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mercoledì 24 settembre 2025

Della vita, non si fa mercato

 Della  vita, non si fa mercato.
La vita è un dono fuori commercio. Nobile, sicuramente è il desiderio di divenire madre e padre. Ma questo non può avvenire  ad ogni costo. Un figlio esige e merita di nascere da un atto d'amore: dall’ incontro e dal dono totale e reciproco di un uomo e una donna, uniti in un autentico e stabile amore 
spon­sale.
Il fìglio stesso è dono,  amore, incontro e relazione. 
Nasce, in altri termini, da un atto del tutto gratuito, sottratto a ogni lo­gica utilitaristica o mercantile, perché l'amore non cerca il tornaconto personale. Così accade con i figli che, nati da un libero gesto creativo di una sposa e di uno sposo, sono a loro volta esseri liberi: liberi della libertà spirituale che deriva dall'essere, in ogni caso, primordialmente figli di Dio.
C'è in alcuni la tendenza, sia pure spesso inconsapevole, a considerare i figli  che devono nascere come degli "oggetti" di  cui si sente il bisogno per poter esaudire un proprio desiderio. 
Si potrebbe persino dire che il movente non è troppo diverso da quello che ci può spingere a sentire il bisogno di un'auto­mobile o di una bella vacanza. 
Il figlio viene così pensato, da subito, come un oggetto che sarà posseduto da chi lo avrà "pro­dotto"; una merce alla stregua di altre merci.
Ma della vita non si può fare mercato! 
Questa affermazione non è arbitraria, né una mera esortazione più o meno accetta­bile; è un fondamento decisivo della nostra società. 
Negandola, si insinua che gli esseri umani possano, tutto sommato, essere cose da possedere.

Tratto da  "Messaggio del Consiglio Episcopale permanente, 2002"





"Solo nella nostra epoca tutto ciò è solo un pericoloso stereotipo, che deve essere decostruito, smascherato nella sua falsità, per poi essere abbandonato e sostituito col “mondo nuovo”, col nuovo dis-ordine, quello dove il passato non conta più e non può più dirci né cosa né come: nessun vincolo, nessuna verità, solo una globale, contagiosa effimera pretesa di libera auto-creazione."
La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare.

- Louis-Ferdinand Céline -
da: "Viaggio al termine della notte"


Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l’esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l’amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la storia fino a me?  

- Papa Francesco - 




..Quando si contesta l’esistenza della famiglia, quando la paternità e maternità umane vengono diffamate come un ostacolo per l’affermarsi della libertà, quando il rispetto, l’obbedienza, la fedeltà, la pazienza, la bontà, la fiducia sono considerate invenzioni della classe dominante, mentre le vere virtù di un uomo libero sono l’odio, la diffidenza e la disubbidienza, e sono proprio questi gli ideali che si propongono ai nostri bambini, allora viene posto in gioco anche il Creatore e la sua creazione. 
Questa creazione deve cedere il posto a un mondo nuovo, che l’uomo stesso si costruirà. 
Seguendo la logica di una simile impostazione, di fatto soltanto l’odio sarà la via che conduce all’amore, dove però questa logica poggia sull’antilogica dell’autodistruzione. 
E, infatti, quando si diffama la realtà intera, quando si offende il Creatore, si sradica l’uomo stesso dalla sua realtà. 
Lo intravediamo, anzi lo tocchiamo con mano nel modo stesso in cui si affronta il problema dell’ambiente. Qui si osserva che l’uomo non può vivere contro la terra, in quanto è proprio di essa che deve vivere. 
Ma ciò vale anche per l’intera sfera della realtà, benché non siamo ancora disposti ad ammetterlo...

