domenica 30 giugno 2019

Il falco che non sapeva volare – don Bruno Ferrero


Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse.
Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato.
"E l'altro?" chiese il re.
"Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare.
Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo". 


Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco.
Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno potè schiodare il falco dal suo ramo.
Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull'albero, giorno e notte.
Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema.
Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino.
"Portatemi l'autore di questo miracolo", ordinò.
Poco dopo gli presentarono un giovane contadino.
"Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?" gli chiese il re.
Intimidito e felice, il giovane spiegò:"Non è stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare".


Talvolta, Dio permette a qualcuno di tagliare il ramo delle nostre false sicurezze a cui siamo tenacemente attaccati, affinché ci rendiamo conto di avere le "ali" per volare alto e fare della nostra vita un capolavoro.

- don Bruno Ferrero -
Fonte: Ma noi abbiamo le ali di Bruno Ferrero



Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella 'zona grigia' in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.
Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. 
Io non sono il corpo: io sono la mente.

Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita. Sono enormemente grata. 
Grazie mille a tutti!
Spetta a ogni individuo il compito di costruire la propria scala di valori e cercare di attenersi a quella con l’obiettivo di godere ora per ora, giorno per giorno, della straordinaria esperienza di vivere. 



- Rita Levi Montalcini -




...se noi vogliamo trovare una vita più interessante, deve avvenire una rottura in noi, una rottura che porti ad una liberazione. 
Ci siamo abituati a vivere in un certo modo e siamo costretti a vivere in un certo modo. 
Io mi alzo la mattina e conosco tutto quello che devo fare. 
Non dovrei saperlo, la giornata dovrebbe avere la sorpresa. 
Dovrebbe riservare qualche sorpresa, che è un rapporto nuovo con ciò che io stabilisco con qualcosa, o con qualcuno, una persona, un oggetto, un albero. Questo deve essere una scoperta. 
La rottura è appunto, questa nostra disposizione ad accettare l'imprevisto. Cercare di intendere lo sconosciuto, osservarlo, interpretarlo.
E' inutile andare lontano e ritornare. 
L'importante è essere andati lontano, ed avere trovato la persona, l'albero, l'oggetto, quella cosa che poi, può inserirsi davvero nella nostra vita come un fatto nuovo, ed emotivo.

- Giovanni Michelucci - 
da: "La vita va azzardata"



Buona giornata a tutti. :-)



venerdì 28 giugno 2019

Quando verrà il momento.. - Joumana Haddad

Quando verrà il momento

Nella follia
Catturerò il firmamento e lambirò le nubi
Prenderò in prestito la bufera
Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti
E me ne andrò.
Non inseguirò l’equilibrio
Non soffocherò le grida
Danzerò sull’acqua
Dirigendomi verso l’altra sponda
Libera
O schiava
Non importa!
Guaderò il fiume.
Quando verrà il momento
Farfalla notturna
Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata
Deporrò l’abito imbizzarrito invano
E darò fuoco al passato
Per ritornare liscia come la terra vista da lontano
E girare da sola
Intorno alla luna.
Riderò e le mie risate non saranno tristi
Non volerò, camminerò
Accarezzerò la strada
Converserò tutta la notte con il selciato
Farò sgorgare la poesia dalle pietruzze
Il cielo piangerà e non mi preoccuperò
Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore
Quando verrà il momento
alba senza rugiada
mi mostrerò con il viso rabbuiato
e seppellirò i miei visi sereni
diffonderò le ombre sul mio essere
le farò gocciolare come il dolce miele
punto dopo punto
bacio dopo bacio
affinché riemerga sulla superficie del fiume
quella donna che ho serbato in me.


- Joumana Haddad -

Ophelia by Paul Albert Steck, 1895


Prometto di credere in me stessa e valorizzarmi come una persona unica e speciale.

Prometto di amarmi senza coprirmi di critiche, se non assomiglio alla donna ideale del mio immaginario.

