Visualizzazione post con etichetta Quaresima. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Quaresima. Mostra tutti i post

lunedì 11 aprile 2022

Le Croci - don Tonino Bello

 Miei cari fratelli,

mi era venuta in mente l’idea di intitolare questa lettera così: “L’Internazionale della Croce”. Ma poi l’ho scartata. 
Prima di tutto, perchè poteva apparire solo una bella frase ad effetto. E poi perchè temevo che evocasse spettri di chi sa quali contaminazioni. La frase, però, mi sarebbe servita tantissimo per far comprendere una verità fondamentale: che non c’è solo la Croce mia, la sofferenza tua, il dolore di Angela, la tragedia di Franco, l’agonia dei singoli. C’è anche una croce collettiva.
C’è anche una sofferenza comune. C’è anche un dolore di classi. C’è anche una tragedia di popoli. C’è anche un’agonia di gruppi umani ben definiti.
E per poco che uno, da un terrazzo del Calvario, si metta a contemplare il panorama sottostante, gli è dato sentire non solo l’affanno dei malati, il pianto dei delusi, il gemito degli sfortunati che arrancano sui tornanti del Golgota.
Ma gli toccherà giù, alle pendici del colle, Croci enormi che ondeggiano sospinte da folle sterminate di oppressi. Lì c’è la Croce dei paesi del Quarto Mondo condannati allo sterminio per fame. Accanto, avanza la croce sostenuta da una turba, incredibilmente privata dei diritti fondamentali dell’uomo, su cui grava la congiura del silenzio. Più in fondo si intravede il patibolo di intere popolazioni considerate marginali dalle grandi potenze, e destinate cinicamente al genocidio.
Ecco lì la croce dei “desaparecidos”. 
Ecco quella degli abitanti di Haiti. 
Ecco quella dei massacrati del Guatemala. 
Ecco la croce che schiaccia la schiena delle popolazioni afgane. 
Ecco quella trascinata dalle tribù violente dell’Iran. 
Più in là la croce dei dissidenti dell’Est, che copre, con la sua ombra, interminabili campi di concentramento, squallide prigioni e lontanissime terre di esilio. 
Poi sotto gli occhi, ecco la croce delle grandi masse di tutta la Terra discriminate dalle leggi razziali del mercato. 
Condannate dalle centrali del Capitalismo mondiale, a non risollevarsi mai, a rimanere sempre subalterne, a diventare sempre più schiave, sempre più umiliate, sempre più offese.
Miei cari fratelli, non fate lo sbaglio di dire che il vostro Vescovo sta facendo politica solo perchè cerca di distogliervi da un certo “uso intimistico” della Croce, o da una visione “formato personale” della via del Calvario. Non accusatelo d’inquinare l’atmosfera quaresimale con ingredienti poco ascetici sol perchè tenta di sottrarvi al consumo troppo domestico della Passione di Gesù. Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche staccare tutti coloro che vi sono appesi, noi oggi siamo chiamati ad un compito della portata storica senza precedenti:”Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi”.
Pertanto, non solo dobbiamo lasciare “il belvedere” delle nostre competizioni panoramiche e correre in aiuto del fratello che geme sotto la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare con coraggio ed intelligenza, le botteghe dove si fabbricano le croci collettive.
In oscure centrali della terra ci sono dei Cagliostri che con alchimie macabre di potere confezionano per noi croci sintetiche che addossano poi sulle masse sterminate di poveri.
Per noi, oggi, essere fedeli alla Croce di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, significa disintegrare queste fucine di morte e distruggere tutte le agenzie periferiche di questi arsenali di giustizia planetaria.
E forse non c’è bisogno di andare troppo lontano per scovarle. Perchè piccole succursali di queste botteghe, veramente oscure, dove si confezionano croci collettive, esistono anche nelle nostre città.

Con grande Speranza. Vostro.
- Don Tonino Bello -


La morte di croce respinge "l’incompreso" nella zona del silenzio...