+ cardinale Joseph Ratzinger -
da "Il Dio di Gesù Cristo" -






Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 8 settembre 2025

Natività della Vergine Maria, 8 settembre Giorno di Gioia

 Giorno di gioia.
Esultante di gioia, oggi la Chiesa ci fa dire con ragione: "La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, fu per il mondo intero messaggio di consolazione e di gioia, perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che ci ha liberati dalla maledizione per darci la benedizione e, vincitore della morte, ci ha assicurato la vita eterna" (Antifona dei secondi Vespri).
La nascita di un bambino porta gioia nella casa ai genitori, che pure ne ignorano l'avvenire e, se la Chiesa il 24 giugno ci dice che quel giorno è un giorno di gioia, perché la nascita del Battista ci fa sperare la nascita di Colui del quale egli viene a preparare la strada, la nascita di Colei che sarà la Madre del Redentore non porterà gioia a tutti coloro che attendono la salvezza e la vita?
Sappiamo dal Vangelo che la nascita del Battista fu motivo di gioia per i suoi genitori, per il villaggio di Ain Karim e per le borgate vicine. Nulla invece sappiamo della nascita di Maria; ma, se tale nascita passò inosservata per molti, se Gerusalemme restò davanti ad essa esteriormente indifferente, sappiamo tuttavia che il giorno di tale nascita resterà un giorno di incomparabile gioia non solo per una città o per un popolo, ma per tutto il mondo e per tutti i secoli.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1056-1063




Il luogo di nascita di Maria.
Dove nacque la Santissima Vergine? Un'antica e costante tradizione indica come luogo di nascita Gerusalemme, là ove è la chiesa di S. Anna, presso la piscina Probatica. Là "nell'ovile paterno, dice san Giovanni Damasceno, è nata colei, da cui ha voluto nascere l'Agnello di Dio". Là più tardi furono sepolti i santi Gioacchino e Anna e le loro tombe furono scoperte dai Padri Bianchi il 18 marzo 1889, presso la grotta della Natività. Là fu costruita nel secolo IX una chiesa e le monache benedettine vi si stabilirono dopo l'arrivo in Palestina dei Crociati e vi restarono fino al secolo XV. Poi una scuola mussulmana sostituì il monastero e, solo in seguito alla guerra di Crimea, il sultano Abd-ul-Medjid donò la chiesa e la piscina probatica alla Francia, che era entrata vittoriosa a Sebastopoli il giorno 8 settembre 1855.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1056-1063



Origine della festa.
La festa della Natività sorse in Oriente. La Vita di Papa Sergio (687-701) la elenca fra le quattro feste della Santa Vergine esistenti a quel tempo e sappiamo inoltre che l'imperatore Maurizio (582-602) ne aveva prescritta la celebrazione con le altre tre dell'Annunziazione, della Purificazione e dell'Assunta. San Bonifacio introdusse la festa in Germania. Una graziosa leggenda attribuisce al vescovo di Angers, Maurilio, l'istituzione della festa e forse veramente egli introdusse nella sua diocesi una festa, per realizzare il desiderio della Vergine, che gli era apparsa nelle praterie del Marillais verso l'anno 430, e di qui il nome di Nostra Signora Angevina o festa dell'Angevina, che ancora le dà, nella regione occidentale, il popolo cristiano.
Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia. Il re Roberto il Pio (o il suo seguito) diede le note ai tre bei Responsori Solem iustitiae, Stirps Iesse, Ad nutum Domini, nei quali Fulberto celebra il sorgere della stella misteriosa, che doveva generare il sole, il virgulto sorto dal ceppo di Jesse che doveva portare il fiore divino sul quale riposerà lo Spirito Santo, la onnipotenza che dalla Giudea produce Maria, come una rosa dalle spine.
Nel 1245, durante la terza sessione del primo Concilio di Lione, Innocenzo IV stabilì per tutta la Chiesa l'Ottava della Natività della Beata Vergine Maria (oggi soppressa) compiendo il voto emesso da lui e dai Cardinali durante la vacanza di diciannove mesi, causata dagli intrighi dell'imperatore Federico II alla morte di Celestino IV e terminata con l'elezione di Sinibaldo Fieschi col nome di Innocenzo.
Nel 1377, il grande Gregorio XI, il Papa, che aveva spezzate le catene di Avignone, completò gli onori resi alla Vergine nascente con l'aggiunta della vigilia alla solennità, ma o perché non espresse al riguardo che un desiderio o per altre cause, le intenzioni del Pontefice non ebbero seguito che per qualche tempo negli anni torbidi, che seguirono la sua morte.