Prometto di non barattare una vita appassionata e creativa per una vita sicura ma in anestesia.
Prometto di amare, senza però farmi tagliare a fette, senza farmi infilare coltelli affilati nell'anima.
Prometto di piangere quando serve, senza però affogare nelle mie lacrime.
Prometto che smetterò di giustificarmi per ogni cosa che faccio, sentendomi sempre insicura delle mie scelte.
Prometto di spalancare le braccia al piacere, senza pensare che non me lo merito.
Prometto di non farmi spezzare la schiena dai sensi di colpa, se non sono sempre utile a tutti e tutto.
Prometto di far sentire le mie ragioni, senza cadere nelle trappole che mi spezzano le gambe.
Prometto di interessarmi a un uomo senza però aspettare disperata di fronte al telefono la sua chiamata.
Prometto di non usare più contro me stessa le parole come un rasoio, riempiendomi di tagli, senza ricordare che sotto quella pelle c'è una persona che merita amore.
Prometto di guardare le mie cicatrici come segni di una vita vissuta, senza piangere lacrime di autocommiserazione.
Prometto che non farò dipendere il mio valore solo da come mi guarda l'altro, senza considerare che c'è un insieme di aspetti dentro di me, non solo uno di quel momento.
Prometto di ridere, scherzare, gioire buttando nel cassonetto della spazzatura le facce tristi e grigie.
Prometto di sentire il mio pulsare creativo, senza lasciare che la vita di tutti giorni mi renda fredda e automatica.
Prometto che smetterò di fare l'arbitro implacabile di me stessa, facendomi perdere sempre, senza considerare che ho anche delle qualità.
Prometto di non abbandonare la mia natura istintuale, intuitiva e calda per trasformarmi in un automa senza vita.
Prometto di smettere di farmi cambiare dagli uomini, o di cambiare per tenermeli stretti, senza considerare che potrei essere interessante anche così come sono.
Prometto di nutrire il mio terreno interiore ogni giorno, senza lasciarlo diventare una terra arida, dove non cresce più niente.
Prometto di correre libera, fedele alla mia profonda natura.
Prometto di ascoltare la voce del femminile e di cantare insieme una canzone.
Prometto di essere la donna che voglio essere, per vivere intensamente la vita.
Prometto di vivere sempre accanto la mia anima… perché con il suo aiuto potrò mantenere tutte queste promesse…

- Simona Oberhammer - 
Fonte: La Via Femminile di Simona Oberhammer




Buona giornata a tutti. :-)


mercoledì 26 giugno 2019

Mostrati, Signore - Padre David Maria Turoldo

A tutti i cercatori del tuo volto,
mostrati, Signore;




a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;





con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;





affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;





e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;





non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.


- Padre David Maria Turoldo -


Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 24 giugno 2019

Alla festa della Creazione - don Bruno Ferrero

Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era la sua festa. Tutte le creature, nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare.
Gli scoiattoli portarono noci e nocciole; i conigli carote e radici dolci; le pecore lana soffice e calda; le mucche latte schiumoso e ricco di panna.
Miliardi di angeli si disposero in cerchio, cantando una serenata celestiale.
L'uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato. "Che cosa posso donare io? I fiori hanno il profumo, le api il miele, perfino gli elefanti si sono offerti di fare la doccia a Dio con le loro proboscidi per rinfrescarlo".
L'uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a scervellarsi. Tutte le creature sfilavano davanti a Dio e depositavano i loro regali.
Quando rimasero solo più alcune creature davanti a lui, la chiocciola, la tartaruga e il bradipo poltrone, l'uomo fu preso dal panico.
Arrivò il suo turno.
Allora l'uomo fece ciò che nessun animale aveva osato fare. Corse verso Dio e saltò sulle sue ginocchia, lo abbracciò e gli disse: "Ti voglio bene!".
Il volto di Dio si illuminò, tutta la creazione capì che l'uomo aveva fatto a Dio il dono più bello ed esplose in un alleluia cosmico.
"Per qual fine Dio ci ha creati? Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra, in Paradiso" (Catechismo di Pio X).

Lascia che ti ami, mio Dio.
Che cosa ho in cielo,
che cosa ho in terra, all'infuori di te?
Tu, Dio del mio cuore
e mia parte nell'eternità,
lascia che mi aggrappi a te.
Sii sempre con me,
e se sarò tentato di lasciarti,
tu, mio Dio, non mi lasciare.

