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sabato 1 agosto 2015

La profezia di San Francesco d'Assisi -

Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: 
“Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. 
Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. 
Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. 
Mentre gli scandali si moltiplicheranno, la nostra congregazione religiosa sarà divisa tra altre che saranno completamente distrutte, perché i loro membri non si opporranno, ma consentiranno all’errore. 
Ci saranno così tante e tali opinioni e divisioni tra la gente, e tra i religiosi e i chierici che, se quei giorni malefici non fossero abbreviati, come annunciato dal Vangelo, anche gli eletti cadrebbero nell’errore (se fosse possibile), se in tale uragano non fossero protetti dall’immensa misericordia di Dio. 
Così la nostra Regola e il nostro modo di vita saranno violentemente attaccati da alcuni. 
Delle tentazioni terribili sorgeranno. 
Coloro che supereranno la grande prova riceveranno la corona della vita. 
Guai a quelli tiepidi che metteranno ogni loro speranza nella vita religiosa, senza resistere saldamente alle tentazioni consentite per provare gli eletti. Coloro che nel fervore spirituale abbracceranno la pietà con la carità e zelo per la verità, subiranno persecuzioni e insulti come se fossero scismatici e disobbedienti. 
Perché i loro persecutori, spronati da spiriti maligni, diranno che in questo modo prestano grande onore a Dio nell’uccidere e rimuovere dalla terra degli uomini tanto cattivi. 
Allora il Signore sarà il rifugio degli afflitti e lui li salverà, perché hanno sperato in Lui. 
E poi per rispettare il loro Capo, agiranno secondo la Fede e sceglieranno di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, acquistando con la morte dalla vita eterna, non volendo conformarsi all’errore e alla perfidia, per assolutamente non temere la morte. 
Così alcuni predicatori terranno la verità in silenzio e negandola la calpesteranno.


“La santità di vita sarà derisa da coloro che la professano solo esteriormente e per questa ragione Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore.“



“ Se avrò occasione di parlare con l’Imperatore , lo supplicherò che per amore di Dio e per istanza mia, emani un editto, al fine che nessuno catturi le sorelle allodole e faccia loro del danno. 
E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi, siano tenuti ogni anno, il giorno della Natività del Signore, a incitare la gente che getti frumento e altre granaglie sulle strade, fuori delle città e dei paesi, in modo che in un giorno tanto solenne gli uccelli, soprattutto le allodole , abbiano di che mangiare…”

- San Francesco - 






Saluto alla Beata Vergine Maria

Ave, Signora, santa regina
Santa genitrice di Dio, Maria
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è
ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.


- San Francesco d’Assisi - 


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 2 febbraio 2015

Francesco, mediante le sacre Stimmate, prese l’immagine del Crocifisso - san Bonaventura -

Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall’alto.
Un mattino, verso la festa dell’Esaltazione della santa Croce; raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato ma anche crocifisso.
A questa vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.
Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. 
Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.

Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura 
(Quaracchi, 1941, 202-204)



 Domine Iesu Christe, qui, frigescénte mundo, ad inflammándum corda Nostra tui amoris igne, in carne beatíssimi Francisci passionis tuae sacra Stigmata renovásti: concedere Propitius; ut eius et Meritis précibus crucem iugiter ferámus, et fructus dignos poeniténtiæ faciámus.




Quintodecimo Kalendas Octobris. Luna tricesima. In monte Aluerniae, in Etruria, commemoratio Impressionis sacrorum Stigmatum, quibus sanctus Franciscus Assisiensis, Ordinis Minorum institutor, in suis manibus, pedibus et latere, mirabili Dei gratia, impressus fuit.


"Temete e onorate, lodate e benedite, 
ringraziate il Signore, 
Dio onnipotente nella Trinità e nell'Unità, 
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose."



