Il Signore chiama solo per rendere felici.
- cardinale Carlo Maria Martini -
da: La famiglia alla prova
Che nessuna famiglia si ripari sotto i ponti,
che nessuno si intrometta nella vita degli sposi e nel loro focolare,
che nessuno li obblighi a vivere senza orizzonti,
e che vivano del passato, nel presente in funzione del futuro.
Che la famiglia cominci e finisca seguendo la sua strada
e che l'uomo porti sulle spalle la grazia di essere padre;
che la sposa sia in un cielo di tenerezza, di accoglienza e di calore,
e che i figli conoscano la forza dell'amore.
Che il marito e la moglie abbiano la forza di amare senza misura
e che nessuno si addormenti senza aver chiesto perdono e senza averlo dato,
che i bambini appendano al collo il senso della vita,
e che la famiglia celebri la condivisione dell'abbraccio del pane.
Che il marito e la moglie non si tradiscano e non tradiscano i figli
che la gelosia non uccida la certezza dell'amore reciproco,
che nel firmamento la stella più luminosa
Le
possibili scelte di vita, il matrimonio e la vita consacrata, la dedizione al
ministero del prete e del diacono, l'assunzione della professione come una
missione possono essere un modo di vivere la vocazione cristiana se sono
motivate dall'amore e non dall'egoismo, se comportano una dedizione definitiva,
se il criterio e lo stile della vita quotidiana è quello del Vangelo.
La prima è quella di essere marito e moglie,
papà e mamma.
L'inerzia della vita con le sue frenesie e le sue noie, il
logorio della convivenza, il fatto che ciascuno sia prima o poi una delusione
per l'altro quando emergono e si irrigidiscono difetti e cattiverie, tutto
questo finisce per far dimenticare la benedizione del volersi bene, del vivere
insieme, del mettere al mondo i figli e introdurli nella vita.
L'amore che
ha persuaso al matrimonio non si riduce all'emozione di una stagione un po'
euforica, non è solo un'attrazione che il tempo consuma. L'amore sponsale è
vocazione: nel volersi bene, marito e moglie possono riconoscere la chiamata
del Signore.
Il matrimonio non è solo la decisione di un
uomo e di una donna: è la grazia che attrae due persone mature, consapevoli,
contente, a dare un volto definitivo alla propria libertà.
Il volto di due
persone che si amano rivela qualcosa del mistero di Dio.
Vorrei pertanto
invitare a custodire la bellezza dell'amore sponsale e a perseverare in questa
vocazione: ne deriva tutta una concezione della vita che incoraggia la fedeltà,
consente di sostenere le prove, le delusioni, aiuta ad attraversare le
eventuali crisi senza ritenerle irrimediabili.
Chi vive il suo matrimonio come una vocazione
professa la sua fede: non si tratta solo di rapporti umani che possono essere
motivo di felicità o di tormento, si tratta di attraversare i giorni con la
certezza della presenza del Signore, con l'umile pazienza di prendere ogni
giorno la propria croce, con la fierezza di poter far fronte, per grazia di
Dio, alle responsabilità.
Non sempre gli impegni professionali, gli adempimenti
di famiglia, le condizioni di salute, il contesto in cui si vive, aiutano a
vedere con lucidità la bellezza e la grandezza di questa vocazione.
È necessario
reagire all'inerzia indotta dalla vita quotidiana e volere tenacemente anche
momenti di libertà, di serenità, di preghiera.
Invito pertanto a pregare insieme: una
preghiera semplice per ringraziare il Signore, per chiedere la sua benedizione
per sé, i figli, gli amici, la comunità: qualche Ave Maria per tutte
quelle attese e quelle pene che forse non si riescono neppure a dire tra i
coniugi.
Invito ad aver cura di qualche data, a
distinguerla con un segno, come una visita a un santuario, una messa anche in
giorno feriale, una lettera per dire quelle parole che inceppano la voce: la
data del matrimonio, quella del battesimo dei figli, quella di qualche lutto
familiare, tanto per fare qualche esempio.
