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venerdì 31 agosto 2018

Invito agli sposi - Cardinale Carlo Maria Martini

Il Signore chiama solo per rendere felici. 
Le possibili scelte di vita, il matrimonio e la vita consacrata, la dedizione al ministero del prete e del diacono, l'assunzione della professione come una missione possono essere un modo di vivere la vocazione cristiana se sono motivate dall'amore e non dall'egoismo, se comportano una dedizione definitiva, se il criterio e lo stile della vita quotidiana è quello del Vangelo.
La prima è quella di essere marito e moglie, papà e mamma. 
L'inerzia della vita con le sue frenesie e le sue noie, il logorio della convivenza, il fatto che ciascuno sia prima o poi una delusione per l'altro quando emergono e si irrigidiscono difetti e cattiverie, tutto questo finisce per far dimenticare la benedizione del volersi bene, del vivere insieme, del mettere al mondo i figli e introdurli nella vita. 
L'amore che ha persuaso al matrimonio non si riduce all'emozione di una stagione un po' euforica, non è solo un'attrazione che il tempo consuma. L'amore sponsale è vocazione: nel volersi bene, marito e moglie possono riconoscere la chiamata del Signore.
Il matrimonio non è solo la decisione di un uomo e di una donna: è la grazia che attrae due persone mature, consapevoli, contente, a dare un volto definitivo alla propria libertà. 
Il volto di due persone che si amano rivela qualcosa del mistero di Dio. 
Vorrei pertanto invitare a custodire la bellezza dell'amore sponsale e a perseverare in questa vocazione: ne deriva tutta una concezione della vita che incoraggia la fedeltà, consente di sostenere le prove, le delusioni, aiuta ad attraversare le eventuali crisi senza ritenerle irrimediabili.
Chi vive il suo matrimonio come una vocazione professa la sua fede: non si tratta solo di rapporti umani che possono essere motivo di felicità o di tormento, si tratta di attraversare i giorni con la certezza della presenza del Signore, con l'umile pazienza di prendere ogni giorno la propria croce, con la fierezza di poter far fronte, per grazia di Dio, alle responsabilità. 
Non sempre gli impegni professionali, gli adempimenti di famiglia, le condizioni di salute, il contesto in cui si vive, aiutano a vedere con lucidità la bellezza e la grandezza di questa vocazione. 
È necessario reagire all'inerzia indotta dalla vita quotidiana e volere tenacemente anche momenti di libertà, di serenità, di preghiera.
Invito pertanto a pregare insieme: una preghiera semplice per ringraziare il Signore, per chiedere la sua benedizione per sé, i figli, gli amici, la comunità: qualche Ave Maria per tutte quelle attese e quelle pene che forse non si riescono neppure a dire tra i coniugi.
Invito ad aver cura di qualche data, a distinguerla con un segno, come una visita a un santuario, una messa anche in giorno feriale, una lettera per dire quelle parole che inceppano la voce: la data del matrimonio, quella del battesimo dei figli, quella di qualche lutto familiare, tanto per fare qualche esempio.
Invito a trovare il tempo per parlare l'uno all'altro con semplicità, senza trasformare ogni punto di vista in un puntiglio, ogni divergenza in un litigio: un tempo per parlare, scambiare delle idee, riconoscere gli errori e chiedersi scusa, rallegrarsi del bene compiuto, un tempo per parlare passeggiando tranquillamente la domenica pomeriggio, senza fretta. 
E invito a stare per qualche tempo da soli, ciascuno per conto suo: un momento di distacco può aiutare a stare insieme meglio e più volentieri.
Invito infine gli sposi ad avere fiducia nell'incidenza della loro opera educativa: troppi genitori sono scoraggiati dall'impressione di una certa impermeabilità dei loro figli, che sono capaci di pretendere molto, ma risultano refrattari a ogni interferenza nelle loro amicizie, nei loro orari, nel loro mondo. 
La vocazione dei genitori a educare è benedetta da Dio: perciò occorre che essi trasformino le loro apprensioni in preghiera, meditazione, confronto pacato. Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto. 
Educare è una grazia che il Signore fa: occorre accoglierla con gratitudine e senso di responsabilità. 
Talora richiederà pazienza e amabile condiscendenza, talora fermezza e determinazione, talora, in una famiglia, capita anche di litigare e di andare a letto senza salutarsi: ma non bisogna perdersi d'animo, non c'è niente di irrimediabile per chi si lascia condurre dallo Spirito di Dio. 
Ed esorto ad affidare spesso i figli alla protezione di Maria, a non tralasciare una decina del rosario per ciascuno di loro, con fiducia e senza perdere la stima né di se stessi né dei propri figli. 
Educare è diventare collaboratori di Dio perché ciascuno realizzi la sua vocazione.

