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domenica 1 gennaio 2023

Al mattino del Nuovo Anno

Al mattino lodiamo Dio, che anche oggi ci è accanto.
In tutte le religioni, al mattino gli uomini sentono il bisogno di lodare Dio, ringraziandolo per la notte tranquilla e per il nuovo giorno che viene loro donato. 
Il sole che sorge è una metafora della luce divina, che scaccia ogni oscurità. Da sempre gli uomini sono affascinati dalla nascita del sole. 
I primi cristiani avevano individuato nel sole un simbolo di Gesù Cristo: Gesù si è inabissato nella notte della morte ed è stato risuscitato da Dio. 
Al mattino, i cristiani ricordano la risurrezione di Gesù Cristo, il quale ci ha portato vita nuova, scacciando ogni tenebra dalla nostra esistenza. 
Ogni mattina, la Chiesa canta durante le Laudes (le Lodi mattutine) il cantico di Zaccaria, che Luca ci ha tramandato nel suo Vangelo. 
Vi leggiamo quanto segue: «Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78ss). 
La liturgia delle Lodi sottolinea così il tema della benedizione mattutina. 
Noi rendiamo gloria a Dio, poiché il suo amore misericordioso ci ha donato in Gesù Cristo la luce che sorge dall’alto: al mattino, essa si irradia su di noi per scacciare dal nostro cuore tutti i pensieri cupi, per illuminare tutto quanto in noi è morto e irrigidito e per colmarci della sua pace. 
Il mattino ci rammenta che Dio è venuto a incontrarci nel suo Figlio Gesù Cristo, e che anche oggi Egli ci è accanto. Quando è vicino a noi, riusciamo a servire Dio «in santità e giustizia»: possiamo allora condurre una vita libera dalla paura, una vita santa, ricolma dello splendore divino. 
Riusciamo a vivere secondo giustizia, assolvendo il compito che Dio ci ha assegnato per questa giornata. 
Possiamo confidare nel fatto che Dio guiderà i nostri passi sulla via della pace, che noi stessi saremo ricolmi di pace e la diffonderemo anche fra coloro cui siamo inviati. Il mattino diviene così metafora della nostra vita cristiana. Oggi siamo ricolmi della luce di Gesù Cristo. E oggi possiamo condurre questa stessa luce nel nostro mondo oscuro. 
Il dono del nuovo giorno.
Il nuovo mattino ci ricorda che Dio desidera rinnovare tutto, in noi. Il nuovo possiede il fascino dell’incontaminato, dello splendore originario che è insito nelle cose. Nella Bibbia, è sempre Dio che rinnova tutto. Paolo era affascinato da questo «far nuove tutte le cose» e così scrive nella sua seconda Lettera indirizzata alla comunità di Corinto: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17). Dio ci ha donato il nuovo mattino per rammentarci che la sua grazia rinnova tutto in noi. Ci libera da tutto ciò che è ormai consunto. Così, al mattino poniamo sotto la benedizione di Dio il nuovo e l’incontaminato che il nuovo giorno reca con sé. Possa la sua benedizione preservarci dal percorrere di nuovo i vecchi sentieri e conservare intatto il nuovo che Egli ci dona. Intorno al 1541, Johannes Zwick compose questo stupendo canto del mattino: "All Morgen ist ganz frisch und neu des Herren Gnad und große Treu; Sie hat kein End den langen Tag, drauf jeder sich verlassen mag" Il mattino ci invita ad assaporare, con gratitudine, la freschezza della grazia divina. Ci rimanda all’integro splendore originale che Dio ci ha donato. Quando la sua luce risplende su di noi, tutto in noi si rinnova. Il nuovo giorno offre nuove opportunità. Non siamo predeterminati da quanto di vecchio e consunto è racchiuso nelle nostre parole, nelle nostre relazioni, nei nostri problemi irrisolti. Il nuovo giorno ci promette che Dio rinnoverà tutto il nostro essere.

