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giovedì 24 ottobre 2024

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature» Sole e Natura

NATURA

Per un attimo, mentre me ne stavo una mezz'ora al sole sulla nostra terrazzina di pietra, seduta sul bidone dei rifiuti, la testa appoggiata al mastello, con i raggi che cadevano sui rami forti, scuri e ancora senza foglie del castagno, ho sentito nettamente la differenza tra prima e adesso. Ora riesco a esprimere in breve ciò che ho provato, laddove stamattina avevo ancora bisogno di molte parole: quel sole sui rami scuri, gli uccelli cinguettanti e io sul bidone, al sole. Anche in passato restavo spesso a sedere così, ma non mi sono mai sentita come oggi, tranne qualche rara volta. Prima osservavo un albero sotto al sole soltanto con la mente: volevo dire a me stessa il motivo per cui lo trovavo tanto bello, volevo trovare le parole e comprendere come l'insieme funzionasse; desideravo scandagliare con la mente quella profonda sensazione, quell'impulso primordiale, almeno credo. Volevo quindi assoggettare la natura, vale a dire il tutto; volevo contenerlo. E il bello invece è - ed è davvero semplice - che adesso sono io a sentirmi assoggettata al tutto. Mi aggiro di qua e di là, invasa da questa profonda sensazione, ma essa non mi prosciuga più l'anima: al contrario, mi dà forza. Nelle mie vene scorre un sano flusso vitale, tanto che, mentre me ne stavo al sole, ho inconsapevolmente piegato la testa, come se potessi assimilare meglio quel nuovo senso di vitalità. D'un tratto ho compreso come una persona, il volto nascosto dietro le mani giunte, possa crollare violentemente sulle ginocchia e poi aver pace.

Un desiderio di silenzio. Ora il silenzio è tornato da me e io lo porto con me, continuamente. Devo dirlo a Liesl che afferma di sentirsi bene solo nella natura. Bisogna portare la natura dentro di sé, si può viverla in un fiore, in una nuvola, in una sensazione che ti scorre nelle vene. Una persona può racchiudere tutto in se stessa e portarselo dentro. È possibile. Ma non si possono sempre inseguire le cose, e non bisogna neanche esserne dipendenti.

Ero ferma sul piccolo ponte e ho guardato oltre il canale: mi sono sciolta nel paesaggio e ho offerto tutta la mia tenerezza a quella notte, al cielo con le sue stelle e all'acqua e al ponticello. È stato il momento migliore della mia giornata. Sentivo che quella era l'unica maniera per dare voce e corpo alle tante sensazioni di tenerezza che, nel profondo, si provano per un altro: affidarle alla natura, lasciarle scorrere sotto un cielo, notturno e libero, di primavera e sapere che non c'è altra via d'uscita. E così sarebbe dovuta terminare la mia giornata, sarei dovuta andare a dormire nel mio lettino da studentessa dietro la luccicante finestra senza tende, e gli alberi sarebbero stati ancora al loro posto.

La mia rosa tea sta appassendo tra la macchina da scrivere, un fazzoletto e un rocchetto di filo nero. È quasi insostenibilmente bella e tenera. Appassendo gentilmente, e con rassegnazione, si prepara ad abbandonare questa breve, fredda vita. È così tenera e amabile, e ha una tale grazia nella sua lenta morte che potrebbe facilmente spezzarmi il cuore. Ma bisogna lasciar morire in pace anche una rosa tea e non cercare fervidamente e disperatamente di trattenerla. In passato riuscivo a essere inconsolabile e inspiegabilmente triste per un fiore che appassiva. Ma bisogna imparare ad accettare anche l'appassire della natura, senza opporvi resistenza. E sapere che ci sarà sempre una nuova fioritura.

Vorrei scrivere un intero libro su un sassolino di ghiaia e su un paio di violette. Potrei vivere molto a lungo con una singola pietruzza, e avere la sensazione di vivere nella natura potente di Dio. Ho scoperto solo ora che la pietruzza di ghiaia di quel pomeriggio sul tetto, nel sole, proveniva direttamente dai giorni della creazione, e la mia sorpresa per aver scoperto all'improvviso così tanta eternità in una pietruzza non si è ancora sgretolata fino a oggi.

Senza caffè e senza sigarette si può vivere, protestava Liesl, ma senza la natura no, la natura non la si deve poter togliere a nessuno. Io ho detto: Fa' conto che siamo condannati al carcere, magari per qualche anno, e vivi con i due alberi dirimpetto a casa tua come se fossero un bosco. E per essere in carcere, abbiamo ancora una relativa libertà di movimento. 