Correva l’anno 1224. S. Francesco d’Assisi, due anni prima di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine quaranta giorni di digiuno in onore dell'arcangelo S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d’Assisi ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari e romitori per attendere alla meditazione ed all’unione intima con il Signore nella preghiera. Sapeva, infatti, che ogni apostolato era sterile se non sostenuto da una crescita spirituale della propria vita interiore. Molti luoghi dell’Umbria, della Toscana e del Lazio vantano di aver ospitato il Poverello d’Assisi in questi suoi frequenti ritiri. 
La Verna era uno di questi e certamente era quello che il Santo prediligeva. Già all’epoca di Francesco era un monte selvaggio – un “crudo sasso” come direbbe Dante Alighieri – che s’innalza verso il cielo nella valle del Casentino. La sommità del monte è tagliata per buona parte da una roccia a strapiombo, tanto da farla assomigliare ad una fortezza inaccessibile. La leggenda vuole che la fenditura profonda visibile, con enormi blocchi sospesi, si sia generata a seguito del terremoto che succedette alla morte di Gesù sul Golgota. 



Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio,
Maria,
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.

Ave, suo palazzo.
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.

E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.

- San Francesco d’Assisi - 




Buona giornata a tutti :-)







sabato 4 ottobre 2014

Ai Vespri del 3 Ottobre 1226 moriva San Francesco d'Assisi -

Sera del 3 ottobre 1226: san Francesco va incontro a "sorella morte".
Ecco di seguito il racconto dell'antico cronista di come avvenne il beato transito del Serafico Padre.
Dal palazzo del Vescovo di Assisi, dove allora dimorava, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola; voleva rendere a Dio lo Spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia. A metà strada, all’ospedale di San Salvatore,  si fece voltare sulla barella con la faccia verso Assisi e sollevandosi un poco, benedisse la sua città. Giunto alla Porziuncola si fece deporre sulla terra nuda, nascondendo con la mano sinistra la piaga sul costato e di lì spogliato dalle vesti di sacco, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, disse ai fratelli: "io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro". Voleva essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce. E verace imitatore di Cristo suo Dio in tutto, amò fino alla fine tutti i fratelli e figli, che aveva amato fin dal principio. Fece radunare tutti i fratelli presenti nel luogo e li esortò con affetto di padre all’amore di Dio. Parlò a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Tutti i fratelli gli stavano intorno; egli stese sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedisse presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare. Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: "Prima della festa di Pasqua". Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore. E perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode. Le correva dietro incontro, invitandola: "Ben venga mia sorella morte!" Diceva ai fratelli:" Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada. E come gli fù possibile proruppe in quel salmo: "con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore". Lo disse fino al versetto finale: "Strappa dal carcere la mia vita, perchè io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia". Giunse infine la sua ora ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio. Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo, resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226,di Sabato. A laude di Cristo. Amen.

Bernardo da Quintavalle primo compagno


Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato s'addormentò nel Signore.
Uno dei suoi frati e discepoli vide quell'anima beata, in forma di stella fulgentissima, sollevarsi su una candida nuvoletta al di sopra di molte acque e penetrare diritta in cielo: nitidissima, per il candore della santità eccelsa e ricolma di celeste sapienza e di grazia, per le quali il Santo meritò di entrare nel luogo della luce e della pace, dove con Cristo riposa senza fine.
Era, allora, ministro dei frati della Terra di Lavoro frate Agostino, uomo davvero di grande santità. Costui, che si trovava ormai in fin di vita e aveva perso ormai da tempo la parola, improvvisamente fu sentito dagli astanti esclamare: "Aspettami, Padre, aspettami. Ecco sto già venendo con te!".

I frati gli chiesero, stupiti, con chi stesse parlando con tanta vivacità. Egli rispose: "Non vedete il nostro padre Francesco, che sta andando in cielo?"; e immediatamente la sua anima santa, migrando dal corpo, seguì il padre santissimo.
Il vescovo d'Assisi, in quella circostanza, si trovava in pellegrinaggio al santuario di San Michele sul Monte Gargano. Il beato Francesco gli apparve la notte stessa del suo transito e gli disse: "Ecco, io lascio il mondo e vado in cielo".

Al mattino, il vescovo, alzatosi, narrò ai compagni quanto aveva visto e, ritornato ad Assisi, indagò accuratamente e poté costatare con sicurezza che il beato padre era migrato da questo mondo nel momento stesso in cui egli lo aveva saputo per visione.




