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martedì 1 luglio 2025

Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco.... - Ivan Aleksandrovič Gončarov

 «Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco di miserabili passioncelle, specialmente quelle che mirano all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro; le chiacchiere, le maldicenze, i dispetti, quel modo di misurarsi da capo a piedi. Ad ascoltare quello che la gente dice, vengono le vertigini, c’è da istupidirsi. 

A vederli, sembrano tutti intelligenti, persone piene di dignità, e non senti altro che “A quello hanno dato questo, quest’altro ha avuto un appalto”. 
“Ma per quale ragione, di grazia?” grida un terzo. “Tizio ieri sera si è rovinato al gioco, al club; Sempronio ha guadagnato trecentomila rubli!” 
Non è che noia, noia e ancora noia!…
Dov’è l’uomo, in tutto questo? 
Dov’è finita la sua dignità? 
Dove si è nascosto? 
Come mai si è abbassato a tal punto?….
E la nostra migliore gioventù che fa? 
Non dorme, forse, ballando, passeggiando, scorazzando per il viale Nevsky? 
Il loro è un continuo, vuoto passare di giorni. Ma con quale superbia e con quale indicibile dignità, con che sguardo di riprovazione guardano chi non è vestito come loro, chi non ha i loro nomi e i loro titoli! 
E s’illudono, quei disgraziati, di stare al di sopra della gran massa. 
E quando si riuniscono tra di loro, litigano e si ubriacano come selvaggi. 
E queste sarebbero persone vive, che non dormono? Ma non soltanto i giovani. Guarda gli adulti. 
Si invitano, si offrono l’un l’altro da mangiare senza cordialità, senza bontà, senza reciproca simpatia! 
Si riuniscono per un pranzo, per una serata, come se andassero all’ufficio, freddamente, senza allegria, per fare sfoggio del proprio cuoco, della propria casa, per ridere poi l’uno dell’altro e farsi lo sgambetto. 
L’altro giorno, a pranzo, non sapevo dove guardare, avrei voluto nascondermi, mi sarei cacciato sotto la tavola, quando han cominciato a massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile, il terzo un ladro, il quarto ridicolo! 
Non si salvava nessuno. E mentre dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire:”Fa tanto che l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!” 
Perchè si riuniscono se si giudicano così? 
Perchè si stringono la mano? 
Non hanno mai uno scoppio sincero di risa, una simpatia schietta! 
Cercano di attirare loro chi abbia un grado elevato, un nome sonante: “Ho avuto ospite il tale, sono stato dal talaltro”. 
Si vantano poi. Ma che vita è questa? Non me ne faccio proprio nulla, la rifiuto. Che ci posso imparare? Cosa ci posso ricavare?»

- Ivan Aleksandrovič Gončarov - 
da: Oblomov, Обло́мов, 1859, ed. BUR



"È così: il nostro mondo civile non è che una grande mascherata. Vi si incontrano cavalieri, preti, soldati, dottori, avvocati, ecclesiastici, filosofi, e che altro ancora! Ma non sono, costoro, ciò che rappresentano: non sono altro che maschere, sotto le quali, di regola, si celano degli speculatori. Non capisco perchè mai, per riguardo verso l'altrui dabbenaggine, dovrei provare rispetto per la menzogna e per l'impostura. Ciò che io rispetto è la verità, di qualunque cosa si tratti; e, appunto per questo, non ho alcun rispetto per ciò che è contrario alla verità.
La sua luce, in questo mondo, non potrà mai risplendere finchè voi continuerete a tenere le menti in catene, come state facendo."


Arthur Schopenhauer



...il cielo non è un luogo che prima dell'Ascensione di Cristo sia stato sbarrato da un positivistico decreto di Dio, per venir poi un giorno altrettanto positivisticamente riaperto. 
La realtà del cielo nasce invece in primo luogo dall'intimo incontro fra Dio e l'uomo. 
Il cielo va definito come la presa di contatto fra la natura dell'uomo e la natura di Dio...
Il cielo è quindi quel futuro dell'uomo e dell'umanità che quest'ultima non può darsi da sé, e che perciò le rimane precluso sintanto che essa bada solo a se stessa; per fortuna sua però, esso le è stato per la prima volta e decisamente aperto nell'uomo avente il suo centro esistenziale in Dio, nell'uomo tramite il quale Dio si è inserito nella natura umana...

card. Joseph Ratzinger - da "Introduzione al cristianesimo"



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 7 giugno 2025

La sera fiesolana - Gabriele D'Annunzio

 […] Laudata sii pel tuo viso di perla,

o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!

Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancóra
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora! […]

- Gabriele D'Annunzio -
da Alcyone


Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo.
Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede.
In un attimo non si sa perchè,
non si sa come, qualcosa si rompe:
una diga tra due acque.
E due sorti si mescolano,
si confondono e precipitano.

- Gabriele D’Annunzio -

                                                                                 



La parola è una cosa profonda, in cui per l'uomo d'intelletto son nascoste inesauribili ricchezze.

- Gabriele d'Annunzio -




Buona giornata a tutti. :-)






sabato 31 maggio 2025

Il segreto della felicità? - Hiretap Heleinad

 Un giorno un pensiero si svegliò e non appena si accorse che nella mente in cui stava vi era poca luce, si sentì subito triste.
Scosso dalla rabbia, incominciò a sbattere da una parte all’altra, ma più si arrabbiava e più l’oscurità diventava più fitta, sino a diventare tenebre. 
Dopo tanti sforzi si sentì sfinito e si arrese. Dopo poco tempo come per magia si sentì meglio.
Non riuscì a capire il perché di questo cambiamento, la mente in cui stava non aveva subito variazioni, eppure il pensiero si sentiva più leggero,talmente leggero che decise di intraprendere un viaggio. 
Libero da qualsiasi peso esplorò luoghi dove non era mai stato. Ad un tratto scorse una luce, una luce a dir lunga superiore di quella che vi era nella mente in cui stava. 
Preso dalla curiosità ed estasiato dalla sua nuova scoperta, decise di avvicinarsi. Man mano che si avvicinava la luce diventava sempre più forte.
Il pensiero moriva dalla voglia di capire quale fosse la fonte di questo bagliore. Come fu vicino vide che i raggi venivano sprigionati da un organo chiamato “cuore”. Ma  ancora non aveva le idee chiare. 
Egli si domandava, come poteva un semplice organo ad emanare tanta luce e tanto calore!
Allora decise di entrarvi dentro e notò che l’intera luce era composta da tantissimi bei ricordi: momenti meravigliosi trascorsi in famiglia, le coccole di un bambino, le risate con gli amici, i baci con la persona amata.
In pochissimi istanti il pensiero diventò felice. Si immerse in questo calore chiamato “amore”.  E come un bambino sul grembo della mamma si fece avvolgere dall’intensa luce caricandosi a sua volta di numerosi raggi. 
La sua aura diventò talmente forte che decise di rientrare a casa. Egli non aveva più bisogno di stare in un luogo di luce, perché oramai lui stesso era fatto di luce. 
Allora si mise in cammino. Al suo arrivo la mente si illuminò talmente tanto che la sua luce colpì altri pensieri, che a loro volta si illuminarono colpendone degli altri.
La mente era diventata un luogo sereno. Ormai non aveva più di cui preoccuparsi, sapeva che ogni qualvolta i suoi pensieri si fossero sentiti tristi, vi era un luogo nel cuore dove un sentimento chiamato AMORE avrebbe guarito ogni suo pensiero.

A volte siamo talmente sopraffatti dai brutti pensieri, che più ci pensiamo e più aumentano. A volte è bene arrendersi, non sforzarsi troppo. 
I periodi bui ci saranno sempre, ma c’è una parte in noi in cui la luce non cesserà mai di esistere. 

- Hiretap Heleinad - 


Vorrei potermi svegliare al mattino e vedere il mondo con gli occhi di un bambino.
Vorrei avere il suo cuore per amare più di quanto possa fare adesso. 
Vorrei avere la sua mente per non avere il peso della vita che mi porto dentro. Vorrei avere la sua ignoranza per stupirmi ogni momento. 
Vorrei avere la sua anima per poter comunicare in un modo che noi adulti abbiamo dimenticato. 