Invito a trovare il tempo per parlare l'uno
all'altro con semplicità, senza trasformare ogni punto di vista in un
puntiglio, ogni divergenza in un litigio: un tempo per parlare, scambiare delle
idee, riconoscere gli errori e chiedersi scusa, rallegrarsi del bene compiuto,
un tempo per parlare passeggiando tranquillamente la domenica pomeriggio, senza
fretta.
E invito a stare per qualche tempo da soli, ciascuno per conto suo:
un momento di distacco può aiutare a stare insieme meglio e più volentieri.
Invito infine gli sposi ad avere fiducia
nell'incidenza della loro opera educativa: troppi genitori sono scoraggiati
dall'impressione di una certa impermeabilità dei loro figli, che sono capaci di
pretendere molto, ma risultano refrattari a ogni interferenza nelle loro
amicizie, nei loro orari, nel loro mondo.
La vocazione dei genitori a educare è
benedetta da Dio: perciò occorre che essi trasformino le loro apprensioni in
preghiera, meditazione, confronto pacato. Educare è come seminare: il frutto
non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà
raccolto.
Educare è una grazia che il Signore fa: occorre accoglierla con
gratitudine e senso di responsabilità.
Talora richiederà pazienza e amabile
condiscendenza, talora fermezza e determinazione, talora, in una famiglia,
capita anche di litigare e di andare a letto senza salutarsi: ma non bisogna
perdersi d'animo, non c'è niente di irrimediabile per chi si lascia condurre
dallo Spirito di Dio.
Ed esorto ad affidare spesso i figli alla protezione
di Maria, a non tralasciare una decina del rosario per ciascuno di loro,
con fiducia e senza perdere la stima né di se stessi né dei propri figli.
Educare è diventare collaboratori di Dio perché ciascuno realizzi la sua
vocazione.
- cardinale Carlo Maria Martini -
da: La famiglia alla prova
Nella famiglia, tutto è legato assieme:
quando la sua anima è ferita in qualche punto, l'infezione contagia tutti.
E
quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere "una sola
carne" e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze
di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il
cuore e la vita dei figli.
Tante volte i bambini si nascondono per piangere da
soli...
Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le
loro creature sono carne della loro carne.
- Papa Francesco -
Udienza generale, Mercoledì 24 giugno 2015
Che nessuna famiglia
cominci per caso
che nessuna famiglia finisca per mancanza d'amore
che gli sposi siano l'uno per l'altra, con il corpo e con la mente
e che nessuno al mondo separi una coppia che sogna.
che nessuna famiglia finisca per mancanza d'amore
che gli sposi siano l'uno per l'altra, con il corpo e con la mente
e che nessuno al mondo separi una coppia che sogna.
Che nessuna famiglia si ripari sotto i ponti,
che nessuno si intrometta nella vita degli sposi e nel loro focolare,
che nessuno li obblighi a vivere senza orizzonti,
e che vivano del passato, nel presente in funzione del futuro.
Che la famiglia cominci e finisca seguendo la sua strada
e che l'uomo porti sulle spalle la grazia di essere padre;
che la sposa sia in un cielo di tenerezza, di accoglienza e di calore,
e che i figli conoscano la forza dell'amore.
Che il marito e la moglie abbiano la forza di amare senza misura
e che nessuno si addormenti senza aver chiesto perdono e senza averlo dato,
che i bambini appendano al collo il senso della vita,
e che la famiglia celebri la condivisione dell'abbraccio del pane.
Che il marito e la moglie non si tradiscano e non tradiscano i figli
che la gelosia non uccida la certezza dell'amore reciproco,
che nel firmamento la stella più luminosa
sia la speranza di un cielo qui,
adesso e dopo.
P. José Fernandes de Oliveira - (P. Zezinho)
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento