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sabato 23 febbraio 2019

La vita sembra una brutta avventura, perché è certo che nessuno di noi ne uscirà vivo - don Bruno Ferrero

Con una certa frequenza è comunicata la notizia dell'avvicinamento di un meteorite al nostro pianeta e quasi sempre qualcuno dichiara che l'esito potrebbe essere infausto per tutta l'umanità. "Il mondo finirà", dichiarano alcuni che pare godano di una discreta infallibilità nel preannunciare sventure.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte".



Per ognuno di noi, il mondo sicuramente finirà.
In termini puramente terreni, la vita sembra una brutta avventura, perché è certo che nessuno di noi ne uscirà vivo.

Ci sforziamo continuamente di non pensarci, ma il tempo è un mistero inesorabile al quale non possiamo sfuggire: fa sentire i suoi effetti sui nostri capelli e nelle articolazioni, si diverte a stamparci rughe sul viso e ad ampliare il nostro girovita.
Se ci riflettiamo, dovremo convenire che il tempo è una tra le risorse davvero non rinnovabili.
Un tale ha sintetizzato questa realtà con una semplice affermazione: "Passiamo la vita ad ammazzare il tempo in attesa che il tempo ammazzi noi".
Eppure il tempo che ci è dato è l'unica occasione che abbiamo quaggiù. Non ce ne sarà data un'altra.
Perché allora lasciamo che tutto scorra tra l'impazienza e la noia? 
Che cosa ci tiene così spesso in uno stato di torpore? 
Siamo immersi in una serie di abitudini, sviluppiamo un attaccamento nei confronti di gesti meccanici e poveri di contenuto, permettiamo che un grigiore uniforme livelli la nostra esistenza. A un certo punto potremo accorgerci che la nostra vita se n'è andata e non l'abbiamo vissuta.
Grandi cose ci sfiorano, passano nella nostra anima come acqua sulle pietre. Troppo spesso potremmo essere paragonati ai giovani che vanno in gita a bordo di un pullman che attraversa località incantevoli, ma tengono le tendine del finestrino ben chiuse, per ascoltare l'iPod a occhi chiusi o risolvere il Sudoku.

"State bene attenti", ci dice Gesù, "che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra". 

Un falco era stato catturato da un contadino, che lo aveva legato a una zampa e l'aveva sistemato nell'aia di un cascinale.
Il falco non si era rassegnato a vivere come un pollo. Aveva cominciato a dare decisi strattoni alla corda che lo teneva avvinto ad un robusto trave del pollaio. Fissava il cielo azzurro e si impegnava a tirare con tutte le sue forze. La corda lo riportava però sempre e inesorabilmente a terra. Il falco provò a liberarsi senza sosta per settimane, finché la pelle della zampa legata si lacerò e le sue belle ali si rovinarono.
Alla fine, il falco si abituò a quella vita. A distanza di qualche mese trovava di suo gradimento anche il mangime dei polli. Si accontentò dunque di razzolare.
Così non si accorse che le piogge autunnali e la neve dell'inverno avevano fatto marcire la corda che lo legava a terra.
Sarebbe bastato un ultimo modesto strattone e il falco sarebbe tornato in libertà, padrone del cielo.
Il falco però non lo fece.

"Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".

A volte il nostro corpo fa fatica anche solo a salire una rampa di scale, ma la nostra anima ha le ali. 
E il cielo è nostro.

