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mercoledì 27 giugno 2018

Ho preso la parola, Signore - Padre Michel Quoist

Ho preso la parola, Signore, e sono stizzito,
Sono stizzito perché mi sono agitato, speso, con il gesto e con la voce.
Ce l'ho messa tutta nelle mie frasi, nelle mie parole,
E temo di non aver dato l'essenziale.
Perché l'essenziale non è in mio potere, Signore, e le parole sono troppo strette per contenerlo.

Ho preso la parola, Signore, e son inquieto,
Ho paura di parlare, perché è grave;
E' grave disturbare gli altri, farli uscire da loro, immobilizzarli sulla soglia di casa loro;
E' grave trattenerli lunghi minuti, a mani tese, cuore teso, alla ricerca di un lume o di un po' di coraggio per vivere e per agire.
Se io li rimandessi a mani vuote, Signore!

Eppure debbo parlare.
Mi hai donato la parola per alcuni anni, e debbo servirmene.
Son debitore della mia anima agli altri, e sulle mie labbra le parole attendono per trasportarla presso gli altri in lunghi convogli serrati.
Perché l'anima non saprebbe esprimersi se le fosse tolta la parola.

Non si sa nulla del bimbo racchiuso nella sua carne
E la famiglia tutta esulta quando, a sillabe, a parole, a frasi, la sua anima appare davanti alla nostra anima.
Ma la famiglia si raccoglie disperata al capezzale del morente, ascoltando religiosamente le ultime parole, che egli pronuncia.
Egli se ne va, chiudendosi nel silenzio, ed i parenti non conosceranno più la sua anima quando pietosamente ne avranno chiuso gli occhi e serrato le labbra.

La parola è una grazia, Signore, e non ho il diritto di tacere per orgoglio, viltà, negligenza o paura dello sforzo.
Gli altri hanno diritto alla mia parola, alla mia anima, perché ho un messaggio da trasmettere da parte Tua. E nessun altro che me, Signore, sarebbe in grado di dirlo loro.
Ho una frase da pronunciare, breve, forse, ma ripiena della mia vita.
Non mi posso sottrarre.
Ma le parole che lancio debbono essere parole vere.
Sarebbe abuso di fiducia captare l'attenzione altrui se sotto la scorza delle parole non dessi la verità dell'anima.
Le parole che spando debbono essere parole vive, ricche di quanto la mia anima unica ha colto del mistero del mondo e del mistero dell'uomo.
Le parole che dono debbono essere portatrici di Dio, perché le labbra, che mi hai donato, Signore, sono fatte per dire la mia anima, e la mia anima Ti conosce e ti tiene avvinto.

Perdonami, Signore, per aver parlato tanto male;
Perdonami per aver spesso parlato per non dir nulla;
Perdonami i giorni in cui ho prostituito le mie labbra
pronunciando parole vuote,
parole false,
parole vili,
parole in cui Tu non hai potuto infiltrarti.

Sorreggimi quando debbo prendere la parola in un'assemblea, intervenire in una discussione, conversare con un fratello.
Fa soprattutto, o Signore, che la mia parola sia un seme
E che quanti ricevono le mie parole possano sperare una bella messe.

Padre Michel Quoist
da: "Preghiere", ed. Marietti, Torino 1963, pagg. 72,74



Se vuoi essere gradito alle persone che incontri, parla loro di ciò che le interessa e non di ciò che interessa te.
Va incontro all'altro. Tendere la mano è sorridere, è sostenere, è dire "e il vostro bimbo come sta?", "che cosa è accaduto, povero amico mio?", e in ciascuna di queste brevi frasi, metti te stesso tutto intero, metti tutto l'amore del Signore che eternamente chiama.