Preghiera a Maria Bambina

Finalmente, o Maria, il mondo ti possiede! La tua nascita gli rivela il segreto del suo destino, il segreto d'amore che lo chiamò dal nulla, perché diventasse l'abitazione di Dio al di sotto dei cieli.
Ma qual è dunque il mistero di questa debole umanità, che, inferiore agli Angeli per natura, è tuttavia chiamata a dare loro un Re e una Regina? 
Il Re l'adorano neonato fra le vostre braccia, la Regina la riveriscono oggi nella culla insieme con gli angeli. 
Astri del mattino, questi nobili spiriti davano inizio alle manifestazioni dell'Onnipotenza e lodavano l'Altissimo (Gb 38,7), ma il loro sguardo non scoprì mai meraviglia pari a quella che li fa ora esultare: Dio, riflesso in modo più puro sotto i veli del corpo fragile di una bambina di un giorno che nella forza e nello splendore dei nove cori; Dio, conquistato egli stesso da tanta debolezza, unita per grazia sua a tanto amore che egli ne fa il suo capolavoro, manifestando in essa suo Figlio.
Regina degli Angeli, tu sei anche nostra Regina, ricevici per manifestare fede e omaggio. 
In questo giorno in cui il primo slancio della tua anima santissima fu per il Signore, il primo sorriso degli occhi per i genitori che ti misero al mondo; si degni la beata Anna ammetterci a baciare in ginocchio le tue mani benedette, già pronte alle divine larghezze delle quali sono predestinate dispensatrici. 
E intanto cresci, dolcissima bambina, si irrobustiscano i tuoi piedi, per schiacciare il capo al serpente, prendano forza le tue braccia, per portare il tesoro del mondo; l'angelo e l'uomo, tutta la natura; Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, sono in attesa del momento solenne in cui Gabriele potrà spiccare il volo dal cielo per salutarti piena di grazia e portarti il messaggio d'amore.



Buona giornata a tutti e Buon Compleanno a Gabriele :-)


lunedì 21 luglio 2025

Donne Mie (prima parte) - Dacia Maraini

 Ovidio secoli fa insegnava ai maschi
giovani romani, soldati, servi, padroni,
come conquistare le donne, nei teatri,
ai mercati, sotto i portici, al mare, in città.
Li esortava a essere tenaci, furtivi, avidi,
rapaci di furbizia e di galanteria. “Sono le
piccole cose a conquistare le teste leggere
delle donne”, diceva. E poi ancora, invitando
a fare buon uso del vino: “sovente ai giovani
rapì la donna il cuore e fu nei vini come fiamma Amore
dentro la fiamma. Ma non ti fidare troppo
di un lume incerto di lucerna, la notte e il vino
nuocciono al giudizio. Chiedi alla luce se una
gemma è pura, se ben tinta di porpora è una lana,
chiedi al giorno se una donna vale. Ma al buio,
sappilo, tutte le donne sono belle uguali.
Ora io voglio rovesciare le tue parole.
Ovidio Nasone, poeta gentile e nemico.
La tua voce festosa io la faccio mia e dico:
se tra voi, donne mie giocate, c’è
qualcuna che non conosce l’arte dell’amore
legga questi versi, sciolti nell’acqua dell’orgoglio,
e fatta esperta, imponga il suo furore.
La mano di una madre selvatica, incontaminata
e secca ci ha guidate vigili al dovere sociale.
La madre tua assolata è una vestale, un carceriere
che ti indica la strada verso il tuo dovere donnesco.
Quella mano perversa e gentile che ti ha
lavato la faccia e il sedere, che ti ha imboccato
e pulito, carezzato e punito, quella mano è
la tua nemica più dura perché è una mano di donna
che ti insegna le regole dell’uomo, la mano
attenta e dolce del padrone sulla testa tua
che è sfottuta e tu non lo sai, donna mia cieca
e sorda, ardita e fiacca. Tu scavi nel tuo
ventre di terra un budello senza aria dove
nascondere e nutrire la tua anima asfittica incolore.
Buttiamo via le bende del pudore!
Gettiamo per una volta il dio del sacrificio
nell’immondizia e guardiamoci negli occhi
impauriti e viziosi per troppa servitù, donne mia amate.