Per evitare sorprese, i primi cristiani hanno fatto una cosa straordinaria: hanno regolato l'orologio della vita su Gesù. Fin dall'inizio hanno orientato la dimensione del tempo su Gesù e, per cominciare, trasformarono il sabato degli ebrei nella domenica.
Il capolavoro cristiano sul senso del tempo è l'anno liturgico, cioè l'anno delle feste cristiane, disposte in modo che nell'arco dell'anno si ripercorra la vita di Gesù, perché è lui "Alfa e Omega, principio e fine" come si proclama nella notte di Pasqua, la notte più solenne dell'anno per i cristiani.
L'anno liturgico immerge il cristiano nella storia di Gesù, dal momento in cui si attende la sua venuta a Natale fino a quando si aspetta che torni alla fine dei tempi. E si concentra sul nucleo drammatico di quella storia, sugli ultimi giorni che Cristo visse a Gerusalemme, dal Giovedì Santo alla domenica di Pasqua.
Il cristiano non è come l'eroe solitario dei film western che cavalca verso il sole che tramonta e le parole "The end". 
Il cristiano cammina verso il sole che sfolgora al mattino, perché sa che nessuno può impedire al sole di sorgere, come nessuno può immaginare di chiudere Dio nell'oscurità di una tomba.

Gesù ha capovolto il senso del tempo: non si va verso la fine, ma verso il principio. E ha anche spiegato chiaramente che cosa dobbiamo fare in questo periodo che chiamiamo tempo o vita.

"Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

"Sveglia" è la persona che si propone a ogni istante di tenere l'occhio vigile rivolto a ciò che la volontà di Dio raccomanda nelle situazioni che si presentano di volta in volta. Per Gesù "vegliare" significa essere sensibili nei confronti degli esseri umani e delle cose. Averne cura.

"Mio padre si ubriaca sempre perché è disoccupato e la mia mamma non ha soldi e mi hanno messo dentro un istituto.
L'unica creatura che mi vuole bene è un pesce rosso che tengo dentro un vasetto sempre vicino a me, anche quando dormo la notte. 
La direttrice mi ha detto che il pesce non lo posso più tenere e allora di notte dormo con il vasetto del pesce legato alla mano, perché ho paura di svegliarmi e di non trovarlo più.
Se mi portano via il pesce, non ho più nessuno che mi vuole bene" ha scritto un bambino di otto anni.

Tutti abbiamo un "pesce rosso" su cui vegliare. 
E noi siamo il "pesce rosso" di Dio. "Tu sei prezioso ai miei occhi", ci assicura il Signore tramite il profeta Isaia.
Dio non dorme mai. È sempre con noi, mentre noi spesso siamo lontani da Lui.
Il contrario della veglia è la sonnolenza, il sopore, la mancanza di partecipazione e l'elusione delle responsabilità.
Sotto molti aspetti l'esortazione a essere desti è identica ad alcune espressioni bibliche che hanno goduto del loro momento favorevole soprattutto in passato, come "fare penitenza" o "conversione". 
Il termine "risveglio" suona più positivo, perché mira alla luce del giorno e alla gioia di esserci, di ritrovarsi dopo l'incoscienza del sonno.
Vegliare durante la notte non è romantico: bisogna lottare contro il freddo e la stanchezza. Non ci si può fare l'abitudine. Solo quando si è intensamente toccati da qualcuno si può vegliare per aspettarlo.

"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande".

Il cristiano è una persona "sveglia", una persona che vive nell'Avvento. Gesù sa dunque che c'è almeno uno che lo aspetta. Come la sentinella spera nell'aurora, suggerisce il Salmo 130, così il cristiano aspetta il Signore, con amore e fiducia. Non può e non vuole dormire, finché finalmente arriverà.
Gesù pretende un amore radicale. Chiede di tenere lo sguardo puntato solo su Dio, anticipando così la realtà e i criteri del giorno venturo nel cuore della notte, proprio quando tutti vogliono mettersi comodi.

"Fratelli, ci ha detto San Paolo, il Signore vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi".

Il tempo dei cristiani è un tempo pieno. Pieno di senso, inteso come significato e direzione. Si va da qualche parte, si va da Qualcuno. Il momento verrà: abbiamo un appuntamento. Nel cuore della parabola delle dieci ragazze c'è un annuncio: "A mezzanotte un grido risuonò: ecco lo sposo, andategli incontro!"

