venerdì 20 dicembre 2013

La vita – Kahlil Gibran -



La vita è un'isola in un oceano di solitudine: le sue scogliere sono le speranze, i suoi alberi sono i sogni, i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete. La vostra vita, uomini, miei simili, è un'isola, distaccata da ogni altra isola e regione. 

Non importa quante siano le navi che lasciano le vostre spiagge per altri climi, non importa quante siano le flotte che toccano le vostre coste: rimanete isole, ognuna per proprio conto, a soffrire le trafitture della solitudine e sospirare la felicità. 
Siete sconosciuti agli altri uomini e lontani dalla loro comprensione e partecipazione.

Fratello mio, ti ho visto, seduto sulla tua montagnola d'oro, bearti delle tue ricchezze; eri orgoglioso dei tuoi tesori e ben saldo nella certezza che ogni manciata d'oro accumulata fosse un invisibile anello di collegamento tra i tuoi desideri e pensieri e quelli degli altri uomini.

Ti ho visto con gli occhi della mente, come un grande conquistatore alla guida dei suoi eserciti, impegnato nella distruzione dei fortilizi nemici. 


Ma guardando una seconda volta, non ho visto altro che un cuore solitario appeso al fondo dei suoi stessi forzieri, un uccello assetato in una gabbia d'oro con la vaschetta vuota.


Ti ho visto, fratello mio, seduto nel trono della gloria, circondato dai sudditi che acclamavano alla tua maestà, cantavano le lodi delle tue grandi gesta, osannavano la tua saggezza, contemplandoti come se fossero in presenza di un profeta; l'esultanza sollevava gli spiriti fino alla volta dei cieli. E mentre abbassavi lo sguardo sui tuoi sudditi, ho letto nel tuo volto i segni della felicità e del potere e del trionfo, quasi tu fossi l'anima del loro corpo. 


Ma guardando una seconda volta, ecco ti ho scoperto solo nella tua solitudine, ritto al lato del trono; esule, tendevi la mano in ogni direzione, come nell'atto di chiedere pietà e misericordia a fantasmi; imploravi che qualcuno ti offrisse rifugio, non foss'altro il rifugio del calore dell'amicizia.


Ti ho visto, fratello mio, innamoratissimo di una bellissima donna, deporre il cuore sull'altare della sua grazia, e quando ho visto lei contemplarti con tenerezza e materno amore, ho detto a me stesso:

"Viva l'Amore che ha posto fine alla solitudine di quest'uomo e ha congiunto il suo cuore a un altro cuore".

E tuttavia, guardando una seconda volta, ho scorto nel tuo cuore amante un altro cuore, solitario, che gridava invano per rivelare i suoi segreti a una donna; e dietro la tua anima piena d'amore, un'altra anima, sola, vagava come una nuvola, sospirando invano di potersi sciogliere in lacrime negli occhi dell'amata…

La tua vita, fratello mio, è una dimora solitaria, separata dalle dimore degli altri uomini. E' una casa nel cui interno non può spingersi lo sguardo del vicino. 

Se piombasse l'oscurità, la lanterna del vicino non potrebbe illuminarla. 
Se fosse svuotata da ogni provvista, non potrebbero riempirla le scorte dei vicini. 
Se si ergesse in un deserto, non potresti trasportarla nei giardini degli altri uomini, coltivati da altre mani. 

Se si ergesse sulla vetta di una montagna, non potresti trasportarla nella valle calpestata dai piedi di altri uomini.


La vita del tuo spirito, fratello mio, è avvolta dalla solitudine; se non fosse per questa solitudine, tu non saresti tu, e io non sarei io. 

Non fosse per questa solitudine, crederei forse, udendo la tua voce, di sentire la mia stessa voce; vedendo il tuo volto, crederei di vedere me stesso in uno specchio.

Kahlil Gibran

da: "La voce del Maestro",Newton e Compton editori



Non esiste il caso, ne la coincidenza. 
Noi, ogni giorno, 
camminiamo verso luoghi e persone che ci aspettano da sempre. 
(G. Dembech)


Il vero giusto è colui che si sente sempre a metà colpevole dei misfatti di tutti.

