"Quando venne la pienezza del
tempo (Gal 4,4), come il 6° giorno l'uomo fu formato dalla terra con la potenza
e la sapienza della divina mano, all'inizio della sesta età del mondo,
l'arcangelo Gabriele fu inviato alla Vergine ed ella diede il suo consenso.
Lo
Spirito Santo discese su di lei, infuocandone l'anima come fuoco divino e
santificandone la carne con la più perfetta purezza, e su di lei "stese la
sua ombra la potenza dell'Altissimo" (Lc 1,36) affinché ella potesse
sostenere tale ardore. Così per opera dell'Altissimo si formò immediatamente un
corpo, un'anima creata e nello stesso tempo i due furono uniti alla divinità
nella persona del Figlio, affinché questi fosse Dio e Uomo, restando salve le
proprietà di ognuna delle due nature.
Oh! Se tu potessi anche solo un poco
capire quale fu e di quale intensità l'incendio che si accese allora in cielo,
il ristoro procurato e la consolazione accordata!
A quale dignità fu elevata la
Vergine Maria!
Quale fu la nobiltà concessa al genere umano e quale la condiscendenza
della Maestà divina!
Se tu potessi sentire i canti di giubilo della Vergine,
salire la montagna con la Madonna, contemplare i soavi abbracci della Sterile
con la Vergine, e il modo di cui si riempie di senso il dovere di salutarsi,
modo in cui l'umile servo riconosce il suo Signore; l'araldo il suo Giudice; la
voce, il Verbo!
Sono sicuro che allora non potresti non cantare con soavi
accenti insieme alla Beata Vergine il sacro cantico: "L'anima mia
magnifica il Signore..." (Lc 1,46). Sono sicuro che con gioia e trasporto
ti uniresti al bambino Profeta per adorare l'ammirabile concezione
verginale".
- San Bonaventura -
(1221-1274)
L'albero
di Vita, n. 3
Mediante la concezione di Maria veniva
posta come la base, il fondamento della città che ospita il sommo Bene; si
preparava la dimora della luce eterna, il tempio in cui avrebbe abitato
corporalmente lo spirito incorporeo e incontenibile, che crea tutti gli esseri
e dà loro la vita.
La Sapienza di Dio, che si stende da un confine all'altro
con forza, tutto riempie, tutto regge: chi non vorrà ammettere che questa
Sapienza abbia pervaso di un nuovo ineffabile gaudio il cielo, la terra e tutto
ciò che contengono, quando fu concepita Maria, la Vergine, Madre degnissima del
Figlio divino? E che una gioia le abbia illuminato l'universo a causa della
totale restaurazione che un'ispirazione divina e segreta faceva prevedere?
Questa concezione segnò il primo albore della vita di colei che avrebbe accolto
in sé il sommo Bene: come potremmo dire che Ella abbia contratto la macchia
d'origine inestimabile derivata dal primo peccato?
Tutto quello che Dio ha mai potuto
volere per qualcuno altro da sé di onorevole, è certissimo che l'ha voluto per
te, o beata fra tutte le donne.
Ha voluto far di te sua Madre, lui il Creatore,
il Padrone e il Sovrano di ogni creatura, lui l'Autore e il Signore di tutti
gli esseri non solo intelligenti, ma anche di quelli che superano ogni
intelligenza.
Ti ha reso sua Madre; ne segue che ti ha costituita sovrana e
imperatrice di tutto l'universo. Eccoti, dunque, o Maria, la regina dei cieli,
della terra e del mare, di tutti gli elementi e di quanto essi contengono;
perché tu fossi tutto ciò, Iddio ti formava mediante l'operazione dello Spirito
Santo, nel seno di tua madre, fin dal primo istante della tua concezione.
Questa è la verità, o nostra Signora, verità che ci colma di allegrezza.
