«Nel momento in cui stava lasciando il
Palazzo Apostolico per non farvi più ritorno [...] appena vidi il Santo Padre
Benedetto XVI uscire dall’ascensore, comprendendo la gravità di quel momento…
scoppiai a piangere. E spontaneamente mi vennero fuori dal cuore queste parole:
'Padre Santo, è un momento di tristezza'. Il Papa Benedetto XVI mi guardò quasi
meravigliato, poi con la mano delicatamente mi toccò una guancia come se
volesse asciugare una lacrima e sommessamente mi sussurrò: 'No, nessuna
tristezza! Solo Gesù è indispensabile e Gesù continua a tenere il timone della
barca della Sua Chiesa! Avanti… con fiducia!'. In queste parole si sente il
profumo dell’umiltà sincera e della fede forte del Papa Benedetto XVI».
- Card. Angelo Comastri - dalla Prefazione al libro di Benedetto XVI "100 Omelie" -
Anche nell’era digitale, ciascuno è
posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del
resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è
sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano
informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le
loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di
presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di
comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro.
Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire
contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma
anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di
comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il
Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche
nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una
coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le
nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire
una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt
3,15).
L’impegno per una testimonianza al
Vangelo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti
agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche
tipiche del web. Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che
cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua “popolarità” o dalla
quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua
integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari
“annacquandola”. Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un
momento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di
consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera
risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre
di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e
delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono
sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede!».
- Papa Benedetto XVI - dal Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali -
"... Con la scelta del giorno
ultimo del suo servizio, fatta con particolare sensibilità e in modo che
potesse celebrare la sua ultima messa pubblica nel mercoledì delle Ceneri,
Benedetto XVI ha lasciato intendere ancora una volta quale sia stata la
centralità del suo messaggio: ciò che più conta nella vita ecclesiale è la
conversione a Gesù Cristo e il volgersi verso la Pasqua, con la quale il
cristianesimo ha senso, altrimenti viene meno".
- Mons. Georg Gänswein, 5 febbraio
2016 -
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