- don Bruno Ferrero -
Solo il Vento lo sa di don Bruno Ferrero, Editrice ElleDiCi






Preghiera ai Santi del Paradiso

O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso,
volgete pietosi lo sguardo sopra di noi,
ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.
Voi godete ora la gloria che vi siete meritata 
seminando nelle lacrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche,
il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti.
O anime beate, intercedete per noi!
Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme,
di seguire i vostri esempi di zelo 
e di amore ardente a Gesù e alle anime,
di ricopiare in noi le virtù vostre,
affinché diveniamo un giorno 
partecipi della gloria immortale. Amen.


Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 22 giugno 2019

Foglie d'erba (1855) – Walt Whitman

nella Poesia di saluto:

[…] Vedo le città della terra, e ne divento parte,
Sono un vero londinese, parigino, viennese,
Sono un abitante di San Pietroburgo, Berlino, Costantinopoli,
Sono di Adelaide, Sidney, Melbourne,
Sono di Manchester, Bristol, Edimburgo, Limerick,
Sono di Madrid, Cadige, Bercellona, Oporto, Lione, Brussels, Berna,
Francoforte, Stoccarda, Torino, Firenze,
Appartengo a Mosca, Cracovia, Varsavia – o più a nord a Cristiana o
Stoccolma – o a qualche strada in Islanda,
Scendo in tutte queste città, e di nuovo riemergo.
Vedo vapori che esalano da paesi inesplorati,
Vedo tipi selvaggi, l’arco e le frecce, la punta avvelenata, il feticcio e
l’obi.
Vedo le città africane e asiatiche,
Vedo Algeri, Tripoli, Derna, Mogadore, Timbuctu Monrovia,
Vedo le brulicanti folle di Pechino, Canton, Benares, Deli, Calcutta,
Vedo il crumano nella sua capanna, e il dahomey e l’ascianti nelle
loro capanne,
Vedo il turco che fuma l’oppio ad Aleppo,
Vedo le folle pittoresche alle fiere di Kiva e a quelle di Herat,
Vedo Teheran, vedo Muscat e Medina, e le sabbie tra loro – vedo le
carovane che procedono a fatica;
Vedo l’Egitto e gli Egiziani, vedo le piramidi e gli obelischi,
Guardo le storie incise, le canzoni, le filosofie, cesellate su lastre di
arenaria e blocchi di granito,
Vedo a Menfi le tombe di mummie, imbalsamate, fasciate in teli di
lino, che giacciono lì da secoli,
Guardo del Tebano deceduto le grandi orbite vuote, il collo piegato da
un lato, le mani incrociate sul petto.
Vedo i servi di tutto il mondo che lavorano,
Vedo i prigionieri in prigione,
Vedo i corpi umani imperfetti in tutto il mondo,
Vedo il cieco, il sordo-muto, gl’idioti, i gobbi, i pazzi,
Vedo i pirati, i ladri, i traditori, gli assassini, gli schiavisti della terra,
Vedo i bimbi indifesi, e i vecchi e le vecchie indifese.
Vedo maschi e femmine ovunque,
Vedo la serena confraternita dei filosofi,
Vedo l’atteggiamento costruttivo della mia razza,
Vedo i risultati della perseveranza e dell’attività della mia razza,
Vedo classi, colori, barbarie, civiltà e vado tra loro, mi mescolo
indiscriminatamente,
E saluto tutti gli abitanti della terra.
Tu, dove ti trovi inevitabilmente!
Tu, figlia e figlio d’Inghilterra!
Tu uomo libero d’Australia! Tu della Tasmania! Tu della Papuasia!
Tu donna libera degli stessi luoghi!
Tu delle possenti tribù e imperi slavi! Tu Russo in Russia!
Tu nero di oscura origine, anima divina africana, grande, bella testa,
nobili fattezze, dal superbo destino, perfettamente mio pari!
Tu norvegese! Svedese! Danese! Islandese! Tu prussiano!
Tu spagnolo di Spagna! Tu portoghese!
Tu donna e uomo di Francia!
Tu belga! Tu libero amante dei Paesi Bassi!
Tu austriaco risoluto! Tu lombardo! Unno! Boemo! Contadino della
Stiria!
Tu ai confini del Danubio!
Tu operaio del Reno, dell’Elba, o del Weser! E anche tu operaia!
