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giovedì 9 maggio 2024

Attenzione: la famiglia può danneggiare gravemente la vostra salute - Erma Bombeck

 Ci sono parecchie teorie sul perché la famiglia stia perdendo terreno come istituzione. Alcuni sostengono che il problema è economico. . altri ecologico... altri ancora danno la colpa alla mancanza di gratificazioni... alcuni pensano che tutta la questione vada inserita in un sistema di priorità....
A me personalmente, la famiglia americana piace. 
Ha un sacco di potenziale. E poi, il mondo non è fatto per le coppie senza figli. I servizi da tavola sono per sei o per dodici, le sedie della cucina per quattro, le gomme da masticare cinque per pacchetto. 
Secondo il mio punto di vista, la famiglia ha cominciato a degenerare nel momento in cui i genitori si sono messi in mente di comunicare con i figli. Quando abbiamo cominciato a «mettere le carte in tavola», a «scambiarci i punti di vista», a «vuotare il sacco». Tutte cose alle quali le madri non erano abituate e che avrebbero preferito lasciar perdere.
La principale responsabile della decadenza della famiglia è stata l'istruzione. Ha dato il via a uno scontro di titani......
L'abisso aperto tra genitori e figli dai nuovi metodi di insegnamento della matematica, per esempio, non ha nemmeno cominciato a colmarsi. 
Prima di allora, conservavo ancora un misterioso potere. Non dicevo mai niente, ma i miei figli erano convinti che avessi scoperto il fuoco.
Quando cominciammo lo scambio di idee e nozioni, mia figlia un giorno mi chiese:
«Mamma, che cos'è un esponente?»
«È un tipo strano che gira intorno ai cortili delle scuole. Ma dove l'hai trovata questa parola? Sulla parete dei gabinetti pubblici?»
«È nel mio nuovo libro di matematica», disse lei. «Speravo che potessi aiutarmi. Vogliono che trovi la mantissa sulla tavola, determini Pantilogaritmo e scriva la caratteristica come esponente di base dieci.»
Ci pensai su un minuto buono. «Da quanto tempo manca, questa mantissa?»
Mia figlia andò in camera sua, chiuse la porta a chiave e non la vidi più fino a quando prese il diploma.
Le cose non andavano meglio con il sistema metrico. Una volta che un bambino sa che un millimetro quadrato equivale a 0,00155 pollici quadrati, come potrà nutrire ancora un minimo di rispetto per una madre che una volta prese le misure del pavimento del bagno per metterci la moquette e finì col comprarne abbastanza da rivestire l'intero territorio del New Jersey?
E quale madre moderna non si è sentita una nullità tutte le volte che ha dovuto comunicare con l'insegnante dei suoi figli?
Non credo ci sia cosa che temo di più al mondo di un bambino che alza la testa dai fiocchi d'avena e dice senza parere: «Ho bisogno della giustificazione altrimenti la maestra non mi riammette in classe». «Suppongo di doverla scrivere su un pezzo di carta», chiedo.
«Quella che hai scritto sulla carta oleata era illeggibile. Ma se non hai un pezzo di carta posso sempre restare a casa un altro giorno», disse lui.
Strappai via un pezzetto di carta da parati e dissi: «Dammi una matita».
Gli ci volle un po'. Alla fine, dopo un quarto d'ora di ricerche, trovammo un
mozzicone nella lavatrice.
«Mi sembra che esageri, con questa giustificazione», gli dissi sospirando.
«Non capisci», disse lui. «Senza giustificazione non è proprio possibile tornare a scuola.»
Cominciai a scrivere. «La tua maestra è una signora, una signorina o una femminista?»
«Non so», disse lui pensieroso. «Ha una macchina tutta sua e si porta i libri da sé.» «Cara Weems», cominciai.
«D'altra parte è stata alzata fino a tardi per vedere chi vinceva il concorso di Miss America.»
«Cara signorina Weems», ricominciai.
«Non importa», disse lui scrollando le spalle. «Quando avrà il bambino, verrà un'altra maestra.»