Tu che nasci alla conoscenza del dolore
i calzettoni bianchi sotto il ginocchio,
la gonna corta a scacchi, i capelli a coperta
sulle spalle mingherline, a scuola, a casa,
nelle balere e sui motorini dietro al tuo ragazzo.
La tua bandiera è l’indifferenza truffaldina
degli occhi tuoi dolci di camelia affamata.
Delle altre donne non ti importa niente,
il nitore della pelle, il fulgore dei capelli,
il brillio dei denti ti fanno vincitrice senza
fatica e senza guerra, nell’onda naturale dell’età.
E vai e corri e sei beata di essere te perché
ti attacchi al suo torace fertile di maschio
sapendo che ti vuole come vuole il pane,
con serena languida passione, senza amore.

- Dacia Maraini - 



Eh sì, voi donne quando siete per la strada sembrate dei dipinti, ma siete campane nei salotti, gatte selvatiche in cucina, sante quando offendete, diavoli se vi offendono; prendete per gioco i lavori di casa e vi affaticate soltanto a letto.

- William Shakespeare -
"Otello" 


I 10 comandamenti al femminile

1. La mia libertà non finisce quando mi unisco a qualcun altro
2. Come madre non educo né maschi maschisti, né figlie sottomesse
3. Niente mi terrà zitta se qualcosa non mi piace
4. Non accetterò nessun tipo di violenza contro di me
5. Non mi tradirò mai smettendo di essere chi sono davvero
6. Nessuno, nemmeno il mio partner toccherà il mio corpo se io non voglio
7. Lavorerò per non dipendere economicamente da qualcuno
8. Le zitelle non esistono, io decido se sposarmi o no
9. Non farò io sola le faccende domestiche e questo non mi rende una cattiva    donna
10. Non mi accontenterò di un uomo qualsiasi solo perché i miei figli abbiano  un padre




Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 11 giugno 2025

Le mamme anziane

Quando un’anziana morì in una casa di riposo vicino a Dundee, in Scozia, tutti erano convinti che non avesse lasciato nulla di valore.
Ma tra i suoi pochi effetti personali, le infermiere trovarono una lettera. Era un poema. Semplice, sì, ma capace di toccare l’anima. Diceva così:
“Cosa vedete, infermiere?
Cosa vedete davvero, quando mi guardate?
Una vecchia scorbutica, confusa, con lo sguardo perso nel vuoto?
Quella che non risponde, che sputa il cibo, che sembra non capire?
Che perde guanti, scarpe, dignità?
Quella che vi lascia fare tutto: lavarla, vestirla, rimproverarla?
È questo che vedete? È questo che pensate?
Allora aprite gli occhi. Perché quella non sono io.
Io sono la bambina di dieci anni, con mamma e papà, fratelli e sorelle che si vogliono bene.
Sono la ragazza di sedici che sogna l’amore con le ali ai piedi.
Sono la sposa di vent’anni, il cuore pieno di promesse eterne.
La madre di venticinque, con bambini che chiedono guida e amore.
La donna di trent’anni, con la casa piena di risate e legami profondi.
A quarant’anni i figli crescono, ma c’è ancora lui, mio marito, che mi tiene la mano.
A cinquanta tornano le risate: i nipoti giocano sulle mie ginocchia.
Poi arrivano le nuvole. Mio marito non c’è più. Il futuro fa paura.
I figli hanno la loro vita, e io la mia solitudine.
E mi ritrovo qui. Vecchia.
La natura è crudele: il corpo si spegne, il volto si fa ombra.
Eppure, dentro queste rovine, la ragazza vive ancora.
Il mio cuore, anche stanco, sa ancora amare.
Ricordo. Rivivo. Sorrido. Piango.
E accetto che nulla dura per sempre.
Per questo, quando mi guardate, guardate davvero.
Non vedete una vecchia brontolona.
Vedete me.
La prossima volta che incontrate un anziano, non voltatevi.
Guardate negli occhi la sua anima giovane.
E ricordatevi… di non dimenticare mai le vecchiette apparentemente scorbutiche.”**