Un giorno un turista fece visita ad un famoso rabbino.
Rimase stupito nel vedere che la casa del rabbino consisteva soltanto in una stanza piena di libri. Gli unici mobili erano un tavolo e una panca.
"Rabbi, dove sono i tuoi mobili?", chiese il turista.
"E i tuoi dove sono?", replicò il rabbino.
"I miei? Ma io sono qui solo di passaggio", replicò il turista.
"Anch'io", disse il rabbino.

Siamo di passaggio, quaggiù. La vita è solo un ponte, non ci possiamo costruire sopra una casa. Ma quello che il bruco definisce "fine del mondo", per il Maestro si chiama "farfalla".

- Bruno FERRERO sdb - 
2015 - dal sito incammin.com


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 21 febbraio 2019

Un albero – don Bruno Ferrero

In un paese lontano si trovava un albero prodigioso.

Nessuno conosceva la sua età.

Alcuni dicevano che era più vecchio della terra.

Donne e uomini venivano a supplicarlo. Anche i lupi, nelle notti senza luna, ululavano verso di lui.

Ma nessuno osava mangiare i suoi frutti.
Eppure erano frutti magnifici, enormi, innumerevoli, che pendevano dalle due ramificazioni dell'albero.

Metà di questi frutti erano velenosi. Nessuno sapeva quale delle due metà. 

Dei due grandi rami, uno portava la vita, l'altro la morte.
Venne una grande carestia e la gente del paese soffriva la fame.

Solo l'albero rimaneva imperturbabile, carico di frutti splendidi.
Gli abitanti dei dintorni si avvicinavano indecisi e timorosi. Erano affamati e soffrivano, ma non volevano morire avvelenati.
Ma, un giorno, un uomo che stava per morire si fermò sotto il ramo di destra, raccolse un frutto e lo mangiò senza esitare. Rimase in piedi, tranquillo, con un respiro che si faceva sempre più gioioso.
Tutti di colpo si accalcarono verso il ramo di destra e cominciarono a mangiare quei frutti deliziosi e salutari.
Alla sera, gli abitanti dei posto si riunirono in consiglio. Il ramo di sinistra era non solo inutile, ma anche pericoloso. Decisero di reciderlo con decisione dal tronco. Il giorno dopo, tutti si svegliarono presto e si affrettarono a cercare il loro cibo.
Tutti i frutti del ramo di destra erano caduti in terra e imputridivano nella polvere. Gli uccelli che abitavano tra le foglie erano scomparsi.
L'albero era morto durante la notte.

I contadini allora dissero al padrone. "Signore, tu avevi fatto seminare dei buon grano nel tuo campo. Da dove viene l'erba cattiva?".
Egli rispose: "E' stato un nemico a far questo".
I contadini gli domandarono: "Vuoi che andiamo a strapparla via?".
Ma egli rispose: "No! Perché, così rischiate di strappare anche il grano insieme con l'erba cattiva. Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. A quel momento io dirò ai mietitori: raccogliete prima l'erba cattiva e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece mettetelo nel mio granaio" (Matteo 13,2 7-30).

Male e bene sono misteriosamente mescolati e crescono insieme. Nessun essere umano può sottrarsi alla responsabilità fondamentale che sgorga dalla libertà che Dio gli ha donato: scegliere.

- don Bruno Ferrero -
Fonte: La Vita è Tutto Ciò che Abbiamo - Casa Editrice: ElleDiCi




Dobbiamo essere ben coscienti che il male non è una forza anonima che agisce nel mondo in modo impersonale o deterministico.
Il male, il demonio, passa attraverso la libertà umana, attraverso l’uso della nostra libertà.
Cerca un alleato, l’uomo. Il male ha bisogno di lui per diffondersi.
È così che, avendo offeso il primo comandamento, l’amore di Dio, viene a pervertire il secondo, l’amore del prossimo.
Con lui, l’amore del prossimo sparisce a vantaggio della menzogna e dell’invidia, dell’odio e della morte. Ma è possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene (cfr Rm 12, 21)

- papa Benedetto XVI - 
Libano 15 settembre 2012






Porta un albero verde nel tuo cuore e forse gli uccelli vi verranno a cantare….


