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venerdì 17 giugno 2022

da: "Cent' anni di solitudine" - Gabriel Garcia Marquez

 Quando il pirata Francis Drake prese d'assalto Riohacha, nel sedicesimo secolo, la bisnonna di Ursula Iguaràn si spaventò tanto per il suono della campana a martello e per il rimbombo dei cannoni, che perse il controllo dei nervi e si sedette su un focolare acceso. 

Le bruciature la lasciarono ridotta a una sposa inutile per tutta la vita. 
Non poteva sedersi se non di costa, sistemata su un mucchio di cuscini, e doveva esserle rimasto qualcosa di strano nel modo di muoversi, perché non si fece mai più vedere a camminare in pubblico. 
Rinunciò a ogni sorta di impegni sociali ossessionata dalla idea che il suo corpo emanasse un odore di bruciaticcio. L'alba la sorprendeva nel patio; non osava dormire perché sognava che gli inglesi coi loro feroci cani d'assalto entravano dalla finestra della stanza da letto e la sottoponevano a ingiuriose torture con ferri incandescenti. Suo marito, un commerciante aragonese dal quale aveva avuto due figli, spese mezzo negozio in medicine e divertimenti cercando il modo di alleviare i suoi terrori. 
Alla fine liquidò gli affari e portò la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio di indios pacifici situato sui contrafforti della sierra, dove fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare. 
Nel villaggio sperduto viveva da molto tempo prima un creolo coltivatore di tabacco, don José Arcadio Buendìa, col quale il bisnonno di Ursula stabilì una società così proficua che in pochi anni fecero una fortuna. 
Diversi secoli più tardi, il bisnipote del creolo si sposò con la bisnipote dell'aragonese. 
Per questo, ogni volta che Ursula perdeva le staffe per qualche pazzia di suo marito, sorvolando trecento anni di accidenti, malediceva l'ora in cui Francis Drake aveva preso d'assalto Riohacha. 
Era un semplice sfogo, perché in realtà erano legati fino alla morte da un vincolo più solido dell'amore: un comune rimorso di coscienza. Erano cugini tra loro. Avevano trascorsa l'infanzia insieme nell'antico villaggio che i loro reciproci antenati avevano trasformato col loro lavoro e le loro buone abitudini in uno dei migliori borghi della provincia. 
Anche se quel matrimonio era prevedibile fin dal giorno della loro nascita, quando essi espressero la volontà di sposarsi, i parenti cercarono di impedirlo. Avevano paura che quei sani boccioli di due razze secolarmente incrociate patissero l'onta di concepire delle iguane. 
Esisteva già un precedente terribile. Una zia di Ursula, che si era sposata con uno zio di José Arcadio Buendìa, aveva dato alla luce un figlio che aveva passato tutta la vita con dei pantaloni gonfi e flosci, e che era morto dissanguato dopo essere vissuto per quarantadue anni nel puro stato di verginità, perché era nato e cresciuto con una coda cartilaginosa a forma di cavaturacciolo e con un pennello di setole sulla punta. 
Una coda di maiale che non fece mai vedere a nessuna donna, e che gli costò la vita quando un macellaio amico suo gli fece il favore di mozzarla con un marrancio. 
José Arcadio Buendìa, con la leggerezza propria dei suoi diciannove anni, risolse il problema con una sola frase: "Non mi importa di mettere al mondo dei porcelli, purché possano parlare." E così si sposarono con una festa di banda e petardi che durò tre giorni. Sarebbero stati felici subito se la madre di Ursula non l'avesse terrorizzata con ogni sorta di sinistri pronostici sulla sua discendenza, fino al punto di convincerla a non consumare il matrimonio. 
Temendo che il corpulento e voglioso marito la violasse nel sonno, Ursula si infilava prima di coricarsi un paio di calzoni rudimentali che sua madre le aveva fabbricato con tela per vele e rinforzato con un sistema di cinghie incrociate, che si chiudeva sul davanti con una grossa fibbia di ferro. Così rimasero per parecchi mesi. 
Di giorno, lui allevava i suoi galli da combattimento e lei ricamava a telaio con sua madre. Durante la notte, si dibattevano per diverse ore con una ansiosa violenza che sembrava già un surrogato dell'atto d'amore, finché l'intuizione popolare subodorò che stava succedendo qualcosa di irregolare, e fece correre la chiacchiera che Ursula fosse ancora vergine a un anno dalle nozze, perché suo marito era impotente. 
José Arcadia Buendìa fu l'ultimo ad essere informato della insinuazione. "Vedi, Ursula, cosa va dicendo la gente," disse a sua moglie con molta calma. "Lascia che parlino," disse lei. "Noi sappiamo che non è vero." Di modo che la situazione continuò senza cambiare per altri sei mesi, fino alla tragica domenica in cui José Arcadio Buendìa vinse un combattimento di galli contro Prudencio Aguilar. Furioso, eccitato dal sangue del suo animale, il perdente si scostò da José Arcadio Buendìa in modo che tutta l'arena potesse sentire quello che gli stava per dire. "Complimenti," gridò. "Vediamo un po' se quel gallo glielo farà finalmente il favore a tua moglie." 
José Arcadio Buendìà, sereno, prese il suo gallo. "Torno subito," disse a tutti. E poi, a Prudencio Aguilar: "E tu, va' a casa tua e armati, perché sto per ammazzarti. " Dieci minuti dopo tornò con la lancia di suo nonno già esperta di sangue. 
Sulla soglia dell'arena, dove si era concentrato mezzo villaggio, Prudencio Aguilar lo aspettava. Non ebbe tempo di difendersi. La lancia di José Arcadio Buendìa, scagliata con la forza di un toro e con la stessa mira sicura con la quale il primo Aureliano Buendìa aveva sterminato le tigri della regione, gli trapassò la gola. 
Quella notte, mentre si vegliava il cadavere nell'arena dei galli, José Arcadio Buendìa entrò nella stanza da letto mentre sua moglie si stava infilando i calzoni di castità. 
Brandendo la lancia davanti a lei, le ordinò: "Togliti quella roba." 
Ursula non mise in dubbio la fermezza di suo marito. "Sarai il responsabile di quello che succederà," mormorò. José Arcadio Buendìa piantò la lancia nel pavimento di terra battuta. 
"Se dovrai mettere al mondo delle iguane, alleveremo delle iguane," disse. "Ma in questo paese non ci saranno più morti per colpa tua."

