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mercoledì 28 febbraio 2024

Il 28 febbraio 2013...

 Il 28 febbraio 2013...

«Nel momento in cui stava lasciando il Palazzo Apostolico per non farvi più ritorno [...] appena vidi il Santo Padre Benedetto XVI uscire dall’ascensore, comprendendo la gravità di quel momento… scoppiai a piangere. E spontaneamente mi vennero fuori dal cuore queste parole: 'Padre Santo, è un momento di tristezza'. Il Papa Benedetto XVI mi guardò quasi meravigliato, poi con la mano delicatamente mi toccò una guancia come se volesse asciugare una lacrima e sommessamente mi sussurrò: 'No, nessuna tristezza! Solo Gesù è indispensabile e Gesù continua a tenere il timone della barca della Sua Chiesa! Avanti… con fiducia!'. In queste parole si sente il profumo dell’umiltà sincera e della fede forte del Papa Benedetto XVI».

- Card. Angelo Comastri - dalla Prefazione al libro di Benedetto XVI "100 Omelie" -

 


 «Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio “prossimo” in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo “differente” rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? E’ importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita.

Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15).

L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web. Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua “popolarità” o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari “annacquandola”. Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!».

- Papa Benedetto XVI - dal Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali -

 


"... Con la scelta del giorno ultimo del suo servizio, fatta con particolare sensibilità e in modo che potesse celebrare la sua ultima messa pubblica nel mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI ha lasciato intendere ancora una volta quale sia stata la centralità del suo messaggio: ciò che più conta nella vita ecclesiale è la conversione a Gesù Cristo e il volgersi verso la Pasqua, con la quale il cristianesimo ha senso, altrimenti viene meno".

- Mons. Georg Gänswein, 5 febbraio 2016 -


Buona giornata a tutti :-)


 

mercoledì 20 dicembre 2023

Il Principe della Pace - Alfredo Contran e Danilo Zanella

 Tre saggi del nostro tempo, in cerca di pace, giunsero alla “moderna Betlemme”, supponi, la sede delle Nazioni Unite. 
Vi incontrarono Giuseppe, l'ingegnere capo. Egli spiegò loro che per avere la pace bisognava possederne il segreto. Ciascuno disse di possedere la chiave della pace, e aprirono le loro valigie.
Il primo presentò l'oro, ossia la potenza finanziaria che può distribuire viveri e armi alle nazioni e fare molti alleati. 
Il secondo saggio presentò l'incenso, ossia la moderna scienza chimica. 
Grazie ad essa, spiegò, un atomo d'idrogeno spaccato da un neutrone provoca a sua volta la disintegrazione di altri atomi fino a sprigionare una potenza capace di annientare la vita in vastissime zone della terra. 
Il terzo saggio era un professore di università, e tirò fuori un volume intitolato: «La filosofia della mirra», ossia un trattato sulla disperazione per insegnare il modo di vivere allo sbaraglio senza gli impacci della superstizione religiosa e del mito di Dio. 
Quando Giuseppe ebbe ricevuto i tre doni, scosse la testa e disse che non bastavano per entrare nella Betlemme della vera pace. Quelli allora protestarono: «Che cosa c'è di meglio al mondo che l'oro, la forza atomica e la libertà dagli orpelli del soprannaturale? 
Che cosa abbiamo dimenticato che possa dare al mondo la pace all'infuori della libertà dal bisogno, dalla debolezza e dalla paura?».
Giuseppe sussurrò qualche cosa all'orecchio del primo saggio che impallidì. Sussurrò qualcosa all'orecchio del secondo e del terzo saggio, e divennero tristi e pensierosi. 

Poi trasalirono ricordando... Sì, avevano dimenticato una cosa, avevano dimenticato la Madre e il Bambino; avevano preteso di avere la pace senza il Principe della pace, di possedere la ricchezza senza l'amore, la scienza senza la Coscienza, la libertà senza la Verità.