Il mattino ci invita ad assaporare, con gratitudine, la freschezza della grazia divina. Ci rimanda all’integro splendore originale che Dio ci ha donato. Quando la sua luce risplende su di noi, tutto in noi si rinnova. Il nuovo giorno offre nuove opportunità. Non siamo predeterminati da quanto di vecchio e consunto è racchiuso nelle nostre parole, nelle nostre relazioni, nei nostri problemi irrisolti. Il nuovo giorno ci promette che Dio rinnoverà tutto il nostro essere.


PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO

«Nel primo giorno del nuovo anno, io prego per invocare su di voi tutte le benedizioni del Cielo».
«Che il vostro corpo sia sano e vigoroso; che il vostro cuore si riempia di pura gioia spirituale; che il vostro intelletto riceva la vera luce per illuminare il vostro cammino; che la vostra anima diventi la conduttrice dell'amore divino; e che il vostro spirito, libero da ogni ostacolo, sfugga a tutte le prigioni fisiche e psichiche.
Vi auguro di rimanere legati alla grande gerarchia delle entità celesti, per lavorare con loro a instaurare il Regno di Dio sulla terra.
Vi auguro, infine, che siate capaci di superare ogni impedimento che si ergerà davanti a voi, affinché ogni giorno sia un'occasione per glorificare il Creatore».

- Omraam Mikhaël Aïvanhov 
 -


Buon anno a tutti amici ed amiche che mi seguite da così tanto tempo. Buon 2023!! Stefania

giovedì 11 giugno 2020

L’altro – Kahlil Gibran

Il tuo prossimo 
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.

- Kahlil Gibran -



L’anima di certa gente ricorda le lavagne di scuola sulle quali il tempo traccia segni, regole ed esempi che una spugna bagnata subito cancella.

- Kahlil Gibran -
da “Massime Spirituali”



La vera ricchezza sta nel cuore dell'uomo; l'amore è il suo tesoro.




Sono in crisi

A che punto è la notte
ho chiesto alle ombre
che osavano
violare il cupo
silenzio?

A che punto è la notte
ho gridato alle stelle
e a una falce di luna?

Sperando nel vento
ho implorato:
a che punto è la notte?
Ma nulla ha tradito
il velluto di quiete.

Invece che vagare
per sentieri scoscesi
una preghiera
è salita dal cuore:
Ave Maria,
il Signore è con te.
Con te
è venuto il Figlio di Dio
e ha acceso il mio giorno.

- San Giovanni della Croce -


Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 5 dicembre 2018

Una bacinella di acqua pulita – Madre Teresa di Calcutta

Lo scaricano dal carretto e a braccia lo portarono nella baracca. Guaiva come un cucciolo. Se avesse avuto più forza avrebbe urlato, perché il cancro stava divorando metà del suo corpo.
Gli ammalati, sui pagliericci intorno, cominciarono a brontolare. 
Qualcuno alzò la voce:

- Ma non sentite che puzza? Portatelo fuori.

Una donna esile, vestita di un sari bianco, si avvicinò con una bacinella e delle bende. Ma il tanfo terribile che emanava da quelle piaghe la fece impallidire. Se ne andò di corsa, prima di svenire. Il brontolio dei malati si fece minaccioso:
-Portate fuori quella carogna.  Lasciateci morire in pace..

Reggendolo per le mani e per i piedi, tre suore lo portarono nella baracchetta posta a nord, sempre in ombra e fresca. La stanza dei cadaveri. Lo posero sul pavimento. Madre Teresa vide che le altre due non ce la facevano più e disse:
 -Portatemi una bacinella di acqua pulita, poi andate dagli altri.

Adagio cominciò a lavare le piaghe orrende, accompagnata da quel guaito lungo, interrotto solo da un ansare affannoso, disperato.
A un tratto gli occhi, che fino allora avevano fissato senza vedere niente, si fermarono su di lei. Il guaito cessò. Il moribondo cercava qualche parola:

-Dove sono?... Chi sei… Come fai a sopportare questa puzza nauseante?
Non è niente – lei rispose – in confronto al male che sopporti tu.

