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lunedì 28 marzo 2022

Rimedi per le tentazioni gravi - San Francesco di Sales

 Appena avverti in te qualche tentazione, fa come i bambini quando scorgono il lupo o l'orso in campagna; si precipitano immediatamente tra le braccia del papà o della mamma e se non possono fare altro, strillano chiamandoli in aiuto. 
Similmente ricorri a Dio, chiedendogli la sua misericordia e il suo aiuto; è il rimedio che ci insegna Nostro Signore: Pregate per non entrare in tentazione.

Se nonostante tutto, la tentazione insiste e si accresce, in ispirito corri ad abbracciare la santa Croce, come se tu vedessi realmente davanti a te Gesù crocifisso; protesta che non cederai mai alla tentazione e chiedigli aiuto contro la stessa; finché la tentazione rimarrà, tu insisti nel protestare che mai cederai. 

Mentre fai queste proteste e insisti nel negare il tuo consenso, non guardare in faccia la tentazione; guarda soltanto Nostro Signore; se tu dovessi guardare la tentazione, soprattutto nei momenti di maggiore intensità, il tuo coraggio potrebbe anche vacillare.

Distrai il tuo spirito con qualche occupazione buona e lodevole; tali occupazioni entreranno nel tuo cuore, lo occuperanno e così elimineranno le perverse suggestioni del maligno.

Il rimedio sicuro contro tutte le tentazioni, grandi e piccole, è quello di aprire il proprio cuore e di dire tutto quello che ci tormenta al nostro direttore spirituale: le tentazioni, le nostre reazioni, gli affetti. 

La prima condizione che il maligno impone all'anima che vuole sedurre, è il silenzio, esattamente come fanno quegli uomini che tentano di sedurre le donne e le ragazze; per prima cosa impongono loro di non farne parola con i papà e con i mariti: tutto diverso è il modo di agire di Dio; nelle sue ispirazioni ci chiede di farlo sapere subito a chi ha la nostra responsabilità e ai direttori spirituali.

Che se poi, dopo tutto ciò, la tentazione si ostina a tormentarci e a perseguitarci ci resta soltanto di ostinarci, anche da parte nostra, nel protestare di non voler consentire; perché, come le ragazze non possono essere date a marito finché dicono di no, così l'anima, per quanto turbata, non sarà ferita finché dice di no!

Non discutere con il nemico e non dargli una sola parola di risposta, tranne quella con la quale lo fece stare zitto Nostro Signore: Va indietro, Satana, tu adorerai il Signore tuo Dio e solo a Lui servirai.

La donna casta non deve rispondere una sola parola e non deve guardare in faccia lo spasimante tanto volgare che ha osato farle proposte disoneste; ma lo deve piantare in asso su due piedi, e all'istante rivolgere il cuore al proprio sposo e rinnovare il giuramento di fedeltà a lui promesso, senza perdere tempo in tentennamenti; allo stesso modo, l'anima devota, vedendosi attaccata da qualche tentazione, non deve perdere tempo a discutere e a rispondere, ma volgersi a Cristo Gesù suo Sposo, rinnovargli la sua fedeltà e la promessa di appartenergli sempre.

(San Francesco di Sales)


Bisogna aver pazienza con tutti, e innanzitutto con se stessi.
Bisogna in tutto e dovunque vivere in pace.
Bisogna sopportare gli altri, ma bisogna prima sopportare se stessi.
Bisogna fare tutto per amore e nulla per forza.
Bisogna talvolta indietreggiare per saltare meglio.
 Bisogna sbrigarsi senza agitarsi, aver cura senza inquietudine.
Bisogna aver pazienza di essere della natura umana e non dell’angelica.
Bisogna combattere il male col bene, l’asprezza con la dolcezza.
Bisogna dire risolutamente e schiettamente male al male e biasimare le cose biasimevoli.

- San Francesco di Sales -


Bisogna dir molto...tacendo. 

S.Francesco di Sales XXI,169






Non c'è nessun elemento al mondo per scadente che sia, 

che non sia utile a qualche cosa, 

ma bisogna trovare il suo uso e il suo posto. 