- Hiretap Heleinad - 



Avere cura del proprio corpo e della mente.
Non lamentarsi mai dei problemi.
Lascia andare via i rimorsi che fanno male,
lascia il passato alle spalle perchè tanto non cambia,
vivi il presente e non pensare troppo al futuro.
Lavora per vivere e non vivere per lavorare.
Ogni tanto siediti a giocare con un bambino
e il miglior modo per abbattere il peso della vita che noi adulti dobbiamo sopportare.
Goditi il momento senza pensare troppo alle conseguenze.
Se ami una persona dalle tutto il tuo amore non permettere che la tua parte razionale ti blocchi.
Impara ad accettare anche la tristezza e da li che riemerge la felicità.
Impara ad accettare anche i difetti di un amico..
Vivi la vita con la consapevolezza che ogni momento non vissuto è come un ricordo mai nato.

- Hiretap Heleinad - 
da: "Il segreto della felicità?"



Buona giornata a tutti. :-)





martedì 27 maggio 2025

La saggezza - Omar Falworth

 Se ti ritrovi a dialogare con uno che dice d’essere saggio e comincia a disputare con te per tutto il tempo dell’incontro su ciò che è vero e ciò che non lo è, su ciò che è giusto e ciò che non lo è... tronca il dialogo e allontanati da lui.
Costui sa di filosofia, ama discuterne, ma non ama la filosofia, non è saggio;
ed è tanto lontano dal vero e dal giusto come l’ignoranza lo è dalla conoscenza.
Il saggio che ha in sè il vero e il giusto non cerca di convincere nessuno di niente.

- Omar Falworth -

Da: “Pensieri Azzurri per vivere meglio”  di Omar Falworth, Ed. Splendida Mente



Se vuoi diventare saggio...
... arricchisciti ogni giorno di:
una piccola conoscenza,
una qualsiasi esperienza,
un nuovo comportamento;
... e impoverisciti ogni giorno di:
una cattiva abitudine,
un fastidioso timore,
un misero pregiudizio.
Il saggio non s’affanna
a migliorare il suo volto,
la sua immagine sociale,
il suo conto in banca,
ma se stesso...
... un po’ al giorno.

- Omar Falworth -


Ogni sera, prima di andare a letto...
ricordati di chiudere fuori la porta
le passioni del giorno,
affinché non s’infilino tra le lenzuola
e ti tormentino l’animo durante il sonno.
Ogni sera, prima di andare a letto...
regala un franco sorriso ai tuoi cari,
affinché annulli gli attriti del giorno
e tu possa giocare con la notte
a rincorrere sogni.
Ogni sera, prima di andare a letto...
mettiti una mano sul cuore
e pensa alla fortuna
che hai avuto durante il giorno trascorso:
.. aver vissuto.

- Omar Falworth -



Buona giornata a tutti. :-)


domenica 18 maggio 2025

Tipo Uno: Il perfezionista - Helen Palmer

  Sono i classici “bravi bambini”, hanno imparato ad assumersi le responsabilità e a comportarsi bene in presenza degli altri. 

I loro valori sono la rettitudine, una fiera indipendenza e la convinzione che il buon senso e la bontà possano prevalere sui lati oscuri della natura umana. 
Il piacere viene all’ultimo posto dopo i doveri. I desideri sono stati accantonati già nell’infanzia spostando l’attenzione sulla cosa giusta da fare. C’è sempre da migliorare, si sforzano di essere sempre all’altezza delle richieste di perfezione. 
Essere perfetti richiede un alto grado di rinuncia e un rigido controllo interno. La continua rinuncia li porta ad un livello di pressione che esprime il risentimento tenendo nascosta la rabbia profonda. 
Comportarsi bene è un’ossessione. 
Molti hanno dovuto assumersi responsabilità prematuramente adulte e quindi non sono in contatto con ciò che vogliono veramente; sono dotati, però, di un’enorme sensibilità. 
La rabbia e il dolore derivano dal fatto che i loro bisogni non sono mai stati presi in considerazione. 
E’ molto doloroso essere criticati dagli altri perché si criticano già da sé: si raffrontano continuamente a modelli irraggiungibili. 
Sono inclini a percepire critiche anche là dove non esistono: in questo caso, la cosa migliore, è verificare realisticamente le vere opinioni altrui.
Nell’infanzia l’amore era il premio per un comportamento corretto e ciò fa credere agli Uno di non poter essere amati se sono imperfetti. 
Nascono quindi conflitti, in età adulta, che lo svelarsi dei loro lati cattivi metterà in fuga il compagno.