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature»


SOLE

Per un attimo, mentre me ne stavo una mezz'ora al sole sulla nostra terrazzina di pietra, seduta sul bidone dei rifiuti, la testa appoggiata al mastello, con i raggi che cadevano sui rami forti, scuri e ancora senza foglie del castagno, ho sentito nettamente la differenza tra prima e adesso. Ora riesco a esprimere in breve ciò che ho provato, laddove stamattina avevo ancora bisogno di molte parole: quel sole sui rami scuri, gli uccelli cinguettanti e io sul bidone, al sole. Anche in passato restavo spesso a sedere così, ma non mi sono mai sentita come oggi, tranne qualche rara volta. Prima osservavo un albero sotto al sole soltanto con la mente: volevo dire a me stessa il motivo per cui lo trovavo tanto bello, volevo trovare le parole e comprendere come l'insieme funzionasse; desideravo scandagliare con la mente quella profonda sensazione, quell'impulso primordiale, almeno credo. Volevo quindi assoggettare la natura, vale a dire il tutto; volevo contenerlo. E il bello invece è - ed è davvero semplice - che adesso sono io a sentirmi assoggettata al tutto. Mi aggiro di qua e di là, invasa da questa profonda sensazione, ma essa non mi prosciuga più l'anima: al contrario, mi dà forza. Nelle mie vene scorre un sano flusso vitale, tanto che, mentre me ne stavo al sole, ho inconsapevolmente piegato la testa, come se potessi assimilare meglio quel nuovo senso di vitalità. D'un tratto ho compreso come una persona, il volto nascosto dietro le mani giunte, possa crollare violentemente sulle ginocchia e poi aver pace.

A Deventer le mie giornate erano come grandi pianure illuminate dal sole, ogni giornata era un tutto ininterrotto, mi sentivo in contatto con Dio e con tutti gli uomini - probabilmente perché non vedevo quasi nessuno. C'erano campi di grano che non dimenticherò mai e dove mi sarei quasi inginocchiata, c'era l'IJssel, con i parasole colorati, il tetto coperto di canne, i pazienti cavalli. E poi il sole, che assorbivo da tutti i pori. Qui, invece, le giornate sono fatte di mille pezzetti, la grande pianura è sparita e così pure Dio, e se andrà avanti di questo passo io rimetterò tutto in questione: e questa non è profonda filosofia, ma un segno che non sto bene. E poi c'è quella strana irrequietezza che non so ancora come sistemare. Ma chissà che essa non possa dare buon frutto nel mio lavoro, quando saprò incanalarla.

Stasera il sole pendeva come una palla infuocata tra i due alberi neri di una nave. Un treno giocattolo scorreva in lontananza lungo il ponte ferroviario. C'era un glorioso cielo ricoperto di nubi. Stavo lì sul ponte ferroviario nel mio impermeabile, a guardare. Era così bello e anche tanto normale e buono.

A volte è tutto così tremendamente difficile. Oh, insomma, il sole splende così glorioso, lasciamoci un po' andare e viviamo semplicemente sotto il sole, dormiamo e dimentichiamo per un momento tutti i doveri e i rapporti e i temi di russo e i dentisti, tu goditi la Duse e il tuo sognare.

Oggi pomeriggio, giacinti e narcisi sotto il sole, Beethoven, gli Spieringen di fronte al bimbo olandese di tre anni che ha già i capelli bianchi sulle tempie, torta fatta in casa venuta da Beetsterzwaag e atmosfera, così tanta buona atmosfera attorno a noi, così tante buone irradiazioni di ognuno di noi verso tutti gli altri: mio Dio, si può davvero essere grati per così tante cose buone...

Per me la realtà più vera è ancora quel sole sui giacinti, il coniglio, il budino di cioccolato e Beethoven, e anche i suoi capelli bianchi sulla tempia e il suo collo giovane. Quando, stando in piedi, ha letto ad alta voce quel salmo prima di cena, alla luce della lampada, senza emozione e quasi oggettivo, una vasta bontà si è stesa sul caro paesaggio del suo viso.

Rilke. Sto leggendo le sue lettere. Ogni giorno trovava nuove parole, buone e affettuose per il mondo della natura e degli uomini. Ogni giorno, per così dire, trovava nuovi vezzeggiativi e gesti amichevoli, per l'aria, la pioggia, il sole, per le “cose”. Eppure non era un uomo avvezzo a lagnarsi con i fiorellini e gli uccellini, ha sempre lavorato e duramente. Perché mai non si dovrebbero trovare ogni giorno nuove parole e vezzeggiativi per le cose quotidiane che ci circondano e per l'aria che respiriamo?

