domenica 31 marzo 2019

Il contadino e il poeta

Un contadino stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta. 
Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.
Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
"Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall'acqua cosi pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto."
Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po' di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino.
La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.
Il poeta domandò quindi: "Amico non sei andato via dalla tenuta?"
Il contadino rispose sorridendo: "No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore."

Non aspettare che arrivi un poeta per farti un cartello che ti dica quanto è meravigliosa la tua vita, la tua casa, la tua famiglia e tutto ciò che possiedi...

Ringrazia sempre Dio per la salute che hai, la vita che vivi, per la caparbietà che hai nel lottare per andare avanti.

Che il Signore benedica questo pezzettino di cielo che è la tua vita.

Il tuo risveglio al mattino è la parte migliore, perché è lì che Dio ti dice:
"Alzati, ti regalo un'altra opportunità."

Nasciamo per essere felici, non perfetti.
I giorni buoni ti danno felicità,
i giorni cattivi ti danno esperienza.
I tentativi ti mantengono forte,
le prove ti mantengono umano,
le cadute ti mantengono umile,
ma solo Dio ti mantiene in piedi.


“Innamorarsi è raro, ma non è difficile.
La vera impresa è conservare quel sogno d’amore anche dopo la sua trasformazione in realtà.
Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola.”


- Massimo Gramellini -


L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umana e la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel disegno originario di Dio (cfr Gn 2,18-25). 
Imparare ad amarsi come coppia è un cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo. 
Il periodo del fidanzamento, fondamentale per costruire la coppia, è un tempo di attesa e di preparazione, che va vissuto nella castità dei gesti e delle parole. 


- Papa Benedetto XVI - 
Messaggio ai giovani GMG 2007



L’amore materno fa sentire al bambino che è bello essere nato; instilla nel bambino l’amore per la vita e non solo il desiderio di restare vivo. 
La stessa idea può essere applicata ad un altro simbolismo biblico. 
La terra promessa (terra è sempre simbolo di madre) è descritta come “traboccante di latte e di miele”.
Il latte è il simbolo del primo aspetto dell’amore, quello per le cure e l’affermazione; il miele simboleggia la dolcezza della vita, l’amore per essa, e la felicità di sentirsi vivi.
La maggior parte delle madri è capace di dare “latte”, ma solo una minoranza di dare anche “miele”.
Per poter dare latte una madre non deve soltanto essere una “brava mamma”, ma una donna felice, e non tutte ci riescono.
L’amore della madre per la vita è contagioso, così come lo è la sua ansietà; ambedue gli stati d’animo hanno un effetto profondo sulla personalità del bambino; si distinguono subito tra i bambini - e gli adulti – coloro che ricevono soltanto “latte” e coloro che ricevono “latte e miele”.

Erich Fromm -

da "L’arte d’amare” 



Nel matrimonio tra uomo e donna sono radicati “la paternità e la maternità, è solo nel contesto della coniugalità che la nuova persona umana può essere introdotta nell’universo dell’essere in modo adeguato alla sua dignità. 
Non è prodotta, ma generata. E’ attesa come dono, non esigita come un diritto”.

- Card. Carlo Caffarra - 
da: Lectio Magistralis Verità e bontà della coniugalità
12 settembre 2013


“Nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia.”

Questa foto esprime a pieno il significato della frase sopra.
L'amore quando è vero dura per sempre,
 nonostante tutte le difficoltà che ci sono e che ci saranno.

Buona giornata a tutti :-)




sabato 30 marzo 2019

Come sei bella, amica mia, come sei bella! - Dal Cantico dei Cantici, IV, 1-16




Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome come un gregge di capre,
che scendono dalle pendici del Galaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate,
e nessuna è senza compagna.
Come un nastro di porpora le tue labbra
e la tua bocca è soffusa di grazia;
come spicchio di melagrana la tua gota
attraverso il tuo velo.




Come la torre di Davide il tuo collo,
costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di prodi.
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli.




Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
me ne andrò al monte della mirra
e alla collina dell’incenso.
Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia.



Vieni con me dal Libano, o sposa,
con me dal Libano, vieni!
Osserva dalla cima dell’Amana,
dalla cima del Senir e dell’Ermon,
dalle tane dei leoni,
dai monti dei leopardi.
Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!