Un messaggio che va dritto al cuore.
Un promemoria silenzioso, ma potente: ogni ruga nasconde una vita intera.
- autore sconosciuto - 


"Il destino di una mamma è aspettare i figli. 
Li aspetti in gravidanza, li aspetti al ritorno dall'asilo. 
Li aspetti all'uscita di scuola.
Li aspetti quando iniziano la loro vita al ritorno a casa dopo una festa. 
Li aspetti quando rientrano dal lavoro per fargli sempre trovare una minestra calda. 
Li aspetti con amore, con ansia a volte con rabbia che passa subito quando li vedi e puoi abbracciarli.
Fate in modo che la vostra mamma anziana non debba aspettare più.
Fatele visita, amatela, abbracciate colei che vi ha amato come nessun altro farà mai.
Non fatela aspettare, questo si aspetta lei da voi.
Perché invecchiano le membra ma il cuore di una mamma non invecchia mai.
Amatela voi che potete."


Buona giornata a tutti :-)









domenica 11 maggio 2025

Auguri a tutte le mamme del mondo!

"Quante volte ve lo siete sentito dire dai vostri figli in tono accusatore?
E quante volte avete resistito alla tentazione di spiegar loro quanto li amavate?
Un giorno, quando i miei figli saranno abbastanza grandi da capire la logica che spinge una madre a comportarsi in un certo modo, glielo dirò.
Ti ho amato abbastanza da chiederti continuamente dove andavi, con chi e a che ora saresti tornato.
Ti ho amato abbastanza da insistere perché ti comprassi una bicicletta con i tuoi soldi, anche se noi potevamo permettercela e tu no.
Ti ho amato abbastanza da star zitta e lasciare che scoprissi da solo chi era l'amico che ti eri scelto.
Ti ho amato abbastanza da costringerti a restituire al proprietario del negozio la cioccolata già morsicata e confessare.
Ti ho amato abbastanza da restar lì come un gendarme per più di due ore a guardarti pulire la stanza, un lavoro che io avrei potuto fare in un quarto d'ora.
Ti ho amato abbastanza da dire "Si, vai pure al luna park. Non Importa se è il giorno della tua mamma."
Ti ho amato abbastanza da lasciare che vedessi la rabbia, la delusione, il disgusto e le lacrime nei miei occhi.
Ti ho amato abbastanza da non scusarmi mai con gli altri per le tue mancanze o cattive maniere.
Ti ho amato abbastanza da ammettere di aver avuto torto e chiederti scusa.
Ti ho amato abbastanza da ignorare quello che dicevano o facevano "le altre madri".
Ti ho amato abbastanza da lasciare che inciampassi, cadessi, ti facessi male, sbagliassi.
Ti ho amato abbastanza da lasciare che ti prendessi le responsabilità delle tue azioni, a sei, come a dieci, o a sedici anni.
Ti ho amato abbastanza da sospettare che avevi mentito sulla presenza dei genitori del tuo amico a quella festa, e lasciar correre... dopo aver scoperto che non mi sbagliavo.
Ti ho amato abbastanza da metterti a terra, lasciarti andare la mano, non rispondere alle tue suppliche... perché imparassi a stare in piedi da solo.
Ti ho amato abbastanza da accettarti per quello che sei, non per quello che avrei voluto che fossi.
Ma soprattutto ti ho amato abbastanza da continuare a dire "no",  anche sapendo che mi avresti odiato.
E' stata questa la decisione più difficile."