- Gabriel García Márquez -
da: "Cent'anni di solitudine", Oscar Mondadori, pagg. 10-11




Se un giorno avrai voglia di piangere, chiamami:
non prometto di farti ridere ma potrò piangere con te…
Se un giorno riuscirai a fuggire, non esitare a chiamarmi:
non prometto di chiederti di rimanere, ma potrò fuggire con te…
Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami:
staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai e non risponderò, vieni correndo da me: perché di certo avrò bisogno di te.

- Gabriel García Márquez -


«Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. 
Oggi può essere l’ultimo giorno che vedi coloro che ami. 
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio».

- Gabriel García Márquez -



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore. 

- Gabriel Garcia Marquez -
da "Memoria delle mie puttane tristi"





Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

martedì 7 giugno 2022

Non lamentarti

 Non incolpare nessuno, 
non lamentarti mai di nessuno, di niente, 
perché in fondo
tu hai fatto quello che volevi nella vita.
Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.
Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.
Non amareggiarti del tuo fallimento
e non attribuirlo agli altri.
Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.
Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.
Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto.
Pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.
Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.

Attribuita molto spesso a Neruda. La Fondazione Neruda esclude lo sia. Potete leggere qui:          http://www.fundacionneruda.org/it


I sogni hanno questo di volgare: che tutti sognano.

-  Pessoa -


Credo che le cose più importanti delle tua vita saranno le coccole che hai fatto e ricevuto, le notti passate a fantasticare sotto le stelle, le volte che ti sei rotolato nella neve, le prima gocce di pioggia estiva che hai catturato con la lingua e i momenti in cui qualcuno di veramente speciale ti ha sussurrato "Ti amo". 
Non sprecare il presente a preoccuparti del futuro. 
Arriverà presto, te lo prometto.
Nel frattempo, su la testa, infilati le scarpe e segui il tuo cuore fino in capo al mondo. 
E mentre cammini, ricorda sempre che ogni giorno è un dono prezioso: se riesci a godertelo per quello che è e a coglierne il meglio, che tu ci creda o no ti aspetta un altro straordinario regalo: Domani. 

