mercoledì 29 giugno 2022

C'rano ... una volta ... le vacanze estive

 C'era una volta la vacanza estiva che durava dai due ai tre mesi. Aveva un nome obsoleto ed in disuso, "la villeggiatura". Tanti partivano addirittura ad inizio giugno od ai primi di luglio e tornavano a metà settembre. L' autostrada era una fila di Fiat 850, 600, 1100, 127, 500 e 128, Maggiolini e Prinz. Non era guardato affatto chi aveva la Bmw la Mercedes o l'Audi, perché gli status symbol allora non esistevano. Era tutto più semplice e più vero.

La vacanza durava talmente tanto che avevi la nostalgia di tornare a scuola e di rivedere gli amici del tuo quartiere, ed al ritorno non ricordavi quasi più dove abitavi. La mattina in spiaggia la 50 lire per sentire le canzoni dell'estate nel juke box o per comprare coca cola e pallone.

Il venerdì chiudevano gli uffici e tutti i papà partivano e venivano per stare nel fine settimana con le famiglie. Si mandavano le cartoline che arrivavano ad ottobre ma era un modo per augurare "Buone vacanze da..." ad amici e parenti.

Malgrado i 90 giorni ed oltre di ferie, l'Italia era la terza potenza mondiale, le persone erano piene di valori e il mare era pulito.

Si era felici, si giocava tutti insieme, eravamo tutti uguali e dove mangiavano in quattro mangiavano anche in cinque, sei o più. Nessuno aveva da studiare per l'estate e l'unico problema di noi ragazzi era non bucare il pallone, non rompere la bicicletta e le ginocchia giocando a pallone altrimenti quando rientravi a casa ti prendevi pure il resto.

Il tempo era bello fino al 15 di Agosto, il 16 arrivava il primo temporale e la sera ci voleva il maglioncino perchè era più fresco.

Intanto arrivava settembre, tornava la normalità. Si ritornava a scuola, la vita riprendeva, l'Italia cresceva e il primo tema a scuola era sempre.

"Parla delle tue vacanze". Oggi è tutto cambiato, diverso. La vacanza dura talmente poco che quando torni non sai manco se sei partito o te lo sei sognato. E se non vai ai Caraibi a Sharm o ad Ibiza sei uno stronzo. O magari hai tante cose da fare che forse è meglio se non parti proprio, ti stressi di meno.

Una risposta certa è che allora eravamo tutti più semplici, meno viziati e tutti molto più felici, noi ragazzi e pure gli adulti. La società era migliore, esisteva l’amore, la famiglia, il rispetto e la solidarietà. Fortunati noi che abbiamo vissuto così.

La vita era quella vera insomma.

Autore sconosciuto 


"Se ti dovesse capitare di sentirti uno straccio, mi diceva il nonno Sandrot, appoggiati con la schiena contro una bella quercia di fustaia o contro una quercia «moderna» bella dritta.
Appoggia i talloni, le natiche, la schiena e la parte posteriore del cranio contro il tronco. Girati verso il sud, metti i palmi delle mani sulla corteccia e rimani lì finché puoi... Un'ora se hai abbastanza pazienza: Guarito! Ti sentirai caricato!
- Caricato di che?
Caricato di vita, ragazzo! È facile da capire: l'albero risucchia la sua vita dalla terra, questa risale tramite le sue radici ed il suo tronco, ma la risucchia anche dal cielo tramite le foglie e la fa scendere tramite i rami. Circola nei due sensi, capisci? E tu ne approfitti per rimetterti in forma. È così che i nostri vecchi si tiravano su!"

- Henri Vincenot (1912-1985) -
 La Billebaude, ed. Denoel, 1978


Buona estate a tutti quanti! :-)





lunedì 27 giugno 2022

La fine e l’inizio - Wislawa Szymborska

Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa. 
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.
C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

- Wislawa Szymborska - 

 

Le sirene preannunciano imminenti bombardamenti degli alleati nella Roma occupata dai nazisti. 

Ungaretti vede le mamme che corrono verso i rifugi, coi bambini in braccio, e scrive: "Pecorelle con gli agnelli si sbandano stupite e per le strade che già furono urbane si desolano". Ora so da dove viene tanto male, dice il poeta: "So che l'inferno s'apre sulla terra su misura di quanto l'uomo si sottrae, folle, alla purezza della tua passione... Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell'umane tenebre, fratello che t'immoli perennemente per riedificare umanamente l'uomo". 