Gli Uno sono educatori responsabili, votati all’eccellenza, sanno insegnare ed apprezzare il meglio; sono zelanti nel fare chiarezza e nel cercare di trasmettere informazioni precise.


Fattori di crescita: alleggerire la severità dei modelli interiori, imparare a chiedere e a ricevere piacere.

Sintesi del libro "L'enneagramma la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere" di Helen Palmer, Edizioni Astrolabio

                                                                                      

Se un uomo vuole occuparsi incessantemente di cose serie e  non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza accorgersene, diventa pazzo o idiota.

- Erodoto -



Nutrite l’anima perché la fame la trasforma in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata.
Amici miei, saggio è nutrire l’anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno.

- Carl Gustav Jung - 



Chi può essere più felice di un topino nel formaggio...?!
Un uccellino in una fetta di pane, un cuore lieto nel suo pezzetto di cielo.


- Maria Savasta - 



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 15 maggio 2025

Italo Calvino da “Prima che tu dica ”

Vorrei portarti con me.
Resisteresti poco, al freddo senza l’afa estiva ma sarebbe un’esperienza diversa, no? Poi ti riporterei indietro, come è giusto che sia. Ma per un po’ ti porterei con me.
Ti racconterei le cose che non avrò il tempo di finire di dirti. Solo per quello, per trovare il modo che duri di più. 

Ti farei guardare il mare freddo, così apprezzeresti il tuo. 
Ti farei una foto e la lascerei nel cassetto per le volte che avrò voglia di guardarti con i capelli scompigliati e il sorriso accennato.
Mangeremmo e dormiremmo poco perché non ci sarebbe il tempo; tutto quello che vorresti cercherei di dartelo. 

Ti farei esprimere un desiderio e lo esaudirei. Solo uno, perché tre non sarei capace.
Ti farei almeno un paio di domande scomode, perché così ti fideresti di me; perché così, se ti telefonassi almeno una volta, sussulteresti un pochino e quando deciderai di andare via, ci sarà almeno una volta in cui vorrai tornare.
Vorrei che ti fossi innamorata di me, per chiedermi di restare. Ma forse tu impieghi tanto per innamorarti e allora è per questo che vorrei portarti con me: per farti innamorare.
Verresti?
No, non verrei. Perché dovrei?
Non credo che mi riporteresti indietro, non voglio che tu faccia di tutto per me. Il suono è simile a quello della tua voce, non della mia: vorrei che lo capissi e te ne rendessi conto. Le tue parole sono esigenti e mi si stringono al cuore. L’unisono tra di noi non funziona. Il moto di due anime in una non esiste. 