- Padre Michel Quoist -


Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica …
non ci sarebbero le sinfonie
Se la parola dicesse:
non è una parola che può fare una pagina …
non ci sarebbero i libri
Se la pietra dicesse:
non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero le case
Se la goccia d'acqua dicesse:
non è una goccia d'acqua che può fare il fiume …
non ci sarebbe l'oceano
Se il chicco di grano dicesse:
non è un chicco di grano che può seminare il campo …
non ci sarebbe il pane
Se l'uomo dicesse:
non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità …
non ci sarebbero mai né giustizia né pace,
né dignità né felicità nella terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota,
Come il libro ha bisogno di ogni parola,
Come la casa ha bisogno di ogni pietra,
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
Come la messe ha bisogno di ogni chicco,
L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

- Padre Michel Quoist -


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 7 giugno 2018

Riattacca quel ramo e altri racconti - Padre Anthony De Mello

Buddha fu un giorno minacciato di morte da un bandito chiamato Angulimal. «Sii buono ed esaudisci il mio ultimo desiderio», disse Buddha. «Taglia un ramo di quell'albero». 
Con un colpo solo di spada l'altro eseguì quanto richiesto, poi domandò: «E ora che cosa devo fare?». 
«Rimettilo a posto» ordinò Buddha. Il bandito rise. «Sei proprio matto se pensi che sia possibile una cosa del genere». 
«Invece il matto sei tu, che ti ritieni potente perché sei capace di far del male e distruggere. Quella è roba da bambini. La vera forza sta nel creare e risanare».

- padre Anthony De Mello -
da:  La preghiera della rana. Saggezza popolare dell'Oriente, Volume 2




Un prete cattolico va a fare un pic-nic con un gruppo di ragazzini tra gli otto e i dieci anni. Sono sulla spiaggia e vanno avanti, mentre il prete si trova in retroguardia con intorno tre o quattro ragazzi. Quelli davanti s'imbattono in una donna anziana che è una prostituta, e le dicono:
"Ciao" e lei: "Ciao". I ragazzi le chiedono: "Chi sei?". Lei risponde: "Sono una prostituta".
Loro non sanno cosa significhi, ma fingono di saperlo.
Uno dei ragazzi, che sembra un po' più esperto degli altri, dice: "Una prostituta è una che fa certe cose se la paghi.
Gli altri chiedono: "Farebbe quelle cose, se noi la paghiamo?". "Perché no?" è la risposta.
Così, fanno una colletta e le danno i soldi, dicendo: "Adesso che ti abbiamo dato i soldi, ci fai quelle certe cose?". 
Lei risponde: "Certo, ragazzi, cosa volete che faccia?". L'unica cosa che viene in mente ai ragazzi è farla spogliare. 
Così, lei si spoglia. Loro la guardano: non hanno mai visto una donna nuda prima di allora. I ragazzi non sanno cos'altro farle fare, e così le dicono: "Potresti ballare? E lei: "Certo". Tutti si mettono in cerchio, cantando e battendo le mani; la prostituta muove il didietro e i ragazzi si divertono un mondo.
Il prete vede tutto: corre da loro e si mette a urlare contro la donna. 
In quell'attimo, i ragazzi persero l'innocenza: fino a quel momento, erano puri, splendidi.


- Padre Antony de Mello -




Un discepolo andò dal suo maestro e disse, astioso: "Tu mi nascondi il segreto ultimo della contemplazione!".
"Nient'affatto", rispose il maestro.
"E invece sì!", ribadì l'allievo, e si allontanò risentito.
Capitò che i due si ritrovarono camminando all'alba ai piedi della montagna e udirono un uccello cantare al primo giorno.
Il maestro chiese: "Hai sentito l'uccello cantare?".
L'allievo rispose: "Si. L'ho sentito".
Il maestro rispose: "Adesso sai che non ti ho nascosto nulla".

- Padre Anthony de Mello -
Fonte:  Dove non osano i polli




Istruzioni per l'uso:
I libri di Anthony de Mello sono stati scritti in un contesto multi-religioso per aiutare i seguaci di altre religioni, agnostici ed atei, nella loro ricerca spirituale, e non sono stati concepiti dall'autore come manuale di istruzione dei fedeli cattolici nella dottrina cristiana o dogma.



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 2 giugno 2018

Perché si riunisce un gruppo? - Madeleine Delbrêl

Se dei cristiani vivono in gruppo, hanno come primo intento quello di essere tutti insieme una risposta a quella proposta di amore che il Cristo ha rivolto a tutti i cristiani: ci si riunisce insieme a vivere, spingendosi il più lontano possibile, il vero amore di  Cristo, il vero amore degli altri.
Una debolezza per il gruppo sarebbe quella di accontentarsi dell’amicizia, del cameratismo, dell’affetto: deve essere l’amore di Cristo a cementarci gli uni gli altri. 