Buona giornata a tutti :-)





sabato 25 giugno 2022

Non giudicate le persone che .....

 Non giudicate
le persone che amano stare da sole.
Non fatelo mai.
La loro non è cattiveria.
Non è strafottenza.
Ma vera e propria necessità
Bisogno d’essere. 
Appartenenza.
Abbiate sempre cura di aspettarle.
Di rispettarle.
Non mettetegli fretta.
Se i loro tempi non sono i vostri
lasciatele andare.
Se avrete pazienza
sapranno ricompensarvi
perché la loro voce
è una carezza scesa dalle labbra
che si scioglie negli occhi.
Perché il loro cuore
è un posto caldo e silenzioso
capace di accogliere e proteggere.
Non giudicate
le persone che amano stare da sole.
Non avete la minima idea
di quanto abbiano dovuto lottare.
Di quale miracolo siano state capaci
di compiere.
La solitudine spaventa.
La solitudine è un patto
di purissimo amore
con la propria anima
che quasi mai nessuno
ha il coraggio di fare.
Ma loro sì, e ne sono felici.
Loro ci sono riusciti.
Loro ce l’hanno fatta.

~Andrew Faber -

 


 "Vedete, voi non siete stati educati a stare da soli.
Andate mai a fare una camminata per conto vostro? 
È molto importante uscire da soli, sedersi sotto un albero, da soli, senza nessun libro, senza nessuna compagnia e osservare una foglia che cade, ascoltare lo scorrere dell’acqua, il canto dei pescatori, osservare il volo di un uccello e i vostri stessi pensieri che si rincorrono nello spazio della mente. 
Se siete capaci di stare da soli e osservare queste cose, allora scoprite ricchezze che nessun governo può tassare, che nessuna entità umana può corrompere, e che non potranno mai essere distrutte".

- Jiddu Krishnamurti – 
da: This Matter of Culture, p. 89


Buona giornata a tutti :-)



 

 

giovedì 23 giugno 2022

Il sacerdote e noi

Se predica per più di dieci minuti: "Non finisce mai!"
Se fa una predica breve: "Ha solo improvvisato qualcosa"
Se parla della contemplazione di Dio: "Sta delirando!"
Se abborda problemi terreni: "Si sta immischiando in politica!"
Se tratta temi sociali: "È di sinistra!"
Se tratta temi morali: "È di destra!"
Se rimane nella parrocchia: "Non s'impegna con la realtà!"
Se esce: "Non lo si trova mai in parrocchia!"
Se si lascia i capelli lunghi: "'Sti preti rivoluzionari!"
Se li mantiene corti: "Quanto è antiquato!"
Se battezza e sposa tutti quanti: "Spreca i sacramenti!"
Se chiede un minimo di preparazione: "Fa il difficile!"
Se non organizza incontri o pellegrinaggi: "In questa parrocchia non succede mai nulla!"
Se lo fa: "È un iperattivo incorreggibile!"
Se fa riparazioni nella Chiesa: "Butta via i soldi!"
Se non li fa: "Ha lasciato rovinare tutto!"
Se crea un Consiglio parrocchiale: "Si lascia dominare da chiunque!"
Se non lo fa: "È un individualista!"
Se è bello: "Che spreco!"
Se non lo è: "Non ha trovato nessuna da sposare!"
Se pratica sport: "È un vanitoso!"
Se non lo fa: "Dovrebbe rimettersi in forma!"
Se è amabile con la gente: "Ha problemi affettivi!"
Se è riservato: "È un represso!"
Se è giovane: "Non ha esperienza!"
Se è vecchio: "Dovrebbe andare in pensione!"


Ma se dovesse andarsene o morire: "Era davvero insostituibile!"



Diceva san Giovanni Bosco : “Un prete in paradiso o all'inferno non ci va mai da solo, vanno sempre con lui un gran numero di anime: o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio. Ricordatelo bene.” 

Ricordiamoci di pregare molto per i sacerdoti.





"Accogli la parola del Papa, con un’adesione religiosa, umile, interna ed efficace: fagli eco!