Non vorrei foto di questo momento, né motivi per lasciare che non finisca. È doloroso da ricordare. 
Cosa c’è di poetico in una sensazione moritura? Se lo volessi, non farei in modo che arrivi la fine. Perché è questo il punto: io sto facendo in modo che l’ultimo secondo di tutto accada, capisci? 
Permettimi di dire di no. Permettimi di non esserti accanto. Permettimi di decidere di non esserci come vuoi tu.
Pensare che sia per due, per renderti i pensieri più facili; lo sai che mi stai raccontando una bugia mentre mi chiedi ‘verresti?‘
Certo che lo sai.
Venire? Cosa potrebbe dire? Cosa saremmo?
La mia automobile scivola da sola verso casa mentre rileggo le tue parole. Cerco di trovare interpretazione, tentando di valicare le frasi così come sono – cunei – e trovarci l’intenzione inespressa di dire dell’altro. Cerco titubanze, virgole, mi soffermo sui dettagli. Ma io di dettagli non capisco nulla. Non so come sono fatti, in verità.
Potrei rimanere attaccato alla balaustra a due mani, mangiare tutte le merendine della macchinetta accanto all’ingresso del gate pur di restare a guardare il fiume da un lato e la strada dall’altro.
Fissare l’asfalto fino a farmelo entrare negli occhi e bucarmeli per non vedere la via di casa: questo dovrebbe accadere affinché io vada via da qui e mi rassegni alle tue parole. Credevo di non essere capace di rimanere in silenzio a guardare. Sono solito pensare di me cose molto positive: grande cuore, grande testa, spirito d’iniziativa, forte indipendenza; pensavo di non essere capace di restare a guardare inerme.
È una di quelle circostanze che non si addicono agli spiriti vincenti. È come ammettere di avere un buco scoperto e lasciare che qualcuno ci infili un dito dentro, stracciando carne e tessuti, graffiando vasi, fino a tingere di rosso i vestiti e non poter, così, celare l’affanno.
Eppure io sono un tipo sveglio, non mi lascio abbindolare facilmente; ho sempre saputo tenerle a distanza e prosciugarne il necessario. Ecco, sì: non sono mai andato al di là del necessario con quasi nulla. Solo di foglie d’albero ne ho troppe, perché ne faccio collezione.
Ne ho mangiate molte di merendine della macchinetta ma adesso, alla guida, con le mani poco convinte e smaniose, non ne ricordo il sapore singolo e anche gli incartamenti mi paiono tutti uguali. Non posso distinguere il caramello dal fiordilatte e questi dal cioccolato: ho un solo amalgama appiccicaticcio nella bocca.
Mi sembra strano sentirmi così sopra le righe. Mi sembra strano, ancora, sentire quegli occhi addosso. I tuoi e i miei insieme, che erano altro, lo sono stato lo so, lungo il fiume e poi sono irrimediabilmente scomparsi dopo un battito di ciglia. Un movimento fisiologico ne ha decretato la fine ed io lo vado cercando, adesso, mentre mi dirigo verso casa, seguo la scia per provare a seguirti.
Che pena. Sperare, intendo. È la pena di chi non sa rinunciare.
Non so raccontare una volta in cui tu mi avevi detto di essere felice, in effetti. E nemmeno una volta in cui te l’ho detto io, d’altronde. Non credo minimamente di esserti venuto incontro per davvero, con foga ed eccitazione, per abbracciarti di sorpresa.
Non mi viene in mente la prima volta che t’ho visto. So quand’è, con precisione, perché io ero al bancone di un bar con una ragazza che mi piaceva molto. E che ho abbracciato con slancio e voluto tante di quelle volte da essermene invaghito e addirittura innamorato a un certo punto.
Ricordo d’averti preso in consegna nella mia mente, ma non d’averti visto. Non so nemmeno com’eri vestita. 

So solo che ti sei passata una mano tra i capelli, il gesto più comune che si possa recuperare nella memoria. Eppure io l’ho registrato. In realtà potrebbe essere falso. Potrei aver traslato la mano di un altro sulla tua e adesso cucirti addosso un movimento che non t’è appartenuto.
Avevi un braccialetto che si compra al mare, di quelli di cotone colorato, che dicono porti fortuna e poi, un giorno, si spezzi per far avverare un desiderio. Di quelli che hanno tutti, eccetto me, poiché io non li sopporto: rimangono bagnati per ore, dopo la doccia, ed umidi sulla pelle.
Mi sono chiesto quale potesse essere il tuo desiderio. 

È la prima cosa su cui mi sono interrogato guardandoti quella volta e pensandoti i giorni successivi. Se tu avessi un desiderio sopra tutti, se fosse legato a quel braccialetto o a un sentimento. Ho sentito il bisogno di saperlo, come se fosse il tuo nome.
Avevi anche un anello costoso. Sottile, ma prezioso. Un anello facile, che non sorprende se lo regali. Non so perché l’avessi notato. Niente a che vedere coi tuoi occhi, mi rendo conto. A chiunque avessi chiesto di te nei giorni seguenti, continuavo a dire di non avere in mente i tuoi occhi: eppure sono meravigliosi. Non mi viene un’altra parola in mente. Dovrei inventarla ma non sono capace, tu lo sai. Posso fartelo intuire ma non so spiegarlo.
Non capisco perché non me li sono incollati addosso. Avevo notato di te solo i dettagli peggiori fra tutti gli altri; ciononostante ti cercavo già il giorno dopo. Mentre passeggiavo sotto casa tua, nelle sere a seguire, speravo di notare i tuoi movimenti alla finestra oppure con chi saresti uscita. 