(Kahlil Gibran )



Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno.

(Charles Dickens)




La vita è un'isola in un oceano di solitudine: le sue scogliere sono le speranze, i suoi alberi sono i sogni, i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete. 
La vostra vita, uomini, miei simili, è un'isola, distaccata da ogni altra isola e regione. 
Non importa quante siano le navi che lasciano le vostre spiagge per altri climi, non importa quante siano le flotte che toccano le vostre coste: rimanete isole, ognuna per proprio conto, a soffrire le trafitture della solitudine e sospirare la felicità. 
Siete sconosciuti agli altri uomini e lontani dalla loro comprensione e partecipazione.

Kahlil Gibran





Buona giornata a tutti :-)

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giovedì 19 dicembre 2013

Preghiera di un settantacinquenne -


Signore,
non permettere che io divenga uno di quei vecchi brontoloni,  sempre con la voglia di lamentarsi: che si fanno tristi e diventano insopportabili agli altri.
Conservami il sorriso,  anche se la mia bocca è un po' sdentata.
Conservami il buon umore che riporti le cose, la gente e me … ciascuno al proprio posto.
Fai di me, Signore,  un anziano rasserenante: , conservami un cuore aperto. Fa' di me un anziano  generoso,  che sappia dividere i suoi quattro soldi con chi non ne ha… e i fiori del suo giardino con chi terra non ha.
Non permettere che io diventi l'uomo del passato, parlando sempre del suo buon vecchio tempo, quando non faceva mai freddo e disprezzando il tempo dei giovani, quando piove continuamente.
Fa' di me, Signore, un anziano che non ha mai dimenticato la sua giovinezza e che sa rinnovare la giovinezza degli altri.
Signore, io ti domando  la fortuna e la felicità.
Io ti domando semplicemente che la mia ultima stagione sia bella, perché essa porti testimonianza alla tua bellezza e giovi all’altrui giovinezza.


Amen.


Fonte: Breviario della Terza età, don FerdinandoBay, Ed. Salcom, gennaio 1989, pagina 7



“La coerenza di quest’uomo, la coerenza della sua fede, ma anche la responsabilità di lasciare un’eredità nobile, un’eredità vera. Noi viviamo in un tempo nel quale gli anziani non contano. E’ brutto dirlo, ma si scartano, eh? Perché danno fastidio. Gli anziani sono quelli che ci portano la storia, che ci portano la dottrina, che ci portano la fede e ce la danno in eredità. Sono quelli che, come il buon vino invecchiato, hanno questa forza dentro per darci un’eredità nobile”.
Papa Francesco


“Preghiamo per i nostri nonni, le nostre nonne, che tante volte hanno avuto un ruolo eroico nella trasmissione della fede in tempo di persecuzione. Quando papà e mamma non c’erano a casa e anche avevano idee strane, che la politica di quel tempo insegnava, sono state le nonne quelle che hanno trasmesso la fede. Quarto comandamento: è l’unico che promette qualcosa in cambio. E’ il comandamento della pietà. Essere pietoso con i nostri antenati. Chiediamo oggi la grazia ai vecchi Santi – Simeone, Anna, Policarpo e Eleazaro – a tanti vecchi Santi: chiediamo la grazia di custodire, ascoltare e venerare i nostri antenati, i nostri nonni”.

- papa Francesco - 



«Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte».

Papa Francesco nell'Esortazione Apostolica "Evangelii Gaudium", 2013


Buona giornata a tutti :-)




mercoledì 18 dicembre 2013

La pecora nera -

C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre.
Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece. 
Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco, alcune dicevano : «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? »
Altre compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?» La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini. Ma nemmeno in montagna trovò pace. ... «Che vivere è questo? Sempre da sola!» Una sera, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce e disse : «Dormirò là dentro » e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse. Una voce appena fu entrata le domandò : «Chi sei?» rispose la pecora nera : «Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge».
La voce continuò : «La stessa cosa è capitata a noi ! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!». La pecora nera era piena di gioia.
Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù e disse : «Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!». Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. 

La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!». La pecora si mise a belare di felicità.