Di questi tempi, bisognerebbe essere grati ogni giorno che splende il sole e non si è imprigionati.

È bellissimo avere alcune ore per se stessi sotto al sole: moltissime preoccupazioni ti abbandonano.

Eccomi sdraiata sul divano, lo strano rottame di una giovane donna isterica, che si sente tanto pesante e tesa nel ventre e così leggera nella testa. Dietro di me, il sole. E il mio piccolo castagno leva al cielo, come in una supplica, tante piccole mani decorative dal vaso di terracotta.

Mi sento tanto sicura di me stessa e per nulla spaventata, in qualche modo trionfante e indistruttibile, piena di tanto amore e fiducia. E se anche il più piccolo vacillamento, la più sottile paura dovessero insinuarsi in te, sarò immediatamente con te e ti sosterrò. Un vecchio vestito, un paio di sandwich, un po' di sole di tanto in tanto, e uno sguardo affettuoso; una mano che c'è ancora e può accarezzare: è tutto quello che serve.

E poi sono rimasta al sole ancora un'ora da sola, e questo mi è bastato come fosse una vacanza molto lunga. Riesco a riposare tra due profondi respiri, lo imparo sempre meglio: un'ora di sole può significare un'intera vacanza estiva.

Già, e dopo il freddo giorno grigio di ieri, questo sole tenero, davvero tenero, è un dono inatteso. Ci si può tuffare in questi giorni come in un tiepido e salutare bagno, e si deve cercare di salvarne qualcosa per i giorni freddi che verranno.

Oh, quegli uccelli e quel sole sul ghiaino del tetto. Ho nell'anima tanta calma e dolcezza, e un senso di appagamento che riposa in Dio. Che forza primordiale vien fuori dall'Antico Testamento e che radice “popolare”, anche. Magnifiche figure, forti e poetiche, vivono in quelle pagine. Un libro davvero avvincente, aspro e tenero, ingenuo e saggio, interessante non solo per ciò che dice, ma anche perché permette di conoscere chi lo dice.

Alla fine di una giornata come questa, Tide avrebbe detto, in un tono quasi oggettivo: Dio grande, Ti ringrazio per quelle buone ciliegie, per il sole e per avermi permesso di passare l'intera giornata con lui.

Ieri il mio cuore era come un uccello preso in trappola, ora è di nuovo libero e vola indisturbato dappertutto. Oggi c'è il sole. Preparo i miei panini e mi metto in cammino.

Quante cose possiedo ancora, Dio mio: e una persona come me vuol essere un giglio del campo? Dunque, con quell'unica camicia nello zaino me ne vado incontro a un “avvenire sconosciuto”. Così si dice. Ma sotto i miei piedi girovaghi non c'è forse dappertutto la stessa terra? E lo stesso cielo - ora con la luna, ora col sole, per non parlare di tutte le stelle - non si stende forse sopra i miei occhi rapiti? Perché si dovrebbe parlare di un “avvenire sconosciuto”?

Prendere in mano le cose terrestri giustamente, pieni di cordiale amore. Di meraviglia, come cose nostre, passeggere, uniche: questo è anche, per dirla usualmente, il grande avvertimento sul modo di usare Dio, questo intendeva descrivere san Francesco d'Assisi nel suo Cantico al Sole, che all'ora della morte per lui fu più magnifico della croce, la quale s'ergeva là solo per indicare la direzione del sole”.

Etty Hillesum e i temi del «Cantico delle creature»


Buona giornata a tutti :-)







venerdì 30 agosto 2024

Chi è il più povero? - Sergio Blin

 Pinin era povero. Così povero che nella sua soffitta con pazienza spezzava in due i fiammiferi per poterli usare due volte. 