- cardinale Carlo Maria Martini -
da: La famiglia alla prova




Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l'infezione contagia tutti. 
E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere "una sola carne" e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. 
Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli... 
Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne.

Papa Francesco -
Udienza generale, Mercoledì 24 giugno 2015




Che nessuna famiglia cominci per caso
che nessuna famiglia finisca per mancanza d'amore
che gli sposi siano l'uno per l'altra, con il corpo e con la mente
e che nessuno al mondo separi una coppia che sogna.

Che nessuna famiglia si ripari sotto i ponti,
che nessuno si intrometta nella vita degli sposi e nel loro focolare,
che nessuno li obblighi a vivere senza orizzonti,
e che vivano del passato, nel presente in funzione del futuro.

Che la famiglia cominci e finisca seguendo la sua strada
e che l'uomo porti sulle spalle la grazia di essere padre;
che la sposa sia in un cielo di tenerezza, di accoglienza e di calore,
e che i figli conoscano la forza dell'amore.

Che il marito e la moglie abbiano la forza di amare senza misura
e che nessuno si addormenti senza aver chiesto perdono e senza averlo dato,
che i bambini appendano al collo il senso della vita,
e che la famiglia celebri la condivisione dell'abbraccio del pane.

Che il marito e la moglie non si tradiscano e non tradiscano i figli
che la gelosia non uccida la certezza dell'amore reciproco,
che nel firmamento la stella più luminosa 
sia la speranza di un cielo qui, adesso e dopo.

P. José Fernandes de Oliveira - (P. Zezinho)



Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 20 aprile 2018

Il Giubileo in Famiglia - don Bruno Ferrero, Anna Peiretti

La riconoscenza

Esiste un sentimento che è costruttivo e indispensabile per la famiglia, i rapporti umani, l'educazione e la vita. 
Sembra una cosa da niente. 
È la fibra dell'amore e quasi nessuno ci pensa. 
La chiamano “gratitudine” e con un sinonimo molto bello “riconoscenza”. Per don Bosco era importantissima. Aveva perfino inventato una festa apposita.

Era vicino l'inizio della stagione dei monsoni e un uomo assai vecchio scavava buchi nel suo giardino. 
«Che cosa stai facendo?» gli chiesero. 
«Pianto alberi di mango» rispose. 
«Pensi di riuscire a mangiarne i frutti?» 
«No, io non vivrò abbastanza, ma gli alberi sì. Ho pensato che per tutta la vita ho gustato manghi piantati da altri. Questo è il modo di dimostrare la mia riconoscenza».

Ringraziare 

L'uomo moderno s'indigna, protesta, si vendica, raramente ringrazia. Eppure tutto quello che abbiamo, lo dobbiamo a qualcuno. 
Cominciando dalla vita. 
Una bellissima preghiera che un tempo conoscevano anche i bambini comincia così: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato». 

Dovremmo guardarci allo specchio ogni mattina e ogni sera ringraziando per ciò che siamo, ciò che abbiamo raggiunto, le gioie che abbiamo vissuto, i dolori che abbiamo superato e le lezioni che abbiamo appreso. 
Dovremmo “riscoprire” ogni giorno il miracolo dell'esistenza.




Meravigliarsi 

«Sì». 
«Sì? Ma ne hai mai visto uno?» 
«Un miracolo? Sì». 
«Quale?» 
«Tu». 
«Io? Un miracolo?» 
«Certo». 
«Come?» 
«Tu respiri. Hai una pelle morbida e calda. Il tuo cuore pulsa. Puoi vedere. Puoi udire. Corri. Mangi. Salti. Canti. Pensi. Ridi. Ami. Piangi...» 
«Aaah... Tutto qui?» 