- Erma Bombeck -
Fonte:  "Se la Vita è un piatto di Ciliege, perché a me solo i Noccioli?" di Erma Bombeck


«Madre mia,

Ti chiamo madre anche se a mia volta sono diventata mamma. Sono anni che ti penso, e sebbene tutti dicano che sono impazzita per amore, sbagliano. Io sono impazzita per te. Sei stata la donna che ho odiato di più nella mia vita, perché eri bella, stupenda, regale, e perché sapevi tutto di tutti.

Ti devo la vita, non una ma cento volte, e a te devono la vita anche i miei figli. Questo mi fa rabbia. La tua bontà ha salvato tante persone, ma non mi hai mai insegnato che cosa è il male e da che parte va affrontato. Consideravo il male i tuoi rimproveri, i tuoi semplici castighi, quella guerra da cui mi salvavi tenendomi tra le braccia. Se tu avessi visto la tua piccola, gracile bambina alle prese coi cancelli di un manicomio, ne saresti morta. Invece sei morta in pace, memore dell'amore per noi.

Tu non sai che cosa vuol dire lottare contro un mostro. Non sai che cosa vuol dire scoprire in un giorno qualsiasi qualcuno che ha detto che io non avevo avuto una madre. Certo era qualcuno che non aveva visto i tuoi occhi, il tuo amore, i tuoi gesti imperiali, né quando mi carezzavi i capelli con mano lenta e conoscitrice dicendomi sottovoce: "Ho paura per te, perché un giorno diventerai un genio". Non mi hai detto: "una madre, una sposa", ma un genio e forse per obbedirti sono diventata grande, ma agli occhi di chi?

Ogni sera vorrei consolarti e dirti che la tua bambina aspetta che tu le misuri la febbre, e che tu la baci sulla fronte, e che tu picchi e punisca il vicino di casa che non mi saluta, e che tu urli contro l'uomo che mi ha abbandonato. Così sono le madri, le madri che guardano negli occhi i loro figli capendo di che cosa hanno paura». 

- Alda Merini -


Dipinto di Elena Kokin, "Mother with Child"
Sulla tua bianca tomba

Sulla tua bianca tomba
sbocciano i fiori bianchi della vita.
oh quanti anni sono già spariti
senza di te – quanti anni?

Sulla tua bianca tomba
ormai chiusa da anni
qualcosa sembra sollevarsi:
inesplicabile come la morte.

Sulla tua bianca tomba,
Madre, amore mio spento,
dal mio amore filiale
una prece:
A lei dona l'eterno riposo.

(Karol Wojtyla - Cracovia, primavera 1939)



Se hai la fortuna di avere ancora la mamma al tuo fianco, tienila stretta. Ridi insieme a lei, parlale e goditi ogni momento in sua compagnia. Questi sono i ricordi che un giorno ti scalderanno il cuore.

Se invece la tua mamma ti veglia dal cielo, possa tu sentire il suo amore in un soffio di vento, il suo sorriso nella luce del sole e la sua gentile presenza in ciò che ancora ti circonda.