Una volta Pinin aveva fatto una scommessa con Brigida, un altro barbone come lui. Una scommessa da nulla perché nessuno dei due aveva qualcosa da poter pagar pegno, ma sempre una scommessa, su chi dei due era più povero. 
Aveva cominciato Brigida. “Io sono così povero che non si vede mai nulla sulla mia tavola”. Ma Pinin aveva ribattuto: “Son più povero io, perché non ho neanche la tavola”. Brigida aveva proseguito: “Io sono così povero che non ho calze nelle scarpe”. Ma Pinin mostrando i piedi aveva detto: “A me mancano anche le scarpe Brigida allora aveva esclamato: “Io son così povero che mi pare che tutti i giorni siano uguali. Tutti grigi come l’inverno. Non so neppure se valga la pena vivere questa vita”. 
Pinin allora aveva detto: “Ma come? In primavera non senti l’aria che ti solletica e ti mette addosso la gioia di essere al mondo? E un bimbo che ride con il sole nei capelli, non ti sembra una promessa per il futuro? E i papaveri e i fiordalisi nel grano, i colori del tramonto, gli spruzzi argentati dell’acqua del torrente.., sono ricchezze per tutti. Bisogna solo raccoglierle”. 
Ma Brigida aveva sbuffato: “Tutte storie. Tutte belle storie che mi lasciano a pancia vuota."
Pinin aveva allora sentenziato: “Hai vinto tu. Sei proprio più povero di me”. 

(Rielaborazione da una favola piemontese di Sergio Blin)



D'accordo: la povertà non è una vergogna
Ma quel che m'insospettisce è il fatto che questa sentenza sia stata inventata dai ricchi. 

- Carl Schurz -



Per tanto tempo mi sono chiesta perché il Buon Dio aveva delle preferenze, perché non tutte le anime ricevevano un livello uguale di favori, e mi meravigliavo vedendolo prodigare favori straordinari ai Santi che lo avevano offeso, come San Paolo, Sant'Agostino e che Egli costringeva, per dire così, ad accogliere i suoi favori; oppure leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore ha voluto accarezzare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di innalzarsi fino a Lui, e prevenendo le loro anime con tali favori che esse non hanno mai potuto offuscare lo splendore immacolato della loro veste di Battesimo, mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano in così grande numero prima di aver persino sentito il nome di Dio...
Gesù si è degnato di farmi Lui da istruttore, su questo mistero. 
Mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e io ho capito che tutti i fiori che Egli ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non tolgono il profumo della violetta o la semplicità incantevole della margherita... 
Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere rose la natura perderebbe il suo abito di primavera, i campi non sarebbero più brillanti di fiorellini... La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole che siamo... 

