:  ma gli altri dicono che parteggia perché se viene colpito a destra oscilla verso sinistra e viceversa. 
E così perde anche l'onore. 
(Fine)
(don Primo Mazzolari)
(dal periodico "Adesso", n. 5, 1° marzo 1953)
(©L'Osservatore Romano - 8 aprile 2009)

La prima parte: http://www.leggoerifletto.blogspot.it/2013/08/una-sbarra-tra-i-ricchi-e-i-poveri-don.html
La seconda parte: http://www.leggoerifletto.blogspot.it/2013/08/una-sbarra-tra-i-ricchi-e-i-poveri-2.html




«In molti Paesi poveri permane e rischia di accentuarsi l'estrema insicurezza di vita, che è conseguenza della carenza di alimentazione: la fame miete ancora moltissime vittime tra i tanti Lazzaro ai quali non è consentito, come aveva auspicato Paolo VI, di sedersi alla mensa del ricco epulone. Dare da mangiare agli affamati (cfr Mt 25, 35.37.42) è un imperativo etico per la Chiesa universale, che risponde agli insegnamenti di solidarietà e di condivisione del suo Fondatore, il Signore Gesù».

(Enciclica "Caritas in veritate", dato a Roma, presso San Pietro, il 29 giugno, solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, dell'anno 2009, quinto del mio Pontificato)







Il dolore è l'unica cosa nostra. E' sui segni dei chiodi, che non sono pochi nella nostra vita, su cui si fermerà l'attenzione del Padre celeste, il quale darà pace a questa sofferenza che s'acquieta soltanto nel gran porto della misericordia di Dio!

Primo Mazzolari


“Credo nello Spirito. L’uomo si vanta di seminare la morte e di fare il deserto. La nostra grandezza la misuriamo con la morte! Essa è davvero l’opera delle nostre mani, il capolavoro del nostro orgoglio. Facciamo concorrenza a Satana, in opposizione allo Spirito che fa vivere ogni cosa, che nasconde la vita nel più piccolo seme e la libertà nel cuore dell’ultimo uomo. Lo Spirito non ha granai, non ha banche, industria pesante, eserciti, aviazione, marina, clientele… non ha niente e muove tutto, e dove l’uomo è passato distruggendo, egli, in silenzio, fa rigermogliare ogni cosa. Per lui ho una famiglia che si dilata fino agli estremi confini della terra, annuncio di un regno che sospira anche nei cuori dei tiranni. Non ci sono separazioni né disuguaglianze né ingiustizie in questa famiglia, che sta come le pietra che gli fa da sostegno, e che continua a camminare dietro il Pellegrino che lo guida… 
“Credi tu questo?” “Sì, o Signore, io credo… ma tu aiuta la mia poca fede” 

Don Primo Mazzolari-Da il Quindicinale ADESSO, fondato nel 1949.



Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 19 agosto 2013

Una sbarra tra i ricchi e i poveri (2) - don Primo Mazzolari -


Gesù disse al paralitico:  "Alzati e cammina" (Matteo, 9, 5). 
Alla parola sacramentale che opera il miracolo, non aggiunge:  "E va' in Chiesa" e molto meno:  "Vota questa lista".

Neanche un "grazie" si può pretendere, dato che la carità non è una cosa che uno possa fare o non fare, un'azione "superogatoria", "un di più". 
Il secondo comandamento, che è simile al primo e gli fa da compimento o di riprova:  "Amerai il tuo prossimo come te stesso", è un fondamentale dovere, non un consiglio. Ed è su quello che verremo giudicati.
Per questo accade che sono molti quelli che dicono di amare i poveri e pochi coloro che li amano di cuore.
I poveri lo sanno e s'adattano al baratto, e si credono pari, mentre sul piano quantitativo son gli altri che ci guadagnano, poiché la primogenitura è come l'olio della lampada, non si può neanche imprestare (cfr. Matteo, 25, 1 ss.).
Io prete, sprovveduto per investitura di ogni mira temporale, dovrei essere il più adatto per il "ministero dei poveri".
La Parola è predicata ai poveri:  la Grazia è per i poveri. (Chi più povero di un peccatore?). 

Tutto è per il "povero", poiché basta essere uomo per essere "povero", sostanzialmente e irrimediabilmente "povero". 
Prete dei poveri quindi, come si è definito, secondo il Vangelo, san Vincenzo de' Paoli:  che non fa torto a nessuno, e non scantona davanti a nessuno, poiché tutti gli uomini, i ricchi in prima fila, sono dei poveri. 
La povertà è l'unica condizione dell'uomo, che il peccato ha finito per alterare al pari di ogni altra condizione:  e così avviene che ci sono poveri che si credono ricchi e poveri che si rifiutano o si vergognano di esserlo.
Il primo diviene cattivo per paura di perdere ciò che stima di avere:  e l'altro si incupisce per timore di essere stato defraudato.
Il benestante è malato come il fariseo. 