La fortuna del gruppo sta nell’incontrare persone che sono decise ad amarsi insieme fino in fondo, senza cedere ad inutili indulgenze degli uni verso gli altri.

Il gruppo può rischiare la consuetudine, l’invecchiamento, se riduce i rapporti a gentilezza. 

Una delle regole è il principio: “chi perde, vince”; nessuno ha dei diritti sul gruppo, ma il gruppo deve assumersi i diritti di ognuno. 

L’amore non fa rivendicazioni.

Naturalmente bisogna mettersi in testa che unità non vuol dire uniformità: esiste, più o meno, senza la tentazione dell’unità confortevole, in cui tutti avrebbero voglia di fare tutto nello stesso modo e nello stesso momento. Dobbiamo invece cercare di vedere la personalità di ognuno nel Signore e di sbarazzarci di tutti i pregiudizi che si hanno sugli altri.
Non esistono ricette per essere persone che amano; bisogna scendere fino al cuore di Cristo per scoprirne il modo. Tutto il resto non è che un espediente.

- Madeleine Delbrel -
da: "Comunità secondo il Vangelo", Gribaudi 1996




Noi delle strade 


Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito,
ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi.

C'è gente che Dio prende e mette da parte.
Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine,
che non «ritira dal mondo».
E' gente che fa un lavoro ordinario,
che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe.
Gente che ha malattie ordinarie, lutti ordinari.
Gente che ha una casa ordinaria, vestiti ordinari.
E' la gente della vita ordinaria.
Gente che s'incontra in una qualsiasi strada.
Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via,
come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta
che si è rinchiusa definitivamente dietro di loro.
Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze
che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi
è per noi il luogo della nostra santità.
Noi crediamo che niente di necessario ci manca.
Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.

- Madeleine Delbrel -
(1938) 



Buona giornata a tutti. :-)





domenica 27 maggio 2018

Le realtà grandi cominciano in umiltà - papa Benedetto XVI

...Tutti hanno bisogno del Vangelo; il Vangelo è destinato a tutti e non solo a un cerchio determinato e perciò siamo obbligati a cercare nuove vie per portare il Vangelo a tutti.
Però qui si nasconde anche una tentazione, la tentazione dell'impazienza, di cercare subito il grande successo, i grandi numeri. 
E questo non è il metodo di Dio. 
Per il regno di Dio e così per l'evangelizzazione, strumento e veicolo del regno di Dio, vale sempre la parabola del grano di senape. 
Il regno di Dio ricomincia sempre di nuovo sotto questo segno. 
Nuova evangelizzazione non può voler dire attirare subito con nuovi metodi più raffinati le grandi masse allontanatesi dalla Chiesa. 

No, non è questa la promessa della nuova evangelizzazione...le realtà grandi cominciano in umiltà...Dio non conta con i grandi numeri; il potere esteriore non è il segno della sua presenza [...].

Dobbiamo aggiungere un passo ulteriore. Gesù predicava di giorno, di notte pregava, questo non è tutto. 

La sua intera vita fu, come mostra in modo molto bello il Vangelo di Luca, un cammino verso la croce, ascensione verso Gerusalemme. Gesù non ha redento il mondo tramite parole belle, ma con la sofferenza e la sua morte. 
Questa sua passione è la fonte inesauribile di vita per il mondo; la passione dà forza alla sua parola [...].
Una madre non può dar la vita a un bambino senza sofferenza. 
Ogni parto esige sofferenza, è sofferenza, ed il divenire cristiano è un parto. Diciamolo ancora una volta con le parole del Signore: il regno di Dio esige violenza (Mt 11,12; Lc 16,16), ma la violenza di Dio è la sofferenza, è la croce. Non possiamo dare vita ad altri senza dare la nostra vita...
E pensiamo alla parola del Salvatore: "chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mt 8,36).