Quanto sono soavi le tue carezze,
sorella mia, sposa,
quanto più deliziose del vino le tue carezze.
L’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c’è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.




I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
nardo e zafferano, cannella e cinnamomo
con ogni specie d’alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
Fontana che irrora i giardini,
pozzo d’acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.
Levati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino,
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

Cantico dei Cantici, IV, 1-6 
Fonte: La sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, 1974 Roma




Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio

Cantico dei Cantici 8:6-7

Buona giornata a tutti. :-)



venerdì 29 marzo 2019

In attesa che l'amico torni e Vieni di notte - Padre David Maria Turoldo

Tu non sai cosa sia la notte
sulla montagna
essere soli come la luna;
né come sia dolce il colloquio
e l’attesa di qualcuno
mentre il vento appena vibra
alla porta socchiusa della cella.


Tu non sai cosa sia il silenzio
né la gioia dell’usignolo
che canta, da solo nella notte;
quanto beata è la gratuità,
il non appartenersi
ed essere solo
ed essere di tutti
e nessuno lo sa o ti crede.


Tu non sai
come spunta una gemma
a primavera, e come un fiore
parla a un altro fiore
e come un sospiro
è udito dalle stelle.

E poi ancora il silenzio
e la vertigine dei pensieri,
e poi nessun pensiero
nella lunga notte,
ma solo gioia
pienezza di gioia
d’abbracciare la terra intera;
e di pregare e cantare
ma dentro, in silenzio.


Tu non sai questa voglia
di danzare
solo nella notte
dentro la chiesa,
tua nave sul mare.
E la quiete dell’anima
e la discesa nelle profondità,
e sentirti morire
di gioia
nella notte.



- padre David  Maria Turoldo -




Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, Figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
E dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti,:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, o Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

 - Padre David Maria Turoldo - 


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 28 marzo 2019

Due splendide poesia d'amore: Notte di Sibilla Aleramo e Mi piace il mio corpo quand'è con il tuo di Edward Estlin Cummins

Possa tu riposare, mentre io ardo così nel pensiero di te e non trovo più il sonno, e sono felice.

M’hai promesso di farti rivedere ancor più bello, mia bella belva bionda.

Come passerai questi giorni e queste notti? Mi senti nella mia sciarpa azzurra, speranza, grazia? Riposa, riposa.

Ci siamo meritati il miracolo. Lo vivremo tutto. E avrai tanta dolcezza anche dal dimenticarti in me, qualche momento, dall’avermi dinanzi come qualcosa a cui la tua dedizione sia sacra, fertile e sacra. Ho tanta fede, Dino. Mi sento ancora così forte, per questo scambio del nostro sangue.

- Sibilla Aleramo -

(lettera a Dino Campana)

Flora e Zefiro - dettaglio
William Adolphe Bouguereau (1825-1905)


Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità. 
L’amore non è un problema, come non lo è un veicolo; problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada.

- Franz Kafka - 

in Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka, 1951


Mi piace il mio corpo quand’è col tuo 

Mi piace il mio corpo quand'è col tuo
corpo. È una cosa tanto nuova.
Muscoli meglio e nervi di più.
mi piace il tuo corpo, mi piace quel che fa,
e il come. Mi piace sentir la sua spina
dorsale, le sue ossa e la tremolante
- liscia - sodità che io bacerò
ancora ancora e ancora
di te mi piace baciare questo e quello,
mi piace, lentamente accarezzare, il folto
elettrico pelo, e quel che viene a carne
che si separa... E occhi grandi briciole d'amore,
e forse mi piace il brivido
di sotto me te così nuova.

 - Edward Estlin Cummings - 

Summer Evening - dettaglio
Edward Dufner (1872-1957)


E' facile togliersi i vestiti e fare sesso. 
Le persone lo fanno continuamente.

Ma aprire la tua anima a qualcuno, 
lasciarlo entrare nelle tue paure, 
nel tuo futuro, 
nel tuo sorriso, 

questo è essere nudi.


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 27 marzo 2019

Quando le donne sono affamate …. - Oberhammer Simona

Certe volte le donne hanno molta fame. 
Aprono il frigorifero e vorrebbero ingoiare tutto quello che c'è dentro. 
Entrano in una pasticceria e vorrebbero ingurgitare ogni cosa, fino a scoppiare. 
Mangiano la cioccolata e vorrebbero non smettere mai. 
Mangiano i biscotti e ne finiscono due pacchi. 
Mangiano le patatine e vanno avanti fino a star male.
C'è una bocca affamata dentro di loro: grida per essere riempita, scalpita come una bestia selvaggia per ricevere ciò che vuole: cibo! cibo! cibo!