Essendosi appropriato di qualche cosa che è solo del Padre, si crede diverso dagli altri che non hanno niente. E davanti all'altare prega come il fariseo:  "O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini..." (cfr. Luca, 18, 11), ho casa, campi, automobile e ville.
Quando i poveri sentono pregare in tal modo e vedono che c'è qualche prete che sarebbe disposto a mettere l'imprimatur su tale preghiera, non solo si sentono offesi e umiliati, ma sono in tentazione di non credere che ci sia un Padre comune, il quale, se è vero - così ragionano nella loro disperazione - che vuol bene a tutti e può tutto, le cose di quaggiù non le dovrebbe lasciare andare così.
E i ricchi, a loro volta, ispessiti nel cuore dai loro averi e sempre timorosi di perderli, se la prendono col Signore, che mette al mondo tante bocche.
Così nessuno è contento di Dio, per questione di una ricchezza "che tignola e ruggine consumano e ladri scassinano e rubano" (Matteo, 7, 20). 

E se non c'è la ruggine o la tignola, se non vengono i ladri, arriva la morte:  "Stolto, questa notte tu morirai" (Luca, 12, 20).
(continua...)


(don Primo Mazzolari)
Estratto dall' antologia Il prete di "Adesso" (Roma, Rogate, 2009, pagine 141,) a cura di Leonardo Sapienza.
Se vuoi leggere la prima parte: http://leggoerifletto.blogspot.it/2013/08/una-sbarra-tra-i-ricchi-e-i-poveri-don.html



Non mi dispiace che gli uomini non siano onnipotenti. Mi dispiacerebbe se noi, poveri uomini, non sapessimo volerci bene. L’uomo buono vale infinitamente di più dell’uomo che crede di sapere tutto e di poter fare tutto. 


- Primo Mazzolari -



Cristo fa paura al mondo soprattutto per i poveri che rappresenta.

- Don Primo Mazzolari -



Signore Gesù, facci essere come te:
sciolti e fermi quando si tratta amare senza condizioni.
Fa' che accarezziamo senza trattenere.
Fa' che amiamo senza incatenare.
Fa' che abbracciamo senza soffocare.
Fa' che ascoltiamo senza giudicare.
Fa' che consigliamo senza imporre.
Fa' che doniamo senza pretendere.
Fa' che il nostro amare sia una danza gioiosa e leggera
che ci fa sentire sulla pelle e nel cuore
i brividi della tua presenza meravigliosa in mezzo a noi.
Amen.

- Don Angelo Saporiti - 



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it



martedì 13 agosto 2013

Una sbarra tra i ricchi e i poveri - don Primo Mazzolari -

Dicono tutti che è l'ora dei poveri, sotto nomi diversi di "povera gente", "massa lavoratrice", "proletariato". Di quest'ora che mi fa pensare all'evangelico "è giunto il momento, ed è questo" (Giovanni, 4, 23), nessuno se ne rallegra al pari di un prete, che, nonostante il "si dice", con la povera gente vive veramente gomito a gomito in campagna e alla periferia, e vede come tira e quanto patisce:  ma non vorrei che un giorno i poveri, arcistufi di tante e sviscerate concorrenti dichiarazioni di amore, dicessero a questi e a quelli:  "vogliateci un po' meno bene e trattateci un po' meglio".

L'allarme è (...) per timore di un possibile baratto - purtroppo già in atto un po' ovunque - tra una "primogenitura e un piatto di lenticchie" (cfr. Genesi, 25, 29ss.).
La colpa però di una simile tentazione, se si vuol essere onesti e non pesare soltanto su chi ha fame, ricade in gran parte su coloro che li hanno lasciati nella necessità. 

