lunedì 31 marzo 2014

Sant'Antonio da Padova ci aiuta per la Quaresima -

Come nelle mani ci sono dieci dita, così dieci sono le specie di mortificazione:

1. La rinuncia alla propria volontà,
2. l’astinenza dal cibo e dalla bevanda,
3. la rigorosità del silenzio,
4. le veglie di preghiera durante la notte,
5. l’effusione delle lacrime,
6. il dedicare un congruo tempo alla lettura,
7. darsi da fare con fatica del corpo,
8. la generosa partecipazione alle necessità del prossimo,
9. il vestire dimessamente,
10. il disprezzo di se stessi.
         
                     S.Antonio di Padova, Serm. Dom. di Pentec.,1§7


Il digiuno di Cristo, durato quaranta giorni e quaranta notti, ci insegna in quale modo possiamo fare penitenza per i peccati commessi e come dobbiamo comportarci per non ricevere inutilmente la grazia di Dio. Ci dice l'Apostolo: «Vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Dice infatti il Signore per bocca di Isaia: Al momento favorevole ti ho esaudito, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza» (2Cor 6,1-2; cf. Is 49,8). (Dom. I quar. §20)



Fa' attenzione che la soddisfazione, cioè la penitenza, consiste in tre cose: nell'orazione per ciò che riguarda Dio, nell'elemosina per ciò che riguarda il prossimo, e nel digiuno per ciò che riguarda noi stessi, affinché la carne, che nel piacere ha condotto al peccato, nell'espiazione e nella sofferenza conduca al perdono.
Si degni di concedercelo colui che è benedetto nei secoli. Amen. 

(sermone Merc. Ceneri §10)


Il nostro caro sant'Antonio, santo veramente adatto alla Quaresima perché - come tutti i santi francescani - sempre dedito alla conversione e alla penitenza, ci spiega almeno dieci modi diversi per dedicarsi a qualche esercizio penitenziale. 
La "disciplina della mortificazione", sebbene faticosa, non dev'essere per forza noiosa! 

La fantasia dei santi può aiutare anche noi a scegliere qualche modo adatto per preparaci alla Pasqua, oppure a renderci conto che ciò che già facciamo ha un valore aggiunto se lo offriamo con intenzione di riparazione per i peccati.


Buona giornata a tutti :-)

domenica 30 marzo 2014

“Il mio amore ha mille anni” Lettera di Etty Hillesum a Julius Spier -

«Delle cose ultime, essenziali della vita e del dolore non si può parlare, la voce non ce la fa. Io comprendo tutto di te e tutto ciò che ti riguarda io lo porto con me e ho ringraziato di nuovo Dio per il fatto che nella mia vita esista un uomo come te.
Devi occuparti della tua salute; è il tuo primo sacro dovere se vuoi aiutare Dio. Un uomo come te, uno dei pochi ad essere una dimora autentica per un po’ di vita, un po’ di dolore, un po’ di Dio – i più infatti hanno tradito da tempo sia la vita che il dolore e Dio, per essi sono ormai suoni vuoti - ha il sacro dovere di mantenere, nel migliore dei modi possibili, il suo corpo, la sua “dimora terrena” in buono stato, per poter offrire a Dio ospitalità il più a lungo possibile.
 Manca ancora molto tempo alla fine. Anch’io mi occuperò di me. 
Ho così tanta forza, che tu puoi prendertela tutta e in me nasceranno nuove energie. Ti ho così infinitamente caro, la tua anima è così infinitamente cara alla mia. La mia anima di quando in quando vorrebbe giacere accanto alla tua, e questo a poco a poco non ha più nulla a che vedere col desiderio che una donna può provare per un uomo.
A vorrei distendere il mio corpo nudo, così come Dio l’ha creato accanto al tuo corpo nudo, così come Dio ti ha creato, e ho soltanto la sensazione che la mia anima voglia coricarsi accanto alla tua. Se in questo periodo non si scoppia di tristezza, né dall’altro lato per autodifesa ci si indurisce e si diventa cinici o rassegnati, allora si diventa più dolci, più miti, più disperati, più comprensivi, più innamorati.
Io so come tutto questo stia accadendo dentro di te e tu mi hai portata con te sul tuo cammino, ed io vivo insieme con te la stessa strada fino alla fine. 
La mia autenticità e il mio amore hanno mille anni ed ogni giorno invecchiano di mille anni. Quest’epoca, come noi la esperiamo, posso sopportarla, posso anche perdonare Dio per il fatto che vada come deve andare – il fatto è che si ha in sé tanto amore da riuscire a perdonare Dio!!  
E tu devi occuparti della tua salute e riposarti e riposarti, ora io non posso star molto vicina a te – col pensiero però sono sempre vicina a te - ma promettimi che avrai sempre buona cura di te.
Poiché ti sento aprire subito le tue tendine, ora salirai presto da me? 
Oggi a mezzogiorno cercherò di venire ancora, mi farebbe tanto piacere».