(antico proverbio cinese)


Buona giornata a tutti. :-)














domenica 10 febbraio 2019

Come il sale - don Bruno Ferrero

C'era una volta un re che rispondeva al nobile nome di Enrico il Saggio. Aveva tre figlie che si chiamavano Alba, Bettina e Carlotta. In segreto, il re preferiva Carlotta. Tuttavia, dovendo designare una sola di esse per la successione al trono, le fece chiamare tutte e tre e domandò loro: 
"Mie care figlie, come mi amate?"
La più grande rispose:
"Padre, io ti amo come la luce del giorno, come il sole che dona la vita alle piante. Sei tu la mia luce!"
Soddisfatto, il re fece sedere Alba alla sua destra, poi chiamò la seconda figlia e gli fece la stessa domanda , Bettina rispose:
"Padre, io ti amo come il più grande tesoro del mondo, la tua saggezza vale più dell'oro e delle pietre preziose. Sei tu la mia ricchezza!"
Lusingato e cullato da questo filiale elogio, il re fece sedere Bettina alla sua sinistra. Poi chiamò Carlotta e gli chiese teneramente :
"E tu, piccola mia, come mi ami?"
La ragazza lo guardò fisso negli occhi e rispose senza esitare:
"Padre, io ti amo come il sale da cucina!"
Il re rimase interdetto:
"Che cosa hai detto?"
Carlotta disse di nuovo :
"Padre, io ti amo come il sale da cucina."
La collera del re tuonò terribile:
"Insolente! Come osi, tu, luce dei miei occhi, trattarmi così? Vattene! Sei esiliata e diseredata!"
La povera Carlotta, piangendo tutte le sue lacrime, lasciò il castello e il regno di suo padre. Trovò un posto nelle cucine del re vicino e, siccome era bella, buona e brava, divenne in breve la capocuoca del re. 
Un giorno arrivò al palazzo il re Enrico. Tutti dicevano che era triste e solo. Aveva avuto tre figlie ma la prima era fuggita con un chitarrista californiano, la seconda era andata in Australia ad allevare canguri e la più piccola l'aveva cacciata via lui...
Carlotta riconobbe subito suo padre. Si mise ai fornelli e preparò i suoi piatti migliori. Ma invece del sale usò in tutti lo zucchero.
Il pranzo divenne il festival delle smorfie: tutti assaggiavano e sputavano poco educatamente nel tovagliolo.
Il re, rosso di collera, fece chiamare la cuoca.
La dolce Carlotta arrivò e soavemente disse:
"Tempo fa, mio padre mi cacciò perché avevo detto che lo amavo come il sale di cucina che dà gusto a tutti i cibi. Così, per non dargli un altro dispiacere, ho sostituito il sale importuno con lo zucchero."
Il re Enrico si alzò con le lacrime agli occhi:
"E il sale della saggezza che parla per bocca tua, figlia mia. Perdonami e accetta la mia corona."
Si fece una gran festa e tutti versarono lacrime di gioia: erano tutte salate, assicurano le cronache del tempo. 

- don Bruno Ferrero -

"Voi siete il sale della terra" (Matteo 5,13).






 Saggio è colui che non si lascia turbare dalle sofferenze, 
non si lascia allettare dalle gioie, 
non cade preda della paura e della collera.

- Bhagavad-Gita -
 [poema indù, 5° secolo a.C.]


"La Chiesa non ha mai detto che le ingiustizie non possono o non devono essere corrette; o che le condizioni della società non possono o non devono essere rese più felici o che non vale la pena di dedicarsi alle faccende secolari e materiali; o che non è giusto promuovere le buone maniere, diffondere il benessere o ridurre la violenza. 
Ha detto che non dobbiamo fare affidamento sulla certezza che il benessere diventerà più diffuso o la violenza più rara, come se ciò fosse un inevitabile movimento della società verso un’umanità senza peccato, invece di essere, com’è, una condizione dell’umanità, anche migliore, che però può essere seguita da una peggiore".