- San Francesco de Salles -


Buona giornata a tutti :-)


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venerdì 2 ottobre 2020

Festa dell'Angelo Custode

Il 2 ottobre di ogni anno si celebra la festa dell’angelo custode. 
Fu papa Clemente X che nel XVIII secolo stabilì, per la Chiesa universale, la festa in onore dell’angelo custode. 
Nello stesso giorno, dal 2005, ricade un’altra importantissima festa: quella in onore dei nonni. Si è scelto questo giorno, per evidenziare l’importanza sociale svolta da questa figura; i nonni sono infatti considerati angeli custodi “terreni”, essi sono i custodi dell’infanzia di ogni bambino.

I nostri amati angeli sono felici di aiutarci, seguirci, consigliarci e proteggerci. Essi sono fedeli, prudenti, potenti e saggi. 
Dovremmo iniziare ogni nuovo giorno chiedendo al nostro angelo forza, consigli e saggezza spirituale. 
Ogni sera poi, dovremmo ringraziarlo per tutto l’aiuto che ci ha fornito.

Dovremmo tutti avere rispetto del nostro angelo custode; dovremmo provare gratitudine per l’amore incondizionato con cui ci avvolge, dovremmo amarlo e onorarlo per la devozione con cui ci assiste. Il suo desiderio più ardente è quello di non essere relegato in un angolo del nostro cuore ma di entrare a far parte della nostra vita.


I santi concordano che i nostri angeli custodi ci accompagnano anche durante la permanenza nel Purgatorio, per consolarci, come afferma sant’Agostino (Sermo 46).

Santa Francesca Romana diceva:

«Quando un uomo muore, il suo angelo custode conduce la sua anima nel Purgatorio e si pone alla sua destra. L’angelo presenta a Dio le preghiere che si fanno per lui e intercede per l’abbreviazione delle sue sofferenze». 


Santa Maria Maddalena dé Pazzi, collocata in spirito in un luogo del Purgatorio, vide vicino ad ognuna delle anime i loro angeli custodi che la consolavano.

Lo stesso vide Santa Margherita Maria de Alacoque e altri santi.

Spesso il nostro angelo ci ispira a pregare per i nostri familiari defunti o per le anime del Purgatorio in generale, perché è una grande opera di carità. 
Santa Veronica Giuliani scrive nel suo diario: «Un mattino il mio angelo custode mi chiese di offrire le mie opere buone in unione con i meriti della Passione di Gesù e della Santissima Vergine per un’anima del Purgatorio… In seguito la vidi libera da tutte le sue pene, tutta bella e gloriosa».

Il servo di Dio Pedro de Basco (+ 1645), dice che una notte si dimenticò di pregare per le anime del Purgatorio; il suo angelo custode lo svegliò e gli disse: «Figlio mio, le anime del Purgatorio aspettano il tuo aiuto e la tua compassione». Per questo non deve meravigliare che nei momenti decisivi dell’agonia, il nostro angelo raddoppi i suoi sforzi per preparare chi gli è stato affidato o l’agonia di altre anime.

Santa Faustina Kowalska, nel suo Diario, parla molto di come il suo angelo le ispirasse di pregare per gli agonizzanti la Coroncina della Misericordia, che Gesù le aveva insegnato per salvarli. Dice: «In modo misterioso il Signore mi fa conoscere che un’anima agonizzante ha bisogno delle mia preghiere, ma spesso è il mio angelo custode che me lo dice» (II 215)




Gli angeli hanno cura della nostra salvezza 
e la procurano con diligenza,
ma senza ansia, apprensione e fretta;
la cura e la diligenza sono espressione della loro carità,
mentre l'ansia, l'apprensione e la fretta
sarebbero contrarie al loro stato di beatitudine;
poichè la cura e la diligenza possono essere compagne della serenità e della pace dello spirito;
non così l'ansia, la preoccupazione, e ancor di meno,
l'angustia precipitosa.

- San Francesco di Sales -
Filotea, III, X




Santo  Angelo, Tu mi proteggi fin dalla nascita.
A te affido il mio cuore: dallo al mio Salvatore Gesù,
poiché appartiene a Lui solo.

