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venerdì 5 maggio 2017

Preghiera a Maria per l'invio degli apostoli... - Card. Angelo Comastri

O Maria, nel tuo Cuore perennemente vive
la memoria del giorno del grande sì.
Continuamente ritorni nella piccola casa di Nazaret
e ti stupisci davanti all'angelo Gabriele
che ti porta la bella e inaudita notizia
che Dio vuole essere uomo con noi.

O Maria, oggi noi entriamo nel tuo Cuore
per assaporare la meraviglia che tu provasti
in quel giorno lontano e vicino:
il giorno del tuo sì vogliamo che sia
il giorno del nostro sì: con te, o Maria!

Oggi diciamo sì alla vita per sempre,
oggi ci impegniamo a pregare per la vita,
oggi nel tuo Cuore Immacolato e Materno
consegniamo l'impegno di essere apostoli della vita
nel nome di Dio che in te si è fatto bambino.

O Maria, la porta delle nostre case
sarà aperta ogni giorno per l'angelo della vita
e le nostre famiglie saranno cenacoli viventi
di preghiera per la vita: Regina della vita
prega con noi, prega per noi, prega per la vita. Amen.


+ Cardinale Angelo Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la città del Vaticano
 (arcivescovo, Delegato Pontificio Di Loreto, scritta per l'Associazione "Difendere la vita con Maria")




O Madre, Tu conosci la trepidazione e la bellezza dell'attesa.
Tu hai atteso la nascita del Figlio di Dio 
che ha scelto te come culla del Mistero.
Tu hai sentito il battito del suo cuore umano 
e divino e hai atteso la gioia di vedere il suo volto.
Tu hai atteso l'ora decisiva di Gesù 
e l'hai visto allontanarsi da casa per dare una casa a tutta l'umanità.
Tu hai atteso ogni giorno e puntualmente 
è giunto il giorno della Croce.
Tu hai continuato ad attendere nel lungo 
e drammatico sabato santo 
e hai visto la luce della Risurrezione.
Tu ora attendi per noi: tu sei la Madre dell'attesa!
Metti olio nelle nostre povere lampade
e insegnaci ad attendere il ritorno dì Gesù
gioiosamente, fedelmente, tenacemente ogni giorno.
Maranàtha! Vieni, Signore Gesù!


- card. Angelo Comastri -

Madonna della misericordia, Parigi,
Biblioteca Nazionale (manoscritto lat. 757, c. 258).


Iconografia della Madonna della misericordia che sotto le ampie ali del suo mantello accoglie e protegge i fedeli inginocchiati, o addirittura intere città. Nella Madre di Gesù gli uomini riconoscono anche e soprattutto la Madre comune.

«Salve Regina, madre di misericordia…».


Riflettendo su questa invocazione iniziale della dolce antifona mariana della Salve Regina, si va con il pensiero alla lunga tradizione cristiana che da sempre invoca la Vergine Maria come Madre di Dio e madre dell’umanità; appunto Madre di misericordia perché nostra madre.



Buona giornata a tutti. :-)



martedì 2 maggio 2017

L’Ave Maria

Quando dico Ave Maria, il Cielo esulta, la terra si riempie di stupore. 
Quando dico Ave Maria, Satana fugge, trema l’inferno.
Quando dico Ave Maria, il mondo perde valore, il cuore si strugge di Amore per Dio.
Quando dico Ave Maria, sparisce l’accidia, ogni istinto si placa.
Quando dico Ave Maria, sparisce la tristezza, il cuore si riempie di gioia. Quando dico Ave Maria, si accresce la devozione, inizia il pentimento dei peccati.
Quando dico Ave Maria, il cuore è colmo di speranza e di consolazione. Quando dico Ave Maria, l’anima è forte e ricolma di Amor di Dio.

- Beato Alano della Rupe - Il Salterio di Gesù e di Maria - il Santissimo Rosario, libro IV -



O potente Madre di Dio e Madre mia Maria,
è vero che non sono degno neppure di nominarti,

ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza.

Concedimi, benché la mia lingua sia immonda,
di poter sempre chiamare in mia difesa
il tuo santissimo e potentissimo nome,
perché il tuo nome è l’aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.

Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia
che il tuo nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita.
Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo,
poiché in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità
non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria.

Così voglio fare durante la mia vita
e spero particolarmente nell’ora della morte,
per venire a lodare eternamente in Cielo il tuo amato nome:
“O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.

Maria, amabilissima Maria,
che conforto, che dolcezza, che fiducia, che tenerezza
sente l’anima mia anche solo nel pronunciare il tuo nome,
o soltanto pensando a Te!
Ringrazio il mio Dio e Signore che Ti ha dato per mio bene
questo nome così amabile e potente.

