sabato 30 giugno 2012

O mio Gesù, ti prego per tutta la Chiesa - Santa Faustina Kowalska -

O mio Gesù, ti prego per tutta la Chiesa, concedi­le l’amore e la luce del tuo Spirito, dai vigore alle paro­le dei sacerdoti, in modo che i cuori induriti si inteneri­scano e ritornino a te, Signore.

O Signore, dacci santi sacerdoti; tu stesso conser­vali nella santità.
O Divino e Sommo Sacerdote, la potenza della tua misericordia li accompagni in ogni luogo e li difenda dalle insidie e dai lacci del diavolo, che egli tende con­tinuamente alle anime dei sacerdoti.

La potenza della tua misericordia, o Signore, spez­zi ed annienti tutto ciò che può oscurare la santità dei sacerdoti, poiché tu puoi tutto.

Gesù mio amatissimo, ti prego per il trionfo della Chiesa, perché benedica il Santo Padre e tutto il clero; per ottenere la grazia della conversione dei peccatori induriti nel peccato; per una speciale benedizione e luce, te ne prego, Gesù, per i sacerdoti, presso i quali mi confesserò durante la mia vita.
 
(Santa Faustina Kowalska)

Mons. Barbareschi Messa dei suoi 90 anni on PhotoPeach








INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE LUGLIO 2012
Città del Vaticano, 28 giugno 2012 (VIS). Riportiamo di seguito le intenzioni per il mese di luglio affidate dal Papa all'apostolato della preghiera:
Generale: "Perché tutti possano avere
un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza".
Missionaria: "Perché i volontari cristiani, presenti nei territori di missione, sappiano dare testimonianza della carità di Cristo".


Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 29 giugno 2012

Preghiera con i Giovani – Beato Giovanni Paolo II



Madonna Nera della "Chiara Montagna",
volgi il tuo sguardo materno
ai giovani qui presenti
e a tutti i giovani del mondo,
a chi già crede nel tuo Figlio
e a chi non L'ha ancora incontrato
sul suo cammino.
Ascolta, o Maria,
le loro aspirazioni,
chiarisci i loro dubbi,
da' vigore ai loro propositi,
fa' che vivano in se stessi
i sentimenti di un vero "spirito da figli",
per contribuire efficacemente
all'edificazione di un mondo più giusto.
Tu vedi la loro disponibilità,
tu conosci il loro cuore.
Tu sei Madre di tutti!

(Beato Giovanni Paolo II)
 


ANGELUS
Domenica delle Palme, 24 marzo 1991

A tutti i giovani presenti

Vaya ahora mi saludo cordial a los numerosos grupos de jóvenes que, procedentes de tantos lugares de España y de algunos Países de América Latina, se han dado cita en la Plaza de san Pedro, en este Domingo de Ramos.
Os aliento, queridos chicos y chicas, a ser siempre testigos del Evangelio y sembradores de esperanza para que nuestro mundo sea más pacífico, justo y fraterno.
Llevad también el saludo del Papa a vuestros familiares, a vuestros compañeros y amigos. A todos bendigo de corazón.
***
Je vous salue très cordialement, chers jeunes de langue française venus pour ce rassemblement autour du Seigneur Jésus, au début de la grande Semaine où nous allons revivre le mystère de sa mort et de sa Résurrection. A vous et à tous ceux qui célèbrent dans leurs pays la Journée mondiale de la Jeunesse, je dis mon affection et ma confiance pour que vous fassiez de votre vie quelque chose de beau, et je vous bénis de grand cœur.
***
I greet all the English-speaking young people: During this Holy Week, as we celebrate the saving mysteries of Christ’s Passion, Death and Resurrection, may each of you grow in your love for the Lord, and come to an ever deeper appreciation of his gifts of freedom and newness of life. Let your love for him be effective in your service of all those around you who need your helping hand.
***
"Ihr habt den Geist empfangen,
der euch zu Kindern Gottes macht".