«Cara signora Weems», scrissi alla fine. «La prego di voler giustificare Brucie per l'assenza di ieri. Si è svegliato la mattina lamentando crampi allo stomaco e...» «Cancella i crampi allo stomaco», ordinò lui, «raccontale che stavo troppo male perfino per guardare la TV.»
«Cara signora Weems, Brucie ha avuto una disfunzione intestinale e...» «Che cos'è una disfunzione intestinale?» «Crampi alla pancia.»
«No! L'ultima volta che hai scritto crampi sulla giustificazione quella mi ha messo vicino alla porta e non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la mattina.» «Te lo sei immaginato», dissi io. «La vuoi o no la giustificazione?» «Te l'ho detto che non posso tornare a scuola senza.» «OK, prendi il dizionario e guarda alla C.»
Guardò il dizionario sopra la mia spalla. «Che cosa significa C-O-L-I-C-A?» «Significa che ti metterà di nuovo vicino alla porta», dissi io, leccando la busta. 
Per scrivere la giustificazione mi ci vollero venticinque minuti, vale a dire otto di più di quelli che sono stati necessari per firmare la Dichiarazione di Indipendenza. Non ne avrei parlato affatto, ma proprio ieri, mentre ripulivo un giubbotto, ho trovato la giustificazione in una tasca: mai letta, inutile.
Secondo me i moderni sistemi educativi sono una contraddizione. È come dare un calcolatore a un bambino di tre anni: riuscirà a trovare subito il 10,6 per cento di 11,653 dollari, ma non saprà se è più grossa una moneta da dieci cent o una da cinque.
È come vostra figlia che parte per l'università portandosi dietro tutta la vostra roba, biancheria, lenzuola, mobili, valigie, televisore e automobile, e poi dice: «Devo prendere le distanze dal vostro stupido atteggiamento consumistico». I miei figli fanno un gran parlare di ecologia. Eppure si portano in giro la causa numero uno dell'inquinamento di questo paese: la roba da ginnastica. Mercoledì scorso un paio di calzoncini, una camicia e un paio di scarpe da ginnastica sono entrati da soli in guardaroba e si sono appoggiati stancamente alla parete. Sono rimasta lì a guardare un vaso di edera appassire e morire davanti ai miei occhi. Ricacciando indietro le lacrime, ho urlato a mio figlio: «Da quanto tempo non lavi questi vestiti?»
«Dall'inizio dell'anno scolastico», mi ha urlato di rimando.
«Quale anno scolastico?»
«1972-73.»
«Lo sapevo. Sai, non capisco come faccia il tuo insegnante di educazione fisica a sopportare una cosa del genere.»
«Ha detto che eravamo sopportabili fino a ieri.»
«E cos'è successo ieri?»
«Pioveva e siamo dovuti rientrare in palestra.»
«Non c'è un regolamento sui vestiti... quando bisogna lavarli e roba del genere?» «Sì. Dobbiamo lavarli ogni quattro mesi, che ce ne sia bisogno o meno.» Spiegai attentamente i calzoncini sporchi di fango, la maglietta che scricchiolava e i calzini all'ultimo stadio del rigor mortis.
Mentre cercavo di districare una patata fritta rimasta impigliata in una stringa delle scarpe, non potei fare a meno di pensare che quello era un bambino allevato in un mondo completamente asettico. Quand'era piccolo, gli facevo bollire i giocattoli e sterilizzavo le bende per l'ombelico. Mettevo una mascherina al cane tutte le volte che entrava nella sua stanza. Mi lavavo le mani PRIMA di cambiargli i pannolini. Dove avevo sbagliato?
Sotto il suo letto c'erano mucchi di vestiti sporchi brulicanti di fauna assortita. Nei suoi cassetti c'erano capi di biancheria sporca internamente rifoderati in plastica: da quanto tempo pensate che fossero là dentro? Nel suo armadio c'erano tute e jeans che non avevano bisogno di attaccapanni per star su.
Aprii lo sportello della lavatrice e tastai alla ricerca della roba da ginnastica appena lavata. Trovai solo una stringa, due etichette e una patata fritta immacolata.
«Che cos'è successo alla mia roba da ginnastica?» chiese mio figlio.
«Questo è tutto quello che ne è rimasto, una volta eliminati la sporcizia e il sudore.»