(traduzione di Andrea Vitolo. Cit. in “Alfa Zeta”, n.10-11, 1996, p. 43)


"L’unità ci precede: 
non siamo noi a produrla, ci viene data. 
Ma proprio per questo ne siamo responsabili: 
il dono dell’unità
viene consegnato alla nostra libertà."

card. A. Scola 
da: Omelia 4 Novembre 2011



" Questo è ciò che ogni giorno mi insegna daccapo:
che bisogna rimanere aperti,
che non ci si deve chiudere in se stessi
nei momenti più bui, 
né affondare in essi 
pensando che sia un giorno perso, triste. 
Nella mia vita quasi troppo ricca, 
mi rendo conto che ci sono 
centinaia di svolte in una giornata, 
centinaia di sorprese..."

Etty Hillesum
da: Diario


"I nostri giorni d’amore sono pochi:
facciamo almeno che siano divini"

T.S. Eliot 
da: "Lirica"



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 29 marzo 2014

Dai Fioretti di San Francesco, Capitolo VII -


Come san Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia,dove digiunò 40 dì e 40 notti, e non mangiò più che un mezzo pane.


Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci dimostra nel venerabile collegio dei dodici compagni, e nel mirabile misterio delle sagrate istimate, e nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual’egli fea in questo modo. 

Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirato da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’ isola del lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e san Francesco non portò seco se non due panelli. 
Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo: e così si partì colui. 
E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stelle tutta la quaresima, senza mangiare e senza bere altro che la metade d’uno di quelli panelli, secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo. 
Si crede che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti ; e poi in quello luogo dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande riverenza e divozione in quello luogo dove san Francesco fece la detta quaresima.



‌‌‌‌Strappa da te la vanità, non fu luomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
‌‌‌‌Strappa da te la vanità, ti dico strappala.

(Ezra Pound, Canti Pisani - LXXXI)



Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all’effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l’eterna ricompensa in cielo, il digiuno ci dà modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito; e anche se i digiuni non saranno molti, il nemico quando si accorgerà che sappiamo digiunare, ci temerà di più.
Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza: scegline uno tra di essi per digiunare, secondo quanto ti consiglierà la tua devozione e la discrezione del tuo direttore spirituale.

- San Francesco di Sales - 



Buona giornata a tutti :-)