Tu sei anche il mio consolatore nella morte!
Fortifica la mia fede e la mia speranza,
accendi il mio cuore d'amore divino!
Fa che la mia vita passata non mi affligga,
che la mia vita presente non mi turbi,
che la mia vita futura non mi spaventi.
Fortifica la mia anima nelle angosce della morte;
insegnami ad essere paziente, conservami nella pace!

Ottienimi la grazia di gustare come ultimo cibo il Pane degli angeli!
Fa che le mie ultime parole siano: Gesù, Maria e Giuseppe;
che il mio ultimo respiro sia un respiro d'amore
e che la tua presenza sia il mio ultimo conforto.
Amen.

- San Francesco di Sales -


 Buona giornata a tutti. :-)









sabato 2 maggio 2020

La tristezza - San Francesco di Sales

Dice S. Paolo che la tristezza secondo Dio opera la penitenza per la salvezza; la tristezza del mondo, invece, opera la morte. 

La tristezza può essere quindi buona o cattiva: dipende dagli effetti che produce in noi.
E’ certo che ne fa più di cattivi che di buoni, perché di fatto i buoni effetti sono soltanto due: la misericordia e la penitenza; quelli cattivi invece sono sei: l'angoscia, la pigrizia, lo sdegno, la gelosia, l'invidia, l'impazienza. 

Il che ha fatto dire al Saggio: - La tristezza ne uccide molti e non giova a nulla; infatti contro due soli rigagnoli buoni che zampillano dalla sorgente della tristezza, ce ne sono sei di cattivi! -
Il nemico si serve della tristezza per portare le sue tentazioni contro i buoni; da un lato cerca di rendere allegri i peccatori nei loro peccati, e dall'altro cerca di rendere tristi i buoni nelle loro opere buone; e come non gli riuscirebbe di attrarre al male se non presentandolo in modo piacevole, così non potrebbe distogliere dal bene se non facendolo trovare sgradevole.
Il maligno gode nella tristezza e nella malinconia, perché lui è, e lo sarà per l'eternità, triste e malinconico; per cui vorrebbe che tutti fossero così!
La cattiva tristezza turba l'anima, la mette in agitazione, le dà paure immotivate, genera disgusto per l'orazione, assopisce e opprime il cervello, priva l'anima di consiglio, di proposito, di senno, di coraggio e fiacca le forze. In conclusione, è come un duro inverno che cancella tutta la bellezza della terra e manda in letargo gli animali; infatti la tristezza toglie ogni bellezza all'anima e la rende quasi paralizzata e impotente in tutte le sue facoltà.
Filotea, se mai dovesse capitarti di essere afflitta da questa cattiva tristezza, metti in atto i seguenti rimedi. Dice S. Giacomo: Se qualcuno è triste, preghi: la preghiera è il rimedio più efficace perché innalza lo spirito a Dio, nostra unica gioia e consolazione; nella preghiera poi, serviti di affetti e parole interiori ed esteriori, che portano alla fiducia e all'amore di Dio, come: 0 Dio di misericordia, mio buon Signore, Salvatore mio misericordioso, Dio del mio cuore, mia gioia, mia speranza, mio caro Sposo, Amore dell'anima mia, e simili.
Combatti con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l'impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo, triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico che vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci.
Canta dei canti spirituali; spesso il maligno abbandona il campo di fronte a quest'arma. Un esempio ci viene dallo spirito maligno che assediava e possedeva Saul, la cui violenza era dominata soltanto dalla salmodia.
E’ cosa buona occuparsi in atti esteriori e variarli più che possiamo, per distrarre l'anima dall'oggetto della tristezza, purificare e riscaldare gli spiriti; questo perché la tristezza è una passione fredda e arida.
Compi atti esteriori di fervore, anche se non ci trovi alcuna attrattiva: abbraccia il Crocifisso stringendolo al cuore, baciagli i piedi e le mani, alza gli occhi e le mani al cielo, indirizza la tua Voce a Dio con parole di amore e di fiducia simili a queste: Il mio Amore è mio e io sono sua. Il mio Amore è come un mazzetto di mirra che riposa sul mio seno. I miei occhi si posano su di te, o mio Dio, e dicono: Quando mi consolerai? 0 Gesù, sii Gesù per me; Viva Gesù, e anche la mia anima vivrà. Chi mi separerà dall'amore del mio Dio? E simili.
La disciplina moderata è buona contro la tristezza, perché questa mortificazione esteriore volontaria, chiama la consolazione interiore e l'anima, provando dolori dal di fuori, si distrae da quelli che l'affliggono di dentro. La frequenza alla Santa Comunione è ottimo rimedio; perché questo pane celeste dà forza al cuore e gioia allo spirito.
Manifesta tutti i tuoi sentimenti, gli affetti, i pensieri alla tua guida e confessore, con umiltà e sincerità; cerca la conversazione di persone spirituali e frequentale più che puoi in tali circostanze.
In conclusione, rimettiti tra le mani di Dio, e preparati a sopportare con pazienza questa fastidiosa tristezza, come giusta punizione per le tue stupide gioie; e sii certa che Dio, dopo averti messa alla prova, ti libererà da questo male.