(continua...)

- Erma Bombeck -



Figuriamoci se non sappiamo che la famiglia è anche il luogo della nostra miseria, della fatica, delle nevrosi a volte, del sudore delle lacrime. Dello scontro, delle litigate furibonde in alcune, oppure del grigiore. Sappiamo che la famiglia non è mai perfetta, a volte è proprio un disastro, altre volte invece funziona, ma sempre a prezzo di fatica e impegno. Soprattutto di una decisione di fondo. Noi che andiamo in giro a difendere la famiglia non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia, non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi da bigotta, non so che farci.

(Costanza Miriano)




Questo è il matrimonio!
Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano sempre, per tutta la vita, senza fare caso a questa cultura del provvisorio che fa la vita a pezzi...
. Coloro che si sposano pregano insieme e con la comunità. Perché?
Solo perché si usa fare così? No!
Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme, un lungo viaggio che non è a pezzi dura tutta la vita, hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno!
Bisogna avere il coraggio di chiedere scusa quando in famiglia sbagliamo.
Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa.
Chiediamo permesso, per non essere invadenti. Diamo grazie per l'amore: quante volte al giorno dici grazie a tua moglie o a tuo marito? E per ultima scusa: tante volte sbagliamo... alcune volte dico che volano i piatti, si dicono parole forti! Ma sentite questo consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace e ricominciare di nuovo. 

- Papa Francesco -



C'è chi dice che tra noi ci sono Angeli che si presentano come persone normali. Le mamme sono senza dubbio tra queste persone speciali. Sanno meravigliarci ogni giorno per le infinite energie che esprimono nelle cose ordinarie ed ancor più nei momenti difficili. Ai loro figli fanno i regali più preziosi: il primo è la vita, poi il loro tempo, le loro energie ed il loro amore. Abbiamo mille ragioni per ringraziarle ogni giorno. Ma le mamme vogliono da noi un solo grande regalo. Vederci sereni ed essere ricambiate nell'amore incondizionato che ci donano ogni giorno.

- Agostino Degas - 




Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 15 aprile 2024

I figli - Kahlil Gibran

 I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri, essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime, esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi, la vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere, poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.
  
- Kahlil Gibran - 

Illustrazione da “Il profeta” di Kahlil Gibran 
(Bsharri, 6 dicembre 1883 – New York, 10 aprile 1931


Guardando mio padre, che non faceva prediche,
non faceva discorsi, mi dicevo: «Lui lo sa».
Osservavo intorno a me quelli che erano più furbi,
che stavano meglio,
ma non mi convincevano alla stessa maniera.
Mi interessava quella saggezza,
quella letizia che mio padre nel dolore, nella fatica,
nella malattia mi testimoniava in un modo clamoroso.
Era assolutamente evidente che mio padre,
che fischiava sempre,
viveva una letizia di fondo nella vita,
per cui era come se mi incuriosisse,
mi trascinasse.

- Franco Nembrini - 


Signore, siamo pieni di stupore
di fronte a questo bambino
che già ci sorride e ci affascina.
E’ una gioia per noi e accettiamo volentieri
le preoccupazioni, i timori, gli impegni
che ci derivano dalla sua presenza.
Affiorano però nel nostro cuore
molti interrogativi: Che ne sarà di lui?
Crescerà sano e felice?
In che mondo vivrà?
Quali valori coltiverà?
Saremo capaci di accompagnarlo,
di sostenerlo nei momenti difficili
e di guidarlo verso la piena maturità?
Signore, ce la stiamo mettendo tutta
perché lui si senta amato ed accolto.
Ma tu solo conosci il nostro cuore e il suo bene.
Ci affidiamo perciò a te,
e ti chiediamo di donarci persone amiche,
così da non affrontare da soli
questo nuovo ed esaltante compito.
Amen.

- Fausto Negri -
Fonte: “Eccoti, finalmente! Pensieri e preghiere per mamma e papà”, Luigi Guglielmoni e Fausto Negri, Ed. Paoline