Non può esservi altra disposizione in un cattolico: difendere “sempre” l’autorità del Papa; ed essere “sempre” docilmente deciso a rettificare la propria opinione, di fronte al Magistero della Chiesa. 
Non ti spaventare — e, nella misura del possibile, reagisci — di fronte alla congiura del silenzio, con cui vogliono imbavagliare la Chiesa. Alcuni impediscono che si oda la sua voce; altri non permettono che si veda l’esempio di coloro che predicano con le opere; altri cancellano ogni traccia di buona dottrina…, e moltissimi non la sopportano.
Non ti spaventare, ripeto, ma non stancarti di fare da altoparlante agli insegnamenti del Magistero. (n. 585)
La fedeltà al Romano Pontefice implica un obbligo chiaro e determinato: conoscere il pensiero del Papa, espresso nelle Encicliche o in altri documenti, e fare quanto è in noi perché tutti i cattolici diano ascolto al magistero del Santo Padre, e adeguino a questi insegnamenti il loro agire nella vita". (n. 633)

(Pensiero tratti da San Josemaría Escrivá de Balaguer, Forgia)


"Voi, carissimi amici noncredenti, avete ragione su tanti punti, molti di più di quelli che noi uomini di Chiesa forse di solito ammettiamo. Però avete torto sulla cosa fondamentale, perché Dio esiste e Gesù è veramente quello che ha detto di essere, cioè «la via, la verità e la vita»." 

- Raniero Cantalamessa - presbitero, teologo e predicatore 



«Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo»: basta guardare negli occhi la gente, per esempio quando esce dalla messa, e riconoscere in ciascuno «il volto di chi ha ricevuto una buona notizia», una notizia che cambia la sua vita.

- Papa Francesco - 



Buona giornata a tutti :-)


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martedì 21 giugno 2022

Abbracciare la Rabbia - Thich Nhat Hanh

Cari amici, vorrei dirvi come pratico quando mi arrabbio. Durante la guerra in Vietnam, c’erano molte ingiustizie, e furono uccise molte migliaia di persone, fra le quali molti miei amici e discepoli.
Ero molto arrabbiato. Una volta venni a sapere che la città di Ben Tre, una città di trecentomila abitanti, era stata bombardata dall’aviazione americana solo perché alcuni guerriglieri erano scesi in città e avevano cercato di abbattere gli aeroplani americani. I guerriglieri non ebbero successo, e dopo quel tentativo se ne andarono.
E la città fu distrutta. In seguito il militare che si era reso responsabile di ciò dichiarò che aveva dovuto distruggere la città per salvarla. Ero molto arrabbiato.
Ma a quel tempo ero già un praticante, un solido praticante. Non dissi nulla, non feci nulla, perché sapevo che agire o dire cose mentre si è arrabbiati non è saggio. Può creare molta distruzione. Tornai a me stesso, riconoscendo la mia rabbia, abbracciandola, e guardai profondamente nella natura della mia sofferenza.
Nella tradizione buddista abbiamo la pratica del respirare in presenza mentale, del camminare in presenza mentale, allo scopo di generare l’energia della presenza mentale.
È esattamente con questa energia che possiamo riconoscere, abbracciare e trasformare la nostra rabbia. La presenza mentale è il tipo di energia che ci aiuta a essere consapevoli di ciò che sta avvenendo dentro di noi e intorno a noi, e tutti possono essere in presenza mentale.
Se bevete una tazza di tè e sapete che state bevendo una tazza di tè, questo è bere in presenza mentale. Quando inspirate e sapete che state inspirando, e concentrate la vostra attenzione sull’inspirazione, questa è consapevolezza della respirazione.
Quando fate un passo e siete consapevoli che state facendo un passo, questo si chiama consapevolezza del camminare.
La pratica basilare nei centri Zen, nei centri di meditazione, è quella di generare la presenza mentale in
ogni momento della vita quotidiana.
Quando siete arrabbiati, siete consapevoli di essere arrabbiati. E’ perché avete già in voi l’energia della presenza mentale creata dalla pratica che potete averne a sufficienza per riconoscere, abbracciare, guardare in profondità e capire la natura della vostra sofferenza.
Io riuscii a capire la natura della sofferenza in Vietnam. Vidi che non solo i vietnamiti soffrivano, ma anche gli americani soffrivano durante quella guerra. Il giovane americano mandato in Vietnam per uccidere ed essere ucciso era sottoposto a molta sofferenza, e la sofferenza continua ancora oggi. La famiglia soffre, e anche la nazione.
Io potei vedere che la causa della nostra sofferenza in Vietnam non erano i soldati americani. Era una politica non saggia. Era un equivoco. Era la paura che stava al fondamento della politica.
Molti in Vietnam si sono dati fuoco per chiedere che la distruzione cessasse. Essi non volevano provocare dolore ad altri, ma prendere il dolore su di sé affinché passasse il loro messaggio.
Ma il rumore degli aerei e delle bombe era troppo forte. Poche persone al mondo furono in grado di sentirci. Così decisi di recarmi in America e invocare una cessazione della violenza.
Questo avvenne nel 1966, e a causa di ciò mi fu impedito di fare ritorno a casa.
E da allora, dal 1966, ho vissuto in esilio.
Ho potuto vedere che non è l’uomo il vero nemico dell’uomo. Il vero nemico è l’ignoranza, la discriminazione, la paura, l’avidità, e la violenza. Non odiavo il  popolo americano, la nazione americana.
Venni in America a invocare quel guardare in profondità che avrebbe consentito al vostro governo di rivedere quel tipo di politica.
Ricordo che incontrai il Segretario della Difesa Robert Mac Namara.
Gli dissi la verità circa la sofferenza.
Egli si trattenne con me a lungo e mi ascoltò profondamente, e io fui molto grato per la qualità del suo ascolto. Tre mesi dopo, quando la guerra si fece più intensa, venni a sapere che si era dimesso dal suo incarico.
Odio e rabbia non erano nel mio cuore. Fu per questo che molti giovani del mio paese mi ascoltarono, quando li invitai a seguire il cammino della riconciliazione, e insieme collaborammo nel dare vita alle nuove organizzazioni per la pace a Parigi.
Spero che i miei amici qui a New York siano capaci di praticare allo stesso modo. Io ho compreso, e
comprendo, la sofferenza e l’ingiustizia, e sento di capire profondamente la sofferenza di New York, dell’America. Io sento di essere un newyorkese. Sento di essere un americano.

