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giovedì 11 novembre 2021

Voglio te, solo te! - Rabindranath Tagore

Voglio te, solo te! Lascia che il mio cuore
lo ripeta senza fine.
Tutti i desideri che mi distraggono
di giorno e di notte
in sostanza sono fasulli e vani.
Come la notte tiene nascosta nel buio
l'ansia di luce
così nel profondo del mio cuore
senza ch'io me ne renda conto
un grido risuona:
Voglio te, solo te!
Come la 
tempesta cerca la quiete
mentre ancora lotta contro la quiete
con tutte le sue forze
così io mi ribello e lotto
contro il tuo amore
ma grido che voglio te, solo te

(Rabindranath Tagore)



Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio. Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei.
Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola:
"Amala" e tacque. 
"Ma io non provo più nulla per lei". 
"Amala", ripeté il saggio. 
Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse: 

"Amare è una decisione, non solo un sentimento, amare è dedicarsi ed offrirsi, amare è un verbo e il frutto di questa azione è l'amore. L'amore è simile al lavoro di un giardiniere: egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno, coltiva, innaffia e cura con pazienza.
Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione, ma non abbandona mai il suo giardino. 
Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila. 

Questo è tutto; amala. 



La vita senza amore potrebbe avere queste conseguenze: 

L'intelligenza senza amore ti renderebbe insensibile. 
La giustizia senza amore ti renderebbe ipocrita. 
Il successo senza amore ti renderebbe arrogante. 
La ricchezza senza amore ti renderebbe avaro. 
La docilità senza amore ti renderebbe servile. 
La bellezza senza amore ti renderebbe superbo. 
L'autorità senza amore ti renderebbe tiranno. 
Il lavoro senza amore ti renderebbe schiavo. 
La preghiera senza amore ti renderebbe arido. 
La fede senza amore ti renderebbe fanatico. 
La croce senza amore si convertirebbe in tortura. 
La vita senza amore non avrebbe alcun senso. 
Nella vita l'amore è tutto...



Se provate a leggere la vostra vita alla luce della fede voi capite che vi siete incontrati perché un giorno Qualcuno ha deciso di darvi in dono l'uno all'altro. Avete trovato nel vostro cuore questo amore per l'altro (l'altra), non lo avete messo voi.

S.E.R Mons. Angelo Spina, Vescovo della diocesi di Sulmona Valva
da: In Cammino verso l'Amore, ed. Palumbi




Buona giornata a tutti. :-)


martedì 9 novembre 2021

Cosa vuol dire innamorarsi ogni giorno? - Stephen Littleword

Amore, batticuore, calore che ti pulsa nelle vene al sol pensiero, sono i sintomi benigni di una sensazione che tutti amiamo provare: innamorarsi.
E la miglior specie di innamoramento è quello che avviene ogni giorno con la persona che hai scelto al tuo fianco. 
Cosa vuol dire innamorarsi ogni giorno? 
Vuol dire non darsi per scontati e considerare la persona che hai al tuo fianco come un dono. 
Vuol dire alzarti al mattino e accarezzare il volto di chi ti trovi affianco nel letto. 
Vuol dire superare le battaglie assieme, dove quella più difficile è la routine e i problemi quotidiani. 
Vuol dire combattere per la gioia e la felicità dell’altro. 
Vuol dire mettere, a volte, un altro cuore al primo posto, prima del tuo.
Innamorarsi ogni giorno è scegliere di dire una cosa buona invece di dieci cose che non vanno.
Vuol dire scegliere di guardarsi negli occhi ed amarsi oggi, più di ieri.
Innamorarsi ogni giorno, vuol dire raccogliere i semi di una gioia autentica, di quelle che non passano, di quelle che riempiono le giornate di colori, di quelle che sono una luce in mezzo al cuore.

- Stephen Littleword - 
Da: “Piccole cose”


L’Amore non è un paio di lenzuola stropicciate o un orgasmo raggiunto in un attimo di passione. 
E' Amore quello che resta quando le lenzuola vengono stirate e l’orgasmo abbraccia la realtà quotidiana con tutte le sue problematiche, con la certezza che esiste un Noi fatto di rispetto.. pazienza.. tolleranza.. e tanto Amore....