Ma il cibo è solo l'involucro di quello che la bocca affamata chiede. 
Dietro quella voglia famelica c'è di più: c'è la voglia di qualcosa che faccia sentire vive. 
E' la donna che arde di fame di se stessa, pallida della sua passione, a digiuno della sua anima.

Le donne affamate spesso non seguono la loro vera natura: hanno smesso di cantare, hanno intrappolato le loro parole da qualche parte, hanno appoggiato la penna, hanno scelto di essere “troppo in ordine”, “troppo carine” , “troppo compiacenti”, "troppo perfette", "tropo simpatiche", "troppo disponibili". 
Sono lontane dalla loro vita profonda, passionale, nutriente, rigenerante: spesso svalutano il proprio lavoro, si sentono in colpa se non sono disponibili per tutti, si autoimpongono di stare zitte, di non esprimersi, accantonano le loro aspirazioni, mettono sotto sale i loro desideri. 
Hanno arrotolato la passione e hanno stretto un laccio attorno, hanno scritto la parola “rassegnazione” sul muro della loro camera, hanno appoggiato la penna, hanno gettato la tela e poi giurato di guardare dall'altra parte, per non vederla più. 
Spesso queste donne hanno la sensazione di essere “immobilizzate” e in questo immobilismo si costringono a non andare, a non muoversi, a non pretendere, a non diventare, a non scoprire. 
La loro vita è “una bocca vuota” e il cibo diventa la metafora di un nutrimento che non arriva da un'altra parte.
Ma non è una situazione irreversibile.

È semplicemente necessario "un risveglio”.

Bisogna avvicinarsi all'anima, che giace da qualche parte con le ossa spezzate, e ricomporla.
Come fare?
Chiedendo a noi stesse cosa davvero desideriamo. Non è così difficile come sembra. Nel momento in cui ci chiniamo pietose sulla nostra anima esangue lei si rianima. Le basta poco. Un po’ di ascolto, una riflessione vera, una risposta sincera: rivolta a noi. 
Le donne sanno molto bene cosa vogliono, quando se lo chiedono con sguardo sincero. 
Conoscono il motivo di quella bocca affamata, di quelle mani tese per ricevere altro cibo. 
Quando risvegliamo la nostra anima lei non parla in modo criptato: ci dice a chiare lettere quale direzione prendere. 
E' un'amica sicura, fidata, compassionevole, stimolante….
lei ha le risposte che cerchiamo… e allora che, come per magia, quella bocca affamata si chiude e dentro di noi nasce una nuova energia, la voglia di vivere davvero la nostra vita...

- Simona Oberhammer -
Fonte: La Via Femminile





Riuscite a immaginare un mondo privo di uomini? 
Tasso di criminalità ridotto allo zero e un sacco di donne, grasse e felici.

- Nicole Hollander - 

Illustrazione : (Duane Bryers)

Tra sogni nel cassetto e scheletri nell’armadio 
io apro il frigorifero, dove trovo solide certezze…


dal web


Illustrazione (Duane Bryes)


Molto spesso noi donne siamo grasse, ma voi uomini siete pesanti, 
e per questo mettersi a dieta non basta.

- Geppi Cucciari - 

Illustrazione (Duane Bryes)


Buona giornata a tutti. :-)