O Signora, non mi basta nominarti qualche volta,
voglio invocarti più spesso per amore;
voglio che l’amore mi ricordi di chiamarti ad ogni ora,
in modo tale da poter esclamare anch’io insieme a Sant’Anselmo:
“O nome della Madre di Dio, tu sei l’amore mio!”.

Mia cara Maria, mio amato Gesù,
i vostri dolcissimi Nomi vivano sempre nel mio ed in tutti i cuori.
La mia mente si dimentichi di tutti gli altri,
per ricordarsi solo e per sempre di invocare i vostri Nomi adorati.

Mio Redentore Gesù e Madre mia Maria,
quando sarà giunto il momento della mia morte,
in cui l’anima dovrà lasciare il corpo,
concedetemi allora, per i vostri meriti,
la grazia di pronunciare le ultime parole dicendo e ripetendo:
“Gesù e Maria vi amo, Gesù e Maria vi dono il cuore e l’anima mia”.

- Sant’Alfonso Maria de’ Liguori - 



Buona giornata a tutti. :-)




martedì 24 gennaio 2017

Vergine Maria proteggi il tuo popolo

O Maria, che sei invocata quale Rifugio dei Peccatori, 
rivolgi il Tuo sguardo pietoso sulla nostra amata Italia, 
che porta in sé la grande eredità dei santi Apostoli, 
dei Martiri, dei Pastori, delle beate Vergini 
e di tanti discepoli del tuo Figlio Gesù: 
è vero, questa nostra Patria ormai da troppo tempo tiene 
in dispregio le leggi divine e i mandati del Divin Redentore, 
per cui i pubblici flagelli che in questi tempi 
ci opprimono sono espiazione di quelle colpe onde le pubbliche autorità 
e le nazioni si sono allontanate da Dio, 
però noi egualmente peccatori, ma figli Tuoi, ci rivolgiamo a Te.
Guarda con benevolenza il popolo italiano 
che in larghe sue parti soffre oggidì per la recrudescenza del terremoto, 
per il freddo intenso ed il gelo: 
a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, 
le sue ricchezze e le sue miserie, 
le sue debolezze e i suoi gesti di bontà e per questo trattieni, 
o Madre pietosissima, ancora una volta il braccio di Dio onnipotente, 
che guarda la terra e la fa tremare, che comanda agli elementi e li placa.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, 
affinchè Iddio perdoni a quelli che lo temono, 
usi misericordia con chi lo supplica, cosicché, 
come paventiamo la Sua ira che scuote le fondamenta della terra, 
così sperimentiamo la Sua clemenza nel ripararne le rovine.
Prega per le anime delle vittime, 
asciuga le lacrime di chi ha perso i suoi cari, 
soccorri coloro che sono nella tribolazione, 
aiuta quelli che con sincera generosità cercano di portare ausilio 
in questi giorni di calamità 
senza precedenti alle popolazioni martoriate e non negare, 
o Vergine benedetta, che la tua materna protezione 
ci accompagni ogni giorno, in questa valle di lacrime.


Salve Regina.



„Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso si sé, di sé come individui e di sé come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie. 
Sembrano nei loro incredibili movimenti, nelle loro aeree, apparenti fragilità, una suprema provocazione, una sfida ad ogni futuro sommovimento della terra, ad ogni ulteriore terremoto; e sembrano insieme, le facciate di quelle chiese, di quei conventi, di quei palazzi pubblici e privati, nei loro movimenti, nel loro ondeggiare e traballare "a guisa di mare", nel loro gonfiarsi e vibrare come vele al vento, la rappresentazione, la pietrificazione, l'immagine, apotropaica o scaramantica, del terremoto stesso: la distruzione volta in costruzione, la paura in coraggio, l'oscuro in luce, l'orrore in bellezza, l'irrazionale in fantasia creatrice, l'anarchia incontrollabile della natura nella leibniziana, illuministica anarchia creatrice; il caos in logos, infine, che è sempre il cammino della civiltà e della storia.“

– Vincenzo Consolo - 
scrittore e saggista italiano 1933-2012



„Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 
Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 
Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 
Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. 
Ecco, io ve l'ho detto". Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. 
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno". (28, 1 – 10)“

– Matteo apostolo ed evangelista -




Ti prego, Signore,
di fronte al triste spettacolo
delle rovine causate dal terremoto.
Dio onnipotente,
buono sempre
anche quando permetti
che i tuoi figli siano colpiti dal dolore,
concedi riposo eterno
alle vittime,
rassegnazione e fortezza
ai sopravvissuti,
larghezza di cuore a tutti,
nel venire incontro
alle necessità di tanti fratelli
che sono nel bisogno.