Mit dem Leitwort des diesjährigen Weltjugendtages richte ich einen besonderen Willkommensgruß an Euch, liebe Jugendliche aus den deutschsprachigen Ländern. Herzlich lade ich Euch dazu ein, Euch Eurer christlichen Berufung zur Gotteskindschaft immer mehr bewußt zu werden. Strebt danach, durch den Beistand des Geistes die Früchte dieses tiefen Geheimnisses, Heiligkeit, Brüderlichkeit und Freiheit, in Eurem Leben überzeugend zu verwirklichen.
Dazu möge Euch die Mitfeier der Karwoche und des Festes der Auferstehung unseres Herrn Kraft schenken und Stärkung sein.
***
Saúdo cordialmente a todos os jovens, participantes nesta VI Jornada Mundial, augurando-vos que se manifeste a extraordinária potência do "Espírito de filhos que recebestes" nos vossos corações, e por vós nos diversos ambientes e caminhos das vossas nações. Quebrai as cadeias do mal, nâo abrigueis o ódio dentro de vós, adorai o Senhor Jesus Cristo, partilhai o supérfluo e mesmo o necessário: enfim, libertai o Espírito de Filhos que vos foi dado, deixai-vos conduzir por ele, e conseguireis certamente construir a civilização da verdade e solidariedade fraterna entre todos os homens, filhos do mesmo Pai.
***
“Błogosławiony, który przychodzi w imię Pańskie”.
Serdecznie pozdrawiam młodzież polska, przybyła na dzisiejsze spotkanie z Kraju i spoza jego granic.

Pozdrawiam również tych wszystkich, którzy nie mogą być z nami dzisiaj tu, na placu Świętego Piotra, i łączą się z nami duchowo poprzez radio i telewizję.

Życzę Wam, abyście usłyszeli słowa Chrystusa w całej ewangelicznej prostocie i surowości, ponieważ On tylko ma słowa życia wiecznego.
Z serca Wam błogosławię.
***
Desidero rivolgere ora un cordiale saluto particolarmente ai giovani di lingua italiana presenti a questa solenne Celebrazione Eucaristica.
Carissimi, vi ringrazio per la vostra calorosa partecipazione, qui in Piazza San Pietro, in occasione della VI Giornata mondiale della Gioventù, e vi esorto a mettere Cristo al centro della vostra vita. Nella assidua testimonianza a Gesù potete senz’altro offrire un significativo apporto personale alla costruzione di un mondo più libero, solidale e pacifico.


Fu proprio la barbarie registrata nei confronti della dignità umana che portò l'Organizzazione delle Nazioni Unite a formulare, appena tre anni dopo la sua costituzione, quella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che resta una delle più alte espressioni della coscienza umana nel nostro tempo. (Papa Giovanni Paolo II dal Discorso all'Assemblea Generale dell'ONU, 5 ottobre 1995)


giovedì 28 giugno 2012

Sull'Amore - Kahlil Gibran -

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.

E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse: 
 
Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell' amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.

Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto,"Io sono nel cuore di Dio ".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.
(Kahlil Gibran)
fonte: "Il Profeta"

  Venus and Cupid
  Lorenzo Lotto (ca 1480-1550)
  New York, Metropolitan Museum of Art

Talvolta si sente dire:"Adamo ed Eva non sono mai esistiti". Ciò rivela che non si è capito nulla del genere letterario di questo testo. L'umanità ha pur avuto un inizio, un giorno. Con chi? Dove? Come? E' la scienza a dover rispondere a queste domande, non la Bibbia. Ma la coppia che la scienza ci presenterà come quella dei primi uomini, la Bibbia la chiama Adamo ed Eva." (Per Leggere l'Antico Testamento, Etienne Charpentier, pag.43).

Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it

mercoledì 27 giugno 2012

L'amicizia – Paulo Coelho

Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.

Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...

Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati. A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.

Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispose il guardiano.
"Che luogo è mai questo, tanto bello?"
"E' il cielo"
"Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete!"
"Puoi entrare e bere a volontà".
Il guardiano indicò la fontana.
"Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete"
"Mi dispiace molto", disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali".
L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì.

Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
"Buongiorno" disse il viandante.
L'uomo fece un cenno con il capo.
"Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete".
"C'è una fonte fra quei massi", disse l'uomo, indicando il luogo, e aggiunse: "Potete bere a volontà". L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
"Tornate quando volete", rispose l'uomo.
"A proposito, come si chiama questo posto?"
"Cielo"
"Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!"
"Quello non è il cielo, è l'inferno".
Il viandante rimase perplesso.
"Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni!"
"Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici...."


(Paulo Coelho)
  Fonte:  "Il diavolo e la Signorina Prym"  di Paulo Coelho

«Non vi stupisca come semplicistica, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo demonio. Troviamo il peccato, perversione della libertà umana e causa profonda della morte, perché distacco da Dio, fonte della vita e poi, a sua volta, occasione ed effetto di un intervento in noi e nel nostro mondo di un agente oscuro e nemico, il demonio. Il male non è soltanto una deficienza, ma un'efficienza , un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà, misteriosa e spaventosa. Chi rifiuta di riconoscere la sua esistenza, si pone fuori dall'insegnamento biblico e della Chiesa; come chi crede che il male sia un "principio" autonomo, che non abbia, come ogni creatura una sua origine in Dio; o chi, infine, la voglia spiegare come una forma di personificazione concettuale e fantastica delle cause sconosciute delle nostre sventure».
(Paolo VI)


martedì 26 giugno 2012

O Signore, ti amo... . – Padre Michel Quoist -

O Signore, 

ti amo perché tu mi ami abbastanza da volermi libero 

e per questa libertà, rischiando la tua gloria, 
sei venuto da noi uomo senza potenza 


ma onnipotente d'Amore. 


O Signore, ti amo perché questa spaventosa libertà 


che tanto ci fa soffrire 

è la stessa meravigliosa libertà 


che ci permette di amare. 


Allora, quando, piegati sotto la croce delle nostre giornate, 


e talvolta cadendo, 

quando, piangendo, gridando, 


davanti alla croce del mondo, e talvolta urlando, 

noi saremo tentati di bestemmiare, di fuggire, 


o soltanto di sederci, 

dacci la forza di rialzarci e di camminare ancora, 
senza maledire la tua mano che si tende, 


ma non porta le nostre croci, 

se noi stessi non le portiamo, 
come Tu hai portato la tua.

(Padre Michel Quoist)

"Dico ai miei figli: colui che maledice, che odia, sta solo avvelenando il suo cuore. 
Che nessuno maledica, che nessuno odi, che non ci sia fra i vostri pensieri un solo pensiero cattivo. 
Perdonate come il Signore perdona, amate come il Signore vi ama, cercate la perfezione in Lui". 

(Messaggio della Madonna a Gladys Quiroga de Motta, San Nicolás)







"Quelli che oggi difendono in modo esplicito i veri valori della vita umana, anche in mezzo ad una opinione pubblica e politica arrogante e derisoria, sono i veri benefattori della società e delle future generazioni, sono gli eroi del nostro tempo. 
I loro nomi saranno iscritti un giorno non soltanto nella storia della civiltà umana, ma nel libro della vita davanti agli occhi di Dio."


(S. Emin. Mons. Atanasius Schneider)


Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 25 giugno 2012

I poveri fanno paura – don Primo Mazzolari -

Incredibile che il più buono degli uomini, il più mansueto, colui che da secoli porta la croce di tutti, faccia paura!