- Thich Nhat Hanh - 
Conferenza tenuta il 25 settembre 2001 alla Riverside Church di New York


 
C’è abbastanza perfidia, odio,
violenza,
assurdità nell’essere umano, medio,
per fornire qualsiasi esercito in qualsiasi,
giorno.
E i migliori assassini sono
quelli che predicano contro.
E i migliori a odiare sono
Quelli che predicano amore.
E i migliori in guerra , in definitiva,
sono quelli che predicano pace.
Quelli che predicano Dio
hanno bisogno di Dio.
Quelli che predicano pace
non hanno pace.
Quelli che predicano amore
non hanno amore,
attenti ai predicatori.
Attenti ai sapienti.
Attenti a quelli che leggono
sempre libri
Attenti a quelli che o detestano la
povertà o ne sono orgogliosi.
Attenti a quelli pronti a elogiare
poiché hanno loro bisogno di
elogi in cambio.
Attenti a quelli pronti a censurare:
hanno paura di quello che non sanno.
Attenti a quelli che cercano continuamente
la folla;
da soli non sono nessuno.

- Charles Bukowski -

Buona giornata a tutti :-)


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domenica 19 giugno 2022

Gli istinti violenti - Pavel Florenskij

 Mi stupisce l’assurdità delle azioni umane che non trovano giustificazione nemmeno nell’egoismo, perché gli uomini agiscono a scapito anche dei propri interessi. 
Della componente morale non parlo neanche. 
Dappertutto spergiuro, inganno, uccisioni, servilismo, mancanza di qualsiasi principio. 
I legami di parentela si buttano da parte, la legge si crea e si abolisce per far piacere alla necessità del momento, e comunque non viene rispettata da nessuno. […] 
La mia conclusione (del resto, sono giunto ad essa già da tempo) è questa: nell’uomo c’è una carica di furore, d’ira, di istinti riduttivi, di odio e di rabbia, e questa carica tende a riversarsi sulle persone circostanti, contrariamente non solo ai dettami morali, anche al vantaggio personale dell’individuo. 
L’uomo si lascia prendere dal furore per pura brutalità. 
Le catene di un potere duro lo trattengono fino ad un certo punto, ma poi l’uomo si ingegna a fare le stesse cose, eludendo la legge, in una forma più fine. Certamente non sarebbe giusto affermare che tutti siano così. Ma sono così molti, moltissimi e, col loro attivismo, questi elementi rapaci dell’umanità arrivano a occupare i posti dirigenziali della storia, e costringono pure il resto dell’umanità a diventare rapace. 
Ecco, cara Olen’, che cosa ho notato partendo da un caso particolare: quello dell’Inghilterra del XIV secolo. 
L’umanità è migliorata da allora? Ne dubito. 
È diventata più decente esternamente, ha rivestito la violenza di forme meno vistose, cioè quelle che non forniscono trame per tragedie ad effetto, ma la sostanza delle cose non è cambiata.