Mi piacciono le persone che lasciano il segno,
lì in quel piccolo posto chiamato cuore….
sono quelle che mai se ne andranno
perchè quel posto se lo sono conquistato
con le piccole attenzioni di ogni giorno.

- Stephen Littleword - 
Da: “Piccole cose”



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it


lunedì 19 luglio 2021

"Perché non possiamo avere la nostra serie di telefilm?" - Erma Bombeck

Ieri sera stavo guardando la puntata di un telefilm sulla famiglia americana tipo: ridevano tutti come matti. Tutte le volte che il papà apriva bocca si sentiva uno scroscio di risa. La mamma gli faceva da spalla e i bambini erano assolutamente geniali nello scovare battute spiritose da piazzare qua e là. Mi sono guardata intorno. Mio marito leggeva il giornale con espressione afflitta. Ha quell'espressione in volto dal giorno in cui ha lasciato estinguere l'assicurazione dei reduci di guerra. Uno dei ragazzi era al telefono ed esclamava in continuazione: «Non è possibile!» Un altro era chiuso in camera sua con il giradischi acceso, e l'altro ancora fissava cupamente il frigorifero aperto in cerca di chissà cosa.
«Sapete che cosa c'è che non va in questa famiglia? Non siamo divertenti. Tutte le famiglie del mondo non fanno altro che lanciarsi battute spiritose e piegarsi in due dal ridere. Noi invece siamo un disastro... si ride di più al telegiornale delle sei che in questa famiglia. Dobbiamo adeguarci, altrimenti non faranno mai una serie di telefilm su di noi.»
La sera dopo, quando sentii la macchina di mio marito imboccare il vialetto, gridai: «Ehi, gente! Eeeeeecco papà!»
«Be'», disse nostro figlio, «è proprio il nostro babbo, col suo portafoglio gonfio... di conti da pagare.»
«Che cosa ti succede?» chiese mio marito. «Stai camminando. Ti hanno sequestrato la macchina?»
«Faaaaaaantastico!» disse il più piccolo. (Mancò poco che cadessi dalla sedia.) «Ehi, mamma», disse uno dei ragazzi, «che cosa si ottiene prendendo il parafango di una Chevrolet, il paraurti di una Ford e la ruota di scorta di una Pontiac?» Scossi la testa. «Sei mesi!»
«Un letto in ospedale!» feci io, tra le risa.
«Allora», disse mio marito, «pensavo che volessi dare una sistemata alla casa.» «Perché?» dissi io, dandogli una gran gomitata nelle costole. «È stata cattiva? A proposito, hai saputo che Bob ha preso un barboncino per sua moglie?» «Ah! Io non potrei mai fare un errore del genere.»
«Ehi, papà», disse nostra figlia, «il cane ha appena mangiato il polpettone della mamma.»
«Non piangere», disse lui, «ti comprerò un altro cane.»
In quel momento mia madre aprì la porta e mise dentro la testa. «Hai un po' di caffè?»

Stramazzammo esausti sulle rispettive sedie. Grazie a Dio ci sono gli intervalli pubblicitari.


(Erma Bombeck)




Noi crediamo che la fiaba e il gioco appartengano alla fanciullezza: miopi che siamo! Come se in una qualsiasi età della vita potessimo vivere senza fiaba e senza gioco!...Il fanciullo considera il gioco come il suo lavoro e la fiaba come la sua verità. 

(Friedrich Nietzsche)




Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite.

Raramente gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto uno stesso tetto.

(Richard Bach)



Ogni persona saggia sa che le favole vanno prese molto sul serio. 
Non esistono solo per essere ascoltate e lette. Esistono per insegnarci a vivere e a crescere. Per insegnarci che è possibile realizzare i propri sogni. 
Oggi non ci sono più Principesse, Orchi, Elfi, castelli incantati. Ma le favole ci sono ancora. Far parte di una bella famiglia unita dall’amore . 
Vivere in una casa dove si respira amore. Ecco cos’è oggi una meravigliosa favola!