...Essere uomini significa essere destinati alla morte. Essere uomini significa dover morire, conoscere la contraddizione per cui, dal punto di vista biologico, morire è un fatto naturale e necessario, ma, al tempo stesso, nella sfera biologica si è dischiuso un centro spirituale che aspira all’eternità e alla cui luce il morire non è un fatto naturale, bensì illogico, è un essere cacciati dalla sfera dell’amore, è una lacerazione di quel rapporto di comunione che vuole stabilità. In questo mondo, vivere significa morire. «Si è fatto uomo» significa, dunque, anche questo: ha imboccato la via della morte. La contraddittorietà propria della morte umana conosce in lui tutta la sua asprezza. In lui, infatti, che vive fino in fondo la comunione e il dialogo con il Padre, l’isolamento assoluto della morte appare del tutto inconcepibile. D’altra parte, proprio in lui la morte trova la sua più specifica necessità. Abbiamo visto, infatti, che proprio il suo essere con il Padre fonda anche l’incomprensione da parte degli uomini e così il suo isolamento nella vita pubblica. 
La morte di croce è l’atto ultimo e conseguente di questa non-comprensione, di questo rifiuto dell’incompreso, respinto nella zona del silenzio...

- Card. Joseph Ratzinger  -
da "Il Dio di Gesù Cristo" 




"Grazie terra mia, piccola e povera, che mi hai fatto nascere povero come te, ma che proprio per questo mi hai dato la ricchezza incomparabile di capire i poveri e di potermi oggi disporre a servirli".

- Don Tonino Bello - 



“A me, vostro vescovo e padre, viene la voglia di inginocchiarmi davanti a voi per ricevere la vostra benedizione. Non abbiate timore. Dátemela, nel nome del padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E così, rafforzato dal vostro segno di Croce, sarò più pronto e più forte nel proclamarvi le meraviglie compiute da Dio, lo Sposo che ci ha sedotti ma senza abbandonarci”.

- Don Tonino Bello - 


Non demordete: la coerenza paga, anche se con qualche ritardo. Paga anche l'onestà. E la speranza non delude.

 - don Tonino Bello -

Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 6 aprile 2022

Incontrare Gesù – Henri J. M. Nouwen

 Tu cerchi il modo di incontrare Gesù.
Cerchi di incontralo non solo con la mente, ma anche nel tuo cuore.
Ricerchi il suo affetto, e sai che questo affetto implica tanto il suo cuore quanto il tuo.
Ma rimane in te qualcosa che impedisce questo incontro.
Vi sono ancora tanta vergogna e tanta colpa incrostate nel tuo cuore, che bloccano la presenza di Gesù.
Non ti senti pienamente a tuo agio nel tuo cuore; lo guardi come se non fosse un luogo abbastanza buono, abbastanza bello o abbastanza puro per incontrare Gesù.
Quando guardi con attenzione alla tua vita, vedi quanto sia stata afflitta dalla paura.
Non riuscirai ad incontrare Gesù finché il tuo cuore rimane pieno di dubbi e di paure.
Gesù viene a liberarti da questi legami e a creare in te uno spazio nel quale puoi stare con lui. Egli vuole che vivi la libertà dei figli di Dio.
Non disperarti, pensando di non poter cambiare te stesso dopo tanti anni.
Entra semplicemente come sei alla presenza di Gesù. Tu non puoi renderti diverso.
Gesù viene a darti un cuore nuovo, uno spirito nuovo, una nuova mente e un nuovo corpo.
Lasciati trasformare dal suo Amore solo così sarai capace di ricevere il suo affetto nell'interezza del tuo essere.

- Henri J. M. Nouwen - 


Mi aspetto sempre che i miei visitatori parlino dei loro problemi e del loro dolore, delle loro sconfitte e delle loro delusioni, delle loro depressioni e della loro angoscia. In qualche modo mi sono abituato a vivere con la tristezza, e così non ho più occhi per vedere la gioia e non ho più orecchie per sentire la contentezza che appartengono a Dio e che vanno scoperte negli angoli nascosti del mondo.
Ho un amico così profondamente unito a Dio che riesce a vedere gioia dove io mi aspetto solo tristezza. Viaggia molto e incontra un'infinità di persone. Quando torna a casa, mi aspetto sempre che mi racconti della difficile situazione economica dei paesi che ha visitato, delle grandi ingiustizie di cui ha sentito parlare e del dolore che ha visto. Ma, anche se è molto informato dei grandi sconvolgimenti del mondo, raramente ne parla. Quando comunica le sue esperienze, parla delle gioie nascoste che ha scoperto. Parla di un uomo, di una donna o di un bambino che gli hanno portato speranza e pace. Parla di piccoli gruppi di persone che sono fedeli e leali tra loro, in mezzo a tutta la confusione del mondo. 
Parla delle piccole meraviglie di Dio... Lui non risponde mai al mio bisogno di sensazionalismo. Continua a dire: «Ho visto cose molto piccole e molto belle, qualcosa che mi ha dato tanta gioia». 