- Alfredo Contran e Danilo Zanella - 



Bisogna ripulire la strada!
Forse bisogna far qualcosa di più: bisogna che noi cristiani diventiamo la strada che conduce a Betlemme. Bisogna che ognuno di noi mandi il profumo della povertà lieta e benedetta, il profumo della semplicità senza orpelli e senza maschere, il profumo dell'ospitalità che non si apre ai personaggi ma alle persone, il profumo della gioia che non ha bisogno di sbornie ma di ebbrezza suscitata dalla sorpresa del Natale: la culla improvvisamente e inattesamente abitata dal Divino Bambino!
La vita umana presenta inequivocabilmente le ferite della sofferenza e dell'insufficienza, le feri­te del tradimento e della cattiveria ... ma dentro questa ruvida greppia umana, Dio è nato e nasce.
Non è un sogno, non è uno slogan consolatorio, non è un «placebo» per ingenui: è un'esperienza!
Esiste infatti un popolo (il popolo cristiano) che ha sentito il vagito del Bambino e ha avvertito un'inondazione di gioia che passa di generazio­ne in generazione e fa nascere la speranza di un mondo nuovo.
No, fa qualcosa di più! Questa onda che parte da Betlemme crea l'umanità nuova: l'umanità che sorride alla vita, che ama i bambini, che rispetta gli anziani, che perdona le offese, che spezza il pane con l'affamato, che versa l'acqua dell'amore su tutte le piaghe e ... le risana.
Buon Natale! Prepara la culla: cioè, prepara il tuo cuore, perché lì nasce Gesù!

- Cardinale Angelo Comastri - 
da: “L’attesa del Messia”, San Paolo Edizioni



Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi o dei dotti. Dio di Gesù Cristo. Egli non si trova che per la via insegnata dal Vangelo. lo me ne ero separato. Che io non ne sia separato in eterno. 
La vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo.

- Pascal Blaise -


Signore Gesù Cristo,
tu che sei nato a Betlemme,
vieni a noi!
Entra in me, nella mia anima.
Trasformami. Rinnovami.
Fa' che io e tutti noi da pietra 
e legno diventiamo persone viventi,
nelle quali il tuo amore
si rende presente
e il mondo viene trasformato.
Amen.

- papa Benedetto XVI -

dalla "Omelia nella Santa Notte del 24 dicembre 2009" 



Buona giornata a tutti :-)


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giovedì 30 marzo 2023

L' attesa si fa silenzio - cardinale Angelo Comastri

                          

O Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della croce: 
anch’io l’ho costruita con i miei peccati!
La tua bontà, che non si difende e si lascia crocifiggere, 
è un mistero che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, Tu sei venuto nel mondo per me, 
per cercarmi, per portarmi l’abbraccio del Padre. 
Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: 
per questo vuoi salvarmi! 
Dentro di me ci sono le tenebre: 
vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c’è tanto egoismo: 

vieni con la tua sconfinata carità. 
Dentro di me c’è rancore e malignità: 
vieni con la tua mitezza e la tua umiltà. 
Signore, il peccatore da salvare sono io: 
il figlio prodigo che deve ritornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime
per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con Te e la gioia in Te.
Amen.

- Card. Angelo Comastri -



Io aspetto, aspetto. Aspetto la Tua risposta. [...]

E' come se entrassi in un luogo, in cui si è fermato qualcuno che amo. 
Ma ora è partito e mi ha lasciato un biglietto: Aspettami, arrivo! [...]
Lui non può mai scomparire. Lui arriva. [...]
Nel mezzo di questa desolazione emerge all'improvviso un pensiero: per me si prepara qualcosa di nuovo. [...]

Così dal vuoto si sviluppa un nuovo spazio per l'incontro con Dio. L'abisso della Sua misericordia inghiotte l'abisso della mia debolezza.[...]
Questo non è una consolazione, ma è la salvezza, l'incoraggiamento e l'esortazione: tieni duro, non cedere, aspetta!
L'impotenza mi spoglia del mio egoismo. [...]
L'impotenza non è una passività pura e semplice. Questa è la tragedia dell'uomo generoso che non può fare il bene, nè vincere il male. Ma proprio questa impotenza è stata redenta. [...]
Solo la disperazione estrema può distruggere tutto. [...]
E l'incarnazione di Gesù è il mistero dell'impotenza, l'impotenza dell'amore. [...]
L'attendere è la sola attività necessaria dell'uomo che è impotente. 
L'ultima risposta al mistero dell'impotenza è la fede in Cristo Risorto.