- Pavel Florenskij - 
 "Non dimenticatemi"


…. Il mondo è ora di fronte a una differente ossessione, una follia diversa, che noi chiamiamo il terrorismo…  Combattere il terrorismo, con azioni militari ma anche attraverso l'educazione, l’istruzione, la cultura e forse soprattutto, attraverso la preghiera e l'accrescimento della propria fede.

Patriarca Kirill  di Mosca, 16º Patriarca di Mosca e tutte le Russie
dopo la Messa nella cattedrale di Cristo Salvatore a Kaliningrad




"...Come non sentire l’urgenza di mostrare tutta la nostra vicinanza ai cristiani perseguitati? ..."

- La nostra fede
 risvegliata dalla loro testimonianza -

Julián Carrón
12/08/2014




La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia (cfr Is 32,17). E la giustizia, come virtù, fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione.
Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del mutuo rispetto, della comprensione e della riconciliazione.
Auspico che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla.

- Papa Francesco - 

Discorso Salone Chungmu della "Blue House" (Seoul)
Giovedì, 14 agosto 2014




Preghiera per la pace

Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini,
oggetto della tua benevolenza,
per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie;
perchè ci hai inviato Gesù, tuo figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua,
l’artefice di ogni salvezza,
la sorgente di ogni pace, il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi,
le realizzazioni
che il tuo spirito di pace ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore, la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti
ed i nostri cuori alle esigenze concrete dell’amore
di tutti i nostri fratelli, affinché possiamo essere sempre più
dei costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni razza
e di ogni lingua venga il tuo regno di giustizia,
di pace e d’amore. E che la terra sia piena della tua gloria!


- Beato Paolo VI, papa - 



Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 17 giugno 2022

da: "Cent' anni di solitudine" - Gabriel Garcia Marquez

 Quando il pirata Francis Drake prese d'assalto Riohacha, nel sedicesimo secolo, la bisnonna di Ursula Iguaràn si spaventò tanto per il suono della campana a martello e per il rimbombo dei cannoni, che perse il controllo dei nervi e si sedette su un focolare acceso. 