Eppure, molti hanno paura del povero, come molti Farisei avevano paura di Cristo, non soltanto quando predicava, ma pur quando, condannato a morte, saliva il Calvario. Anche morto ave­vano così paura di Lui che misero le guardie al Sepolcro.

Non fa paura il povero, non fa paura la voce di giustizia che Dio fa sua, ma il numero dei poveri.

Io non li ho mai contati i poveri, perché non si possono con­tare: i poveri si abbracciano, non si contano. Eppure v’è chi tiene la statistica dei poveri e ne ha paura : paura di una pazienza che si può anche stancare, paura di un silenzio che potrebbe di­ventare un urlo, paura del loro lamento che potrebbe diventare un canto, paura dei loro stracci che potrebbero farsi bandiera, paura dei loro arnesi che potrebbero farsi barricata.

E sarebbe così facile andare incontro al povero! ci vuoi così poco a dargli speranza e fiducia! Invece, la paura non ha mai suggerito la strada giusta.

Ieri, fu la paura che pagò manganellatori: e non vorrei che oggi la paura consigliasse di nuovo a qualcuno di foraggiare quel qualsiasi movimento di reazione invece di essere giusti verso co­loro che hanno diritto alla giustizia di tutti.

Ma c’è da perdere, oggi a far lavorare.

Chi vi ha detto che si debba sempre guadagnare quando diamo il lavoro? Prima del guadagno, c’è l’uomo: prima del diritto al guadagno, il diritto di vivere. Sta scritto infatti: «tu non ucci­derai ».

Il guadagno può farci omicida: e Giuda ha venduto il Sangue del Giusto, per trenta denari.

***

La paura fa anche dire: — Non sono mai contenti i poveri. Diamo cinque ed è come non glieli avessimo dati: diamo dieci e il volto non cambia. La ragione c’è e non vi fa onore…

Date cinque e con la mano tenete il cuore chiuso: date dieci e il cuore lo tenete ancora più chiuso.

Perché teniamo il cuore chiuso con i poveri? crediamo forse ch’essi abbiano soltanto bisogno d’aumenti?

La povertà non si paga: la povertà si ama.

Per questo motivo non raggiungeremo mai l’incontro lungo la strada delle concessioni. Fino a quando ci sarà una classe che può concedere e una classe che può reclamare un diritto, non avremo il ponte.

***

Qualcuno trova più comodo e redditizio distrarre e stordire il povero con i divertimenti, onde fargli dimenticare che ha qualche cosa da chiedere una richiesta di giustizia da presentare. Per to­gliergli dignità, per togliere, al povero la sua eminente dignità, lo si stordisce.

I patrizi della decadenza avevano creato il tribunum volupta­tum per solazzare i poveri. Ho l’impressione che molti, borghesi e no, si assumerebbero volentieri, direttamente o indirettamente, il poco nobile ufficio.

I poveri che si divertono non fanno le barricate: i popoli che si abbruttiscono si possono comperare.
(Don Primo Mazzolari)
Fonte: Rivista “Adesso n. 7 – 15 aprile 1949”



I più poveri fra i poveri cercano nelle montagne di spazzatura dei ricchi

«La verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi». (Papa Benedetto XVI)

Buona giornata a tutti :-)




domenica 24 giugno 2012

Signore, perché mi hai detto di amare? – Padre Michel Quoist

Signore, perché mi hai detto di amare tutti gli uomini,
miei fratelli?
Ho cercato, ma torno a Te sgomento...

Signore, ero tanto tranquillo a casa mia,
avevo ordinato la mia vita, mi ero sistemato.
La mia casa era arredata e mi ci trovavo bene.

Solo, andavo d'accordo con me stesso.
Al riparo dal vento, dalla pioggia, dal fango.
Sarei rimasto puro, chiuso nella mia torre.
Ma nella mia fortezza, Signore, hai scoperto una falla,
mi hai costretto a socchiudere la porta.