- Braidley Trevor Greive -




La gente pensa che la cosa peggiore sia perdere una persona a cui si vuole bene. Si sbaglia... La cosa peggiore è perdere se stessi mentre si vuole troppo bene a qualcuno, ... dimenticarsi che anche noi siamo importanti.

- Fabio Volo -
Da: Un posto nel mondo




Buona giornata a tutti. :-)



martedì 24 maggio 2022

Interrelazione - Martin Luther King Jr.

 Che ne abbiamo o meno coscienza, ognuno di noi è indebitato per l’eternità. Siamo i debitori di uomini e di donne conosciuti e sconosciuti.

Non possiamo finire la colazione, senza esserci fatti dipendenti  da più della metà del mondo.. La mattina, andiamo al bagno dove impugniamo una spugna,  che ci procura un insulare del Pacifico. 
Usiamo un sapone fatto da un Francese. 
L’asciugamani ci viene da un Turco.
Sul tavolo, beviamo un caffè prodotto da un Sud-americano, del tè da un Cinese o del cacao da un Africano. … 
Siamo obbligati presso più della metà del mondo.
In un senso molto reale, ogni vita stà in interrelazione con gli altri, tutti gli uomini sono afferrati da una rete inevitabile di reciprocità, travolti in un destino comune. Tutto ciò che tocca direttamente l’uno,  indirettamente si imprime su tutti gli altri.

- Martin Luther King Jr. -


"Non bisogna credere che siano necessariamente le persone per bene a sottolineare la disonestà, l’ingiustizia e la cattiveria negli altri.
Al contrario, spesso sono proprio coloro che hanno quei difetti a vederli dappertutto: sono sempre critici e sospettosi, perché giudicano il mondo intero attraverso se stessi.
Viceversa, coloro che possiedono grandi qualità morali non notano così tanto i difetti delle persone che frequentano, perché vedono gli altri attraverso le qualità che essi stessi possiedono.
Ogni essere umano può vedere soltanto attraverso i propri occhi, ed è lui stesso a plasmare i propri occhi tramite i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Se incontrate persone che vi parlano unicamente dei difetti degli altri, sappiate che, in un modo o nell’altro, le rivelazioni che vi fanno riguardano anzitutto se stessi.
Se possedessero la nobiltà, la bontà, l’onestà e soprattutto l’amore, troverebbero anche negli altri tutte queste buone qualità."

- Omraam Mikhaël Aïvanhov - 


Buona giornata a tutti :-)


lunedì 30 agosto 2021

L'eterna bellezza dell'anima - Osho

C’è una bellezza del corpo e c’è una bellezza dell’Anima.
La bellezza del corpo è ordinaria e transitoria: oggi c’è, domani forse no.
E la bellezza del corpo è più negli occhi
di chi guarda che nell’oggetto in sè: la stessa persona
può apparire bella a qualcuno e brutta
a qualcun altro.
Ma la bellezza dell’Anima è qualcosa d’interiore,
non è negli occhi dell’osservatore,
perchè non può essere vista, può solo essere sentita.
Non è una bellezza che può essere distrutta,
nemmeno la morte può toccarla, è eterna.

- Osho -



Ogni tanto tenta di vivere e basta.
Vivi semplicemente. Non lottare e non forzare la vita. 
Osserva in silenzio ciò che accade.
Lascia accadere ciò che accade. 
Permetti a ciò che è, di esistere.
Lascia cadere ogni tensione e lascia che la vita fluisca,
che accada. E ciò che accade, te lo garantisco, libera.

- Osho -






"Ciò che dovrà accadere, accadrà. E tu hai una scelta: andarci insieme o andarci contro."