- Santa Teresa di Lisieux -





Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

sabato 23 marzo 2024

I tre alberi - Paulo Coelho

 Sulla vetta di una montagna, coperta di pascoli e pinete profumate di resina, spuntarono un giorno tre piccoli alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi che si confondevano con l'erba e i fiori che prosperavano intorno a loro.
Ma, primavera dopo primavera, il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per fronteggiare i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa.
Dall'alto della loro casa verde guardavano il mondo e sognavano.
Come tutti coloro che stanno crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da grandi.
Il primo albero guardava le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero della notte.
"Io sopra ogni cosa vorrei essere bello. Vorrei custodire un tesoro" disse. "Vorrei essere coperto d'oro e contenere pietre preziose. Diventerò il più bello scrigno per tesori del mondo".
Il secondo alberello guardava il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il cammino verso il mare. L'acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con i sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all'orizzonte. E niente riusciva a fermarla. "Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero" disse. "Voglio navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e re potenti. Io sarò il galeone più forte del mondo".
Il terzo alberello contemplava la valle che si stendeva ai piedi della montagna e guardava la città che si indovinava nella foschia azzurrina.
Laggiù formicolavano uomini e donne. "Io non voglio lasciare questa montagna" disse. "Voglio crescere tanto che quando la gente si fermerà per guardarmi, dovrà alzare gli occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più grande albero del mondo!".
Gli anni passarono. Caddero le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero tre alberi alti e imponenti.
Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le loro scuri a tracolla.
Uno dei boscaioli squadrò ben bene il primo albero e disse: "E' un bell'albero. E' perfetto".
Dopo pochi minuti, stroncato da precisi colpi d'ascia, il primo albero piombò al suolo.
"Ora sto per trasformarmi in un magnifico forziere" pensò l'albero. "Mi affideranno in custodia un tesoro favoloso".
Il secondo boscaiolo guardò il secondo albero e disse: "Questo albero è vigoroso e solido. E' proprio quello che ci vuole". Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté l'albero.
"D'ora in poi, navigherò sui mari infiniti e i vasti oceani" pensò il secondo albero. "Sarò una nave importante, degna dei re".
Il terzo albero si sentì mancare il cuore, quando il boscaiolo lo fissò.
"Per me va bene qualunque albero" pensò il boscaiolo. L'ascia balenò nell'aria e, poco dopo, anche il terzo albero giaceva sul terreno.
I loro bei rami, che fino a poco prima avevano scherzato con il vento e protetto uccelli e scoiattoli, furono stroncati uno a uno.
I tre tronchi furono fatti rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura.
Il primo albero esultò quando il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue mani callose trasformò l'albero in una mangiatoia per animali. L'albero che era stato un tempo bellissimo non fu ricoperto di lamine d'oro né riempito di tesori. Era coperto di rosicchiature e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della fattoria.
Il secondo albero sorrise quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere navale, ma quel giorno nessuno pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di martello e di sega, l'albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori.
Troppo piccola, troppo fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume, la barca fu portata in un laghetto. Tutti i giorni, trasportava carichi di pesce, che la impregnavano di odore sgradevole.
Il terzo albero divenne tristissimo quando il boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò nel cortile della sua casa.
"Perché mi succede questo?" si domandava l'albero, ricordando il tempo in cui lottava con il vento sulla cima della montagna.
"Tutto quello che volevo era svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio".
Passarono molti giorni e molte notti. I tre alberi quasi dimenticarono i loro sogni.
Ma una notte, la luce dorata di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero, proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava nella mangiatoia il suo bambino appena nato.
"Avrei preferito costruirgli una culla" mormorò suo marito. 
La giovane mamma gli sorrise, mentre la luce della stella scintillava sulle assi lucide e consunte che un tempo erano state il primo albero.
"Questa mangiatoia è magnifica" rispose la mamma.
In quel momento, il primo albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo.
Altri giorni e altre notti passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si imbarcarono sul vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo albero.
Mentre il secondo albero, diventato barca, scivolava tranquillamente sull'acqua del lago, il viaggiatore si addormentò.
All'improvviso, dopo lo schianto di un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la tempesta.
Il piccolo albero tremò. Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone con quel vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolavano penosamente per lo sforzo.
Preoccupati, gli amici svegliarono il misterioso viaggiatore. L'uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento e disse all'acqua del lago: "Fa' silenzio! Calmati!". La tempesta si quietò immediatamente e si fece una grande calma.
In quel momento, il secondo albero capì che stava trasportando, come desiderava, un re, anzi, il re dei cieli, della Terra e degli infiniti oceani.
Poco tempo dopo, un Venerdì mattino, il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono tolte di malagrazia dalla catasta di legname dimenticato.
Furono trasportate nel mezzo di una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che poi su di esse fu inchiodato. 
Il povero albero si sentì orribile e crudele. E piangeva, reggendo quel povero corpo tormentato... lui che voleva che la gente grazie a lui vedesse Dio!
Ma la Domenica mattina, quando il sole si levò alto nel cielo e tutta la Terra vibrò di una gioia immensa, il terzo albero seppe che non aveva trasportato un uomo qualunque, ma aveva trasportato Dio!
In quel mattino seppe e capì che l'amore di Dio aveva trasformato tutto.
Aveva fatto del primo albero il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei tesori. Aveva reso il secondo albero forte portatore del Creatore del cielo e della Terra.
E ogni volta che una persona avesse guardato il terzo albero avrebbe visto Dio! Ogni persona, anche noi, non solo i pochi della Valle...
E questo era più che essere solo il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo...

- Paulo Coelho - 


... Per Gesù non ci può essere un amore verso Dio che non si traduca in amore concreto verso il prossimo.
Ma perché amare, e con tutto me stesso? Perché una scheggia di Dio, infuocata, è l’amore. Perché Dio-Amore è l'energia fondamentale del cosmo, amor che muove il sole e l’altre stelle, e amando entri nel motore caldo della vita, a fare le cose che Dio fa.

- Padre Ermes Ronchi -




Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.

- Rita Levi Montalcini - 




Lasciamo nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore di Dio..

...C’è un mistero», non si stancava di ripetere quell’eminente studioso dei Padri che fu il Cardinale Jean Daniélou: «C’è un contenuto nascosto nella storia … Il mistero è quello delle opere di Dio, che costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze … Ma questa storia che Dio realizza per l’uomo, non la realizza senza di lui. Arrestarsi alla contemplazione delle “grandi cose” di Dio significherebbe vedere solo un aspetto delle cose. Di fronte ad esse sta la risposta degli uomini» (Saggio sul mistero della storia, ed. it., Brescia 1963, p. 182). 
A tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i credenti, invita noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di Dio per la salvezza degli uomini. 
E con altrettanta energia egli ci invita alla conversione della vita. Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non possiamo rimanere inerti. 
L’istanza propria dell’amore è che la vita intera sia orientata all’imitazione dell’Amato. Facciamo dunque di tutto per lasciare nella nostra vita una traccia trasparente dell’amore di Dio.