Come una raffica d'acqua in viso, mi ha destato il grido degli uomini;
come un vento burrascoso, mi ha scosso un'amicizia;
come s'infiltra un raggio di sole, la Tua grazia mi ha inquietato
...ed imprudentemente ho lasciato socchiusa la porta.

Signore, ora son perduto!
Fuori gli uomini mi spiavano.
Non sapevo che fossero tanto vicini;
in questa casa, in questa via, in quest'ufficio;
il vicino, il collega, l'amico.
Non appena ho socchiuso, li ho visti,
con la mano tesa, lo sguardo teso, l'anima tesa
che chiedevano come mendicanti alle porte delle chiese.

I primi sono entrati in casa mia, Signore.
Vi era pure un po' di posto nel mio cuore.
Li ho accolti, li avrei curati, li avrei accarezzati, le mie pecorelle, il mio piccolo gregge.
Saresti rimasto contento, Signore, ben servito, ben onorato, con decoro, con finezza.
Fin lì, era ragionevole...

Ma quelli che seguivano, Signore, gli altri uomini, non li avevo veduti; i primi li nascondevano.
Erano più numerosi, erano più miserabili, mi hanno aggredito senza dar l'allarme.
È stato necessario restringersi, fare posto in casa mia.

Ora, son venuti da ogni dove, a ondate successive, che si sospingevano l'un l'altra, si urtavano.
Son venuti da ogni dove, dalla città tutta, dalla nazione, dal mondo; innumerabili, inesauribili.
Non son più isolati, ma a gruppi, in catena, legati gli uni agli altri, mescolati, saldati, come pezzi di umanità.

Non son più soli, ma carichi di pesanti bagagli;
bagagli d'ingiustizia, bagagli di rancore e di odio, bagagli di sofferenza e di peccato...
Trascinano il Mondo alla loro sequela, con tutto il suo materiale arrugginito e contorto,
o troppo nuovo e mal messo, mal impiegato.

Signore, mi fanno male!
Sono ingombranti, sono invadenti.
Hanno troppa fame, mi divorano!

Non posso più far nulla; quanto più entrano e tanto più spingono la porta e tanto più la porta si apre...
Ah, Signore! La mia porta è spalancata!
Non ne posso più! È troppo per me! Non è più una vita!
E la mia situazione?
E la mia famiglia?
E la mia tranquillità?
E la mia libertà?
Ed io?
Ah! Signore, ho perso tutto, non sono più mio;
non c'e più posto per me a casa mia.
Non temere nulla,  hai guadagnato TUTTO,
Perché mentre gli uomini entravano in casa tua,
Io tuo Padre,
Io, tuo Dio,
mi sono infiltrato tra loro.

(Padre Michel Quoist)

«Il secolo non sprofonda per mancanza di supporto materiale. L'universo non è mai stato così ricco, colmo di tanto benessere, grazie a una industrializzazione di tale efficacia produttiva. Non vi sono state mai tante risorse, né tanti beni disponibili. È il cuore dell'uomo, solo lui, ad essere in stato fallimentare. È per mancanza di amore, è per mancanza di fede e capacità di donarsi, che il mondo stesso si abbatte sotto i colpi che lo assassinano» (L. Degrelle)

sabato 23 giugno 2012

Ti sei commosso - Eric Pearlman

  Ho messo tutto insieme:
la miseria e la superbia,
gli errori e la presunzione,
i peccati e la vergogna.
Così,
con questo fardello
sulle mie spalle,
dopo tanto girovagare,
sono tornato da te.
E tu ti sei commosso, Signore.
Mi hai guardato
e ti sei commosso.
Hai versato lacrime di padre
e mi ha abbracciato.
E io, povero uomo,
che cosa posso pretendere di più
dal mio Dio?

