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giovedì 23 novembre 2017

Parafrasi del Padre Nostro - San Francesco d’Assisi

O santissimo Padre nostrocreatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.
Che sei nei cielinegli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce, infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore, ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.
Sia santificato il tuo nomesi faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
Venga il tuo regnoperché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli,
l'amore di te è perfetto,
la comunione di te è beata, 
il godimento di te senza fine. 

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terraaffinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
Il nostro pane quotidianoil tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.
E rimetti a noi i nostri debitiper la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
E non ci indurre in tentazionenascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
Ma liberaci dal malepassato, presente e futuro.

- San Francesco d’Assisi -




La cosiddetta «Parafrasi del Padre Nostro» di San Francesco è una delle preghiere che manifestano meglio la radice evangelica della sua spiritualità. Francesco portava inciso nell’anima un profondo sentimento della paternità di Dio. 
Per lui era come l’aria che respirava e il clima che avvolgeva la sua vita di ogni giorno. 
Non c’è dunque niente di strano che nella sua preghiera si rivolga in primo luogo al Padre. 
Nei suoi scritti lo menziona più di cento volte.


“Nel sorgere del sole, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per aver creato questo astro, che durante il giorno dà agli occhi la loro luce; la sera quando viene la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per quest’altra creatura, nostro fratello fuoco, che, nelle tenebre, permette ai nostri occhi di vedere la luce. Siamo tutti come dei ciechi, e per mezzo di queste due creature, Dio ci dà la luce. Per questo, per queste creature e per le altre che ci servono ogni giorno, dobbiamo lodare particolarmente il loro glorioso Creatore!”

Frate Francesco d'Assisi


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 22 novembre 2017

da: "Il denaro" - Charles Peguy

...Ai miei tempi tutti cantavano...
Nella maggior parte dei luoghi di lavoro
si cantava; oggi vi si sbuffa.
Direi quasi che allora
non si guadagnava praticamente nulla.
Non si ha l’idea di quanto i salari
fossero bassi.
Nondimeno tutti mangiavano.
Anche nelle case più umili
c’era una sorta di agiatezza
di cui si è perduto il ricordo.
Conti, non se ne facevano.
Perché c’era poco da contare.
Ma i figli potevano essere allevati.
E se ne tiravano su.
Era sconosciuta questa
odiosa forma di strangolamento
che oggi ci torce ogni anno di più.
Non si guadagnava; non si spendeva;
e tutti vivevano.
Ogni fatto era un avvenimento; consacrato.
Ogni cosa era una tradizione,
un insegnamento;
tutte le cose avevano
un loro rapporto interiore,
costituivano la più santa abitudine...

- Charles Peguy - 

da: "Il denaro"

Strade, angoli, piazze e quartieri... sono tanti i luoghi in cui uomini e donne, senza nome, muoiono per indifferenza o solitudine.
Non esistono, Signore, samaritani che appaiono dal nulla. 
Non ci sono, Gesù, samaritani che arrivano da altri mondi.
Esistiamo noi, con le nostre scelte, E ci sei tu con la tua audace proposta:
«Vai e anche tu fai ciò che ho fatto io. 
Vai e tendi la mano a chi è povero. Vai e sorridi a chi è solo. 
Vai e apri il tuo cuore a chi è triste. 
Vai e abbraccia chi è caduto e sanguina».
Signore Gesù, rendi vera la nostra fede, insegna al nostro cuore ad amare veramente, aiuta le nostre gambe e le nostre mani ad andare verso gli altri, perché il mondo possa scoprire, e sentire il tuo amore, nel nostro credere, amando. Amen. 