martedì 26 marzo 2019

Gesù concepito: vero Uomo e vero Dio - Mario Palmaro

Dio irrompe nella storia con la delicatezza di un piccolo embrione d’uomo che bussa al cuore di una giovane donna dl Nazareth. Una verità della fede che non mortifica la ragione ma che la aiuta a riconoscere la dignità dl ogni concepito. Forse non siamo abituati a pensarci. 
Ma il grande mistero dell’Incarnazione di Dio getta una luce sfolgorante sulla stupefacente realtà della vita umana prima della nascita. 
Non occorrono straordinarie competenze teologiche per accorgersi che la strada scelta da Dio per farsi uomo passa concretamente, realmente attraverso ogni fase della nostra vita. Gesù è stato un tenero bambino nella mangiatoia della stalla di Betlemme; un ragazzo abile e sveglio nel tener testa ai dottori del tempio; un giovane vigoroso nella bottega di Giuseppe; è stato, in una parola, l’uomo perfetto. 
Egli ha attraversato ogni età della vita non come un fantasma, o come un simulacro di umanità, ma come vero Dio fatto vero uomo in tutto, fuorché nel peccato.
Poiché tutto ciò è realmente accaduto, allora non rimane che riconoscere che Gesù di Nazereth è stato anche, per nove mesi della sua vita, un uomo concepito. Lo è stato attraversando tutte quelle fasi dello sviluppo embrionale, necessarie alla crescita organica di ognuno di noi, e che continueranno a essere la strada obbligata per ogni uomo che si affaccia alla vita.
Una mortificazione per la ragione?
Se contempliamo Gesù concepito ci accorgiamo che egli, prima ancora di iniziare la sua vita pubblica e la sua predicazione, di compiere miracoli e di consolare le folle, di morire in croce e risorgere; prima di tutte queste cose egli già ci parla silenziosamente. E ci comunica la straordinaria dignità che ogni concepito d’uomo porta impressa su di sé. 
Quasi un sigillo regale che l’uomo contiene nella sua stessa natura, non a partire dalla nascita, ma dal momento stesso in cui è chiamato misteriosamente alla vita, nell’intimità del grembo materno. Qualcuno potrebbe ravvisare in questo discorso un che di offensivo per la ragione, potrebbe addirittura pensare che la dignità del concepito sia un dogma delta fede cattolica, una verità rivelata comprensibile soltanto agli occhi del credente. 
Nulla di più lontano dalla realtà. 
L’embrione merita di essere trattato con rispetto innanzitutto perché è un uomo, e come tale partecipa delta sua dignità e dei suoi diritti naturali. La ragione umana non ha bisogno, in questo riconoscimento, di alcuna “stampella” soprannaturale. Ma è anche vero che la profonda comprensione della grandiosità di ogni singolo essere umano, della sua antropologia e del suo destino eterno non può che avvenire in Gesù Cristo. 
Ecco perché la contemplazione di Gesù Concepito ci rivela con sorprendente efficacia chi abbiamo davanti quando ci troviamo di fronte a un embrione umano, seppure alle primissime fasi del suo sviluppo. 
Nella prospettiva della fede, quell’embrione è Gesù stesso. 
L’Annunciazione, Dio si fa uomo.
Del resto, le parole dell’Angelo Gabriele non lasciano dubbio alcuno sulla consistente concretezza di quell’avvenimento, realizzato attraverso il fiat della Madonna: “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Luca 1, 30-31). 
Maria è la donna del sì. Del sì alla vita che si compie in lei nella pienezza più assoluta. “Non temere”, le dice l’ angelo, che evidentemente ha letto sul volto bellissimo della Vergine la paura, lo smarrimento di fronte all’annuncio più sconvolgente che orecchie umane abbiano mai ascoltato.
Ma Maria non giunge impreparata all’appuntamento con l’angelo. Nella sua storia tutto sembra ruotare intorno all’istante prodigioso del concepimento.
Maria è senza macchia, perché Dio l’ha preservata dal peccato originate, e 
l' ha resa immacolata non dalla nascita, ma sin dal suo concepimento. 
“Io sono l’Immacolata Concezione”, dirà alla piccola Bernadette Soubirous apparendo nella grotta di Lourdes. 
E Maria dice il suo sì proprio al concepimento verginale del Figlio di Dio. Ed è un sì che non viene pronunciato di fronte a un Dio che irrompe nella storia degli uomini in maniera trionfale, con un frastuono di trombe e di eserciti cui nessuno potrebbe resistere; ma al contrario con la delicatezza, la debolezza, diremmo, di un piccolo embrione d’uomo che bussa al cuore di una giovane donna di Nazareth.