(Eric Pearlman)


Nella nostra preghiera siamo chiamati a dire «sì» a Dio, a rispondere con questo «amen» dell’adesione, della fedeltà a Lui di tutta la nostra vita. Questa fedeltà non la possiamo mai conquistare con le nostre forze, non è solo frutto del nostro impegno quotidiano; essa viene da Dio ed è fondata sul «sì» di Cristo, che afferma: mio cibo è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34).
Benedetto XVI - Udienza Generale 30 maggio 2012

venerdì 22 giugno 2012

Il giovane ramo -

C'era una volta un giovane ramo di un grande albero.
Era nato in primavera, tra il tepore dell'aria e il canto degli uccelli.
In mezzo all'aria, alle lunghe giornate estive, al sole caldo, alle notti frizzanti, trascorse i suoi primi mesi di vita.
Era felice: aveva foglie bellissime, e, poi, erano sopraggiunti fiori colorati ad adornare e, dopo ancora, grandi frutti succosi di cui tutti gli uccelli del cielo potevano nutrirsi.
Ma un giorno cominciò a sentirsi stanco: era settembre...

I frutti si staccarono, le foglie cominciarono a cambiare colore divenivano sempre più pallide...
Addirittura, di tanto in tanto il vento se ne portava via qualcuna.
Venne la pioggia e poi l'aria fredda, e il ramo si sentiva sempre peggio: non capiva cosa stesse succedendo.
In pochi giorni e in poche notti si trovò spoglio, infreddolito, completamente solo.
Rimase così qualche tempo fin quando non capì che non poteva far altro che mettersi a cercare i suoi fiori, le sue foglie, i suoi frutti per poter di nuovo stare insieme a loro.
"Devo darmi da fare" disse risoluto tra sé e sé.
Cominciò allora, a chiedere aiuto a tutti i suoi amici.


Si rivolse dapprima al Mattino: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sai dove le posso trovare?".
Il Mattino rispose "Ci sono alberi che ne hanno tante, prova a chiedere a loro".
Si rivolse a quegli alberi: "Sono solo e infreddolito, ho perso tutte le mie foglie, sapete dirmi dove le posso trovare?".
Gli alberi risposero: "Noi le abbiamo sempre avute, prova a chiedere agli alberi uguali a te".
Si rivolse ai rami spogli come lui.
"Abbiamo tanto freddo anche noi, non sappiamo cosa dirti...", gli risposero.
Queste parole lo fecero sentire meno solo.
Si disse che, se avesse ritrovato le foglie, sarebbe subito corso dai suoi simili a rivelare il luogo in cui si trovavano.

Continuò la sua ricerca e chiese al Vento.
"Io le foglie le porto solo via è la pioggia che le fa crescere", disse il Vento a gran voce.

Si rivolse alla Pioggia.
"Le farò crescere a suo tempo", gli disse la pioggia tintinnando.

Si rivolse allora al Tempo.
"Io so tante cose", gli disse con voce profonda.
"Il Tempo aggiusta tutto, non ti preoccupare occorrono tanti giorni e tante notti".

Si rivolse alla Notte, ma la Notte tacque e lo invitò a riposare.
Si sentiva infatti molto stanco.
Mentre stava per addormentarsi uno gnomo passò di là.
Al vedere quel ramo così spoglio e infreddolito, dal freddo e dalle intemperie si fermò e un po' preoccupato, gli chiese cosa stesse succedendo. Il ramo gli raccontò tutta la sua storia.
Lo gnomo stette con lui, si fermò nel suo silenzio, lo ascoltò, sentì il suo dolore.
Allora il ramo parlò ancora e disse :"Mi è sembrato di chiudere gli occhi e dopo averli riaperti non ho più trovato le mie foglie, non sono stato più capace di vederle".