sr Mariangela frp Tassielli, Paoline



La preghiera di chi non ha più niente

Signore, non ho più niente
eppure ho tutto, perché ho Te.
Non ho cibo a sufficienza,
ma mi basta quello che ricevo dalla gente
o che guadagno con il mio onesto lavoro.
Non ho casa, ove riposare,
ma mi contento del cielo
sotto il quale riposo ogni tanto,
memore della tua esperienza,
di un Dio che non ha neppure
una pietra ove poggiare il suo capo stanco.
Non ho denaro che mi possa aiutare a vivere con dignità
ma accolgo, con sofferenza, l'elemosina di tanta gente.
Quanto é difficile Signore essere povero oggi come allora,
ma nessuno di noi ha scelto di esserlo di propria volontà.
Tu sai la sofferenza di quanti non hanno nulla
nel nostro tempo affamato di guadagni e di posizioni sempre più agiate.
Non Ti chiedo di rimuovere solo la mia povertà,
ma la povertà di tanti popoli oppressi a causa dell'ingiustizia
e della cattiva gestione delle risorse della Terra.
Fa, o Dio della Provvidenza, che nessun bambino
sia più povero su questa Terra,
che nessun ammalato sia abbandonato a se stesso
senza alcuna assistenza e sicurezza,
che nessun anziano vengano lasciato nella solitudine
senza il conforto di qualcuno,
che nessun giovane abbia a soffrire a causa
del cattivo esempio degli adulti,
che in tutte le famiglie e su tutte le mense del mondo
arrivi quotidianamente quel pane di ogni genere
che ti chiediamo ogni giorno per noi e per tutti
con la stessa preghiera che ci hai insegnato Tu.
Amen.


Buona giornata a tutti. :-)





sabato 18 novembre 2017

Scendere per poter comunicare - Jean Vanier

Mi ricordo che un giorno a Parigi sono stato avvicinato da una donna che aveva l’aria fragile e ferita. Mi chiedeva dieci franchi. 
Ho voluto sapere il perché e mi rispose che era appena uscita dall’ospedale psichiatrico e che era malata. 
Abbiamo iniziato a parlare e a un certo punto mi sono reso conto che se continuavo sarebbe diventato troppo pericoloso perché di certo l’avrei invitata a pranzo e non avrei più potuto lasciarla per la strada. 
E ho sentito salire dentro di me ogni sorta di potenza che mi diceva di fermarmi. 
Le ho dato dieci franchi e sono andato all’appuntamento che avevo.
Se ci si avvicina troppo al povero si perde la propria libertà personale. 
A un certo punto si arriva ad una svolta senza ritorno che cambia la nostra vita. 
Mi sono reso conto che facevo esattamente come il prete e come il levita della storia del buon samaritano che hanno continuato la loro strada fino a Gerico. Abbiamo fatto tutti questa esperienza.
La via discendente ci porta al povero che grida ed è una strada molto pericolosa. 
Non parlo soltanto delle persone che hanno un handicap ma anche di quel tale o tal altro assistente del mio focolare che piange e si arrabbia e porta dentro di sé la fragilità umana. 
Avvicinarsi a lui può esser molto pericoloso ed è preferibile allontanarsi. 
A volte è molto più facile dare dei soldi ad un povero piuttosto che avvicinarsi a lui.
Ma non è questa la nuova visione che Gesù porta nel mondo. 
Gesù non ci insegna a fuggire ma a scendere fino in basso per scoprire i semi della risurrezione. 
E’ talmente sconvolgente: dobbiamo scendere per essere guariti e per rinascere ed è il povero che ci insegna la comunione.
La comunione è molto diversa dalla generosità. 
Si può dare e fare molto per gli altri, ma mettersi in comunione significa fermarsi ed entrare in relazione, significa guardare negli occhi e dare la mano, in un dono reciproco, ricevendo e donando. 
La generosità implica solo il dono senza esigenze diverse dal tempo, dal denaro o dalle competenze, spesso dati per raccogliere gloria.
Ma entrare in comunione significa diventare vulnerabili, significa far cadere le barriere e le maschere, compresa quella della generosità e significa mostrarsi così come si è.
Entrare in comunione è riconoscere che si ha bisogno del fratello, come Gesù, stanco, che chiede alla samaritana di dargli da bere. 
Gesù non le chiede di cambiare, le dice semplicemente che ha bisogno di lei, la incontra in profondità, entra in comunione con lei, entra in una relazione dove si dà e si riceve, dove ci si ferma e si ascolta.
E’ più facile dare che fermarsi, soprattutto quando si è angosciati. 
Certo il povero ha bisogno di soldi ma ha soprattutto bisogno, come il bambino, di incontrare un amico felice di essere con lui.