Buona giornata a tutti :-)

sabato 8 maggio 2021

Lettera ad una mamma

Cara figlia mia,
voglio narrarti una storia.
Molto tempo fa, un uomo che aveva ricevuto da Dio il dono di dipingere con pennelli e colori le meraviglie che vedeva attorno a sè, pensò che era giusto insegnare la sua arte ad altri giovani così che non morisse con lui.
Spiegò ai suoi allievi come usare i pennelli, a diluire i colori per ottenere le sfumature più infinite per rappresentare il creato. Quando, secondo lui, furono pronti, mostrò loro un suo dipinto e li esortò a riprodurlo il più fedelmente possibile, seguendo i suoi insegnamenti concedendo loro una settimana di tempo.
Trascorsi i sette giorni ogni allievo si recò da lui con la propria opera.
Quale fu la meraviglia del maestro quando vide che ogni riproduzione era simile nei tratti alla sua originale, ma i toni e le sfumature li distinguevano una dall'altra.
Deluso e amareggiato li rimproverò per non aver ascoltato i suoi insegnamenti.
Prima che gli allievi avessero modo di difendersi, intervenne la sposa del maestro pittore, che aveva assistito a tutto restando fino ad allora in disparte.
"Marito mio, tu hai trasmesso a questi giovani il tuo dono, mostrando loro come usarlo, secondo il loro cuore e la loro anima. E sai bene che ogni anima è dono di Dio ed è unica. Come puoi chiedere, anche ad uno solo di loro, di guardare il mondo coi tuoi occhi...tu puoi insegnargli a osservare la natura e la tecnica per riprodurla, ma è con i suoi occhi che egli la vedrà e la esprimerà attraverso la sua anima, unica e ineguagliabile. E ogni opera che uscirà dalle sue mani, grazie al dono che tu gli hai fatto, sarà mirabile e unica, degna di onore e ammirazione. Tu hai donato loro il pennello per dipingere la vita... ma lascia che lo usino secondo il loro cuore e sii sempre e comunque fiero di loro".
Fu così che il pittore capì che se facciamo un dono non possiamo ipotecare l'uso che ne verrà fatto.
Ecco figlia mia Dio ha fatto dono ad ogni donna di cooperare alla creazione delle vita, attraverso la maternità e in tantissimi altri modi.
Ogni madre userà il pennello avuto in dono, per insegnare ai figli a dipingere, secondo coscienza e amore, la vita che decideranno di avere per volontà e aspirazione.
Ogni opera sarà unica, frutto di insegnamenti ricevuti attraverso atti di amore, rispetto, compassione, riconoscenza, carità e umiltà. Poiché tutti siamo fallibili, gli errori nel tuo dipinto lo renderanno ancora più prezioso e unico.
Ma ricorda che col tuo pennello potrai dipingere qualunque cosa, secondo il tuo cuore e i tuoi desideri, in piena libertà. Ecco ora il pennello è tuo, è un dono, usalo come meglio senti di fare; ricorda i miei insegnamenti sempre, perché son frutto della vita che ho ricevuto e che ti ho dato, ma dipingi la tua vita coi colori che vedono i tuoi occhi, attraverso il cuore.
Fai lo stesso coi tuoi figli e quando verrà il momento lascia loro in dono questo pennello, come faccio ora con te. Così che in futuro tutti possano godere degli insegnamenti ma mantengano la libertà di utilizzarli.
Ciò che ti lascio, è la tela dove ho dipinto la mia vita, perché tu la possa osservare e prenderne spunto per dipingere la tua, secondo le tue sole aspirazioni; è la forza di camminare con le tue gambe, ma mai da sola, perché il filo con il quale il Padre ci ha legato non può essere spezzato e io sarò sempre parte di te come tu di me.
Prendi questo dono e sii sempre fiera delle tue capacità, in esso c'è anche il mio cuore che da sempre batte assieme al tuo, per l'eternità.
Con amore la tua mamma.

Dedicato a tutte le donne che insegnano a dipingere la vita attraverso la loro, e a tutte le mamme con e senza ali.




"Quanto a me, sono molto orgogliosa di avere contribuito a generare quattro persone che portano il cognome di mio marito. Due di loro, maschi, lo tramanderanno ai loro figli, spero. 
Anche se quando cerco di vaticinare le somiglianze, e ovviamente mi sembra chiarissimo che tutti i pregi i miei bambini li hanno presi da me, mentre i difetti li attribuisco ai geni di mio marito, io in realtà sono contenta che i miei figli, ai quali ho prestato il mio sangue e il corpo, ho dato il latte, abbiano preso insieme al patrimonio genetico il nome del loro padre. 
Sono contenta anche per loro: così sanno chi sono, da dove vengono. 
Sanno chi è il padre che al momento di uscire dal nido li spingerà nel viaggio più importante della vita, quello verso il Padre."

