"Dal paese d'Egitto ci hai tratti
E cammini con noi nel deserto,
Per condurci alla santa montagna
Sulla quale s'innalza la Croce."
Per condurci alla santa montagna
Sulla quale s'innalza la Croce."
Inno dei Vespri del Tempo di Quaresima
Liberati dal giogo del male, descrive quello che è il tempo liturgico della Quaresima.
La Quaresima è il ricordo del lungo viaggio fatto dagli ebrei per essere liberati dall'Egitto, che è simbolo della schiavitù del male, dell'alienazione; è il ricordo di quel grande passaggio durato quarant'anni nel deserto.
Ma noi sentiamo la vita come un esodo, come l'uscita verso il suo significato? Questo significato già ci è stato dato, perciò la vita come esodo è l'affermarne in noi di qualcosa che è già presente, a differenza degli Ebrei che camminavano verso qualcosa che ancora non avevano.
Percepire la vita come esodo, e percepire lo scopo della vita come la Pasqua ultima, vera, eterna, significa ricondurre tutto il desiderio della vita all'affermarsi in noi di quello che è già accaduto, che è già dentro la nostra vita, di quella storia che è incominciata con Abramo, che ha avuto il suo culmine profetico in Mosè e la grande avventura del popolo ebraico dall'Egitto fino alla Palestina.
Perciò non ci possiamo meravigliare che la parola "deserto" o la parola "sete", "fame", o la parola "confusione" o la parola "lamento", o la parola " ribellione" gremiscano questo esodo nuovo, come hanno gremito l'esodo antico.
Ma il presentimento della grazia profonda di Pasqua, che è l'inizio della Presenza che è già in noi, è solo in proporzione al desiderio che abbiamo che si manifesti in noi quello che è già presente, ciò che avvenne.
"Pascha nostra immolatus est Christus", "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato".
Questo è il fulcro, dovrebbe essere il fulcro di tutto il nostro modo di pensare, di giudicare, di sentire, e dovrebbe diventare la forma del nostro decidere, del nostro atteggiamento pratico.
Qui è contenuto tutto il discorso quaresimale: che la Croce è necessaria alla Risurrezione, che il sacrificio è necessario per la verità dei rapporti, perché non sia menzogna il nostro rapporto tra di noi e con le cose.
- Don Luigi Giussani -
da: “Tutta la terra desidera il Tuo volto”
(..) Guardate, voi giovani avete un grosso difetto - l'ho avuto anch'io - ed è la ricerca del padre. Si va alla ricerca del maestro, della guida autorevole, del grande condottiero; no, siamo tutti figli di Dio e non c'è maestro; il nostro maestro è nell’ invisibile.
"Uno solo è il vostro maestro ed è nell'invisibile": questa è una parola che non troverete in nessuna conoscenza religiosa, solo nel cristianesimo.
I cristiani hanno un solo maestro; ed egli è nell'invisibile, nel profondo del nostro essere.
C'è chi approfitta del fatto che molti uomini hanno bisogno di un maestro.
Ci sono dittatori e ci sono quelli che vogliono essere dominati dai dittatori; il dittatore ha la possibilità di esserlo soltanto se ci sono degli schiavi.
Liberarsi dalla ricerca del capo, camminare ognuno col proprio passo, è la grande libertà cristiana; l'andare a cercare direttori spirituali e tutte le varie guide è un decadere nella religione del Padre.
Nella religione del Figlio uno solo è il maestro ed è nell'invisibile, nel profondo di noi.
Questa non è faciloneria: quando affrontiamo noi stessi con lucidità, coraggio e rispetto, ci spaventiamo, perchè il nostro essere profondo esige da noi delle azioni che il nostro essere superficiale non vorrebbe compiere; ma questo è il maestro.(..)
“Va” e al Padre conduce tutti coloro che il Padre “ha dato a lui” (cf. Gv 16, 28.17).
A tutti, inoltre, lascia il durevole patrimonio della sua preghiera filiale: “Quando pregate, dite: “Padre nostro . . .”” (Mt 6, 9cf. Lc 11, 2).
Come appare da questa formula insegnata da Gesù, la sua preghiera al Padre è caratterizzata da alcune note fondamentali: è una preghiera piena di lode, piena di sconfinato abbandono alla volontà del Padre, e, per quanto concerne noi, piena di implorazione e di richiesta di perdono.
In questo contesto rientra in modo particolare la preghiera di ringraziamento.
- San Giovanni Paolo II, papa -
Udienza Generale, Mercoledì, 29 luglio 1987
Tutto, Signore, custodisci,
nel palmo della tua mano;
perché la vita
- tutta la vita ch'io conosco,
e anche la vita che non ho vissuta -
è appena una goccia di rugiada,
sopra il tuo palmo aperto.
Però io ci ho nuotato dentro,
a quella goccia;
per me è stata grande come te
perché, al di fuori, non ti avrei conosciuto
né ti potrei conoscere.
Questa vita che è tua,
perché viene da te,
questa vita che è mia,
perché tu me l'hai data,
è la goccia, il lago, il mare
nel quale ho navigato, per tanti anni
e dal quale non posso essere tolto
perché boccheggerei,
come fa un pesce,
fuori della sua acqua
nel palmo della tua mano;
perché la vita
- tutta la vita ch'io conosco,
e anche la vita che non ho vissuta -
è appena una goccia di rugiada,
sopra il tuo palmo aperto.
Però io ci ho nuotato dentro,
a quella goccia;
per me è stata grande come te
perché, al di fuori, non ti avrei conosciuto
né ti potrei conoscere.
Questa vita che è tua,
perché viene da te,
questa vita che è mia,
perché tu me l'hai data,
è la goccia, il lago, il mare
nel quale ho navigato, per tanti anni
e dal quale non posso essere tolto
perché boccheggerei,
come fa un pesce,
fuori della sua acqua
- Adriana Zarri -
Da: Dodici lune
Buona giornata a tutti. :-)
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