da Filotea di San Francesco di Sales
Quarta parte- Capitolo XII



"L'odio lasci il posto all'amore,
la menzogna alla verità, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia".


- Papa Francesco -


Quando i demoni ti vedono pronto alla vera preghiera insinuano nella tua mente il pensiero di cose che paiono indispensabili e poco dopo le riportano alla mente perché essa ne vada in cerca e non trovando soluzione si disperi. 
Se invece sei immerso nella preghiera ti ricordano le tue preoccupazioni: e tu fisso su questi ricordi distogli la tua attenzione perdendo il buon frutto della preghiera.

- Evagrio Poncrito -





Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 29 gennaio 2020

Il buio interiore

Ilaria, una pia casalinga di mezz'età di quella città, benestante, era convinta di essere una persona onesta e virtuosa. Lo si intuiva non solo dalle conversazioni che aveva con le sue amiche, ma anche dall'atteggiamento. Sosteneva che tutti i mendicanti erano dei fannulloni e che non bisognava dar loro retta, evitava certi individui ritenuti da lei troppo volgari, frequentava i primi posti della chiesa parrocchiale e chiacchierava con alcune sue amiche sui molti difetti che trovava disdicevoli in persone di sua conoscenza.
Si era iscritta anche ad una associazione in difesa degli animali abbandonati e ad un ente morale per la salvaguardia del pubblico pudore. Intimamente, però, non era soddisfatta. 

Non riusciva a capire perché cadeva in certe forme di depressione, nonostante le sue molteplici attività filantropiche.

Su consiglio di una sua amica, andò a trovare il saggio Elia e gli spiegò la sua situazione.

Elia le diede un libro da leggere : era una biografia di madre di Teresa di Calcutta. Si fece promettere la restituzione.

Dopo averlo letto, Ilaria ritornò dal saggio dicendogli:

- Questo libro mi ha sconvolta. Sono ancora più depressa di prima e non capisco ancora perché. - 

Allora Elia le prestò un altro libro: "Storia di un'anima" di Teresa di Lisieux, raccomandandole la lettura a qualsiasi costo.

Quando Ilaria venne per restituirlo, riferì al saggio che il libro l'aveva ancora più sconvolta. Poi Elia le diede una copia del Vangelo facendosi promettere una lettura molto attenta.

Così fece, ma quando ritornò per restituirgli il libro, gli disse che non trovava più pace, rimpiangendo il passato in cui si sentiva a posto con la coscienza. Allora Elia le disse:

- Entra in quella stanza e dimmi se è pulita!

Ilaria aveva sentito parlare delle sue stranezze, ma questa era veramente assurda per lei.

