L'Origine della Festa di Pentecoste
Pentecoste significa letteralmente:
cinquantesimo (giorno) dalla Pasqua (latinamente Quinquagesima).
Pentecoste è una parola di origine greca che quindi significa 50 giorni
dopo la Pasqua, pente = cinque.
È per definizione una festa mobile,
dipendente dalla data della Pasqua.
L'origine della festa è ebraica e si riferisce
allo Shavuot (letteralmente: settimane), celebrato sette settimane
dopo la Pasqua Ebraica, iniziando a contare dal secondo giorno di Pasqua, il 16
di Nisan.
La festività ebraica era legata alle primizie del raccolto e alla
rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove Dio ha donato al popolo ebraico la
Torah. Le sette settimane corrispondono al periodo dell'Omer, un periodo di
lutto in memoria di disgrazie accadute al popolo di Israele che termina con la
festa di Lag Ba Omer, e Shavuot vuole essere una festa gioiosa per il
dono della Torah.
A Pentecoste la Chiesa fa festa per il dono
dello Spirito Santo, promesso da Gesù ai suoi discepoli.
Per i cristiani,
La Pentecoste non è un episodio della storia della salvezza cristiana è
piuttosto il mistero permanente della vita della Chiesa.
Pentecoste è il
compimento del mistero pasquale di Cristo. L'evangelista Giovanni, nel vangelo,
e l'evangelista Luca, nella prima lettura, ci offrono due racconti
complementari: Giovanni racconta l'effusione dello Spirito nella sera stessa di
Pasqua, quando il Signore si manifestò ai discepoli riuniti; Luca colloca il
dono dello Spirito nella festa del 50mo giorno. Sembra che questi 50 giorni
(tra la Pasqua e l'arrivo dello Santo Spirito) furono necessari per misurare
con il tempo la pienezza di questa presenza e poter annunciarla con
franchezza a tutti i popoli.
Lo spirito santo è La Terza Persona (dopo
il Padre e il Figlio) che viene costituire la Santissima Trinità.
Si
festeggia quindi la forza che ha risuscitato il Cristo dalla morte.
Si chiude
con la Pentecoste il ciclo liturgico della Pasqua.
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto
annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc. 4,18-19)
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc. 4,18-19)
Sopra di me è lo Spirito, dunque è intimo con
me
e sante sono le Sue operazioni in me.
Mi ha consacrato
mi ha mandato
per i poveri, cioè tutti noi e specie coloro
che sono scartati,
a proclamare
liberazione, quella vera,
la vista ai ciechi,
libertà dalle catene di ogni forma e tipo
e questi sono i tempi nuovi, non ve ne
accorgete?
“E non contristate lo Spirito Santo di Dio,
col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione.” (Efesini
4:30).
Se dunque tutti questi sono gli effetti
dell'intimità con lo Spirito,
perché contristarlo?
Lo Spirito Santo, dando vita e libertà, dona
anche unità.
Sono tre doni, questi, inseparabili tra di loro. A Nicodemo che,
nella sua ricerca della verità, viene di notte con le sue domande da Gesù. Egli
dice: Lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3, 8). Ma la volontà dello Spirito non è
arbitrio. È la volontà della verità e del bene. Perciò non soffia da qualunque parte,
girando una volta di qua e una volta di là; il suo soffio non ci disperde ma ci
raduna, perché la verità unisce e l’amore unisce. Lo Spirito Santo è lo Spirito
di Gesù Cristo, lo Spirito che unisce il Padre col Figlio nell’Amore che
nell’unico Dio dona ed accoglie. Egli ci unisce talmente che san Paolo poteva
dire una volta: Voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3, 28).
- papa Benedetto XVI -
omelia alla Veglia di
Pentecoste, Piazza San Pietro, 3 giugno 2006
Permettici di parlare
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e dei mezzi della comunicazione sociale.
Permettici di annunziare ovunque
e in ogni cosa le grandi opere tue.
Discenda il tuo Spirito!
Rinnovi la faccia della terra,
mediante «la rivelazione dei figli di
Dio».
- san Giovanni Paolo II -
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