Tre saggi del nostro tempo, in cerca di pace, giunsero alla “moderna Betlemme”, supponi, la sede delle Nazioni Unite.
Vi incontrarono Giuseppe, l'ingegnere capo. Egli spiegò loro che per avere la pace bisognava possederne il segreto. Ciascuno disse di possedere la chiave della pace, e aprirono le loro valigie.
Il primo presentò l'oro, ossia la potenza finanziaria che può distribuire viveri e armi alle nazioni e fare molti alleati.
Il secondo saggio presentò l'incenso, ossia la moderna scienza chimica.
Grazie ad essa, spiegò, un atomo d'idrogeno spaccato da un neutrone provoca a sua volta la disintegrazione di altri atomi fino a sprigionare una potenza capace di annientare la vita in vastissime zone della terra.
Il terzo saggio era un professore di università, e tirò fuori un volume intitolato: «La filosofia della mirra», ossia un trattato sulla disperazione per insegnare il modo di vivere allo sbaraglio senza gli impacci della superstizione religiosa e del mito di Dio.
Quando Giuseppe ebbe ricevuto i tre doni, scosse la testa e disse che non bastavano per entrare nella Betlemme della vera pace. Quelli allora protestarono: «Che cosa c'è di meglio al mondo che l'oro, la forza atomica e la libertà dagli orpelli del soprannaturale?
Che cosa abbiamo dimenticato che possa dare al mondo la pace all'infuori della libertà dal bisogno, dalla debolezza e dalla paura?».
Giuseppe sussurrò qualche cosa all'orecchio del primo saggio che impallidì. Sussurrò qualcosa all'orecchio del secondo e del terzo saggio, e divennero tristi e pensierosi.
Poi trasalirono ricordando... Sì, avevano dimenticato una cosa, avevano dimenticato la Madre e il Bambino; avevano preteso di avere la pace senza il Principe della pace, di possedere la ricchezza senza l'amore, la scienza senza la Coscienza, la libertà senza la Verità.
Il secondo saggio presentò l'incenso, ossia la moderna scienza chimica.
Grazie ad essa, spiegò, un atomo d'idrogeno spaccato da un neutrone provoca a sua volta la disintegrazione di altri atomi fino a sprigionare una potenza capace di annientare la vita in vastissime zone della terra.
Il terzo saggio era un professore di università, e tirò fuori un volume intitolato: «La filosofia della mirra», ossia un trattato sulla disperazione per insegnare il modo di vivere allo sbaraglio senza gli impacci della superstizione religiosa e del mito di Dio.
Quando Giuseppe ebbe ricevuto i tre doni, scosse la testa e disse che non bastavano per entrare nella Betlemme della vera pace. Quelli allora protestarono: «Che cosa c'è di meglio al mondo che l'oro, la forza atomica e la libertà dagli orpelli del soprannaturale?
Che cosa abbiamo dimenticato che possa dare al mondo la pace all'infuori della libertà dal bisogno, dalla debolezza e dalla paura?».
Giuseppe sussurrò qualche cosa all'orecchio del primo saggio che impallidì. Sussurrò qualcosa all'orecchio del secondo e del terzo saggio, e divennero tristi e pensierosi.
Poi trasalirono ricordando... Sì, avevano dimenticato una cosa, avevano dimenticato la Madre e il Bambino; avevano preteso di avere la pace senza il Principe della pace, di possedere la ricchezza senza l'amore, la scienza senza la Coscienza, la libertà senza la Verità.
Bisogna ripulire la strada!
Forse bisogna far qualcosa di più: bisogna che noi cristiani diventiamo la strada che conduce a Betlemme. Bisogna che ognuno di noi mandi il profumo della povertà lieta e benedetta, il profumo della semplicità senza orpelli e senza maschere, il profumo dell'ospitalità che non si apre ai personaggi ma alle persone, il profumo della gioia che non ha bisogno di sbornie ma di ebbrezza suscitata dalla sorpresa del Natale: la culla improvvisamente e inattesamente abitata dal Divino Bambino!
La vita umana presenta inequivocabilmente le ferite della sofferenza e dell'insufficienza, le ferite del tradimento e della cattiveria ... ma dentro questa ruvida greppia umana, Dio è nato e nasce.
Non è un sogno, non è uno slogan consolatorio, non è un «placebo» per ingenui: è un'esperienza!
Esiste infatti un popolo (il popolo cristiano) che ha sentito il vagito del Bambino e ha avvertito un'inondazione di gioia che passa di generazione in generazione e fa nascere la speranza di un mondo nuovo.
No, fa qualcosa di più! Questa onda che parte da Betlemme crea l'umanità nuova: l'umanità che sorride alla vita, che ama i bambini, che rispetta gli anziani, che perdona le offese, che spezza il pane con l'affamato, che versa l'acqua dell'amore su tutte le piaghe e ... le risana.
Buon Natale! Prepara la culla: cioè, prepara il tuo cuore, perché lì nasce Gesù!
- Cardinale Angelo Comastri -
da: “L’attesa del Messia”, San Paolo Edizioni
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi o dei dotti. Dio di Gesù Cristo. Egli non si trova che per la via insegnata dal Vangelo. lo me ne ero separato. Che io non ne sia separato in eterno.
La vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo.
La vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo.
- Pascal Blaise -
Signore Gesù Cristo,
tu che sei nato a Betlemme,
vieni a noi!
Entra in me, nella mia anima.
Trasformami. Rinnovami.
Fa' che io e tutti noi da pietra
tu che sei nato a Betlemme,
vieni a noi!
Entra in me, nella mia anima.
Trasformami. Rinnovami.
Fa' che io e tutti noi da pietra
e legno diventiamo persone viventi,
nelle quali il tuo amore
si rende presente
e il mondo viene trasformato.
Amen.
- papa Benedetto XVI -
nelle quali il tuo amore
si rende presente
e il mondo viene trasformato.
Amen.
- papa Benedetto XVI -
dalla "Omelia nella Santa Notte del 24 dicembre 2009"
Buona giornata a tutti :-)
seguimi sulla mia pagina YouTube
Nessun commento:
Posta un commento