La morte arrivò verso sera. Madre Teresa era ancora lì a reggere la testa, a dire parole di speranza. Quell’uomo (di cui nessuno sa il nome) riuscì ancora a dire:
-Tu sei diversa dalle altre. Ti ringrazio.

E lei:
-Sono io che ringrazio te, che soffri con Cristo.

Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 2 e 3, Ed. Elledici 1991




Mia regina, mia madre,
dono a te tutta me stessa;
e per dimostrare la mia devozione
consacro a te questa giornata
e, per sempre,
i miei occhi, le orecchie,
la bocca, il cuore,
tutta me stessa senza riserva.
Perciò, madre buona,
siccome sono tua,
custodiscimi e difendimi
come possesso e proprietà tua.
- Madre Teresa di Calcutta -
Fonte: “Un mese con Maria e Madre Teresa, Meditazioni e preghiere” 
a cura di Luigi Guglielmoni e Fausto Negri,  Edizioni Paoline


Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 27 settembre 2018

Al mattino - Padre Anselm Grün


Non appena ti alzi dopo aver dormito, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni inni spirituali e salmi, poiché la prima cosa, di cui lo spirito si occupa fin dall’aurora, continua a essere macinata nella mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. 
Perciò sii sempre il primo a gettarvi dentro il grano, prima che il tuo nemico vi getti la zizzania. (N 592/43)

Questo detto dei Padri vale non solo per i monaci, bensì per ogni cristiano. Mette in risalto quanto sia importante per noi l’inizio della giornata. 
Non dovremmo semplicemente precipitarci a capofitto nel nuovo giorno. 
Non dovremmo pensare per prima cosa agli appuntamenti che abbiamo o alle nostre necessità oppure ai conflitti in cui ci troviamo implicati.
Il primo pensiero deve andare a Dio. 
Ma non dovremmo permettere che rimanga soltanto nel pensiero. 
Anche con la bocca dovremmo pronunciare una preghiera o intonare un canto. Certo questo non si può fare facilmente in un appartamento preso in affitto, senza disturbare i vicini. Ma una silenziosa parola della Bibbia che pronunciamo ad alta voce solo per noi, ci fa sicuramente del bene. 
Non deve essere per forza un salmo o una parola, potrebbe essere un gesto con cui rendiamo onore a Dio. 
Per me, un buon rituale del mattino è alzare in alto le mani e benedire il nuovo giorno con tutto ciò che mi capiterà di vivere oggi. 
Allora è la benedizione che caratterizza la mia giornata e non la paura di qualche difficile colloquio che devo fare o di un conflitto che oggi nuovamente mi tocca sopportare.
Il detto dei Padri paragona il primo pensiero che facciamo al mattino con il riempire la macina del mulino.
Ciò che getto nel mulino per prima cosa, verrà macinato per tutto il giorno. 
I primi pensieri con cui ci affaccendiamo al mattino, continuano a passarci nella mente per tutto il giorno. 
Per tale motivo fa parte dell’igiene spirituale aver buoni pensieri al mattino.
A questo riguardo non si tratta di manipolare noi stessi e darci ad intendere che vogliamo vedere tutto in luce positiva. 
Con i «buoni pensieri» il detto dei Padri indica piuttosto la preghiera. Dovremmo rendere onore a Dio. 
Dovremmo alzare lo sguardo verso Dio e collocarlo al centro della nostra vita. Oppure dovremmo intonare inni devoti, che ci faranno compagnia per tutto il giorno come un ritornello dentro l’orecchio. Ma non devono essere per forza canti religiosi, possono essere canzoni allegre. 
Conosco persone che al mattino sotto la doccia cominciano a cantare quello che in quel momento viene loro in mente. 
In ogni caso ciò produce effetti più salutari per quelle persone, più di quanto avviene se si preoccupano solo delle difficoltà che il nuovo giorno presenta e di come riuscire a superarle. 
Siamo noi i responsabili di come iniziare la giornata. 
Sono necessari allora dei buoni rituali che ogni mattina ci procurino gioia. 
I rituali creano un tempo sacro. E questo tempo sacro appartiene a noi. 
Il mattino ci appartiene. E quando i primi minuti della nuova giornata grazie alla nostra iniziativa ricevono una forma del tutto personale, tutto il giorno diventa nostra proprietà, tutto il giorno viene santificato. 
I rituali ci mettono anche in contatto con lo spazio sacro che sta dentro di noi e in cui il mondo non ha alcun accesso, e sul quale non può esercitare alcun potere.
Questo ci dà una sensazione di libertà e distensione, che ci accompagna lungo tutta la nuova giornata.
Se al mattino gettiamo nella macina del mulino buoni pensieri, alla sera raccogliamo la buona farina del grano con cui possiamo impastare il pane. Sarà questo che ci nutre e ci dà forza. 
Se invece fin dal mattino gettiamo zizzania dentro la macina del mulino, alla sera ne ricaveremo al massimo del caos, che manderà un cattivo odore. E non ci nutre affatto. 
Al contrario, alla sera ci tocca ancora la fatica di eliminare tutta l’erba cattiva che è stata macinata.