La devozione di San Francesco per gli angeli è descrit­ta da san Bonaventura in questi termini:
"Con insepa­rabile vincolo d 'amore era unito agli angeli, a questi spiriti che ardono d'un fuoco meraviglioso e, con esso, pene frano in Dio e infiammano le anime degli eletti. Per devozione verso di loro, a cominciare dalla festa dell 'Assunzione della Vergine santissima, digiunava per quaranta giorni, dedicandosi continuamente alla preghiera. Era particolarmente devoto a san Michele arcangelo".

San Francesco d’Assisi  (1182-1226)


«Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d'altro, hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che anche noi inventiamo qualcosa per gente allegra che danza la propria vita con te». Sono parole di una straordinaria donna francese, Madeleine Delbrêl (1904-1964), dotata di un alto carisma mistico, ma impegnata concretamente nel quartiere parigino di Ivry, uno dei più miseri e degradati.

Non solo per lei ma per tutti, credenti e agnostici, persone colte e gente semplice, Francesco d'Assisi costituisce una sorta di icona. Il capostipite simbolico di questi ammiratori è naturalmente Dante, che del santo ha disegnato un memorabile ritratto poetico mettendolo in bocca al domenicano Tommaso d'Aquino nel canto XI del Paradiso. Ai nostri giorni il fatto che per la prima volta un Papa abbia assunto il nome di Francesco e che sia stato pellegrino nella sua città ha prodotto anche un ritorno di interesse alla figura di «colui che fece tutto da innamorato», come ha definito san Francesco lo scrittore inglese Chesterton.


Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia Grazia; chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare; chiudete gli occhi e non pensate al momento presente; stornate il pensiero dal futuro come da una tentazione. Riposate in Me credendo alla mia bontà e vi giuro, per il mio Amore che, dicendomi con queste disposizioni: "PENSACI TU", Io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco.




Buona giornata a tutti :-)






sabato 29 marzo 2014

Dai Fioretti di San Francesco, Capitolo VII -


Come san Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia,dove digiunò 40 dì e 40 notti, e non mangiò più che un mezzo pane.


Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci dimostra nel venerabile collegio dei dodici compagni, e nel mirabile misterio delle sagrate istimate, e nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual’egli fea in questo modo. 

Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirato da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’ isola del lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e san Francesco non portò seco se non due panelli. 
Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo: e così si partì colui. 
E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stelle tutta la quaresima, senza mangiare e senza bere altro che la metade d’uno di quelli panelli, secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo. 
Si crede che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti ; e poi in quello luogo dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande riverenza e divozione in quello luogo dove san Francesco fece la detta quaresima.



‌‌‌‌Strappa da te la vanità, non fu luomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
‌‌‌‌Strappa da te la vanità, ti dico strappala.

(Ezra Pound, Canti Pisani - LXXXI)



Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all’effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l’eterna ricompensa in cielo, il digiuno ci dà modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito; e anche se i digiuni non saranno molti, il nemico quando si accorgerà che sappiamo digiunare, ci temerà di più.
Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza: scegline uno tra di essi per digiunare, secondo quanto ti consiglierà la tua devozione e la discrezione del tuo direttore spirituale.

- San Francesco di Sales - 



Buona giornata a tutti :-)







mercoledì 5 marzo 2014

Preghiera del Santo padre Giovanni Paolo II a San Francesco d'Assisi -


Tu, che hai tanto avvicinato il Cristo alla tua epoca, aiutaci ad
avvicinare Cristo alla nostra epoca, 

ai nostri difficili e critici tempi.
Aiutaci! Questi tempi attendono Cristo con grandissima ansia,
benché molti uomini della nostra epoca non se ne rendano conto.
Ci avviciniamo all'anno duemila dopo Cristo.
Non saranno tempi che ci prepareranno ad una rinascita del
Cristo, ad un nuovo Avvento?
Noi, ogni giorno, nella preghiera eucaristica esprimiamo la nostra
attesa, rivolta a lui solo, nostro Redentore e Salvatore, a lui che
è compimento della storia dell'uomo e del mondo.
Aiutaci, San Francesco d'Assisi, 

ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo.
Tu, che hai portato nel tuo cuore le vicissitudini dei tuoi
contemporanei, aiutaci, col cuore vicino al cuore del Redentore,
ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca.
I difficili problemi sociali, economici, politici, i problemi della
cultura e della civiltà contemporanea, tutte le sofferenze
dell'uomo di oggi, i suoi dubbi, le sue negazioni, i suoi
sbandamenti, le sue tensioni, 

i suoi complessi, le sue inquietudini...
Aiutaci a tradurre tutto ciò in semplice 

e fruttifero linguaggio del Vangelo.
Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica affinché il Cristo
stesso possa essere "Via, Verità, Vita" 

per l'uomo del nostro tempo.
Questo chiede a Te, figlio santo della Chiesa, figlio della terra
italiana, il Papa Giovanni Paolo II, figlio della terra polacca.
E spera che non glielo rifiuterai, che lo aiuterai. Sei sempre stato
buono e sempre ti sei affrettato a portare aiuto a tutti coloro
che si sono rivolti a Te.


Beato  Giovanni Paolo II

(Visita alla basilica di San Francesco in Assisi, 5 novembre 1978)




E’ finito il tempo di fare lo spettatore sotto il pretesto che si è onesti cristiani.
Troppi ancora hanno la mani pulite, perché non hanno fatto mai niente.


Cominciate a fare ciò che necessario, poi ciò che è possibile e all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.

(San Francesco D'Assisi)


Esortazione alla Lode di Dio
(Lode di Dio nel luogo dell'Eremita)

Temete il Signore e rendetegli onore.
Il Signore è degno di ricevere la lode e l'onore.
Voi tutti che temete il Signore, lodatelo.
Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Lodatelo, cielo e terra. Lodate il Signore, o fiumi tutti.

Benedite il Signore, o figli di Dio.
Questo è il giorno fatto dal Signore,
esultiamo e rallegriamoci in esso.
Alleluia, alleluia, alleluia! Il Re di Israele.
Ogni vivente dia lode al Signore.

Lodate il Signore, perché è buono;
tutti voi che leggete queste parole,
benedite il Signore.
Benedite il Signore, o creature tutte.
Voi tutti, uccelli del cielo, lodate il Signore.
Servi tutti del Signore, lodate il Signore.
Giovani e fanciulle lodate il Signore.

Degno è l'Agnello che è stato immolato
di ricevere la lode, la gloria e l'onore.
Sia benedetta la santa Trinità e l'indivisa Unità.
Il San Michele arcangelo, difendici nel combattimento.

Buona giornata a tutti :-)






mercoledì 5 febbraio 2014

Della vera e perfetta letizia - San Francesco d'Assisi


Lo stesso (fra Leonardo) riferì che un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria (degli Angeli), chiamò frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi”.
Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”.
“Scrivi - disse - quale è la vera letizia”.
“Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine, scrivi: non è vera letizia. 

Cosi pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’Oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d’lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia”.
“Ma quale è la vera letizia?”.
“Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, all’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. 

E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai”. 
E poiché io insisto ancora, I’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. 
E io sempre resto davanti alla porta e dico: “Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte”. 
E quegli risponde: “Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là”. Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.


(San Francesco d'Assisi)


"San Francesco vide ogni cosa con senso drammatico, staccata dalla sua posizione, non immobile come in un quadro ma in azione come un dramma. Un uccello poteva sfiorarlo come una freccia, [...] un cespuglio poteva fermarlo come un brigante; ed egli era pronto a dare il benvenuto a entrambi. In una parola, noi parliamo di un uomo che non confondeva il bosco con gli alberi, e non voleva farlo. Voleva piuttosto considerare ogni albero come un'entità separata e quasi sacra, come una creatura di Dio [...] Non voleva ergersi di fronte a uno scenario usato come mero sfondo, e recante la banale iscrizione: "Scena: un bosco".