- cardinale Joseph Ratzinger - 
dal "Discorso al Convegno dei catechisti e insegnanti di religione" 
- 10 dicembre 2000 -





Signore Gesù,
nonostante i miei limiti
le mie paure
e i miei numerosi impegni,
accetto di fare il catechista,
perché tu, lasciando la terra,
hai detto ai tuoi discepoli:
"Andate in tutto il mondo
e predicate il vangelo
a ogni creatura.
Non ti chiedo di essere capace
di scacciare i demoni,
di guarire i malati,
di prendere in mano serpenti
o di bere veleni
senza subire danni.
Ti chiedo di concedermi
intuito vivace,
fantasia fervida,
parola efficace.
Per farti conoscere al meglio,
e per farti scegliere
come via verità e vita
da coloro
che mi sono affidati.
Questo puoi concedermelo.
Anzi,
se posso permettermelo,
devi concedermelo.

- don Tonino Lasconi -



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 21 maggio 2018

Giovane, non dimenticare la preghiera - Fëdor Dostoevski

Giovane, non dimenticare la preghiera.
Ogni volta che preghi, se la tua preghiera è sincera, in essa baluginerà un nuovo sentimento e una nuova idea che prima non conoscevi e che ti ridarà nuova forza; e capirai che la preghiera è crescita.
Ricordati anche questo: ogni giorno e ogni volta che ne hai la possibilità ripeti a te stesso: «Signore, abbi pietà di tutti coloro che compariranno dinanzi a te in questo giorno».
Giacché ogni ora, in ogni istante migliaia di persone abbandonano la loro vita su questa terra e le loro anime si presentano a Dio; quante di loro si sono separate dalla terra in solitudine, senza che nessuno lo sapesse, tristi e angosciate che nessuno le piangesse o solo fosse a conoscenza della loro esistenza, se avessero vissuto oppure no.
Ed ecco che forse dall’altro capo del mondo si innalza a Dio la tua preghiera che invoca il loro eterno riposo, anche se tu non conoscevi loro e loro non conoscevano te.
Come deve essere toccante per quell’anima che sta atterrita di fronte al Signore sentire che in quel momento c’è qualcuno che prega per lei, che è rimasta almeno una creatura umana sulla terra che ancora la ama.
E anche Dio guarderà con occhio più misericordioso tutti e due, giacché se tu hai avuto tanta pietà di quell’anima, di quanta pietà in più sarà capace colui che è infinitamente più misericordioso e amorevole di te?

E lo perdonerà per amor tuo. Fratelli, non abbiate paura del peccato degli uomini, amate l’uomo anche nel suo peccato, giacché proprio questa è l’immagine dell’amore divino ed è la forma suprema dell’amore sulla terra. 

- Fëdor Michajlovič Dostoevskij -
da: I fratelli Karamazov




Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. 
Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? 
Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell'anima! 

- Fëdor Dostoevskij -
da: Le notti bianche





Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, io amo ardentemente la vita, amo la vita per la vita e, davvero, è come se tuttora io mi accingessi in ogni istante a dar inizio alla mia vita [...] e non riesco tuttora assolutamente a discernere se io mi stia avvicinando a terminare la mia vita o se sia appena sul punto di cominciarla: ecco il tratto fondamentale del mio carattere; ed anche, forse, della realtà..


Fëdor Dostoevskij



Buona giornata a tutti :-)