- Gilbert Keith Chesterton -
da: Il pozzo e le pozzanghere


Buona giornata a tutti. :-)



sabato 26 gennaio 2019

Al Tramonto - don Bruno Ferrero

Tanto tempo fa un missionario attraversava le Montagne Rocciose con un giovane indiano che gli faceva da guida.
Tutte le sere, ad un preciso momento del tramonto, il giovane indiano si appartava, si voltava verso il sole e cominciava a muovere ritmicamente i piedi e a cantare sottovoce una canzone dolcissima, soffusa di nostalgia.
Quel giovane che danzava e cantava rivolto al sole morente era uno spettacolo che riempiva di ammirata curiosità il missionario.
Così, un giorno, chiese alla sua guida: “Qual è il significato di quella strana cerimonia che fai tutte le sere?”.
“Oh, è una cosa semplice” rispose il giovane.
“Io e mia moglie abbiamo composto insieme questa canzone. Quando siamo separati, ciascuno di noi, dovunque si trovi, si volta verso il sole un attimo prima che tramonti, e comincia a danzare e cantare. Così, ogni sera, anche se siamo lontani, cantiamo e balliamo insieme”.

Quando il sole tramonta, tu con chi balli?

- don Bruno Ferrero -
da: “Il segreto dei pesci rossi, editore Elledici


Nessuno può gettare sopra il fiume della vita il ponte sul quale tu devi passare, nessun altro che tu sola. 
Certo vi sono innumerevoli sentieri e ponti e semidei che vorrebbero farti attraversare il fiume; ma solo a prezzo di te stessa; ti daresti in pegno e ti perderesti. 
Al mondo vi è un’unica via che nessuno oltre a te può fare: dove porta? 
Non domandare, seguila. Ci fu chi disse: «Un uomo non si eleva mai tanto in alto come quando non sa dove la sua via può ancora portarlo»

- Friedrich Nietzsche -
da: Schopenhauer come educatore (Adelphi, 1985)



Leggete, studiate e lavorate sempre con etica e con passione.
Ragionate con la vostra testa e imparate a dire dei no.
Siate ribelli per giusta causa e difendete la natura e i più deboli.
Non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore.
Siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli
rimpiangerete le montagne che non avete salito
e le battaglie che non avete combattuto.


- Mario Rigoni Stern -



Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 21 gennaio 2019

Il buffone del re - don Bruno Ferrero

Un re aveva al suo servizio un buffone di corte che gli riempiva le giornate di battute e scherzi. Un giorno, il re affidò al buffone il suo scettro dicendogli: "Tienilo tu, finché non troverai qualcuno più stupido di te: allora potrai regalarlo a lui".
Qualche anno dopo, il re si ammalò gravemente. Sentendo avvicinarsi la morte, chiamò il buffone, a cui in fondo si era affezionato, e gli disse: "Parto per un lungo viaggio". "Quando tornerai? Fra un mese? ". "No", rispose il re, "non tornerò mai più". "E quali preparativi hai fatto per questa spedizione?", chiese il buffone. 

"Nessuno!", fu la triste risposta.
"Tu parti per sempre", disse il buffone, "e non ti sei preparato per niente? To', prendi lo scettro: ho trovato uno più stupido di me!".


Sono tanti quelli che non si preparano alla grande partenza.
Per questo quel momento si riveste di penosa angoscia.


"State svegli dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora", dice Gesù (Vangelo di Matteo 25,13). 


- don Bruno Ferrero -
da: "Quaranta Storie nel Deserto", editore Elledici





"Se sai come morire, la morte è trasformata. 
Tu non vieni distrutto! Quando sai come morire, sei tu a distruggere la morte con un sorriso, con una risata del tuo essere, accogliendola. 
La morte non è presente: è solo Dio, il tuo Amato che giunge a te. Quando la definisci morte fraintendi. La morte in quanto tale non esiste: si cambia semplicemente corpo e il viaggio continua. Al massimo, la morte è la sosta di una notte in un caravanserraglio. 
Al mattino, torni a muoverti. La vita continua."


