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giovedì 28 maggio 2020

Il tuo "amico" Dio ...

«Mentre, stamattina, ti svegliavi, ti osservavo, e aspettavo che mi rivolgessi la parola, magari per poco, per chiedermi un parere, o per dirmi, anche solo: «Grazie!», per qualcosa di bello, che ieri hai vissuto!
Ma ho visto che eri molto occupato, a cercare i vestiti da metterti, per recarti al lavoro, e trovare le chiavi dell'auto...
Ho continuato ad attendere, mentre giravi per casa, per preparare la colazione, dare l'ultimo colpetto ai capelli (come avrai sentito, io so, esattamente, quanti sono...)!
Speravo, che tu potessi trovare qualche minuto, per fermarti, e dirmi: «Ciao»!, ma eri troppo occupato...
Per questo, ho illuminato il cielo per te, l'ho riempito di colori, e dolci trilli di uccelli, e un'arietta frizzante!
Ma non te ne sei, neppure, accorto!
Ti osservavo, mentre andavi, veloce, al lavoro, un po' nervoso, e ho atteso, pazientemente, per tutto il giorno...
Con tutto il tuo da fare, pensavo che fossi troppo occupato, per dirmi qualcosa!
Quando sei tornato a casa, ho visto tutta la tua stanchezza, e ti ho mandato una pioggerella, per irrorarti un po', affinché l'acqua lavasse via il tuo "stress"...
Pensavo di farti contento, per farti pensare un po' a me, ma ti sei infuriato, e hai imprecato di brutto!
Desideravo tanto, che tu mi parlassi: non ti avrebbe portato via troppo tempo...
Poi, hai acceso il computer, e ho aspettato, con pazienza, mentre lo guardavi, e cenavi, ma, di nuovo, ti sei dimenticato di parlare con me!
Ti ho visto stanco, e ho compreso il tuo silenzio, così ho smorzato lo splendore del cielo, ma non ti ho lasciato al buio...
L'ho cambiato, con una strepitosa girandola di stelle, anche se non ti interessava!
Dopo aver augurato: «Buonanotte!», ai tuoi cari, sei corso in camera, e ti sei addormentato...
Io veglio sempre il sonno dei miei figli, e ho cullato i tuoi sogni, perché, anche se non te ne accorgi, io sono sempre lì, per te!
Ho più pazienza, di quanto immagini...
Vorrei, con questo, insegnarti quanta pazienza bisogna avere, con gli altri!
Tutto quello che ti piace, l'ho fatto, solo per te...
Ti amo tanto, e attendo, ogni giorno, una tua preghiera!
Abbi una buona giornata!
Ti stai alzando di nuovo, e io starò, un'altra volta, ad aspettare un tuo ricordo...
Il mio amore non ti abbandonerà, neppure per un istante!
Il tuo "amico" Dio!».
"Anche in mezzo al mondo, si può ascoltare Dio, là, nel silenzio di un cuore, che non vuole essere che suo...".



Le gioie della vita..


Questa è la storia di un uomo, che, quando era ragazzo, e andava a scuola,

continuava a dire: «Ah! Quando lascerò la scuola, e comincerò a lavorare, allora, sarò felice!».
Lasciò la scuola, cominciò a lavorare, e diceva: «Ah! Quando mi sposerò, sarà la felicità!».
Si sposò, e, in capo a pochi mesi, constatò, che la sua vita mancava di varietà,
e, allora, disse: «Ah! Come sarà bello, quando avremo dei bambini!».
Vennero i bambini, ed era un’esperienza affascinante, ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava: «Crescano, in fretta!».
E i figli crebbero, non piangevano più, alle due di notte, ma facevano una stupidaggine, dopo l’altra, e cominciarono i veri problemi...
E, allora, l’uomo sognò il momento, in cui sarebbe stato, di nuovo, solo, con sua moglie: «Staremo, così, tranquilli!».
Adesso, è vecchio, e ricorda, con nostalgia, il passato:
«Era, così, bello!»...


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 21 maggio 2020

La bibbia e la forchetta


C'era una donna alla quale era stata diagnosticata una malattia incurabile e a cui avevano dato solo tre mesi di vita. Decise allora di "mettere in ordine tutte le sue cose". Contattò un sacerdote e lo invitò a casa sua per discutere alcuni aspetti delle sue ultime volontà.

Gli disse quali canti voleva che si facessero durante il suo funerale, quali letture si dovevano tenere ed il vestito con il quale doveva essere sepolta. Chiese anche di essere seppellita tenendo in mano la sua Bibbia preferita. Tutto era stato detto e il sacerdote se ne stava già per andare quando la donna si ricordò di qualcosa che per lei era molto importante.

"C'è ancora qualcosa" disse eccitata.
"Di che si tratta?" domandò il sacerdote. "Questo è molto importante", rispose la donna. "Chiedo di essere sepolta con una forchetta nella mia mano destra".
Il sacerdote rimase impassibile, guardando la donna, senza sapere che cosa dire. "La sorprende?", domandò la donna.
"Beh, per essere sincero, la cosa mi lascia perplesso", disse il sacerdote.
La donna spiegò: "Tutto le volte che ho partecipato a qualche pranzo speciale, ricordo che, dopo aver ritirato i piatti delle pietanze, qualcuno diceva sempre: "Tenete la forchetta". Era ciò che aspettavo perché sapevo che il meglio doveva ancora venire... dolce al cioccolato, marzapane... qualcosa di meraviglioso e di molto nutriente".
Desidero che la gente mi veda nella mia bara con la forchetta in mano perché si chieda: "Che se ne fa della forchetta?". Allora lei dovrà dire: "Se ne andò con la forchetta perché per lei il meglio doveva ancora venire".

Gli occhi del sacerdote si riempirono di lacrime mentre abbracciava la donna congedandosi. Sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che la vedeva prima della sua morte. Sapeva tuttavia anche che la donna aveva un'idea più bella del cielo della sua. Sapeva infatti che qualcosa di meglio stava per venire.

Durante il funerale la gente che passava davanti alla bara della defunta vide la Bibbia e la forchetta che teneva nella mano destra.

Più volte il sacerdote udì ripetere la domanda: "Ma che fa con la forchetta in mano?" e più volte sorrise.
Durante l'omelia il sacerdote riferì ai presenti la conversazione tenuta con la donna poco prima di morire. Parlò loro della forchetta e di che cosa significasse per lei.
Era un segno bellissimo del modo con cui la donna intendeva la sua morte.

La prossima volta che prendi in mano una forchetta non dimenticarti che il meglio deve ancora venire.




Strade, angoli, piazze e quartieri... sono tanti i luoghi in cui uomini e donne, senza nome, muoiono per indifferenza o solitudine.
Non esistono, Signore, samaritani che appaiono dal nulla. 
Non ci sono, Gesù, samaritani che arrivano da altri mondi.
Esistiamo noi, con le nostre scelte, E ci sei tu con la tua audace proposta:

«Vai e anche tu fai ciò che ho fatto io. 
Vai e tendi la mano a chi è povero. 
Vai e sorridi a chi è solo. 
Vai e apri il tuo cuore a chi è triste. 
Vai e abbraccia chi è caduto e sanguina».

Signore Gesù, rendi vera la nostra fede, insegna al nostro cuore ad amare veramente, aiuta le nostre gambe e le nostre mani ad andare verso gli altri, perché il mondo possa scoprire, e sentire il tuo amore, nel nostro credere, amando. Amen.

- sr Mariangela frp Tassielli, Paoline



Buona giornata a tutti. :-)





mercoledì 20 maggio 2020

Assemblea nella falegnameria

Raccontano che nella falegnameria si ebbe un volta una strana assemblea. 
Fu una riunione di utensili (attrezzi) per risolvere le loro differenze. 
Il martello esercitò la presidenza, ma l'assemblea gli notificò che doveva rinunciare. 
La causa? Faceva troppo rumore! E, inoltre, passava il tempo battendo. 
- Il martello accettò la sua colpa, ma chiese che fosse anche espulsa la vite ; disse che era necessario dare molti giri perché servisse per qualche cosa . - Davanti a questo attacco, la vite accettò anche, ma a sua volta chiese l'espulsione della lima. Fece vedere che era molto aspra e aveva sempre frizioni con gli altri. 

- E la lima fu d'accordo, a condizione che fosse espulso il metro che passava il tempo misurando gli altri come se lui fosse l'unico perfetto. 
Stando così le cose entrò il falegname, si mise il grembiale e iniziò il suo lavoro. 

Utilizzò il martello, la lima, il metro e la vite. 
Finalmente, l'aspro legno iniziale diventò un bellissimo mobile. 
Quando la falegnameria restò di nuovo vuota, l'assemblea riprese la deliberazione. Fu allora che prese la parola la sega e disse: "Signori, è rimasto chiaro che abbiamo difetti, ma il falegname lavora con le nostre qualità. E' questo che ci fa preziosi. Dunque non dobbiamo pensare ai nostri punti cattivi e concentriamoci nell'utilità dei nostri punti buoni." 
L'assemblea trovò allora che il martello era forte, la vite univa e dava forza, la lima era speciale per affinare e limare le asprezze e osservarono che il metro era preciso ed esatto. 
Si sentirono tutti un'equipe capace di produrre mobili di qualità. 
Si sentirono orgogliosi delle loro fortezze e di lavorare insieme. 



“Indipendentemente dalle differenze, il lavoro di squadra può essere riassunto in cinque brevi parole: Noi crediamo in un altro” 

– Anonimo


“Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi; io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente” 

– Al Pacino in Oliver Stone, Ogni maledetta domenica


Buona giornata a tutti. :-)





martedì 19 maggio 2020

Strategia dell'anatra - don Bruno Ferrero

Tre giovani avevano compiuto diligentemente i loro studi alla scuola di grandi maestri. Prima di lasciarsi fecero una promessa: avrebbero percorso il mondo e si sarebbero ritrovati, dopo un anno, portando la cosa più preziosa che fossero riusciti a trovare.
Il primo non ebbe dubbi: partì alla ricerca di una gemma splendida ed inestimabile. Attraversò mari e deserti, salì montagne e visitò città sinché non l'ebbe trovata: era la più splendida gemma che avesse mai rifulso sotto il sole. Tornò allora in patria in attesa degli amici.
Il secondo tornò dopo poco tenendo per mano una ragazza dal volto dolce ed attraente. «Ti assicuro che non c'è nulla di più prezioso di due persone che si amano» disse.
Si misero ad aspettare il terzo amico.
Molti anni passarono prima che questi arrivasse. Era infatti partito alla ricerca di Dio. Aveva consultato i più celebrati maestri di tutte le contrade, ma non aveva trovato Dio. Aveva studiato e letto, ma senza trovare Dio. Aveva rinunciato a tutto, ma Dio non lo aveva trovato.
Un giorno, spossato per il tanto girovagare, si abbandonò nell'erba sulla riva di un lago. Incuriosito segui le affannate manovre di un'anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che s'erano allontanati da lei. I piccoli erano numerosi e vivaci, e sino al calar del sole l'anatra cercò, nuotando senza posa tra le canne, finchè non ebbe ricondotto sotto la sua ala l'ultimo del suoi nati.

Allora l'uomo sorrise e fece ritorno al paese.

Quando gli amici lo rividero, uno gli mostró la gemma e l'altro la ragazza che era diventata sua moglie, poi pieni di attesa, gli chiesero:
«E tu, che cos'hai trovato di prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vediamo dal tuo sorriso...».

«Ho cercato Dio» rispose il terzo giovane.
«E lo hai trovato?» chiesero i due, sbalorditi.
«Ho scoperto che era Lui che cercava me».

Non devi fare molto, tu. Solo lasciarti trovare da Dio. Lui ti sta cercando.

- don Bruno Ferrero -
da: "La vita è tutto quello che abbiamo" Piccole storie per l'anima, ed. Elledici


"Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola. Affondo nel fango e non ho sostegno; 

sono caduto in acque profonde, e l'onda mi travolge. 
Sono sfinito dal gridare, riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio".

...Dio non delude mai e non tradisce mai




Buona giornata a tutti. :-)








lunedì 18 maggio 2020

da: "La fattoria degli animali" di George Orwell (1945)

Il libro

I particolari concreti della vicenda mi vennero in mente il giorno in cui allora vivevo in un piccolo villaggio) vidi un bambino di dieci anni che spingeva per un angusto viottolo un enorme cavallo da tiro, frustandolo ogni volta che cercava di voltarsi. Mi colpì l'idea che se animali come quello riuscissero ad acquistare coscienza della propria forza saremmo impotenti contro di loro, e che gli uomini sfruttano gli animali in modo analogo a come i ricchi sfruttano i proletari. Presi allora ad analizzare la teoria marxista dal punto di vista degli animali

George Orwell (1945)



Il signor Jones, della Fattoria Padronale, aveva serrato i pollai per la notte, ma era troppo ubriaco per ricordarsi di chiudere gli sportelli. Con il cerchio di luce della sua lanterna che gli ballava intorno caracollò per l'aia, si scalciò via gli stivali sulla porta di dietro, si verso un ultimo bicchiere di birra dal barile nel retro cucina, e salì in camera da letto, dove la signora Jones stava già russando.