- San Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)





domenica 1 gennaio 2017

Maria,donna bellissima - don Tonino Bello

È vero. Il Vangelo non ci dice nulla del volto di Maria.
Come, del resto, non ci dice nulla del volto di Gesù.
Forse è meglio.

Così a nessuno di noi viene tolta la speranza di sentirsi dire un giorno, magari da un arcangelo di passaggio: «Lo sai che a tua madre e a tuo fratello rassomigli tanto?».
Maria, comunque, doveva essere bellissima.

Non parlo solo della sua anima.
La quale, senza neppure l'ombra del peccato,

era limpida a tal punto che Dio vi si specchiava dentro.
Come le montagne eterne che, lì sulle Alpi, si riflettono nella immobile trasparenza dei laghi.
Parlo, anche, del suo corpo di donna.
La teologia, quando arriva a questo punto, sembra sorvolare sulla bellezza fisica di lei.
La lascia celebrare ai poeti: «Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sì che in te sua luce ascose...».
La affida alle canzoni degli umili: «Mira il tuo popolo, o bella Signora...».
O agli appassionati ritornelli della gente: «Dell' aurora tu sorgi più bella... non vi è stella più bella di te».
O al rapido saluto di un' antifona: «Vale, o valde decora».

Ciao, bellissima!
O alle allusioni liturgiche del Tota pulchra.

Tutta bella sei, o Maria. Sei splendida, cioè, nell' anima e nel corpo!
Essa però, la teologia, non va oltre.

Non si sbilancia. Tace sulla bellezza umana di Maria.
Forse per pudore. Forse perché paga di aver speso tutto speculando sul fascino soprannaturale di lei.
Forse perché debitrice a diffidenze non ancora superate circa la funzione salvifica del corpo.
Forse perché preoccupata di ridurre l'incanto di lei a dimensioni naturalistiche, o timorosa di dover pagare il dazio ai miti dell' eterno femminile.
Eppure, non dovrebbe essere difficile trovare nel Vangelo la spia rivelatrice della bellezza corporea di Maria.

C'è una parola greca molto importante, carica di significati misteriosi che non sono stati ancora per intero esplicitati.
Questa parola, che fonda sostanzialmente tutta la serie dei privilegi soprannaturali della fanciulla di Nazaret, risuona nel saluto dell'angelo: «Kecharitomène». Viene tradotta con l'espressione «Piena di grazia».
Ma non potrebbe trovare il suo equivalente in "graziosissima", con allusioni evidenti anche all'incantevole splendore del volto umano di lei?
Credo proprio di sì. E senza forzature.

Così come senza forzature Paolo VI, in un celebre discorso del 1975, ha avuto l'ardire di parlare per la prima volta di Maria come «la donna vestita di sole, nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrumani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale».
Santa Maria, donna bellissima, attraverso te vogliamo ringraziare il Signore per il mistero della bellezza.

Egli l'ha disseminata qua e là sulla terra, perché, lungo la strada, tenga deste, nel nostro cuore di viandanti, le nostalgie insopprimibili del cielo.
La fa risplendere nella maestà delle vette innevate, 
nell'assorto silenzio dei boschi, nella forza furente del mare, nel brivido profumato dell' erba, nella pace della sera.
Ed è un dono che ci inebria di felicità perché, sia pure per un attimo appena, ci concede di mettere lo sguardo nelle feritoie fugaci che danno sull' eterno.
La fa rifulgere nelle lacrime di un bambino, nell' armonia del corpo di una donna, nell'incanto degli occhi suoi ridenti e fuggitivi, nel bianco tremore dei vegliardi, nella tacita apparizione di una canoa che scivola sul fiume, nel fremito delle magliette colorate dei corridori che passano veloci in un' alba di maggio. Ed è un dono che ci dispera perché, come ha detto qualcuno, questa ricchezza si gioca e si perde al tavolo verde del tempo.
Santa Maria, donna bellissima, splendida come un plenilunio di primavera, riconciliaci con la bellezza.
Santa Maria, donna bellissima, facci comprendere che sarà la bellezza a salvare il mondo.

- don Tonino Bello - 



Sandro Botticelli - 'La Madonna della melagrana' (1487)
Firenze - Galleria degli Uffizi




La ricca melagrana (detta anche 'mela di Granada') - dal succo magico e prelibato - trionfa in autunno nei giardini.  
Il frutto, tenuto in mano dalla donna e da Gesù bambino, diventa simbolo di martirio, a causa del colore rosso sangue del succo, ma di martirio fecondo, considerati appunto i semi copiosi.






«... Qui se' a noi meridiana face di cantate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. 
Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz'ali. 
La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate...»