- Henry Nouwen -


«Rallegratevi con me», dice il pastore, «perché ho trovato la mia pecora che era perduta». 
«Rallegratevi con me», dice la donna, «perché ho ritrovato la dramma che avevo perduto». 
«Facciamo festa», dice il padre, «perché questo mio figlio era perduto ed è stato ritrovato». 
Tutte queste voci sono le voci di Dio. Dio non vuole tenersi la gioia per sé. Vuole che tutti vi partecipino. 
La gioia di Dio è la gioia dei suoi angeli e dei suoi santi; è la gioia di tutti coloro che appartengono al Regno. 

- Henry Nouwen -



Buona giornata a tutti. :-)


seguimi sul mio canale YouTube





lunedì 4 aprile 2022

Liberati dal giogo del male - don Luigi Giussani

"Dal paese d'Egitto ci hai tratti
E cammini con noi nel deserto,
Per condurci alla santa montagna
Sulla quale s'innalza la Croce."

Inno dei Vespri del Tempo di Quaresima 
  
Liberati dal giogo del male, descrive quello che è il tempo liturgico della Quaresima.
La Quaresima è il ricordo del lungo viaggio fatto dagli ebrei per essere liberati dall'Egitto, che è simbolo della schiavitù del male, dell'alienazione; è il ricordo di quel grande passaggio durato quarant'anni nel deserto.
Ma noi sentiamo la vita come un esodo, come l'uscita verso il suo significato? Questo significato già ci è stato dato, perciò la vita come esodo è l'affermarne in noi di qualcosa che è già presente, a differenza degli Ebrei che camminavano verso qualcosa che ancora non avevano. 
Percepire la vita come esodo, e percepire lo scopo della vita come la Pasqua ultima, vera, eterna, significa ricondurre tutto il desiderio della vita all'affermarsi in noi di quello che è già accaduto, che è già dentro la nostra vita, di quella storia che è incominciata con Abramo, che ha avuto il suo culmine profetico in Mosè e la grande avventura del popolo ebraico dall'Egitto fino alla Palestina.
Perciò non ci possiamo meravigliare che la parola "deserto" o la parola "sete", "fame", o la parola "confusione" o la parola "lamento", o la parola " ribellione" gremiscano questo esodo nuovo, come hanno gremito l'esodo antico. 
Ma il presentimento della grazia profonda di Pasqua, che è l'inizio della Presenza che è già in noi, è solo in proporzione al desiderio che abbiamo che si manifesti in noi quello che è già presente, ciò che avvenne.
"Pascha nostra immolatus est Christus", "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato".
Questo è il fulcro, dovrebbe essere il fulcro di tutto il nostro modo di pensare, di giudicare, di sentire, e dovrebbe diventare la forma del nostro decidere, del nostro atteggiamento pratico.
Qui è contenuto tutto il discorso quaresimale: che la Croce è necessaria alla Risurrezione, che il sacrificio è necessario per la verità dei rapporti, perché non sia menzogna il nostro rapporto tra di noi e con le cose.

- Don Luigi Giussani -
da: “Tutta la terra desidera il Tuo volto”



Il nostro maestro interiore 

(..) Guardate, voi giovani avete un grosso difetto - l'ho avuto anch'io - ed è la ricerca del padre. Si va alla ricerca del maestro, della guida autorevole, del grande condottiero; no, siamo tutti figli di Dio e non c'è maestro; il nostro maestro è nell’ invisibile. 
"Uno solo è il vostro maestro ed è nell'invisibile": questa è una parola che non troverete in nessuna conoscenza religiosa, solo nel cristianesimo.
I cristiani hanno un solo maestro; ed egli è nell'invisibile, nel profondo del nostro essere.
C'è chi approfitta del fatto che molti uomini hanno bisogno di un maestro. 
Ci sono dittatori e ci sono quelli che vogliono essere dominati dai dittatori; il dittatore ha la possibilità di esserlo soltanto se ci sono degli schiavi.
Liberarsi dalla ricerca del capo, camminare ognuno col proprio  passo, è la grande libertà cristiana; l'andare a cercare direttori spirituali e tutte le varie guide è un decadere nella religione del Padre. 
Nella religione del Figlio uno solo è il maestro ed è nell'invisibile, nel profondo di noi. 
Questa non è faciloneria: quando affrontiamo noi stessi con lucidità, coraggio e rispetto, ci spaventiamo, perchè il nostro essere profondo esige da noi delle azioni che il nostro essere superficiale non vorrebbe compiere; ma questo è il maestro.(..)