- Josef Zverina -
1913-1990, Attività e impotenza 
"The Invisible World" PPS IV, 13





"L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamento della carità? La pratica quaresimale dell’elemosina diviene pertanto un mezzo per approfondire la nostra vocazione cristiana. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore. Ciò che dà valore all’elemosina è dunque l’amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e le condizioni di ciascuno."

- Papa Benedetto XVI -
Messaggio per la Quaresima 2008



Più forte della morte è l’amore.
Più forte della morte è la vita
In silenziosa adorazione di questo sconvolgente Mistero....




Chiniamo il capo e aspettiamo in preghiera......  
il Signore non si farà attendere......


Buona giornata a tutti. :-)

sabato 24 dicembre 2022

da: "La nascita di Gesù" - card. Angelo Comastri

Prefazione

Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno. 
In ogni Natale tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa... e ti lasciamo nell'angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da più di duemila anni, a ogni Natale, noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua nascita è anche la nostra nascita: la nascita della speranza, la nascita della vita, la nascita dell'amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però — quanto mi dispiace doverlo riconoscere! — il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto da non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Ma la gente sa che la Luce sei tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale?
Tante domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie rassomigliano veramente a Betlemme?
Si vede la stella cometa nei nostri occhi pieni di bontà?
Dalle case e dai luoghi di divertimento in questi giorni escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta?
Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! 
Il piacere è il solletico della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell'anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell'amore puro.
Sarà questa la nostra gioia? Sarà questo il nostro Natale?
Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c'è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica: tu sei nato povero, tu hai scelto l'umiltà di una grotta e le braccia di Maria («la poverella», amava chiamarla Francesco d'Assisi, un grande esperto del Natale vero!). Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l' esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a te, o Gesù! Questo sarebbe il vero regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora con tutto il cuore: buon compleanno, Gesù! Ma ho paura che la tua festa non sia la nostra festa. 

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo
Estratto dal Primo Capitolo, Perchè il 25 Dicembre?



Natale, più che un giorno, è una luce che illumina tutti i giorni. 
Sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre: la data esatta della sua nascita non ci è stata tramandata dagli evangelisti. Essi non ebbero la preoccupazione di fissare la notizia di tanti particolari storici, ma di annunciare il fatto e di viverlo e di farlo vivere.
Perché allora è stato scelto il 25 dicembre per ricordare la nascita di Gesù?
Anticamente, nel mese di dicembre, i popoli pagani celebravano la festa del Sole nascente. Infatti, verso la fine di questo mese, le giornate cominciano ad allungarsi e la luce lentamente vince le tenebre.
Gli antichi cristiani dissero: «Noi non celebreremo la festa del dio Sole. Per noi il sole è Cristo e la sua nascita è l'inizio del vero trionfo della luce sulle tenebre».
Così, con una decisione coraggiosa e significativa, il 25 dicembre divenne per i cristiani la festa della nascita di Gesù, la festa della luce che vince le tenebre.
Del resto Zaccaria, parlando della imminente venuta del Messia, aveva detto: «Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).
Ognuno di noi possa oggi sentire la verità delle parole di Paul Claudel: «Io so che non la mia notte, ma il giorno è vero».
Sì, il giorno è cominciato e c'è luce per chiunque voglia vederla.

- Don Severino Gallo - 
dall' Omelia di Natale, 25 dicembre 2014 




Il racconto di Luca
Quale luce Gesù ha portato dentro il nostro buio?
Racconta san Luca:

«Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme a Maria... Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto» (Lc 2,4-6).

- Card. Angelo Comastri -
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo




Dio, quasi con pudore, ha svelato lentamente il Suo Volto, affinché non restassimo accecati dalla luce della divinità.  

- Cardinale Angelo Comastri -
da: “L'attesa del Messia”, ed. San Paolo




Il mistero di Dio è un infinito non possedersi: il Padre si dona al Figlio e il Figlio si dona al Padre nell'abbraccio eterno dello Spirito, che è la Persona-Dono. In Dio esiste una sola azione: l'azione del donare!
Ma chi dona non possiede: proprio perché dona!
E chi non possiede è povero: infatti chi dona tutto, non ha nulla!
Allora Dio che è Dono infinito di sé è anche infinitamente povero. 