(Agostino Degas)







con un sorriso... Buona giornata a tutte/i :-)



mercoledì 19 maggio 2021

Bellezza - Erma Bombeck

È anemica, ha una spalla più bassa dell'altra e si mangia le unghie. 
È la donna più bella che io abbia mai visto. 
Ci ha messo più di sessant'anni a diventare così. Il processo per ottenere quel genere di bellezza non può essere accelerato.
Le rughe sulla faccia se le è guadagnate... una alla volta. 
Quella ostinata all'angolo della bocca, che diventava più profonda a ogni «No». 
Quelle sottili sulla fronte, che fecero la loro misteriosa comparsa quando le nacque il primo figlio. 
Ora ha gli occhi protetti da lenti, ma le zampe di gallina si vedono lo stesso. Gli occhi sono giovani, vivaci, irrequieti. 
Sono occhi maturi, che riflettono la storia di una vita. 
Occhi che hanno luccicato di gioia, che si sono riempiti di lacrime di dolore, che si sono serrati all'improvviso per la rabbia, occhi brucianti per il sonno perduto. 
Ora sono limpidi e penetranti, e ti guardano dritto in faccia.
E quel gonfiore diffuso? I bambini troppo stanchi per camminare che bisognava portare in braccio dalla nonna, i sacchetti della spesa da trasportare dalla macchina alla cucina. Ora viene mantenuto dalla vita sedentaria, dal frigorifero pieno e dalla TV.
Il doppio mento viene con l'uso, ci vogliono anni a perfezionarlo. A volte lo si vede solo di profilo, ma c'è. 
Le donne viziate non hanno il doppio mento.
Lo fanno sparire con creme e massaggi. Questo mento invece c'è sempre stato, a sostenere la testa ciondolante quando vegliava in poltrona, la notte, china a lavorare a maglia, a pregare.
Le gambe sono ancora belle, ma il passo è stanco. 
Sono state le corse per prendere l'autobus, le lunghe ore in piedi quando lavorava ai grandi magazzini, le cadute per insegnare alla figlia ad andare in bicicletta. L'incavo delle ginocchia è viola. 
Le mani? Sono piccole, solcate da vene, hanno tremato, accarezzato, si sono rovinate nell'acqua, con i detersivi, le tinture, le schegge, sono state morsicate, piagate, ma non si può fare a meno di restare colpiti quando ci si accorge che l'anulare si è rimpicciolito portando l'anello nuziale. Ci vuol tempo, e altro, per rimpicciolire un dito.
L'altro giorno ho guardato a lungo, attentamente mia madre, e le ho detto: «Mamma, non ti ho mai visto così bella».

«Mi curo molto», è stata la secca risposta.


- Erma Bombeck -





Sono belle le donne mature,
quelle che accolgono
sui loro visi le tracce lasciate dal tempo.
Donne che non si ostinano
a voler apparire perennemente giovani.
Donne dignitose che si accettano come sono,
che curano se stesse e loro interiorità.
Sembrano preziosi ricami le loro rughe,
che un alito di vento improvviso
ha inciso sul volto sorridente.
Sono ricordi, illusioni, delusioni, gioie, sogni.
Sono libri scritti da antichi monaci amanuensi le loro rughe,
ricche di gioventù che sembra recente,
di amore mai spento,
di fuoco sempre acceso sotto il sottile strato di cenere.
Bello guardare dalla finestra dalla vita
l’ennesimo giorno di sole e di aria fresca
per non dimenticare le antiche primavere.
E’ bello leggere tra le rughe
il sorriso di sempre, l’attimo ormai vissuto,
il ricordo sempre vivo, la passione mai sopita.
Grazie al cuore che non è mai stanco di emozioni,
grazie alla vita che non smette mai di sorprendere.

- Agostino Degas -





Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro. 