- Giovanni Vannucci -
Tratto da: “Cristo e la libertà”




La preghiera di Gesù come Figlio “uscito dal Padre” esprime in modo particolare il fatto che egli “va al Padre”. 
“Va” e al Padre conduce tutti coloro che il Padre “ha dato a lui” (cf. Gv 16, 28.17). 
A tutti, inoltre, lascia il durevole patrimonio della sua preghiera filiale: “Quando pregate, dite: “Padre nostro . . .”” (Mt 6, 9cf. Lc 11, 2). 

Come appare da questa formula insegnata da Gesù, la sua preghiera al Padre è caratterizzata da alcune note fondamentali: è una preghiera piena di lode, piena di sconfinato abbandono alla volontà del Padre, e, per quanto concerne noi, piena di implorazione e di richiesta di perdono. 
In questo contesto rientra in modo particolare la preghiera di ringraziamento.

- San Giovanni Paolo II, papa -
Udienza Generale, Mercoledì, 29 luglio 1987



Tutto, Signore, custodisci, 
nel palmo della tua mano; 
perché la vita 
- tutta la vita ch'io conosco, 
e anche la vita che non ho vissuta - 
è appena una goccia di rugiada, 
sopra il tuo palmo aperto. 
Però io ci ho nuotato dentro, 
a quella goccia; 
per me è stata grande come te 
perché, al di fuori, non ti avrei conosciuto 
né ti potrei conoscere. 
Questa vita che è tua, 
perché viene da te, 
questa vita che è mia, 
perché tu me l'hai data, 
è la goccia, il lago, il mare 
nel quale ho navigato, per tanti anni 
e dal quale non posso essere tolto 
perché boccheggerei, 
come fa un pesce, 
fuori della sua acqua

- Adriana Zarri - 
Da: Dodici lune



Buona giornata a tutti. :-)


seguimi sulla mia pagina YouTube

venerdì 1 aprile 2022

Dai Fioretti di San Francesco, Capitolo VII

                     

Come san Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia, dove digiunò 40 dì e 40 notti, e non mangiò più che un mezzo pane.
Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci dimostra nel venerabile collegio dei dodici compagni, e nel mirabile misterio delle sagrate istimate, e nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual’egli fea in questo modo. 

Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirato da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’ isola del lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e san Francesco non portò seco se non due panelli. 
Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo: e così si partì colui. 
E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stelle tutta la quaresima, senza mangiare e senza bere altro che la metade d’uno di quelli panelli, secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo. 
Si crede che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti ; e poi in quello luogo dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande riverenza e divozione in quello luogo dove san Francesco fece la detta quaresima.



‌‌‌‌Strappa da te la vanità, non fu luomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
‌‌‌‌Strappa da te la vanità, ti dico strappala.

(Ezra Pound, Canti Pisani - LXXXI)



Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all’effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l’eterna ricompensa in cielo, il digiuno ci dà modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito; e anche se i digiuni non saranno molti, il nemico quando si accorgerà che sappiamo digiunare, ci temerà di più.
Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza: scegline uno tra di essi per digiunare, secondo quanto ti consiglierà la tua devozione e la discrezione del tuo direttore spirituale.

- San Francesco di Sales - 


Buona giornata a tutti :-)


domenica 13 marzo 2022

Dalla testa ai piedi - don Tonino Bello

 


Carissimi,

cenere in testa e acqua sui piedi. 
Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa.

Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri.

A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno da mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e servizio.

Sono le due grandi prediche che la chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole.

Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. 
Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un “linguaggio a lunga conservazione”.

È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benchè leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. 
Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all’impegno per la pace, all’accoglienza del Cristo, al  riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione.

Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.

Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino.

È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l’abbiamo “udita con gli occhi”, pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente.

Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. 
Ricca di tenerezze, benchè articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il lavarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.

Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate.

Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane?

Potenza evocatrice dei segni!

Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnere l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare sui piedi degli altri.

Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa.

Cenere e acqua.

Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.