- Cardinale Angelo Comastri - 
da: "La nascita di Gesù", ed. San Paolo

Adorazione dei pastori, Rubens, 
Pinacoteca Civica di Fermo

Il nostro credere e il nostro amare sono sempre in cammino ... sono un vero e proprio Avvento ...

...Finché viviamo in questo mondo, il nostro credere e il nostro amare sono in cammino, e sempre incombe la minaccia che possano inaridirsi. Ciò è un vero e proprio avvento. Nessuno può dire di sé: io sono definitivamente salvo. 
Nel tempo della vita terrena la salvezza non si dà come una grandezza passata, già definitiva e compiuta, né come un presente stabile e definitivo, bensì solo nella forma della speranza. 
La luce di Dio risplende in questo mondo non altrimenti che nei segnali di speranza che la sua bontà ha disposto lungo la nostra via. 
Quanto spesso ci rattrista il fatto che noi vorremmo di più, che desidereremmo una presenza piena, completa e indefettibile. Ma in fondo dobbiamo pur ammettere: potrebbe esserci una modalità più umana di redenzione di quella che dice a noi - a noi, che siamo in cammino lungo il divenire del tempo, del mondo e persino di noi stessi - che possiamo sperare? Potrebbe darsi una luce migliore per noi viandanti, di quella che ci dà la libertà di procedere senza timore, perché sappiamo che alla fine della strada c'è la luce dell'amore eterno?...

- Cardinale Joseph Ratzinger  -
Da:  "Vom Sinn des Christseins" - (Il senso dell'esistenza cristiana), ed. Paoline



Carissimi amici ed amiche, siamo nella notte di preziosa dell'anno. Cena in famiglia e poi Santa Messa. Tanti tanti auguri per un serena Vigilia di Natale. Stefania


mercoledì 29 dicembre 2021

La parrocchia alla luce della fede (seconda parte) - Card. Angelo Comastri

In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro no­me dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,10-12).

Pietro non ha altro da dire e non ha altro da annuncia­re: lo scopo della sua vita è annunciare Gesù. E questo è lo scopo della Chiesa e, di conseguenza, è lo scopo della parrocchia, che è la catholica Ecclesia presente in un de­terminato territorio.

La parrocchia deve recuperare la consapevolezza di questa identità e della conseguente sua missione: spesso - permettetemi di dirlo - manca chiarezza proprio a que­sto livello fondamentale e decisivo!

Oggi, è bene ricordarlo, la parrocchia, a motivo della maturazione della società civile, sta perdendo tanti ruoli di supplenza (sociali e culturali). Non piangiamo per que­sto, ma cogliamo l'occasione propizia per rimettere la fe­de al centro dell'identità e della missione della parrocchia.

Il cardinale Walter Kasper, quando era vescovo di Stoc­carda, scrisse: «Forse questo ci è successo negli anni del concilio e del dopo concilio: mentre discutevamo su mo­di nuovi e più efficaci di presentare la fede, mentre ci ar­rovellavamo per incarnarla al meglio nel mondo moder­no, è proprio quella fede stessa che perdevamo di vista. Forse, la fede ci abbandonava mentre costruivamo com­plesse e raffinate metodologie per ripresentarla, mentre ci dilaniavamo per darne una lettura conservatrice o pro­gressista. Oggi non è in questione solo il modo di tra­smettere la fede, ma la fede stessa. Non soltanto il "co­me" della mediazione, ma anche il "che cosa" e il "per­ché" della fede. Se non fossimo, spesso segretamente, in­sidiati dal dubbio, forse non ci preoccuperemmo tanto, co­sì come abbiamo fatto in questi anni, di come trasmette­re la fede».

È vero! Tutto questo è accaduto e può accadere anco­ra, esponendo la comunità cristiana al rischio di diventa­re sale insipido, che «a null'altro serve che a essere get­tato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5,13). E dal sale insipido non può uscire il sapore di una vocazione!

Però - anche questo sia ben chiaro - quando la fede languisce, il problema non si risolve gettandosi in un frenetico attivismo, perché, in questo caso, ci appartie­ne il rimprovero che Gesù rivolge alla Chiesa di Sardi: «Conosco le tue opere: ti si crede vivo e invece sei mor­to» (Ap 3,1). La pochezza di fede si cura soltanto con più fede!