- Osho -





La prima cosa che si deve fare è ridere, perché la risata stabilirà l'atmosfera di tutta la giornata. Se ti svegli ridendo, presto sarai in grado di sentire quanto sia assurda la vita. Nulla è serio: puoi ridere anche delle tue delusioni, puoi ridere anche delle tue sofferenze, puoi ridere perfino di te stesso.

- Osho -
da: "Il libro arancione"





Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 26 agosto 2021

Se (Lettera ad un figlio), 1895 - Kipling Rudyard

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio; 
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; 
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo, 
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina 
E trattare allo stesso modo questi due impostori.

Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto 
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi, 
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, 
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, 
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio senza mai far parola della tua perdita.
 
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, 
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla 
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!" 

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.

Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,

Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,

E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

- Rudyard Kipling -


Io preferisco pensare bene della gente, perché così mi risparmio un sacco di preoccupazioni.

- Rudyard Kipling -


Non c’è peccato più grande dell’ignoranza.

- Rudyard Kipling -



Buona giornata a tutti. :-)

martedì 24 agosto 2021

Amarsi - Alessandro Pronzato

«Devi amare te stesso. 
Devi perdonarti. 
Avere pazienza, fiducia nei tuoi confronti. La fede, la speranza e la carità, è bene esercitarle anche verso di te.
Hai il preciso dovere di “farti prossimo” verso quel poveraccio che sei tu. 
Ti viene richiesto di rispettare e amare te stesso come “qualsiasi altro povero membro del corpo mistico di Cristo”.
Più che scaraventarti addosso il disgusto (che rappresenta l’eccesso opposto dell’autocompiacimento), è utile che porti serenamente il tuo peso, accetti i tuoi limiti. E, al più piccolo incidente, al primo – o ennesimo – infortunio, non pensare subito che la convivenza è impossibile.
Cerca di essere fedele a te stesso, nonostante i tradimenti e gli sgarbi che ricevi dalla parte peggiore di te. 
Convinciti. 
Non potrai essere fedele né a Dio né a un’altra persona, se non imparerai a essere fedele a te stesso».   

- Alessandro Pronzato -




«Il nostro deserto: vivere con la disperazione sempre davanti, ma non consentirvi. Calpestarla con la speranza che abbiamo nella Croce. Muoverle guerra incessantemente.
Se condurremo  questa lotta con coraggio, ci troveremo a fianco Cristo. Se non sappiamo affrontarla, non lo troveremo mai». 

- Thomas Merton -


Buona giornata a tutti :-)

giovedì 5 agosto 2021

Mancanza di fede - Paulo Coelho

A volte critichiamo la mancanza di fede degli altri. Non siamo capaci di comprendere le circostanze in cui essi hanno perduto la fede, e non cerchiamo neppure di alleviare la loro miseria che è il motivo che genera la ribellione e l'incredulità nel potere divino.

L'umanista Robert Owen (1771-1858) stava attraversando l'interno dell'Inghilterra, parlando di Dio. 
Nel XIX secolo era comune servirsi della mano d'opera infantile nei lavori pesanti e, un pomeriggio, Owen si fermò nei pressi di una miniera di carbone, dove un ragazzino di dodici anni, denutrito, trasportava un pesante sacco. "Sono qui per aiutarti a parlare con Dio", disse Owen. 
"Grazie tante, ma non lo conosco. Deve lavorare in un'altra miniera", fu la risposta del ragazzino.

- Paulo Coelho -




«Il gallo che canta è il sacerdote che predica la parola di Dio, che esorta alla conversione e alla penitenza. 
Ma come il canto del gallo non convertì Pietro senza l'occhiata di Gesù, così la voce del predicatore che parla all'orecchio, non è se non un vano rumore; i consigli, gli avvertimenti dei genitori, dei superiori, degli amici; i buoni esempi, i flagelli di Dio, i suoi benefici non fanno sopra di noi alcuna impressione senza l'azione segreta della grazia, senza lo sguardo amoroso di Gesù che cambi il cuore».

(San Girolamo - 347-420) 





Certe persone vivono in lotta con altre,
con se stesse, con la vita.
Allora si inventano opere teatrali immaginarie
e adattano il copione alle proprie frustrazioni.