Tutto qui. È tragico non essere capaci di meravigliarsi. 
Il bambino si apre alla vita attraverso una catena di “stupori” e di meraviglie. Il compito più importante di un educatore è conservare questa capacità nei ragazzi che crescono: sarà la qualità più preziosa della loro esistenza. 
Perché chi sa stupirsi non è indifferente: è aperto al mondo, all'umanità, all'esistenza. Si viene al mondo con questa sola dote: lo stupore di esistere. L'esistenza è un miracolo. Gli altri, gli animali, le piante, l'universo, ci parlano di questo miracolo. E noi siamo miracolosi come loro. 
Per questo dobbiamo essere attenti e rispettosi. 
Chi considera meravigliosa la vita, sente di amare l'umanità, la rispetta in sé e negli altri. Donando agli altri l'importanza che meritano, noi scopriamo la nostra importanza. La vita ha un valore, una dignità. Nessuno ha il diritto di deturparla.

Sentirsi amati 

Alessio, tre anni, chiede alla sorellina: «Raccontami la storia del lupo cattivo». 
Lisa, dieci anni, risponde: «Ma no, non esistono lupi cattivi, ci sono solo lupi infelici». 
Non esistono uomini cattivi. Gli esseri umani non sono cattivi, sono tristi. E i tristi diventano cattivi. Sono tristi perché non percepiscono la bellezza dell'esistenza. 
La gratitudine è una virtù che nasce dalla gioiosa umiltà di sentirsi amati e di lasciarsi amare. Non è merce di scambio e non è “dovere”, ma purissimo, gratuito amore. È il segreto della famiglia. Significa dirsi a vicenda “Grazie perché esisti!” Si tratta soprattutto di imparare a “vedere”, accorgersi del valore delle persone che vivono con noi, di ciò che ci è accaduto o di qualcosa che magari già era nostro e non sapevamo quanto meraviglioso fosse. 
In questo modo si formano due qualità essenziali dell'amore familiare. La prima è la stima. La seconda è il rispetto. Di qui nasce il vero collante della famiglia: il piacere di stare insieme.
Diventare persone riconoscenti 
Per coltivare la gratitudine nella quotidianità è necessario viverla come un allenamento. Occorre iniziare con piccoli pensieri quotidiani che vanno poi tradotti in parole, che conseguentemente si trasformano in azioni. Ecco alcuni semplici esercizi quotidiani. 
I tuoi genitori ti hanno donato quanto di più bello, importante e anche impegnativo esista: la vita. Prenditi cura di loro con piccoli gesti quotidiani (una telefonata, un sms, una sorpresa, ...) e sii loro grato per tutto ciò che hanno fatto per te, anche se e quando hanno commesso errori. 
Non invidiare chi consideri essere più fortunato, solo perché ritieni che abbia o sia di più di te. Apprezza ciò che nella tua esistenza c'è, non sottolineare ciò che manca. E ringrazia di cuore. 
Ogni persona che incontri sta combattendo contro dolori di cui tu non sai niente. Sii gentile, offri il tuo contributo e fa' in modo che la tua presenza sia sempre migliore della tua assenza. Sii grato anche per chi non ti piace o per chi ti fa arrabbiare: è proprio grazie a loro che puoi imparare, crescere, migliorare e mettere in pratica un po' di pazienza, compassione.
La notte precedente la sua esecuzione, Jacques Decour, un partigiano francese, scrive un'ultima lettera alla famiglia: «Ora che ci prepariamo a morire, pensiamo a ciò che verrà. È il momento di ricordarci dell'amore. Abbiamo amato abbastanza? Abbiamo passato molte ore del giorno a meravigliarci degli altri uomini, a essere felici insieme, a sentire il peso del contatto, il peso e il valore delle mani, degli occhi, del corpo?».


don Bruno Ferrero - Anna Peiretti

da Bollettino salesiano, gennaio 2016



Preghiera del grazie 

Grazie è la preghiera felice 
Di chi fa quel che dice. 
Grazie è la preghiera forte 
Di chi del cuore apre le porte. 
Grazie è la preghiera grata 
Di chi risponde con la risata. 
Grazie è la preghiera quotidiana 
Di chi fa una vita buona e sana. 
Grazie è la preghiera migliore 
Di chi è capace d'amore. 



Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 18 gennaio 2018

15 consigli per educare i nostri figli

Dal Metodo educativo di Maria Montessori abbiamo estrapolato 15 principi che possono essere considerati validi anche oggi, a distanza di quasi un secolo:

1. Educate con l’esempio: mamma e papà devono essere il migliore esempio per i figli. I bambini sono come spugne, apprendono da tutto ciò che li circonda: non solo dalle parole, ma soprattutto dai fatti.