Don Divo Barsotti, uomo di limpida fede, alcuni anni fa provocatoriamente disse: «Oggi la cosa più urgente è rimettere Cristo al centro del cristianesimo». È una provocazione, ma c'è del vero: e vale in modo particolare per la parrocchia.
Continua don Divo Barsotti: «Cristo, spesso è margi­nale in tanto apostolato d'oggi; egli è diventato soltanto un pretesto per parlare d'altro e per condurre ad altri e per servire altri».

Costantemente allora dobbiamo chiederci: questo... e questo... e questo... serve a far crescere la fede della comunità cristiana? Me lo devo chiedere anche quan­do faccio la spesa, anche quando indosso un vestito, an­che quando compro la macchina, anche quando adopero un linguaggio, anche quando organizzo un viaggio!

E lo stesso discorso vale per tutta l'attività della par­rocchia.

Che cos'è la parrocchia senza la fede?

Significativa è la testimonianza di un agnostico pari­gino, direttore di un teatro, al quale venne domandato in pieno Sessantotto che cosa pensasse delle contestazioni che stavano affiorando anche nella Chiesa. Egli disse: «Se si tratta di un largo movimento che permette alla Chiesa di voler ritrovare la sua vera funzione, ossia che vuole ri­dare priorità alla gente che vede, ai mistici, la cosa mi sem­bra interessante e importante. Non è togliendo la veste ta­lare o sposandosi che si giungerà a risolvere i problemi della fede. Se si tratta di un salto in avanti, se il prete si libera dei suoi incarichi di patronato…..per dirsi: “Sono un uomo di  Dio e devo testimoniarlo", allora il fatto mi in­teressa. In altri termini, se si tratta di un'avventura misti­ca, trovo la cosa appassionante. Se si tratta di un'avven­tura sociale secondo il gusto del tempo, la cosa mi dà noia: trovo che si tratti di un regresso».

Oggi la gente può trovare tutto altrove: la fede in Ge­sù può trovarla soltanto da noi.
Ne siamo consapevoli?
E ne traiamo tutte le conseguenze?

(continua)

(Card. Angelo Comastri)
Fonte: “Donarsi è l’unico guadagno”Ed. San Paolo. Pagg.55,56,57,58




Una grande folla ha accolto il Cardinale Sua Eminenza Angelo Comastri - arcivescovo, arciprete della Basilica Papale di San Pietro al Vaticano, nonchè presidente della Fabbrica di San Pietro e Vicario Generale di Sua Santità Benedetto XVI per la Città del Vaticano – che il 7 luglio 2011 ha officiato la messa al Santuario di Santa Maria Goretti a Nettuno, in occasione del 109esimo anniversario della morte della santa. Una giornata di doppia festa visto che quest'anno ricorre il 100esimo anniversario della consacrazione del Santuario come Santuario di diritto pontificio.
Poi la santa messa  con tanti i riferimenti alle parole di Madre Teresa di Calcutta, fino a ripercorrere la vita di Marietta che in piena fanciullezza ha conosciuto Dio fino a sacrificarsi per lui. Una santa amata nel mondo. Dopo la santa messa i fedeli si sono spostati in cripta dove insieme al cardinale hanno recitato la preghiera in onore di Marietta. Emozionante il momento in cui Comastri si è inginocchiato di fronte alle spoglie di Marietta, baciando la teca dove è racchiuso il corpo della santa. Al suo fianco la foto tenerissima di Papa Giovanni Paolo II che proprio lì, nel 1979, adorava la santa.