Il Natale dovrebbe essere legna che arde nel caminetto, profumo di pino e di vino, buone chiacchiere, bei ricordi e amicizie rinnovate. Ma...se questo manca basterà l'amore.

(Jesse O'Neill)


"Maria donna del pane. Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare con quel gesto profetico l'invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: prendete e mangiatene tutti". 

- don Tonino Bello - 


A Natale si usa fare dei doni. Come cristiani abbiamo il dovere, di non fare doni, ma di trasformarci in dono. Far si che la nostra vita sia un dono senza riserve.
Perchè ciascuno di noi è debitore verso tutti gli altri.

- don Alessandro Pronzato -


"Caro Gesù, asciuga le lacrime segrete di tanta gente che non ha il coraggio di piangere davanti agli altri".

- don Tonino Bello - 


Dio, formatore della luce

Benedetto sei tu,
Signore nostro Dio, re del mondo,
che formi la luce e crei la notte,
che fai la pace e crei ogni cosa,
tutti ti lodano e tutti ti celebrano…

Tu che illumini la terra
E i suoi abitanti con misericordia,
e che nella tua bontà rinnovi sempre
ogni giorno l'opera della tua creazione…
Dio eterno, nella tua grande misericordia
Abbi compassione di noi,
Signore della nostra forza, 
roccia del nostro rifugio,
scudo della nostra salvezza,
nostra sola difesa.
Benedetto sei tu Signore, 
che crei la luce.

(Dalla Liturgia ebraica)



Buona giornata a tutti :-)

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martedì 17 dicembre 2013

Tu sei il medico, io il malato - Sant’Agostino -



Me infelice! Signore, abbi pietà di me.
Tu vedi le mie ferite, non le nascondo.
Tu sei il medico, io il malato.
Tu sei misericordioso, io miserabile.
La vita dell’uomo sulla terra è veramente una prova!
Chi potrebbe desiderare pane e affanni?
Tu comandi di sopportarli,
non di amarli…
Nell’avversità aspiro alla gioia;
nella gioia temo l’avversità.
Tra questi due estremi,
esiste forse un punto di equilibrio,
in cui la vita umana non sia una prova?
Signore, tutta la mia speranza
risiede unicamente
nella profondità della tua misericordia!

(Sant’Agostino)
Confessioni, X, 28-29




Quando siamo nella prova guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per poter continua a camminare....

Papa Benedetto XVI



“La gente è costretta a vivere in luoghi dove non ha più il minimo controllo su quello che mangia e quello che si mette addosso, sullo spazio che occupa. Tutti sono in prestito tutto il tempo, devono comprare quello che gli serve e non gli basta mai, gli sembra di avere sempre bisogno di altro.” 

(Andrea De Carlo, Due di due, 1989) 




E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell'universo tutto l'amore di Dio racchiuso in un cuore umano....

Papa Benedetto XVI

Donami la tua presenza

Signore, Padre santo e buono, concedimi:
un'intelligenza che ti conosca,
un cuore che ti senta, 
uno spirito che ti gusti,
una sapienza che ti trovi,
un ardore che ti cerchi,
un'anima che ti comprenda,
occhi del cuore che ti vedano,
una vita che ti sia gradita,
una perseveranza che ti attenda,
una morte santa.
Donami la tua presenza,
la santa resurrezione,
una buona ricompensa:
la vita eterna. Amen.

(Da un libro di preghiere del IX secolo)



Buona giornata a tutti :-)













lunedì 16 dicembre 2013

Le cose che non hai fatto – don Bruno Ferrero -


Ricordi il giorno che presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai? 
Credevo che mi avresti uccisa, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che ti trascinai alla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve?
Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!". Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito?
Credevo che mi avresti lasciata, ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina?
Credevo che mi avresti picchiata, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans?
Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l'hai fatto.
Sì, ci sono tante cose che non hai fatto.
Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi.
C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam. Ma tu non l'hai fatto.
Ma tu non sei tornato.

Una regola d'oro: passeremo nel mondo una sola volta. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare o la gentilezza che possiamo manifestare a qualunque essere umano, facciamoli subito.
Non rimandiamolo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte.