(da Costanza Miriano " La questione del cognome, un attacco alle radici" in costanzamiriamo.com)





3 anni: "Mamma, ti amo".
10 anni: "Mamma, non capisci nulla". 
16 anni: "Non ti sopporto più, mamma!!".
18 anni: "Voglio andare via da questa casa".
... 25 anni fa: "Avevi ragione, mamma."
30 anni fa: "Voglio tornare a casa di mia madre".
50 anni: "Non vorrei mai perdere mia madre."
70 anni: "Darei qualsiasi cosa affinché mia madre fosse qui".


Abbiamo solo una mamma. Se tu l'ami, diglielo ora.




Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 4 marzo 2020

Preghiera per la vita - papa Benedetto XVI

Signore Gesù,
che fedelmente visiti e colmi con la tua Presenza
la Chiesa e la storia degli uomini;
che nel mirabile Sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue
ci rendi partecipi della Vita divina
e ci fai pregustare la gioia della Vita eterna;
noi ti adoriamo e ti benediciamo.

Prostráti dinanzi a Te, sorgente e amante della vita
realmente presente e vivo in mezzo a noi, ti supplichiamo.

Ridesta in noi il rispetto per ogni vita umana nascente,
rendici capaci di scorgere nel frutto del grembo materno
la mirabile opera del Creatore,
disponi i nostri cuori alla generosa accoglienza di ogni bambino
che si affaccia alla vita.

Benedici le famiglie,
santifica l'unione degli sposi,
rendi fecondo il loro amore.

Accompagna con la luce del tuo Spirito
le scelte delle assemblee legislative,
perché i popoli e le nazioni riconoscano e rispettino
la sacralità della vita, di ogni vita umana.

Guida l'opera degli scienziati e dei medici,
perché il progresso contribuisca al bene integrale della persona
e nessuno patisca soppressione e ingiustizia.

Dona carità creativa agli amministratori e agli economisti,
perché sappiano intuire e promuovere condizioni sufficienti
affinché le giovani famiglie possano serenamente aprirsi
alla nascita di nuovi figli.

Consola le coppie di sposi che soffrono
a causa dell'impossibilità ad avere figli,
e nella tua bontà provvedi.

Educa tutti a prendersi cura dei bambini orfani o abbandonati,
perché possano sperimentare il calore della tua Carità,
la consolazione del tuo Cuore divino.

Con Maria tua Madre, la grande credente,
nel cui grembo hai assunto la nostra natura umana,
attendiamo da Te, unico nostro vero Bene e Salvatore,
la forza di amare e servire la vita,
in attesa di vivere sempre in Te,
nella Comunione della Trinità Beata.


- papa Benedetto XVI -


Papa Benedetto XVI ha pregato per la protezione della vita e della famiglia alla fine della Veglia per la vita il 27 novembre 2010. La preghiera, scritta dallo stesso Santo Padre, chiede al Signore la benedizione per tutte le famiglie.


Racconta una antica leggenda che un bambino che stava per nascere disse a Dio:
- Mi dicono che mi stai per mandare sulla terra però come vivrò così piccino e indifeso come sono?
- Tra molti angeli ne ho scelto uno per te, che ti sta aspettando e avrà cura di te.
- Però dimmi: qui nel cielo non faccio altro che cantare e sorridere; questo basta per essere felice.
- Il tuo angelo ti canterà, ti sorriderà tutti i giorni e tu sentirai il suo amore e sarai felice.
- Ma che farò quando vorrò parlare con te?
- Il tuo angelo ti unirà le manine e ti insegnerà il cammino perché tu possa avvicinarti a me, benché io ti sarò sempre a fianco.
In quell'istante, una grande pace regnava nel cielo però già si udivano voci della terra e il bambino premuroso ripeteva soavemente:
- Dio mio se già me ne devo andare, dimmi il suo nome... come si chiama il mio angelo?
-Il suo nome non importa, tu la chiamerai "mamma".