2. Non criticateli sempre e soprattutto in pubblico: diventeranno degli adulti frustrati e saranno portati a giudicare il prossimo.

3. Elogiateli in maniera sincera per i comportamenti positivi che mettono in atto. Gli elogi li aiuteranno ad imparare a dare valore alle cose.

4. Non siate ostili e arrabbiati in loro presenza o nei loro confronti. Tenderanno a litigare più frequentemente se avranno a che fare con dei genitori perennemente arrabbiati.




5. Non ridicolizzateli mai o avranno una bassa autostima che sfocerà in una forte timidezza che difficilmente riusciranno a debellare nel corso del tempo.

6. Abbiate fiducia nelle loro capacità e nei loro sogni, aiutateli ad accrescere la loro autostima in modo da potersi relazionare agli altri dando loro fiducia a loro volta.

7. Mai sottovalutarli e dire loro che non potranno mai riuscire ad ottenere un obiettivo che si prefiggono o rischieranno di sviluppare sentimenti di frustrazione e tristezza, oltreché sensi di colpa.

8. Ascoltateli e rendeteli partecipi: si sentiranno importanti e svilupperanno fiducia in sé stessi poiché capiranno che tenete in alta considerazione le loro idee e opinioni.

9. Date loro tutte le cure e l’amore di cui siete capaci. Sentendosi amati impareranno a trovare l’amore nel mondo.


10. Non parlate mai male dei vostri bambini, né in loro presenza, né tantomeno quando sono assenti.

11. Curate la crescita emotiva dei vostri figli: un genitore ha il dovere di prestare grande attenzione alle competenze sociali ed emozionali proprie e dei propri figli, coltivando con impegno queste abilità del cuore.

12. Non ignorateli mai, ma rispondete sempre quando vi parlano o cercano di comunicarvi qualcosa.

13. Tutti sbagliamo, anche i bambini, devono poterlo fare per imparare a vivere: davanti ai loro errori, rispettateli comunque. Gli sbagli saranno corretti nel tempo.

14. “Aiutiamoli a fare da soli”: aiutateli quando è necessario, ma abbiate anche la pazienza di lasciarli liberi di commettere errori in modo che trovino la strada migliore da sé.
15. Rivolgetevi ai vostri figli con gentilezza, con positività e affetto: è sicuramente il primo passo per garantire loro un sano equilibrio affettivo. Cercate sempre di offrire loro il meglio di voi. Ve ne saranno sempre grati!


E tu, lo sai cosa sei?
Sei una meraviglia.
Sei unico.

In tutti gli anni che sono trascorsi
non c'è mai stato un altro bambino come te.

Le tue gambe, le tue braccia,
le tue dita abili,
il modo in cui ti muovi.

Potrai diventare uno Shakespeare,
un Michelangelo,
un Beethoven.

Hai la capacità di fare qualunque cosa:
ricavare cibo dalla terra o fare,
di tanti piccoli mattoni,
una grande casa;
guidare un treno,
pilotare un aereo
o insegnare matematica.

Si, sei una meraviglia.


E quando crescerai,
potrai allora far del male a un altro che sarà,
come te, una meraviglia?


Bisogna lavorare - tutti noi dobbiamo lavorare -
per rendere il mondo degno dei suoi bambini.

- J.Canfield & M.V.Hansen -

Fonte: “Brodo caldo per l'anima” di  Jack Canfìeid e  Mark Victor Hansen,  Armenia Edizioni, 2004


A Francesca. 
Che il Signore ti benedica e ti protegga.





martedì 7 novembre 2017

La ginnastica vista da un genitore che ha capito...