Non appena la luce della camera si spense, in tutti i fabbricati della fattoria ci fu un gran fermento e un frullo d'ali. Durante il giorno era corsa voce che la notte prima il vecchio Maggiore, il verro premiato per la classe Middle White, aveva fatto uno strano sogno, e che voleva riferirlo agli altri animali. Era stato deciso che appena il signor Jones si fosse levato di torno si sarebbero ritrovati tutti nel grande granaio. -

- George Orwell -


Il vecchio Maggiore (come veniva abitualmente chiamato, anche se il nome con cui aveva partecipato ai concorsi era La Beltà di Willingdon) godeva di una reputazione così alta nella fattoria, che pur di ascoltare cos'aveva da dire chiunque era pronto a perdere un'ora di sonno. A un'estremità del grande granaio, su una specie di piattaforma rialzata, il Maggiore era già adagiato sulla sua lettiera di paglia, sotto una lanterna appesa a una trave. Aveva dodici anni, e negli ultimi tempi si era un po' ingrossato, ma rimaneva un maiale dall'aspetto maestoso, con un'aria saggia e benevola nonostante non gli fossero state tagliate le zanne. In breve tempo incominciarono ad arrivare gli altri animali, che si accomodarono ognuno alla sua maniera.

- George Orwell -



«L'uomo è la sola creatura che consuma senza produrre: non fa il latte, non depone le uova, è troppo debole per tirare l'aratro, non può correre abbastanza veloce per prendere i conigli.

Eppure è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare, dà loro lo stretto indispensabile perché non muoiano di fame, e tiene tutto il resto per sé. Il nostro lavoro coltiva la terra, il nostro letame la fertilizza, e tuttavia non c'è uno di noi che possegga qualcosa oltre alla propria pelle. Voi mucche che vedo davanti a me, quante migliaia di galloni di latte avete prodotto nell'ultimo anno? E cos'è successo a quel latte che avrebbe dovuto svezzare aitanti vitelli?

Ogni sua goccia è finita nelle gole dei nostri nemici. E voi galline, quante uova avete deposto nell'ultimo anno, e quante di quelle uova sono diventate pulcini? Tutte le altre sono finite al mercato per il guadagno di Jones e dei suoi uomini. E tu, Trifoglio, dove sono i quattro puledri che hai partorito, e che sarebbero dovuti essere il sostegno e la gioia della tua vecchiaia? Sono stati tutti venduti al compimento di un anno, e non ne rivedrai più nessuno,

In cambio dei tuoi quattro travagli e di tutte le fatiche nei campi, cos'hai avuto oltre al cibo strettamente indispensabile e un posto nella stalla?

- George Orwell -



«Ho ancora qualcosa da dirvi. Lo ripeto, ricordatevi sempre il vostro impegno di inimicizia verso l'uomo e tutte le sue abitudini. Tutto ciò che cammina su due gambe è un nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe, o ha delle ali, è un amico.

E ricordatevi anche che combattendo contro l'uomo non dobbiamo finire per assomigliargli:

anche quando lo avrete sconfitto, non imitatene i vizi. Nessun animale dovrà mai abitare in una casa, o dormire in un letto, o indossare abiti, o bere alcolici, o fumare tabacco, o maneggiare denaro, o darsi al commercio. Tutte le abitudini dell'uomo sono malvagie. E soprattutto, nessun animale dovrà mai esercitare la tirannide nei confronti del proprio simile. Deboli o forti, ingenui o scaltri, siamo tutti fratelli. Nessun animale dovrà mai uccidere un altro animale. Tutti gli animali sono uguali.

- George Orwell -



Carissimi amici ed amiche,
oggi, 18 maggio 2020, in Italia, riaprono quasi tutte le attività. Non possiamo ancora viaggiare tra regione e regione, ma si aprono spiragli .... 
Insomma ... si può affermare che i semafori della vita non saranno tutti verdi nello stesso momento e le stelle non si allineeranno mai. 
Le condizioni nelle quali viviamo non saranno mai perfette come le vorremmo, ma abbiamo una certezza: l’universo non cospira contro di noi, ma nemmeno ... si impegna per renderci le cose facili.
Si riparte. Coraggio!
Buona giornata a tutti. :-)
Stefania