Quand'uno non ne può più, come pretendere che ragioni da uomo e misuri se il baratto gli convenga o no? Molto più che da questa parte, la nostra, ove c'è la "promessa" della primogenitura, ci sono parecchi cui non importa affatto la primogenitura, si fan belli di essa al solo scopo di tener indietro coloro che offrono ai poveri il piatto di lenticchie. 
Il piatto di lenticchie è prelevato su quello che credono di avere, mentre la primogenitura può divenire un comodo pretesto di resistenza al comunismo.
E molti preti abboccano e ringraziano tali infidi e poco onorevoli alleati, dimenticando che non sono i comunisti che ci perdono, ma la povera gente, la quale rimane qual era, senza "primogenitura" e senza "lenticchie", mentre i ricchi si pappano queste e credono di avere diritto pur su quella, quasi non fosse stato detto:  "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli" (Matteo, 19, 24).
I poveri vanno amati "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1 Giovanni, 3, 18) come poveri, cioè come sono, senza far calcoli sulla loro povertà, senza pretesa o diritto di ipoteca, neanche quella di farli cittadini del Regno dei Cieli, molto meno dei proseliti. Cittadini del Regno dei Cieli i poveri sono già per diritto di chiamata evangelica. 
La carità di ogni specie non c'è bisogno che renda:  è feconda e perfetta in sé quand'è vera carità.(continua)


(don Primo Mazzolari)

estratto dall' antologia Il prete di "Adesso" (Roma, Rogate, 2009, pagine 141,) a cura di Leonardo Sapienza



Colpevole di avere spirito critico
Colpevole di solidarietà
Colpevole di volersi istruire
Colpevole d'umanità
Colpevole di pensare
Colpevole di credere nella democrazia
Colpevole di volere altro



E il guaio caratteristico è questo, che meno quattrini si hanno e meno ci si sente disposti a spenderli in cibo sano. Un milionario può apprezzare a colazione, la mattina, succo d'arancia e biscotti leggeri; un disoccupato no[...] Quando si è disoccupati, quando cioè non si mangia abbastanza, e si è tormentati, annoiati e depresso, non si ha voglia di mangiare tediosi cibi sani. Si ha voglia di qualcosa un po' "stuzzicante". [...] I risultati di tutto ciò sono visibili in una degenerazione fisica [...]

- George Orwell -


Non vi è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso che ami veramente Dio

- Plinio Correa de Oliveira -


Preghiera della sera

Padre mio, ora che le voci tacciono
e i clamori sono spenti, qui, ai piedi del letto,
la mia anima si eleva fino a te per dirti:
credo in te, spero in te,
ti amo con tutte le mie forze.
Gloria a te, o Signore!
Metto nelle tue mani la fatica e la lotta,
le gioie e le delusioni del giorno che è passato.
Se i nervi mi hanno tradito,
se gli impulsi egoistici mi hanno dominato,
se ho lasciato spazio al rancore o alla tristezza,
perdono, Signore!
Abbi pietà di me.
Se sono stato infedele,
se ho pronunciato parole vane,
se mi sono lasciato trascinare dall’ impazienza,
se sono stato una spina per qualcuno,
perdono, Signore!
Ti ringrazio, Padre mio,
perché sei stato fresca ombra
che mi ha coperto durante tutto il giorno.
Ti ringrazio perché invisibile,
affettuoso, avvolgente,
mi hai assistito come una madre,
durante queste ore.
Signore, manda l’angelo della pace
in questa casa.


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 31 marzo 2013

Cristo è risorto – don Bruno Ferrero -



Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare, in cielo: Dio proprio non l’aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.

Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine. “Ci sono delle domande?”.
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”. 
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: “Christòs ànesti”. 
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. 

Infine tutti si alzarono gridando: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”.
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto. Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto. Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: Christòs ànesti. Tutto il cristianesimo vi è condensato. Un fatto: non si può niente contro di esso. I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all’umanità: Gesù è risorto.

(don Bruno Ferrero)

Fonte: La vita è tutto quello che abbiamo




Dio sia benedetto
Benedetto il Suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione.
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto S. Giuseppe, Suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi.



Signore Gesù, risorgendo da morte hai vinto il peccato:
fa che la nostra Pasqua segni una vittoria completa sul nostro peccato.
Signore Gesù, risorgendo da morte hai dato al tuo corpo
un vigore immortale:
fa che il nostro corpo riveli la grazia che lo vivifica.
Signore Gesù, risorgendo da morte hai portato la tua umanità in cielo:
fa che anch'io mi incammini verso il Cielo,
con una vera vita cristiana.
Signore Gesù, risorgendo da morte e salendo al Cielo,
hai promesso il tuo ritorno:
fa che la nostra famiglia sia pronta per
ricomporsi nella gioia eterna.
Così sia.


“La luce splende nelle tenebre” (Gv 1,5)

Del racconto della creazione la Chiesa, nella Veglia pasquale, ascolta soprattutto la prima frase: “Dio disse: «Sia la luce!» (Gen 1,3). Il racconto della creazione, in modo simbolico, inizia con la creazione della luce....Il fatto che Dio abbia creato la luce significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell'amore. La materia prima del mondo è buona, l'essere stesso è buono. E il male non proviene dall'essere che è creato da Dio, ma esiste solo in virtù della negazione. È il “no”.