Fece come le disse, ma siccome i balconi erano socchiusi, accese la luce. Guardò attorno, scrutò la superficie della scrivania e vide che c'era polvere.
- Te la sentiresti di eliminare tutta la polvere di questa stanza? - le chiese Elia.
Ilaria fu per un momento esitante, poi esclamò:
- Certo! La farò diventare come uno specchio!
E si mise all'opera: lo spazio era piccolo con pochissimi mobili. Non fu difficile per lei spazzare, strofinare e ripassare tutto.
Poi chiamò fieramente Elia, il quale osservò attorno attentamente e disse:
Ti ringrazio. Comunque è rimasta ancora della polvere che tu non vedi!
Ilaria, sbigottita, osservò meglio i mobili, il pavimento, ogni angolo e il davanzale. Poi disse, un po' irretita:
- No! So fare le pulizie io! ...Non c'è più polvere in questa stanza!
Elia spense la luce dicendole:
- Osserva in quella direzione e avvicinati!
- Vedo un raggio di luce... - disse.
- Avvicinati al raggio e dimmi cosa vedi! - l'esortò il saggio.
Ilaria vide il pulviscolo ben illuminato da quel raggio di sole. - Allora c'è ancora polvere? - chiese Elia. Poi aggiunse:
- Vedi... è un po' quello che succede al nostro animo. Ci illudiamo di averlo pulito, ma quando un raggio di verità filtra nel buio interiore, vediamo ciò che prima non volevamo vedere!
Ilaria tornò a casa. Dopo qualche settimana di riflessione su ciò che le era accaduto, smise di chiacchierare sui difetti degli altri e cambiò atteggiamento.
Così guarì anche dalla depressione.
E' più difficile scoprire i propri difetti che quelli degli altri.



Io voglio ricordare le mie colpe passate, le oscurità della mia anima, non perché io le amo, ma perché voglio amare Te, o mio Dio.
Lo faccio per amore del Tuo amore, rievocando le mie strade perverse. 


- Sant’Agostino - 



O Padre, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore.
O Padre noi ritorniamo a Te con umiltà. 
Tu ci purifichi dalle cattive abitudini, sei indulgente verso colui che si riconosce peccatore. 
Ascolti il pianto di coloro che hanno i ceppi ai piedi, ci liberi dalle catene con cui siamo imprigionati da noi stessi.


- Sant’Agostino –


"Va’ dal tuo confessore, aprigli il tuo cuore; esponi a lui tutti i recessi della tua anima; fa’ tesoro del consiglio che egli ti darà con la massima umiltà e semplicità. 
Perché Dio, che ha un amore infinito per l’obbedienza, rende sovente proficui i consigli che ascoltiamo dagli altri, ma sopra tutto da quelli che sono le guide delle nostre anime".


- San Francesco di Sales – 




Resta con noi Signore 

Tu che vieni come luce
per accompagnarci lungo un cammino di fatica e di speranza.
Resta con noi, Signore,
quando i dubbi contro la fede ci assalgono
e lo scoraggiamento atterra la nostra speranza.
Quando l'indifferenza raffredda il nostro amore,
e la tentazione sembra troppo forte.
Quando qualcuno deride la nostra fiducia,
e le nostre giornate sono piene di distrazioni.
Quando la sconfitta ci coglie di sorpresa
e la debolezza invade ogni desiderio.
Quando ci troviamo soli, abbandonati da tutti,
e il dolore ci porta alle lacrime disperate.
Signore, nella gioia e nel dolore,
nella vita e nella morte, resta con noi!

Padre Maior




Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 30 maggio 2019

La maldicenza - San Francesco di Sales

Il giudizio temerario causa preoccupazione, disprezzo del prossimo, orgoglio e compiacimento in se stessi e cento altri effetti negativi, tra i quali il primo posto spetta alla maldicenza, vera peste delle conversazioni. 
Vorrei avere un carbone ardente del santo altare per passarlo sulle labbra degli uomini, per togliere loro la perversità e mondarli dal loro peccato, proprio come il Serafino fece sulla bocca di Isaia.


Se si riuscisse a togliere la maldicenza dal mondo, sparirebbero gran parte dei peccati e la cattiveria. 

A chi strappa ingiustamente il buon nome al prossimo, oltre al peccato di cui si grava, rimane l'obbligo di riparare in modo adeguato secondo il genere della maldicenza commessa. 
Nessuno può entrare in Cielo portando i beni degli altri; ora, tra tutti i beni esteriori, il più prezioso è il buon nome. 
La maldicenza è un vero omicidio, perché tre sono le nostre vite: la vita spirituale, con sede nella grazia di Dio; la vita corporale, con sede nell'anima; la vita civile che consiste nel buon nome. 
Il peccato ci sottrae la prima, la morte ci toglie la seconda, la maldicenza ci priva della terza. Il maldicente, con un sol colpo vibrato dalla lingua, compie tre delitti: uccide spiritualmente la propria anima, quella di colui che ascolta e toglie la vita civile a colui del quale sparla. Dice San Bernardo che sia colui che sparla come colui che ascolta il maldicente, hanno il diavolo addosso, uno sulla lingua e l'altro nell'orecchio. 