martedì 5 maggio 2020

I bruchi – don Bruno Ferrero

C’era una volta un gelso centenario, pieno di rughe e di saggezza, che ospitava una colonia di piccoli bruchi. 
Erano bruchi onesti, laboriosi, di poche pretese.
Mangiavano, dormivano e, salvo qualche capatina al bar del penultimo ramo a destra, non facevano chiasso. 
La vita scorreva monotona, ma serena e tranquilla. 
Faceva eccezione il periodo delle elezioni, durante il quale i bruchi si scaldavano un po’ per le insanabili divergenze tra la destra, la sinistra e il centro. 
I bruchi di destra sostengono che si comincia a mangiare la foglia da destra, i bruchi di sinistra sostengono il contrario, quelli di centro cominciano a mangiare dove capita. 
Alle foglie naturalmente nessuno chiedeva mai un parere.
Tutti trovavano naturale che fossero fatte per essere rosicchiate.
Il buon vecchio gelso nutriva tutti e passava il tempo sonnecchiando, cullato dal rumore delle instancabili mandibole dei suoi ospiti. 
Bruco Giovanni era tra tutti il più curioso, quello che con maggiore frequenza si fermava a parlare con il vecchio e saggio gelso.
“Sei veramente fortunato, vecchio mio”, diceva Giovanni al gelso.
"Te ne stai tranquillo in ogni caso. Sai che dopo l’estate verrà l’autunno, poi l'inverno, poi tutto ricomincerà. Per noi la vita è così breve. Un lampo, un rapido schioccar di mandibole e tutto è finito”.
Il gelso rideva e rideva, tossicchiando un po’: “Giovanni, Giovanni, ti ho spiegato mille volte che non finirà così! Diventerai una creatura stupenda, invidiata da tutti, ammirata...”.
Giovanni agitava il testone e brontolava: “Non la smetti mai di prendermi in giro. Lo so bene che noi bruchi siamo detestati da tutti. Facciamo ribrezzo. Nessun poeta ci ha mai dedicato una poesia. Tutto quello che dobbiamo fare è mangiare e ingrassare. E basta”. 
“Ma Giovanni”, chiese una volta il gelso, “tu non sogni mai?”. 
Il bruco arrossì. “Qualche volta”, rispose timidamente. “E che cosa sogni?”. “Gli angeli”, disse, “creature che volano, in un mondo stupendo”. “E nel sogno sei uno di quelli?”. “...Sì”, mormorò con un fil di voce il bruco Giovanni, arrossendo di nuovo.
Ancora una volta, il gelso scoppiò a ridere. “Giovanni, voi bruchi siete le uniche creature i cui sogni si avverano e non ci credete!”. 
Qualche volta, il bruco Giovanni ne parlava con gli amici. “Chi ti mette queste idee in testa?”, brontolava Pierbruco. 
“Il tempo vola, non c’è niente dopo! Niente di niente. Si vive una volta sola: mangia, bevi e divertiti più che puoi!”.
"Ma il gelso dice che ci trasformeremo in bellissimi esseri alati...”. “Stupidaggini. Inventano di tutto per farci stare buoni”, rispondeva l’amico. Giovanni scrollava la testa e ricominciava a mangiare. “Presto tutto finirà... scrunch... Non c’è niente dopo... scrunch... Certo, io mangio… scrunch, bevo e mi diverto più che posso... scrunch... ma... scrunch... non sono felice... scrunch.
I sogni resteranno sempre sogni. Non diventeranno mai realtà. Sono sono illusioni; bofonchiava, lavorando di mandibole. 
Ben presto i tiepidi raggi del sole autunnale cominciarono ad illuminare tanti piccoli bozzoli bianchi tondeggianti sparsi qua e là sulle foglie del vecchio gelso. 
Un mattino, anche Giovanni, spostandosi con estrema lentezza, come in preda ad un invincibile torpore, si rivolse al gelso. 
“Sono venuto a salutarti. È la fine. Guarda sono l’ultimo. Ci sono solo tombe in giro. E ora devo costruirmi la mia!”. 
“Finalmente! Potrò far ricrescere un po’ di foglie! Ho già incominciato a godermi il silenzio! Mi avete praticamente spogliato! Arrivederci, Giovanni!”, sorrise il gelso.
"Ti sbagli gelso. Questo... sigh... è... è un addio, amico!”, disse il bruco con il cuore gonfio di tristezza. “Un vero addio. I sogni non si avverano mai, resteranno sempre e solo sogni. Sigh!”.
Lentamente, Giovanni cominciò a farsi un bozzolo. 
“Oh”, ribatté il gelso, “vedrai”. 
E cominciò a cullare i bianchi bozzoli appesi ai suoi rami. 



A primavera, una bellissima farfalla dalle ali rosse e gialle volava leggera intorno al gelso. “Ehi, gelso, cosa fai di bello? Non sei felice per questo sole di primavera?”. 