Jean Vanier -
tratto da: "Lettera della tenerezza di Dio", EDB,  pp. 23-24 



Scopro ogni giorno di più che noi esseri umani portiamo molte ferite in noi, molte paure e sensi di colpa molto profondi. 
Sono stupito dalle tante persone che, incontrate ai ritiri spirituali che faccio, sono convinte di non poter essere amati da Gesù. 
Allora come liberare queste persone da questo senso di colpa che le paralizza? 
Come aiutare le persone a rischiare d'amare? 
Ho avuto molta fortuna perché ero in una società competitiva, ho sentito la chiamata di Gesù e sono stato profondamente aiutato da un padre spirituale che mi ha amato e mi ha introdotto nel mondo dei valori del Vangelo. 
Ho l'impressione che noi abbiamo bisogno di trovare dei padri spirituali, abbiamo bisogno di queste comunità che ci permetterebbero di cambiare il nostro sistema di valori per riscoprire i valori del Vangelo.
Perché è vero ciò che dici: spesso la gente della nostra società è triste. 
Ho scoperto che le persone normali sono molto handicappate. 
Voglio raccontarvi la storia di un uomo normale e voi scoprirete che non credo alla normalità e alla anormalità. 
Le persone normali sono piene di problemi: familiari, lavorativi, economici, con la chiesa.
Una volta, un uomo molto normale mi è venuto a trovare ed era pieno di tristezza. Ad un certo punto bussano alla porta e senza che io abbia il tempo di dire "Avanti", entra Jean Claude. 

Jean Claude è un ragazzo che la gente chiama down, noi lo chiamiamo semplicemente Jean Claude. 
A Jean Claude piace molto ridere: ti prende la mano, ti dice "Buongiorno" e ride. Così prende la mano del signor normale e ride; poi se ne va, sbattendo la porta. Il signor normale si gira verso di me e dice: "Com'è triste che ci siano dei bambini così!". 
Credo che il solo problema era che il signor normale era cieco. 
Era incapace di vedere che Jean Claude era felice. 
Guardava la realtà attraverso le sue teorie e la sua ideologia. Jean Claude era molto più felice di lui.
Noi abbiamo delle ideologie, noi condanniamo le persone prima ancora di averle ascoltate, abbiamo fabbricato dei pregiudizi, diventiamo sempre più incapaci di guardare la realtà così com'è', guardiamo la realtà attraverso le nostre teorie e così abbiamo perso lo sguardo del bambino che è capace di meravigliarsi. 
Così quest'incontro con Gesù ci aiuta a ritrovare lo sguardo del bambino, ma a volte abbiamo paura di Gesù, abbiamo paura che Lui ci domandi di lasciare delle cose che noi vorremmo conservare. 
Bisogna ritrovare il senso profondo del Vangelo, di Gesù che ci chiama all' amore e che ci dà l'amore, e l'amore è un rischio. Siamo pronti a rischiare?

Jean Vanier -



Buona giornata a tutti. :-)