-        Web -


Auguri a tutte le mamme del mondo!!
Smack! Vi voglio un mindi di bene!!

























lunedì 3 marzo 2025

Quando sono diventata la mamma e la mamma è diventata la figlia? - Bombeck Erma

 Una volta un fisico nucleare ha calcolato che le donne che hanno un bambino a vent'anni, hanno venti volte l'età del loro bambino.
Quando il bambino ha vent'anni e la madre quaranta, questa ha solo il doppio dell'età del bambino. 
Quando il bambino ha sessant'anni e la madre ottanta, la madre è solo di uno e un terzo più vecchia del bambino. 
Quando il bambino ha ottant'anni e la madre cento, la madre è solo di uno e un quarto più vecchia del bambino. 
Quando riuscirà il bambino a raggiungere la madre? 
Quando, davvero.
Comincia una notte mentre si dorme. La mamma non riesce a riposare, e vai nella sua stanza a rimboccarle le coperte sulle braccia nude?
Oppure un pomeriggio in cui, in preda all'irritazione, si esclama: «Come faccio a farti la permanente se non stai ferma? Se non ti importa di avere un aspetto decente, bene, a me importa, invece!» (Dio mio, è l'eco di una frase sentita mille volte! ) 
Oppure è cominciato in quel pomeriggio di pioggia in cui, tornando dal supermercato, hai pigiato di colpo sul freno, hai buttato istintivamente le braccia tra lei e il parabrezza per proteggerla e hai incontrato i suoi occhi, tristi, consapevoli? 
La transizione avviene lentamente, come tra lei e sua madre. 
Passaggio di poteri. 
Trasferimento di responsabilità. 
Passaggio di doveri. 
All'improvviso si cominciano a sputare tutte quelle frasi imparate sulle ginocchia della mamma. «Certo che stai male. Credi che non mi accorga che stai male? Passo a prenderti verso le undici per andare dal dottore. E fatti trovare pronta!»
«Allora, dov'è il golf? Sai che freddo fa nei negozi con l'aria condizionata! E l'ultima cosa di cui hai bisogno è un raffreddore.»
«Stai benissimo oggi. Non te l'avevo forse detto che quel vestito ti sarebbe piaciuto? Quell'altro ti faceva sembrare vecchia. Non c'è ragione di sembrar vecchia prima del necessario.»
«Devi far pipì prima di uscire? Sai com'è dal dottore. Bisogna farsi dare la chiave e far tutti quei chilometri di corridoio. Perché non cerchi di farla lo stesso... così non ci pensiamo più.»
«Se non sei troppo stanca andiamo a fare qualche compera. Hai fatto il riposino stamattina? Quando ti senti stanca, dimmelo che ti porto a casa. Lo sai che non riesco a far compere con te che te ne stai lì impaziente saltando da un piede all'altro.» (Buon Dio, l'hai veramente presa sottobraccio e l'hai quasi sollevata di peso?)
Ribellione? «Ti sarei grata, signorina, se lasciassi che sia io a prendere le mie decisioni. Lo so io quando sono stanca, e quando sono stanca ho il buon senso di andarmene a letto. Smettila di trattarmi come una bambina!» Non è ancora pronta per il passaggio alla vecchiaia.
Ma gli anni passano, lenti, insidiosi, e non c'è nessuno a cui chiedere aiuto. «Dove sono i miei occhiali? Non riesco mai a trovarli. Mi sono addormentata di nuovo al cinema? Com'è andata a finire? Si sono sposati?» «Fai tu il numero. Sai che sbaglio sempre.»
«Quest'anno niente albero di Natale. Non c'è nessuno per cui farlo e poi ci vogliono otto mesi per pulire il tappeto.»
«Dov'è il numero del volo e l'orario di partenza del mio aereo? Me li batti sempre a macchina e li metti insieme al biglietto. Ma io non riesco a leggerli, questi numeri così piccoli.»
Ribellione: «Dai, mamma, non sei poi così vecchia. Riesci a fare un sacco di cose da sola, perfino a infilare l'ago».