- Padre Anselm Grün -




                                                   
                                                  Buon Dio, ti ringrazio
per questo nuovo giorno.
Non mi sento ancora del tutto
sveglio per affrontare tutto ciò
che mi sarà richiesto di fare oggi.
Confido però che tu stenda su di me
la tua mano protettrice
e mi dia lo slancio necessario
per il nuovo giorno.
Restami vicino, oggi,
affinchè compia i passi giusti.
Affinchè capisca che cosa mi è d’aiuto oggi
e come posso impegnarmi per la vita.
Aprimi la vita.
Fammi entrare in contatto con la vita,
con me stesso,
ma anche con le persone che incontro.
Togli il velo che talvolta copre
la mia vita, facendomi vegetare.
Voglio vivere da sveglio,
con tutti i sensi.
Voglio gustare la bellezza della vita.
Voglio contribuire a far sì che
per i miei amici oggi sia un giorno
più bello, colorato e allegro.
Benedicimi, perché oggi possa essere
una benedizione per gli altri.

- Anselm Grün -


Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 10 agosto 2016

Litanie dell'amore - Adriana Zarri

Amami Tu, Signore!
Anche se non sono amabile
anche se sono povera...
anche se Ti amo poco
anche se non lo merito.

Quando mi alzo, al mattino, piena di velleità
quando mi corico, la sera, piena di delusioni
quando lavoro per inerzia
quando mi riposo in maniera alienante
quando prego in un modo dissipato
quando non ho vogli di amarTi
quando presumo di amarTi senza amare gli uomini
quando m'illudo di amare gli uomini senza amare Te
quando temo di amare troppo
quando temo di compromettermi
quando fuggo l'amore
quando nessuno mi ama.

- Adriana Zarri -
da: Il pozzo di Giacobbe


L'erba del mio giardino
Fa' che non creda che ci siano vocazioni privilegiate, più perfette, e che non presuma di abbracciarle per essere da più degli altri.
Quale che sia, la mia vocazione è la più grande; e l'erba del mio giardino è la più verde perché è quella che tu hai annaffiato per me.
Per seguire la tua voce dammi la generosità di Abramo, la prontezza di Samuele, la naturalezza di Maria.
E dammi la pazienza di attendere e l'umiltà di scegliere quella strada fra tutte, e la capacità di viverle tutte in quella unica che è mia.