- Mario Palmaro -


 Maria di Nazareth:  Maria madre silenziosa del Verbo

Chiacchiere o preghiere?
Uno degli aspetti più insopportabili delle inflazionate e variopinte devozioni mariane, di gran moda oggi, è l'eccessiva verbosità difficile da distinguere dalla mielosa, e pestifera, adulazione. 
Il chiacchiericcio su Maria, i panegirici privi di qualsiasi sotto sfondo teologico, il magismo hanno finito per trasformare la madre di Gesù più in una donna da sceneggiata che nella Vergine Madre. 
Il fideismo mariano si è trasformato in un enorme supermercato dell'ovvietà sentimentaloide dove ognuno può trovare quanto serve a sedare le proprie inquietudini o a sublimare i propri nevrotici sensi di colpa. Mi ha sempre colpito un bel pensiero elaborato nel IV secolo dal vescovo di Milano sant'Ambrogio: "Maria è il tempio di Dio, non Dio nel tempio". Appunto perché tempio, e quindi silenzioso luogo di incontro e non vociante occasione di scambio, Gabriele la contatta nella più assoluta discrezione e nel più rigoroso riserbo.
Silenzio fecondo
Le grandi proposte di vita si fanno nell'intimità dell'incontro. Tutto nella riservatezza e non sotto le telecamere della curiosità o davanti ai microfoni del gossip. Il Verbo da annunciare fino agli estremi confini del mondo, viene concepito nella silenziosa penombra di Nazaret. La gestazione divina avviene in una madre umana che non propaga ai quattro venti le parole ricevute, ma le "contempla e custodisce nel suo cuore" (Lc 2,19). 
Eppure la giovane Myriam ne avrebbe cose da dire e da spiegare. Ma dove trovare le parole capaci di convincere che suo Figlio è frutto solo della sua più radicale e disinteressata disponibilità di fronte a un Dio che non è assolutamente banale nelle sue proposte a cui accondiscendere? 
Quali discorsi possono spiegare che in un "fiat" è condensato il dramma, umanamente incomprensibile, di una nuova creatura concepita in un modo così inconcepibile ed esposto al cicaleggio, al dileggio, al sospetto ed alla maldicenza? Essere riempiti del Verbo, significa essere colpiti dalla spada dello Spirito Santo, come ci ricorda san Paolo nella lettera agli Efesini (6,17). E la Parola-Spada è "efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla e sa discernere i pensieri e i sentimenti del cuore" (Eb 4,12). 
Il silenzio è il setaccio attraverso cui le parole si trasformano in Parola. L'atteggiamento di Maria ci ammonisce che fare della Parola un qualcosa da esibire, da rappresentare, da declamare, da proclamare con tonalità dubbie ed equivoche, non è pregare, ma profanare.
Nel silenzio germina una nuova vita
Man mano che nel suo grembo il Verbo assume fattezze umane, la premurosa custodia e la paziente meditazione della Parola, fa maturare ed affina la coscienza della Madre indurendola al filo d'ascia della solitudine. 
La coscienza si trasforma in un melting pot in cui le vane parole umane si liberano di ogni banale formalismo e si trasformano in preghiera; i sentimentalismi esistenziali vengono armonizzati fino a diventare puro istinto materno; le relazioni fatue si saldano e cementano facendo sbocciare una famiglia. 
Deve essere stato esaltante ed ineffabile il momento in cui la giovane ragazza di Nazareth ha avuto il lampo di certezza che la goccia di vita venuta dal cielo si stava trasformando in vita vera, in persona che segnalava la sua presenza. 
In quei momenti Maria non aveva una corona di stelle sul capo o la luna sotto i piedi, ma un bimbo nel suo grembo ed una gioia esplosiva nel suo cuore che vaporizzava ogni paura e dubbio. Tra madre e figlio si instaura un dialogo senza parole ma con emozioni e significati profondi. 
Lo sbocciare di una nuova vita colora l'esistenza di nuovi valori e sfumature che danno senso a fatica, dolore, preoccupazione e solitudine che tutti i grandi valori hanno a traino. 
Diventare madre comporta il rimettersi in gioco assumendo un nuovo ruolo e nuove responsabilità al grande tavolo della vita. Il cuore di una madre si rafforza alimentandosi alla dispensa dell'amore, dell'attenzione, della premura e della dedizione tanto da diventare il segno più credibile del fatto che chi muove la storia non è la selezione naturale, ma il roccioso amore di ogni madre. Si tratta di una realtà così vera e radicata che neanche la "liquidità" della fede moderna riesce a negare. 
La vera devozione mariana dovrebbe condurci a vivere personalmente queste realtà senza tentennamenti o fughe nello sterile devozionalismo.

- Bernardina do Nascimento -




Buona giornata a tutti. :-)