Desideravo vederti da sola, che, una volta sull’uscio, ti guardassi intorno e vedendomi rimanessi piacevolmente compiaciuta.
Avrei voluto essere io nei tuoi sogni, a ispirare i tuoi sonni e farti felice. 

Ma lo so di non potere. Eppure questa consapevolezza non m’ha fatto smettere di volerti portare via con me.
Non capisco. Non capisco cosa vuoi dire. Mi pare assurdo che tu pensi di poter amarmi. Quanto abbiamo passato insieme? Non capisco perché tu voglia portarmi con te. Non sai nulla.
Ti ho rubato anche un sorriso triste quella sera.È andata così: io ti ho guardata per un momento, mentre ti passavi le mani nei capelli, e stavi sorridendo, ma non alla persona con cui parlavi. Sorridevi, rivolta verso il basso come per un pensiero veloce da far svanire. E, rivolto di nuovo il tuo volto verso l’alto, ti ho sorpresa triste, come se quel pensiero felice andasse celato.
Sorridi solo quando qualcuno o qualcosa ti fa ridere, ma non dovresti. A me piace, ma non dovresti. La felicità pare si auguri a tinte pastello e così mi tocca fare, con te, adesso: cercare di farti togliere dal viso i tuoi sorrisi tristi, come ho sempre fatto, d’altronde.
Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto. La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso.
Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose
 nuove.Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa.
Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all’inizio. Ma potrei imparare.
Sono un pessimo romantico, lo ammetto. È per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così. Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine.
Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. È l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo. Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?

- Italo Calvino -
 da “Prima che tu dica ” ,Mondadori ed.



«Finché so che al mondo c’è qualcuno che fa dei giochi di prestigio solo per amore del gioco, finché so che c’è una donna che ama la lettura per la lettura, posso convincermi che il mondo continua… E ogni sera anch’io m’abbandono alla lettura, come quella lontana lettrice sconosciuta».

- Italo Calvino -
da: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”


"Quello che veramente ognuno di noi è ed ha, è il passato; quello che siamo e abbiamo è il catalogo delle possibilità non fallite, delle prove pronte a ripetersi.
Non esiste un presente, procediamo ciechi verso il fuori e il dopo, sviluppando un programma stabilito con materiali che ci fabbrichiamo sempre uguali. 
Non tendiamo a nessun futuro, non c'è niente che ci aspetta, siamo chiusi tra gli ingranaggi d'una memoria che non prevede altro lavoro che il ricordare se stessa."
- Italo Calvino -



Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 12 maggio 2025

Ti amo per te - Kahlil Gibran

Tu hai molti amanti, ma solo io ti amo.
Gli altri uomini cercano se stessi amando te. 
Io amo te solo per te stessa.
Gli altri vedono in te una bellezza
che passa più velocemente dei suoi anni.
Ma io vedo in te una bellezza che non sfiorirà mai.
E ancora nell'autunno dei suoi anni

non avrà da temere a guardarsi allo specchio,
perchè non verrà umiliata. 
Io solo amo ciò che è in te e che non si vede.
Mi ha guardata e ha detto sorridendo:
Tutti gli uomini ti amano per sè, ma io ti amo per te.

- Khalil Gibran - 


"I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati,
al mattino, al tavolo degli angeli."

"Les fleurs du printemps sont les rêves de l'hiver racontés,
le matin, à la table des anges."

- Khalil Gibran -


Le persone solari sono simili ai girasoli, 
sempre orientate verso la luce e il sole.
Per donare luce e colore agli altri. 

(Agostino Degas)


- Dipinto di Bruno Benfenati -


Diceva un foglio bianco come la neve:

"Sono stato creato puro, e voglio rimanere così per sempre. Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro".
Una boccetta di inchiostro sentì ciò che il foglio diceva, e rise nel suo cuore scuro, ma non osò mai avvicinarsi. 
Sentirono le matite multicolori, ma anch'esse non gli si accostarono mai.

 E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre, puro e casto, ma vuoto.

(Kahlil Gibran)





























Buona giornata a tutti :-)