Lo gnomo pensò a lungo, poi capì: si tolse gli occhiali e li posò sul naso del ramo, spiegandogli che erano occhiali magici che servivano per guardare dentro di sè.
Il ramo, allora, apri bene gli occhi e... meraviglia...
Vide che dentro di sé qualcosa si muoveva, sentiva un rumore, vedeva qualcosa circolare provò ad ascoltare, guardò a fondo: era linfa, linfa viva che si muoveva in lui.
Incredulo disse allo gnomo ciò che vedeva.
Lo gnomo gli spiegò che le foglie, i fiori, e i frutti, nascono grazie alla linfa oltre che al caldo sole, all'aria di primavera e alla pioggia.
"Se hai linfa dentro di te hai tutto", gli disse, "Non occorre chiedere più nulla a nessuno ma insieme all'acqua, alla luce, all'aria, agli altri rami, le foglie rinasceranno: le hai già dentro".

Il ramo, immediatamente si sentì più forte, rinvigorì: aveva la linfa in sé, non doveva più chiedere consigli, gli bastava lasciar vivere la linfa che circolava in lui.




“Sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente, costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, o sulle creste delle onde di un profondo lago”.(J.R.R.Tolkien, Il Signore degli Anelli)


Rimanete in me ed io in voi.
Come il tralcio non può dare frutto, se non è unito alla vite,
così neppure voi se non siete uniti a me.
Io sono la vite, voi i tralci.
Colui che rimane in me ed io in lui, costui dà molto frutto, poiché senza di me non
potete far nulla

(Gv 15,1-5)

Buona giornata a tutti :-)

giovedì 21 giugno 2012

Non andartene, amore - Rabrindranath Tagore -

Non andartene, amore, senza avvertirmi.
Ho vegliato tutta la notte, e ora 
i miei occhi sono pesanti di sonno. 
Ho paura di perderti mentre dormo.
Non andartene, amore, senza avvertirmi.
Mi sveglio e stendo la mano senza toccarti.
Ti sento e ti domando: - E' forse un sogno?
- Oh, se potessi stringere i tuoi piedi
con il mio cuore e tenerli stretti al mio petto!
Non andartene, amore, senza avvertirmi.

(Rabrindranath Tagore)



(Stampa giapponese)

"È esistita un'epoca in cui gli esseri erano veramente capaci di amarsi e di restare fedeli, e perciò a quel tempo non esisteva l'istituzione del matrimonio. Il matrimonio è stato istituito perché gli esseri umani non sapevano più amare.
È stato per costringerli a rispettare i propri impegni che si sono dovute inventare delle leggi, dei sacramenti, ecc.
Quando c'è l'amore, si ha forse bisogno di carte, di contratti, di un sindaco o di un curato?
E poi, tutte quelle carte, quei sindaci e quei curati possono forse impedire alle coppie sposate di tradirsi, di sbranarsi e di separarsi? No, purtroppo.
Quando c'è l'amore, non si ha bisogno di nient'altro perché duri eternante, nemmeno della benedizione dei sacerdoti, perché Dio ha già dato la Sua benedizione.
Dio è nell'amore di coloro che si amano veramente, ed è questa l'unica benedizione autentica: l'amore stesso." (Omraam Mikhaël Aïvanhov)

(Filosofo, ha studiato una "relogione" tutta sua dove anche i riferimenti alla scienza dei simboli, all'astrologia, alla cabala, all'alchimia,  non sono l'oggetto di speculazioni astratte ma servono, secondo i propositi dell'autore, ad illuminare i fenomeni della vita interiore.)



     Long Time Gone
                                                           Jack Vettriano (n. 1951, Scozia)

"Il problema delle persone, soprattutto nell'amore, è che si vuole possedere l'altro. E quando, anziché il dono, c'è il desiderio di possesso, si inquina tutto. Molti matrimoni falliscono per questo. Perché, quando tu vuoi possedere, riduci automaticamente l'altro a un oggetto. Non è più una persona, un interlocutore, ma diventa un possesso. È il contrario dell'amore. L'amore è spento, a quel punto."
(Raniero Cantalamessa, sacerdote, teologo e predicatore italiano dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini)



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