C'è una donna che ha qualcosa di Dio per l'immensità del suo amore e molto di un angelo per l'instancabile sollecitudine verso i suoi cari.
Una donna che, da giovane, ha la saggezza di un'anziana e, nella vecchiaia, lavora con il vigore della gioventù.
Una donna che se è povera, è soddisfatta dalla felicità di coloro che ama, e se è ricca darebbe volentieri tutto il suo tesoro per non subire la ferita dell'ingratitudine.
Una donna che pur essendo vigorosa, trema al pianto di un bambino e, pur essendo debole, ha il coraggio di un leone.
Questa donna è la mamma.

Agenda biblica missionaria 2007 EMI




Preghiera per i genitori in attesa

Dio della vita, Signore dell’universo,
Creatore del mondo,
grazie per questa nuova creatura
che si nutre di noi e cresce nel grembo della
nostra famiglia.
Grazie perché ci doni di essere tuoi alleati
nel dono della vita
che vince sulla menzogna e sulla morte.
Concedici ora di gustare l’abbandono fiducioso a te,
di essere poi coraggiosi, accoglienti e generosi,
forti nei momenti difficili e attenti al bene come vuoi tu.
Ti preghiamo per questo/a figlio/a
che sia sereno/a, goda di buona salute
conosca l’amore e l’accoglienza
cresca con te al suo fianco.
Donaci, con l’aiuto di Maria, di saper testimoniare
fiducia e speranza a questa
creatura che ci hai affidato
e che metteremo nel tuo mondo.
Amen







Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 14 settembre 2019

Riflessioni sui figli - Antonio Polito

La seconda rivoluzione che ha spogliato i nostri figli del senso di responsabilità è stata paradossalmente proprio quella che ha consegnato alle madri e ai padri il potere di una scelta responsabile: la contraccezione facile. 
Da quando è comparsa la pillola a regolare maternità e paternità, i figli sono diventati tutti "voluti" (dei "non voluti", d'altronde, non sappiamo molto perchè tendono a non nascere).

Un figlio " voluto" ha uno status diverso da un figlio " venuto".
Il figlio voluto deve avere tutto ciò per cui è stato voluto. 
Anzi è voluto solo se e quando ciò che per lui è stato programmato è diventato possibile.
E' il risultato finale di un processo di accumulazione capitalistica, l'esito di una partita doppia economico - sentimentale, il vaso di cristallo in cui riversare un intero progetto di vita.

Ovvio che, una volta nato, il figlio voluto si trasformi in una semidivinità  (e che anche per questo tenda a restare unico).

Al figlio venuto si dà quel che si può, si lascia che se la cavi da solo, l'esistenza per il figlio venuto è più caotica, incerta, belluina, come la vita vera.

Il figlio voluto penserà invece che tutto gli sia dovuto."

- Antonio Polito - 
Fonte: "Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli", editore Rizzoli



[...] cosa significa davvero diventare genitori? Lo si diventa biologicamente o quando si riconosce con un gesto simbolico il proprio figlio assumendosi nei suoi confronti una responsabilità illimitata? 
Le due cose non si escludono ovviamente, ma senza quel gesto la generazione biologica non è un evento sufficiente a fondare la genitorialità. [...] 
Generare un figlio non significa già essere madri o padri. 
Ci vuole sempre un supplemento ultra-biologico, estraneo alla natura, un atto simbolico, una decisione, un'assunzione etica di responsabilità. 
Un padre e una madre biologica possono generare figli disinteressandosi completamente del loro destino. 
Meritano davvero di essere definiti padri e madri? 
E quanti genitori adottivi hanno invece realizzato pienamente il senso dell'essere padre e dell'essere madre pur non avendo alcuna relazione biologico-naturale coi loro figli?