- Adriana Zarri -




Signore è l’alba.
Fa’ che io vada incontro nella pace
a tutto ciò che mi porterà questo giorno.
Fa’ che io mi consegni totalmente
alla tua santa volontà.
Donami in ogni momento la tua luce e la tua forza.
Qualunque notizia io riceva oggi,
insegnami ad accettarla nella quiete,
e nella fede salda che nulla può accadere
se tu non lo permetti.
In ogni mia azione e parola
dirigi i miei pensieri e i miei sentimenti.
In tutti gli eventi inattesi,
non farmi dimenticare che ogni cosa proviene da te!
Insegnami ad agire con apertura e intelligenza
verso tutti i miei fratelli e le mie sorelle
e verso tutti gli uomini,
senza mortificare o contristare nessuno.
Signore, donami la forza di portare
la fatica del giorno che si avvicina,
e di tutti gli eventi inclusi nel suo corso.
Guida la mia volontà,
insegnami a pregare, a credere,
a perseverare, a soffrire, a perdonare…
e ad amare! Amen


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 9 gennaio 2016

Offerta della giornata - Don Luigi Giussani

Signore,
riconosco che tutto da te viene,
tutto è grazia,
gratuitamente dato,
misterioso,
che non posso decifrare,
ma che io accetto secondo le circostante

 in cui si concreta tutti i giorni
e te lo offro,
e tutte le mattine te lo offro,
e cento volte al giorno
se tu hai la bontà di farmelo ricordare
io te lo offro.
(don Luigi Giussani)





“Perché mi hai creato?”. “Perché ti ho amato!”. “E perché mi hai amato?”. “Perché ti ho amato!”. “E perché nella confusione delle tenebre del mondo, Tu sei venuto come luce sul mio cammino, sulla mia strada, mi hai afferrato e collocato dentro di Te, dentro il mistero della tua persona, mi hai chiamato alla comunione con Te?”. 
“Perché ti ho amato!”. “E perché mi hai amato?”. “Perché ti ho amato!”. 
La gratuità è l’infinito, che è ragione a se stesso. 
“E perché nella lunga fila del popolo cristiano, così facilmente distratto, così facilmente distolto dal suo centro dal mondo in cui vive, così facilmente abbandonato, come pecore abbandonate dai pastori, mi hai raggiunto così concretamente in quella tale occasione che mi ha determinato a un atteggiamento, ad un assetto di vita diverso?”. 
“Per amore, per carità, gratuitamente, “gratis”. 

- don Luigi Giussani -
 da "Il miracolo dell'ospitalità", pag.24 



Perché l’ospitalità è un miracolo? Sembrerebbe la cosa più scontata: aprire la porta della propria casa per fare entrare qualcuno dovrebbe essere normale.
Perché, allora, don Giussani la paragona a un fatto miracoloso? Perché dovrebbe essere l’esperienza normale di una famiglia, e invece è così eccezionale che quando accade tutti ci stupiamo.
Viviamo in un contesto umano, culturale e sociale frutto di una lunga storia, che ha eroso i fattori dell’esperienza elementare: uno innanzitutto, cioè l’apertura originale del cuore e la percezione della realtà come positiva, come carica di promessa per la propria vita. Nel tempo si è introdotta una distanza per cui le cose e le persone sono diventate come estranee. È terribile questa affermazione di Sartre: «Le mie mani, cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre».
Benedetto XVI ha richiamato la famiglia a essere «unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare» (Lettera in vista del VII Incontro Mondiale delle Famiglie – Milano 2012). La stessa consapevolezza del ruolo decisivo della famiglia nel mondo contemporaneo emerge negli interventi e nei dialoghi tenuti da don Giussani ai gruppi dell’Associazione «Famiglie per l’Accoglienza». La parola ospitalità – di cui affido e adozione sono sinonimo — traccia dunque l’identikit di una famiglia che, con gratitudine e impegno, si rende aperta alla vita, riconoscendone la sacralità e irriducibilità ultima alla pura misura dell’uomo. Da questa realtà di famiglia occorre ripartire oggi per affrontare in maniera efficace e pienamente umana la crisi — economica, ma ancor prima morale — che incombe sul mondo contemporaneo.

Julián Carrón -
Dall’introduzione al libro "Il miracolo dell'ospitalità", nella ristampa del 2012



Buona giornata a tutti :-)

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mercoledì 2 dicembre 2015

La storia del cerino - Cleonice Parisi -

 Un Cerino triste e rassegnato, si era messo in disparte su un lato della scatola e una Candela dispiaciuta, incominciò a parlargli:
"La conosci la storia del Cerino?", esclamò la Candela.