mercoledì 20 settembre 2017

L'amore evangelico (in noi si dovrà trovare tutto) - Madeleine Delbrel

In noi si dovrà trovare tutto
il bicchiere d'acqua, il cibo per chi ha fame,
tutto il vero cibo per tutti i veri affamati,
tutti i veri cibi e tutti i veri mezzi per distribuirli,
l'alloggio per i senza tetto,
il pellegrinaggio alle carceri ed agli ospedali,
la compassione per le lacrime, quelle che si devono versare insieme
e quelle di cui occorrerebbe eliminare le cause,
l'amicizia per ogni peccatore,
per coloro che sono malvisti,
la capacità di mettersi al livello di tutte le piccolezze,
di lasciarsi attrarre da tutto ciò che non conta,
e tutto avrà il suo orientamento, la sua pienezza, nella parola "fraterno".
Infatti i nostri beni, se diventano i beni degli altri, saranno il segno della nostra vita donata per gli altri, come assimilata di diritto alla loro, e che, in realtà, non deve più far parte dei nostri interessi.
Il cristiano che vivrà in questo modo nella città, sperimenterà con tutto il suo essere la forza dell'amore evangelico. 
La realtà di questo amore risplenderà in torno a lui come una evangelizzazione e in lui come una illuminazione.
Sperimenterà che agire è illuminare, ma anche essere illuminati, sperimenterà che, se pregare è lasciarsi fare da Dio, è però anche imparare a compiere l'opera di Dio.
Un cristiano simile renderà grazie, perché tutti i suoi gesti diventeranno l'espressione di un amore che non conosce né limiti né eccezioni, un amore del quale soltanto Cristo ha detto agli uomini che lo devono e ricercare e donare.


Madeleine Delbrel
da: "Indivisibile amore", Piemme 1994, p. 155


Il cristiano davanti a Dio non è un "privilegiato", un capitalista di Dio: è lui, anzi, che appartiene a Dio come a tutti gli uomini.
Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui.
Un cristiano è "caricato" - nel senso in cui lo si dice di una pila elettrica - di una vita. 
Questa vita gli è donata da Dio per il mondo, è un dono fatto da Dio al mondo attraverso di lui.
La redenzione di Cristo non è stata affidata ai cristiani come a persone perfette, ma come a uomini che si sanno peccatori, chiamano il peccato con il suo nome, cercano di evitarlo, ma riconoscono il male che commettono. 
Sono uomini che, sapendosi contagiati dal male come tutti e come tutti chiamati a guarirne, hanno la consapevolezza che le loro sofferenze portano a compimento nel mondo la redenzione di Cristo e immettono nel mondo la guarigione da lui portata.
I cristiani nel mondo sono "conduttori" - nel senso di un filo elettrico - di ciò che il mondo non può cavar fuori da sé.
E quanto più i cristiani hanno una forte "carica" per il mondo, tanto più sono predestinati al mondo. 
La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro intima appartenenza al mondo e la loro funzione, che li situa nel cuore del mondo, ma da "stranieri" nel mondo.

- Madeleine Delbrel - 
Fonte:  "Indivisibile amore. Pensieri di una cristiana controcorrente", di Madeleine Delbrel, Piemme Editore


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 3 settembre 2017

L'uomo nel pozzo - don Bruno Ferrero

Un uomo cadde in un pozzo da cui non riusciva a uscire.

Una persona di buon cuore che passava di là disse: "Mi dispiace davvero tanto per te. Partecipo al tuo dolore".

Un politico impegnato nel sociale che passava di là disse: "Era logico che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe finito dentro".
Un pio disse: "Solo i cattivi cadono nei pozzi".

Uno scienziato calcolò come aveva fatto l'uomo a cadere nel pozzo.

Un politico dell'opposizione si impegnò a fare un esposto contro il governo.

Un giornalista promise un articolo polemico sul giornale della domenica dopo.

Un uomo pratico gli chiese se erano alte le tasse per il pozzo.
Una persona triste disse: "Il mio pozzo è peggio!".
Un umorista sghignazzò: "Prendi un caffè che ti tira su!".
Un ottimista disse: "Potresti star peggio".
Un pessimista disse: "Scivolerai ancora più giù".

Gesù, vedendo l'uomo, lo prese per mano e lo tirò fuori dal pozzo.

Il più grande bisogno del mondo...
Un po' più di gentilezza e un po' meno avidità,
Un po' più dare e un po' meno pretendere;
Un po' più sorrisi e un po' meno smorfie;
Un po' meno calci a chi è steso per terra;
Un po' più "noi" e un po' meno "io";
Un po' più risate e un po' meno pianti;
Un po' più fiori sulla strada della vita;
e un po' meno sulle tombe.