- Massimo Recalcati - 


«Oggi il bimbo detta legge in famiglia è diventato un dio da osannare, i genitori gli danno tutto ciò che vuole. Perché porre limiti al godimento istantaneo? Siamo in una società dove la rinuncia è priva di senso, dove dire “no” sembra un delitto». 
E poi ci sono le nuove malattie dei genitori, mai viste prima: la paura di non essere amati dai figli. 
Mio padre non si è mai chiesto se lo amavo, ero io piuttosto a chiedermi se contavo qualcosa per lui. 
Per essere amati facilmente bisogna dire sempre “sì”, ed è quello che fanno i genitori oggi. 
Questo li detronizza. È sparito il conflitto generazionale, non c’è lotta tra padre e figlio, anzi sono diventati amici. 
L’altra malattia dei genitori è l’ossessione per la riuscita, per la prestazione del figlio. Non si tollerano più i fallimenti, gli errori, le imperfezioni fisiche: il bimbo deve essere capace, il migliore se possibile in ogni ambito, bello, perfetto. 
Quando una cultura cancella il fallimento si distrugge, perde di vista il fatto che l’essenziale nella vita non è essere perfetti, ma amare la stortura, le bizzarrie. 
Il disagio giovanile è legato a questo rapporto rovesciato con i genitori. 
I giovani sono depressi, senza slancio, senza desiderio. «Siamo di fronte a giovani che hanno tutto, ma non desiderano niente»,  «E sono dipendenti dagli oggetti tecnologici. Vivono un’apatia frivola e una connessione continua. Ma come possiamo fare per sconnetterli. Per riaccendere in loro la vita? 
Con la nostra passione, con la nostra vita. Avviene per contagio».

- Massimo Recalcati -


 Preghiera dei genitori

Donaci, Signore, gioie pure,
dolori sopportabili, amore paziente,
lieta e forte concordia nel bene.
Donaci un pane per la nostra famiglia,
vita e virtù per educare i nostri figli.
Nelle tue mani raccomandiamo
I giorni che benigno concedi.
Donaci di consolare e nobilitare
Con l’esempio e la parola
Quanti incontriamo
Sul nostro cammino.
Insegnaci ad espiare le nostre colpe
Che non ricadano sulla nostra famiglia.
Liberaci dal male
E consòlaci con la tua pace.



Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 20 giugno 2019

Neonati sui sedili rossi e C'erano una volta due donne - Madre Teresa di Calcutta

L'automobile era una Lincoln bianca col tetto apribile e i sedili rossi, che i cattolici americani avevano regalato al Papa per i suoi spostamenti in India.
Dal 6 dicembre, gli abitanti della periferia di Bombay videro la Lincoln bianca, pilotata da un indù stracciato, gi­rare i bassifondi della città.
Ad ogni deposito di immondizie si fermava. Scendevano due suore vestite col sari di cotonina bianca, frugavano tra i rifiuti, e spesso trovavano qualche fagottino di roba viva, palpitante: un neonato che una mam­ma aveva abbandonato perché incapace di nutrirlo.
Al «cen­tro» delle Missionarie della Carità ce n'erano già più di cen­to, ben disposti a strillare e a succhiare il latte che venti caprette fornivano ogni giorno.
Poi, improvvisamente, la Lincoln bianca sparì. « Il regalo del Papa è stato molto prezioso, e mi ha causato una grande emozione — disse madre Teresa. — Ma ci siamo accorte che la benzina costava troppo, e abbiamo deciso di rinunciare all'automobile vendendola.
Un ricco indù mi ha offerto ven­tisette milioni: un prezzo di affezione, evidentemente, che io ho accettato. Metà in contanti e metà in terreno, su cui abbiamo cominciato a costruire la « città per i lebbrosi ».
Le suore continuarono lo stesso a girare per i bassifondi, in cerca di neonati, di moribondi e di lebbrosi. Ma ripresero il carretto a mano.

 Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 5 e 6 - Ed. Elledici 1991



"C’erano una volta due donne che non si erano mai conosciute.
Una, forse, non la ricordi.
L’altra la chiami mamma.
Due donne diverse,
create per plasmare la tua vita.
Una è diventata la tua stella guida,
l’altra è diventata il tuo sole.
La prima ti ha dato la vita,
la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno di amare,
la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità,
l’altra ti ha dato un nome.
Una ti ha dato il seme della crescita,
l’altra ti ha dato uno scopo.
Una ti ha provocato emozioni,
l’altra ha calmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso,
l’altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha dato in adozione:
era tutto quello che poteva fare.
L’altra pregava per un bambino
e il Signore l’ha condotta a te.
E ora tu mi chiedi tra le lacrime la perenne domanda di tutti i tempi:
eredità o ambiente, da chi sono stato plasmato?
Da nessuno dei due, amore mio, da nessuno dei due,
solo da due diversi amori".

- Madre Teresa di Calcutta -


Calcutta 8 febbraio 1986, visita di Papa Giovanni Paolo II a Calcutta India.


Buona giornata a tutti. :-)