Papa Benedetto  XVI - dalla "Udienza Generale" del 13 giugno 2007 -




Buona giornata a tutti  :-)


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lunedì 20 novembre 2023

Che cos'è la vita

 Un caldo giorno d'estate, verso la metà della giornata, il bosco fu avvolto, da un profondo silenzio!
Gli uccelli piegarono la testa, sotto l'ala...
Tutto, riposava!
Solo il fringuello, alzò il capo, e domandò:
«Che cos'è, la vita?».
Tutti furono colpiti, da questa difficile domanda. Una rosa, che aveva appena messo fuori un bocciolo, e dispiegato un petalo, dopo l'altro, disse:
«La vita, è sbocciare!».
Una farfalla che, dal mattino, non si era fermata, e volava felice, da un fiore all'altro, assaggiando, qua, e là, disse:
«La vita, è tutta gioia, e sole!».
Una formica, che si affannava a trascinare una pagliuzza, lunga dieci volte lei, disse:
«La vita, è lavoro, e stanchezza!».
Un'ape, affaccendata a caricare nettare, da un fiore, ronzò:
«La vita, è un miscuglio di lavoro, e di piacere!».
Il discorso diventava sapiente, e la talpa, messa fuori la testa, dalla terra, disse:
«La vita, è un combattimento, nell'oscurità!».
La gazza, che vive per giocare brutti tiri, al prossimo, osservò:
«Ma che razza, di discorsi! dovremmo chiedere il parere, di persone intelligenti!».
Si accese, allora, una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile, che sentenziò:
«La vita, è fatta di lacrime: nient'altro, che lacrime!».
Poco lontano, rombava il mare , le onde si alzavano, imponenti, e si abbattevano, con veemenza inaudita, contro le rocce, e gli scogli: poi, indietreggiavano, quasi, per riprendere forza, e tornare ad assalire il granito, delle rive! Anche le onde, espressero il loro parere:
«La vita, è una sempre inutile lotta, verso la libertà!».
Nel vasto cielo azzurro, un'aquila reale tracciava i suoi cerchi e, fieramente, esultò:
«La vita, è conquistare le altezze!».
Un salice flessuoso intervenne:
«La vita, è sapersi piegare, sotto le bufere!».
Cadde la notte , un gufo espresse il suo parere:
«La vita, è approfittare dell'occasione, mentre tutti gli altri dormono!».
Per un po', ci fu un grande silenzio Un giovane, che tornava a casa, a notte fonda, sbottò:
«La vita, è una continua ricerca della felicità, e una catena di delusioni!».
Finalmente, sorse una fiammeggiante aurora. Si dispiegò, in tutta la sua gloria, e disse:
«Come io, l'aurora, sono l'inizio, del giorno, che viene, così, la vita è l'inizio, dell'eternità!».
Dio ha mille anni, per fare un giorno; io ho solo un giorno, per fare qualcosa di eterno: oggi!”



 Qualunque ora lieta il dio ti abbia concesso, tu accettala con riconoscenza e non rinviare a domani le cose belle, di modo che dovunque tu sia di te si dica che sei vissuto bene.  

- Orazio -
(Epistole)


La sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli. Se umilmente chiediamo la grazia di Dio e accettiamo i limiti delle nostre possibilità, allora confideremo nelle infinite possibilità che ha in serbo l’amore di Dio. 

- Papa Francesco - 



La volontà di Dio è verità d’amore ..

...Alla fine la gloria di Dio, la sua signoria, la sua volontà è sempre più importante e più vera che il mio pensiero e la mia volontà. Ed è questo l’essenziale nella nostra preghiera e nella nostra vita: apprendere questo ordine giusto della realtà, accettarlo intimamente; confidare in Dio e credere che Egli sta facendo la cosa giusta; che la sua volontà è la verità e l’amore; che la mia vita diventa buona se imparo ad aderire a quest’ordine. Vita, morte e risurrezione di Gesù sono per noi la garanzia che possiamo veramente fidarci di Dio. È in questo modo che si realizza il suo Regno...