- Dante Alighieri -

da: Divina Commedia, Paradiso, XXXIII, 10-21



Filippo Lippi - Madonna col Bambino e angeli
Firenze - Galleria degli Uffizi


Cara e tenera mia madre Maria,
tenetemi la vostra santa mano sul capo:
custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi,
perché non m’imbratti di peccato.
Santificate i miei pensieri, affetti, 
parole ed azioni, 
perché possa piacere a voi ed al vostro Gesù e Dio mio,
e giunga al santo Paradiso con voi.
Gesù e Maria, datemi la vostra santa benedizione 
(s’inchina il capo e si dice):
In nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo. Così sia.

- Beato Giacomo Alberione -




In questo nuovo anno affidiamo totalmente noi ed i nostri cari al Cuore Immacolato di Maria affinchè ci benedica e ci protegga da ogni male. 
E con la protezione della Vergine Maria, tanti auguri di Buon Anno a tutti voi, ai sogni che vorrete realizzare, ai buoni propositi ed ai traguardi che vorrete superare.



Vi auguro la pace nel cuore, 
questa è la nostra più grande ricchezza!


Carissimi amici ed amiche buon 2017 a voi e ai vostri cari.

- Stefania -


lunedì 12 dicembre 2016

preghiera alla Madonna di Guadalupe

Successe, si legge nel Nican Mopohua, che un indio, di nome Juan, un povero uomo del popolo, e nativo di Cuauhtidlan, un sabato si mise in cammino di buon’ora verso Città del Messico per andare a imparare la dottrina cristiana. Nell’attraversare il piccolo valico di Tepeyac, sul picco sentì un canto meraviglioso di moltissimi uccelli. Pieno di meraviglia, a quell’uomo sembrò di essere in Paradiso. E quando di colpo il canto cessò, e ci fu silenzio, si sentì chiamare da dietro il masso: “Juanito, Juanito Diego”. Pieno di gioia si diresse dove proveniva la voce e vide una bella Signora in piedi che gli diceva di avvicinarsi. Arrivatole davanti si accorse della sua soprannaturale statura: i suoi vestiti splendevano come il sole; e dalla roccia su cui Lei stava provenivano raggi luminosi.

Juan Diego si prostrò e la sentì parlare, gradevolmente, gentilmente come di persona che gli voleva bene e lo stimava molto. Ella gli disse: “Juanito, mio piccolo figlio, dove vai? Le rispose: “Signora e Ragazza mia, sto andando in città a casa tua, per imparare le cose di Dio che ci insegnano i nostri sacerdoti, rappresentanti del Signore”.

Io sono la Vergine Maria, Madre del Dio Vero che dà la vita
E la Santissima Vergine fece sapere a Juan qual’era la sua volontà: “Sappi e tieni presente che tu sei il più piccolo dei miei figli e Io sono la Vergine Maria, Madre del Dio Vero che dà la vita; del Creatore degli uomini ai quali sta sempre vicino, del Padrone del Cielo e Signore del mondo. Desidero vivamente che in questo luogo mi venga costruita una Chiesa, dove far vedere e dare tutto il mio amore, la mia pietà, il mio aiuto e la mia protezione; perchè io sono davvero la vostra Madre piena di compassione, tua e di tutti voi che vivete uniti in questa terra, e di tutti gli altri uomini che mi amano, m’invocano, mi cercano e confidano in me; qui raccoglierò le loro lacrime, consolerò la loro tristezza, avrò cura e porrò rimedio alle loro pene, miserie e ai loro dolori”.

Dopo di che, Nostra Signora gli ordinò di presentarsi al Vescovo Fra’ Juan de Zumárraga, per comunicargli il suo desiderio e concluse: “E sta sicuro che apprezzerò e ripagherò ciò che farai, perché ti renderò felice e meriti che io ricompensi il lavoro e la fatica che dovrai affrontare per far realizzare quello che ti ho chiesto. Hai udito bene il mio comando, figlio mio; va’ e mettici tutto il tuo impegno”.

Ma il buon indio non fu creduto quando rivelò al Prelato ciò che la Vergine gli aveva chiesto. E molto triste tornò alla valle di Tepeyac per riferire l’insuccesso della sua ambasciata e chiedere alla Vergine Santissima di inviare al posto suo qualcun altro che fosse all’altezza del compito: una persona importante e rispettata alla quale sicuramente avrebbero dato credito. Invece si sentì rispondere:

“Ascolta, figlio mio, tieni presente che sono molti i miei servitori e messaggeri ai quali avrei potuto affidare questo messaggio e che avrebbero obbedito, ma è stato deciso che proprio tu debba portare avanti questo compito e darti da fare per realizzare la mia volontà”.