domenica 29 aprile 2018

Santa Caterina da Siena, Lettera CXCVI - A papa Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e reverendissimo padre in Cristo Gesù. Io Catarina, indegna e miserabile vostra figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio di vedervi pastore buono; considerando me, babbo mio dolce, che il lupo ne porta le pecorelle vostre, e non si trova chi le rimedisca. 
Ricorro dunque a voi padre e pastore nostro, pregandovi da parte di Cristo crocifisso, che voi impariate da lui, il quale con tanto fuoco d'amore si diè all'obbrobriosa morte della santissima croce per trarre la pecorella smarrita dell'umana generazione delle mani delle dimonia; perocché, per la rebellione che l'uomo fece a Dio, la possedevano per sua possessione.
Viene dunque la infinita bontà di Dio, e vede 'l male e la dannazione e la ruina di questa pecorella; e vede che con ira e con guerra non ne la può trarre. 
Onde, non istante che sia ingiuriato da essa (perocché, per la rebellione che fece l'uomo disobbediente a Dio, meritava pena infinita). 
La somma ed eterna Sapienza non vuole fare così; ma trova uno modo piacevole, e più dolce e amoroso che trovare possa; perocché vede, che per neuno modo si traie tanto il cuore dell'uomo, quanto per amore; però ch'egli è fatto per amore. E questa pare la cagione che tanto ama, perché non è fatto d'altro che d'amore, secondo l'anima e secondo il corpo. perocché per amore Dio il creò alla immagine e similitudine sua; e per amore il padre e la madre gli diè della sua sustanzia concependo e generando 'l figliuolo. 
E però vedendo Dio che egli è tanto atto ad amare, drittamente gli gitta l'amo dell'amore, donandoci il Verbo dell'unigenito Figliuolo, prendendo la nostra umanità, per fare una grande pace. Ma la giustiza vuole che si faccia vendetta della ingiuria che è stata fatta a Dio: viene dunque la divina misericordia e ineffabile carità, per satisfare alla giustiziae alla misericordia, condanna il figliuolo suo alla morte, avendolo vestito della nostra umanità, cioè della massa d'Adam, che offese. 
Sicché per la morte sua è placata l'ira del Padre, avendo fatta giustizia sopra la persona del figliuolo: e così ha satisfatto alla giustizia, ha satisfatto alla misericordia, traendo dalle mani delle dimonia l'umana generazione. 
Ha giuocato questo dolce Verbo alla braccia in sul legno della santissima croce, facendo uno torniello la morte con la vita e la vita con la morte: sicché per la morte sua distrusse la morte nostra, e per darci la vita consumò la vita del corpo suo. Sicché dunque con l'amore ci ha tratti, e con la sua benignità ha vinta la nostra malizia; in tanto che ogni cuore dovrebbe essere tratto; perocché maggiore amore non poteva mostrare (e così disse egli) che dare la vita per l'amico suo. 
E se egli commenda l'amore che dà la vita per l'amico, che dunque diremo dell'ardentissimo e consumato amore che diè la vita per lo nemico suo? Perocché per lo peccato eravamo fatti nemici di Dio. Oh dolce e amoroso Verbo, che con l'amore hai ritrovata la pecorella, e con l'amore gli hai data la vita, ed ha la rimessa nell'ovile, rendendole la Grazia, la quale aveva perduta!
Oh santissimo babbo mio dolce, io non ci vedo altro né altro rimedio a riavere le vostre pecorelle, le quali con ribelle si sono partite dall'ovile della santa Chiesa, non obbedienti, né subietti a voi padre. 
Onde io vi prego da parte di Cristo crocifisso, e voglio che mi facciate questa misericordia, cioè con la vostra benignità vinciate la loro malizia. Vostri siamo, o Padre. E io cognosco e so che a tutti in comune lor pare aver male fatto; e poniamoché scusa non abbino nel male adoperare, nondimeno, per le molte pene e cose ingiuste e inique che sostenevano per cagione de' mali pastori e governatori, lor pareva non potere fare altro. 
Perocché sentendo il puzzo della vita di molti rettori, e' quali sapete che sono demoni incarnati, vennero in tanto pessimo timore, che fecero come Pilato, il quale per non perdere la signoria, uccise Cristo: e così fecero essi, che per non perdere lo stato, vi hanno perseguitato. Misericordia adunque, padre, v'addimando per loro. E non ragguardate all'ignoranzia e superbia de' vostri figliuoli; ma con l'esca dell'amore e della vostra benignità, dando quelle dolcedisciplina e benigna reprensione che piacerà alla Santità vostra, rendete pace a noi miseri figliuoli che abbiamo offeso. Io vi dico, dolce Cristo in terra, da parte di Cristo ìn cielo, che facendo così, cioè senza briga e tempesta, essi verranno tutti con dolore dall'offesa fatta, e metterannovi il capo in grembo. Allora goderete, e noi goderemo; prché con amore averete rimessa la pecorella smarrita nell'ovile della santa Chiesa. E allora, babbo mio dolce, adempirete il santo desiderio vostro e la volontà di Dio, cioè di fare il santo passaggio; al quale io v'invito per parte sua a tosto farlo, e senza negligenzia. Ed essi si disporranno con grande affetto; e disposti sono a dare la vita per Cristo. oimé, Dio, amore dolce! Rizzate, babbo, tosto il gonfalone della santissima croce, e vederete li lupi diventare agnelli. Pace, pace, pace! acciocché non abbi la guerra a prolongare questo dolce tempo. 
Ma se volete fare vendetta e giustizia, pigliatela sopra di me misera miserabile, e datemi ogni pena e tormento che piace a voi, infino alla morte. Credo che per la puzza delle mie iniquità siano venuti molti difetti e molti inconvenienti e discordie.