venerdì 28 marzo 2014

Paula Becker a Rainer Maria Rilke -

"Certo che lo so che hai gli occhi azzurri – Così azzurri che ti ho quasi sposato – Così azzurri, così eroici che mi fa ancora male farti abbassare lo sguardo. Ma non è questo il punto. Il punto è che oggi i tuoi occhi sono diventati scuri quando mi hai vista da sola, in piedi alla finestra con la collana d’ambra. 
Perché non dovrei accennare al tuo mento sfuggente – perché non dovrei rivelare la tua bocca per come l’ho vista? La verità non appartiene solo a te – La verità non appartiene a nessuno. 
Forse questo ritratto che ti faccio è più intimo del sesso – Le ore che passiamo insieme nella mia stanza – mentre tutta Parigi è chiusa fuori! Nessuno ha mai osato vederti come ti ho visto io. 
In tutte queste ore sono io l’artista: per una volta, sono io a non essere femmina o maschio – ma entrambi e anche nessuno dei due – Io sono l’artista che capisce la luce sulla tua pelle. 
Di notte dormo coi dipinti intorno a me. Ma più di ogni altro tengo in mente il tuo ritratto, i miei sogni – Cosa posso offrirti di più onesto, più appassionato? 
Guarda, ecco il mio segreto, guarda, l'ho nascosto sotto la tua lingua – La tua lingua che nessuno può vedere in questo ritratto ho fatto – la tua lingua, là, dentro l'oscurità della bocca eternamente aperta. E quando ci siamo baciati, adesso, pensavi ai gigli del mio vecchio atelier? 
Ti sei ricordato i nostri primi giorni a Worpswede? Come negavamo il nostro amore – Le ore passate e parlare – le tazze calde di tè – infinite e fumanti nelle nostre mani – Le ore passate a parlare col sottofondo costante della pioggia – la pioggia che cadeva – lieve, insistente – Le candele accese per accogliere le tue parole – Come ci siamo amati in quegli ultimi giorni prima che noi sposassimo l’amore sbagliato – E quando ci siamo baciati stamattina, guardati dagli occhi dei miei quadri – hai pensato che eravamo ancora due artisti, due incomprese solitudini che cercano di proteggersi a vicenda? O eravamo semplicemente un uomo e una donna incapaci di fare a meno l’uno dell’altra? E tuttavia sempre incapaci di stare in piedi, nudi, uno di fronte all’altra. 
È amore quello che dovremmo darci? È sesso? Non lo so. 
Ma so che una parte di me ti ha sempre amato – e ha sempre avuto paura di amarti – Non potrò mai essere la rosa nelle tue poesie – la fanciulla addormentata – Non potrei mai essere così innocente e immobile. 
E tu non potresti mai entrare insieme agli alberi nei miei paesaggi ai colori nei miei cieli – Ma non lo vedi, ora con questo ritratto cosa sto cercando di dirti: guarda, io ti ho visto nudo, più nudo di quanto ti abbia visto nessun’altra – E questa volta non mi sottraggo dalla confusione nei tuoi occhi. 
Te lo devo dire, questo ritratto resterà così com’è – È compiuto nella sua incompiutezza. E non posso dipingere i tuoi occhi blu finché non mi mostri come vivere per l’arte – per la grandezza dell’arte – senza colpa. 
Mostrami come vivere fino in fondo il desiderio, come vivere il desiderio – e rimanere, però, sempre fedeli a se stessi. 
Dammi un colore migliore per la solitudine. "

(Paula Becker a Rainer Maria Rilke)

 "La collana di ambra" - John Maler Collier (1850 - 1934)


"Ci sono mani che ti restano addosso.
Profumi che camminano dentro.
Occhi che ti rubano tutto.
Silenzi che ti tolgono il respiro."

- Angelo De Pascalis






Se una volta soltanto si facesse
tutto così completamente silenzioso!
Se la casualità e l'imprecisione
ammutolissero, e il riso di chi mi sta vicino,
se il clamore che producono i miei sensi
non mi impedisse così tanto nella veglia
potrei, allora, in un pensiero dalle mille forme,
pensarti fino al tuo confine,
e possederti (come il tempo appena di sorridere)
per donarti poi a ogni vita
come un grazie.

(Rainer Maria Rilke)
























Immagine di Adam Martinakis

- Noi ci tocchiamo.
- Con che cosa?
- Con dei battiti d’ali.
Con le lontananze stesse ci tocchiamo.

(Rainer Maria Rilke)






Buona giornata a tutti:-)




giovedì 27 marzo 2014

Sogno di San Giovanni Bosco, 30 maggio 1862 -

«Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile. 

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. 

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”. 

Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. 

Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. 

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. 

Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. 

Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie. 

A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. 

Sennonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio. 

Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un’ancora della colonna su cui sta l’Ostia, e con un’altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un’altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. 

Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma». 



San Giovanni Bosco


"Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste. Tutti quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla fine del mondo".

 (San Giovanni Bosco)



"Chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, 
e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell'errore e si perde miseramente. 

San Giovanni Bosco



Coltiva il giardino dei tuoi pensieri, riscalda la serra del tuo cuore, difendi il prato della tua mente, nessuno potrà rubarti la bellezza che hai in fondo all'anima.

San Giovanni Bosco


"La frequente Comunione è cibo dei forti, cibo di vita". 

San Giovanni Bosco



Preghiera della sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine,
concedi la libertà.
Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.
Quando il corpo si riposerà 
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te, 
come profumo d'incenso.
Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio, 
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.

Amen


Buona giornata a tutti :-)

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mercoledì 26 marzo 2014

L'equilibrista -

C'era una volta un celebre funambolo. Tutti riconoscevano la sua stupefacente abilità: nessuno ricordava di averlo mai visto vacillare o cadere.
Un giorno, il circo dove il funambolo lavorava si trovò in serie difficoltà finanziarie.
Il direttore propose al funambolo di alzare il filo e di aumentare la distanza del percorso per attirare più gente.
I lavoratori del circo avevano posto tutta la loro fiducia nel loro funambolo ed erano sicuri di ottenere un successo strepitoso.
Rivolgendosi ai suoi compagni di lavoro, il funambolo chiese loro: "Siete sicuri che ci riuscirò?".
Tutti risposero: "Abbiamo fiducia in te e siamo assolutamente certi che ci riuscirai".
L'esibizione del funambolo fu un grande successo. Ogni giorno la gente faceva la coda al botteghino del circo per assistere allo straordinario spettacolo di abilità e di coraggio.
Dopo un anno di successo, il direttore volle procurare al circo una maggiore risonanza e propose al funambolo una prestazione eccezionale per attirare ancora più gente. Propose di sistemare un cavo d'acciaio da una riva all'altra di una cascata vertiginosa e di invitare tutta la gente della regione, i giornalisti e le televisioni per quella esibizione senza precedenti.
Tutti i membri del circo rinnovarono la loro fiducia al funambolo. 

Questi non esitò e accettò la sfida.
Già pronto per la pericolosissima traversata sull'esile filo, chiese ancora una volta a tutti i compagni se erano sinceri nell'affermare una fiducia illimitata in lui.
"Sì!", gridarono tutti senza eccezione.
Il funambolo partì e l'impresa riuscì perfettamente, con tutti gli spettatori in delirio.
Improvvisamente il funambolo alzò una mano e chiese di parlare.
"La vostra fiducia in me è grandissima", disse.
"Certo", proclamò uno del circo a nome di tutti.
"Allora, vi voglio proporre una prodezza ancora più straordinaria!".
"Magnifico! Dicci che cos'è. La nostra fiducia in te è sconfinata: qualunque cosa proponi, accetteremo!".
"Propongo di camminare con una carriola su questo cavo d'acciaio e di fare il viaggio di andata e ritorno. Siccome la vostra fiducia nella mia abilità è senza limiti, chiedo a uno di voi di salire sulla carriola per fare con me la traversata".
Nessuno volle salire.


Gesù salì su una barca e i suoi discepoli lo accompagnarono.
Improvvisamente sul lago si scatenò una grande tempesta, e le onde erano tanto alte che coprivano la barca. Ma Gesù dormiva. 
I discepoli si avvicinarono a lui e lo svegliarono gridando: "Signore, salvaci! Stiamo per morire!".
Gesù rispose: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" (Matteo 8,23-26).



In francese “faite” (fatta) e “fête” (festa) si pronunciano allo stesso modo. Ebbene un autore francese contemporaneo, Fréderic Dard, propone ai credenti di affiancare alla classica invocazione “Mon Dieu, que votre volonté soit faite!” (mio Dio, che la vostra volontà sia fatta), un “Mon Dieu, que votre volonté soit fête!” (Mio Dio, che la vostra volontà sia una festa). Dall'accettazione rassegnata di quanto ci càpita, quindi, alla gioia festosa, alla consapevolezza che la Provvidenza opera sempre per il nostro bene.