- Paulo Coelho -
Dal libro “Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto”



"Quando non ho avuto più niente da perdere, 
ho ottenuto tutto. 
Quando ho cessato di essere chi ero, 
ho ritrovato me stesso. 
Quando ho conosciuto l'umiliazione
ma ho continuato a camminare, 
ho capito che ero libero di scegliere il mio destino."

- Paulo Coelho -




Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 19 luglio 2021

"Perché non possiamo avere la nostra serie di telefilm?" - Erma Bombeck

Ieri sera stavo guardando la puntata di un telefilm sulla famiglia americana tipo: ridevano tutti come matti. Tutte le volte che il papà apriva bocca si sentiva uno scroscio di risa. La mamma gli faceva da spalla e i bambini erano assolutamente geniali nello scovare battute spiritose da piazzare qua e là. Mi sono guardata intorno. Mio marito leggeva il giornale con espressione afflitta. Ha quell'espressione in volto dal giorno in cui ha lasciato estinguere l'assicurazione dei reduci di guerra. Uno dei ragazzi era al telefono ed esclamava in continuazione: «Non è possibile!» Un altro era chiuso in camera sua con il giradischi acceso, e l'altro ancora fissava cupamente il frigorifero aperto in cerca di chissà cosa.
«Sapete che cosa c'è che non va in questa famiglia? Non siamo divertenti. Tutte le famiglie del mondo non fanno altro che lanciarsi battute spiritose e piegarsi in due dal ridere. Noi invece siamo un disastro... si ride di più al telegiornale delle sei che in questa famiglia. Dobbiamo adeguarci, altrimenti non faranno mai una serie di telefilm su di noi.»
La sera dopo, quando sentii la macchina di mio marito imboccare il vialetto, gridai: «Ehi, gente! Eeeeeecco papà!»
«Be'», disse nostro figlio, «è proprio il nostro babbo, col suo portafoglio gonfio... di conti da pagare.»
«Che cosa ti succede?» chiese mio marito. «Stai camminando. Ti hanno sequestrato la macchina?»
«Faaaaaaantastico!» disse il più piccolo. (Mancò poco che cadessi dalla sedia.) «Ehi, mamma», disse uno dei ragazzi, «che cosa si ottiene prendendo il parafango di una Chevrolet, il paraurti di una Ford e la ruota di scorta di una Pontiac?» Scossi la testa. «Sei mesi!»
«Un letto in ospedale!» feci io, tra le risa.
«Allora», disse mio marito, «pensavo che volessi dare una sistemata alla casa.» «Perché?» dissi io, dandogli una gran gomitata nelle costole. «È stata cattiva? A proposito, hai saputo che Bob ha preso un barboncino per sua moglie?» «Ah! Io non potrei mai fare un errore del genere.»
«Ehi, papà», disse nostra figlia, «il cane ha appena mangiato il polpettone della mamma.»
«Non piangere», disse lui, «ti comprerò un altro cane.»
In quel momento mia madre aprì la porta e mise dentro la testa. «Hai un po' di caffè?»

Stramazzammo esausti sulle rispettive sedie. Grazie a Dio ci sono gli intervalli pubblicitari.


(Erma Bombeck)




Noi crediamo che la fiaba e il gioco appartengano alla fanciullezza: miopi che siamo! Come se in una qualsiasi età della vita potessimo vivere senza fiaba e senza gioco!...Il fanciullo considera il gioco come il suo lavoro e la fiaba come la sua verità. 

(Friedrich Nietzsche)




Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite.

Raramente gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto uno stesso tetto.

(Richard Bach)



Ogni persona saggia sa che le favole vanno prese molto sul serio. 
Non esistono solo per essere ascoltate e lette. Esistono per insegnarci a vivere e a crescere. Per insegnarci che è possibile realizzare i propri sogni. 
Oggi non ci sono più Principesse, Orchi, Elfi, castelli incantati. Ma le favole ci sono ancora. Far parte di una bella famiglia unita dall’amore . 
Vivere in una casa dove si respira amore. Ecco cos’è oggi una meravigliosa favola!

(Agostino Degas)







con un sorriso... Buona giornata a tutte/i :-)