 - don Bruno Ferrero -
da: "A volte basta un raggio di sole", Ed. Ellecidì



Io penso che sarebbe molto più educato chiedere: "come stai", solo quando si è veramente interessati alla risposta, solo quando si sa di avere un po' di tempo a disposizione per ascoltare l'altra persona.



Sono convinto che dobbiamo smetterla di parlare al mondo. 
E' il mondo che deve parlare di noi se ci amiamo, se ci stimiamo, se ci vogliamo bene, se non ci feriamo a vicenda, se cominciamo a farci gli affari degli altri, se il carcerato, l'ammalato, l'affamato trova in noi un volto amico. Se abbiamo il coraggio di dare un nome e un cognome al peccato che nasce da dentro.

- Ernesto Olivero - 
da: Per una chiesa scalza, pag. 93



Buona giornata a tutti. :-)





domenica 25 giugno 2017

Io vado avanti come un asino ..- + Card Roger Etchegaray

Io vado avanti come un' asino...
Sì, proprio come quell'animale che un dizionario biblico così descrive:
"L'asino della Palestina è molto robusto, sopporta bene  il caldo, si nutre di cardi:  ha una forma di zoccoli che rende molto sicuro il suo camminare, costa poco il  mantenerlo. I suoi unici difetti sono la testardaggine  e la pigrizia".
Io vado avanti come l'asino di Gerusalemme che, in quel giorno della festa delle Palme, divenne la cavalcatura regale e pacifica del Messia.
Io non so granché, ma una cosa so: so di portare Cristo sul  mio dorso e la cosa mi rende molto orgoglioso.
Io lo porto, ma è lui che mi guida. So che mi conduce verso il suo regno, dove sarò a mio agio per sempre in verdi pascoli.
Io vado avanti a passettini, per sentieri scoscesi, lontano dalle autostrade, dove la velocità impedisce di riconoscere cavalcatura e cavaliere.
Chissà quanto si sente sballottato il mio Signore quando inciampo contro un sasso!
Ma lui non mi rinfaccia mai niente. La sua gentilezza e pazienza con me sono meravigliose: mi  lascia il tempo di salutare l'incantevole asina di Balaam, di sognare davanti a un campo di spighe, di dimenticarmi persino di portarlo. Io vado avanti in silenzio: è incredibile come di comprendiamo anche senza parlare!
Le uniche parole che  ho capito bene sembrano essere state dette apposta per me e io so quanto sono vere:
"Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero".
Io vado avanti nella gioia. Quando voglio cantare le sue lodi,  faccio un baccano del diavolo: io canto stonato.
Lui,  allora, ride, ride di cuore e il suo riso trasforma le strettoie del mio cammino in piste da ballo e i miei pesanti zoccoli in sandali alati.
Io vado avanti come un asino che porta Cristo sul dorso.

(+ Card. Roger Etchegaray)


C'è vera condivisione solo nella povertà. 
C'è vera ricchezza solo nella condivisione.

(+ Card. Roger Etchegaray)




L'Europa non può dimenticare, tra le sue radici, le sue radici cristiane. 
Ma a cosa valgono le migliori radici se non sono più apportatrici di linfa? 
E come può esserci una linfa separata dalle radici che le donavano forza e colore?

(+ Card. Roger Etchegaray)




La beatitudine della povertà appare come un lusso o una derisione.


(+ Card. Roger Etchegaray)

mercoledì 15 marzo 2017

Riflessioni sulla pace - don Primo Mazzolari, San Giovanni Paolo II, Thomas Merton

La Pace a tutti i costi – don Primo Mazzolari

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. 
Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. 
Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola. 
Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa' che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. 

Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. 
Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro.
La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere.
Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto.
Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario. 
Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. 

Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole. 
Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri.
Tutti si armano pieni di superbia.
Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

- don Primo Mazzolari - 
Fonte: Tu non uccidere, 1955


La pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile. 
Richiede maggiore eroismo della guerra. 
Esige una maggiore fedeltà alla verità e una purezza molto più grande della propria coscienza.


- Padre Thomas Merton - 



 Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l' orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.






Buona giornata a tutti. :-)