"No!", rispose il Cerino.
"Caro Cerino, non sai quanto sei importante!".
"Parli bene tu!", disse con voce rammaricata il Cerino. "Sei una Candela, ti accendesti tempo fa e la tua fiamma ancora brucia nel consumarti lentamente. Io sono un Cerino, mi accenderò per poi spegnermi rapidamente, in meno di un istante".
"Cerino c'è verità in quel che dici, ma credimi non conta quanto sia lunga un'esistenza, ma è importante la realizzazione della sua essenza".
Il Cerino ci rifletté su e poi aggiunse: "Tu credi che valga sempre e comunque la pena vivere? Seppur consapevole di nascere per poi morire, di accendersi per poi finire?".
"Ascolta prima la Storia, figlio mio!".
C'era un volta una Candela, accesa nel buio della notte, essa era una faro per tutti i viandanti del mondo, chiunque poteva scorgerla anche dai luoghi più remoti, quella luce calda e confortante li carezzava ed era davvero tanto ma tanto importante.
Una notte come tante, i viandanti ebbero però un amara sorpresa, la luce della Candela si spense. Del resto era un Candela non poteva durare in eterno, avrebbero dovuto prevederlo, ed invece nel restare completamente al buio, panico e sconforto avvolsero l'animo di ogni viandante.
Passarono alcuni istanti che parvero lunghi come secoli, ed improvvisamente qualcuno s'ingegnò, chi ricordò che in soffitta aveva conservata una vecchia candela, chi trovò una torcia, chi un lumino, e ci fu persino chi scoprì nella propria casa un camino, ma ahimè era tutto inutile senza un Cerino.
E fu così che nell'affanno di risolvere il danno, qualcuno in tasca trovò un Cerino.
La tristezza avvolse l'animo di quel poverino, conosceva bene la durata di un Cerino, ma la vita del mondo era in declino e allora lo usò per accendere un camino.
Da quel camino ogni candela trovò fiamma, ogni cero luce, ogni lume scintilla.
E nel giro di qualche secondo, scanditi come secoli dal mondo la luce si riaccese a tutto tondo, e grazie a quel Cerino il mondo venne salvato dal declino.

"Che storia incantevole Candela, e come si chiamava quel Cerino?".
"Ma come? Quel Cerino lo conosci anche tu, si chiamava Gesù!".
Il Cerino sorrise di una Luce interiore che lo fece accendere con tanto amore e quella sua breve esistenza la trascorse nel dare realizzazione alla sua essenza.


- Cleonice Parisi -





Le immagini organiche della crescita si rifanno al simbolo preferito della vita umana, l'albero, ma io voglio capovolgere quell'albero. Il mio modello di crescita ha le radici nel cielo e immagina una graduale discesa verso le cose umane. 
Tale è l'albero della qabbalak della tradizione mistica ebraica e anche cristiana. 
Lo Zohar, il testo canonico della letteratura qabbalistica, dice chiaramente che la discesa è dura; l'anima è restia a discendere ed a contaminarsi col mondo.

- James Hillman - 

Da: Il codice dell'anima



Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. 
Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. 
L'unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente 
e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.

- Charles Dickens - 




Questo giorno è tuo

Fin dal risveglio,
prima che gli affanni del giorno mi assalgano,
il mio pensiero si volge a te, mio Dio.
Grazie per questo riposo che mi hai concesso,
per le forze che ho ritrovato
e che vorrei mettere al tuo servizio
durante tutta la giornata.
In tutto questo giorno mi appoggerò a te
che nessuna catastrofe colpisce,
che il peccato degli uomini
può offendere ma non allontanare,
a te che nulla sorprende,
poiché tu sei la provvidenza del mondo.
Così a te mi rivolgo con sicurezza
all’inizio di questa giornata,
in te pongo la mia fiducia.
Sèrviti di me
perché si compia il bene.
Questo giorno è tuo.
Fa’ che io lo trascorra
facendo la tua volontà.
Amen



Buona giornata a tutti. :-)