(Gilbert Keith Chesterton)




...Se vuoi sopportare con pazienza le avversità e le miserie di questa vita, sii uomo di preghiera. Se vuoi conseguire virtù e forze per vincere le tentazioni del nemico, sii uomo di preghiera. Se vuoi mortificare la tua volontà con tutte le sue passioni e i suoi desideri, sii uomo di preghiera. Se vuoi conoscere le astuzie di Satana e difenderti dai suoi inganni, sii uomo di preghiera. Se vuoi vivere lietamente e procedere dolcemente per la strada della penitenza e dell'affanno, sii uomo di preghiera. Se vuoi allontanare dalla tua anima le mosche importune di vani pensieri e sollecitudini, sii uomo di preghiera. Se vuoi sostentare la tua anima con la pienezza della devozione e tenerla sempre piena di buoni pensieri e desideri, sii uomo di preghiera. Se vuoi rafforzare e rinsaldare il tuo cuore sulla strada di Dio, sii uomo di preghiera. Infine, se vuoi sradicare dalla tua anima tutti i vizi e piantare al loro posto la virtù, sii uomo di preghiera, poiché nella preghiera si riceve l'unzione e la grazia.

(san Francesco di Assisi)



Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili. 
Non ferire o umiliare i nostri fratelli è il nostro primo dovere verso di loro, ma non è sufficiente fermarsi lì. 
Abbiamo una missione più alta: essere loro di servizio dovunque ne abbiano necessità.

San Francesco d’Assisi



Buona giornata a tutti :-)





mercoledì 6 novembre 2013

Il testamento di San Francesco d'Assisi (1226) -

Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia.
E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Poi il Signore mi dette e mi da una cosi grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro.
E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come i miei signori.
E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori.
E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue che essi ricevono ad essi soli amministrano agli altri.
E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.
E dovunque troverò manoscritti con i nomi santissimi e le parole di lui in luoghi indecenti, voglio raccoglierli, e prego che siano raccolti e collocati in luogo decoroso.
E dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e coloro che amministrano le santissime parole divine, cosi come coloro che ci amministrano lo spirito e la vita.
E dopo che il Signore mi diede dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelo che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo.
Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò.
E quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache.
E non volevano avere di più.
Noi chierici dicevano l'ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster; e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese.
Ed eravamo illetterati e sottomessi a tutti.
Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onesta.
Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio.
Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l'elemosina di porta in porta.
Il Signore mi rivelo che dicessimo questo saluto:"Il Signore ti dia la pace! ".
Si guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non fossero come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini.
Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna (di privilegio) nella curia romana, ne personalmente ne per interposta persona, ne per una chiesa ne per altro luogo, ne per motivo della predicazione, ne per la persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio.
E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di assegnarmi.
E cosi voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare oltre l'obbedienza e la sua volontà, perché egli e mio signore.
E sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico, che mi reciti l'ufficio, così come e prescritto nella Regola.
E non dicano i frati: Questa e un'altra Regola, perché questa e un ricordo, un'ammonizione, un'esortazione e il mio testamento, che io, frate Francesco piccolino, faccio a voi, miei fratelli benedetti, perché osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore.
E il ministro generale e tutti gli altri ministri custodi siano tenuti, per obbedienza, a non aggiungere e a non togliere niente da queste parole.
E sempre tengano con se questo scritto assieme alla Regola.
E in tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche queste parole.
E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente, per obbedienza, che non inseriscano spiegazioni nella Regola e in queste parole dicendo: "Cosi si devono intendere" ma, come il Signore mi ha dato di dire e di scrivere con semplicità e purezza la Regola e queste parole, così cercate di comprenderle con semplicità e senza commento e di osservarle con sante opere sino alla fine.
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i Santi.
Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. (Amen).





“Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste”. 


Papa Francesco 22 Marzo 2013





Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili. Non ferire o umiliare i nostri fratelli è il nostro primo dovere verso di loro, ma non è sufficiente fermarsi lì. Abbiamo una missione più alta: essere loro di servizio dovunque ne abbiano necessità.

San Francesco d'Assisi 



Agli occhi di Dio un uomo vale realmente quel che vale, e niente di più. 


San Francesco d'Assisi





Buona giornata a tutti :-)