Dunque sopra me misera vostra figliuola prendete ogni vendetta che volete. oimé, padre, io muoio di dolore, e non posso morire. 
Venite, venite, e non fate più resistenzia alla volontà di Dio che vi chiama; e le affamate pecorelle v'aspettano che veniate a tenere e possedere il luogo del vostro antecessore e campione, apostolo Pietro. 
Perocché voi, come vicario di Cristo, dovete riposarvi nel luogo vostro proprio. Venite dunque, venite, e non più indugiate; e confortatevi, e non temete d'alcuna cosa che avvenire potesse, perocché Dio sarà con voi. 
Dimandovi umilmente la vostra benedizione e per me, e per tutti li miei figliuoli; e pregovi che perdoniate alla mia presunzione. 
Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Amore.



O potente Caterina, 

presidio della Cristianità, 
a Te ricorriamo in questi tempi oscuri 
affinchè ci ottenga dall'Altissimo 
continua illuminazione dell'intelletto, 
vera libertà di pensiero, 
cuore coraggioso e parola franca, 
perchè, animati dal Tuo incrollabile esempio, 
possiamo difendere i diritti di Dio e la Verità di Cristo 
contro i nemici della Chiesa, 
vieppiù quando i sagri Pastori, 
immemori dei mandati del Divin Salvatore 
e complici delle mode del secolo, 
si trasformassero anch'essi in avversari di Nostro Signore, 
portando le anime loro commesse alla perdizione.
Ora pro nobis!



Io busso alla porta della tua verità, cerco e grido al cospetto della tua maestà e domando all’orecchio della tua clemenza: misericordia per tutto il mondo e in particolare per la santa Chiesa, perché nella dottrina del Verbo ho conosciuto che tu vuoi che io mi nutra di continuo di questo cibo; e poiché tu vuoi così, amore mio, non mi lasciare morire di fame. 
O anima mia, che cosa fai? Non sai tu che continuamente sei guardata da Dio? Sappi che ai suoi occhi non ti puoi mai nascondere, perché nessuna cosa gli è nascosta; qualche volta ti puoi nascondere agli occhi della creatura, ma a quelli del Creatore mai. Poni dunque fine e termine alle tue iniquità, e sveglia te stessa.

- santa Caterina da Siena -



Alla Madonna 

O Maria, Maria, tempio della Trinità!
O Maria, portatrice del fuoco! 
Maria, porgitrice di misericordia,
Maria germinatrice del frutto, 
Maria ricomperatrice dell'umana generazione, 
perché sostenendo la carne tua 
nel Verbo fu ricomprato il mondo: 
Cristo lo ricomprò con la sua passione 
e tu col dolore del corpo e della mente. 
Maria mare pacifico, 
Maria donatrice di pace, 
Maria terra fruttifera. 
Tu, Maria, sei quella pianta novella 
della quale abbiamo il fiore odorifero 
del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, 
perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo.
Tu sei la terra e sei la pianta di fuoco, 
tu portasti il fuoco nascosto 
e velato sotto la cenere della tua umanità.



Immagine: Francesco Messina Monumento Santa Caterina da Siena, 1961 Giardini di Castel Sant'Angelo, RM, particolare


Caterina da Siena, nata Caterina Benincasa (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380), mistica italiana. Canonizzata dal papa senese  Pio II nel 1461; il 4 ottobre  1970  è stata dichiarata dottore della Chiesa da Papa Paolo VI; è patrona d'Italia  per nomina di papa Pio XII nel 1939 (assieme a San Francesco d’Assisi) e compatrona d' Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1999. Fu sepolta a Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva. Il corpo è ancora conservato nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.



Buona giornata a tutti, :)