Davide, riferendosi ai maldicenti dice: Hanno affilato le loro lingue come quelle dei serpenti.
Il serpente ha la lingua biforcuta, a due punte, come dice Aristotele; tale e quale è quella del maldicente, che con un sol morso ferisce e avvelena l'orecchio di chi ascolta e il buon nome di colui di cui parla male.
Per questo ti scongiuro, carissima Filotea, di non sparlare mai di alcuno, né direttamente, né indirettamente. 


Sta attenta a non attribuire delitti e peccati inesistenti al prossimo, a non svelare quelli rimasti segreti, a non gonfiare quelli conosciuti, a non interpretare in senso negativo il bene fatto, a non negare il bene che sai esistere in qualcuno, a non fingere di ignorarlo, tanto meno poi devi sminuirlo a parole; agendo in questo modo offenderesti seriamente Dio, soprattutto se dovessi accusare falsamente il prossimo o negassi la verità a lui favorevole; mentire e contemporaneamente nuocere al prossimo è doppio peccato.
Coloro che per seminare maldicenza fanno introduzioni onorifiche, e che la condiscono di piccole frasi gentili, o peggio di scherno, sono i maldicenti più sottili e più velenosi.
Protestano, dicono, che gli voglio bene e che per il resto è un galantuomo, ma, continuano, la verità va detta: ha avuto torto nel commettere quella perfidia; quella è una ragazza virtuosissima, ma si è lasciata sorprendere..., e simili piccole cornici!

(...)

Se è vero che bisogna essere molto attenti a non parlare mai male del prossimo, però bisogna anche guardarsi dall'estremo opposto, in cui cadono alcuni, i quali, per paura di fare della maldicenza, lodano e dicono bene del vizio.
Se ti imbatti in un maldicente senza pudore, per scusarlo, non dire che è una persona libera e franca; di una persona apertamente vanesia, non dire che è generosa e senza complessi; le libertà pericolose non chiamarle semplicità e ingenuità; non camuffare la disobbedienza con il nome di zelo, l'arroganza con il nome di franchezza, la sensualità con il nome di amicizia.
Cara Filotea, per fuggire il vizio della maldicenza, non devi favorire, accarezzare, e nutrire gli altri vizi; ma con semplicità e franchezza, devi dire male del male e biasimare le cose da biasimare; solo se agiamo in questo modo diamo gloria a Dio.
Fa però attenzione ed attieniti a quello che ora ti dirò.
Si possono lodevolmente biasimare i vizi degli altri, anzi è necessario e richiesto, quando lo esige il bene di colui di cui si parla o di chi ascolta.
Facciamo degli esempi: supponi che in presenza di ragazze vengano raccontate delle licenziosità commesse da Tizio e da Caia: è una cosa senz'altro pericolosa; oppure supponi che si parli della dissolutezza verbale di un tale o di una tale, sempre esemplificando; o ancora di una condotta oscena: se io non biasimo chiaramente quel male, o, peggio, tento di scusarlo, quelle tenere anime che ascoltano, avranno la scusa per lasciarsi andare a qualche cosa di simile; il loro bene esige che, con molta franchezza, biasimi all'istante quelle sconcezze. Potrei riservarmi di farlo in un altro momento soltanto se sapessi di ricavarne sicuramente un miglior risultato togliendo allo stesso tempo importanza ai colpevoli.
E', necessaria anche un'altra cosa: per parlare del soggetto devo averne l'autorità, o perché sono uno di quelli più in evidenza nel gruppo; nel qual caso se non parlo, avrò l'aria di approvare il vizio; se invece nel gruppo non godo di molta considerazione, devo guardarmi bene dal fare censure.
Più di tutto poi è necessario che io sia ponderato ed esatto nelle parole, per non dirne una sola di troppo: per esempio, se devo riprendere le eccessive libertà di quel giovanotto e di quella ragazza, perché chiaramente esagerate e pericolose, devo saper conservare la misura per non gonfiare la cosa nemmeno di un soffio.
Se c'è soltanto qualche sospetto, dirò soltanto quello; se si tratta di sola imprudenza, non dirò di più; se non c'è né imprudenza, né sospetto di male, ma soltanto materia perché qualche spirito malizioso faccia della maldicenza, non dirò niente del tutto o dirò soltanto quello che è.
Quando parlo del prossimo, la mia bocca nel servirsi della lingua è da paragonarsi al chirurgo che maneggia il bisturi in un intervento delicato tra nervi e tendini: il colpo che vibro deve essere esattissimo nel non esprimere né di più né di meno della verità.
Un'ultima cosa: pur riprendendo il vizio, devi fare attenzione a non coinvolgere la persona che lo porta. 