(don Tonino Bello)


"Ragazzi, non abbiate paura
di riscaldarvi adesso,
di innamorarvi adesso,
di incantarvi adesso,
di essere stupiti adesso,
di entusiasmarvi adesso,
di guardare troppo in alto adesso,
di sognare adesso"

(Don Tonino Bello)

Se la Fede ci fa essere credenti 
è la speranza ci fa credibili 
è solo la carità 
che ci fa essere creduti 

- don Tonino Bello -


















Preghiera della sera

Santa Maria, Vergine della notte,
noi t'imploriamo di starci vicino
quando incombe il dolore,
irrompe la prova,
sibila il vento della disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza
il cielo nero degli affanni,
o il freddo delle delusioni
o l'ala severa della morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
Nell'ora del nostro calvario,
Tu, che hai sperimentato l'eclissi del sole,
stendi il tuo manto su di noi,
sicché, fasciati dal tuo respiro,
ci sia più sopportabile
la lunga attesa della libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre
la sofferenza dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete
il tempo amaro di chi è solo.
Spegni i focolai di nostalgia
nel cuore dei naviganti,
e offri loro la spalla,
perché vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari
che faticano in terre lontane e conforta,
col baleno struggente degli occhi,
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi
la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte
a salmodiare le nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell'oscurità
ti metterai vicino a noi
e ci sussurrerai che anche Tu,
Vergine dell'Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto
si disseccheranno sul nostro volto.
E sveglieremo insieme l'aurora.
Amen

(don Tonino Bello)

Buona giornata a tutti :-)

mercoledì 2 marzo 2022

Preghiera della strada

Signore, devo uscire di casa, 
avvertire che i muri mi stanno stretti,
il tetto mi ruba il cielo, la finestra mi rende spettatore,
la porta mi nega l'avventura e l'orario mi fa perdere l'incontro.
Signore, fammi capire che è consentito 

vivere soltanto all'aperto;
si è cristiani soltanto all'aria libera. 
Il Vangelo cammina per le strade;
non devo pretendere di muovermi unicamente 

se il tempo è bello.
Il Vangelo, come la vita, si vive nelle intemperie, 
in condizioni sfavorevoli;
devo lasciarmi avvolgere dalla nebbia, dal buio della notte,
lavare dalla pioggia, asciugare dal vento, pungere dal freddo,
sentirmi al sicuro nella precarietà, 

possedere la certezza del provvisorio.
Bisogna che smetta di incaricare i vestiti 

o il termosifone di scaldarmi,
è bello essere obbligato ad accendere il fuoco dentro,
a riscaldarmi dall'interno, a coprirmi delle certezze del cuore,
indovinare il sole oltre lo spessore dei nuvoloni neri,
scoprire il cammino consultando la speranza,
sentire il tempo attraverso il corpo liberato dagli ingombri,
inventare il canto al ritmo dei passi,
sentirmi garantito da ciò che mi sono lasciato alle spalle
e arricchito da tutto quello che non ho più.
Provare la gioia di non possedere niente e quindi di avere tutto.
Si, perché il Tutto può essere contenuto, trovare posto unicamente nel nulla.
Signore, fammi chiudere gli occhi 

per essere raggiunto dalla luce,
insegnami ad attendere la luce ad occhi chiusi.
Signore, fammi uscire di casa senza voler 

sapere prima che tempo fa:
sulla strada, nell'oscurità, nel gelo, 

nella paura, nel vuoto, nell'assenza,
è tempo della tua presenza.



"A voi giovani che siete all'inizio della vostra vita, chiedo: avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? 
Avete pensato come metterli a servizio degli altri? 
Non sotterrate i talenti, scommettete su ideali grandi che renderanno fecondi i vostri talenti! 
La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente, per noi stessi, ma perché la doniamo. 
Cari giovani, abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi". 

- Papa Francesco -


Un giorno San Tommaso d'Aquino visitando San Bonaventura gli dimandò di qual libro più si fosse servito per registrar tante belle dottrine ch'egli avea scritte. 
San Bonaventura gli dimostrò l'immagine del Crocifisso, tutta annerita per tanti baci che l'avea dati, dicendo: “Ecco il mio libro, da cui ricavo tutto ciò che scrivo; egli mi ha insegnato tutto quel poco che ho saputo.”



Dio Onnipotente, 
che hai inviato il tuo Figlio Gesù 
per annunciare la buona novella ai poveri e guarire i malati, 
fa che imitiamo San Francesco d'Assisi, 
il quale non esitò a seguire le orme del Cristo 
nella compassione e nella misericordia 
verso i più poveri. 
Concedici di rivestirci dei medesimi sentimenti del tuo Figlio, 
per poter partecipare alla gioia eterna del tuo regno 
insieme al povero Lazzaro, 
Lui che è Dio e vive e regna con te, 
nell'unità dello Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli. 
Amen.

Preghiera Francescana



Buona giornata a tutti. :-)