- Bob Dylan - 





Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 8 maggio 2021

Lettera ad una mamma

Cara figlia mia,
voglio narrarti una storia.
Molto tempo fa, un uomo che aveva ricevuto da Dio il dono di dipingere con pennelli e colori le meraviglie che vedeva attorno a sè, pensò che era giusto insegnare la sua arte ad altri giovani così che non morisse con lui.
Spiegò ai suoi allievi come usare i pennelli, a diluire i colori per ottenere le sfumature più infinite per rappresentare il creato. Quando, secondo lui, furono pronti, mostrò loro un suo dipinto e li esortò a riprodurlo il più fedelmente possibile, seguendo i suoi insegnamenti concedendo loro una settimana di tempo.
Trascorsi i sette giorni ogni allievo si recò da lui con la propria opera.
Quale fu la meraviglia del maestro quando vide che ogni riproduzione era simile nei tratti alla sua originale, ma i toni e le sfumature li distinguevano una dall'altra.
Deluso e amareggiato li rimproverò per non aver ascoltato i suoi insegnamenti.
Prima che gli allievi avessero modo di difendersi, intervenne la sposa del maestro pittore, che aveva assistito a tutto restando fino ad allora in disparte.
"Marito mio, tu hai trasmesso a questi giovani il tuo dono, mostrando loro come usarlo, secondo il loro cuore e la loro anima. E sai bene che ogni anima è dono di Dio ed è unica. Come puoi chiedere, anche ad uno solo di loro, di guardare il mondo coi tuoi occhi...tu puoi insegnargli a osservare la natura e la tecnica per riprodurla, ma è con i suoi occhi che egli la vedrà e la esprimerà attraverso la sua anima, unica e ineguagliabile. E ogni opera che uscirà dalle sue mani, grazie al dono che tu gli hai fatto, sarà mirabile e unica, degna di onore e ammirazione. Tu hai donato loro il pennello per dipingere la vita... ma lascia che lo usino secondo il loro cuore e sii sempre e comunque fiero di loro".
Fu così che il pittore capì che se facciamo un dono non possiamo ipotecare l'uso che ne verrà fatto.
Ecco figlia mia Dio ha fatto dono ad ogni donna di cooperare alla creazione delle vita, attraverso la maternità e in tantissimi altri modi.
Ogni madre userà il pennello avuto in dono, per insegnare ai figli a dipingere, secondo coscienza e amore, la vita che decideranno di avere per volontà e aspirazione.
Ogni opera sarà unica, frutto di insegnamenti ricevuti attraverso atti di amore, rispetto, compassione, riconoscenza, carità e umiltà. Poiché tutti siamo fallibili, gli errori nel tuo dipinto lo renderanno ancora più prezioso e unico.
Ma ricorda che col tuo pennello potrai dipingere qualunque cosa, secondo il tuo cuore e i tuoi desideri, in piena libertà. Ecco ora il pennello è tuo, è un dono, usalo come meglio senti di fare; ricorda i miei insegnamenti sempre, perché son frutto della vita che ho ricevuto e che ti ho dato, ma dipingi la tua vita coi colori che vedono i tuoi occhi, attraverso il cuore.
Fai lo stesso coi tuoi figli e quando verrà il momento lascia loro in dono questo pennello, come faccio ora con te. Così che in futuro tutti possano godere degli insegnamenti ma mantengano la libertà di utilizzarli.
Ciò che ti lascio, è la tela dove ho dipinto la mia vita, perché tu la possa osservare e prenderne spunto per dipingere la tua, secondo le tue sole aspirazioni; è la forza di camminare con le tue gambe, ma mai da sola, perché il filo con il quale il Padre ci ha legato non può essere spezzato e io sarò sempre parte di te come tu di me.
Prendi questo dono e sii sempre fiera delle tue capacità, in esso c'è anche il mio cuore che da sempre batte assieme al tuo, per l'eternità.
Con amore la tua mamma.

Dedicato a tutte le donne che insegnano a dipingere la vita attraverso la loro, e a tutte le mamme con e senza ali.




"Quanto a me, sono molto orgogliosa di avere contribuito a generare quattro persone che portano il cognome di mio marito. Due di loro, maschi, lo tramanderanno ai loro figli, spero. 
Anche se quando cerco di vaticinare le somiglianze, e ovviamente mi sembra chiarissimo che tutti i pregi i miei bambini li hanno presi da me, mentre i difetti li attribuisco ai geni di mio marito, io in realtà sono contenta che i miei figli, ai quali ho prestato il mio sangue e il corpo, ho dato il latte, abbiano preso insieme al patrimonio genetico il nome del loro padre. 
Sono contenta anche per loro: così sanno chi sono, da dove vengono. 
Sanno chi è il padre che al momento di uscire dal nido li spingerà nel viaggio più importante della vita, quello verso il Padre."