Tu sardo! Tu bavarese! Tu svevo! Sassone! Valacco! Bulgaro!
Tu cittadino di Praga! Tu romano! Napoletano! Greco!
Tu agile torero nell’arena di Siviglia!
Tu montanaro che vivi senza legge sul Tauro o sul Caucaso!
Tu guardiano di cavalli di bucara, che sorvegli le giovenche e gli
stalloni che pascolano!
Tu persiano dal magnifico corpo, a tutta velocità sulla sella, che
scagli la freccia centrando il bersaglio!
Tu uomo e donna della Cina! Tu tartaro della tua terra!
Tu donna del mondo sottomessa ai tuoi doveri!
Tu ebreo errante ancora in tarda età che ti esponi a ogni rischio pur di
toccare una volta la terra siriana!
Tu altro ebreo che attendi in ogni terra il tuo Messia!
Tu armeno pensoso che rifletti accanto a un affluente dell’Eufrate! Tu
che scruti tra le rovine di Ninive! Tu che scali il monte Ararat!
Tu pellegrino dal piede stanco che accogli con gioia il lontano
baluginare dei minareti della Mecca!
Tu sceicco lungo la striscia che va da Suez a Babel-mandel, che guidi
le tue famiglie e le tue tribù!
Tu coltivatore di olive che curi i tuoi frutti nei campi fuori Nazareth,
Damasco o Lago di Tiberiade!
Tu mercante del Tibet nelle distese dell’interno, o che contratti nelle
botteghe di Lassa!
Tu uomo o donna del Giappone! Tu che vivi in Madagascar, Cylon,
Sumatra, Borneo!
Tutti voi dei continenti dell’Asia, Africa, Europa, Australia, poco
importa dove siate!
Tutti voi sulle innumerevoli isole degli arcipelaghi del mare!
E voi dei secoli futuri, quando mi ascolterete!
E voi in qualunque luogo che non specifico meglio ma che
ugualmente includo!
Vi saluto a nome mio e dell’America.
Ognuno di noi inevitabile,
Ognuno di noi illimitato – ognuno o ognuna con il suo diritto su
questa terra,
Ognuno di noi partecipe dell’eterno disegno su questa terra,
Ognuno di noi altrettanto divino qui come chiunque altro.
Tu ottentotto con il palato che schiocca!
Voi orde con i capelli lanosi! Voi bianchi o neri possessori di schiavi!
Voi schiavi che spargete gocce di sudore o gocce di sangue!
Voi delinquenti, persone deformi, idioti!
Voi forme umane con imperscrutabili e sempre inquietanti espressioni
da bruti!
Tu povero kobu che il più miserabile guarda dall’alto in basso,
nonostante il tuo luminoso linguaggio e la tua spiritualità!
Voi aborigeni quasi estinti delle colline dello Hutah, Oregon,
California!
Tu pigmeo del Camciatka, groenlandese, lappone!
Tu negro australe, nudo, rosso, fuligginoso, con labbra carnose che
prostrato ti cerchi il cibo!
Tu cafri, berbero, sudanese!
Tu sparuto, rozzo, ignorante beduino!
Voi sciami di appestati a Madras, Nankin, Kabul, Cairo!
Tu che ti bagni nel Gange!
Tu vagabondo disperso in Amazzonia! Tu della Patagonia! Tu uomo
delle Figi!
Tu peone del Messico! Tu servo della gleba russo! Tu mulatto della
Carolina, Texas, Tennessee!
Non rifiuto di darti la mano, né metto altri davanti a te,
Non dico nemmeno un parola contro di te.
Il mio spirito pieno di compassione e determinazione ha attraversato
tutta la terra,
Ho cercato fratelli, sorelle, amanti e li ho trovati che mi aspettavano
ovunque.
Penso di essere sorto con voi, voi nebbie, e di essermi spostato verso
lontani continenti, ed essermi calato lì, con le mie buone
ragioni,
Penso di aver soffiato con voi, voi venti,
Penso, acque, di aver accarezzato ogni sponda insieme a voi,
Penso di aver solcato quanto ogni fiume o ogni stretto del globo ha
solcato,
Penso di aver preso posizione sul fondo delle penisole e in ogni
incavo della roccia.
In ogni città penetrata da luce o calore, in quelle città sono penetrato
anch’io,
In ogni isola dove gli uccelli inseguono il loro percorso, anch’io mi
alzo in volo seguendo il mio percorso,
Trovo la mia casa ovunque ci siano dimore di uomini.

- Walt Whitman -