“Ciao Giovanni! Hai visto, che avevo ragione io?”, sorrise il vecchio albero. “O ti sei già dimenticato di come eri poco tempo fa?”. 


Parlare di risurrezione agli uomini è proprio come parlare di farfalle ai bruchi. Molti uomini del nostro tempo pensano e vivono come i bruchi. Mangiano, bevono e si divertono più che possono: dopotutto non si vive una volta sola? Nulla di male, sia ben chiaro. Ma la loro vita è tutta qui. Per loro, la parola risurrezione non significa nulla. Eppure non sono felici...


- don Bruno Ferrero -
Fonte: Il volo di Vel



A lamentarsi della vita sono sempre quelli che la vita ha trattato meglio.

- E. Soje –



Ognuno prende i limiti del proprio campo visivo per i limiti del mondo.

(Arthur Schopenhauer)





Piano piano i contagi stanno calando, stiamo riacquistando un po di libertà. Certo la paura di andare per le strade è ancora grande. Salire su un tram, un bus, un treno ... a meno che non sia indispensabile ... non se ne parla nemmeno. Amico stammi distante e mettiti la mascherina! Passerà. Ho pensato in queste settimane, chiusa in un appartamento di città,  alle cose che più mi mancavano. Tante!! Soprattutto le più banali, come uscire sul balcone, non avere nessuno davanti, godermi il tramonto sorseggiando un bombardino.


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 27 aprile 2020

L’ Eternità – Don Bruno Ferrero

C'era una volta un monaco che conduceva una vita serena e tranquilla.
Una sola inquietudine lo tormentava.
Aveva paura dell'eternità.
Gli eletti in Paradiso cantano le lodi di Dio come fanno i monaci.
Un conto è farlo per un po' di tempo. Ma per l'eternità! Per felici che si possa essere alla presenza di Dio, dopo qualche milione d'anni chissà che noia...


Un giorno di primavera, se ne andò secondo la sua abitudine a passeggiare nel bosco che circondava il monastero. 
L'aria era viva e leggera, profumata di erba e di fiori.
Il monaco sospirò pensando al suo problema. 
Sopra la sua testa un usignolo cominciò a cantare. Un canto così puro, modulato, melodioso che il monaco dimenticò i suoi pensieri per ascoltarlo. Non aveva mai sentito niente di più bello. Per un istante ascoltò estasiato.

Poi pensò che era ora di raggiungere il coro per la preghiera e si affrettò. Stranamente avevano sostituito il frate portinaio con uno che non conosceva. Passò un altro monaco e poi un altro che non aveva mai visto. "Che cosa desidera?" gli chiese il portinaio.
Vagamente irritato, il nostro monaco rispose che voleva soltanto entrare per non essere in ritardo. L'altro non capiva. Il monaco protestò e chiese con veemenza di vedere l'abate. Ma anche l'abate era uno sconosciuto e il povero monaco fu preso dalla paura. 
Balbettando un po', spiegò che era uscito dal monastero per una breve passeggiata e che si era attardato un attimo ad ascoltare il canto di un usignolo, ma che si era affrettato a rientrare per l'ufficio pomeridiano. 
L'abate lo ascoltava in silenzio.
"Cento anni fa", disse alla fine, "un monaco di questa abbazia, proprio in questa stagione e in quest'ora, è uscito dal monastero. Non è più ritornato e nessuno l'ha più rivisto".

Allora il monaco capì che Dio l'aveva esaudito. Se cento anni gli erano parsi un istante nello stato d'estasi in cui l'aveva rapito il canto dell'usignolo, l'eternità non era che un istante nell'estasi in Dio.



Un profeta importunava Dio continuamente: "Perché non fai questo? Perché non sistemi quello? Vuoi che le cose continuino così? Avanti intervieni! Presto, non tardare! Che sarà del mondo se va avanti di questo passo?".
Finalmente Dio gli parlò.
"Perché te la prendi tanto?" gli disse: 

"Lascia passare questi trentacinquemila anni e poi vedremo...".
Il tempo di Dio non è il tempo degli uomini.



- Don Bruno Ferrero -
Fonte: Il segreto dei pesci rossi



«Quando, in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua grande società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. 
E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell'Inferno non hanno prevalso su di essa. 
Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. 
Ma quest'unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. 
Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole. » 

G.K.Chesterton - Eretici (1905)


"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa"

- G.K. Chesterton - 




Buona giornata a tutti. :-)