(don Bruno Ferrero)



Spesso non resta che chiedersi perché.
“Non però nell’ illusione di ottenere una risposta da Dio, ma soltanto perché il Padre ci guardi.
Proprio come i bambini che quando incominciano a crescere non capiscono le cose e incominciano a fare domande al papà o alla mamma: Papà, perché? Mamma, perché?
Il bambino non capisce ma se noi stiamo attenti vedremo che il bambino non aspetta la risposta del suo papà o della sua mamma… 

Il bambino ha bisogno, in quell’insicurezza, che il suo papà e la sua mamma lo guardino. Ha bisogno degli occhi dei suoi genitori, ha bisogno del cuore dei suoi genitori.

Chiedere perché al Signore è dunque una domanda cruciale nello sconforto. Tanto che può essere definita una vera preghiera: la “preghiera del perché”.


papa Francesco 21 novembre 2013




“Quelli che mormorano, impareranno la lezione” (Is. 29)




“Non possiamo lamentarci sempre, come gente che non ha speranza” (S. Teresina)



“Io penso tante volte che noi quando succedono cose difficili,… corriamo questo pericolo di chiuderci nelle lamentele. E il Signore anche in questo momento è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. E cammina con noi. Ma non lo riconosciamo… sembra più sicuro il lamento! 
E’ come una sicurezza: questa è la mia verità, il fallimento. Non c’è più speranza…

“Le lamentele sono cattive… perché ci tolgono la speranza. Non entriamo in questo gioco di vivere dei lamenti ma se qualcosa non va rifugiamoci nel Signore, confidiamoci con Lui:.

Non mangiamo lamentele, perché queste tolgono la speranza, tolgono l’orizzonte e ci chiudono come con un muro. E da lì non si può uscire. Ma il Signore ha pazienza e sa come farci uscire da questa situazione”….

(Papa Francesco,  3 aprile 2013)



La Chiesa…si prepara a celebrare il Natale e il suo sguardo si dirige sempre più verso Betlemme. In effetti, noi attendiamo con speranza certa la seconda venuta di Cristo, perché abbiamo conosciuto la prima. 
Il mistero di Betlemme ci rivela il Dio-con-noi, il Dio a noi prossimo, non semplicemente in senso spaziale e temporale; Egli ci è vicino perché ha "sposato", per così dire, la nostra umanità… per farci diventare come Lui. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me... E questa gioia…rimane non in superficie, bensì nel profondo della persona che a Dio si affida. […]
La beata Madre Teresa di Calcutta […scriveva]: "Noi aspettiamo con impazienza il paradiso, dove c'è Dio, ma è in nostro potere stare in paradiso fin da quaggiù e fin da questo momento. Essere felici con Dio significa: amare come Lui, aiutare come Lui, dare come Lui, servire come Lui". Sì, la gioia entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri. In chi ama così, Dio prende dimora, e l'anima è nella gioia. 
Se invece si fa della felicità un idolo, si sbaglia strada ed è veramente difficile trovare la gioia di cui parla Gesù. 
 
papa Benedetto XVI, Angelus, 16 dicembre 2007




Buona giornata a tutti J


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domenica 15 dicembre 2013

Pronti a donarci - Cardinale Carlo Maria Martini -



Ti chiediamo, Signore,
di essere pronti a donarci come tu ti doni a noi in questa eucaristia.
Ti chiediamo di unirci alla sofferenza,
che tu hai portato per noi e alla tua dolorosa agonia.
Il tuo sacrificio eucaristico riconcilia cielo e terra,
ci strappa a noi stessi, ci assorbe nella bruciante fiamma dello Spirito.
Fa’ che, mangiando il tuo corpo e bevendo il tuo sangue,
veniamo liberati dal nostro egoismo.
Fa’ che viviamo un’esistenza simile alla tua,
un’esistenza che anticipa la risurrezione,
perché ha dentro di sé il germe dell’immortalità,
che è la comunione con te, mio Dio e mio Signore.

