In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,10-12).
Pietro non ha altro da dire e non ha altro da annunciare: lo scopo della sua vita è annunciare Gesù. E questo è lo scopo della Chiesa e, di conseguenza, è lo scopo della parrocchia, che è la catholica Ecclesia presente in un determinato territorio.
La parrocchia deve recuperare la consapevolezza di questa identità e della conseguente sua missione: spesso - permettetemi di dirlo - manca chiarezza proprio a questo livello fondamentale e decisivo!
Oggi, è bene ricordarlo, la parrocchia, a motivo della maturazione della società civile, sta perdendo tanti ruoli di supplenza (sociali e culturali). Non piangiamo per questo, ma cogliamo l'occasione propizia per rimettere la fede al centro dell'identità e della missione della parrocchia.
Il cardinale Walter Kasper, quando era vescovo di Stoccarda, scrisse: «Forse questo ci è successo negli anni del concilio e del dopo concilio: mentre discutevamo su modi nuovi e più efficaci di presentare la fede, mentre ci arrovellavamo per incarnarla al meglio nel mondo moderno, è proprio quella fede stessa che perdevamo di vista. Forse, la fede ci abbandonava mentre costruivamo complesse e raffinate metodologie per ripresentarla, mentre ci dilaniavamo per darne una lettura conservatrice o progressista. Oggi non è in questione solo il modo di trasmettere la fede, ma la fede stessa. Non soltanto il "come" della mediazione, ma anche il "che cosa" e il "perché" della fede. Se non fossimo, spesso segretamente, insidiati dal dubbio, forse non ci preoccuperemmo tanto, così come abbiamo fatto in questi anni, di come trasmettere la fede».
È vero! Tutto questo è accaduto e può accadere ancora, esponendo la comunità cristiana al rischio di diventare sale insipido, che «a null'altro serve che a essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5,13). E dal sale insipido non può uscire il sapore di una vocazione!
Però - anche questo sia ben chiaro - quando la fede languisce, il problema non si risolve gettandosi in un frenetico attivismo, perché, in questo caso, ci appartiene il rimprovero che Gesù rivolge alla Chiesa di Sardi: «Conosco le tue opere: ti si crede vivo e invece sei morto» (Ap 3,1). La pochezza di fede si cura soltanto con più fede!
Don Divo Barsotti, uomo di limpida fede, alcuni anni fa provocatoriamente disse: «Oggi la cosa più urgente è rimettere Cristo al centro del cristianesimo». È una provocazione, ma c'è del vero: e vale in modo particolare per la parrocchia.
Continua don Divo Barsotti: «Cristo, spesso è marginale in tanto apostolato d'oggi; egli è diventato soltanto un pretesto per parlare d'altro e per condurre ad altri e per servire altri».
Costantemente allora dobbiamo chiederci: questo... e questo... e questo... serve a far crescere la fede della comunità cristiana? Me lo devo chiedere anche quando faccio la spesa, anche quando indosso un vestito, anche quando compro la macchina, anche quando adopero un linguaggio, anche quando organizzo un viaggio!
E lo stesso discorso vale per tutta l'attività della parrocchia.
Che cos'è la parrocchia senza la fede?
Significativa è la testimonianza di un agnostico parigino, direttore di un teatro, al quale venne domandato in pieno Sessantotto che cosa pensasse delle contestazioni che stavano affiorando anche nella Chiesa. Egli disse: «Se si tratta di un largo movimento che permette alla Chiesa di voler ritrovare la sua vera funzione, ossia che vuole ridare priorità alla gente che vede, ai mistici, la cosa mi sembra interessante e importante. Non è togliendo la veste talare o sposandosi che si giungerà a risolvere i problemi della fede. Se si tratta di un salto in avanti, se il prete si libera dei suoi incarichi di patronato…..per dirsi: “Sono un uomo di Dio e devo testimoniarlo", allora il fatto mi interessa. In altri termini, se si tratta di un'avventura mistica, trovo la cosa appassionante. Se si tratta di un'avventura sociale secondo il gusto del tempo, la cosa mi dà noia: trovo che si tratti di un regresso».
Oggi la gente può trovare tutto altrove: la fede in Gesù può trovarla soltanto da noi.
Ne siamo consapevoli?
E ne traiamo tutte le conseguenze?
(continua)
(Card. Angelo Comastri)
Fonte: “Donarsi è l’unico guadagno”Ed. San Paolo. Pagg.55,56,57,58
|
|
Una grande
folla ha accolto il Cardinale Sua Eminenza Angelo Comastri - arcivescovo,
arciprete della Basilica Papale di San Pietro al Vaticano, nonchè presidente
della Fabbrica di San Pietro e Vicario Generale di Sua Santità Benedetto XVI
per la Città del Vaticano – che il 7 luglio 2011 ha officiato la messa al
Santuario di Santa Maria Goretti a Nettuno, in occasione del 109esimo
anniversario della morte della santa. Una giornata di doppia festa visto che
quest'anno ricorre il 100esimo anniversario della consacrazione del Santuario
come Santuario di diritto pontificio.
Poi la santa messa con tanti i riferimenti
alle parole di Madre Teresa di Calcutta, fino a ripercorrere la vita di
Marietta che in piena fanciullezza ha conosciuto Dio fino a sacrificarsi per
lui. Una santa amata nel mondo. Dopo la santa messa i fedeli si sono spostati
in cripta dove insieme al cardinale hanno recitato la preghiera in onore di
Marietta. Emozionante il momento in cui Comastri si è inginocchiato di fronte
alle spoglie di Marietta, baciando la teca dove è racchiuso il corpo della
santa. Al suo fianco la foto tenerissima di Papa Giovanni Paolo II che proprio
lì, nel 1979, adorava la santa.
Buona giornata a tutti :-)