- Papa Benedetto XVI - 
dalla "Omelia del 05 Aprile 2009" 




Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 14 settembre 2021

Al Crocicchio del Villaggio - don Bruno Ferrero

Tanto tempo fa, c'era un uomo che da anni cercava il segreto della vita. 
Un giorno, un saggio eremita gli indicò un pozzo che possedeva la risposta che l'uomo così ardentemente cercava.
L'uomo corse al pozzo e pose la domanda: "C'è un segreto della vita?".
Dalla profondità del pozzo echeggiò la risposta: "Vai al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi".
Pieno di speranza, l'uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un'altra legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita.
Deluso, l'uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: "Capirai in futuro". L'uomo protestò, ma l'eco delle sue proteste fu l'unica risposta che ottenne.
Credendo di essere stato raggirato, l'uomo riprese le sue peregrinazioni.
Col passare del tempo, il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell'oriente) attrasse la sua attenzione.
Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.
Affascinato, l'uomo si diresse verso il suonatore; vide le sue mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e gridò di gioia, perché aveva capito. 

Il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che aveva visto nelle tre botteghe al crocicchio del villaggio e che aveva giudicato senza particolare significato.

La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. 

E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. 
E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".

- Bruno Ferrero -
da: “C'è Qualcuno Lassù” , Casa Editrice: ElleDiCi



Immagine Мужчина и женщ


“L’alternativa è chiara. Si può preferire il gregge, cioè il conformismo, la moda, l’indolenza del pensiero. Ma, se si vuole vivere in libertà, non si deve avere paura delle idee. 
Osa pensarle! Non dire mai: non sono capace d’idee! Tutti ne sono capaci. 
Se dici così, è perché ti accontenti d’essere conformista. E, non solo osa pensarle, ma osa dirle! Le idee racchiuse in se stesse s’inaridiscono e si spengono. 
Solo se circolano e si mescolano, vivono, fanno vivere, si alimentano le une con le altre e contribuiscono alla vita comune, cioè alla cultura. 
Perfino l’eremita, se vuol vivere, deve intessere dialoghi d’idee, con se stesso e col suo dio.”

- Gustavo Zagrebelsky -
da: "Fondata sulla cultura"






Quanto maggiore è l'integrazione della personalità dell'individuo, e quanto maggiore è quindi la limpidezza verso se stesso, tanto più grande è la sua forza. Il "conosci te stesso" resta uno dei comandamenti fondamentali, che mirano a creare la base della forza e della felicità dell'uomo.

- Erich Fromm –




"Un vero Maestro non è quello con il maggior numero di allievi, ma quello che crea il maggior numero di maestri. Il vero capo non è quello con il maggior numero di seguaci ma quello che crea il maggior numero di capi. Il vero re non è quello che ha il più gran numero di sudditi, ma quello che guida il maggior numero di persone verso la regalità. Il vero insegnante non è quello che possiede il più vasto sapere, ma quello che riesce a portare il maggior numero di allievi alla conoscenza."

- Neale Donald Walsch -






Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 3 giugno 2021

La vita chiama - Don Tonino Lasconi

Signore,
il sole è sorto
e mi metti in mano
un'esperienza nuova.
Sarà bella? Sarà noiosa?
Sarà utile?
Non lo so ancora.
Però son certo
che molto dipenda da me.
Questo fammelo capire...
perché spesso rischio
di aspettarmi tutto dagli altri;
tutto da te.
Fammi sentire responsabile
di quello che faccio.
Tu hai creato l'uomo
senza chiedergli il permesso;
ti sei però subito "legato le mani"
e non gli puoi fare niente
se non lo vuole...
Signore,
aiutami a spalancare gli occhi,
per vedere dove mi trovo
e chi avrò vicino.
Signore,
aiutami a drizzare bene le orecchie,
per raccogliere tutte le voci
che la vita mi invia
e rispondere con coraggio e fantasia!

(Don Tonino Lasconi)




I sapori e la luminosità della vita dipendono dalla ricchezza o dalla povertà dei nostri ideali e delle nostre azioni. 
Capita di frequente di sperimentare in prima persona o di sentir parlare di una vita insipida, di un cammino al buio, di disorientamenti e di smarrimenti. Gesù cala la missione dei suoi discepoli in questa difficile situazione umana e affida loro il compito di essere sale e luce del mondo. 
La testimonianza della fede nei valori umani e trascendenti, la gioiosa scoperta della Verità, che s'identifica con la conoscenza del Cristo e del suo vangelo, l'orientamento sicuro verso una meta finale possono far riscoprire all'uomo le realtà e i valori essenziali della vita e far recuperare quell'interiore libertà che è già inizio di salvezza. 
Tutto ciò non può avvenire con un semplice annuncio verbale. 
Occorre che ci sia la forza dell'esempio e uno stile di vita informato sul Vangelo. 
E' così che il cristiano diventa sale e luce, è così che la Chiesa adempie concretamente la sua missione salvifica, che è opera di Cristo, ma che affidata ai suoi seguaci.