Confortato e incoraggiato, Juan Diego offrì nuovamente la sua disponibilità a presentarsi al Vescovo e così fece il giorno dopo. Dopo essere stato interrogato, anche questa volta non fu creduto. Frate Juan gli chiese un segno sicuro per credere ch’era stato incaricato dalla Regina del Cielo. Juan Diego tornò di nuovo alla Vergine a Tepeyac per riferirLe com’era andato l’incontro con il Vescovo e la Signora gli promise che il giorno seguente gli avrebbe dato un segno inconfutabile.
Ma il giorno dopo, Juan Diego non si presentò dal Vescovo, perché tornando a casa quella sera trovò suo zio Bernardino morente. Cercò un medico, ma non c’era più niente da fare. Trascorse la giornata e alla sera suo zio chiese un sacerdote per confessarsi e morire in grazia. All’alba del martedì, Juan Diego si mise in cammino, e vicino al valico di Tepeyac, decise di girare al largo per non incontrare la Signora. Nella sua ingenuità pensava che se si fosse attardato con Lei non avrebbe fatto in tempo a cercare un sacerdote per suo zio.


Ma la Vergine, andandogli incontro, incominciò con lui un dialogo affascinante, trasmessoci con tutta la sua freschezza dal Nican Mopohua, dicendogli: “Che ti succede, figlio mio? Dove stai andando?

Juan Diego, confuso e pieno di timore, rispose al saluto, chiedendoLe: “Ragazza mia, piccola figlia mia, Signora mia, stai contenta. Come ti sei svegliata? Stai bene, o Signora mia e Ragazza mia?”.

E in tutta umiltà spiegò che aveva trascurato di eseguire l’incarico ricevuto. Dopo aver sentito il discorso di Juan Diego, la pietosissima Vergine rispose:

Non sono qui Io, tua Madre?
“Ascolta e ricordati, figlio mio, che quello che ti spaventa e ti affligge non conta; non si turbi il tuo cuore; non aver paura di questa malattia e di qualsiasi altra malattia o angustia. Non sono qui Io, tua Madre? Non sei forse sotto la mia ombra e protezione? Non sono io la tua salute? Non stai sul mio cuore e fra le mie braccia? Di che cos’altro hai bisogno?

Conosciamo lo svolgimento della storia: il miracolo delle rose fiorite in cima al valico che poste dalla Vergine nella cappa di Juan Diego furono portate a Fra’ Juan de Zumárraga, come prova delle apparizioni; e come, Juan Diego aprendo la sua rozza cappa, vi vide comparire la meravigliosa immagine, non dipinta da mano d’uomo, che ancora oggi si conserva e si venera.

Anche allo zio di Juan, che guarì miracolosamente, apparve la Vergine Santissima che gli chiese di andare anche lui a incontrare il Vescovo per rivelare quello che aveva visto e il modo miracoloso con cui era stato guarito; e che la sua benedetta immagine doveva essere chiamata la sempre Vergine Maria di Guadalupe.

Juan Diego visse fino a settanta quattro anni, dopo aver abitato quasi per tre lustri vicino alla prima cappella costruita per dare culto a Santa Maria di Guadalupe. Morì nel 1548, come il Vescovo Fra’ Juan de Zumárraga. Il 31 luglio del 2002 fu canonizzato.

In poco tempo la devozione alla Vergine di Guadalupe si estese prodigiosamente. Questa devozione così radicata nel popolo messicano costituisce un fenomeno senza paragoni; la sua immagine la si vede in tutti i luoghi e milioni sono i pellegrini che con grande fede depongono le loro intenzioni ai piedi dell’immagine miracolosa nella Villa di Città del Messico. In tutta l’America e in molti altri paesi del mondo si invoca con fervore Colei che per singolare privilegio, in nessun altro caso certificato, lasciò il suo ritratto come pegno del suo amore.




Madonna di Guadalupe, prega per noi

Vergine Immacolata di Guadalupe, 
Madre di Gesù e Madre nostra, 
vincitrice del peccato e nemica del Demonio,
Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico 
all'umile e generoso contadino Giandiego. 
Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine 
come segno della Tua presenza in mezzo al popolo 
e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere 
e addolcito le sue sofferenze. 
Maria, Madre amabilissima, 
noi oggi ci offriamo a te e consacriamo 
per sempre al tuo Cuore Immacolato 
tutto quanto ci resta di questa vita, 
il nostro corpo con le sue miserie, 
la nostra anima con le sue debolezze, 
il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, 
le preghiere, le sofferenze, l'agonia. 
O Madre dolcissima, ricordati sempre dei tuoi figli. 
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, 
dal turbamento e dall'angoscia, 
dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, 
Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, 
ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi 
e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, 
per gioire con Te, con tutti i Santi, 
nella visione beatifica del Padre. Amen. 
Salve Regina 


Madonna di Guadalupe, prega per noi



Santa Maria, 
che con il titolo di Nostra Signora di Guadalupe 
sei invocata come Madre dagli uomini e dalle donne 
del popolo del Messico e dell'America Latina, 
incoraggiati dall'amore che ci ispiri, 
riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita.