- Osho -


Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo
dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti
dall'incanto di Dio e dai riflessi
della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo,
quanto piccole e fuggevoli,al confronto!
Mi é rimasto
un profondo affetto per te;
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l'amore che mi stringe
profondamente a te,
é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo
nella serena ed esaltante attesa,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti
di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme
nel trasporto più intenso,
alla fonte inesauribile
dell'amore e della felicità.
Non piangere più
se veramente mi ami!

Preghiera/meditazione di Padre Giacomo Perico attribuita nel web a Sant'Agostino
Fonte: "Resta con noi Signore!" San Paolo Edizioni, 2001


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 19 gennaio 2019

Quando hai una madre forte, anche tu diventi una donna forte -

Quando hai una madre forte, ti rendi conto che non hai bisogno di un uomo per trovare la felicità. Ti rendi conto che ciascuno può andare avanti senza la necessità di una mano da tenere. Ti rendi conto che anche da sola puoi arrivare dove vuoi.
Quando hai una madre forte, impari a coltivare la tua indipendenza. Impari a socializzare e a usare parole giuste. Impari come rialzarti da sola dopo una sconfitta. Impari a sopravvivere da sola, come prenderti cura di te stessa da sola, proprio come ha fatto tua madre, e la renderesti solo orgogliosa.
Quando hai una madre forte, ti rispetti. Non permetti a nessuno di parlare male di te. Non permetti a nessuno di metterti i piedi in testa. Non permetti a nessuno di guardarti come solo un corpo invece che come essere umano. E pretendi di essere trattata con rispetto.
Quando hai una madre forte, sai come ci si sente ad amare. Sai quanto vale la parola famiglia. Sai riconoscere le persone dannose per te e chi invece può farti solo del bene la sua compagnia.
Quando hai una madre forte, sei abbastanza intelligente da capire che piangere e mostrarsi vulnerabili non è una debolezza. Capisci che anche le persone più forti a volte si fanno del male. Anche loro possono avere momenti di cedimento.
Quando hai una madre forte, capisci che non devi mai smettere di lottare per ciò in cui credi. Se sbagli, o cadi e ti fai male, ti rialzi. Non accettare mai la sconfitta. Continui a riprovarci finché non ottieni ciò che vuoi.
Quando hai una madre forte, impari a dare importanza ai piccoli gesti, alle piccole cose, tua madre ti ha insegnato grandi valori, anche in maniera del tutto casuale. 
Avere una madre forte, significa avere un pilastro su cui appoggiarsi senza aver paura di cadere.
Quando hai una madre forte, non ti senti mai solo. Impari a convivere anche con te stessa, non servono altre persone per renderti felice. Impari a contare su te stessa, e a prendere ordini solo dal tuo cuore e dal tuo cervello.
Quando hai una madre forte, hai una migliore amica per la vita. Hai qualcuno con cui parlare delle vostre stesse difficoltà, hai un esempio, un guida su cui poter affidarti.
Quando hai una madre forte, hai un’ispirazione. Lei è il tuo modello. 
Quando hai una madre forte, anche tu diventi una donna forte.


«C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente. Era insomma una città felice nella quale tutti vivevano in pace. Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re. 
Suonate le trombe, gli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. 
Non mancava nessuno. Lo squillo di una tromba impose il silenzio su tutta l'assemblea. 
Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l'uomo più ricco della città. Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: "Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti lo rispettino per il suo alto linguaggio".
"No! Vattene! Fatelo tacere' Buuu". I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile. "Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!".
Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono: "Questo sarà il nostro re! Il più forte!".
Nella confusione generale, nessuno capiva più niente. Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che s'incrociavano.
Suonò di nuovo la tromba. Un anziano, sereno e prudente, sali sul gradino più alto e disse: "Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi".
Presero un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano gli chiese: "Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?".
Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: "I re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma"».


La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non è in grado di spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne soltanto adorate. 

- Oscar Wilde -


Buona giornata a tutti. :-)