- Monaci Benedettini Silvestrini - 



Posare un mattone su un altro,
aggiungerne un terzo ed un quarto,
non lascia il tempo di chiedersi
se ha un senso quello che fai.
Ma star seduto con mattoni intorno
coi venti che imperversano dal cielo
meditando su quello che dovresti
fare o sul quel che puoi – toglie ogni dubbio.

- Philip Larkin -


Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 5 settembre 2019

Il canto degli alberi – Hermann Hesse (1919)

Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi.
Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi.
E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati.
Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, che se ne sono andati di soppiatto per sfuggire a una debolezza, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche. 
Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo : realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi.
Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.
Quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale, sulla chiara sezione del suo tronco - una lapide sepolcrale – si può leggere tutta la sua storia: negli anelli e nelle escrescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutte le malattie, tutta la felicità e la prosperità, gli anni magri e gli anni floridi, gli assalti sostenuti e le tempeste superate. 
E ogni contadino sa che il legno più duro e più pregiato ha gli anelli più stretti, che i tronchi più indistruttibili, più robusti, più perfetti, crescono in cima alle montagne, nel perpetuo pericolo.
Gli alberi sono santuari. 
Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. 
Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita. Così parla un albero : in me è celato un seme, una scintilla, un pensiero, io sono vita della vita eterna. 
Unico è l’esperimento che la madre perenne ha tentato con me, unica la mia forma e la venatura della mia pelle, unico il più piccolo gioco di foglie delle mie fronde e la più piccola cicatrice della mia corteccia. Il mio compito è quello di dar forma e rivelare l’eterno nella sua marcata unicità. 
Così parla un albero : la mia forza è la mia fede. 
Io non so nulla dei miei padri, non so nulla delle migliaia di figli che ogni anno nascono da me.
Vivo il segreto del mio seme fino alla fine, non ho altra preoccupazione. Io ho fede che Dio è in me. 
Ho fede che il mio compito è sacro. Di questa fede io vivo. 
Quando siamo tristi e non riusciamo più a sopportare la vita, allora un albero può parlarci così: Sii calmo! Sii calmo! Guarda me! 
La vita non è facile, la vita non è difficile. 
Questi sono pensieri infantili. Lascia che Dio parli in te ed essi taceranno. 
Tu hai paura perché la tua strada ti allontana dalla madre e dalla patria. Ma ogni passo e ogni giorno ti riconducono di nuovo alla madre. 
La patria non è in questo o quel luogo. La patria è dentro di te, o in nessun posto. La nostalgia di vagare senza meta mi prende il cuore, quando a sera, sento gli alberi stormire nel vento. 
Se li si ascolta a lungo, in silenzio, anche la nostalgia di vagare rivela appieno il suo significato più profondo. Non è desiderio di scappare via dal dolore, come sembra. 
E’ nostalgia della propria patria, ricordo della propria madre, struggimento per nuovi simboli di vita. Conduce a casa. Ogni strada conduce a casa, ogni passo è nascita, ogni passo è morte, ogni tomba è madre. 
Così sussurra l’albero nella sera, quando abbiamo paura dei nostri pensieri infantili. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. 
Sono più saggi di noi finché non li ascoltiamo. 
Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità, la rapidità e la precipitazione infantile dei nostri pensieri acquistano una letizia incomparabile.

Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non desidera più essere un albero. Non desidera essere altro che quello che è. 
Questa è la patria. Questa è la felicità.

- Hermann Hesse -



Accosta il tuo orecchio alla terra 

Metti il tuo orecchio contro la terra
e interpreta i rumori.
Quello che domina
sono dei passi inquieti e agitati,
passi pesanti di amarezza e di ribellione…
Non si sentono ancora
i primi passi della speranza.
Accosta di più il tuo orecchio alla terra.
Trattieni il fiato.
Libera le tue antenne interiori:
il Maestro cammina lì vicino.
E' più facile che sia assente
nelle ore felici
che in quelle dure, dai passi malcerti e difficili…


 - Helder Camara -



Io credo che se un giorno diventerò cristiano sul serio,
dovrò vergognarmi soprattutto di non esserlo diventato prima,
ma di aver tentato prima tutte le scappatoie.


- Soren Kierkegaard -


Buona giornata a tutti. :-)


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