(da Costanza Miriano " La questione del cognome, un attacco alle radici" in costanzamiriamo.com)





3 anni: "Mamma, ti amo".
10 anni: "Mamma, non capisci nulla". 
16 anni: "Non ti sopporto più, mamma!!".
18 anni: "Voglio andare via da questa casa".
... 25 anni fa: "Avevi ragione, mamma."
30 anni fa: "Voglio tornare a casa di mia madre".
50 anni: "Non vorrei mai perdere mia madre."
70 anni: "Darei qualsiasi cosa affinché mia madre fosse qui".


Abbiamo solo una mamma. Se tu l'ami, diglielo ora.




Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 26 aprile 2021

Amico mio - Kahlil Gibran

Amico mio, io non sono ciò che sembro.
L'apparenza è come un abito che indosso,
un abito che protegge me dai tuoi interrogativi
e te dalle mie negligenze.
Amico mio, l'io dimora in me nella casa del silenzio
e lì rimarrà per sempre,
impercettibile e inavvicinabile.

Non voglio che tu creda ciecamente in ciò
che dico o faccio, le mie parole e le mie azioni infatti
non sono altro che i tuoi pensieri e le tue speranze resi tangibili.
Quando tu dici "Il vento spira verso est",
io confermo "Sì, spira proprio in quella direzione";
perché non voglio che tu sappia che la mia mente
non dimora nel vento ma nel mare.

Tu non puoi capire i miei pensieri
trasportati dalle onde, né voglio che tu lo faccia.
Preferisco navigare da solo.
Quando da te è giorno, da me è notte;
e pure descrivo il mezzogiorno che danza sulle colline e
la furtiva ombra purpurea che attraversa la valle;
perché tu non puoi udire il canto della mia oscurità
né vedere il battito delle mie ali contro le stelle;
del resto, meglio così.

Rimarrò solo con la mia notte.
Quando tu ascendi al Paradiso,
io scendo dall'inferno;
e quando, dalla riva opposta del golfo che ci separa,
mi chiami: "compagno, amico",
a mia volta ti chiamo "compagno, amico"
poiché non voglio che tu veda il mio Inferno.

La fiamma ti brucerebbe gli occhi
e il fumo ti invaderebbe le narici.
E io amo troppo il mio Inferno per fartelo visitare.
Resterò all'Inferno da solo.
Tu ami la Verità,
la Bellezza,
la Giustizia
e io per amor tuo dico che amare è giusto e decoroso,
anche se dentro di me rido del tuo amore.

Ma non voglio che tu lo veda.
Riderò da solo.
Amico mio, tu sei buono, cauto e saggio,
certo, sei perfetto.
Anch'io, benché sia pazzo,
quando parlo con te lo faccio con saggezza e con cautela,
mascherando la mia pazzia.

Sarò pazzo da solo.
Amico o nemico che tu sia,
come posso farti capire?
Anche se camminiamo insieme,
mano nella mano, la mia strada non è la tua.

Kahlil Gibran

(Da "Il folle")



Non esistono due anime gemelle.
Nell'amicizia e nell'amore due persone
alzano le mani insieme
per afferrare qualcosa che da soli
non riuscirebbero a raggiungere

(Kahlil Gibran)


Quando la mano di un uomo
tocca la mano di una donna,
entrambi toccano il cuore dell’eternità.

- Kahlil Gibran -





"Tenerezza e gentilezza non sono sintomo di disperazione e debolezza,
ma espressione di forza e di determinazione".

- Kahlil Gibran -



Il pensiero è una fortezza
che nè vento nè fulmini scuotono.

- Kahlil Gibran -


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 13 marzo 2021

La casa dalle finestre d'oro

 C’era una volta un bambino che viveva in una casa sulla cima della collina. Un mattino, nell’uscire di corsa per andare a scuola, si fermò di botto a guardare perché là, su una collina dall’altro lato della valle, vide una casa dalle finestre tutte d’oro lucente che splendeva al sole come un palazzo incantato in un racconto di fate. Da dove era venuta? 

Come era giunta fin lassù? Chi vi abitava? E che persone fortunate dovevano essere, con quelle meravigliose finestre d’oro invece che di vetro comune! Chissà quali splendidi tesori c’erano in una simile dimora!
Il bambino non ci pensò due volte e si affrettò a raggiungere l’altra collina, lasciandosi alle spalle la strada che conduceva a scuola. 
Partì dunque, continuando a salire, finché, finalmente, raggiunse la sommità. Avidamente si guardò intorno in cerca della casa che aveva veduto: ma non c’era che una casa come tante altre, e una donna dall’aspetto gentile sulla porta, con accanto una bambina pressa poco della sua stessa età. 
Affannato e accaldato ma pieno d’impazienza, chiese alla donna dove fosse la casa dalle finestre d’oro. 
Sorpresa, ella rispose: “Non c'è nessuna casa come tu dici su questa collina; anzi, la nostra è l’unica e come vedi le finestre sono di vetro comune. 
Poi, vedendolo tutto mortificato e deluso, gli disse gentilmente: “Non importa! Entra, vieni a far compagnia alla mia bambina, darò a tutt’e due un bicchiere di limonata e una fetta di torta e potrete giocare in giardino”.
E così i due bambini rimasero insieme finché scese la sera e venne l’ora di tornare a casa. Ed egli raccontò alla bambina la storia della casa incantata, che appariva e spariva, e di certo doveva trattarsi della dimora di qualche fata o re e lui l’avrebbe cercata tutti i giorni, finché non ci fosse riuscito.
La bambina lo ascoltava con occhi sgranati e pieni di comprensione, annuendo di tanto in tanto. Poi si alzò, lo condusse con fare misterioso fino al cancello del giardino. La bambina indicò con la mano e davvero, là sull’altra collina, c’era una casa con meravigliose finestre splendenti d’oro, così abbaglianti che il bambino dovette socchiudere gli occhi per guardare.
“Non è bellissima?” disse la bambina tutta assorta. Ma il bambino, continuando a guardare esclamò: “E’ la mia casa! Ci sono due grandi pini ai lati, e si vede la mamma che sta ritirando il bucato!”.
Poi, mentre entrambi continuavano a guardare con stupore, il sole calò pian piano: ad una ad una le finestre scintillanti d’oro sparirono, e l’imbrunire delineò i contorni della solita casetta che il bambino conosceva tanto bene. 
La sua mamma doveva cominciare a preoccuparsi non vedendolo arrivare, e bisognava tornare subito a casa. Disse perciò addio alla bambina, promettendo che sarebbe tornato a giocare con lei.

Corse giù per la collina, e risalendo l’altra trovò sua mamma ad aspettarlo con un sorriso e le braccia colme d’affetto. 
E non dubitò mai più che l’incanto e la gioia dimorassero anche nelle case dalle finestre di vetro comune, dove il sole sostava festoso. 

(Hannah I-Iurnard)
Le ore della vita

La vita passa e tra i giorni che verranno deve giungere un'ora azzurra anche per noi. Vi è chi vive la vita e chi la sciupa. Chi vive per godere e chi per mangiare. Chi per comandare e chi solo per servire. Chi per amare e chi soltanto per soffrire. Chi per attendere sempre il domani e chi per morire forse stasera. Ma vi è chi, convinto di vivere la vita, la ignora invece completamente. Chi la sfiora appena, non la vede che in superficie e non la sente mai in profondità. Vi è chi raggiunge la sua sera senza aver vissuto e chi prima del meriggio ha già sciupato più di una vita. Non incominciamo la giornata senza una promessa con noi stessi. Non chiudiamo il giorno senza ascoltare ancora una volta il nostro cuore. Viene sempre un'ora azzurra per amare e per soffrire. E allora la vita diventa grande e bella. Viene sempre un'ora illuminata per cantare la speranza.

- Nino Salvaneschi - 




E ogni tanto ripenso a quando ero bambino.
Quando il problema più grande era scegliere a che gioco giocare.
Quando si era tutti amici, senza odi e rancori.
Quando per fare pace bastava un mignolino.
Quando era tutto più semplice.
E allora mi rendo conto che le ginocchia sbucciate, non facevano poi così male.

P. Knigh


Buona giornata a tutti. :-)


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