Dolcissima Maria, a cui è riservata
una grandezza senza pari, tu che sei destinata a diventare la Madre del sommo
Bene, la regina nobile e prudente, dopo tuo Figlio, di tutti gli esseri
passati, presenti e futuri, ascolta la nostra domanda:
"Hai potuto fin
dall'origine essere tale che possiamo collocarti a un livello superiore a ogni
altra creatura su cui, come sappiamo con certezza, tu eserciti il tuo impero?
L'Apostolo della pura verità colui che tuo Figlio, dal cielo dove ora dimora,
ha soprannominato strumento eletto, afferma che tutti gli uomini hanno peccato
in Adamo. Verità certa, che non è lecito negare, come io affermo con forza.
Considerando, però, l'eminenza della grazia divina in te, o Maria, io noto che
in modo inestimabile tu sei posta non tra le creature ma al di sopra di ogni
essere creato, tranne il tuo Figlio.
Così concludo che quando fosti concepita,
non rimanesti vincolata dalla medesima legge che lega la natura di tutti gli
altri esseri umani.
No, tu fosti completamente libera dalla schiavitù di
qualsiasi peccato grazie a una virtù specialissima, a un'operazione che rimane
impenetrabile all'intelletto umano. Solo il peccato teneva lontani gli uomini
dalla pace di Dio. Per distruggere il peccato e ricondurre cosi il genere umano
alla pace divina, il Figlio di Dio volle farsi uomo, in modo però che in lui non
ci fosse nessuna connivenza con quanto separava l'uomo da Dio.
E perché questo
si realizzasse, era giusto che la madre da cui sarebbe nato il Figlio dell'uomo
fosse pura da ogni peccato. Altrimenti, la carne non avrebbe potuto unirsi così
intimamente a quella purezza suprema e l'uomo essere assunto in una così grande
unità con Dio, da permettere che tutto ciò che è proprio di Dio fosse senza
distinzione anche dell'uomo, e tutto ciò che è proprio dell'uomo fosse anche di
Dio.
O Maria, chi può fissare lo sguardo, chi può cogliere la tua eccellenza?
E
per giungere a tanta sublimità, tu sorgevi purissima nel seno di tua madre. Se
non fossi stata concepita in questo modo è certo che non avresti potuto
pervenire fino alla sublime altezza di Madre di Dio.
- Eadmero di Canterbury -
Dal Trattato "La concezione di Maria santissima":
(Tractatus de Conceptione Sanctaæ
Mariæ. PL 159, 303-307)
C'è
una parola nel vangelo di oggi che attira particolarmente la mia attenzione:
kecharitomene, piena di grazia.
Guardare Maria, Immacolata, piena di Grazia, la
"tutta Bella" non significa guardare all'impeccabile Maria, colei che
non sbaglia mai, la "sempre perfetta".
Kecharitomene è, in un certo
senso, il nome proprio di Maria, l'eternamente piena di Grazia, Colei che è
amata da sempre e per sempre.
Kecharitomene ci ricorda che al principio e fondamento
della storia, e di ogni storia, c'è l'Amore eterno del Padre, nel Figlio.
E
noi, forse, non siamo eternamente amati? Che differenza c'è tra noi e Maria?
Lei quell'Amore l'ha riconosciuto, l'ha scelto, l'ha accolto.
Quell'amore in
Lei si è fatto carne.
Il sì di Maria, il suo "eccomi", è il sì a
quell'Amore, vertiginoso sì, ma salvifico.
Se c'è una cosa che questa festa mi
ricorda, che ci ricorda, non è essere buoni, belli e bravi come Maria, ma
disponibili ad accogliere quell'Amore, capaci di farci grembo ospitale per
quell'amore che è Vita.
- Luca Gigliotti, Ft -
Memorare, piissima Virgo Maria,
a saeculo non esse auditum
quemquam ad tua currentem praesidia,
tua implorantem auxilia,
tua petentem suffragia
esse derelictum.
Ego, tali animatus confidentia,
ad te, Virgo virginum Mater, curro;
ad te venio, coram te gemens,
peccator, assisto.
Noli, Mater Verbi,
verba mea despicere,
sed audi propitia et exaudi.
Amen
Buona giornata a tutti. :-)
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