Tu che sei presente in questi giardini vaticani, 
regina nel cuore di tutte le madri del mondo 
e nel nostro cuore. 
Con grande speranza, a te ricorriamo e in te confidiamo.

Ave Maria, 
piena di grazia, 
il Signore è con te. 
Tu sei benedetta fra le donne 
e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. 
Santa Maria, 
Madre di Dio, 
prega per noi peccatori, 
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

Nostra Signora di Guadalupe 
prega per noi.

papa Benedetto XVI -11 Maggio 2005


Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 7 ottobre 2016

7 Ottobre 2016 - 445° Anniversario della Battaglia di Lepanto e preghiera alla Vergine del Rosario

7 Ottobre 2016 - 445° Anniversario della Battaglia di Lepanto

Non ci si poteva esimere dal ricordare ancora questa data, solitamente taciuta dai media, ma anche dalla Chiesa recente, tutta presa a scusarsi anche di essersi difesa: ha mutato la vita nel nostro Continente a quel tempo, e per i secoli a venire; e, insieme, ci lascia misurare con inquietudine quanto la situazione nelle nostre terre sia mutata oggi, e di segno opposto.

7 ottobre 1571: San Pio V, il Papa di Lepanto



Da Ludwig von Pastor, “Storia dei Papi. Dalla fine del medio evo”, Desclée, Roma 1950, vol. 8, pp. 1566-1572

Con indescrivibile tensione aveva Pio V tenuto gli occhi rivolti all’Oriente. 
I suoi pensieri erano continuamente presso la flotta cristiana, i suoi voti la precorrevano di molto. Giorno e notte egli in ardente preghiera la raccomandava alla protezione dell’Altissimo. Dopo che ebbe ricevuto notizia dell’arrivo di Don Juan a Messina, il papa raddoppiò le sue penitenze ed elemosine. Egli aveva ferma fiducia nella potenza della preghiera, specialmente del rosario.
In un concistoro del 27 agosto Pio V invitò i cardinali a digiunare un giorno la settimana ed a fare straordinarie elemosine, solo colla penitenza potendosi sperare misericordia da Dio in sì grande distretta. Sua Santità – così notificò ai 26 di settembre del 1571 l’ambasciatore spagnuolo – digiuna tre giorni la settimana e dedica quotidianamente molte ore alla preghiera: ha ordinato anche preghiere nelle chiese. Per assicurare Roma da un’improvvisa irruzione di corsari turchi, il papa al principio di settembre aveva comandato che si terminasse la fortificazione di Borgo. Soltanto molto rare arrivavano notizie sull’armata cristiana e pertanto alla Curia si stava in penosa incertezza. Fu quindi come una liberazione l’apprendere finalmente ai primi di ottobre l’arrivo della flotta della lega a Corfù.
Giunta ai 13 di ottobre la nuova che la flotta turca trovavasi a Lepanto e che quella della lega si sarebbe messa in movimento il 30 settembre, non v’aveva dubbio che il cozzo era imminente. Il papa, sebbene fermamente fiducioso della vittoria delle armi cristiane, ordinò tuttavia straordinarie preghiere diurne e notturne in tutti i monasteri di Roma: egli poi in simili esercizi andava avanti a tutti col migliore esempio. La sua preghiera doveva finalmente venire esaudita. Nella notte dal 21 al 22 ottobre arrivò un corriere mandato dal nunzio a Venezia Facchinetti e rimise al cardinal Rusticucci che dirigeva gli affari della segreteria di Stato una lettera del Facchinetti contenente la notizia portata a Venezia il 19 ottobre da Giofrè Giustiniani della grande vittoria ottenuta presso Lepanto sotto l’ottima direzione di Don Juan. 



Il cardinale fece tosto svegliare il papa, che prorompendo in lagrime di gioia pronunziò, le parole del vecchio Simeone:”nunc dimittis servum tuum in pace”. Si alzò subito per ringraziare Iddio in ginocchio e poi ritornò in letto, ma per la lieta eccitazione non poté trovar sonno.