A Pasqua, al mattino del primo giorno della settimana, Dio ha detto nuovamente: “Sia la luce!”. Prima erano venute la notte del Monte degli Ulivi, l'eclissi solare della passione e morte di Gesù, la notte del sepolcro. Ma ora è di nuovo il primo giorno – la creazione ricomincia tutta nuova. 

“Sia la luce!”, dice Dio, “e la luce fu”. Gesù risorge dal sepolcro.

La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L'amore è più forte dell'odio. La verità è più forte della menzogna. 

Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, Egli stesso, pura luce di Dio.

Questo, però, non si riferisce soltanto a Lui e non si riferisce solo al buio di quei giorni. 
Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. 
Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione e vince ogni forma di buio. 
Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi. Ma come può avvenire questo? Come può tutto questo giungere fino a noi così che non rimanga solo parola, ma diventi una realtà in cui siamo coinvolti? 
Mediante il Sacramento del battesimo ... il Signore dice a colui che lo riceve: Fiat lux – sia la luce. Il nuovo giorno, il giorno della vita indistruttibile viene anche a noi. Cristo ti prende per mano. D'ora in poi sarai sostenuto da Lui e entrerai così nella luce, nella vita vera.

- Cardinale Joseph Ratzinger - 





Facciamo festa perchè Cristo è risorto.... non perchè in tavola abbiamo le uova di cioccolato..

Buona Pasqua!! :-) 







venerdì 7 settembre 2012

Non a destra, non a sinistra, non al centro, ma in alto – don Primo Mazzolari -

Direte che non c’è un alto in politica e che, se mai, vale quanto la destra, la sinistra, il centro. Nominalismo mistico in luogo di un nominalismo politico: elemento di confusione non di soluzione.

E’ vero che una nuova strada non cambia nulla se l’uomo non si muove con qualche cosa di nuovo, e che un paese può andare verso qualsiasi punto cardinale e rimanere qual è. Ma se gli italiani fossero d’accordo su questo fatto, la fiducia, della tonomastica parlamentare sarebbe felicemente superata.

Fa comodo ai neghittosi credersi arrivati per il solo fatto di muoversi da destra invece che da sinistra. Saper la strada o aver imbroccato la strada giusta non vuoi dire camminarla bene o aver raggiunto la méta.

Il fariseismo rivive in tanti modi e temo che questo sia uno dei più attuali.

La giustizia è a sinistra, la libertà al centro, la ragione a destra. E nessuno chiede più niente a se stesso e incolpa gli altri di tutto ciò che manca, attribuendosi la paternità di ogni cosa buona.

Non dico che siano sbagliate le strade che partono da destra, da sinistra o dal centro: dico solo che non conducono, perché sono state cancellate come strade e scambiate per punti d’arrivo e di possesso.

La sinistra è la giustizia - la destra è la ragione - il centro libertà. E siamo così sicuri delle nostre equazioni, che nessuno s’accorge che c’è gente che scrive con la sinistra e mangia con la destra: che in piazza fa il sinistro e in affari si comporta come un destro: che l’egoismo di sinistra è altrettanto lurido di quello di centro, per cui, destra, sinistra e centro possono divenire tre maniere di «fregare» allo stesso modo il Paese, la Giustizia, la Libertà, la Pace.

L’alto cosa sarebbe allora?

Una destra pulita, una sinistra pulita, un centro pulito, in virtù di uno sforzo di elevazione e di purificazione personale che non ha nulla a vedere con la tessera.

Come ieri per la salvezza non contava il circonciso né l’incirconciso, così oggi non conta l’uomo di destra né l’uomo di sinistra, ma solo la nuova creatura: la quale lentamente e faticosamente sale una strada segnata dalle impronte di Colui, che arri­vato in alto, si è lasciato inchiodare sulla Croce a braccia spalancate per dar la sua mano forata a tutti gli uomini e costruire il vero arco della Pace.

(don Primo Mazzolari)


Fonte: “Adesso” Anno 1° n. 3 Martedì 15 febbraio 1949



La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all'altro.
Anche la vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all'altro.
Disponi bene ogni singolo punto e la linea sarà retta.
Vivi con perfezione ogni minuto della vita e questa sarà santa.
Il cammino della speranza è lastricato di piccoli atti di speranza.
Vivendo in essa ogni minuto, puoi far sì che la speranza diventi una vita.

(F.X. Nguyen Van Thuan)




(lo so...lo so... questa vignetta è un pò forte per il mio blog, ma vista la situazione politica e finanziaria italiana ci voleva..... Mi perdoneranno i lettori :-) )