Le bruciature la lasciarono ridotta a una sposa inutile per tutta la vita. 
Non poteva sedersi se non di costa, sistemata su un mucchio di cuscini, e doveva esserle rimasto qualcosa di strano nel modo di muoversi, perché non si fece mai più vedere a camminare in pubblico. 
Rinunciò a ogni sorta di impegni sociali ossessionata dalla idea che il suo corpo emanasse un odore di bruciaticcio. L'alba la sorprendeva nel patio; non osava dormire perché sognava che gli inglesi coi loro feroci cani d'assalto entravano dalla finestra della stanza da letto e la sottoponevano a ingiuriose torture con ferri incandescenti. Suo marito, un commerciante aragonese dal quale aveva avuto due figli, spese mezzo negozio in medicine e divertimenti cercando il modo di alleviare i suoi terrori. 
Alla fine liquidò gli affari e portò la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio di indios pacifici situato sui contrafforti della sierra, dove fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare. 
Nel villaggio sperduto viveva da molto tempo prima un creolo coltivatore di tabacco, don José Arcadio Buendìa, col quale il bisnonno di Ursula stabilì una società così proficua che in pochi anni fecero una fortuna. 
Diversi secoli più tardi, il bisnipote del creolo si sposò con la bisnipote dell'aragonese. 
Per questo, ogni volta che Ursula perdeva le staffe per qualche pazzia di suo marito, sorvolando trecento anni di accidenti, malediceva l'ora in cui Francis Drake aveva preso d'assalto Riohacha. 
Era un semplice sfogo, perché in realtà erano legati fino alla morte da un vincolo più solido dell'amore: un comune rimorso di coscienza. Erano cugini tra loro. Avevano trascorsa l'infanzia insieme nell'antico villaggio che i loro reciproci antenati avevano trasformato col loro lavoro e le loro buone abitudini in uno dei migliori borghi della provincia. 
Anche se quel matrimonio era prevedibile fin dal giorno della loro nascita, quando essi espressero la volontà di sposarsi, i parenti cercarono di impedirlo. Avevano paura che quei sani boccioli di due razze secolarmente incrociate patissero l'onta di concepire delle iguane. 
Esisteva già un precedente terribile. Una zia di Ursula, che si era sposata con uno zio di José Arcadio Buendìa, aveva dato alla luce un figlio che aveva passato tutta la vita con dei pantaloni gonfi e flosci, e che era morto dissanguato dopo essere vissuto per quarantadue anni nel puro stato di verginità, perché era nato e cresciuto con una coda cartilaginosa a forma di cavaturacciolo e con un pennello di setole sulla punta. 
Una coda di maiale che non fece mai vedere a nessuna donna, e che gli costò la vita quando un macellaio amico suo gli fece il favore di mozzarla con un marrancio. 
José Arcadio Buendìa, con la leggerezza propria dei suoi diciannove anni, risolse il problema con una sola frase: "Non mi importa di mettere al mondo dei porcelli, purché possano parlare." E così si sposarono con una festa di banda e petardi che durò tre giorni. Sarebbero stati felici subito se la madre di Ursula non l'avesse terrorizzata con ogni sorta di sinistri pronostici sulla sua discendenza, fino al punto di convincerla a non consumare il matrimonio. 
Temendo che il corpulento e voglioso marito la violasse nel sonno, Ursula si infilava prima di coricarsi un paio di calzoni rudimentali che sua madre le aveva fabbricato con tela per vele e rinforzato con un sistema di cinghie incrociate, che si chiudeva sul davanti con una grossa fibbia di ferro. Così rimasero per parecchi mesi. 
Di giorno, lui allevava i suoi galli da combattimento e lei ricamava a telaio con sua madre. Durante la notte, si dibattevano per diverse ore con una ansiosa violenza che sembrava già un surrogato dell'atto d'amore, finché l'intuizione popolare subodorò che stava succedendo qualcosa di irregolare, e fece correre la chiacchiera che Ursula fosse ancora vergine a un anno dalle nozze, perché suo marito era impotente. 
José Arcadia Buendìa fu l'ultimo ad essere informato della insinuazione. "Vedi, Ursula, cosa va dicendo la gente," disse a sua moglie con molta calma. "Lascia che parlino," disse lei. "Noi sappiamo che non è vero." Di modo che la situazione continuò senza cambiare per altri sei mesi, fino alla tragica domenica in cui José Arcadio Buendìa vinse un combattimento di galli contro Prudencio Aguilar. Furioso, eccitato dal sangue del suo animale, il perdente si scostò da José Arcadio Buendìa in modo che tutta l'arena potesse sentire quello che gli stava per dire. "Complimenti," gridò. "Vediamo un po' se quel gallo glielo farà finalmente il favore a tua moglie." 
José Arcadio Buendìà, sereno, prese il suo gallo. "Torno subito," disse a tutti. E poi, a Prudencio Aguilar: "E tu, va' a casa tua e armati, perché sto per ammazzarti. " Dieci minuti dopo tornò con la lancia di suo nonno già esperta di sangue. 
Sulla soglia dell'arena, dove si era concentrato mezzo villaggio, Prudencio Aguilar lo aspettava. Non ebbe tempo di difendersi. La lancia di José Arcadio Buendìa, scagliata con la forza di un toro e con la stessa mira sicura con la quale il primo Aureliano Buendìa aveva sterminato le tigri della regione, gli trapassò la gola. 
Quella notte, mentre si vegliava il cadavere nell'arena dei galli, José Arcadio Buendìa entrò nella stanza da letto mentre sua moglie si stava infilando i calzoni di castità. 
Brandendo la lancia davanti a lei, le ordinò: "Togliti quella roba." 
Ursula non mise in dubbio la fermezza di suo marito. "Sarai il responsabile di quello che succederà," mormorò. José Arcadio Buendìa piantò la lancia nel pavimento di terra battuta. 
"Se dovrai mettere al mondo delle iguane, alleveremo delle iguane," disse. "Ma in questo paese non ci saranno più morti per colpa tua."

- Gabriel García Márquez -
da: "Cent'anni di solitudine", Oscar Mondadori, pagg. 10-11




Se un giorno avrai voglia di piangere, chiamami:
non prometto di farti ridere ma potrò piangere con te…
Se un giorno riuscirai a fuggire, non esitare a chiamarmi:
non prometto di chiederti di rimanere, ma potrò fuggire con te…
Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami:
staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai e non risponderò, vieni correndo da me: perché di certo avrò bisogno di te.

- Gabriel García Márquez -


«Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. 
Oggi può essere l’ultimo giorno che vedi coloro che ami. 
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio».

- Gabriel García Márquez -



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore. 

- Gabriel Garcia Marquez -
da "Memoria delle mie puttane tristi"





Buona giornata a tutti. :-)

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