Buona giornata a tutti :-)





martedì 28 dicembre 2021

La parrocchia alla luce della fede e A Gesù Crocifisso - + Cardinale Angelo Comastri

Che cos'è la parrocchia nella luce della fede? Ecco subito una bella definizione che viene dal cuore di don  Primo Mazzolari ed è stata ripresa dal Papa Giovanni Paolo II nella Christifideles laici : “La parrocchia è la Chiesa  che vive tra le case degli uomini: è la Chiesa che mette casa tra le case degli uomini” (n.26)

Bellissima e densa definizione. Ma… c'è cos'è la Chiesa? E’ il popolo che ha incontrato Gesù Cristo e, per questo motivo, è diventato popolo, cioè corpus Christi! E, incontrando Gesù Cristo, questo popolo scopre l'affascinante volto di Dio Amore, diventando così umanità nuova in mezzo al mondo invecchiato dal peccato. E, mentre vive questo stupendo mistero, il popolo credente sa che il più bello deve ancora venire: e allora aspetta il ritorno di Gesù, che porterà a compimento la salvezza con “i cieli nuovi e terra nuova” (2Pt 3,13)
Dentro questo popolo credente sbocciano e possono sbocciare le molteplici vocazioni ecclesiali: perché le vocazioni sono frutto della fede; e sono vere vocazioni soltanto se nascono dalla fede. Sottolineo: è il popolo credente che diventa fecondo di vocazioni, perché il popolo credente è un popolo che ascolta il Signore e pensa alla vita ascoltando il Signore.
 A questo punto una domanda decisiva e ineludibile.
Ecco la domanda:
"Siamo consapevoli chè la fede in Gesù che fa la parrocchia ed è la fede in Gesù lo scopo di tutta l'attività della parrocchia?"
Pertanto esiste una parrocchia nella misura in cui, in un determinato luogo, una comunità è presenza e visibilità dell'unico popolo credente in Gesù. Quando l'apostolo Pietro prese la parola il giorno di Pentecoste, disse senza mezze misure la fede della Chiesa: ”Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret … Voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio (= il Padre) lo ha risuscitato. Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.(AT 2,22-24..36).
E, dopo la guarigione dello storpio davanti alla porta del tempio, Pietro ancora una volta dice la fede della Chiesa: ”La cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è
“ La pietra che, scartata dai costruttori,  è diventata testata d'angolo”
(Sal 118(117),22).
(continua..)
(Card. Angelo Comastri)

Fonte: “Donarsi è l’unico guadagno”Ed.San Paolo. Pagg.53,54,55                                                           



O Gesù, mi fermo pensoso
ai piedi della Croce:
anch'io l'ho costruita con i miei peccati!
La tua bontà, che non si difende
e si lascia crocifiggere, è un mistero
che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, tu sei venuto nel mondo per me,
per cercarmi, per portarmi
l'abbraccio del Padre.
Tu sei il Volto della bontà
e della misericordia:
per questo vuoi salvarmi!
Dentro di me ci sono le tenebre:
vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c'è tanto egoismo:
vieni con la tua sconfinata carità.
Dentro di me c'è rancore e malignità:
vieni con la tua mitezza e la tua umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io:
il figlio prodigo che deve tornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime
per ritrovare la libertà e la vita,
la pace con Te e la gioia in Te.
Amen.


(+ Cardinale Angelo Comastri)
Vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano




Beato Giovanni Paolo II, dalla finestra
del Cielo donaci la tua benedizione!
Benedici la Chiesa, che tu hai amato,
hai servito e hai guidato, spingendola
coraggiosamente sulle vie del mondo
per portare Gesù a tutti e tutti a Gesù.
Benedici i giovani, che sono stati la tua
Grande passione. Riportali a sognare,
riportali a guardare in alto per trovare
la luce, che illumina i sentieri della vita
di quaggiù.

Benedici le famiglie, benedici ogni
famiglia! Tu hai avvertito l'assalto
di Satana contro questa preziosa
e indispensabile scintilla di Cielo,
che Dio ha acceso sulla Terra.
Giovanni Paolo, con la tua preghiera proteggi
la famiglia!

Prega per il mondo intero, ancora
segnato da tensioni, da guerre
e da ingiustizie. Tu ha combattuto
la guerra invocando il dialogo
e seminando l'amore: prega per noi,
affinché siamo instancabili seminatori
di pace.

Beato Giovanni Paolo II dalla finestra
del Cielo fa' scendere su tutti noi
la benedizione di Dio.
Amen.

(+
Cardinale Angelo Comastri)

Preghiera composta dal cardinale Angelo Comastri,
Vicario Generale del Papa per la Città del Vaticano








Buona giornata a tutti :-)