(Cardinale Carlo Maria Martini)




Si legge in un racconto che un giorno Gesù tornò visibilmente sulla terra: era Natale e c'erano molti bambini riuniti per una festa. Gesù si presentò in mezzo a loro che lo riconobbero e lo acclamarono.
Poi, uno di loro, cominciò a chiedere che dono Gesù avesse portato e a poco a poco tutti i bambini gli chiesero dove fossero i doni.
Gesù rispondeva e allargava le braccia.
Finalmente un bambino disse: «Vedete che non ci ha portato niente? Allora è vero ciò che dice mio papà: che la religione non serve a niente, non ci dà niente, non ha nessun regalo per noi!».
Ma un altro bambino replicò: «Gesù, allargando le braccia, vuol dire che ci porta se stesso, che è lui il dono, è lui che si dona a noi come fratello, come Figlio di Dio per farci tutti figli di Dio come lo è lui»".

(Card. C. M. Martini)





"Signore Gesù, che cammini sulla nostra terra 
e soffri le nostre povertà 
per annunciare il comandamento della carità, 
infondi in noi il Tuo Spirito d’amore che apra i nostri occhi, 
per riconoscere in ogni uomo un fratello: 
e finalmente diventi quotidiano il gesto semplice 
e generoso che offre aiuto e sorriso, 
cura e attenzione al fratello che soffre, 
perché in questo Natale non facciamo festa da soli. 
Amen".

(+Carlo Maria Martini)


Suggerimenti per i regali di Natale

Per il tuo nemico: il perdono
Ad un avversario: la tolleranza
Ad un amico: il tuo cuore
Ai poveri: la carità
Per ogni bambino: un buon esempio
A te stesso: il rispetto




Buona giornata a tutti :-)





sabato 14 dicembre 2013

La Scatola – don Bruno Ferrero -

La bambina stava preparando un suo pacco di Natale. Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata. Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.
"Cosa fai?" la rimproverò aspramente il padre. "Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costa?".
La bambina con gli occhi pieni di lacrime si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.
La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli porse la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.
"E per te, papi" mormorò.
Il padre si intenerì. Forse era stato troppo duro. Dopo tutto quel dono era per lui. Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota!
La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:
"E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?".
Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse: "Ma dentro ci ho messo un milione di bacini!".
Per questo, oggi c'è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.
"Ma è vuota" dicono tutti.
"No. E piena dell'amore della mia bambina" risponde lui.


C'era una volta un bambino, che andando e stando a scuola teneva sempre chiuso il pugno della mano sinistra. Quando era interrogato dalla maestra, si alzava e rispondeva tenendo il suo pugno chiuso; scriveva, con la destra, e conservava il pugno sinistro ben chiuso.
Un giorno la maestra, anche per dare soddisfazione a tutti gli alunni, gli chiese il perché di questo atteggiamento.
Il bambino non voleva rispondere, ma poi, dietro le insistenze della maestra e soprattutto per accontentare i compagni di scuola, decise di svelare il segreto.
"Quando ogni mattina parto da casa per venire a scuola, mia madre, mi stampa sul palmo della mano sinistra un forte bacio e poi chiudendomi la mano, mi dice sorridendo: Bambino mio, tieni sempre ben chiuso qui nella tua mano il bacio di tua madre!
Per questo tengo sempre il pugno chiuso: c'è il bacio della mia mamma dentro".

(don Bruno Ferrero)


Fonte:  Il Segreto dei Pesci Rossi , don Bruno Ferrero - Casa Editrice: ElleDiCi




Non si può pensare a una Chiesa senza gioia. La gioia della Chiesa è questa: annunciare a tutti il nome di Gesù.

Papa Francesco Tweet, 12 Dicembre 2013




Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede. 



- Papa Francesco - 


"Lo scandalo per i milioni di persone che soffrono la fame non deve paralizzarci, ma spingerci ad agire, tutti, singoli, famiglie, comunità, istituzioni, governi, per eliminare questa ingiustizia. Il Vangelo di Gesù ci mostra la strada: fidarsi della provvidenza del Padre e condividere il pane quotidiano senza sprecarlo"

(Papa Francesco, udienza generale, 11 dicembre 2013)



Buona giornata a tutti :-)


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