Ti concedo di parlare liberamente soltanto dei peccatori infami, pubblici e conosciuti da tutti, ma anche in questo caso lo devi fare con spirito di carità e di compassione, non con arroganza e presunzione; tanto meno per godere del male altrui. Farlo per quest'ultimo motivo è prova di un cuore vile e spregevole.
Faccio eccezione per i nemici dichiarati di Dio e della Chiesa; quelli vanno screditati il più possibile: ad esempio, le sette eretiche e scismatiche con i loro capi. E' carità gridare al lupo quando si nasconde tra le pecore, non importa dove.
Tutti si prendono la libertà di giudicate e censurare i governanti e parlar male di intere nazioni, lasciandosi guidare dalla simpatia: Filotea, non commettere quest'errore. Tu, oltre all'offesa a Dio, corri il rischio di scatenare mille rimostranze.
Quando senti parlare male, se puoi farlo con fondatezza, metti in dubbio l'accusa; se non è possibile, dimostra compassione per il colpevole, cambia discorso, ricorda e richiama alla mente dei presenti che coloro i quali non sbagliano lo devono soltanto a Dio. Riporta in se stesso il maldicente con buone maniere; se sai qualche cosa di bene della persona attaccata, dilla.


- San Francesco di Sales -

Nato il 21 agosto 1567 in Savoia (Francia), morto il 28 dicembre 1622 a Lione (Francia)
Fonte: FILOTEA Introduzione alla vita devota
Parte III, Capitolo XXIX - LA MALDICENZA

( Filotea – Introduzione alla vita devota del famoso Vescovo di Ginevra, SAN FRANCESCO DI SALES,co-fondatore dell’ordine della Visitazione di Maria o delle salesiane, patrono della stampa cattolica; dei giornalisti e scrittori cattolici (1923).
Filotea ha avuto più di milletrecento edizioni ed è un tesoro che nessuna epoca ha trovato estraneo alla propria problematica spirituale.)





















... Dovremmo chiederci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo in modo che la mia vita e la mia testimonianza di fede sia di unità e di comunione? Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo? A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. 
Io che cosa faccio con la mia vita? 
Faccio unità attorno a me? 
O divido, con le chiacchiere, le critiche, le invidie? 
Che cosa faccio? Pensiamo a questo. 
Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità e l’amore che lo Spirito Santo ci dona. 
Ricordiamo le parole di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri.»


- Papa Francesco –




“Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà; pensiamo al segretario della parrocchia, una segretaria della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. 
Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…’. Questi, invece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’ – ricevono questo: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…’. 
E trovano una porta chiusa. Quando questo cristiano e questa cristiana ha la possibilità di aprire una porta, ringraziando Dio per questo fatto di un nuovo matrimonio… Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”. 
E’ una tentazione che c’è da sempre che è quella “di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore”. 

- Papa Francesco -
 riflessione del 25 maggio 2013 alla casa Santa Marta
  


Preghiera per la notte

Concedi alle mie palpebre un sonno leggero
sicché la mia lingua non resti a lungo
muta alla tua lode.
Né il tuo creato taccia nel rispondere
al coro degli angeli.
Ma il mio riposo sempre con te mediti
pensieri pii, né la notte trattenga
le colpe del giorno trascorso.
Né le follie della notte turbino i miei sogni.

- Gregorio di Nazianzeno -

Vescovo e Dottore della Chiesa
Poesie dogmatiche, XXXII



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