"Ho provato ad amare ogni cosa viva: un’oscura preparazione per amare te. Qui termina la mia vita precedente. Prendila. Mi ha portato fino a te”. 

– G.K.Chesterton -




Buona giornata a tutti :-)



martedì 25 marzo 2014

Un chiostro è il mio cuore – Padre Davide Maria Turoldo -

 Un chiostro è il mio cuore
ove tu scendi a sera
io e te soli
a prolungare il colloquio, ora
sopra una panchina
di pietra.

O per scoprire come
amore ancora ti spinge,
in silenzio ascolto
il fruscio
dei tuoi passi
e il suono della voce
che chiama…

E non fuggo per nascondere
dietro gli alberi
la mia nudità:

orgoglioso d’essere
questo nulla
da te amato.

(Padre Davide Maria Turoldo)


È scontato il fatto che la preghiera fa parte della vita
e che rappresenta il punto più alto dell'esistenza.
La preghiera è come il mare per il pesce: è la preghiera il mio mare.
Preghiera come valore che fonda la mia stessa umanità;
preghiera quale perla fra tutte le parole.
No, nessuno può vivere senza pregare, neppure l'ateo,
perché tutti hanno bisogno l'uno dell'altro. [...]
È vero, la preghiera è il momento decisivo dell'esistenza.

(Padre Davide Maria Turoldo)




Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppure quant'è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell'amore! 
C'è persino chi giunge a dubitare che l'amore sia possibile.
Ma se carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un'utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L'amore è possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell'umanità, la fiducia nell'amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia: un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto...

Papa Benedetto XVII dal "Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù - 27 gennaio 2007


Buona giornata a tutti :-)





lunedì 24 marzo 2014

Segreteria telefonica -

Che succederebbe se Gesú decidesse di installare una segreteria telefonica in Cielo?
Immagina, mentre stai pregando, di ricevere il seguente messaggio:

"Grazie per aver chiamato la Casa del Padre mio, per favore selezioni una delle seguenti opzioni:

Prema 1 per - Richieste
Prema 2 per - Azioni di Grazia
Prema 3 per - Invocazioni
Prema 4 per - Qualsiasi altra questione "


Immagina anche che Dio usi la famosa scusa: 

"E' nostro interesse ascoltarLa; però al momento, tutti gli Angeli sono impegnati ad ascoltare altri peccatori, per favore resti a pregare in linea per non perdere la priorità acquisita: la sua chiamata sarà accolta nell'ordine in cui e stata ricevuta."

Immagina di ricevere magari questo tipo di risposta: 

"Se desidera parlare con :

Maria - prema 5 
San Pietro - prema 6 
Arcangelo Michele - prema 7
altro Angelo - prema 8
Re Davide - prema 9 "

Ti immagini la scena seguente nella tua preghiera? 

"Il nostro computer segnala che Lei ha già chiamato oggi, riappenda immediatamente e liberi la linea per permettere che altri possano chiamare."

Oppure la seguente: 


"I nostri uffici sono chiusi nel fine settimana, per favore chiami lunedì."


Grazie a Dio: 
questo non succede. 

Grazie a Dio:
lo puoi chiamare nella preghiera quante volte ne hai necessità.

Grazie a Dio:
alla prima chiamata, Egli ti ascolta.

Grazie a Dio:
Egli risponde personalmente e ti conosce per nome.

Grazie a Dio:
Egli conosce le tue necessità ancora prima che le manifesti.

Grazie a Dio:
perché da noi dipende chiamarlo.

GRAZIE A DIO.





L'amicizia percorre danzando la terra,
recando a noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicità.

Epicuro
Sentenze Vaticane, 52




Noi siamo una lettera di Dio. 
Egli ha mandato te al mio indirizzo e me al tuo.


Buona giornata a tutti :-)

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