La mattina seguente si recò a S. Pietro per nuova calda preghiera di ringraziamento, ricevendo poscia gli ambasciatori e cardinali ai quali disse che ora dovevansi fare nel prossimo anno gli sforzi estremi per continuare la guerra turca. In quest’occasione egli alludendo al nome di Don Juan ripeté le parole della Scrittura: “fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioannes”. (…) Tanto Colonna quanto il papa avevano chiara coscienza di quanto mancasse ancora per raggiungere la grande meta dell’abbattimento della potenza degli ottomani: ambedue erano così concordi sui passi da intraprendersi che Pio V associò il suo esperimentato ammiraglio ai cardinali deputati per gli affari della lega, che dal 10 dicembre tenevano quasi ogni giorno coi rappresentati di Spagna, Requesens e Pacheco, e cogli inviati di Venezia due sedute, spesso della durata di cinque ore.
Sotto pena di scomunica riservata al papa tutto era tenuto rigorosissimamente segreto, perché il sultano aveva mandato a Roma degli spioni parlanti italiano. Nelle consulte ordinate dal papa nei mesi di ottobre e novembre era venuta in prima linea la provvista dei mezzi finanziari; ora trattavasi principalmente dello scopo dell’impresa da compiersi nella prossima primavera. E qui solo malamente i rappresentanti sia di Spagna, sia di Venezia potevano nascondere la gelosia e avversione, che nutrivano a vicenda. Gli interessi particolari dei due alleati emersero sì fortemente che venne messa in forse qualsiasi azione comune. 
I veneziani volevano servirsi della lega non solo per riavere Cipro, ma anche per fare nuove conquiste in Levante. Filippo II, invece, avverso ad ogni rafforzamento della repubblica di S. Marco, fece dichiarare dal Requesens che la lega doveva in primo luogo muovere contro gli stati berbereschi dell’Africa, perché questi tornassero in possesso della Spagna. In questa proposta i veneziani videro una trappola per impedirli dalla riconquista di Cipro ed esporli al pericolo di perdere anche Corfù mentre la loro flotta combatteva gli stati berbereschi pel re di Spagna. A Venezia ritenevasi ora sicuro che Filippo II volesse trarre il maggior utile possibile nel suo proprio interesse dalle forze della lega.
Non può dirsi con certezza quanto le lagnanze per ciò sollevate siano giustificate. Per giudicare rettamente il re di Spagna va in ogni modo tenuto conto del contegno della Francia, il cui governo fu abbastanza svergognato da proporre al sultano subito dopo la battaglia di Lepanto un’alleanza diretta contro la Spagna. Filippo II era perfettamente a giorno delle trattative che la Francia conduceva non solo col sultano, ma anche cogli ugonotti, i capi della rivoluzione neerlandese e con Elisabetta d’Inghilterra. In conseguenza egli doveva fare i conti con un contemporaneo attacco d’una coalizione franco-neerlandese-inglese-turca. Non fu pertanto solo gelosia verso Venezia quella che guidò il re cattolico. Del resto lo stesso Don Juan confessò ch’era contro il tenore del patto della lega rinunciare alla guerra contro il sultano a favore di un’impresa in Africa.
Di fronte al contrasto degli interessi spagnuoli e veneziani Pio V continuò a rappresentare la concezione più vasta e sommamente disinteressata: egli pensava alla liberazione di Gerusalemme, a cui doveva precedere la conquista di Costantinopoli. Ma, come scrisse Zúñiga all’Alba il 10 novembre 1571, un colpo efficace nel cuore della potenza ottomana era possibile soltanto in vista di un attacco contemporaneo e all’impensata per terra e per mare. Di qui i continuati sforzi di Pio V per arrivare a una coalizione europea contro i Turchi. Se a questo riguardo nulla era da sperarsi dalla Francia, che nel luglio aveva mandato un ambasciatore in Turchia, egli tuttavia sperava di guadagnare all’idea almeno altre potenze, prima di tutti l’imperatore, poi Polonia e Portogallo. A dispetto di tutti gli insuccessi finallora incontrati egli coi suoi legati e nunzi continuò a spingere sempre a questa meta.

Rivelazione di S. Pio V e vittoria della Lega Santa a Lepanto, Museo Naval, Madrid