«E tu non sei certo troppo stanca per telefonare a Olivia e farle un salutino. Ti ha chiamato almeno quindici volte e tu hai fatto finta di niente. Perché non fate colazione insieme, qualche volta? Ti farebbe bene uscire un po'.»
«Come, sei in rosso? Non puoi tenere il conto degli assegni che firmi?»
La figlia non è ancora pronta a prendere su di sé il peso della madre. Ma le cose stanno filando in quella direzione.
Il primo anno che celebri il giorno di Natale a casa tua, fai tu il tacchino arrosto e tua madre prepara la tavola.
La prima volta che al cinema ti giri inconsciamente verso di lei e le fai «Shhhh!»
La prima volta che la prendi per un braccio camminando su un tratto ghiacciato.
Mentre i tuoi figli diventano forti e indipendenti, tua madre ritorna bambina.
«Mamma, non sono stata io a prendere la guida dei programmi TV.»
«Sì che sei stata tu.»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«Ieri sera ho visto tuo padre. Ha detto che sarebbe tornato tardi.»
«Non è possibile. È morto, mamma.»
«Perché dici una cosa simile? Sei una bambina cattiva.»
«Ho visto il signor Evans, mi ha spinto sull'altalena per ore e ore.»
«Non c'è nessun signor Evans. Te lo sei inventato, non esiste.»
«Non è vero. Perché dici una cosa simile? Solo perché tu non lo vedi non vuol mica dire che non esiste.»
«Non vieni mai a trovarmi. Stai sempre dietro a quei bambini. Non hanno nemmeno bisogno di te.»
(«Vai ancora a giocare a bridge? Vai sempre fuori e poi non hai tempo di leggermi le storie!»)
«Per amor di Dio, mamma, lascia perdere il parrucchino di Fred. Lo sappiamo tutti che lo porta, e parlarne in continuazione non fa che peggiorare le cose.» («Attenta a come parli, bambina, e aspetta che gli altri ti rivolgano la parola.») 
La figlia medita: «Non dovrebbe essere così. Tutti quegli anni passati a lavarmi, vestirmi, darmi da mangiare, correggermi, darmi ordini, coccolarmi e soddisfare i miei desideri... volevo che venisse il mio turno... volevo esser io a comandare. E adesso che il momento è arrivato, perché sono così triste?»
Lavi e asciughi il corpo che un giorno ti ha ospitato. 
Imbocchi le labbra che hanno baciato lividi e ferite per lenire il dolore. 
Pettini i capelli che ti si rovesciavano addosso per farti ridere. 
Sistemi la coperta sulle gambe che ti portavano a passeggio. 
Fa tanti riposini quanti ne facevi tu. 
La accompagni in bagno e l'aspetti per rimetterla a letto. 
C'è una donna che verrà a tenerle compagnia la sera di Capodanno. Non credevi che sarebbe stato così.
Un giorno sei in macchina con tua figlia, lei frena bruscamente, e istintivamente le sue braccia si alzano tra te e il parabrezza, allo scopo di proteggerti. Dio mio! Così presto.

- Bombeck Erma - 



Hanno oggettivamente dichiarato guerra alla ragionevolezza della famiglia.
Trovano intollerabile che un maschio e una femmina si uniscano stabilmente e mettano al mondo dei figli alla vecchia maniera, facendo l’amore, e che di quei figli si occupino con continuità, facendo uno il padre l’altra la madre, potendo raccontare loro anche, che so, del nonno nato in un’isola e della zia che amava i cappelli e le cartoline, perché quei figli sapranno da dove viene il loro seme, e non avranno mai l’angoscia di essere privi di una storia (o meglio, di averla ma di non poterla conoscere), senza radici, senza padri a cui ribellarsi, né avranno mai il senso di colpa di sapere che una povera indiana è stata sfruttata per pochi soldi mescolando con loro sangue e cellule e respiro e tutto il mischiabile, e poi sarà stata esclusa dalla loro vita quando ancora il cordone che li ha uniti starà pulsando sangue. 

- Costanza Miriano - 


Non importa quanta dignità tu pensi di avere: 
se un bambino ti passa una tazza vuota, tu devi bere. 




Buona giornata a tutti. :-)