Lassù sulle montagne del Tirolo, c’era un piccolo villaggio dove tutti sapevano scolpire santi e Madonne con grande abilità. Ma giunse il tempo in cui non ci furono più ordinazioni per le loro belle statuine religiose.
Un pomeriggio Dritte, uno dei maestri intagliatori, entrando nella sua bottega trovò un fanciullo biondo, che giocava con le statuine del presepio.
Dritte gli disse con fare burbero che le statuine del presepio non erano giocattoli.
Il bambino rispose: “A Gesù non importa, lui sa che non ho giocattoli per giocare .
Maestro Dritte commosso gli promise un agnellino di legno con la testa che si muoveva. “Vienilo a prendere domani pomeriggio, però, strano che non ti abbia mai visto, dove abiti?”. “Là”, rispose il fanciullo indicando vagamente l’alto. Il giorno dopo, prima di mezzogiorno, l’agnellino era pronto, bello da sembrare vivo. Ad un tratto si affacciò alla porta della bottega di Dritte una giovane zingara con un bambino in braccio. Il bambino appena vide l’agnellino protese le braccine e l’afferrò. Quando glielo vollero togliere di mano si mise a piangere disperato. Dritte che non aveva nulla da dare alla povera donna disse sospirando: “Tienilo pure intaglierò un altro agnellino”. Nel pomeriggio tardi Dritte aveva appena terminato il secondo agnellino quando Pino, un povero orfanello, venne a salutarlo. “Oh! Che meraviglioso agnello”, disse. “Posso averlo per piacere?”. “Sì tienilo pure, Pino, io ne intaglierò un altro”.
E così fece. Ma il bambino dai capelli d’oro non ritornò, e l’agnellino rimase abbandonato sullo scaffale della bottega.
La situazione del villaggio continuava a peggiorare e Dritte cominciò ad intagliare giocattoli per i bambini del villaggio per far loro dimenticare la fame.
Un giorno un mercante di passaggio si offrì di comperare tutti i giocattoli che Dritte riusciva ad intagliare. Dritte rifiutò di intagliare giocattoli per denaro: “Sono alla locanda”, disse il commerciante, “in caso cambiaste idea”.
La piccola Marta era molto malata e Dritte, per farla sorridere, le regalò l’agnellino che aveva conservato sullo scaffale della sua bottega.
Mentre tornava dalla casa di Marta, incontrò il bambino dai capelli d’oro. “Ho tenuto l’agnellino fino ad oggi, ma tu non sei venuto.
Ne farò subito un altro”. “Non ho bisogno dì un altro agnellino” disse il fanciullo scuotendo il capo, “quelli che hai donato al piccolo zingaro, a Pino e a Marta li hai donati anche a me. Fare un giocattolo può servire alla gloria di Dio quanto intagliare un santo”.
Un attimo dopo il fanciullo era scomparso.
Quella notte Dritte si recò alla locanda. “Costruirò giocattoli per voi”, disse. “Allora avete cambiato idea” sussurro il mercante. “No”, rispose Dritte con gli occhi scintillanti, “ma ho ricevuto un segno da Dio!”.
Un pomeriggio Dritte, uno dei maestri intagliatori, entrando nella sua bottega trovò un fanciullo biondo, che giocava con le statuine del presepio.
Dritte gli disse con fare burbero che le statuine del presepio non erano giocattoli.
Il bambino rispose: “A Gesù non importa, lui sa che non ho giocattoli per giocare .
Maestro Dritte commosso gli promise un agnellino di legno con la testa che si muoveva. “Vienilo a prendere domani pomeriggio, però, strano che non ti abbia mai visto, dove abiti?”. “Là”, rispose il fanciullo indicando vagamente l’alto. Il giorno dopo, prima di mezzogiorno, l’agnellino era pronto, bello da sembrare vivo. Ad un tratto si affacciò alla porta della bottega di Dritte una giovane zingara con un bambino in braccio. Il bambino appena vide l’agnellino protese le braccine e l’afferrò. Quando glielo vollero togliere di mano si mise a piangere disperato. Dritte che non aveva nulla da dare alla povera donna disse sospirando: “Tienilo pure intaglierò un altro agnellino”. Nel pomeriggio tardi Dritte aveva appena terminato il secondo agnellino quando Pino, un povero orfanello, venne a salutarlo. “Oh! Che meraviglioso agnello”, disse. “Posso averlo per piacere?”. “Sì tienilo pure, Pino, io ne intaglierò un altro”.