Pio V cercava di utilizzare al possibile a questo riguardo il più leggero segno di buona volontà. Così prese occasione dalle frasi generiche, con cui Massimiliano II assicurò di essere disposto ad aiutare la causa cristiana, per dargli l’aspettativa da parte degli alleati di un aiuto di 20,000 uomini a piedi e di 2000 a cavallo. L’imperatore ringraziò ai 25 di gennaio del 1572 dell’offerta deplorando di non potere subito decidersi in un negozio di tale importanza. 
A Roma il duca di Urbino fece risaltare che c’era poco da sperare da Massimiliano ed anzi nulla dai principi tedeschi, specialmente dai protestanti. In un memoriale del papa del gennaio 1572 egli sostenne con buone ragioni l’idea che la guerra dovesse condursi là dove esercito e flotta potessero operare congiunte e dove «noi siamo padroni della situazione», quindi principalmente colla flotta in Levante. 
Se i Turchi venissero attaccati in Europa dall’imperatore e dalla Polonia, tanto meglio; ma la cosa principale è che si attacchi tosto, perché chi semplicemente si difende non combatte; chi vuole conquistare deve andare avanti risoluto.
La lega quindi si volga contro Gallipoli aprendosi così lo stretto dei Dardanelli. Ma per tale impresa era incondizionatamente necessaria una intesa della Spagna con Venezia, mentre invece i loro rappresentanti da mesi altercavano a Roma nel modo più spiacevole. Quando finalmente i veneziani fecero la proposta, conforme alle clausole del patto della lega del maggio 1571, di far decidere dal papa i punti contestati, anche la Spagna non osò fare opposizione.
Decise Pio V che la guerra della lega dovesse continuarsi nel Levante, che nel marzo la flotta pontificia si riunisse con la spagnuola a Messina e s’incontrasse con la veneta a Corfù, donde le tre forze unite dovevano procedere secondo gli ordini dei loro ammiragli, che gli alleati aumentassero, potendolo, le loro galere fino a 250 e procurassero secondo la proporzione prescritta nel patto della lega 32,000 soldati e 500 cavalieri oltre alla corrispondente artiglieria e munizioni e che alla fine di giugno dovessero trovarsi riuniti a Otranto 11,000 soldati (1000 pontifici, 6000 spagnuoli e 4000 veneziani). Ognuno degli alleati doveva preparare vettovaglie per sette mesi. Queste convenzioni vennero sottoscritte il 10 febbraio 1572.
Il 16 Pio V ammonì il gran maestro dei Gerosolimitani di tenere pronte le sue galere a Messina. I preparativi nello Stato pontificio, pei quali il denaro venne procurato principalmente col Monte della Lega, furono spinti avanti sì alacremente che nello stesso giorno si poté inviare ad Otranto 1800 uomini. A Civitavecchia erano pronte tre galere ed altre là erano attese da Livorno. Il papa era tutto pieno del pensiero della crociata: egli viveva e movevasi nel progetto, di cui fin dal principio era stato da solo l’anima.




Ti saluto, o Maria, nella dolcezza del tuo gioioso mistero e all'inizio della beata Incarnazione, che fece di te la Madre dei Salvatore e la madre dell'anima mia. Ti benedico per la luce dolcissima che hai portato sulla terra.
O Signora di ogni gioia, insegnaci le virtù che danno la pace ai cuori e, su questa terra, dove il dolore abbonda, fa che i figli camminino nella luce di Dio affinché, la loro mano nella tua mano materna, possano raggiungere e possedere pienamente la meta cui il tuo cuore li chiama, il Figlio del tuo amore, il Signore Gesù.

Ti saluto, o Maria, Madre del dolore, nel mistero dell'amore più grande, nella Passione e nella morte del mio Signore Gesù Cristo e, unendo le mie lacrime alle tue, vorrei amarti in modo che il mio cuore, ferito come il tuo dai chiodi che hanno straziato il mio Salvatore, sanguinasse come sanguinano quelli del Figlio e della Madre. Ti benedico, o Madre del Redentore e Corredentrice, nel purpureo splendore dell'Amore crocifisso, ti benedico per il sacrificio, accettato al tempio ed ora consumato con l'offerta alla giustizia di Dio del Figlio della tua tenerezza e della tua verginità, in olocausto perfetto.

Ti benedico, perché il sangue prezioso che ora cola per lavare i peccati degli uomini, ebbe la sua sorgente nel tuo Cuore purissimo. Ti supplico, o Madre mia, di condurmi alle vette dall'amore che solo l'unione più intima alla Passione e alla morte dell'amato Signore può far raggiungere.
Ti saluto, Maria, nella gloria della tua Regalità.

Il dolore della terra ha ceduto il posto a delizie infinite e la porpora sanguinante ti ha tessuto il manto meraviglioso, che si addice alla Madre dei Re dei re e alla Regina degli Angeli. Permetti che levi i miei occhi verso di te durante lo splendore dei tuoi trionfi, o mia amabile Sovrana, e diranno i miei occhi, meglio di qualsiasi parola, l'amore del figlio il desiderio di contemplarti con Gesù nell'eternità, perché tu sei Bella, perché sei Buona, o Clemente, o Pia, o Dolce Vergine Maria!




Buona giornata a tutti. :-)