"La ginnastica vista da un genitore che ha capito...
Un amico chiede: "Perchè continui a pagare soldi per far fare ginnastica ai tuoi figli?"
Beh, devo confessarvi che io non pago per far fare ginnastica ai miei figli; personalmente non può importarmi di meno della ginnastica.
Quindi se non sto pagando per la ginnastica per cosa sto pagando?
» Pago per quei momenti in cui i miei figli son così stanchi che vorrebbero smettere ma non lo fanno;
» Pago per quei giorni in cui i miei figli tornano a casa da scuola troppo stanchi per andare in palestra ma ci vanno lo stesso;
» Pago perchè i miei figli imparino la disciplina;
» Pago perchè i miei figli imparino ad aver cura del proprio corpo;
» Pago perchè i miei figli imparino a lavorare con gli altri e a essere buoni compagni di squadra;
» Pago perchè i miei figli imparino a gestire la delusione quando non ottengono la vittoria che speravano di avere ma devono ancora lavorare duramente;
» Pago perchè i miei figli imparino a crearsi degli obiettivi e a raggiungerli;
» Pago perchè i miei figli imparino che ci vogliono ore ed ore ed ore di duro lavoro e allenamento per creare una ginnasta, e che il successo non arriva da un giorno all'altro.. 
» Pago per l'opportunità che hanno e avranno i miei figli, di fare amicizie che durino una vita intera;
» Pago perchè i miei figli possano stare su una pedana anzichè davanti a uno schermo. 


Potrei andare avanti ancora ma, per farla breve, io non pago per la ginnastica ; pago per le opportunità che la ginnastica da ai miei figli di sviluppare qualità che serviranno loro per tutta la vita e per dar loro l'opportunità di far del bene alla vita degli altri. 
E da quello che ho visto finora penso che sia un buon investimento."



“Lasciateci descrivere l'educazione dei nostri uomini. Come deve quindi essere l'educazione? Forse potremo difficilmente trovare qualcosa di meglio di quanto ha già scoperto l'esperienza del passato, la quale consiste, io credo, nella ginnastica, per il corpo, e nella musica per la mente.” 

- Platone -



Dunque, gli appassionati di uno sport sostengono che quello sport è intrinsecamente migliore di un altro. 
Per me, tutti gli sport sono occasioni in cui altri esseri umani ci spingono ad eccellere. 

da: L'attimo fuggente



Sapete perché la gente ama lo sport? Perché nello sport c'è giustizia. Perché nello sport, prima o poi, trionfa la giustizia. Perché nello sport, prima o poi, i conti tornano, arrivano i nostri, vincono i buoni. 

- Marco Pastonesi -


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 21 settembre 2017

Il valore del tempo

Per scoprire il valore di un anno,
chiedi a uno studente che è stato bocciato all'esame finale.
Per scoprire il valore di un mese,
chiedi a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.

Per scoprire il valore di una settimana,
chiedi all'editore di una rivista settimanale.

Per scoprire il valore di un'ora,
chiedi agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.

Per scoprire il valore di un minuto,
chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.

Per scoprire il valore di un secondo,
chiedi a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.

Per scoprire il valore di un millesecondo,
chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento.

Il tempo non aspetta nessuno.
Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore.
Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.




Quante volte diciamo «ci vorrebbe una giornata di 48 ore», perché non riusciamo a fare quello che amiamo veramente. 
In realtà, il mantra «non ho tempo» è la scusa di chi non ha il coraggio di tagliare le cose superflue. 
Io invece l'ho fatto, e con grande soddisfazione. 
Per esempio, mi sono reso conto che leggevo circa trenta libri all'anno, e calcolando una media di 300 pagine a un minuto l'una, sprecavo la bellezza di 9.000 minuti, ossia 150 ore. 
Una volta alla settimana uscivo a mangiare la pizza con moglie e figlio, ma ordinandola a casa risparmio un'ora e mezza buona tra spostamenti e attesa: altri 78 ore annue. 
Il venerdì sera giocavo a calcetto con gli amici, li ho salutati e ho recuperato 3 ore per 52 settimane: 156. 
Idem con il film in lingua originale del martedì. 
Poi c'era il cane da portare fuori, l'ho scambiato per due pesci rossi; mio figlio si arrangia da solo con i compiti e mia mamma la sento per telefono; non cucino più, ho preso il microonde e riempito il freezer. 
Alla fine, gratta oggi gratta domani, ho vinto un montepremi di 730 ore. Adesso sono felice: anche io, come tutti, ho le mie due ore giornaliere da passare su Facebook.

- Claudio Paglieri -
da:  Il Secolo XIX, 6 marzo 2017



Il più bel regalo che possiamo fare alle persone a noi care è il nostro tempo, cioè la nostra vita.
Non è mai tempo perso, quello dedicato alle persone per noi importanti.
Tutti i momenti a loro dedicati diventano ricordi che profumano di vita.
Chi ama veramente, il tempo lo trova sempre. Perché il tempo è una scelta.
La scelta di dare sempre la priorità ai sentimenti, alle emozioni.

Agostino Degas -