E così fece. Ma il bambino dai capelli d’oro non ritornò, e l’agnellino rimase abbandonato sullo scaffale della bottega.
La situazione del villaggio continuava a peggiorare e Dritte cominciò ad intagliare giocattoli per i bambini del villaggio per far loro dimenticare la fame.
Un giorno un mercante di passaggio si offrì di comperare tutti i giocattoli che Dritte riusciva ad intagliare. Dritte rifiutò di intagliare giocattoli per denaro: “Sono alla locanda”, disse il commerciante, “in caso cambiaste idea”.
La piccola Marta era molto malata e Dritte, per farla sorridere, le regalò l’agnellino che aveva conservato sullo scaffale della sua bottega.
Mentre tornava dalla casa di Marta, incontrò il bambino dai capelli d’oro. “Ho tenuto l’agnellino fino ad oggi, ma tu non sei venuto.
Ne farò subito un altro”. “Non ho bisogno dì un altro agnellino” disse il fanciullo scuotendo il capo, “quelli che hai donato al piccolo zingaro, a Pino e a Marta li hai donati anche a me. Fare un giocattolo può servire alla gloria di Dio quanto intagliare un santo”.
Un attimo dopo il fanciullo era scomparso.
Quella notte Dritte si recò alla locanda. “Costruirò giocattoli per voi”, disse. “Allora avete cambiato idea” sussurro il mercante. “No”, rispose Dritte con gli occhi scintillanti, “ma ho ricevuto un segno da Dio!”.
- don Bruno Ferrero -
da: "Novena di Natale", Ed. Elledicì
- card. Joseph Ratzinger -
Vergine umile e sconosciuta
"La Beatissima Trinità decretò che il Verbo si sarebbe incarnato per redimere l'uomo colpevole; fra tutte le donne che sarebbero esistite nei secoli, scelse la SS. Vergine Maria, concepita senza peccato originale e preparata, con ogni grazia, perché fosse la degna Madre del Figlio di Dio.
Dio scelse per Madre una vergine umile e sconosciuta agli uomini, povera e semplice, in un angolo della Giudea: era chiamata Maria, ed era sposa di un falegname, il glorioso san Giuseppe.
Essi vivevano una vita modesta e si guadagnavano il pane col sudore della fronte.
Questa Vergine così semplice, ma pura e ricca di ogni virtù davanti a Dio, fa scelta per essere Sua Madre, benedetta da tutte le donne e piena di grazia."
- Sant'Enrico de Ossò -
da: "Il quarto d'ora d'orazione"
...C'è qualcosa che non può non colpirci in questa nascita della luce, in quest'ingresso del bene nel mondo, e che ci riempie di un'inquieta domanda: il grande evento del Natale è davvero accaduto là, nella stalla di Betlemme?
Il sole è grande, magnifico, potente; nessuno può far finta di non vedere il suo corso, la sua marcia trionfale nel cielo e del ciclo annuale del cosmo.
Ma il suo Creatore, non dovrebbe essere ancora più potente e abbagliante nella sua venuta?
La nascita di Dio, il sorgere del sole della storia, non dovrebbe inondare il volto della terra di un indicibile splendore?
E invece...Quanto è misero tutto ciò di cui ci parla il Vangelo! O forse non dovranno essere proprio questa povertà e l'insignificanza per il mondo il segno con cui il Creatore manifesta la sua presenza?...
A Betlemme Dio...ha posto definitivamente il segno della piccolezza come distintivo essenziale della sua presenza in questo mondo.
Ecco la decisione della notte santa, la fede: noi accogliamo Dio in questo segno e ci fidiamo di Lui senza mormorare.
E invece...Quanto è misero tutto ciò di cui ci parla il Vangelo! O forse non dovranno essere proprio questa povertà e l'insignificanza per il mondo il segno con cui il Creatore manifesta la sua presenza?...
A Betlemme Dio...ha posto definitivamente il segno della piccolezza come distintivo essenziale della sua presenza in questo mondo.
Ecco la decisione della notte santa, la fede: noi accogliamo Dio in questo segno e ci fidiamo di Lui senza mormorare.
Accoglierlo significa: porre se stessi sotto questo segno, sotto la verità e l'amore, che sono i valori più alti e più simili a Dio e, allo stesso tempo, i più dimenticati e i più silenziosi...
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